Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Israele: differenze tra le versioni

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Al momento della redazione di questo capitolo (inizio 2009), la situazione è al suo culmine drammatico, una nuova operazione di terra viene sferrata verso la [[w:Striscia di Gaza|Striscia di Gaza]] e là le vittime sono un numero senza precedenti fin da dopo il 1948. Israele ha colpito subito con attacchi aerei violentissimi, uccidendo quasi 200 miliziani di Hamas e civili, già durante il primo giorno di attacchi. Come in ogni guerra le colpe non sono mai da una parte sola, ma il fatto oggettivo è che alla diplomazia si sono preferite le armi. Questo libro non è stato fatto per giudicare la sensatezza delle politiche degli Stati, anche se le loro F.A. ne sono indiscutibilmente un riflesso. Questa pagina non contiene un giudizio morale di sorta sulle F.A. israeliane e lo Stato che rappresentano. L'attività recente su di essa è intesa per fornire all'eventuale lettore una panoramica della storia di Israele vista con l'ottica del suo potenziale militare, ma non intende avallarne l'uso e l'eventuale abuso dello stesso nelle scelte di politica estera, così si prega di tenere fuori dalle polemiche un argomento indubbiamente scabroso e di difficile trattazione 'condivisa'.
 
==I corazzati israeliani e il Merkava==
Durante le continue guerre che dal 1947 ad oggi Israele ha combattuto sono stati largamente usati i carri armati, che costituiscono una delle componenti fondamentali del suo esercito. Come a suo tempo, del resto, nel Medio Oriente scorrazzavano i pesanti carri da guerra hittiti. Per Israele i corazzati sono il giusto compendio delle necessità di sopravvivenza sul campo di battaglia. L'inizio della loro attività fu invero ben poco degno di nota<ref>In larga misura le informazioni sono ricavate da: Cappellano, Filippo: ''Le truppe corazzate Israeliane, PD Mar 1993</ref>.
 
Si pensi che in tutte le guerre arabo-israeliane si stima che siano stati usati dai contendenti un totale di ben 32.000 carri armati, dei quali 4.300 messi fuori combattimento. Eppure nel 1948 la forza corazzata israeliana aveva solo 16 carri armati e gli avversari Arabi non molti di più. E l'importanza dei carri armati ha continuato ad essere posta al vertice delle necessità dei vari eserciti della regione. Sarà per via che il terreno è vasto, arido, aperto, e quindi ideale per il movimento dei corazzati, mentre è molto difficile muoversi senza essere notati. Questo può essere compensato dalla maggiore resistenza dei carri armati ad ogni sorta di offese, anche se gli attacchi aerei e l'artiglieria moderna sono capaci di sterminare anche le colonne corazzate. Ma in ogni caso, al contatto con il nemico, sono i carri armati a dovere sostenere il grosso dell'urto, e sono loro che consentono con la spessa corazza che li ricopre, di proteggerne gli occupanti. I carristi hanno un tasso di mortalità decisamente ridotto rispetto alla fanteria leggera, e se i loro mezzi possono operare in condizioni di superiorità aerea, come è stato nelle guerre arabo-israeliane, il gioco è in larga misura a loro favore. Naturalmente, questo non significa che i carri possano operare da soli: la fanteria è sempre necessaria laddove i combattimenti divengano accaniti e prolungati, specie in spazi ristretti. Il Genio è parimenti fondamentale per aprire varchi in ostacoli o campi minati altrimenti insuperabili. La fanteria è necessaria sopratutto contro i cacciatori di carri nemici, che possono essere anche civili armati di bottiglie molotov. Separare i carri dalla fanteria è per la seconda, ma sopratutto per i primi, molto penalizzante. Nei centri urbani, come è diventato noto da Varsavia in poi, i carri isolati sono bersagli più che predatori. Durante la guerra del Kippur, i contrattacchi delle brigate israeliane vennero infranti dalle difese missilistiche egiziane, data la mancanza di cooperazione con l'artiglieria e gli aerei. Sul Golan, i carri israeliani vennero messi ko a dozzine dai cacciatori di carri siriani, che poi vennero 'eliminati' da reparti di paracadutisti. Durante le operazioni del 1982 furono le corazze ERA a salvare dozzine di carri dalla distruzione e a limitare i danni fatti dai missili dell'OLP e della Siria. Ancora nel 1991 lo Zahal o Tsahal, aveva 110.000 effettivi e ben 3 divisioni corazzate di pronto impiego. I suoi 800 Merkava, 2.000 M48 e M60, alcuni Centurion, T-54, 55, 62 di preda bellica ne facevano la settima potenza mondiale per unità corazzate, dietro a URSS, USA, Cina, Germania, Siria e Corea del Nord.
 
[[File:Flag of Israel (1948).svg|150px|left|thumb|La bandiera israeliana prima maniera (1948)]]
Ma procediamo con ordine. Le prime forze corazzate, ovvero le '''Heyl Shirion''', nacquero con gli autoprotetti artigianali usati dall'allora Hagana, l'esercito dei coloni ebrei, rigorosamente clandestino, realizzando attorno al 1947 dei mezzi per la protezione di autocolonne dalle imboscate arabe. Essi erano autocarri leggeri civili da 3-4 t di capacità di carico, protetti solo con assi di legno da 50 mm a loro volta rivestite, anche per ragioni anti-incendio, da acciaio spesso 4 mm, sia internamente che esternamente. Questa sorta di primitiva corazza composita era considerata sufficiente per fermare le armi della fanteria. Ma i veicoli erano lenti e goffi, specie in salita, e del centinaio realizzati molti andarono perduti. Una decina di carcasse sono diventati monumenti ai caduti della Guerra d'indipendenza, quella cioè, del 1947-48. Poi giunsero i veri corazzati, comprati sul mercato dei surplus militari da rivenditori compiacenti. Semicingolati M3, M9, autoblinde M3 White, spedite segretamente e poi modificate con corazze e armi aggiuntive. Questa è una pratica che resterà a lungo in auge, del resto: nel 1991 venne scoperto in Italia un carico di carri armati ex-sovietici spediti segretamente dalla Germania riunificata ad Israele, a scopo di valutazione.
 
Il 14 maggio 1948, data ufficiale della dichiarazione d'indipendenza, trovò così l'Esercito già equipaggiato con un piccolo nucleo di corazzati. I carri armati erano davvero misera cosa: 2 R35 o R39 francesi, catturati ai Siriani. Il cessate il fuoco dell'11 giugno 1948 non trovò, purtroppo, le parti intenzionate a rispettarlo sul lungo termine. Gli Israeliani si riorganizzarono e diedero origine allo Zvah Haganah le Israel, ovvero allo Zahal, costituendo le prime due brigate meccanizzate, la 7a (APC) e la 8a, quest'ultima con una decina di carri leggeri H39 ex-Francia Libera, 2 Cromwell e uno Sherman provenienti, per cessione o addirittura furto, dai reparti britannici che avevano da poco abbandonato la Palestina, non riuscendo a controllare la situazione (che anzi, ebbero pesanti perdite per attacchi sferrati sia da parte araba che israeliana). Per l'ottobre, quando Israele riuscì a contrastare le offensive arabe e a vincere alcuni violenti scontri, c'erano già altri M4 Sherman, stavolta con obici da 105 mm, ceduti dall'Esercito italiano (ufficialmente erano stati demilitarizzati con fori sul lato della canna), o dalle Filippine se con cannone da 75 mm. Non mancarono i semicingolati con cannoni a.a. da 20 mm oppure con c.c. inglesi da 40 e 57 mm, e tanti mezzi di preda bellica, per lo più di costruzione britannica e presi agli egiziani.
 
Molti di questi pochi mezzi sono sopravvissuti e visibili a Latrun, al museo dei carristi. Continuarono poi a giungere carri dall'Europa, per lo più di seconda mano: molti mezzi ex-inglesi, ma anche americani e via via, francesi, di nuova costruzione. La Francia non aveva particolari ragioni per appoggiare Israele, senonché il governo egiziano appoggiò l'FNL algerino. A quel punto i problemi di reperimento di risorse per l'ancora debole Zahal vennero superati con 100 AMX-13 leggeri, 60 scafi analoghi usati per l'obice Modele 50 da 105/30 mm, più 150 semicingolati, 12 blindo Staghound e 60 Sherman. Tutto questo rese possibile costituire le brigate corazzate della riserva, la 27a e la 37a. Esse si sarebbero aggiunte alla 7a brigata di prima linea e a pieni organici, mentre i carristi israeliani venivano mandati ad addestrarsi a Samaur, in Francia. Questo non aiutò certo i rapporti franco-egiziani, e non sorprendentemente, Nasser aprì il campo all'URSS e decise di nazionalizzare il Canale di Suez. Le forniture di carri per gli egiziani ebbero luogo iniziando con 230 T-34 e 100 SU-100 provenienti dalla ex-Yugoslavia. Ma nel 1956 l'intesa tra Israele, Francia e Regno Unito si concretizzò nell'Operazione Musketeer: prima Israele attaccò il Sinai, grazie anche ai carri M50 (i Super Sherman con il cannone da 75 mm dell' AMX-13, il CN75-50).
 
Questa era l'operazione 'Kadesh', e i carri israeliani si misurarono con una difesa statica di stile sovietico, usando per la prima volta anche i missili controcarri SS-10 francesi. Nonostante che vi fossero solo 27 dei 100 M50 ordinati, distribuiti in due compagnie, il successo non mancò: fu un attacco violento che in 30 ore distrusse o catturò 27 T-34/85, 6 SU-100, 45 carri Valentine e i loro derivati cacciacarri Archer, 60 BTR-152, ben 282 Bren Carrier, e anche 55 carri Sherman. Alcuni di questi erano stati equipaggiati con la torretta dell'AMX-13 e relativo cannone da 75/61 mm, e così si trovarono mezzi simili a combattere su opposti fronti. Il principale successo venne tra la 7a Brigata corazzata contro il 1° Gruppo - brigata corazzata egiziano, a Kusseina. Alla fine, con perdite umane di 150 soldati in tutto, gli Israeliani presero grossomodo intatti 55 cannoni, 110 pezzi c.c., 125 carri, 60 APC, 260 Bren Carrier agli Egiziani.
 
Tutto ciò portò alla vittoria di questa vera e propria guerra-lampo, che piegò l'Egitto ma fu un pessimo affare per le potenze Europee, umiliate dalla reazione sovietica e americana. Gli israeliani persero solo una trentina di carri armati e corazzati vari. La guerra ad armi combinate, con carri, fanteria, genio, artiglieria e aviazione, aveva funzionato egregiamente. Ma ora l'Egitto sarebbe diventato il più forte e agguerrito tra i nemici di Israele, già superiore, in teoria, prima della guerra quanto a mezzi bellici. Mentre questi venivano incrementati da un fiume di rifornimenti sovietici, Israele ebbe modo di espandere le proprie fonti d'approvigionamento con ben 250 carri Centurion Mk 3 e 5, sia pure armati ancora con il pezzo da 83 mm (20 lbs). Questi carri, comprati dal 1959, erano nondimeno dei degni avversari di qualunque altro veicolo dell'epoca. La loro prima battaglia ebbe luogo, su distanze di circa 1,5 km, contro dei Panzer IVH siriani. Nessuna delle due parti riuscì a colpire l'altra, data l'inesperienza nel tiro con i sistemi di bordo: i Centurion tirarono ben 89 colpi senza esito alcuno. Questo tipo di carro aveva il famoso fucile d'aggiustamento, che consentiva con un proiettile secondario da 12,7 mm di correggere l'asse di tiro e portarlo rapidamente sul bersaglio, usando proiettili con traiettorie analoghe a quelle del pezzo da 83 e poi da 105 mm. Può sembrare un sistema bislacco di calcolare le distanze, ma in fondo non fa altro che confermare il vecchio detto artiglieresco: 'il miglior telemetro è il cannone stesso'. Qui si evitava di sprecare colpi del pezzo principale per usare invece un surrogato che lo simulasse, almeno fino a 1.800 m, con percentuali di successo del 90% quando usato da personale competente. Il cannone era efficace fino a 3 km e lo dimostrò in seguito, con tiri da lunga distanza contro i quali gli arabi potevano fare ben poco. Nonostante fosse un mezzo pesante, lento e complesso, il robusto e ben protetto Centurion divenne presto un veicolo popolare nell'Esercito. Un gruppo di questi carri, curiosamente, è visibile anche in Jesus Christ Superstar (assieme a mitragliette Uzi e ad addestratori Magister). Un altro ottimo acquisto dell'epoca furono i 200 M48A2 ex-tedeschi, forniti nel 1960-64, quindi quand'erano praticamente nuovi. I mezzi israeliani, in precedenza, erano per lo più degli scassoni poco efficienti e molto logori, e forse anche per questo gli Israeliani furono incentivati a modificarli e a migliorarli, esperienza che non sarebbe andata persa. I carri T-54, con la loro corazza anteriore spessa circa 200 mm in torretta e 100 mm a 60° sulla parte anteriore dello scafo, erano una minaccia seria e difficile da affrontare sia con i pezzi da 83 che da 90 mm. Allora venne comprata la licenza di produzione del pezzo da 105/51 mm, ricavato dal vecchio 83/70 mm, il famoso L7 britannico. Questo ottimo cannone riarmò presto alcuni Centurion, e in seguito anche i Patton. Mentre questo accadeva, i circa 300 M4 Sherman, vecchi e vulnerabili, con una sagoma imponente, erano tuttavia considerati ancora validi per la loro semplicità e facilità di manutenzione, nonché per la mobilità. Così vennero riarmati con un cannone francese da 105 mm, derivato, previa riduzione della lunghezza di 1,5 m, dal CN 105-F-1 dell'AMX-30, carro non comprato perché considerato troppo poco protetto. Con una granata HEAT da 800 m.sec questo cannone era preciso ed efficace, anche se era necessario un freno di bocca per usarlo al meglio sullo Sherman. Per il resto arrivarono un motore diesel Cummings da 460 hp, sospensioni HVSS e cingoli allargati da 42 a 58 cm, proiettore di tiro per impiego notturno, cupola per il capocarro, e trasformazioni in semoventi d'artiglieria con obici Mod.50 da 155 mm, un considerevole aumento di potenza rispetto ai due battaglioni con gli M7 da 105 mm (anche essi provenienti dalla Francia), più mezzi recupero M32 e M74.
 
