Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Giappone-2: differenze tra le versioni

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La Marina giapponese, la MSDF (Marine Self Defence Force) o meglio, la Kaijoh Jiei-Tai è, non sorprendentemente, il Servizio con il maggior sviluppo e la maggior potenza relativamente alle altre. È la Marina più potente dell'Asia, eccetto quella Russa, ma solo per via della disponibilità da parte di quest'ultima di armi e propulsori nucleari.
 
===Organizzazione, metà anni novanta<ref>Ref: ''La Marina giapponese'', P&D 1995 e 1998</ref>===
L'organico era, nel 1995, di 43.000 effettivi sui 274.000 in servizio su tutte le F.A. giapponesi, cosa di sicuro notevole specie se si considera che si tratta di personale esclusivamente volontario, in quanto in Giappone non esiste la leva. Dei 43.000, 9.000 erano ufficiali, 1.000 capi, 23.000 secondi capi e 10.000 comuni, con un 4% costitutito da donne. I limiti d'età erano 53 anni per i secondi api e sergenti, e 60 anni per gli ammiragli. Infine vi erano 4.000 civili al servizio della Marina. L'organizzazione vedeva il Capo di Stato Maggiore, a sua volta comandato dall'Agenzia della Difesa, mentre le componenti sotto il suo controllo (nel 1995 v'era l'Ammiraglio Chiaki Hayashizaki) erano 4 flottiglie: 1a, basata assieme alla 4a a Yokosuka, ,2a a Sasebo e la 3a a Maizuru. Poi vi erano le forze aeree della Flotta su 7 stormi: 1o a Kanoia, 2, Hachinohe, 4 Atsugi, 5 Naha, 21 Tateyama, 22 Omura, 31 Iwakuni, che avevano complessivamente 16 gruppi. La forza di sottomarini era data dalla 1a flottiglia a Kure e 2a a Yokosuka, con 3 divisioni l'una. Inoltre vi erano le due flottiglie di dragaggio di Kure e Yokosuka, il comando addestramento e sviluppo a Yokosuka. Infine le flottiglie dragaggio distretturali di Yokosuka, Kure, Sasebo, Maizuru e Ominato. Vi sono anche il comnado dell'addestramento aereo di Shimofusa, quello navale addestrativo di Kure, comando Centrale della comunicazioni di Ichigaya e quello oceanografico di Yokosuka.
 
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E per i siluri? In tale settore vi sono armamenti americani e giapponesi. I primi sono essenzialmente per impieghi aerei ASW come per gli elicotteri e gli ASROC, che in Giappone non sono dotati di cariche nucleari. I secondi sono stati realizzati per i numerosi sottomarini giapponesi. Nondimeno, i programmi sono stati parecchi, almeno 4, equamente suddivisi. Il GRX-3 era un siluro leggero ASW avanzato, ma con uno sviluppo che lo portò ad eccedere i pesi e i costi stabiliti. Il successivo GRX-4 ne è stato il successore, previsto come equivalente all' Mk 50, vale a dire uno dei ,se non il siluro leggero più avanzato del mondo. Il Type 80 ha rimpiazzato i precedenti siluri americani Mk 37NT, mentre il Type 89 ha prestazioni analoghe a quelle dell'Mk 48 mod. 4 (28 km a 55 nodi), ma pare che abbia superato anche i 60 nodi in prova. Si tratta indubbiamente di un'arma potente e versatile, ma di cui vi sono poche informazioni.
 
