Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Germania-3: differenze tra le versioni

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Sebbene quest'aereo non potesse essere considerato particolarmente moderno, non va dimenticata la varietà di armi che ebbe in dotazione. Velivolo bimotore fatto per l'attacco al suolo, con un parabrezza piccolo e pesantemente blindato e corazze difensive per l'abitacolo, motorizzato da motori francesi da 700 hp come quelli dei Breguet Br 693, era pesante 5.100 kg al massimo e volava a 407 km, con un'autonomia di circa 690 km.
 
Tra le armi previste c'era una varietà impressionante, che comprendeva il Pak 40 a riarmo pneumatico, con un caricatore da 12 colpi sistemato dietro l'abitacolo e automatizzato a mò di giostrina, era davvero un'impresa del resto mettere un cannone tanto potente dentro un monoposto tanto piccolo, che il collimatore era addirittura esterno all'abitacolo, sistemato sul muso (e presumibilmente vulnerabile al tiro nemico). La versione con tale 'supercannone' era la B-3/Wa, sperimentato dal maggio del '43 con anche due MG 131 con 500 cp totali. La versione B-2 aveva invece il cannone MK 103, e quella base B-1 il meno potente e più pesante MK 101 con la modifica R-2; altre riguardavano 4 armi da 50 kg o una da 250. Non mancarono i cannoni da 37 mm che richidevano al B-2 di togliere le due MG 131, o cannoni sia da carro che contraerei calibro 50 mm, i lanciafiamme offensivi tirati dalla coda, e gli originali cannoni senza rinculo SG.113A, che erano armi davvero senza paragoni. Infatti si trattava di ben sei pezzi calibro 77 mm, allineati in fila di due, dietro l'abitacolo, che vennero sperimentati anche con un Fw-190. L'azionamento era dato da un magnetometro che sentiva la segnatura del carro armato, il che però rendeva necessario volarci sopra a non più di 10 metri. Il cannone sparava una granata che era anch'essa particolare, per avere una maggiore velocità era infatti sottocalibrata a 45 mm e sparata a 75 gradi di inclinazione verso il basso e all'indietro, perforava almeno 40-50 mm d'acciaoacciaio, avendo così facilmente ragione della protezione superiore dei carri armati. 3 Hs 129 vennero così equipaggiati, anche se francamente è difficile capire cosa ci fosse di positivo in tale applicazione, quando tirare di fianco ad un carro con un cannone da 30 o più mm era sufficiente il più delle volte, e senza doverlo letteralmente sorvolare. Inoltre i razzi Panzerblitz 1 da 70 mm e 2 da 55 erano decisamente più soddisfacenti di questo complesso e piuttosto impegnativo complesso d'armamento. In ogni caso l'Hs 129 una volta appesantito di armi era piuttosto impacciato, se è vero che la velocità già col cannone MK 101 scendeva a 320 km e l'autonomia a 560 km. in ogni caso l'Hs 129, pur essendo piuttosto oscurato dallo Ju 87, anche nel tipo specifico G controcarri, fu prodotto ugualmente in circa 880 esemplari. Del resto lo stesso Ju 87 era piuttosto impacciato nel modello G, privo degli aerofreni, con due contenitori da 37 mm che pesavano 363 kg l'uno e appena 290 kmh di velocità a bassa quota così equipaggiato (poteva anche usare bombe se necessario). Nondimeno gente come Rudel riuscì a colpire efficacemente i carri T-34 sovietici, ma se c'erano dei caccia nemici in zona il rischio d'essere abbattuti era enorme.
 
 
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Tornando alle bombe tedesche, il loro impiego fu presto evoluto in azioni di precisione, ma piuttosto che arrischiare l'aereo e l'equipaggio con i soliti attacchi in picchiata, ben presto si preferì l'impiego di un sistema di guida per tiri come si direbbe oggi 'stand off'. La bomba volante era già stata pensata durante la I GM da Americani, Italiani e Tedeschi (questi ultimi con i veri bombardieri strategici dell'epoca: i dirigibili Zeppelin) ma i tempi non erano maturi.
 