All'alba della guerra del '67, quella dell'attacco preventivo', Israele aveva anche modificato gli Half-Track. Già questi avevano avuto alcune migliorie come la mitragliatrice da 7,62 mm in casamatta, che consentiva, sia pure solo sull'arco frontale e con un'arma di piccolo calibro, di sparare senza esporre il tiratore. Ma nel '67 vennero messi in servizio un tipo con missili SS-11, con 4 rampe, e un tipo ancora più originale, in quanto armato della stessa b.d.f. delle autoblindo AML-90. il DEFA F1 da 90 mm, sistemato su di un affusto da 57 mm britannico, quello da '6 libbre'. Dei sistemi che miravano ad aumentare la potenza di fuoco dei reparti meccanizzati israeliani, e che rivitalizzavano dei vecchi veicoli disponibili in quantità. I semicingolati erano di laboriosa costruzione, in termini di ore-lavoro, ma erano assai economici nel loro complesso. Nel dopoguerra i sistemi meccanici divennero più moderni ed efficienti e il costo del lavoro più alto. Alla fine furono i mezzi cingolati a rimpiazzare gli 'half-track'. L'era degli M113 era però ancora piuttosto lontana per gli M113. Tra gli altri sistemi escogitati, il portamortaio con il Soltam M65 da 120 mm, installazione facilitata dal cielo aperto dei semicingolati. Essi sarebbero serviti per il tiro d'appoggio ai carri con proiettili HE, illuminanti, fumogeni.
 
Quanto ai carri armati, gli M48 continuarono ad affluire, come anche i Centurion. Alla guerra del 1967, quella 'preventiva', Israele era pronto a combattere anche le rafforzate armate arabe. Ora aveva aerei quasi esclusivamente francesi, inclusa la sessantina di Mirage IIIC che diede origine al successo internazionale dei caccia francesi, di lì a poco ordinati in massa. Ma gli Israeliani riuscirono anche a clonarli dando origine ai vari Nesher, Dagger, Kfir. Questa però, è un'altra storia. Tornando ai carri, Israele oramai ne aveva 800 tra Super Sherman, M48 e Centurion. Gli M48 vennero usati sopratutto nel Sinai: le loro sospensioni erano capaci di prestazioni elevate, ma troppo fragili nel fronte montagnoso del Golan. Invece i robusti Centurion vennero mandati proprio qui, ma vennero anche usati nel Sinai operando sopratutto dalle strade, per non restare indietro rispetto agli M48, che invece tendevano a viaggiare sulla sabbia. Le battaglie contro gli Egiziani furono violentissime, e ad un certo punto gli M48 vinsero con una manovra aggirante una compagnia di carri sovietici JS-3M, mezzi davvero 'duri a morire', che inizialmente ebbero successo nel contrastare gli israeliani, ma che con la loro posizione statica finirono per essere presi sui fianchi.
[[File:Centurion 1.jpg|350px|left|thumb|Il Centurion fu spesso equipaggiato con corazze ERA, di cui questo esemplare ha le predisposizioni sulla sua corazza]]
I Centurion erano oramai in buona parte riarmati col pezzo da 105 mm L7, il che ne aumentava le capacità di combattimento. La pesante corazza protettiva e le munizioni protette erano un buon argomento a favore del pur lento Centurion, di cui solo 11 vennero distrutti durante la guerra, e solo 4 a causa dei carri o cannoni controcarri. I carri AMX-13, invece, vennero giudicati negativamente per via della corazza leggera e la vulnerbilità alle mine. I vecchi M4 e M50 vennero impiegati sopratutto in Cisgiordania, dove batterono in una dura battaglia gli M47 e M48 Patton Giordani occupando di lì a poco Gerusalemme. In tutto circa 394 carri israeliani vennero messi KO, inclusi presumibilmente anche i mezzi riparabili (e-o anche mezzi diversi dai carri), contro 1.109 arabi, per lo più T-34 e i nuovi T-54 e 55. Ma c'erano anche i carri americani serie Patton e quelli britannici Centurion(egiziani).
 
Scendendo nei particolari di questa campagna, stavolta essa non fu un affare tra Israeliani ed Egiziani, ma contro la maggior parte degli stati arabi. I soli egiziani avevano 1.000-1.200 carri, tra cui 60 JS 3, 30 Centurion, 450 T-54/55, SU-100 e i nuovi potenti cannoni semoventi ZUS-57-2; i Giordani invece avevano una cinquantina di Centurion e ben 150 Charoteer, che oggi sono mezzi sconosciuti, ma all'epoca erano dei degni carri armati ricavati dallo scafo del veloce Cromwell con cannone da 83 mm in una nuova e squadrata torretta. Infine c'erano 400-600 carri siriani di cui 150 T-54 e per il resto essenzialmente T-34 e diversi carri irakeni T-54. In tutto circa 2.700 carri e semoventi. Tutto questo contro circa 800-1.000 carri israeliani, di cui un terzo M48, altrettanti Centurion, e il resto M4 e AMX-13. Attaccare le prime linee egiziane fu il primo passo della campagna terrestre, linee di fanteria difese anche da JS-3. Il 5 giugno, il lancio dell'offensiva contro l'Egitto su tre linee e vi furono particolari effetti dalla vittoria lungo la strada verso El Arish, con una divisione guidata dal gen. Tal.
 
Anche senza entrare troppo nei dettagli, il piano di attacco israeliano, più discreto rispetto ai proclami di Nasser contro il vicino, vide l'attacco ancora una volta contro la penisola del Sinai e la Striscia di Gaza, con una forza d'attacco Nord basata sulla Brigata corazzata 'S' (due btg carri su Centurion e M48), la brigata paracadutisti Z, la brigata corazzata M di riserva. I combattimenti, specie nella Striscia, furono violentissimi ma grazie all'attacco degli aerei entro il 6 giugno la partita venne chiusa. L'attacco ad Abu Agheila, difeso da 90 carri su due btg, 4 battaglioni di fanteria, 6 rgt da 122 mm e altro ancora, non riuscì a reggere all'attacco coordinato di carri, aviazione e artiglieria. Prima arrivarono i paracadutisti con un'azione eliportata che colpirono le batterie, poi le artiglierie israeliane spararono contro la prima linea e i Centurion l'aggirarono a lato, immobilizzando i T-34 che erano per lo più fermi a scafo sotto. Alla fine, gli Egiziani rimasero imbottigliati quando si accorsero che il passo di Mitla era in mano alle truppe israeliane, e assieme agli attacchi aerei, questo fece crollare il loro morale.
 
Alla fine della guerra gli Egiziani, schiacciati dall'attacco aereo sugli aeroporti che li privò quasi totalmente dell'aviazione, subirono non meno di 10.000 perdite, contro 679 morti e 2.563 feriti israeliani. In tutto gli arabi persero circa 15.000 soldati con quasi altrettanti prigionieri e circa 50.000 feriti. Le perdite materiali egiziane erano le maggiori: un totale di 800 carri e 10.000 veicoli. Il disastro era evidente già da un'osservazione aerea, con una moltitudine di mezzi e carri abbandonati vicino al passo di Mitla, similmente all'autostrada della Morte vicino a Kuwait City, colpiti dall'aviazione (con macchie nere sulla candida sabbia, laddove bombe al napalm erano state lanciate dai caccia israeliani).
 
Sul fronte cisgiordano, invece, Gerusalemme cadde già il 7 giugno, appena due giorni dopo l'inizio della guerra. I super Sherman erano chiaramente inferiori ai loro avversari inglesi e americani dei tipi più recenti, ma erano abbastanza veloci e ben manovrati: sopratutto, però, il loro cannone da 105 era sufficiente per ricambiare il colpo contro i ben superiori mezzi nemici, che pure erano molto meglio corazzati. Quindi furono l'armamento e la mobilità i fattori vincenti della situazione. Alla fine l'esercito era pronto per attaccare Damasco, ma il cessate il fuoco terminò la guerra con Israele che comunque si tenne le alture del Golan.
 
La disposizione tattica dei reparti israeliani si dimostrò ottimale, dato che la brigata corazzata dell'epoca aveva 3.000 uomini e un'ottimale mistura di carri, blindati e artiglieria.
 
Dopo la guerra vennero fatte molte modifiche per migliorare i mezzi esistenti: gli M48 ebbero il cannone da 105 e diesel AVDS-1790. Così vennero anche equipaggiati tutti i Centurion. Ma agli israeliani interessarono anche i T-54-55 catturati, circa 300, che vennero ammodernati pesantemente. In effetti non erano particolarmente ben valutati: piuttosto mobili, con una sagoma bassa e una corazza piuttosto pesante, armamento potente, ma anche scarsa efficienza meccanica e abitabilità, oltre che mancanza di un adeguato sistema di controllo del tiro per le lunghe distanze. Ma era sopratutto l'abitabilità che era difficile da accettare: troppo piccoli per le operazioni nel caldo del deserto in estate, con il rischio di malori e svenimenti per i pur abituati carristi arabi, tanto che il tempo limite per farli stare con i portelli totalmente chiusi, in tale ambiente, era di circa 60-90 minuti. Naturalmente un problema del genere non era sentito nel clima tipico dell'Europa come un grave handicap, ma in M.O. lo diventava. Gli israeliani cominciarono a modificarli con radio e mitragliatrici di provenienza americana, ma dal '69 le modifiche allo standard Tiran-5 riguardarono anche il cannone da 105 mm. Nel frattempo la Gran Bretagna cambiò idea in termini di politica estera: l'aggressione israeliana contro gli Arabi sarà stata anche 'necessaria' in quanto questi ultimi, più forti, avrebbero potuto attaccare Israele in un prossimo futuro; ma sempre guerra d'aggressione fu, alla fine. Così Francia e GB chiusero le forniture e questo, tra le altre conseguenze, vide requisire 50 nuovi Mirage 5, che erano la versione semplificata con carico bellico incrementato, richiesta da Israele. Anche di questo si parlerà poi. I possenti Chieftain, all'epoca i mezzi più potenti del mondo (seppure tutt'altro che perfetti quanto a potenza e affidabilità del loro diesel boxer Leyland) erano altamente ambiti dall'Esercito, come degni successori del Centurion. Ma proprio per questo cambio di orientamento politico, non vennero venduti. I francesi non ebbero successo con l'AMX-30, giudicato troppo poco protetto, i Tedeschi avevano problemi simili con il Leopard che d'altro canto non era esportabile in M.O. (sempre per ragioni politiche). Alla fine rimasero gli USA: carri M48, i nuovi M60, semoventi M107 (destinati ad una lunga e popolare carriera nello Tsahal), M109 e M110, cannoni a.a. M163, e finalmente molti M113 da trasporto truppe. Ma anche così gli Israeliani non erano soddisfatti delle prospettive di sopravvivenza offerte dai carri americani, comodi ma non eccessivamente protetti, come del resto non lo era il loro munizionamento. Per giunta, il carro T-62 sovietico, in corso di distribuzione, era un mezzo armato con il cannone da 115 mm, affrontabile con difficoltà anche dallo Chieftain (fu per l'appunto tale carro che spinse, erroneamente convinti della sua diffusione in ambito NATO, i sovietici a sovraccaricare i loro carri con il pezzo da 125 mm). Questo cannone era il primo tipo a canna liscia per un carro armato, almeno tra quelli entrati in servizio. La canna rigata era stata inventata nel XIX secolo, aumentando grazie al movimento rotatorio inferto al proiettile, le caratteristiche di gittata e di precisione. Ma la canna rigata rendeva anche più facile all'usura la sua anima-tubo, sopratutto con i cannoni ad alte prestazioni. Inoltre, la carica HEAT subisce dei negativi fenomeni di dispersione del jet quando sparata da tali armi: per questo è preferibile usare un cannone SR a canna liscia, o un lanciarazzi. I Francesi avevano una granata speciale che risentiva poco di tali problemi, dato che la testata era poggiata su di un fondello su cuscinetti a sfera: la corona ruotava e assicurava l'effetto stabilizzante, ma la testata HEAT restava ferma. Tuttavia tale soluzione era costosa. Allora che fare? La soluzione fu, sorprendentemente, quella di tornare alla canna liscia, capace di accettare maggiori pressioni d'esercizio. Il problema ritornava quello della precisione, e dato che la canna non poteva assicurare il moto rotatorio del proiettile, allora ci avrebbero pensato, come sui lanciarazzi RPG, delle apposite alette. Così nacque il pezzo da 115 mm e la sua versione per l'artiglieria cacciacarri, il D-10 da 100 mm (da non confondersi con il vecchio M1944 paricalibro). Questo grosso cannone poteva sparare una granata HEAT di calibro elevato e stabilizzata su alette, quindi con un potenziale perforante molto elevato; inoltre era adatto a tirare una munizione APFSDS stabilizzata ad alette, la BM-3, che era a sua volta rivoluzionaria. Pesava poco, ma tirata a 1.600 m.sec, era capace di una traiettoria estremamente piatta e precisa fino a 1,5 km, e nonostante fosse solo in economico acciaio (anziché con nocciolo in W o DU), era capace di elevati valori di perforazione. Questo semplificava anche i sistemi di mira, visto che la traiettoria piatta riduceva l'esigenza di valutare appieno la distanza e infatti il T-62 aveva ancora un sistema di mira stadimetrico (in cui il bersaglio era un tipico carro alto 2,3 m) come i predecessori. Questo semplificava il disegno della torretta, era più economico e meno ingombrante. Tuttavia le granate erano inizialmente meno precise del desiderabile (50% per le AP e 33% per le HEAT tirando contro un carro fermo a 1,5 km), e sulle lunghe distanze questo discorso, validissimo in Europa, non funzionava più. Anche la cadenza di tiro di 4 c.min, la torretta angusta dato il cannone presente, la corazza pesante ma vulnerabile alle nuove armi, erano punti negativi, per non dire della maggiore massa con lo stesso motore del T-55. Insomma, un mezzo più costoso ma non particolarmente efficiente, che non si affermò mai totalmente contro i T-55 appena questi ebbero proiettili APDS anche per i loro cannoni (che erano sì meno potenti, ma più precisi e di maggiore durata rispetto ai soli 120 colpi del 115 mm). Il T-62 era quindi un mezzo di dubbio rapporto costo-efficacia, come del resto lo fu l'M60 e il Chieftain, una generazione che non è riuscita a rimpiazzare quella precedente. I sovietici (come gli Americani con l'MBT-70) stavano sviluppando il T-64, ma questo non era disponibile per l'export (né abbastanza affidabile, se poi si volle rivisitare facendone il T-72).
 
