Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Israele: differenze tra le versioni

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L'idea non era recente, visto che se ne cominciò a parlare nel '63, specificatamente contro l'Egitto. Lo stesso Douhet aveva teorizzato di distruggere le aviazioni nemiche al suolo, già nel '21. Ma per realizzare in concreto tale proposito ci volle un piano dettagliato e altamente segreto. Già con gli S.199 si era pensato ad un'azione che ripetesse i successi tedeschi (incluso quello della 'Bodenplatte' del gennaio '45), contro El-Arish e gli aerei della EAF ivi basati. Nel '56 si tornò sul tema, ma in concreto furono gli Alleati europei a fare 'il lavoro'. Poi, il piano Moked vero e proprio, che oltre ad un nome ha anche un padre: tale Rafi Harlev, Responsabile ufficio operazioni della HHA, aiutato da Rafi Savron e Yak Nevo.
 
Le forze arabe all'epoca dell'attacco erano stimate in 105.000 soldati, 550 carri e 120 aerei per la Siria, 12.000 uomini, 130 carri e 35 aerei per il Libano, 75.000 uomini, 630 carri e 200 aerei per l'Irak; 58.000 uomini, 200 carri e 30 aerei per la Giordania; 50.000 uomini, 100 carri, 40 aerei per l'Arabia Saudita, e sopratutto 240.000 per l'Egitto, assieme a 1.180 carri e 450 aerei da combattimento. Israele aveva 264.000 uomini con i riservisti, 800 carri e 400 aerei in tutto (inclusi quelli non da combattimento). Da qui l'esigenza di colpire immediatamente con la massima forza, perché in uno scontro di logoramento la vittoria sarebbe stata impossibile: un vero gioco d'azzardo, giocando il tutto per tutto.
 
Per ottenere un successo senza sguarnire la propria difesa, era necessario attaccare prima l'Egitto, resistendo i contrattacchi dei suoi Alleati, e poi occuparsi anche di loro. Per attaccare molti obiettivi, era necessario usare formazioni piccole. Ma quanti sarebbero stati gli aerei necessari per la difesa? Questo era un grosso problema, perché se si aumentavano troppo, poi si indebolivano le forze attaccanti in maniera inaccettabile. Alla fine si decise così: 12 Mirage III e il MiG per la difesa aerea, assieme ai cannoni come i Bofors e ai nuovi missili HAWK.
 
Le pattuglie di caccia israeliani dovevano attaccare le piste e inutilizzarle, ma sopratutto distruggere le file di aerei ai loro lati. Prima dovevano usare le bombe, poi razzi e cannoni contro gli obiettivi 'morbidi'. Due o tre passaggi a fuoco, con un massimo registrato di 5 per le formazioni d'attacco. In teoria avrebbe dovuto essere lasciata intatta una parte delle piste per permettere l'arrivo della 55a Brigata paracadutisti ed occupare direttamente le basi, cosa che non venne attuata dati i successi a terra molto rapidi. Il calcolo era estremamente cinico: per distruggere l'80% degli aerei nemici si stimavano perdite proprie di circa il 25%. Gli Egiziani si aspettavano l'attacco israeliano, ma ritenevano di cavarsela con appena il 20% delle perdite.
 
Per avvicinarsi senza destare l'attenzione degli Egiziani e dei loro radar, era necessario volare bassi. La missione era tale che adesso verrebbe pianificata con aerei come i Tornado IDS. Ma all'epoca non c'era nulla di simile in Medio Oriente. Proprio allora stavano esordiendo i primi F-111A in Vietnam (Operazione Combat Lancer), mentre da qualche anno esistevano i primi A-6 e Buccaneer, anche se queste erano macchine subsoniche. Gli Israeliani si dovettero arrangiare con quello che avevano. Il fatto di attaccare a bassa quota era rischioso per tante ragioni: il consumo di carburante era elevato, in caso di errori non c'era il tempo di evitare impatti al suolo e se la rotta era sbagliata non c'era il carburante per riprenderla e giungere sull'obiettivo. Ma così facendo si riusciva a piombare sul bersaglio senza essere notati. I radar sovietici, piuttosto arretrati, non erano particolarmente adatti a localizzare bersagli a bassa quota, e in ogni caso volare a circa 30 metri rende difficile anche al miglior radar disponibile localizzare l'attaccante, basti pensare all'attacco dei Sea Harrier contro Port Stanley il 1 maggio 1982 (12 aerei, tornati tutti indenni tranne uno colpito da un proiettile da 20 mm), nonostante che questa fosse difesa dal meglio della produzione europea (SAM Roland, 35 mm GDF, cannoni RH-202). Gli Argentini stessi avrebbero ottenuto successi anche maggiori con l'attacco radente alle navi inglesi (vedi Coventry e Ardent, per esempio).
 
L'attacco coordinato a bassissima quota era necessario sopratutto per la prima ondata, ma la seconda e la terza ondata avrebbero potuto attaccare da alta quota, data la fine dell'effetto sorpresa. Nonostante le tante illazioni della stampa sulle 'armi segrete israeliane' che consentirono il successo, l'unica veramente tale era la RPB della IMI e Matra, bomba antipista con paracadute stabilizzante e razzo che si accendeva imprimendo una elevata velocità per bucare il pavimento ed esplodere sotto di esso. Si trattava, grossomodo, di una Durandal, ma pur essendo capace di dissestare decine di m2, era anche una risorsa limitata. Anzitutto, ce n'erano solo 253, poi la resistenza aerodinamica era troppo elevata rispetto alle bombe normali e ciò riduceva il raggio d'azione. Già il primo giorno ne vennero lanciate 169 su bersagli importanti e non troppo lontani, come Cairo Ovest. Per il resto sarebbero stati usati i razzi da 68 mm e le bombe da 250 kg spolettate per ottenere i massimi effetti, mentre l'azione di mitragliamento era da farsi con i cannoni da 20 e 30 mm standard. Quanto alle ECM, si sa che ce n'erano e vennero usate, erano prodotte dalla Raphael, ma nemmeno decenni dopo il segreto è stato mai dissipato. I radar erano un obiettivo pagante, anche perché collegati sia ai caccia che alle batterie di SA-2 e flak. Ai radar egiziani si diede la sensazione che quel 5 giugno tutto andasse come al solito, con alcuni Magister che volavano le loro normali sortite addestrative. Altri, invece, stavano dirigendosi a bassissima quota per sorprendere 4 dei radar egiziani e metterli KO, un pò come faranno gli Apache con due postazioni irakene nel '91. Questi radar erano fondamentali, essendo nel Sinai. Certo che gli Egiziani a quel punto avrebbero 'mangiato la foglia', ma non potendo vedere nulla, non avrebbero saputo che pesci pigliare contro le formazioni israeliane. Gli sarebbe rimasta però una risorsa: quella di lanciare all'attacco i loro bombardieri, sia per sottrarli alla distruzione (il ricordo della catastrofe del '56 era ancora ben vivo) sia perché l'Egitto, con circa 30 Tu-16 e altrettanti Il-28 aveva la principale e più temuta forza da bombardamento dell'intero Medio Oriente, una minaccia tutt'altro che trascurabile.
 
==1973==