===Aggiornamento al 2008 (Annati, Massimo: ''La Marina Giapponese'', RID ottobre 2008===
Che la crescita della Marina giapponese sia stata innegabile in termini assoluti è un fatto chiaro; che lo fosse anche relativamente alle altre F.A. mondiali, può certo sorprendere. Eppure, sebbene ancora mancante di tre capacità fondamentali, la JMSDF è senz'altro una potenza militare di tutto rispetto, sia pure ancora come forza 'regionale'. Come unità navali dispone attualmente di circa 50 unità di superficie, appoggiate da circa 80 aerei da pattugliamento marittimo. Per considerare le differenze con gli 'altri', basti dire che la RN ha subito un dimezzamento delle sue navi d'altura da circa 50 a 25 (quando ancora agli inizi degli anni '90 era scandaloso che scendesse a sole 35-40); ha messo praticamente in riserva o in vendita tutte le navi a parte un pugno di Type 42, Type 22 Batch 3 e le Type 23 (e non tutte), oltre alle portaerei, navi anfibie e sottomarini. I Francesi non stanno meglio, gli Italiani ultimamente sono riusciti a riportarsi 'in quota' con la Cavour, i due DDG Doria ecc, ma fino alle fregate FREMM non ci sarà modo di rinnovare totalmente la componente d'altura, attualmente attaccata ai due DDG 'De la Penne' e alle ultime 'Maestrale', visto che 'Lupo', 'Audace', Veneto e varie altre navi sono oramai radiate o in riserva (a parte le 4 'Artigliere', presenza non propriamente trascurabile). Ma i Giapponesi con la loro Marina erano già riusciti a superare in dislocamento complessivo (circa 300.000 t) i Francesi circa 10 anni fa. Le loro tre manchevolezze, a tutt'oggi, sono nondimeno di una certa importanza. Non hanno una vera portaerei, non hanno sottomarini nucleari e tantomeno armi atomiche. Questo riduce le loro capacità di proiezione di potenza e di deterrenza militare, anche se per il resto hanno una potente flotta da combattimento. Le loro qualità sono per converso, la presenza di navi AEGIS, una flotta di sottomarini convenzionali che è la più potente, se non anche la più moderna, al mondo e una flotta basata a terra di pattugliatori marittimi a lungo raggio Orion di tutto rispetto, seconda solo a quella dell'USN. Questo, beninteso, nonostante sia uan flotta definita d'autodifesa. Eppure, solo i missili Harpoon lanciabili dai suoi P-3C (in teoria, fino a 6 per aereo) sarebbero sufficienti per cancellare una squadra d'alto mare prima ancora che si avvicini a meno di 3.000 km dalle coste giapponesi.
 
Organizzata fino a poco tempo fa nella classica conformazione di 4 flottiglie (suddivise in 3 divisioni navali) ciascuna con 8 DDG, di cui 1 portaelicotteri e uno-due AAW, oltre a 8 divisioni dipartimentali con 3-4 navi l'una. Mentre le Marine occidentali normalmente hanno flottiglie omogenee, con la creazione di 'Task Group' appositi a seconda delle esigenze, nel caso giapponese non succede, ma piuttosto le forze sono già un mix di unità con differenti capacità già in tempo di pace, con intuibili problemi logistici, ma anche altrettanto intuibili vantaggi addestrativi e di comando. Dal 2008, storica novità: ogni flottiglia di Scorta, sempre 4, è costituita da un gruppo DDH con un caccia portaelicotteri, una nave AAW, due di scorta ASW; e una divisioen DDG, con un caccia AAW (ovvero un DDG), e tre DD (le fregate-corvette). Totale, quindi, 28 navi, più 7 (poi 5) divisioni dipartimentali con le navi più piccole o anche le meno recenti. Ma esse vengono messe sotto il comando della squadra navale, e progressivamente si pensa di abolirle essendo costituite da navi di dubbio valore operativo per le esigenze attuali. Infine vi sono le piccole unità missilistiche della divisione Costiera, le 4 divisioni (prima erano 6) di unità MCM, basate anch'esse sui dipartimenti, 6 (poi 4) divisioni di sottomarini per un totale di 16 unità; infine la Divisione trasporti anfibi, quella rifornitori, e due addestrative. Queste ultime hanno i soliti due sottomarini via via assegnati tra quelli di costruzione meno recente (per la divisione subacquea), 3 fregate, una nave scuola, due polivalenti da 2.750 t per esperimenti e valutazioni varie. I gruppi di P-3 Orion vengono invece ad essere dimezzati, da 8 a 4, idem per gli elicotteri ASW (da 9 a 5), elicotteri SAR (da 7 a 6), mentre i distaccamenti dipartimentali sono da integrarsi nelle forze aeronavali della Squadra. Ma in tutto, il numero dei mezzi non cambierà molto, nemmeno per quelli dell'Aviazione navale, che ha circa 170 velivoli da ridursi a 150.
 