Durante il 1970 iniziò lo sviluppo del Merkava, un carro che si voleva di elevate capacità di sopravvivenza, seppure lento, e in ciò simile al Centurion. Nel frattempo gli Sherman ebbero modifiche per diventare dei pesanti semoventi tipo il portamortaio Soltam da 160 mm e l'L33 da 155 mm (l'obice Soltam M68 trainato appositamente modificato). Mentre la guerra d'Attrito continuava tra Israele e Egitto, vennero fuori anche altri Halftrack, con motore diesel, modificati come semoventi comando, carri recupero, semoventi TCM-20 con cannone binato da 20 mm ricavato dall'affusto Maxon Mount americano (4x12,7).
 
Durante la guerra i mezzi israeliani, impiegati con troppa spregiudicatezza nei contattacchi, subirono un tiro intensissimo di razzi e missili sovietici, che non solo li perforavano, ma spesso ne causavano la distruzione colpendo le munizioni e il carburante con il 'jet' HEAT. Stranamente, seppure i carri americani se non anche britannici avessero nominalmente apparati di tiro IR, questi apparentemente non erano forniti agli Israeliani. Durante gli scontri con i carri sovietici, tutti forniti di tali, seppur rudimentali, sistemi, gli israeliani si trovavano spesso in svantaggio, tanto che dovevano mirare aiutandosi con le vampe dei cannoni. Del resto gli arabi erano troppo stanchi per combattere di giorno e poi di notte e questo causava problemi notevoli di efficienza in combattimento, in quel caldo ottobre del '73. I carri israeliani erano circa 800-1.000 Centurion, circa 300 M60, un mezzo migliaio di M48, 300 T-54/55, 250 Sherman. Le cifre, non facili da fissare precisamente, parlano di 1.800-2.400 carri armati. Grossomodo quanti ne aveva all'epoca l'Esercito Italiano, di cui 200 Leopard 1 e 300 M60, ma per il resto antidiluviani M47 praticamente privi di qualunque ammodernamento (mentre gli M48 e i Centurion ammodernati erano efficienti almeno quanto i più grossi e costosi M60).
 
Gli arabi erano certamente rafforzati durante quel periodo e più esperti di prima. L'Egitto da solo vantava 260.000 soldati più 500.000 riservisti, non meno di 2.000 carri tra cui parecchi T-62, e oltre 1.000 artiglierie; più 650 aerei, 180 elicotteri, 5 caccia , 12 sommergibili, 20 motovedette missilistiche. I Siriani avevano invece 120.000+200.000 uomini, 1.500 carri, 400 artiglierie campali, 320 aerei e 50 elicotteri, più 9 navi missilistiche e una dozzina di motosiluranti<ref>Storia dei Mezzi corazzati tomo 3</ref>.
 
L'esercito di Israele era invece di 300.000 soldati, ma solo dopo la mobilitazione, che grossomodo triplicava il numero degli uomini in armi. Era indispensabile, del resto, data l'impossibilità di mantenere un esercito molto numeroso per una nazione tanto piccola. In tutto c'erano 12 brigate corazzate, 8 meccanizzate, 9 di fanteria, 5 di paracadutisti più artiglieria e supporti.
 
A proposito di artiglierie, non mancavano quelle catturate al nemico, e in particolare, va ricordato il BM-24, lanciarazzi pesante a corto raggio (circa 11 km) che era stato giudicato molto efficace dagli stessi Israeliani durante la guerra del '67. Ai circa 2.000 carri armati (tutti eccetto qualcuno armati con i 105 mm ad alta o media velocità) si aggiungevano 4.000 veicoli corazzati di cui un migliaio di M113, questi ultimi sacrificati in numero per rendere possibile ammodernare l'artiglieria semovente. C'erano per il resto gli M3 e anche alcuni BTR-152 di preda bellica. Il tutto era supportato da circa 600 aerei di cui 370 circa da combattimento (120 F-4, 150 A-4, il resto erano essenzialmente Mirage III e Nesher).
 
Nonostante tutta la preparazione militare israeliana, il piano d'attacco arabo, in completa assonanza con quanto fecero gli Israeliani nel '67, era stato preparato minuziosamente e a causa delle tante esercitazioni e mobilitazioni ad arte indette, non fece impressione agli Israeliani l'ultima di esse, che invee era quella decisiva. Gli Egiziani sabotarono la linea Bar-Lev con commandos sommozzatori che attraversarono il canale di Suez, mentre con gli idranti fu possibile sbancare il muro di sabbia realizzato dai genieri sulla riva opposta per un'altezza di almeno 10 metri. Traghetti PMP e ponti rapidi consentirono di portare rapidamente circa 1.200 carri e 100.000 soldati dopo che le artiglierie avevano martellato, con un fuoco devastante, le posizioni israeliane con circa 1000 cannoni in simultanea, seguiti da 222 aerei d'attacco e dozzine di elicotteri Mi-8 con i commandos diretti al passo di Mitla. Alla fine fu possibile bloccare l'avanzata verso il Sinai solo perché gli egiziani furono incerti nel dirigersi rapidamente a Mitla e Kahtmia, e nella notte del 13-14 ottobre due divisioni egiziane vennero duramente battute dalla difesa israeliana. Alla fine gli Israeliani contrattaccarono ripassando il Canale e arrivando presto a circa 500 carri e migliaia di soldati. Nel frattempo i SAM egiziani erano stati largamente neutralizzati dall'artiglieria, incursioni di paracadutisti, ma sopratutto dall'esaurimento delle scorte con migliaia di missili tirati in pochi giorni. I Siriani vennero fermati sul Golan poco dopo un giorni di combattimenti, con i loro carri ammucchiati a centinaia in stretti passaggi difesi inizialmente da pochi soldati e carri, ma che poi, grazie alla rapidissima mobilitazione dei riservisti (che secondo gli arabi erano da mobilitare entro 48 ore circa, invece ne bastarono molte meno). La controffensiva israeliana fu presto lanciata e mise in rotta prima i Siriani, che ad un certo punto videro l'artiglieria sparargli contro per invogliarli a non abbandonare i loro mezzi, e poi gli Irakeni che erano arrivati con un potente corpo di spedizione di circa 500 carri. Anche i Giordani persero gran parte dei loro carri Centurion tra il 12 e il 16 ottobre. Ma mentre in Egitto c'erano i presupposti per conquistare il Cairo, con gran parte delle forze eliminate o imbottigliate oltre il Canale, dove però restarono fino alla fine della guerra.
 
Alla fine, circa 1.000 carri israeliani vennero messi KO ma solo la metà erano distrutti. Circa 3.000 corazzati arabi erano stati distrutti o catturati, di cui 2.000 carri. A parte questo, le perdite furono piuttosto alte anche per gli Israeliani, con circa 2.800 morti e migliaia di feriti. La cosa finì per rendere più pacifico il fronte occidentale, con l'Egitto, che lavò una buona parte dell'onta della sconfitta con Israele. Con la Siria le cose invece andarono diversamente. In ogni caso Israele era già una nazione nucleare, pare fin dal 1967. Quindi di fatto non poteva essere annientata a meno che l'attaccante non potesse minacciarla a sua volta con armi nucleari. Certo è che l'URSS non avrebbe lasciato impunita un'eventuale azione nucleare israeliana, e il rischio di escalation con gli USA sarebbe stato a sua volta reale. Fortunatamente non si è arrivati a questo punto e le armi convenzionali, già di per sé micidiali, sono state sufficienti.
 
A questo punto venne accelerato l'ammodernamento dei carri armati israeliani, iniziando dal Merkava. Ma le blindo AML-90, usate da uno squadrone durante la guerra, vennero trovate inefficaci in un conflitto ad alta intensità. Secondo molti osservatori il Kippur fu la fine del carro armato, come anche a causa del Vietnam. Ma gli Israeliani non la pensavano così e piuttosto cercarono un modo di opporsi ai piccoli ma micidiali missili con testate HEAT, quali i Sagger. Evitare gli incendi ed esplosioni fu fondamentale per prevenire conseguenze catastrofiche per il mezzo e i suoi occupanti, così per esempio venne usato un olio idraulico non infiammabile (o almeno molto meno) per il circuito di brandeggio della torretta. Sistemi di estinzione ad halon, depositi munizioni protetti contro incendi e schegge e così via, tutte cose che prima non c'erano.
 
I carri T67 Tiran, T-54/55 modificati, piacquero, sopratutto sul Golan. Ebbero altre migliorie, come manicotto antidistorsione, sistema di controllo del tiro computerizzato Matador, stabilizzazione dell'armamento Cadillac-Cage, motore Continental diesel da 605 hp, mortai fumogeni o illuminanti da 51 o 60 mm, sistema automatico ad Halon, oltre ad accorgimenti come quello dei serbatoi di acqua da 60 litri per dissetare l'equipaggio. Infine ebbero luogo le predisposizioni per le piastre ERA del tipo Blazer. Questa era una novità, anche se nata in Germania, che ebbe modo di essere messa in opera dagli Israeliani nel 1982, in Libano.
 
[[File:Merkava 1-Lesany-1.jpg|330px|right|thumb|Merkava Mk 1]]
Per implementare tutti i miglioramenti, però, serviva un carro moderno e nuovo. Nacque così il Merkava, disegnato dal gen. Tal, che era un carro innovativo come pochi altri. Esso aveva il motore anteriore, come i mezzi corazzati da trasporto truppe. La torretta con cannone da 105 mm era a forma molto allungata e sfuggente, quasi a cuneo. La corazza era spaziata, ma non pare avesse una struttura composita, almeno non inizialmente, come si vede dal frontale dello scafo, incurvato (mentre le piastre di materiali compositi sono generalmente piane). Il carro che ne risultava, pesante ben 62 tonnellate, era un mezzo imponente e con un livello di protezione eccellente, anche sui lati, forse la parte più vulnerabile di tutto il mezzo (data la loro lunghezza e la possibilità di sparare sui lati da entrambi i lati: contro una larghezza della piastra anteriore di circa 2 m, la lunghezza complessiva dei lati del Merkava è di circa 13 metri). Il motore diesel americano è di circa 900 hp.
 
