Libro di cucina/Ricette/Bagna càuda: differenze tra le versioni

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Per tradizione è un piatto tipico del periodo della vendemmia, quindi da consumare prevalentemente in autunno ed in inverno: una delle ''leggende'' sulla sua nascita vuole proprio che venisse preparato per togliere ai vendemmiatori il dolce, spesso quasi nauseante, dell'uva pigiata.
 
La ''bagna caodacàuda'' si consuma intingendo in essa vari tipi di verdure di stagione ([[barbabietola|barbabietole]] cotte a vapore, [[cardo|cardi]], [[cipolla|cipolle]] cotte al forno, [[peperone|peperoni]] crudi o cotti, foglie di [[cavolo]] crude, [[topinambur]]).
 
Un tempo si usavano solo ''cardi gobbi'', tipici di [[Nizza Monferrato]], i topinambur<ref>''ciapinabò'' in piemontese</ref> ed i peperoni conservati nella ''raspa'' (ciò che rimaneva del procedimento di vinificazione del grappolo d'[[uva]]) e la ''bagna caodacàuda'' veniva consumata in maniera conviviale attingendo da un solo contenitore (''pèila''), posto al centro del tavolo.
 
Oggi sono diventati ''tradizionali'' appositi contenitori in terracotta (''fojòt'') costituiti da una ciotola a cui è sottoposto un fornellino per mantenere calda la salsa.
 
La ''bagna caodacàuda'' va accompagnata da un vino rosso corposo (tipicamente in Piemonte la [[Barbera]]).
 
Alcuni illustri esperti di cucina italiana e ricercatori gastronomici indicano in questa ricetta il piatto italiano in assoluto.