Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Italia 4: differenze tra le versioni

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===Sottomarini===
Cominciamo da questi ultimi; la serie di maggior successo era quella dei piccoli sommergibili classe '600 tonnellate' che erano i più numerosi della Marina. Si cominciò con i 12 ''''Sirena'''' del 1931, nel '35 i dieci ''''Perla'''', nel '37 ben 17 ''''Adua'''', e infine, nel 1940-41 i 14 'A'''cciaio'Acciaio''' per un totale di 54. In campo a della 'media crociera' c'erano i 12 ''''Flutto'''' del 1941-43, e infine i due ''''Romolo'''' del 1942-43, un tipo speciale di cui si parlerà poi. Nel frattempo vennero realizzati altri mezzi: gli SLC che erano mezzi incursori (i 'maiali'), e i mini-sottomarini CB.
 
Nel 1940, allo scoppio della guerra, c'erano ben 115 sottomarini di cui 18 da media crociera, 6 media crociera-posamine, 46 costieri, ben 45 di grande crociera, ovvero adatti a missioni di lungo raggio. E' veramente strano notare come una nazione tanto 'inclusa' nel Mediterraneo, nonostante la colonia Etiope, avesse così tanti sottomarini capaci di operare in ambienti oceanici. Forse non sarà tanto strano, se si considera che le ultime 4 classi per un totale di 21 sottomarini, costruite prima della guerra (1937-39) erano tutte navi oceaniche. Questo non era certo giustificato da esigenze difensive della penisola, più che soddisfatte da navi come quelle costiere; né dalla rivalità con la vicina Francia. Evidentemente la crisi etiopica con la Gran Bretagna aveva suggerito in futuro un confronto aperto con gli Inglesi, anche fuori del Mediterraneo.
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Quanto alla specialità d'assalto subacqueo, anche questa cominciò a muoversi, sulla scorta delle esperienze della I GM, dalla crisi etiope del 1935. Altro segno dei tempi.
 
I sommergibili italiani erano numerosi, e recenti: eccetto 32, gli altri avevano tutti meno di 10 anni. Ma con l'impiego dimostrarono tantissime pecche, non tanto per velocità, armamento, autonomia, all'altezza delle altre unità pariclasse. Ma i problemi erano altri: usare i sottomarini come 'boe' per operare in posizioni statiche, senza la tecnica dei 'branchi di lupi' tanto cara ai Tedeschi; mancarono per molto tempo mancarono sonar, centrali di lancio elettromeccaniche, siluri con acciarino magnetico, sistemi radio efficienziefficienti ecc, oltre a sovrastrutture troppo alte e grosse, e tempi di immersione elevati.
 
Al dunque, i risultati furono particolarmente scadenti. A parte i successi ottenuti fuori dal Mediterraneo, nella caccia a navi isolate e vulnerabili, nel Mediterraneo gli Italiani ottennero l'affondamento di ben poche navi, con un impatto ridottissimo contro il traffico e le flotte da guerra britanniche.
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L'esperienza bellica dimostrava un certo livello d'inadeguatezza delle navi italiane del settore, pur essendo molte di esse moderne e-o potenti. I 12 'Soldati' avevano 4-5 cannoni da 120 mm e 6 tls da 533 mm. Erano veloci, ma potevano arrivare solo a 2.000 miglia nautiche a 20 nodi. Un analogo 'J' era capace di una velocità pratica grossomodo simile, ma con 6 cannoni da 120 e 10 tls. I 'Navigatori' avevano 6 cannoni da 120 mm e 4-6 tls, mentre i 'Tribal' avevano 8 cannoni e 4 tls. Ma sopratutto, i caccia 'J' inglesi erano capaci di 3.700 miglia a 20 nodi, quasi il doppio rispetto alle navi italiane. Questo non era tanto dovuto alla differenza di carburante, ma al consumo elevatissimo dei motori italiani, almeno quelli dei cacciatorpediniere.
 