Nel 1982 gli Israeliani attaccarono il Libano del Sud e sconfissero duramente l'OLP e la Siria. Quest'ultima ebbe prima le batterie SAM (19 in tutto) della Bekaa distrutte da attacchi aerei ben programmati: prima usare drones come 'esche', poi attacco con i missili HARM, poi distruzione delle batterie con bombe e missili. Delle centinaia di carri armati impiegati, circa 130 vennero messi KO, ma solo 40-50 totalmente distrutti. Pare che i Merkava, pur essendo stati colpiti ripetutamente, non ebbero alcuna perdita totale mentre i suoi carristi ebbero solo 9 vittime (ma inizialmente si negava che ne avessero avute tout-court, vedi JP-4 speciale MBT del 1990). I carri armati con le corazze ERA vennero spesso salvati dal tiro di sistemi missilistici Sagger, Spigot, MILAN e HOT, ma alcuni vennero distrutti o catturati, come gli M48 che i Siriani consegnarono ai Sovietici (che ne approfittarono per realizzare le proprie corazze K-1, e per stabilire che i loro T-72 necessitavano di una corazza extra per il loro scafo anteriore, cosa fatta con una piastra da 16 o 20 mm). I cannoni da 105 erano stati di recente equipaggiati con la nuova M111 da 105 mm, granata APFSDS con nucleo in tungsteno, molto affusolata (con rapporto diametro: lunghezza di oltre 1:10) e quindi con capacità di perforazione elevate, ben 150 mm a 60° (300 mm RHA equivalente) a 2 km, e questo senza considerare che, a differenza delle granate precedenti (capaci di perforare 100-120 mm nelle stesse condizioni) l'M111 restava stabile anche se impattava con corazze ben inclinate, su cui molti tipi di APDS semplicemente rimbalzavano, mentre le HEAT spesso non attivavano la spoletta nella loro appuntita ogiva (anche le M111, per l'appunto, finirono in mano ai Sovietici). Questa munizione era già stata messa in servizio almeno dai Tedeschi e dall'US Army, che presto ne trasse anche un tipo potenziato con nucleo in DU. Munizione molto efficace e precisa, entrata in servizio nei tardi anni '70 e poi migliorata da Israeliani, USA e Germania, clonata da altri clienti, ha rappresentato un salto generazionale, nonché la capacità di aumentare la distanza pratica di perforazione di un T-55 da circa 2 a almeno 3 km, peggiorandone la situazione. Sopratutto, rappresentava una minaccia sufficiente anche per il T-72, nonostante la sua corazza anteriore composita.
 
I Merkava normalmente non portavano soldati, ma il loro vano posteriore era capace di ospitare, se necessario, i fanti. Fino a 10 erano stipabili a bordo, oppure munizioni. Ma il Merkava non è stato mai usato come carro+IFV in maniera corrente. Il problema non è stato facilment identificato. Gli Israeliani non hanno avuto mai interesse per gli IFV e gli APC sofisticati. Di fatto hanno preferito usare gli M113, rassegnandosi al fatto che non c'era modo di usare un mezzo da fanteria adeguato per sopravvivere al tiro di armi pesanti. Loro, con tutta la loro esperienza, non hanno rilevato la necessità di mezzi pesanti e costosi come il Bradley, e tantomeno di autoblindo pesanti e costose come le Centauro. Di fatto il loro esercito è ancora sul 'tutto cingolo'.
 
Questo è vero al punto che, di recente, hanno cominciato ad apparire i carri armati modificati come APC.
 
[[File:Merkava-3-latrun-3.jpg|330px|right|thumb|L'Mk 3 si distingue subito per il cannone più tozzo del pezzo da 105/51 mm]]
I Merkava vennero leggermente migliorati con l'Mk 2 (praticamente un kit di sopravvivenza fu l'unica cosa che cambiò dall'Mk 1), ma fu l'Mk 3 che introdusse molti miglioramenti: finalmente il cannone da 120 mm, FCS migliorato con sistemi meteo e laser all'ND-Yag. Il motore, almeno dopo i primi esemplari, arrivò ai 1.200 hp del Teledyne V-12, con un MTBO aumentato di oltre il 100% rispetto alle 400 ore originarie di quello del modello Mk 1. L'Mk 3 è un grosso mostro corazzato, con protezione di tipo modulare, che costituisce l'altra innovazione (con piastre asportabili dallo chassis per riparazioni e ammodernamenti rapidi) similmente al Leclerc, cannone da 120 mm provvisto di un vistoso manicotto termico, una 'treccina' di catene a protezione della parte posteriore della torretta, con una funzione di far esplodere anticipatamente le cariche cave in arrivo. In tutto, poi, vi sono state almeno 26 modifiche principali, solo considerando gli esemplari di produzione più recente rispetto a quelli Mk 3 iniziali. Una di queste ulteriori fasi di crescita è l'aggiunta di un sistema di tracking automatico per il sistema di mira ad immagine termica, che permette di mantenere sotto tiro il bersaglio da parte del sistema FCS stesso, una volta che esso sia stato designato. Il canale d'osservazione del cannoniere ha un 5x per l'immagine termica e 12x per quella diurna, più telemetro laser. Tuttavia non pare che vi sia alcun visore panoramico per il capocarro, probabilmente perché giudicato troppo grande, costoso e vulnerabile per le esigenze manifestate. Una rudimentale 'intelligenza artificiale', insomma. Infine c'é un sistema di alimentazione automatico con un piccolo caricatore meccanico, però dato lo spazio interno (dentro il grosso scafo) e le necessità di manutenzione ed efficienza, il quarto uomo non è stato sostituito, ma semplicemente aiutato da questo dispositivo a movimentare i proiettili lunghi oltre un metro del nuovo cannone.
 
Il Merkava è diventato presto un mezzo standard dell'Esercito israeliano. Con la sua massiccia sagoma e la mole di oltre 60 t non si può certo definire un veicolo inteso per i combattimenti di movimento, ma il suo scopo è sopratutto quello di sopravvivere alle offese nemiche. Certo è che, nonostante tutte le innovazioni, non si trattava di un carro eccezionale al suo esordio. Ancora armato col 105 mm, capace di appena 46 kmh, lento anche se ragionevolmente agile, la sua motorizzazione non aveva nessuno dei sistemi moderni a turbina o turbodiesel della contemporanea generazione dei mezzi presenti a livello internazionale. Inoltre la corazza era spaziata, ma non di tipo composito. Nondimeno dev'essere stata considerata efficace, se non sono mai stati implementati i sistemi ERA, del resto pericolosi se c'é da cooperare con la fanteria (esposta alla proiezione delle lastre d'acciaio delle mattonelle esplosive). In ogni caso la reale efficacia di questi carri rispetto ai paricategoria è rimasta un incognita, al di là del fatto oggettivo di una inferiore velocità massima. Del resto i carri israeliani hanno anche una riserva di munizioni superiore, ben 85 colpi da 105 mm oppure 55 da 120 mm (NB le munizioni da 120 sono ben più grosse delle altre, tanto che l'M1 Abrams passò da 55 colpi da 105 a 40 da 120). Anche il confronto ipotizzato con i T-72 siriani non pare sia mai avvenuto: i pochi messi KO sono stati colpiti da altri tipi di carri e sopratutto da missili TOW. I Merkava erano già circa 250 al 1982, quando facevano la loro parte del dispositivo che penetrò in Libano durante l'Operazione Pace per la Galilea, assieme a centinaia di Centurion, M48 e M60 (stime che arrivano ad un totale fino a 1.200 mezzi). Certamente, il Merkava Mk 3 è un mezzo ben diverso dai primi della serie, anche se apparentemente molto simile. Ma date le sue peculiarità e la sua massa, non ha mai avuto successo all'export.
 
L'Mk 4 è apparso dopo alcuni anni, al termine di una produzione che aveva totalizzato un migliaio di mezzi. Oramai, assieme agli M60 ammodernati (con corazze aggiuntive, ed eventualmente anche cannone da 120) rappresenta un veicolo molto evoluto.
 
Quest'ultima versione del carro del gen. Tal, apparso dagli ultimi anni '90, ha migliorato il sistema di tiro e la protezione balistica, anche superiore e inferiore. L'evoluzione finale, l'Mk 5, non ha avuto invece esito.
 
[[File:Merkava mk iv084.jpg|330px|right|thumb|L'Mk 4 è caratteristico per le linee squadrate, piuttosto che quelle arcuate tipiche dei modelli precedenti]]
Questo nuovo carro ha un frontale piatto anziché rigonfio al centro, dato che il diesel tedesco MTU da 1.500 hp è più compatto dell'originario motore americano. Grossomodo si tratta dello stesso tipo di motore del Leopard 2. Alle unità di prima linea i primi sono giunti in tempo per renderle operative dal novembre 2003, mentre i 50-70 esemplari costruiti all'anno sarebbero stati prodotti fino a raggiungere in tutto attorno ai 400 esemplari. Pesante non meno di 65 tonnellate, Il Merkava eguaglia il Tiger II della II GM, ma è un concentrato di tecnologia moderna che con il carro tedesco in parola non ha nulla in comune. Il cannone è l'MG-251 da 120/44 mm della IMI, con maggiore potenza in quanto capace di reggere pressioni interne maggiori del vecchio tipo da 120. Infatti la pressione massima arriva a 1.200 MPa, e nonostante questo riesce a garantire 1.000 colpi. Vi sono dati tecnici disponibili che parlano di un pezzo lungo 5,56 m totali, corsa rinculo 300 mm normale, 340 massim; peso 1.200 kg per la canna lunga 5,3 m. Spara proiettili di nuova generazione e il missile LAHAT, arma controcarri e antielicottero tirabile dal cannone, come fanno i mezzi russi da decenni. Anche stavolta si tratta di un ordigno più costoso rispetto ai proiettili, ma compensa tale problema con una gittata doppia. Data la precisione dei 120 mm occidentali, questo significa 8 km anziché 4-5. I colpi disponibili sono, pronti nei due caricatori a tamburo, 10. Il servente ne trae indubbiamente beneficio, dato che deve anche usare il mortaio da 60 mm con una trentina di granate HE e illuminanti. Naturalmente anche la vetronica del mezzo è di nuova generazione, data la velocità del progresso in questo settore. Il sistema di tiro e osservazione vede un monitor TV collegato al KNIGHT Mk 3, sistema FCS integrato che ha un periscopio stabilizzato su due assi per il cannoniere e un visore panoramico per il capocarro. Quest'ultimo opera nel campo 3-5 micron di lunghezza d'onda, ed è una prima assoluta rispetto ai precedenti Merkava, nessuno dei quali con un tale importante sistema d'osservazione. Ha un sistema ATS di seconda generazione per l'inseguimento dei bersagli. Quanto alle munizioni, quella di importanza apparentemente maggiore, almeno come realizzazione tecnologica (meglio qui non entrare nelle diatribe che da sempre accompagnano l'introduzione dei missili come armi per carri armati) è certo il LAHAT. Questo è un missile pesante 19 kg, lungo circa 95 cm, disponibile dato il calibro, anche per i pezzi da 105 mm. Ha doppia testata HEAT e può seguire un attacco dall'alto contro carri, o traiettoria diretta contro elicotteri. Poi vi sono anche i proiettili APAM, antipersonale, che sono speciali sistemi a frammentazione, con schegge capaci di perforare anche i giubbotti antiproiettile. Le corazze del Merkava Mk 4 sono di tipo modulare avanzato, e con la loro sagoma squadrata contribuiscono a rendere simile il carro all'M1 Abrams. Il portello del servente è stato eliminato, così è possibile ottenere una protezione maggiormente omogenea. Vi è anche un sistema LWS-2 laser d'allarme con una componente attiva, di tipo non noto nei dettagli (forse granate a frammentazione anti-missile), ma che fa capo al sistema TROPHY, basato su 4 antenne di torretta e due lanciatori multipli per coprire 210° l'uno (e quindi una protezione totale). Poi, i sistemi di movimentazione della torretta sono adesso elettrici il che ha eliminato il pericoloso sistema idraulico (pericoloso in quanto il liquido resta infiammabile in certe circostanze), poi vi sono un sistema antiincendio migliorato e la protezione NBC. Nondimeno, gli episodi come quelli che hanno visto due Merkava distrutti nella Striscia di Gaza da cariche sotto lo scafo da oltre 100 kg, fatte detonare al loro passaggio, non possono essere risolti senza appesantire eccessivamente il mezzo. Ci si è accontenati piuttosto di proteggere il mezzo da missili e proiettili di tipo convenzionale, come anche da normali mine militari. L'intelligenza di questo carro del XXI secolo è stata aumentata dall'apparato BMS per la gestione del campo di battaglia con l'interscambio delle informazioni tra piattaforme, vi sono anche display LCD per ciascun membro dell'equipaggio, e poi un sistema di telecamere per l'osservazione panoramica. Prima i capocarro erano molto esposti a combattere, perché spesso dovevano esporsi sopra la torretta del mezzo per vedere la situazione. Era difficile sopravvivere in una guerra ad alta intensità, e ancora di più in una guerriglia urbana diffusa. Ma stare dentro il carro era considerato più pericoloso che vedere stando fuori di esso. I caschi antibalistici hanno aiutato molto, così come i giubbotti antiproiettile (questi ultimi poco usati dai carristi per ovvie ragioni di comodità), come anche una speciale cupola estraibile verso l'alto, corazzata, per proteggere meglio il tronco. Ora vi sono varie videocamere che sorvegliano tutt'attorno, grazie ai progressi della miniaturizzazione elettronica, ed esse sono integrate nel Vector TSS (Tank Sight System). Tra queste, il periscopio panoramico e la mitragliatrice di torretta azionabile dall'interno, le possibilità di resistere all'attacco di un team di cacciacarri sono aumentate. Può sembrare strano che i carri siano tanto vulnerabili alla fanteria, ma è come il discorso degli elefanti e i topi (che li spaventano perché gli corrodono le piante dei piedi). Se un cacciatore di carri riesce ad avvicinarsi tanto da piazzare una carica HEAT sul tetto di un carro o una bomba nei cingoli, è capace di metterlo KO. E' vero oggi come lo era a Budapest o ad El Alamein. I carri Merkava Mk 4 sono capaci anche di trarsi più facilmente d'impaccio da situazioni difficili grazie al motore GD 883, che è in realtà il tedesco MTU 883, con intercooler,turbo a geometria variabile, usato anche per il Lecler degli E.A.U. Come il motore francese che è andato a sostituire, si tratta di un sistema molto compatto, da 12 cilindri. Alto 656 mm e largo 940 contro i 845 e 1.060 del motore del Leopard 2, è un prodotto di tecnologia estremamente avanzata, che ha dimostrato di funzionare in una prova durata oltre 10.000 km. Esiste anche un motore ausiliario per mantenere cariche le batterie senza azionarlo. I sistemi di sospensione sono simili, ma migliorati, rispetto a quelli del Merkava Mk 3, che già era capace di muoversi con scioltezza grazie ad un'escursione di ben 604 mm e a contraccolpi che non superavano 1 g di accelerazione (quando carri meno recenti, anche a velocità più base, potevano arrivare a 9, come in un F-16). In tutto il Merkava Mk 4 è stato aggiornato ai livelli migliori consentiti dalla tecnologia disponibile, senza compromessi in termini di capacità operative e costi<ref>Eshel D: ''Sviluppi del carro Merkava'', RID feb 1997</ref><ref>Eshel e Po: ''Merkava 4, il più moderno MBT israeliano'', RID set 05</ref>.
 