Ma questo cambiò molto negli anni successivi. Uno dei risultati fu la bomba '''Fritz-X''', nome con cui è diventata particolarmente nota ma che originariamente era la Ruhrsthal/Kramer X-1. Quest'ordigno divenne improvvisamente noto quando affondò la poderosa corazzata ROMA e danneggiò l'ITALIA il 9 settembre del '43, mentre stavano dirigendosi a consegnarsi agli Alleati. Fu una prova terribile della loro efficacia, e dell'inadeguatezza persino delle navi da battaglia moderne alle nuovi armi teleguidate. Del resto le navi italiane non avevano certo ECM e CIWS moderni, ma in ogni caso restò il concetto che persino una nave ben protetta non poteva essere difesa da bombe del genere. Di lì a poco toccherà all'incrociatore Savannha americano e alla veterana Warspite subirne l'efficacia. Quest'ultima rimase menomata al punto che, per ripararalaripararla in fretta, parte della falla fu riempita con cemento.
 
La Fritz-X non era altro che l'antisignana delle 'bombe intelligenti'. Si trattava di una SZ1400, ordigno perforante, trasformata con un kit che consentiva di guidarla tramite un comando radio e l'uso del collimatore Lofte 7, con una serie di alette anteriori (4) e una coda ad anello, ma di tipo diverso dal solito anello cilindrico. Gli attuatori elettrici trasmettevano i comandi alla bomba, ma questa era considerata poco manovrabile, tanto da essere definita non 'teleguidata' ma 'teledeviata'. Si cercò di sostituire il sistema elettrico con uno pneumatico ad aria compressa, ma le variazioni di temperatura causavano problemi e l'idea venne abbandonata. Curiosamente le prove vennero fatte nel '42 prima in Germania e poi in Italia, ma a quanto pare gli Italiani non ne seppero nulla.
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La bomba Hs-293 era, come si è detto, largamente usata come arma per colpire sulla linea di galleggiamento le navi, ma questo significava spesso un'entrata in acqua infelice, che portava a modificare significativamente la traiettoria finale, magari mancando il bersaglio. Si pensò a varie soluzioni, con l'appuntimentoaffinamento progressivo della prua per migliorare l'entrata in acqua (eppure vennero anche usate bombe HS293 che al contrario avevano una prua piatta per non penetrare in profondità negli obiettivi prima dell'esplosione, difficile capire la ratio di scelte tanto diverse). C'erano diverse versioni in sviluppo e ad un certo punto si cominciò a pensare ad un'arma riprogettata in maniera profonda. La '''Hs-294''', che era molto simile nella progettazione generale, senonché aveva anche delle differenze. Per consentire l'entrata in acqua con angoli di 15-30° venne provvista di prua molto appuntita, mentre la parte posteriore della fusoliera e le ali erano a frattura prestabilita, per cui si rompevano nell'entrare in acqua e non ostacolavano la traiettoria della testata, che colpiva lo scafo ed esplodeva con una spoletta di prossimità da siluri oppure una a contatto, che avrebbe consentito di ridurre il tempo di sviluppo se fosse stata adottata subito.
 
La Hs294 aveva queste caratteristiche:
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===Bombe plananti===
Un ordigno molto meno impegnativo era il '''Bv143''', che tuttavia ebbe le sue criticità: si trattava di un veleggiatore che portava una specie di siluro a razzo. L'origine fu il veleggiatore L1 con apertura alare di 2 m, e poi anni dopo l'L10 con siluro appeso sotto del tipo LT-1. In pratica quest'ordigno planava con un giroscopio, ad un angolo di 15 gradi dopo lo sgancio da parte dell'aereo, per poi all'impatto rilasciare il siluro. Questo aiutava molto ad allungare il raggio d'azione utile degli aerosiluranti, efficaci ma vulnerabili al fuoco contraereo nemico. Le numerose prove, però, non portarono ad un utilizzo che pure sarebbe stato vantaggioso. Il Bv143 era diverso: si trattava anche qui di un veleggiatore con alettoni e ali al centro della fusoliera e superfici cruciformi dietro. Planando si avvicinava al mare, e con un braccio telescopico estensibile, ad appena 2 m di quota, una volta che tale 'sensore' avesse toccato il mare, si attivava un motore a razzo che provocava il sostentamento dell'aliante bruciando per 40 secondi, erogando 1.500 kgs di spinta, poi riducendosi con il tempo fino a 700 kgs, con propellenti Z-STOFF e T-STOFF, quest'ultimo era perossido d'idrogeno, ma l'innesco era fatto dalla tossicissima idrazionaidrazina. 4 BV 143 vennero provati nel '43 ma come prevedibile non c'era abbastanza tempo per modificare la traiettoria prima dell'impatto con il mare. Meglio sarebbe stato filare un cavo che potesse far chiudere un circuito toccando l'acqua del mare, ma in attesa di un sistema aneroide a tempo o di un radar altimetro venne bloccato il programma. Per la cronaca, ecco le caratteristiche:
 
