Divina Commedia/Inferno/Canto III: differenze tra le versioni

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{{quote|Noi siam venuti al loco ov'i' t'ho detto}}
*16.'''loco ov'i' t'ho detto''':cfr.I 114-7, dove si descrive appunto l'inferno.
*16.
 
 
{{quote|che tu vedrai le genti dolorose}}
*17.'''dolorose''':con valore soggettivo: che provano dolore. Riprende il tema della prima terzina.
*17.
 
 
{{quote|c'hanno perduto il ben de l'intelletto».}}
*18.'''il ben de l'intelletto''':la verità, cioè Dio, bene supremo dell'intelletto umano:«per l'abito de le quali [scienze] potemo la veritade speculare, che è ultima perfezione nostra, sì come dice il Filosofo nel sesto de l' ''Etica'', quando dice che'' 'l vero è lo bene de lo intelletto''» (''Conv.'' II, XIII 6). La visione di Dio è per Dante il fine e la beatitudine dell'uomo, dalla quale i dannati sono esclusi.
*18.
 
 
{{quote|E poi che la sua mano a la mia puose}}
*19.'''la sua mano… puose''':mi prese per mano; la dittongazione di ''ŏ'' ed ''ĕ'' toniche in sillaba aperta (''luogo, fiera'') è proprio del fiorentino antico, e si trova diffusamente nel poema, specie fuori di rima. L'antico dittongo, rimasto nella lingua italiana, in più voci (come ''puose, priego, spuola'' ecc.) è tuttavia scomparso.
*19.