Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Germania-5: differenze tra le versioni

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{{Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale}}
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====Jadpanzer IV====
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Questo era un'evoluzione di una serie di carri-casamatta tedeschi chiamati StuG, ma con speficiche capacità controcarri, che in sostanza, contribuì a sostituire il Nashorn, semovente con il pezzo da 88/71 mm, lo stesso cannone del Jadpanther e del Koningstiger. Il Jadpanzer IV non era altrettanto armato, ma aveva una sagoma bassa e ben protetta, specie di fronte, concepito come una specie di StuG III migliorato, ma stavolta su scafo del carro Mk IV. La corazza doveva essere anteriormente di 75 mm, come il calibro del cannone nel sistema a brandeggio limitato della postazione anteriore. Venne presentato il simulacro di legno del sistema ad Hitler il 14 maggio 1943. La produzione tuttavia non poté cominciare subito, e solo all'inizio del '44 ci si riuscì. La prima versione mantenne il cannone PaK 39 L48 del Panzer Mk IV, il che era strano visto che con le casamatte era possibile aumentare il calibro del cannone o comunque la sua potenza. E infatti era previsto inizialmente il pezzo da 75/70 del Panther, ma era difficile da costruire, aveva una durate di vita minor della canna, e poi stando così basso sul suolo era difficile garantire che la sua lunga canna non si 'infilasse' nel terreno. Per quanto il Jadpanzer fosse un eccellente veicolo, venne richiesto il pezzo da 75/70 al più presto, cosa approndata nell'aprile del '44. Nel frattempo ne venivano prodotti del tipo base 70 esemplari al mese, e addirittura si voleva sospendere da parte di Hitler, la produzione dell'oramai invecchiato Mk IV per concentrarsi sul più economico e facile da costruire Jadpanzer, aumentando la produzione fino a 800 al mese. Ma Guderian non era d'accordo, i carri senza torretta non erano tatticamente flessibili e i Panther erano troppo pochi, per non dire dei Tiger. I Panzer IV sarebbero usciti fino al marzo del '45 totalizzando 9.000 scafi.
 
===Fucili<ref>Armi da guerra 65</ref><ref>Ludi G: ''I Fucili automatici di Hitler'' Eserciti nella Storia dic 2001</ref>===
I Jadpanzer IV iniziarono ad entrare in servizio nel marzo 1944, quelli col cannone migliorato in agosto. Troppo tardi oramai, ma era un mezzo essenzialmente difensivo. Aveva corazze spesse tra 20 e 60 mm, e lo scudo arrotondato per il cannone arrivava a 80 mm. C'era anche una mitragliatrice in casamatta MG 34 o 42, c'erano un pilota a sinistra del cannone, un cannoniere dietro di lui, comandante dietro il cannoniere e servente a destra del cannone, assieme alle munizioni. Con il motore HL 120 Maybach, sempre lo stesso del carro panzer IV, da 11.867 cc e 300 hp, 470 litri e trasmissione sincronizzata ZF SSG 76, sei marce e retromarcia. C'erano al solito, essendo lo stesso treno del Panzer IV, 8 rulli e 4 di rinvio, le maglie erano da 40 cm di spessore, non molto ma il peso era ancora piuttosto basso. Il cannone Pak 39 da 75/48 aveva brandeggio di 10-12° per lato, alzo -8/+15°; c'era la mitragliatrice, ma anche un mortaio NbK 90 per munizioni multiruolo, HE, illuminanti, nebbiogene. In tutto c'erano 79 colpi per il cannone e ufficialmente solo 600 per la mitragliatrice (ma in azion presumibilmente li aumentavano); la designazione era SdKfz 162 per il Jadpanzer IV normale, 769 prodotti dalla Vomag e Alkett, ma c'era anche il carro comando, il tipo con cannone installato rigidamente nello scafo per eliminare i meccanismi di rinculo, e infine il 162/1, con il PaK 42 da 75/70 mm e 55 colpi; ne vennero prodotti molti, addirittura di più, fino a 103 al mese: 940 in totale fino all'aprile 1945. L'Anatra di Guderian, tra i suoi soprannomi, pesava 26 t e viaggiava a 35 kmh; infine c'era un altro tipo della Alkett, dell'agosto 1944 in poi, per un totale di 278 esemplari, con ben 90 colpi da 75 mm a causa di una grossa casamatta superiore. Naturalmente, la solito, tutta la struttura era saldata; esistevano spesso delle schutzen sui fianchi dei cingoli per proteggerli. aDa notare che i carri con il 75/70 mm avevano rulli anteriori in acciaio; infine c'era il progetto con il cannone Pak 43 da 88/71 mm.
I Tedeschi entrarono in guerra con armi per la fanteria che costituivano un mix di tradizione e di modernità, ma in generale non erano particolarmente avanti nella tecnica, cosa che potrà stupire, ma del resto erano in questo in buona compagnia. Il fucile principale era ancora il Mauser 98, spesso con la sua versione corta la Karabiner 98k. Era un'arma normale, ad azionamento manuale, che sparava una cartuccia potente da 7,92 mm.
[[Immagine:Sturmgewehr 44.jpg|360px|right|L'Stg-44]]
 