Ai 4 DDH 'Haruna' (1973-74) e 'Shirane' (1980-81) si devono trovare dei sostituti, identificati con le unità portaelicotteri da 197x33 m, 13.500-18.000 t, di cui la HYUGA è stava varata nell'estate del 2007, per poi entrare in servizio, crisi economica permettendo, nella primavera del 2009. La seconda unità seguirà nel 2011. Naturalmente sono unità moderne, con armi americane (2 CIWS Phalanx, a dire il vero non proprio l'ultimo grido del settore, e un VLS Mk 41 a 16 celle per gli ESSM e i VL ASROC), radar MELCO FCS-3, sistema radar di controllo del tiro. Un caccia portaelicotteri che in realtà somiglia molto ad una specie di Principe de Asturias o di Garibaldi. Ufficialmente avrà solo 3 elicotteri SH-60K e un MCH-101 dragamine, ma ha spazio per 11 elicotteri in hangar sotto il ponte di volo. Il problema, ovviamente, è che il Giappone potrebbe, secondo alcuni, scivolare nella tentazione di costruire una flotta d'alto mare per azioni 'aggressive', e così vi sono state vibrate proteste. Certo che il Giappone è una nazione potente ed economicamente molto forte (ma anche con problemi non indifferenti), ha interessi oltremare, e una capacità di proiezione di potenza autonoma non gli nuocerebbe. E' effettivamente ancora vittima delle restrizioni del dopoguerra, che sono stati tali da modificare pesantemente il contenuto della Costituzione. Ma il senso reale, in un mondo così globalizzato, di un Giappone privo di unità portaeromobili, è difficile da cogliere. Sopratutto, se si considera che molti altri Paesi hanno oramai unità portavelivoli. L'Italia, che pure era parte dell'Asse, ora ne ha addirittura due, tra la vecchia Garibaldi e il nuovo Cavour. Ai due primi caccia DDH di questo tipo, il Giappone presumibilmente farà seguire altre due unità, magari decisamente di tipo portaerei. Il fatto è che i 4 vecchi DDH necessitano, dopo una lunga ed eminente carriera, di un sostituto.
 
I caccia con capacità antimissile possono sembrare piuttosto importanti per la Marina giapponese, per via della minaccia teorica posta dalla Cina e dalla Corea del Nord, ma non va dimenticato che il suo territorio è anche difeso dai Patriot. Nel 1999, nondimeno, la Marina giapponese ha iniziato con gli USA lo sviluppo dei nuovi missili SM-3 Block II e IIA, con portata e quota superiori anche rispetto ai Block IA e IB. Nel giugno del 2006 vi è stato un primo test antibalistico, anche se la nave giapponese si è limitata a fornire a quella americana coinvolta la traccia radar del missile. Nel frattempo sono giunti gli ordini per aggiornare i Kongo allo standard BMD 2004, con i primi 16 missili SM-3 Block IA, da installare entro il 2009. Non solo, ma ai 4 'Kongo' sono seguiti i 'Kongo migliorati', nella solita logica evolutiva delle numerose classi di navi giapponesi, realizzate spesso a piccoli lotti. La seconda nave è stata completata lo scorso marzo. Queste due nuove navi (classe 'Atago') saranno forse seguiti da altrettante per sostituire i due 'Hatakaze' del 1986-88. Nel frattempo le batterie Patriot sono state aggiornate allo standard PAC-3. Verranno accompagnati tali miglioramenti, anche da 4 caccia da 5.000 t, con cannone da 127/62 mm Mk 45 Mod 4, VLS a 32 celle MK 41, e il radar a scansione 'attivo' FCS-3, che iniziò le sperimentazioni già dal '97. Non mancheranno 8 missili antinave SSM-1B, 2 Phalanx, 6 tls, 1 elicottero SH-60J/K, tecnologie stealth avanzate.
 