L'armamento contraerocontraereo era pure limitato perlopiù ai cannoni da 20 mm, visto che i 37 mm avevano affusti troppo pesanti. L'armamento principale, per quanto costituito da cannoni moderni a lunga gittata, non venne trovato molto preciso anche se a Punta Stilo il fuoco dei caccia italiani fu assai temibile per le navi britanniche.
 
Per rimediare ai vari limiti, vennero concepiti i caccia 'Medaglie d'Oro' o 'Comandanti'. Erano navi certamente interessanti, ma non ancora prive di difetti o limiti a seconda dei casi. L'ordine era costituito da 8 navi da 2.100 t in sezioni prefabbricate per rendere possibile un più veloce completamento; ad un certo punto però si era parlato di due serie da 12 navi l'una, per un totale di 24. Ma il 9 ottobre 1944 venne deciso di demolire i due 'Comandanti' in approntamento ad Ancona. Queste grandi navi avrebbero dovuto avere inizialmente avere 5 cannoni da 135/45 mm, poi ridotti a 4. Questo causò delle critiche, come anche la decisione di usare leghe leggere troppo sensibili alla corrosione, mentre per il resto c'erano 12 cannoni da 20 mm e 6 TLS. Il peso delle armi era incrementato da 1000 colpi calibro 135 mm (57 t), 28.800 colpi da 20 mm per 12,6 t, 14,3 t per i sei siluri, 32 bombe di profondità da 100 kg e 16 da 150 kg.
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Dopo che già nel 1905 gli inglesi realizzarono un modello sperimentale silurante da 4,5 t da 20 nodi e due siluri, gli Italiani tentarono di fare altrettanto nel 1906, ma non ebbero buona riuscita. I motori divennero più affidabili e allora fu possibile realizzare da parte dei Francesi e poi degli americani dei validi mezzi, anche se il primo cliente fu la Marina russa, che nel 1908 comprò 10 navi americane.
 
Dopo la realizzazione di centinaia di questi mezzi ASW e d'attacco silurante o cannoniero durante la I GM, si ricominciò a sviluppare mezzi veloci con il MAS 424 del 1923, con motore da 1.500 hp e 40 nodi. Ma il problema era l'indisponibilità di adeguati motori affidabili, fino a che attorno alla metà degli anni '30 arrivarono i motori IF da 1.000 hp. Due di questi servirono per i MAS 500, che inizialmente avevano 20, poi 29 t di disclocamentodislocamento, che rendevano possibili fino a 45 nodi. Nel 1940 c'erano varie navi di vecchio tipo, e ben 64 MAS 500. Lo scafo planante era ideale per la velocità, ma non certo per le doti marine. La carena a spigolo era ben diversa, e quella scelta dai tedeschi per le loro famose S-Boote.
 
Gli Italiani pensarono a questa soluzione nel 1935 con la torpediniera Stefano Turr, da 64 t per 32 metri, con 4 diesel da 3.000 hp per 30 nodi e 1.582 miglia a 16,6 nodi. C'erano 4 tls da 450 mm, 2-3 armi da 13,2 mm, 1 da 6,5 mm, 12 bombe ASW. Ma i motori non erano a punto e lo scafo si dimostrò prone alla corrosione, e alla fine, dopo anche un tentativo di rimpiazzare i suoi motori con quelli a benzina, venne radiata nel 1941.
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===Assalto===
Quanto ai mezzi d'assalto, ce n'erano di tutti i tipi. Rivitalizzando l'esperienza della I GM, si ebbero unità di ogni sorta che al grado più basso eraoerano i nuotatori d'assalto (uomini Gamma), che erano muniti di un bauletto esplosivo galleggiante, e che andavano in azione con vari mezzi, cominciando dal '41 ad attaccare navi alla fonda. C'erano naturalmente gli '''SLC''' o Siluro a Lenta Corsa, che iniziarono ad essere assemblati con gli studi del '35, durante la crisi con la Gran Bretagna. Erano caratterizzati da un motore elettrico da poco oltre un cavallo, che portava il mezzo, i due operatori e una carica di circa 300 kg.
 