*'''Dimensioni''': lunghezza 5,95 m, ap. alare 3,13 m, diametro 58 cm, ap alare 2,45 m2
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Questi missili tedeschi erano i più famosi e influenti, anche più delle Hs-293 e Fritz-X, e certamente le più usatee più potenti. Erano molto diverse tra di loro: la prima, in realtà era la Fieseler Fi-103, il prototipo dei moderni missili 'Cruise'; la seconda era invece 'il più grande balzo nell'ignoto nella storia della tecnologia' citando 'Armi da guerra 85', il prototipo di tutti i missili balistici.
 
I Fi-103 erano armi semplici, inizialmente pensate come armi telecomandate con bomba sganciabile sugli obiettivi, mentre poi la cosa, troppo complicata (era praticamente un bombardiere teleguidato), venne lasciata perdere in favore di un sistema più semplice e leggero, non riutilizzabile. Posto che negli USA volò già nel 1916 il bombardiere 'senza pilota' Buck, più le bombe teleguidate dagli Zeppelin tedeschi, tipi ideati in Italia nel '18, in Gran Bretagna e anche Francia, in buona sostanza i missili 'da crociera' esistevano da pochi anni dopo l'avvento dei bombardieri veri e propri<ref>Per le V-1, ''Armi da guerra 85'' e Sgarlato, Nico: ''V-1: arma di rappresaglia'' Aerei nella Storia apr-mag 2001</ref>. La cosa venne fatta decadere nel tempo successivo fino a che negli anni '30 in molte nazioni iniziarono le prove di vari aeromodelli, spesso usati come macchine bersaglio per l'antiaerea. Il Dr. Ing Fritz Gosslau, impiegato nella Argus, realizzò il drone As.292 o FZG.43. Questo era un bersaglio per l'artiglieria contraerea, ma ben presto si pensò anche a ruoli offensivi: il 9 novembre 1939 fu presentato il progetto per un 'proiettile alato', capace di portare 1000 kg a 500 km, il cosidettocosiddetto 'Fernfeure' (fuoco lontano). La definizione di missile da crociera era ancora lontana nel tempo, e si preferiva chiamare le armi 'bombe volanti' o con altre definizioni ora cadute nell'oblio.
 
Da notare che ancora si pensava all'uso di un aereo riutilizzabile, teleguidato da un aereo volante nelle vicinanze. Venne tuttavia respinta definitivamente da parte di Ernst Udet nel giugno 1941. Era lo stesso mese dell'Operazione Barbarossa, e le esigenze non erano più quelle di piegare la Gran Bretagna, ma di supportare l'esercito in avanzata ad Est. Anche così, l'ing. Gosslau ricominciò il lavoro, stavolta con un velivolo non riutilizzabile, munito di pulsogettocpulsogetto come il tipo pensato dai Francesi oltre 20 anni prima. Ad un certo punto il lavoro passò all'ing. Lusser, della Fieseler Flugzeugbau. Era il P.35 Erfurt, del 27 aprile 1942 e presentato all'RLM il 5 giugno. Visto che la Gran Bretagna aveva cominciato ad usare efficacemente i bombardieri contro il territorio tedesco, Hitler fu contento di quest'idea e Milch autorizzò lo sviluppo il 19 giugno, e il 30 agosto venne completato il prototipo del missile. Infine, il primo volo planato venne fatto il 28 ottobre. Il pulsogetto venne provato invece il 10 dicembre 1942, portato in aria dal Fw.200 appositamente modificato.
 