Attualmente la squadra navale comprende tra le altre, le sei 'Asagiri', 5.000 t, 1989-91; 9 Murasame, ancora più grandi da 6.200 t (1996-2002), 5 'Takanami' da 6.300 t, che sono simili ai precedenti ma con cannone da 127 mm al posto del '76 alquanto incongruo vista la taglia dell'unità navale (2003-06). Gli equipaggiamenti, come sempre sulle navi giapponesi, sono standardizzati, con armi americane Phalanx, ESSM, Sea Sparrow; missili antinave che ora sono gli SSM-1B giapponesi (che rispetto agli 'A' hanno motore a reazione anziché a razzo, e sistema IR anziché radar); motori COGAG per 30 nodi, e cannoni italiani prodotti su licenza, tutti da 76 mm eccetto che l'ultima classe, la quale, assieme ai 'Kongo', ha il 127 mm. Ma anche qui le cose cambiano, tanto che gli 'Atago' hanno adesso i cannoni Mk 45 a canna lunga, nonostante che quelli standard non sono mai stati comprati per le classi precedenti (e infatti i cannoni da 127 mm americani del tipo più diffuso sono stati quelli Mk 42 delle varie classi pre-anni '90). Così adesso vi sono ben 3 tipi di cannoni da 127 mm in servizio nella JMSF. Le unità leggere sono le 6 motocannoniere missilistiche 'Hayabusa' da 240 t, 50 metri, consegnate nel 2002-04, che con 3 turbine LM-500 possono arrivare a 44 nodi grazie agli idrogetti azionati, mentre le armi sono un pezzo da 76 e 4 SSM-1B. Evidentemente i 3 tipo 'Sparviero' con cannone Vulcan a tre canne e 4 missili, non erano sembrati del tutto sufficienti essendo dimensionalmente straordinariamente piccoli, forse troppo piccoli per giustificare il loro elevato costo d'esercizio.
 
Poi ci sono i battelli: 7 'Harushio' del 1990-97, 2.450/3.200 t, uno dal 2001 con sistema AIP Stirling. Poi vi sono ben 11 unità classe 'Oyashio', consegnati fino al 2008. Sono battelli molto grossi, da ben 82 metri, 2.750/3.500 t, sonar ZQQ-5B-6 a frequenza medio-bassa, ZRQ-1 rimorchiato (è derivato dal BRQ-15 americano) a bassissima frequenza, sei tubi di lancio per 20 tra siluri Type 80 (ASW) e Type 89, missili Harpoon. Le dimensioni sono considerevoli, comparabili a quelle di un SSN, ma naturalmente non ne hanno le prestazioni subacquee, mentre lo scafo ingrandito serve sopratutto per il sonar flank array di scafo, piuttosto grosso. Ordinate già 3 delle 4 unità previste della classe 'Oyashio', una varata dall'ottobre 2007 per consegna nel marzo 2009. Hanno motori AIP Stirling, 2.900/4.200 t, 84 m. I cantieri giapponesi, quindi, continuano la loro tradizione di costruire un sottomarino all'anno, forse anche per mantenere i livelli occupazionali, visto anche che (altra sempre più assurda limitazione) al Giappone non è consentito di esportare alcunché di militare (mentre Germania e Italia fanno da decenni affari d'oro con l'export dei loro armamenti). E così fa un certo effetto vedere che della classe Yusshio, ottime navi realizzate in 10 esemplari, ne è rimasto solo uno, in funzione addestrativa, con la sala lancio modificata in aula didattica. Eppure, questi battelli, dalla forma molto simile (a goccia allungata) agli SSN americani, avrebbero potuto superare moltissimi sottomarini ancora oggi in servizio nelle marine mondiali.
 
Le navi anfibie dlasse 'Osumi', 14.000 t per 178 metri e 22 nodi, sono tre moderne unità che almeno formalmente, servono per servizi di difesa dell'arcipelago, visto che serve di trasportare, in caso di necessità, le truppe e i materiali da un'isola all'altra, e poi ci sono sempre le catastrofi naturali in agguato. Sono del 1998-03, con bacino allagabile per due LCAC e con alcuni elicotteri. Anche se si tratta di navi simili, diciamo, a delle grosse 'S.Giorgio' (aumentate alle dimensioni di un 'Garibaldi') esse suscitarono molte perplessità per le possibili intenzioni 'belliciste' che potevano ingenerare con la loro presenza. Le forze cacciamine hanno 12 'Hatsushima' del 1988-96, 12 'Sugashima', del 1999-07, 3 caccia-dragamine oceanici 'Yaeyema', due navi controllo drones 'Nijima' (sono le 'Hatsushima' modificate), associate a 6 catamarani Sam costruiti in Svezia, il tutto entro il 2006. La prossima classe è la 'Harashima' da 57 m e 630 t, 3 navi ordinate. Vi sono anche due 'Uraga' per il sostegno e comando. Tutte le navi sono cono scafo in legno, una soluzione anacronistica, ma ai giapponesi piace, forse perché non gli garba il costo industriale e ambientale della costruzione di grossi scafi in GRP.
 
 
 
 
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