Ecco le caratteristiche dei vari Merkava Mk 1, 3 e 4.
*Dimensioni: (Mk 1): 8,36 m totale, 7,45 scafo, 3,72 m larghezza, altezza totale 2,64 m
*Peso: Mk 1, 56 t; Mk 3 62 t, Mk 4 65 t
*Motore: Mk 1, diesel da 900 hp, Mk 3 turbodiesel da 1.200 hp, Mk 4 turbodiesel da 1.500 hp GD 883 con trasmissione automatica Renk RK 325
*Prestazioni: Mk 1, 46 kmh, 500 km, gradino 1 m, trincea 3 m. Mk 4, 65 kmh, 500 km, 1 e 3,56 m (guado fino a 1,4 m senza preparazione, 2,4 con preparazione)
*Armamento: 1 cannone da 105 mm e 3 mtg da 7,62 mm; Mk 4, cannone da 120/44 mm (settore -7/+20°, 48 cp), 2 MAG da 7,62 mm (10.000), mortaio da 60 mm (30).
 
 
Mentre tutto questo è avvenuto, si è cercato di rendere più protetti gli Zelda, ovvero gli M113. Ma questo non era facile con mezzi da circa 11 t. Così sono stati realizzate modifiche con scafi di T-55, con un nuovo motore compatto che permette di lasciare un angusto passaggio posteriore per i soldati, che altrimenti non potrebbero abbandonare il mezzo con sicurezza. Questo veicolo, chiamato ACHZARIT, è stato necessario dopo che si era visto come gli M113 in Libano, non reggessero ai tiri delle armi c.c. nemiche. Inoltre, i moderni IFV costano quasi quanto un carro armato e non offrono protezione adatta se non con pesanti kit di corazzatura. Per un esercito basato ancora largamente sui carria armati, costavano troppo e così si è deciso di tagliate la testa al toro: usare un carro modificato, che fosse di per sè obsoleto e quindi da rottamare. A questo suo elevato livello di protezione si sono aggiunte corazze addizionali per diverse tonnellate e un minimo di armamento telecomandato, la solita MAG utilizzata da un affusto della Rafael, e integrabile da altre 3 analoghe se necessario. L'armamento non è stato quindi curato in maniera particolare. Esso è costoso e di fatto non ha avuto particolare interesse, lasciando ai carri o ai sistemi missilistici della fanteria l'onere di combattere contro i carri nemici. Al contrario, molti IFV moderni sono equipaggiati con cannoni mitragliera da 25 mm, e anche da 30, 35 o 40 mm, più eventuali missili controcarri, il che non realizza totalmente la difesa contro i carri armati, e al contempo costa moltissimi soldi e l'uso di una torretta rotante che deve essere pesantemente protetta a sua volta. Abbandonare questo concetto 'totale' e l'uso di scafi già disponibili di carro ha permesso di aggirare tale problema. In tutto, con il motore Detroit Diesel e la trasmissione Allison, lo scafo di questo carro-IFV è diventato idoneo ad assicurare, tramite una speciale uscita posteriore elevabile quando necessario, una squadra di 7-8 elementi oltre ai 3 d'equipaggio. Questo mezzo per la fanteria, che ha finito per diventare il primo IFV israeliano (i BMP a quanto pare non hanno avuto, nonostante ne fossero stati catturati, alcun impiego), entrando in servizio nel 1989. La sua protezione è tale che il peso delle corazze extra raggiunte i 14.000 kg, portando il totale della massa a 44 t.
 
I Giordani hanno fatto lo stesso con i loro grossi scafi di Centurion, ottenendo il Temsha, un mezzo simile, ma più spazioso. Non solo, ma hanno ottenuto una rampa per l'entrata delle truppe anche senza modificare il motore: semplicemente ne hanno invertito il senso di marcia, con il che lo scudo frontale è diventato..il retro del mezzo In tutto possono portare 2+10 truppe. Il peso di 46,9 t è dato, nonostante la mancanza della torre, dalle protezioni aggiuntive che arrivano a ben 1.500 mm di acciaio (equivalente) frontalmente e 1.000 sui lati. Qualche tempo fa ne erano stati realizzati 3 prototipi, armati con armi fino a 20 mm. i russi hanno seguito con i BTR-T su scafo T-55, che nell'ultima versione ha anche torretta tipo BMP ed è designato BMPT. La presentazione, sulla scorta delle lezioni cecene, è avvenuta attorno al 1997, ma il motore è rimasto lo stesso e quindi il peso non ha potuto essere aumentato se non a 38,5 t. La protezione con le piastre ERA consente di ottenere 600 mm di RHA-equivalente sui 60° frontali. Purtroppo i problemi di adattare tale scafo hanno significato, dato il motore posteriore, che la squadra di fanteria, già piccola, può uscire solo dai lati del mezzo. L'ultimo modello, presentato nel 2000, non migliora tali problemi, ma al solito, nella tipica tradizione russa, si interessa della potenza di fuoco. Esso ha il cannone da 30 mm 2A42 del BMP-2, vari missili Kornet e altre armi, peso di 47 t. Lo schema interno è quello dei BMD: capocarro, cannoniere in torre, pilota e due mitraglieri ai lati davanti a loro. Solo 5 persone, nessuna delle quali fante, per un mezzo che è meglio protetto dei normali APC e IFV ed è inteso per scortarli piuttosto che per sostituirli.
 
A parte questo discorso, che ricorda i carri armati Ram Kangaroo della II GM (però là il problema non era tanto avere mezzi più protetti quanto più mobili fuoristrada, tant'é che questi carri erano privati della torretta e lasciati letteralmente a tetto scoperto), gli Israeliani hanno anche usato gli scafi dei vecchi Centurion per i Nachmachon, mezzi del genio con uuna specie di scudatura su più elementi che costituisce, al loro vertice, una sorta di torretta, mentre corazze ERA e mitragliatrici sono presenti un pò dappertutto, in un insieme disordinato. Questi mezzi sono usati spesso assieme agli APC M113 o Achzarit, e ai bulldozer corazzati nelle operazioni di guerra o anti-guerriglia, specie dentro i Territori occupati. Di fatto, alla mobilità tipica dei reparti corazzati si preferiscono oramai mezzi pesantemente protetti che sono più simili a dei fortini mobili. Del resto, più che conquistare il territorio, il loro compito sembra oramai più quello di presidiarlo.
 
Quanto alle operazioni recenti, l'Esercito ha combattuto, come del resto le altre F.A. duramente durante la guerra del 2006, riproposizione dell'invasione del Libano di 24 anni prima. All'epoca 400.000 israeliani manifestarono contro tale operazione militare, stavolta invece solo pochi sono stati i dissenzienti. Ma nonostante la generale approvazione pubblica, come si sa, le cose non sono andate bene di fronte ad una testarda difesa di Hezbollah, e all'uso di numerosi tipi di missili c.c. moderni che hanno causato perdite elevate anche ai possenti Merkava<ref>Hilmes, R: ''IFV e moderni scenari di minaccia, RID nov 2003</ref>.
 
==1947/49==
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I 'Sufa' hanno i serbatoi conformi sul dorso della fusoliera, che indubbiamente gli 'sporca' la linea e gli causa qualche problema di centraggio. Questi serbatoi sono sia di tipo israeliano che americano. Contengono, nel tipo americano, circa 1.700 l e questo significa circa il 50% in più. E' possibile, per i soli biposto, anche la 'spina dorsale' ingrandita con altra avionica e carburante. E altri 5.600 litri di carburante sono trasportabili esternamente. Eppure le prestazioni e l'autonomia non sono molto migliori rispetto a quelle dei primi F-16: essenzialmente il motore più potente consuma di più e il peso dell'aereo in configurazione di peso massimo arriva a 22.700 kg, circa 13.700 kg col pieno di carburante ma senza armi esterne. Eppure con un totale di carburante superiore a 11.000 l è chiaro che il raggio d'azione è molto elevato, anche se va detto che già nei tipi originari c'erano 4.000 l interni, 2.800 l su due serbatoi esterni di grosse dimensioni ed eventualmente un altro per circa 1000 l sotto la fusoliera per un totale massimo di circa 8.000, dunque in proporzione alla potenza del motore quest'ultimo ha a disposizione meno carburante (+50% di potenza, +40% di carburante). In ogni caso si parla di un raggio d'azione, per i Sufa, di circa 900-2.200 km a seconda delle condizioni, praticamente dei veri interdittori strategici (come si è visto già l'A era capace di raggiungere i 1.000 km con quasi 2 t di carico, ancora non è chiaro se di tipo guidato o a caduta libera). Un'altra cosa ancora: tutto questo proliferare di serbatoi ausiliari esterni (si sono visti degli F-16 israeliani con due serbatoi da 2.250 l l'uno, oppure con fino a 5 serbatoi esterni, più la 'spina dorsale' oppure l'uso dei CTF dorsali che riducono la resistenza aerodinamica (a differenza che sull'F-15 non c'é modo di metterli sui fianchi della fusoliera stessa) e non impegnano i punti d'aggancio alari.
 
Ma tutto questo ci porta ancora al solito punto: non si rimpiangerà mai abbastanza gli F-16E o XL, le macchine ad ala a delta con fusoliera allungata, aerodinamica SCAMP che permetteva il raggiungimento di mach 1,2 in supercruise e la riduzione della sagoma radar, aumentando la quantità di carburante a circa 7.000 l interni, senza antiestetici e anti-aerodinamici serbatoi ausiliari dorsali, nemmeno fossero degli asini da carico. Inoltre la fusoliera era allungata e questo giovava all'aerodinamica e all'estetica, oltre ad una presenza di una presa d'aria variabile che consentiva di andare oltre mach 2 senza surriscaldamenti. La cosa non si materializzò perché la potenza era insufficiente ma pur sempre bastevole per mach 1,8. In seguito con un motore da circa 13 t di spinta arrivò davvero a oltre mach 2 e a 1,2 in supercruise (fondamentale per ridurre il consumo visto che significa poter volare senza usare il postbruciatore oltre la barriera del suono). Ma nondimeno, questa era certamente la più elegante ed efficiente configurazione possibile, tanto che nonostante il peso maggiore il carico alare, con il doppio della superficie, era molto inferiore rispetto a quello dei tipi standard. E tanto era valida questa configurazione, che i Block 60 proposti agli Emirati erano, inizialmente, proprio con una inedita ala a delta, anche se dai contorni smussati con una maggiore attenzione per la stealthness. Per varie ragioni, forse di costi, purtroppo è stata annullata e l'aereo ha usato ancora la vecchia ala.
 
==Marina==
===Sottomarini===
I sottomarini israeliani sono oramai una specialità ultracinquantennale, dato che la specialità nacque già nel 1951 e fino al 2005 aveva avuto circa 1.800 sommergibilisti brevettati, nonostante la dura selezione e la scarsità di mezzi subacquei.
 