La loro evoluzione tecnica fu modesta, e i tipi migliorati arrivarono troppo tardi, come uno (l'SSB o Siluro San Bartolomeo) con un carico di 400 kg costituibile se necessario da due cariche da 180 kg l'una. Questi siluri cominciarono ad essere messi in azione da sottomarini con appositi compartimenti stagni e durante la guerra attaccarono sopratutto Alessandria d'Egitto -celebre l'azione in cui vennero danneggiate due corazzate inglesi- da parte del sommergibile SCIRE' (affondato nel '42 da una corvetta inglese). Già un sottomarino italiano avrebbe dovuto fare la stessa cosa, forzare la base inglese, era il IRIDE, ma venne affondato prima portasse l'attacco, già nell'agosto del 1940. Il secondo tentativo fu fatto dal GONDAR, affondato a settembre. Quindi l'attacco del dicembre 1941 fu solo il terzo tentativo dopo due disastri.
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I barchini esplosivi erano nati dall'idea di Amedeo di Savoia, che era comandante di squadra aerea e che aveva il fratello Ammiraglio di divisione. La sua idea era di trasportare un motoscafo veloce appeso sotto le due fusoliere dell'inconsueto e capace S.55, e usarlo per forzare le basi. Per non essere troppo sofisticato, il motoscafo sarebbe stato usato esso stesso come 'siluro' schiantandosi contro le navi da colpire. L'idea era ovviamente legata alla crisi con la Gran Bretagna, perché in quell'anno, il 1935, era scoppiata la guerra con l'Etiopia e la crisi con la Gran Bretagna,la cui Mediterranean Fleet divenne un avversario di riferimento. All'inizio dell'anno successivo, ovvero il 29 febbario 1936, venne dato incarico ai cantieri navali Baglietto di realizzare il motoscafo speciale, il M.A.T. Motoscafo Aviotrasportato. L'ing. Baglietto si fece aiutare dall'idea del precedente motoscafo 'Asso RB', e dotato di rimonitimoni ed eliche capaci di superare le reti parasiluri. Questo prototipo venne realizzato prima considerando un modello in legno che venne provato con l'S.55 ad Orbetello, nel marzo di quell'anno, poi seguirono due prototipi con un motore Alfa Romeo da 75 hp, e sopratutto una carica esplosiva di Tritolital, esplosivo molto potente, da 330 kg di peso. C'era anche il 'cannone' ovvero una serie di piccole cariche che dopo l'impatto dovevano -innescate da un congegno di prua chiamato 'palmola', tranciare lo scafo e fare affondare la testata in fretta, facendola esplodere ad una profondità predeterminata. Ma gli esperimenti dimostrarono anche l'obsolescenza dell'S.55 e le difficoltà dell'operazione. Accantonato il discorso, venne poi ricominciata la sperimentazione nel '38 da parte della Prima Flottiglia MAS; vennero ordinati 6 M.T. (motoscafo da turismo, nome ovviamente di copertura) con scafo allungato di 40 cm, da 4,7 a 5,1 m; la larghezza restava di 1,46 m e l'altezza di 65 cm, o almeno non si conoscono eventuali variazioni; il motore era potenziato a 90 hp. Dopo i primi 6, ne giungeranno altri 12, sempre della C.A.B.I. I primi vennero consegnati nel '39. Nel '41 seguirono gli M.T.M., motoscafo da turismo modificato. Avevano un invertitore di marcia, posizione più comoda del pilota, lunghezza 5,4 m (al galleggiamento; f.t. erano 6,11). Autonomia di 3 ore a piena potenza. Da notare che il pilota non era al centro dello scafo ma dietro, mentre era il motore al suo centro, e la carica esplosiva a prua.
 