Il tipo base, che risaliva ad un prodotto di dieci anni più vecchio, era lungo 1,25 m di cui 74 cm della sola canna, pesava 4,2 kg e aveva caricatore ad astuccio da 5 colpi. La carabina aveva peso di 3,9 kg, lunghezza di 1,075 m e canna da 60 cm, per cui non era un gran miglioramento rispetto al fucile base, giudicato troppo lungo e pesante dopo il 1918. A tutti gli effetti, il Mauser ebbe accessori di ogni sorta tra cui cannocchiali di puntamento per cecchini, e anche se era grossomodo all'altezza dei vari tipi analoghi in servizio nel mondo, il suo meccanismo di ricarica non era particolarmente morbido da azionare, il che non agevolava la mira di precisione se si doveva sparare colpi ripetuti (il Mosin-Nagant russo era molto migliore in tal senso).
In azione questi Jadpanzer si dimostrarono potenti distruttori di carri, molto popolari, ma ovviamente mai numerosi a sufficienza per le esigenze. Il loro vero limite tecnico era il cannone troppo basso sul terreno, e spesso si piantava nel terreno. Ma non era un gran problema per un esercito che era in ritirata, e quindi difficilmente c'era da avanzare.. Al 10 aprile del' 45 i mezzi in servizio ne comprendevano 8 in Italia, solo 3 ad Occidente e addirittura 274 sul fronte orientale, spesso in sostituzione dei carri armati veri e propri, mai abbastanza. 6 vennero poi comprati dalla Siria e 13 sono a tutt'oggi conservati nel mondo. Ecco le altre caratteristiche:
 
Nel 1940 l'Esercito giunse alla conclusione che un sistema semiautomatico era necessario per i soldati, e indisse un concorso a cui parteciparono la Walhter e la Mauser, con modelli molto simili. Utilizzavano il 'sistema Bang' con i gas prelevati dalla volata, il che si dimostrò decisamente complesso e macchinoso. Dopo che il Mauser, sorprendentemente, non si dimostrò adatto, venne adottato il Walther come Gewher 41(W) da 7,92 mm. Ma nemmeno quest'arma era ben riuscita, complessa e inaffidabile sul campo, pesante da portare e comlessa da fabbricare e persino da caricare nel suo astuccio da 10 colpi. Come spesso accaduto (lo Chaucat francese) pensare ad armi avanzate per la fanteria era un conto, realizzarle un altro e spesso lo si faceva con criteri del tutto irrealistici per i soldati al fronte. Nonostante questo ne vennero prodotti decine di migliaia di esemplari, ma erano ben poca cosa rispetto alle masse di Mauser a caricamento ordinario.
*'''Dimensioni''': lunghezza 6,85 m, scafo 6,02 m, larghezza max 3,17 m, altezza 1,85 m
*'''Peso''' 25,1 t; protezione fino a 80 mm anteriore, 10 mm inferiore
*'''Prestazioni''': v.max 40 kmh, fuori strada 18 kmh, autonomia 210 km, fuori strada 130 km, pendenza superabile 30%, trincea 2,2 m, gradino 0,6 m
 