La prima generazione di sottomarini israeliani specificatamenet concepiti è di concezione Tedesca, sotto forma di 3 'Type 640', sottomarini Type 209 in versione da 45 metri, la più piccola. Essa è simile in caratteristiche ai Type 206 della Marina tedesca, più lunghi (48 m) ma più leggeri (500 t). Israele è l'unico utente di questa versione del Type 209, normalmente gettonato nel modello da 56 m e 980/1.185 t, che a metà degli anni '80, su 47 ordinati da 12 clienti era nettamente la favorita. Per la cronaca, le 5 versioni dei Type 209 realizzate erano l'originario Type 209 da 54,3 m (960/1.105 t), quello da 56 m (980/1.185 t), da 59,5 m (1.000/1.285 t), che erano l'evoluzione del filone principale 'medio'. Poi c'erano il Type 640 da 45 e 420/600 t, pensato per impiego costiero, grossomodo equivalente ai 'Toti' italiani o ai tipi svedesi. Il più grosso era il Type 1500 da 64,4 m e 1.660/1.850 t.
E i clienti all'epoca erano Grecia (4 da 54,3 + 4 da 56 m), Argentina (2 da 56 m e 4 Type 1500), Perù (6 da 56 m), Turchia (12 da 56 m), Venezuela (2 da 59,5 m), Cile (due da 59,5 m), Ecuador (due da 59,5 m), Indonesia (due da 59,5 m e 4 programmati), Brasile (2 da 59,5 m e uno in programma) India (4 Type 1.500 e due in programma) e Israele, che aveva già programmato 3 sottomarini più grossi dei Type 640. Quanto ai suoi sottomarini, visti probabilmente come antidoto ai 'Romeo' Egiziani, essi erano stati ordinati non alla IKL, ma alla Vickers di Barrow, in Gran Bretagna. Questo avvenne per ragioni politiche ed economiche essendo i cantieri inglesi interessati a rientrare nel mercato delle costruzioni subacquee di tipo convenzionale. E così vennero modificati i Type 206 per le esigenze israeliane, tanto che è opinabile definirli ancora parte della famiglia 209. Essi vennero costruiti nel 1975-77 ed entrarono in servizio nel 1977 e in origine si pensava di utilizzare per la loro difesa, in caso fossero scoperti, un sistema missilistico contrarei SLAM (Submarine-Launched Antiaircraft Missile)<ref>Armi da guerra 95</ref>. In seguito sono stati aggiornati con armi e sensori migliorati, forse anche con i missili Sub-Harpoon, di cui si sospetta una versione con testata nucleare. Avendo 8 tubi di lancio, 17 nodi di velocità massima e valida manovrabilità, i 3 SSK classe 'Gal' hanno costituito un deterrente piccolo ma efficiente, con un equipaggio di appena 23 elementi. Questo non era un fattore di trascurabile importanza, un pò per la selezione durissima tra i sommergibilisti israeliani (che tra l'altro prevede attualmente un QI sopra i 130), e un pò per evitare perdite umane elevate in caso di incidente, come quello che coinvolse il sottomarino Dakar. Gli Israeliani infatti hanno avuto anche in precedenza ai 'Gal' dei sottomarini, prima uno vecchio 'S' e poi un più potente 'T' con 75 elementi dell'equipaggio.
 
Ora passiamo ai sottomarini moderni, gli SSK classe 'Dolphin'. Essi sono sempre di origine tedesca, pensati per essere superiori ai battelli arabi dei dintorni, e adatti per gli scopi degli anni '90 e oltre. Quindi dovevano essere superiori anche come dislocamento, di circa 1.500 t, equipaggio contenuto in numero, e a differenza delle 'Sa'ar', finanziate con fondi FMS, erano da finanziare con fondi tedeschi e americani. La IKL tedesca ebbe il contratto, mentre la Rockwell ebbe l'incarico del sistema di combattimento, che nella sua centrale operativa sarebbe stato gestito da circa 9-14 uomini. Il contratto venne firmato l'1 marzo 1990, con un costo di circa 600 mln di dollari, e i lavori iniziarono già il 1 luglio successivo. Nel frattempo il sistema di combattimento passava alla Loral e Krupp Atlas, dopo la solita diatriba e polemiche che hanno caratterizzato anche il programma Sa'ar 5.
 
Ma non era finita qui. Il costo era di 340 mln e questo venne considerato eccessivo dopo i tagli alla Difesa del 1990, tanto che venne annullato dal CSM Barak. Sarebbe forse finita qui, senonché durante la guerra del 1991, Israele venne colpito da vari Scud irakeni. Il problema era che la Germania era all'epoca coinvolta con forniture militari al regime di S.Hussein e i mass-media misero in scena una campagna di denuncia contro la 'connivenza' del governo. Visto che questo causò delle inevitabili proteste, vi furono di conseguenza pressioni politiche che sbloccarono il contratto, anzi andò anche meglio del previsto. Infatti il Cancelliere Kohl decise di ordinare i sottomarini e donarli ad Israele. Un pò era dovuto anche alla volontà di mantenere l'occupazione nei cantieri tedeschi, ma certo per Israele i vantaggi politici dati da qualche danno subito contro gli Scud, furono pagati subito in moneta sonante. E nel 1995 arrivò anche un terzo sottomarino, con il costo ripartito al 50% tra Germania e Israele. Così quest'ultimo ha ottenuto quel terzo sottomarino indispensabile a fornire la continuità in mare di almeno un'unità, mentre un altra sarebbe stata in manutenzione e l'altra in revisione.
 
La consegna di queste avanzate unità navali è stata rapida: il DOLPHIN arrivò in Israele il 27 luglio 1999, il LEVIATHAN nell'ottobre, il TEKUMA nell'ottobre 2000. Inoltre in programma vi sono altri due sottomarini (situazione al 2005).
 
 
*Dislocamento: 1.640/1.925 t
*Dimensioni: 57,3 x6,8 x12,7 m
*Motori: 3 MTU 16V 396 SE 84 e 3 alternatori da 750 kW per un motore da 2,8 MW
*Velocità: 11/20 nodi
*Equipaggio: 25, aumentabili a 45
*Sistemi elettronici: 1 radar Elta d'attacco, banda I, CUS 90, FAS-4, sonar passivo PRS-3, ISUS-90 controllo armamento, 2 periscopi Kollmorgen.
* Autonomia: 30 gg
*Armi: 4 tls da 650 mm, sei da 533 mm, con 5 missili Harpoon, mine, siluri DM2A3
 
I tls da 650 mm sono considerati particolarmente inquietanti. Infatti, questo calibro potrebbe significare la presenza di mine di maggiore potenza del normale, ma sopratutto potrebbe significare la presenza di missili da crociera a lungo raggio, forse una versione del Popeye, armati con testata nucleare. Pare che, ma la notizia non è stata mai ufficialmente confermata, un primo test ebbe luogo nell'Oceano Indiano, con una distanza percorsa di quasi 1.800 km, con un centro sull'obiettivo designato<ref>RID 1/05</ref>.
 
 
Dopo che la fornitura ebbe richiesta già nel 2002, alla fine essa venne sbloccata grazie al ritiro (unilateralmente deciso e molto controverso) di Sharon dalla Striscia di Gaza nel 2005. Il costo è di 1,2 mld di euro, un terzo pagati dagli USA, altrettanto dai Tedeschi. Le risorse israeliane sono state dirottate verso questi nuovi battelli nonostante non mancasse chi voleva più corvette. La forza complessiva di 5 Dolphin, con capacità probabilmente nucleari, e gli ultimi due (più grossi e pesanti) muniti di sistema AIP (come gli U-212)<ref>RID Aprile 2006</ref>.
 
===Le Sa'ar' e l'evoluzione della Marina Israeliana===
 
[[File:INS Hetz.JPEG|330px|right|thumb|La INS Hetz, classe Sa'ar 4.5]]
Inizialmente, anche la piccola Marina Israeliana era equipaggiata con un mix di unità navali provenienti da parecchie nazioni. Una delle prime azioni belliche vide l'uso di barchini esplosivi (previo addestramento da parte di personale della X Mas) contro la ben superiore flotta egiziana, e anche con qualche successo. Ma la maggior parte delle navi israeliane erano motocannoniere e motosiluranti, fino ad arrivare alle due 'ammiraglie', ovvero l'Eilat e lo Jaffa, due grossi 'Battle' inglesi, ceduti alcuni anni dopo la fine della guerra. E fu proprio l'Eilat a marcare una linea di demarcazione tra l'era del cannone (a cui partecipò affondando nel luglio del '67 due motosiluranti egiziane, assieme ad alcune unità leggere israeliane, in quello che fu il più grande scontro tra navi di superficie del dopoguerra), e quella del missile, quando, il 21 ottobre 1967, 3 missili Styx sui 4 sparati da 2 'Komar', colpirono ed affondarono il grosso cacciatorpediniere con 47 vittime. Esso si era approssimato ad un porto egiziano, e le piccole navi di fornitura sovietica non dovettero nemmeno uscire per inquadrarlo e tirargli tutti i loro 4 missili. Esse erano solo delle motosiluranti P6 modificate per trasportare 2 missili anziché 4 siluri, ma l'effetto che provocarono fu devastante, non solo materialmente, ma perché da quel momento vi fu una vera e propria corsa allo sviluppo di missili antinave e di opportune difese contro queste stesse armi, chiaramente le dominatrici degli scontri navali (in verità ben pochi) che sarebbero venuti nel futuro. Gli Israeliani avevano già in sviluppo il piccolo missile Gabriel, che era nato come programma nel '62. Dopo di allora, Israele si orientò verso navi di piccole dimensioni, anche per ridurre le perdite umane in caso di affondamento, e armate con batterie di missili e cannoni automatici moderni, onde concentrare su di un piccolo scafo una grande capacità di fuoco. La lotta ASW arriverà successivamente, e in seguito si penserà al miglioramento di quella AA, ma tutto questo richiederà scafi più grandi e costosi.
 
Intanto torniamo alla genia delle Sa'ar. Queste navi vennero realizzate all'estero, nonostante che la guerra del '67 avesse alienato molte delle simpatie per Israele (essendo stata una guerra 'preventiva' era difficile sostenere l'assoluta necessità di combatterla; ma del resto anche la guerra del '56 fu parimenti una guerra d'aggressione, concordata con Francia e GB). Dato che i nuovi alleati americani apparentemente non avevano molto da offrire, ci pensarono i cantieri francesi CNM, e questo nonostante che, proprio a seguito della guerra, una fornitura di ben 50 Mirage 5 venne requisita e immessa in servizio con l'A de l'A (dove resteranno fino agli anni '90). Detto delle difficoltà politiche, la realizzazione delle Sa'ar o Saar fu rapida, nel 1967-69. Queste navi di costruzione francese erano in realtà di progettazione tedesca, della Lurrsen, ed erano parenti stretti delle Jaguar tedesche, da cui derivavano, ma modificate per ospitare, quando disponibili, 5 missili Gabriel, tra i primi ad essere sviluppati in Occidente. Saranno proprio i progetti tedeschi a far sì che la Francia si introduca nella vasta produzione di unità missilistiche che avvenne nel 1967-1985, iniziando praticamente con le 'Saar' e le similari 'Combattante II'. Il progetto comprendeva uno scafo in acciaio e sovrastrutture in alluminio, con appena 3 cannoni da 40 mm antiaerei e limitatamente, antinave. Poi però il loro scafo da circa 250 t si dimostrerà capace di meglio. Infatti le 6 successive 'Saar II' ebbero il nuovo cannone da 76 OTO ad alta cadenza di tiro, più due armi da 12,7 mm, e due lanciatori tripli per missili Gabriel. Le sei 'Saar' originali sono state modificate, in 4 esemplari, come corvette ASW con sonar EDO 780 a poppa, a profondità variabile, 2-4 lanciasiluri Mk 32 da 324 mm per gli Mk 46 da 45 nodi, 2 cannoni da 40 e 2 da 12,7 mm. Le altre due 'Saar' sono state modificate, sempre stando alla situazione della metà anni '80, in navi d'attacco antinave con le armi delle 'Saar I' (eccetto forse la suite ASW) ma con due lanciatori singoli e uno triplo Gabriel. Così sono state denominate 'Saar II'.
 
Le 'Saar II' originali invece hanno barattato un lanciatore triplo per i Gabriel con due lanciamissili Harpoon singoli, di maggiore portata, oltre che con la versione Mk II del Gabriel per i restanti lanciamissili. Con queste modifiche si è arrivati alla 'Saar III'.
 
Le successive 'Saar IV' sono note anche come 'Reshef' e hanno sviluppato le tecnologie e i sistemi d'arma, inclusa una vasta dotazione ECM ed ESM di produzione sia israeliana che italiana. 10 le navi costruite (due cedute al Cile, nonostante l'embargo per il regime di Pinochet) e tre prodotte per il Sudafrica, che ne ha prodotte altre 6 a Durban su licenza (anche qui si è trattato di un affare molto 'chiacchierato', perché questa e altre 'triangolazioni' facevano sì che tecnologie occidentali andassero in una nazione sotto embargo, stavolta per l'Apartheid). Vi sono state varie combinazioni di armamento, e verso la metà degli anni '80 questo comprendeva: 2-4 Harpoon, 4-5 Gabriel Mk II o III, uno o due pezzi da 76,2 mm, o anche uno+1 da 40/70 mm, e per la difesa ravvicinata, ben 2 cannoni da 20 e 3 impianti binati da 12,7 mm. Presente anche, ma solo su alcune unità, l'EDO 780.
 