Pensata per costare poco, pur non essendo un'arma di piccole dimensioni, essa portava una carica da 830 kg di esplosivo ad alto potenziale (Amatol, ovvero tritolo e nitrato d'ammonio, ma alle volte si usava un tipo di esplosivo economico, il Danarit) per 240 km a 580 o più kmh, specie quando i serbatoi di oltre 600 litri si svuotavano via via. Veniva accelerato da un pistone ad azionamento chimico e una catapulta di 35 m fino a 300 kmh, quello che serviva per azionare il pulsoreattore Argus As.104 da 300 kgs. Questo era sufficiente per fargli raggiungere velocità tali da rendere problematica l'intercettazione del missile, in volo tra 300 e 2.100 m, proprio alle quote in cui era un bersaglio difficile per la contraerea leggera e troppo basso per quella pesante.
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Ma se gli Alleati potevano ridimensionare la minaccia delle V-1, e solo con grande sforzo, la '''A-4/V-2''' era inintercettabile. Un'arma contro la quale non c'era difesa. A tutt'oggi solo uno schieramento di Patriot o SA-10 potrebbe salvare, e con costi enormi dalla minaccia di quella che era un antenato degli attuali Scud, simili in prestazioni e testata ma più precisi e con peso pari alla metà. I razzi della serie A-4 iniziarono i test dagli anni '20 con Von Braun entusiasta sperimentatore, con un beneplacito del 1934 del Reich. Se la V-1 era arma dell'Aeronautica, la V-2 era dell'Esercito, che dal '37 sperimentò l'arma a Peenemunde. Il primo lancio avvenne il 13 giugno 1942, ma esplose anzitempo. Il secondo, del 16 agosto, superò la velocità del suono; il terzo del 3 ottobre arrivò in un minuto a 190 km. Subito Hitler ne ordinò un migliaio, da costruire a Mittelwerke in una fabbrica sotterranea in cui moriranno, ufficialmente senza che von Braun ne sapesse qualcosa, decine di migliaia di lavoratori coatti. Morti per costruire strumenti di morte, di cui nemmeno loro sapevano nulla visto che quasi tutti dovevano costruire sottosistemi. Il 6 settembre, quando i missili V-1 cominciavano già a scemare, le V-2 iniziarono i lanci contro Parigi, m senza successo; l'8 invece iniziarono a colpire Londra. Il loro arrivo era privo di segni premonitori, niente allarmi e sibili. Il governo fece credere che si trattasse di fughe di gas, ma ben presto dovette ammettere la minaccia. La gente non la prese malissimo, visto che era più fatalista vedere esplodere di quando in quando un palazzo che subire il terrore di sirene e contraerea, e grappoli di bombe che cadevano dal cielo. I Londinesi continuarono a sperare nella vittoria e resistettero, anche se ebbero migliaia di vittime.
 
Quasi 10.000 missili vennero costruticostruiti, quasi 5.000 effettivamente lanciati e 4.320 caddero in territori controllati dagli Alleati. Questi ebbero sentore della nuova arma dalle notizie e dai pezzi che portava la Resistenza polacca, perché era verso la zona orientale che venivano orientati i razzi. L'unico modo di distruggere questi missili era di bombardarli a terra, o nelle fabbriche. L'unica arma avvistata in aria venne vista salire da uno Spitfire; virò e si portò all'attacco, ma nell'arco di secondi il missile era già sparito tra le nubi. Non ci furono altri incontri del genere. Lanciare l'arma non era facile; c'erano oltre 100 tonnellate da portarsi dietro per lanciare tali armi; si dovevano erigere dopo aver montato la testata, che conteneva Amatol, esplosivo poco potente ma stabile visto che al rientro nell'atmosfera esplosivi più potenti sarebbero esplosi, come accadde inizialmente nonostante la fibra di vetro usata per isolamento.
 
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