Al dunque, i Tedeschi scoprirono di essere stati battuti dai Sovietici quando i fucili semiautomatici Tokarev vennero catturati; essi avevano un meccanismo di ripetizione molto migliore e semplificato, e si scoprì che era adattabile al Gewher 41: subito ne nacque il Gewher 43 che accompagnò i Tedeschi nella fase discendente della loro disgraziata guerra sul Fronte Orientale. Fu un compagno fedele per il soldato tedesco, anche come arma per tiratori scelti; i fanti che l'ebbero ne ottennero una alta impressione, a tutti gli effetti si trattava del sistema sovietico adattato alla produzione tedesca. Si cercò di semplificare al massimo la produzione, fino al Karabiner 43 del 1944, accorciato tra l'altro di 5 cm; erano spesso presenti calci in plastica o legno compensato. Per dare una differenza tra il mod 41 e il 43 eco i dati: nel primo caso, lunghezza di 1,124 m e canna da 54,9 cm, nel secondo 1,117 e 54,9 cm; ma il peso era di 5,03 contro 4,4 kg. Il caricatore era ad astuccio sotto la canna, da 10 colpi.
Il Jadpanzer IV era un vantaggio per i cacciatori di carri tedsechi; la sagoma era bassa qaunto un uomo, per giunta era sfuggente, la parte superiore era coperta, la corazza anteriore era sufficiente per parare molti colpi dei carri grazie all'inclinazione, e la mobilità era ancora buona, come anche la potenza di fuoco. Lo scafo lungo era il principale elemento di distinzione rispetto al più piccolo Hetzer parimenti armato. Nell'insieme da l'idea di un mezzo moderno ed efficiente, a parte il treno di rotolamento con grandi ruote di rinvio e motrici cave e piccole per il sostegno vero e proprio.
 
Come si è detto il fucile semiautomatico divenne presto un'arma molto richiesta e apprezzata, anche se pesava qualcosa di più ed era nominalmente soggetto a malfunzionamenti, fino a che 'ibridato' con il sistema Tokarev divenne un formidabile strumento bellico.
 
Ma in quel mondo strano ch'era la Germania nazista, le forze armate tedesche erano divise da inimicizie che difficilmente si potevano sospettare a vederle tutte unite nelle campagne della Blitzkrieg. Eppure, la peggior rivalità che si sviluppò fu proprio quella tra Luftwaffe e Wermarcht. Ora la prima era venuta a sapere che la seconda stava costruendo un fucile semiautomatico, e naturalmente non volle essere da meno. Cosìdalla Rheinmetall fece progettare un'arma che fossecapace di erogare fuoco automatico, ma attenzione, questo significa tiro a raffica e non a colpo singolo. Per resistere alle sollecitazioni delle raffiche in genere si adotta una munizione di medi potenza, anche se l'esempio di armi come l'M14 e il 'fratello' BM59 (entrambi derivati dal Garand: è facile trasformare qualunque arma semiautomatica in automatica) dimostra che volendo la cosa 'si può fare', ma non è certo l'ideale anche per la dotazione di munizioni che normalmente il fante porta con sé, piuttosto bassa se si tratta di proiettili ad alta velocià iniziale.
====Hetzer====
[[Immagine:Hetzer cfb borden 1.JPG|360px|right|]]
Il carro medio-leggero LT-38 cecoslovacco era risultato molto utile ai tedeschi per tante ragioni tra cui la scarsità dei loro Panzer III, e le buone capacità di questo veicolo nel suo insieme; ma ben presto si ritrovò superato; senonché si pensò di farne un semovente, sfruttando la sua buona mobilità data dal motore Praga a benzina da 150-160 hp e cingoli con 4 grandi ruote portanti per lato. Nacque secondo la decisione presa nel 1943 per un cacciacarri leggero, e il risultato venne chiamato Hetzer (aizzatore); aveva 4 uomini d'equipaggio e il cannone Pak 39 da 75 mm per carri più una mtg sistemata sul tetto. Iniziò la produzione a Praga nel tardo 1943, e poi venne anche eseguita da ditte a Pilsen, Breslau e altre. L'Hetzer era molto riuscito, con un cannone potente, sagoma talmente piccola da essere quasi invisibile in azione e solo nel maggio del '44 si dovette interrompere la produzione quando 1.577 esemplari vennero costruiti. Rispetto a mezzi opinabili come il Nashorn o il Ferdinand, questo era un cacciacarri meno armato, ma meglio protetto, con una sovrastruttura a forma di piramide, spessa ben 60 mm frontalmente con acciaio a 240 BNH di durezza; sui lati c'erano invece solo 20 mm e con durezza 185. Pare che l'Hetzer non fosse nemmeno chiamato così, e che il nome fosse in realtà quello di un progetto simile ma non concretizzato, l'E-10, ma di fatto almeno per un breve periodo venne chiamato in tal modo e così lo ha ricordato Guderian nel dopoguerra, per cui il nome è diventato quello. Un suo antenato sarebbe stato quello di un tipo Rumeno basato su un T-60 catturato e modificato con la struttura a piramide poi ripresa dall'Hetzer. Questo mezzo aveva 41, poi 45 colpi per il cannone KwK 39 che era da 48 calibri, anche se sembrava più corto, e non aveva il freno di bocca. Era brandeggiabile di 5 gradi a sinistra e 11 a destra, alzo -6 e12 gradi. La mitragliatrice, quando presente, era comandata tramite un sistema a periscopio da dentro il carro, con 1.200 colpi. Tra i tipi prodotti si arrivò a 2.584 esemplari, davvero molti se si considera che il progetto fu approvato il 24 gennaio e i primi 3 prototipi il marzo dello stesso anno, da costruire nella BMM di Praga e la Skoda di Pilsen. Tra i mezzi vi sono stati anche un prototipo da 75mm con il pezzo del Panther da 70 calibri, un'arma davvero notevole per un veicolo tanto leggero (tra l'altro la parte posteriore della sovrastruttura era spessa solo 8 mm), con il cannone in posizione più arretrata, perché i pochi mezzi che ebbero questo potentissimo cannone erano troppo squilibrati; c'erano alcuni con lanciafiamme e serbatoio da 700 litri, altri di tipo 'soccorso' disarmati, 24 'Bison' con obice da 149 mm, e poi i Jadpanzer 38(t) Starr con dieci prototipi con pezzo da 75 mm e dieci con obice da 105 mm, erano caratterizzati dal montaggio su affusto rigido del cannone, collegato direttamente alla corazza; la versione Flakpanzer aveva un cannone da 20 mm, poi c'era il 'carro esploratore' con obice da 75 mm, anch'esso prototipo, il mezzo da trasporto truppe era stato invece realizzato i ndue prototipi, poi non mancarono modelli postbellici come i 158 G.13 per gli Svizzeri (1945-52) e gli ST-1 per i cecoslovacchi, che ne ebbero 249.
 