In seguito sono arrivate le Saar 4.5 o 'Alia', che sono diventate le prime unità con elicottero tra quelle della Marina israeliana, anche se si tratta solo di un Bell 206. Queste unità da 500 t potevano così vedere oltre l'orizzonte per localizzare bersagli per i missili Harpoon, presenti con un lanciatore quadruplo o due binati, assieme a 4 più economici Gabriel Mk II e III, un cannone TCM binato da 30 mm, 6 singoli da 20 e 12,7 (questi ultimi erano 4). Venne infine eseguita la predisposizione per un lanciamissili Barak sopra l'hangar, all'epoca ancora con un lanciatore brandeggiabile simile ad un piccolo Sea Sparrow. Il sistema venne installato sperimentalmente a poppa di una 'Reshef', e serviva a consentire una maggiore capacità di difesa rispetto ai soliti cannoni e missili, sia Redeye che SA-7 di preda bellica.
 
Questo per il momento chiudeva la questione a metà anni '80, per un totale quindi, in servizio nella Marina israeliana, di 6 'Sa'ar II', 6 'III', 8 'IV', 4 '4.5' e due in costruzione.
 
Ecco le caratteristiche delle navi in parola<ref>Tutta questa prima parte: Armi da guerra 12</ref>
 
'''Saar II e III--Reshef--Alia''':
 
*Dislocamento: 250--450--500 t a pieno carico
*Dimensioni: 45x7x2,5---58,1x7,6x2,4---61,7x7,6x2,4 m
*Motori (diesel): 4 MTU su 4 assi per 14.000 hp
*Velocità: 40--32--31 nodi
*Equipaggio: 40--45--53
*Sistemi elettronici: 1 CSF Neptune TH-D1040, 1 Selenia RTN-10X, ECM, eventuale EDO 780; idem ma con ECM Elta MN-53, lanciatori chaff, sonar ELAC; idem
 
 
Come si può apprezzare, v'é una sostanziale equivalenza tra le Saar I-III e le 'Combattante II francesi (47 m e 275 t) con gli stessi motori, mentre le 'Reshef' sono analoghe alle Combattante III (56,15 m, 425 t p.c., 15.000 hp). Solo le 'Alia' o Alya' o anche Saar 4,5 sono un tipo originale, anche se in definitiva largamente basato sulle 'Reshef', almeno come apparato motore.
 
Le navi israeliane hanno avuto diverse armi di tipo nazionale. Una è stata, indubbiamente quella di maggior prestigio, il sistema Gabriel. Esso venne sviluppato già del '62, e pur essendo decisamente semplice, fece in tempo a partecipare alla guerra del Kippur, dove dozzine di essi distrussero varie navi arabe e anche diversi mercantili neutrali. Questo missile, dall'aria tozza, con due coppie di impennaggi cruciformi rettangolari, di cui quelli posteriori più piccoli, era priva di alette ripiegabili e così si rendeva necessario usare lanciatori di vetroresina singoli, di forma piuttosto irregolare e sfaccettata, e in questo, piuttosto simili ai Penguin norvegesi, anche come massa e prestazioni. Questi ordigni erano utilizzabili anche da autocarri per la difesa costiera. La versione Mk I aveva radar altimetro e autopilota, con crociera all'elevata quota di 100 metri sul mare, però vicino al bersaglio scendeva a soli 20 metri. Ad appena 1-2 km entrava in azione il sistema di guida, basato su di un radar illuminatore posto sulla nave lanciatrice in banda I. Anche per questo era necessario accendere il sistema solo all'ultimo, data la possibilità di essere soggetti al jamming. Del resto è lo stesso sistema usato dai missili Sea Skua, mentre i Penguin ricorrono ad un sistema autonomo a guida IR. Erano disponibili anche comandi radio per la guida elettro-ottica o uno di controllo da parte del radar cercatore, che insegue e comanda il missile durante il volo. Nell'insieme il Gabriel non era certo, nella sua forma iniziale, un'arma sofisticata: piuttosto lento, con una gittata pari a circa la metà di quella delle armi sovietiche. Eppure ebbe successo e forse in nessun campo come nel settore navale, specie con la battaglia di Lakatia, Israele ottenne una superiorità tanto schiacciante nella guerra del Kippur. A dire il vero, per converso, c'é da dire che proprio nel settore navale Israele appariva decisamente inferiore alle marine arabe, sopratutto a quella egiziana.
 
Il Gabriel Mk II era simile al precedente, introdotto attorno all'inizio degli anni '80, mentre grossomodo nello stesso tempo arrivò anche l'Harpoon, di maggiore portata, ma nondimeno più compatto grazie alle alette ripiegabili; nel mentre il Gabriel Mk III otteneva finalmente un radar di ricerca attivo in banda I e la possibilità sia di essere usato in modalità fire and forget che fire and update con un apposito datalink (inesistente sul pur più grosso Harpoon). Dal Gabriel Mk III venne estrapolata anche una coppia di versioni aria-superficie, le A/S e A/S ER (quest'ultima con motore a razzo allungato). Sono usati da aerei come i Phantom e i pattugliatori Sea Scan.
 
'''Gabriel Mk I, II, III''':
*Dimensioni: lunghezza 3,35--3,81--3,84 m; diametro 34 cm; ap.alare 1,38--1,38--1,1 m
*Pesi: totale 431--522--558 (600 ER)kg, testata 180--180--150 kg
*Prestazioni: v. max 0,65--0,7--transonica; portata 21--26--40 km (60 per l'Mk III A/S)<ref>Armi da guerra 25</ref>
 
 
Le artiglierie di bordo sono per lo più M2 Browning, cannoni da 20 mm Oerlikon o Hispano, CIWS Phalanx, 40 mm Bofors, ma sopratutto i 76 mm OTO-Melara, usati spesso da Israele in guerra, e per azioni di bombardamento costiero, purtroppo spesso coinvolgendo anche la popolazione civile. Nonostante la granata pesi poco oltre i 6 kg, essa è quanto di più potente sia praticamente utilizzabile da navi così piccole come quelle Israeliane, dopo che il cacciatorpediniere Jaffa venne radiato dal servizio.
 
Ma gli Israeliani hanno anche realizzato un impianto CIWS per la difesa ravvicinata delle loro navi, che è una sorta di TCM-20 terrestre ingrandito. Esso è chiamato infatti TCM-30 e usa due cannoni da 30 mm Oerlikon. L'affusto è stato ottimizzato per limitare la dispersione alle distanze maggiori, rendendo l'arma più precisa possibile. Le munizioni di loro sono molto potenti. Questo sistema, con capacità sufficienti per ingaggiare bersagli difficili (dipendenti anche dal tipo di centrale di tiro installata), ha sostituito vari impianti Bofors da 40 mm dopo la sperimentazione sulla motocannoniera GEULA, classe 'Alia'. Alla metà degli anni '80 questo sistema coesisteva assieme a 14 Phalanx già forniti per la Marina Israeliana. La sua efficacia come sistema antimissile poteva essere comparabile se aveva un valido sistema di tiro, ma contro aerei e bersagli di superficie la sua potenza era chiaramente superiore, come anche la gittata massima. La dotazione di colpi pronti all'impiego è limitata a 250 totali, più due contenitori con altri 40 colpi complessivi di pronta ricarica.
 
*Calibro 30 mm
*Alzo: -20/+85°
*Armi (2): v.iniziale 1.080 m.sec, cadenza di tiro 1.300 c.min totale.
 
 
Le 'Sa'ar 4.5' del tipo non porta-elicotteri sono note anche come Classe Nirit, costruiti dai Cantieri Israele Shipyards di Haifa, già autori di parecchie delle precedenti unità. Pensata come nave da export, come successore delle 'Reshef', è diventata poi una nave da esperimenti per i nuovi sistemi d'arma israeliani, e nel 1988 venne comprata dalla Marina. La nave dispone per la prima volta del sistema missilistico Barak nella sua configurazione finale, con i moduli di lancio verticale. Questo missile è un'arma potente per la difesa ravvicinata, eppure estremamente compatto. Esso ha una portata di 12 km, lancio verticale, testata da circa 18 kg e in portata, testata e capacità è persino migliore del similare Sea Wolf VL inglese. Anche il modulo pesa di meno, circa 1.150 kg contro 1.360. La velocià massima è di circa mach 2 e la guida è elettro-ottica. Quest'arma è diventata in seguito anche un prodotto export per diverse marine estere. La Nirit è entrata in servizio nel febbraio 1991. La sua COC ha due settori, uno per la difesa e l'altra per l'attacco.
 
Queste navi seguirono ALYA e GEULA, le due Saar 4.5, note come 'Alya' o anche come Chochit, che avevano per la prima volta un elicottero Bell 206 o, poi, Panther. Simili a queste, vennero costruite anche due 'Noshav' prive di elicotteri ma con armi e rifornimenti aggiuntivi.
 
L'aggiornamento della Marina Israeliana ebbe quindi luogo con la seguente strategia: introduzione delle Saar 4.5, delle Saar 5, e poi aggiornamento delle Saar 4.5 allo standard delle altre. Nel mentre, attorno alla metà degli anni '90 le Sa'ar 2 e 3 vennero ritirate dal servizio. Quanto alle Saar 4.5, esse vennero ammodernate dal 1988, e dopo una quindicina d'anni aveva avuto luogo su 8 navi, sia in servizio che in costruzione, perché questa classe era ancora in scalo quando se ne decise la trasformazione grazie alle tecnologie delle corvette Sa'ar 5 o 'Lahav'. La classe Sa'ar 4.5 ammodernata ebbe come nome 'Nirit', con la prima di esse, la 'Hetz', in servizio dal 1991. Entro il 2002 ne seguirono altre 5: KIDON, YAFFO, TARSISH, HEREV e SUFA. Le altre due navi aggiornate sono le 'Noshav'.
 
Queste unità hanno la seguente costruzione: acciaio dolce per scafo, ponte di coperta, paratie, tuga e sovrastrutture in alluminio. Progettate per tenere bene il mare e operare senza degrado significativo fino al mare forza 6, con ottima manovrabilità, sono state costruite dai Cantieri Israeliani, che hanno reso indipendente la Marina da forniture estere dagli anni '70. Le loro operazioni si sono estese fino all'Oceano Indiano, fatto non certo usuale per unità da meno di 500 t. La loro sagoma è inconfondibile, dato che è dominata da una specie di albero-sovrastruttura integrato, con condizionamento per raffreddare l'elettronica, e ridotta sezione radar grazie all'uso di spigoli a 'fisarmonica' e materiali RAM. I motori sono in due locali separati, ciascuno con due MTU 16V a controllo elettronico.
[[File:Saar 5.jpg|330px|right|thumb|La vista delle antenne degli alberi principali delle 4 'Nirit' qui visibili, dà l'idea dell'importanza della guerra elettronica anche nel settore navale]]
L'equipaggio ha certo un elevato livello di confort per navi costiere o comunque di piccole dimensioni: ripartito in tre sezioni a mezza nave, prua e poppa, ciascuna di esse ha condizionamento d'aria, Tv, zone di svago e letti individuali. I turni di servizio sono 3 per garantire a tutti un adeguato riposo. Il CIC è di notevoli dimensioni e consente di coordinare le operazioni difensive e d'attacco, con ben 20 addetti con consolle di tipo avanzato, con trackball e software Windows di derivazione commerciale. L'addestramento del personale è facilitato da un sistema di simulazione presente nel Naval Tactical and Command Trainer Center, che simula, interagendo con i sistemi di bordo, le minacce e le risposte. Quanto ai sensori e alla potenza di fuoco, la nave è decisamente all'avanguardia, come preteso dai pianificatori della piccola ma agguerrita marina israeliana. Come spesso accade per le navi costiere, le batterie d'armi sono numerose in relazione al dislocamento. 8 missili Harpoon sono piazzati proprio dietro all'albero principale, dietro ancora vi sono 6 Gabriel Mk III, poi i missili Barak, e infine il cannone da 76 mm. A prua, davanti alla plancia, vi è il CIWS Phalanx. Forse l'unico problema è proprio che il cannone e il CIWS sono disposti all'incontrario rispetto ad un'ottimale layout, nel senso che il pezzo di medio calibro sarebbe più utile a prua, e il CIWS a poppa. Ma spesso accade che le piccole navi non possano fare questo tipo di scelta per ragioni di pesi e di ingombri interni.
 
Che le navi di questo tipo siano ben armate è del resto chiaro vedendo come il ponte di coperta, che è continuo da prua a poppa estrema, è lungo circa i 2 terzi della nave ed è interamente occupato da lanciamissili e cannone, senza lasciare nessuna sovrastruttura disponibile per altri usi.
 