Vennero consegnati circa 40 M.T.M. entro il settembre 1943, e dopo seguirono altri 143 per la X MAS, visti come mezzi economici d'assalto per colpire grosse navi con equipaggio ridotto ad un singolo operatore. Avrebbero avuto qualche successo, ma anche vita dura a causa dei mezzi di pattugliamento dotati di radar oarmaioramai ben diffusi dopo il 1943. Altrimenti, la loro piccola sagoma di notte sarebbe stata difficile da vedere. Ma com'era in dettaglio l'M.T.M. e come funzionava? Lo scafo era in legno di faggio, a fasciame, oppure nell'MTM-D a guscio, usando le tecniche aeronautiche di sagomatura a caldo di compensato e resine sintetiche. Un MTM era di dimensioni pari a 6,11x1.665x1,040 m, peso 1.200 kg, la velocità era alta, 31 nodi, ma da notare che era pur sempre molto inferiore a quella delle motosiluranti. E non c'erano armi difensive. Il pilota, dietro un paraonde di aspetto curvo, appena sporgeva dal mezzo, su cui stava seduto all'estrema poppa. Aveva una tuta protettrice Belloni, anzi precisamente un 'Vestito impermeabile Belloni', e un battellino di salvataggio: quando puntava ad una nave o ad una ostruzione portuale, bloccava con un 'vitone' il timone, poi si buttava in acqua con il battellino, che era ripiegabile a mò di straia: prima era il sedile, poi diventava una specie di materassino. Venne persino previsto un modello semovente con motore elettrico a batteria da 0,25 hp. Era ingegnoso, ma come si potrà ben intuire non funzionava in pratica e i piloti si portavano piuttosto due racchette da ping pong come mini-pagaie. Nel '44 arriveranno anche gli M.T.M.M. (La terza M per 'Migliorato'), e poi gli MTR (Ridotto), compatibile con i tubi stagni usati per portare gli SLC; prodotti in un prototipo e 13 esemplari di serie, non vennero mai usati in azione. In tutti i casi i barchini esplosivi erano portati in azione trainati da unità più grandi, in genere motosiluranti. Nel dopoguerra questi piccoli, mortali ed ingegnosi natanti vennero convertiti in parte anche come mezzi da turismo, per quanto davvero minimi in termini di dimensioni e pesi; e proprio questo impiego 'civilizzato' nascose l'uso di tali mezzi da parte israeliana, quando alcuni MTM vennero utilizzati contro gli Arabi colpendo una fregata egiziana. L'addestramento ebbe luogo nel lago di Tiberiade, con istruttori della X MAS. Corsi e ricorsi della Storia, successe così che gli ebrei si ritrovarono come istruttori ex-Repubblichini, nonostante quanto successe negli anni della guerra <ref>Daniele Lembo Eserciti nella Storia</ref>.
 
La RSI con la X MAS continuò ad utilizzare i mezzi d'assalto, specialmente il tipo armato di un siluro, contro gli sbarchi Alleati nel Mediterraneo. Questo era l'MTSMA (Motoscafo Turismo Silurante Modificato Allargato), usati contro le navi ad Anzio. Erano piccole unità semi-civili, in legno (che tra l'altro riduceva l'eco radar essendo materiale dielettrico), lunghi 8,8 m, largo 2,32, pesante 3,76 t, con immersione di 0,7 m; aveva due motori Alfa Romeo da 75 hp e un siluro 'ridotto' da 450 mm, sistemato tra i due motori; la velocità era di 29 nodi e c'erano anche due cariche di profondità (usate più come dissuasori verso le navi inseguitrici) da 50 kg. Il siluro veniva scaricato in acqua; c'era anche un apparecchio nebbiogeno a cloridrina a poppa, e una boa fumogena sferica, sempre da usare per coprire la fuga<ref>Nesi, Sergio ''Chiaro di Luna ad Anzio'', Storia Militare luglio 2005 p.27-40</ref>.