In ogni caso il proiettile venne ancora scelto tra quelli ad alta velocità, sempre la solita munizione da 7,92 mm. Nonostante questo, nonostante il contemporaneo requisito di fuoco automatico e nonostante la richiesta per le unità paracadiste, interessate a materialeleggero, il risultato fu uno dei più interessanti fucili della II GM: il Fallschirmjagergewehr 42 o FG 42. Appena più grande di un normale fucile a ripetizione, anzi decisamente più corto, con impugnatura inclinata a pistola (simile a quella della P.08 Luger), calcio di plastica nera, bipiede come dotazione standard, baionetta triangolare, sistema d'alimentazione a recupero indiretto del gas. Ebbe ordini per un gran numero di esemplari, che peraltro non vennero mai consegnati nel numero richiesto. Pesante grossomodo come i fucili d'assalto automatici, anzi anche meno dei StG, venne prodotta anche con calcio in legno e altre semplificazioni pur di produrne il maggior numero possibile. Ma al dunque solo 7.000 esemplari circa vennero prodotti per la LW. IL disegno di quello che potrebbe anche essere definito un fucile mitragliatore o una mitragliatrice leggera,interessò molte nazioni nel dopoguerra. Eccetto il caricatore da 20 colpi messo lateralmente, che tendeva a sbilanciare l'arma nel fuoro, molte altre cose di quest'arma vennero riprese, come il meccanismo di sottrazione gas capace di funzionamento semiautomatico con otturatore chiuso o automatico, con otturatore aperto.
L'Hetzer era una sorta di 'utilitaria' tra i cacciacarri: economico, alto come un uomo in piedi, con una buona protezione frontale, e anche se non molto veloce, era altamente mobile come il carro da cui derivava. Nessuna sorpresa che la cosa funzionasse, anche se il veicolo, caratterizzato da uno scudo per il cannone 'a testa di porco' (tipico di molte realizzazioni tedesche) aveva una velocità e autonomia non eccelse. In definitiva era una delle migliori armi della Panzerwaffe, anche se certo più scomodo in cui vivere rispetto ai Marder su scafo analogo o su Panzer II, che erano invece muniti di cannoni su casamatta aperta, tipo quelli del SU-76.
 