Differentemente da molte altre navi di vecchia generazione, però, le 'Nirit' hanno anche validi sensori per sfruttare al meglio i loro sistemi e difendersi. Sistemati tutti sull'albero principale, vi sono il radar AMDR (che significa 'localizzazione automatica dei missili') Elta EL/M 2228S, pulse-doppler in banda S, giusto alla sommità della sovrastruttura; a lato, l'EL/M-2221 STGR per ricerca, inseguimento e guida. Mentre le precedenti motocannoniere avevano l'RTN-10X italiano, queste hanno un sistema autoctono in banda X e Ka, e usano differenti soluzioni d'onda sia per usare i missili che i cannoni. Ve ne sono due. Poi vi sono il sistema Compass con un FLIR e laser (opzionale, come lo è la versione 3D dell'AMDR), il sistema ESM è invece essenziale per la scoperta di minacce elettroniche, e come tale, molto avanzato. Si tratta di un sistema in banda 1-18 GHz, capace di localizzare anche radar a salto di frequenza con una percentuale dichiarata del 100%. Esiste il COMINT NATACS-2000, opzionale, con 4 antenne. I sistemi ECM entrano in azione dopo la localizzazione delle minacce, come lo SHARK, con antenne multifascio, il lanciatore di decoy 'Deseaver', non si sa poi quali siano le contromisure subacquee, quasi certamente presenti ma altamente riservate. L'armamento è costituito dai missili Barak, per un totale di 32 armi su moduli a 8 colpi, testata da 22 kg e sistema altimetrico che 'setta' automaticamente la sua spoletta di prossimità per non esplodere anzitempo negli ingaggi di bersagli a pelo d'acqua. La gittata massima, pare, sia di 10 km, mentre la minima è eccezionalmente ridotta, dato che è efficace a 500 metri dalla nave (la maggior parte degli altri missili SAM non funziona sotto i 1.000-2.000 m). La velocità è di circa 600 m.sec, non eccezionale anche se sufficiente per l'autodifesa e anche la protezione ravvicinata di altre navi.
 
Con un massimo di 32 Barak, il cui sistema di guida elettro-ottico è anche utilizzabile per attacchi antinave, 14 missili antinave di due tipi diversi, cannone da 76 e CIWS, le Sa'ar 4.5 hanno una delle maggiori potenzialità combattive tra le navi di piccole dimensioni, accresciute dalla dotazione elettronica di bordo. Anche per questo sono state esportate in Sudafrica (già utente delle 'Reshef'), Cile (idem) e Sri Lanka.
 
*Dimensioni: 58,1 o 61,7 mx 7,6x2,8 m
*Dislocamento: 440-488 t (max), 115 t combustibile
*Motore: 4 MTU 16V 296 da 3.433 hp l'uno, su 4 assi e 4 eliche tripala a passo fisso, 4 gruppi elettrogeni; 33 nodi, 5.400 km di autonomia
*Sistemi d'arma: 8 Harpoon, 6 Gabriel II (?), 32 Barak, 1 CIWS, 1 76 mm, 2x20 e 4x12,7 mm.
*Elettronica: radar EL/M 2228S, 2 radar EL/M-2221, 1 ESM, 1 ECM, sistemi lancio decoys<ref>Eshel T: ''Upgrading per le Sa'ar 4.5'', RID novembre 2003</ref>.
 
 
E infine le Sa'ar 5, corvette vere e proprie nate dalla naturale crescita degli scafi per via delle specifiche sempre più esigenti della Marina. Questa, che uscì dall'era delle grandi navi dopo il disastro dell'Eilat, nell'ottobre 1967, c'é ritornata col tempo dalla finestra, con un programma nato fin dal 1979, data alla quale venne completato il primo documento in merito, promosso dall'allora ammiraglio Zeev Almog, nonostante lo scetticismo di altri dell'S.M. e persino di ufficiali della Marina in pensione. Le perplessità erano molte, ma avere una vera corvetta capace di operare in alto mare, sarebbe stato parimenti interessante. E per il finanziamento, esso sarebbe stato passato dagli USA con il 'Fondo annuale di aiuti militari'. Ma che tipo di navi realizzare, 3-4 corvette da 1.200 t o una decina da 400-500 t? Si discusse animatamente su cosa fare e in generale, su cosa sarebbe stato necessario per la Marina nel futuro. Alla fine, nel 1984, venne dato l'OK per la costruzione della nuova classe, il cui progetto sarebbe stato curato dalla società J.J. McCullen Associated con un contratto da 10 mln di $. Essa sarebbe stata prodotta dai cantieri israeliani. Serviva una nave capace di stare in mare circa 4 settimane e imbarcare gli elicotteri Dauphin, con un sistema di difesa aerea capace di affrontare minacce aeree sofisticate, dato che gli aerei sono una minaccia pericolosissima per le piccole navi d'attacco (come dimostrato da diversi scontri navali nel Golfo Persico). Ma i problemi non finirono qui, le apparecchiature disponibili negli USA erano per lo più destinate a navi di grosse dimensioni. Come per le utilitarie, invece, latitavano sistemi di categoria e peso inferiori, abbondanti invece in Europa, dove eran abituati a costruire navi ben più piccole. Quindi si cercò qui molti subsistemi, perché discostarsi dalle 1.250 t nominali avrebbe potuto essere pericoloso per le critiche contro il progetto, già difficilmente sopite. Il numero degli uomini d'equipaggio doveva essere ridotto, dato il rischio di subire perdite elevate con una sola nave colpita, come nel caso del caccia Eilat (classe Z, 4 pezzi da 114 mm, affondato con 47 morti e 91 feriti a bordo). Così si previdero solo 50 uomini d'equipaggio. La capacità di sopravvivenza doveva essere in ogni caso elevatissima, grazie anche all'aiuto dell'USN che all'epoca stava progettando i 'Burke'. Vennero scelte vernici e sistemi di riduzione dell'impronta radar e acustica adatte. Alla fine di tanti dibattiti, vennero realizzate le corvette richieste, ma certo non senza pagare il prezzo di tanta qualità e compattezza, ben 200 mln di dollari l'una. Il sistema di combattimento venne progettato alla Rockwell International, con un team israeliano, come già alla McMullen. Le 'Sa'ar 5' hanno avuto vari accorgimenti stealth: sistema canadese Prairie Masker a 'bollicine d'aria' contro i sonar e l'irradiazione del rumore, sistema pure canadese Davis per ridurre la segnatura IR con l'uso dell'aria presa dall'esterno e mischiata agli scarichi. Le sovrastrutture sono in due parti, poste sopra una tuga, con il fumaiolo e il sistema di raffreddamento in mezzo. Entrambe hanno sovrastrutture tronco-piramidali, con parecchi elementi, però, che hanno tale struttura 'inversa' ovvero con le pareti più larghe verso l'altro. Anche la tuga anteriore, dove c'é il Phalanx, è tronco-piramidale inversa. Nel 1989 venne firmato il contratto, che venne approvato da Rabin, anche se, al posto delle 4 navi che si volevano, se ne approvarono solo 3, più però 2 sommergibili tedeschi. Nel maggio di quell'anno venne scelta, anziché i cantieri nazionali, la Ingalls Shipbuilding della Litton, in Missisippi, contro offerte poste da 8 proponenti, e il varo dell'EILAT si ebbe il 9 febbraio 1993.
 
Dotate di due diesel MTU e una turbina LM2500, esse hanno propulsione CODOG, la più efficiente: diesel per la crociera, turbine per la massima velocità, rispettivamente 17-20 nodi e 34. Molti i sistemi stranieri, come quello canadese per il controllo della piattaforma, ma quello da combattimento è stato realizzato da un consorsio di IAI, Tadiran e Elbit, mentre l'MBT della IAI ha avuto responsabilità nell'armamento vero e proprio. La sola centrale operativa ha ben 17 consolle multifunzione a colori, una ogni 4 marinai a bordo. Esiste un sistema SDB-2 per la distrubuzione dati, l'ICS-2 per le comunicazioni con numerosi canali HF-UHF, radar ADMR della versione 3D, generatore di rumori ATC-1 antisiluro rimorchiato (standard su molte navi israeliane), lanciatori di chaff a 72 cartucce, sistema elettro-ottico MSIS, già usato sulle Saar 4.5 e DVORA, che ha laser, IR e CCD. Non mancano un sistema COMINT-DF della Tadiran, capace di analizzare una banda di 20-500 MHz, controllando circa 1.000 canali al secondo. L'ECM della Elisra e Rafael, ha due trasmettitori con antenne a schiera, non stabilizzati, con settore di copertura di 180°. Il tutto deriva dal precedente RAN-1010. Questa è la componente della Rafael, ma la Elisra ha fornito l'apparato NS-9003. Il sistema ESM ha una copertura di 2-18 GHz. Infine il sonare EDO americano, leggero, è presente nel tipo 796<ref>Sadeh, Sharon: ''Le Corvette Sa'ar 5'', RID ott 19953</ref>.
 
*Dimensioni: 86 x 12 x3,2 m
*Equipaggio: 74
*Dislocamento: 1275 t (max), 160 t per il sistema di combattimento
*Motore: 2 MTU da 3.000hp e 1 LM2500 da 30.000 hp; 34 nodi, 3.500 nm a velocità economica
*Sistemi d'arma: 8 Harpoon, Gabriel (?), 64 Barak, 1 CIWS, 2x20 mm, 4x7,62 mm, 2 tls da 324 mm Mk 32, elicottero AS.565 Atelef (il Panther)
*Elettronica: radar EL/M 2228S, radar navale SPS-55, 2 radar EL/M-2221, 1 Mk 90 di tiro, 2 MSIS, 1 ESM, 1 ECM, 3 sistemi lancio decoys a 72 canne e 2 fumogeni da 24 canne, sonar a media frequenza (6-8 KHz) EDO 796 Mod.1, e uno rimorchiabile Rafael CORIS-TAS da 10-1.600 KHz<ref>Doron, Opher ''La Marina Israeliana e la guerra litoranea'', RID nov 2003</ref>
 
Ecco le navi varate:
 
*501 EILAT, impostazione 24-02-92, varo 09-02-93
*502 LAHAV, 25-09-92 e 20-08-93
*503 HANIT, 05-04-93 e 04-03-94
 
Nonostante tutto questo livello di tecnologia, non mancano anche delle limitazioni. Per la prima volta, eccetto che nel caso delle 'Alya', non ci sono i cannoni da 76 mm, quando la presenza di uno di essi, magari di tipo SR, renderebbe alquanto inutile il Phalanx e sarebbe capace di eseguire azioni di tiro costiero e anti-superficie. Alle minacce avrebbero pensato il cannone, i Barak, i sistemi ECM e le capacità stealth. Nell'insieme l'armamento non è particolarmente pesante viste le dimensioni, se comparato alle motocannoniere 'Saar 4' e 4.5. La successiva generazione di navi israeliane sarà rappresentata da unità da circa 2.000 t, ancora più avanzate e con sistemi maggiormente integrati, mentre l'equipaggio sarà ancora più ridotto. In ogni caso, tutte le sue capacità non hanno salvato la HANIT nel 2006, quando è stata colpita da un missile lanciato dalla costa del Libano. Non è chiaro come siano andate le cose e i danni non sembrano siano stati pesanti, forse il missile ha colpito una gru o uno dei due alberi. 4 marinai sono rimasti uccisi, e certamente, per una nave di questa modesta taglia, l'effetto di un colpo in pieno avrebbe potuto essere ben maggiore, visti i danni che i missili antinave sono capaci di infliggere anche alle fregate e caccia di 3.000 t, per esempio l'HMS Sheffield e l'USS Stark.
 
===La marina al 1991<ref>''I programmi della Marina Israeliana'', RID maggio 1991</ref>===
 
* 3 sottomarini 'Gal': 450/600 t, 11/17 knts, 45 m, 8 tls da 533 mm, numeri 75-77
 
* 2 'Saar 4.5' o Nirit, 500 t, 31 knts, 61,7 m, 6 Gabriel+8 Harpoon, 1x76 mm+1 Phalanx, 2x20, 2x12,7 mm (81-82)
 
* 2 'Saar 4.5' o Alya, 500 t, 31 ktns, 61,7 m, 4 Gabriel+4 Harpoon, 1-2 Phalanx, 2x20 e 2x12,7 mm (80-?)
 
*8 Saar 4 (4 'Motelet' e 4 'Reshef'): 415 t, 32 knts, 58,1 m, 4 Gabriel, 4 Harpoon, 1x76 mm, 1 Phalanx, 2x20 e 2x12,7 mm
 
*4 'Saar 3': 235 t, 40 knts, 45 m, 2 Gabriel, 3 Harpoon, 1x76 mm, 2x12,7 mm
 
*4 'Misgav' (Saar 2): 235 t, 40 knts, 45 m, 2 Gabriel+2 Harpoon, 1x40 mm, 4 tls da 324 mm
*2 'Mivtach': 235 t, 40 knts, 45 m, 5 Gabriel, 2x40 mm, 2x12,7 mm
 
*3 'Shimrit': 2 Gabriel+4 Harpoon, 2x30 mm, 71 t, 45 knts, 25,6 m
 
*1 'Dvora': 47 t, 36 knts, 21,6 m, 2 Gabriel, 2x20 e 2x12,7 mm.
 
*36 'Dabur': 25 t, 25 kts, 19,8 m, 2x20 e 2x12,7 mm
 
*3 'Ashdod', 400 t, 10,5 knts, 62,7 m, 2x20 mm (61-63).