Queste le caratteristiche: cal. 7,92 mm, lunghezza 94 cm, canna 50,2 cm; peso 4,53 kg, astuccio da 20 colpi, v.iniziale 761 ms e cadenza teorica 750-800 c.min.
Tra i mezzi similari il M-00 Maresal, il corazzato rumeno di cui sopra; e il 5-Sen Ho-Ru giapponese su scafo Tipo 95 con cannone da 47 mm controcarri. Gli Hetzer vennero assegnati in 45 esemplari al battaglione cacciacarri 731 e altrettanti per il 743, entrambi operanti nel settore orientale. Esistevano anche compagnie con 12 mezzi per le divisioni meccanizzate, ma la situazione precipitava e allora spesso vennero assegnati in maniera non ordinata, alle volte anche come carri armati. Erano talmente facili da gestire che vennero spesso usati anche dal nemico, US Army incluso; almeno uno era stato usato dai Polacchi insorti a Varsavia, che erano riusciti a catturarlo durante gli scontri. Ancora all'inizio di aprile 1945 c'era una forza di 627 mezzi e altri 121 arrivarono durante il mese. Gli Svizzeri motorizzarono con un diesel i due terzi dei loro mezzi e li tennero in servizio fino agli anni '70<ref>Informazioni aggiuntive da: Sgarlato N: ''Il cacciacarri Hetzer'', Eserciti nella Storia mar-apr 2007</ref>.
 
Essendo costosa da produrre, come si capisce dai numeri complessivi, era chiaro che ,nonostante il funzionamento eccellente (con cartucce ad alta potenza!), c'era bisogno di qualcos'altro. Qualcos'altro che passava attraverso una nuova munizione che ,attenzione, è stata la pietra miliare della tecnologia del settore per i decenni a venire. Si pensi che anche il Kalashikov ne usa una versione adattata al 7.62 mm.
*'''Motore''': Praga a benzina da 160 hp
*'''Dimensioni''': lunghezza 6,2 m, scafo 4,8 m, larghezza max 2,5 m, altezza 2,1 m
*'''Peso''' 14,5 t; protezione fino a 60 mm anteriore
*'''Prestazioni''': v.max 39 kmh, autonomia 250 km, pendenza superabile 75%, trincea 1,3 m, gradino 0,65 m, guado 0,9 m
 
Questa nuova cartuccia nasceva dalla constatazione che le distanze di tiro dei fucili, balisticamente parlando, superavano grandemente la capacità di mirare attentamente da parte dei soldati medi (ma non dei cecchini). Ora questo significava proiettili troppo pesanti e costosi, armi parimenti troppo pesanti e costose, e difficili da maneggiare. Poche le munizioni trasportabili al seguito di ciascun fante. Era inutile dire che il fucile 98 era troppo pesante se poi non c'era modo di concepire qualcosa di funzionale ma di più leggero.
====I cacciacarri con il Pak 43: Nashorn, Elephant, Jadpanther====
[[Immagine:Jagdpanther Thun 1.jpg|350px|right|Il Jagdpanther]]
Tra i cacciacarri c'erano diversi tipi armati con il cannone da 8,8 cm, ma nessuno con il Flak 18 da 88/56 mm originario, quello del 'Tiger'. Tutti piuttosto avevano il pezzo da 88/71 Pak 43, ancora più potente e derivato da un cannone ad altissime prestazioni contraereo, prodotto in pochi esemplari (12 km di quota, 25 c.min) come tale ma molto più diffuso come arma controcarri, anche trainata. Ma l'enorme peso non aiutava molto ad apprezzarla e così venne presto affiancata da cacciacarri semoventi.
 
Ora gli scontri a fuoco avvenivano, anche in campo aperto, a distanze che spesso erano inferiori a 400 m. Perché non pensare a cartucce 'ritagliate' su questa constatazione? Ma i proiettili come anche l'eccellente 9x19 mm Parabellum (il primo numero significa il calibro, il secondo la lunghezza del bossolo) erano troppo deboli per tali distanze, certamente non avevano la precisione per colpire tanto lontano. Andavano bene per i mitra, per le pistole, ma mai sono state pensate per i reparti di fanteria ordinaria. Se questi erano i limiti inferiori, quelli maggiori erano per proiettili di minor calibro (max 8 mm) ma con cartucce lunghe anche oltre i 50 mm. Tra munizioni capaci di mach 0,8-1 e quelle da 2,5 ci poteva tuttavia essere un notevole spazio vuoto da riempire con un terzo, e più equilibrato calibro che consentisse anche di realizzare armi semiautomatiche o automatiche abbastanza leggere e facili da costruire. I Tedeschi cominciarono già nel '34 a lavorarci e solo anni dopo apparvero due tipi, la carabina-mitragliatrice42(W) della Walther, e un simile modello 42(H) della Hanael, che vinse la competizione stavolta a scapito della Walther (che a sua volta aveva battuto la Mauser). La cartuccia che venne costruita per tali armi era la 7,92x33 (derivata da una precedente 7,92x30 mm), costruita dalla Polte, che pesava un terzo in meno della 7,92x57 standard. Sarebbe stata nota con vari nomi, alla fine quello rimasto era il Kurz Patrone 43, del '43 ma derivata dagli studi realizzati già nel '41.
Il più semplice fu certo il Nashorn o Hornisse (ovvero Rinoceronte o Calabrone); esso era uno scafo Panzer IV con meccanica parzialmente del Panzer III, sovrastruttura aperta, che in origine era per il semovente Hummel. Quest'ultimo aveva un obice da 149 mm con 18 colpi e malgrado la ridotta autonomia di fuoco e la mancanza di protezione superiore, era risultato estremamente popolare, specie nei difficili terreni dell'URSS. Nonostante la grande domanda, mai esaudita, per quest'arma, si pensò che lo scafo era anche suscettibile, come una specie di 'super-Marder', di ospitare il cannone Pak 43 da 8,8 cm. Il Marder era uno scafo di carro leggero capace di rendere mobile e moderatamente protetto il Pak 40 da 75 mm, dunque perché non usare un carro medio per l'88? Solo che i problemi non mancavano: lo scafo era concepito per i semoventi d'artiglieria a fuoco indiretto, non per i combattimenti contro altri corazzati. La blindatura era sottile, la sagoma alta. Una sorta di mezo simile al ben più basso semovente M14 con cannone da 90 italiano, anche se molto meglio riuscito. La sua missione era quella di sparare con quello che era il più potente cannone disponibile al mondo (almeno fino a quando non apparve il 100 e il 122 mm sovietici) su distanze dell'ordine dei 2 km, ancora ben in grado di distruggere ogni carro nemico, ma al di fuori del raggio d'azione pratico delle loro armi. Le pianure russe erano ideali per questo e del semovente in parola si cercò di fare buon uso dal 1943 in poi; quando la produzione cessò ne erano stati prodotti, a metà del '44, 473 esemplari.
 
Ordunque, a questo punto ci si mise Hitler, che vietò tali armi: perché magazzini e industrie erano pienamente occupati dalle cartucce da 7,92 mm normali e la 7,92 mm 'Kurtz' avrebbe causato problemi di logistica. In un certo senso Hitler aveva ragione, ma allora cosa si sarebbe dovuto dire di tutte le armi catturate e ancora usate, o della situazione logistica dell'Esercito dell'Alleato Italiano, che avrà avuto una buona decina di tipi di munizioni tra il 6,5, 7,7, l'8 e il 9 mm? Al dunque, quest'introduzione non era tanto grave e non richiedeva tecnologie esotiche e di difficiel attuazione. Lo Stato Maggiore tedesco fece le classiche 'orecchie da mercante'; assecondò il dittatore ma autorizzò ugualmente l'introduzione della nuova arma, che contro le masse di fanteria sovietica ebbe subito un successo strepitoso. Eppure era ancora considerata una MP, ovvero una Maschinen-Pistole, mitra insomma, con la designazione di MP-43 (anno).I risultati furono molto interessanti, perché le cartucce intermedie erano abbastanza potenti per quasi tutti gli usi (un pò meno per il cecchinaggio), e Hitler, ritrovatosi a cose fatte, autorizzò l'arma ma con il più corretto nome di Sturmgewher 44 o StG44, ancora pressoché identico al 'mitra'.
 
Anche se era chiamto 'mitra' l'MP43 fu chiaramente il primo fucile d'assalto del mondo, capace di sparare a tiro singolo o raffica, Questo era un risultato che non poteva essere meno importante della tecnica vera e propria: prima i fanti armati di fucile erano dipendenti, nell'azione tattica, dal fuoco di supporto di mortai leggeri, mitragliatrici o fucili mitragliatori; ora, sebbene queste armi potessero essere (come si scoprirà nel dopogurra) ancora molto utili, i fanti stessi potevano erogare fuoco di copertura ai loro compagni. La cadenza di tiro pratica restava infatti inficiata dal caricatore da 30 colpi, che a tiro automatico si svuotava molto prima di quello da 10 di un'arma normale, mentre la canna non era rimpiazzabile e quindi si surriscaldava col tiro troppo prolungato. L'unica versione dell'MP 43 fu la /1 con tromboncino lanciagranate, ma molti furono i sistemi, anche molto avanzati, usati come accessori esterni. Uno dei più impressionanti data l'epoca, era il congegno di puntamento notturno. All'epoca era appena stato possibile dotate alcuni carri di sistemi di visione all'IR, questi vennero usati addirittura su alcuni dei fucili; ma più strano ancora fu il Krummlauf, che permetteva di sparare con angoli di 30-45 gradi contro bersagli defilati, e c'era anche un periscopio a specchio per il puntamento. Al dunque quest'idea di far 'spinnare' i proiettili per una traiettoria a curva era utile nei combattimenti ravvicinati, ma la canna ricurva che si usava era ben poco pratica per tutto il resto e l'idea non ha avuto molto seguito (ma venne usata dagli Americani in Corea). L'alimentazione era a gas recuperati dallo sparo e a parte qualche differenza di dettaglio non è facile distinguere tra un StG44 e un AK-47, anche se quest'ultimo ebbe una genesi diversa, con in comune solo la cartuccia tedesca che venne 'sovietizzata' e adattata alle armi, prima il fucile SKS e poi il Kalashikov. Molti MP 43 o Stg vennero usati nel dopoguerra dalla Cecoslovacchia e nei conflitti arabo-israeliani; ce ne sono persino alcune testimonianze degli anni '80 nei movimenti di guerriglia, forse riattati al 7,62 russo visto che la munizione originaria dovrebbe essere oramai irreperibile.
*'''Dimensioni''': lunghezza 8,44 m, scafo 5,8 m, larghezza max 2,86 m, altezza 2,65 m
*'''Motore''': Maybach da 250 hp a benzina
*'''Peso''' 24,4 t;
*'''Prestazioni''': v.max 40 kmh, autonomia 210 km, pendenza superabile 57%, trincea 2,3 m, gradino 0,8 m, guado 0,8 m
 
Le caratteristiche dell'StG-44: calibro 7,92 mm, lunghezza 94 cm, canna 42 cm, peso 5,22 kg, v.iniz 650 ms, cadenza 500 c.min, caricatore ad astuccio inferiore da 30 colpi.
 
Quale fu la produzione di questi fucili? Di dati certi non ve ne sono data la confusione dell'ultima parte della guerra. Dall'agosto al dicembre 1943 vennero costruiti 13.000 MP 43, della StG 44, praticamente uguale a parte una canna allungata di 5 cm, ne vennero prodotti 55.000 solo nel mese di novembre 1944. Era molto, ma era anche troppo tardi per capovolgere le sorti della guerra. Infine v'é da segnalare il Gerat 06, poi StG 45 della Mauser, che venne presentato nel 1943 ma venne respinto perché troppo complicato. La produzione pilota era stata di 30 esemplari che non avevano una presa di gas ma una chiusura metastabile. ANche la Haenel ebbe un suo StG 45, ma di esso non si sa nulla, tranne che era più leggero dell'altro. Quest'ultimo era pesante appena 3,5 kg, davvero poco per un'arma del genere.
Molto meno successo ebbe un altro 'big animal', l'Elephant, o Ferdinand, sempre con lo stesso cannone. La ragione della sua nascita era che per la realizzazione del Tiger vennero convocate due ditte: la Henschel e la Porsche, che presentarono ciascuna il loro prototipo; sembrava che fosse la seconda ad essere favorita, anche per la sua innovazione: un sistema trasmissione elettrico, che era interessante per la libertà di posizionare il motore e la meccanica, ma che non fornì sufficiente affidabilità. Poi pesava molto, e costava. Inoltre le prestazioni erano modeste. Al dunque venne scelto il sistema Henschel, mentre la Porsche, che era sicura di ottenre il contratto, aveva approntato scafi e gruppi motori. Così per non buttare via nulla venne autorizzata a costruire questi mezzi, ma come cacciacarri con sovrastruttura fissa e cannone lungo da 88 mm Pak 43, in una sovrastruttura ampia e ben protetta. Ne vennero costruiti 90 in tutto, e Hitler li considerava, assieme ai Panther, l'arma 'segreta' della successiva offensiva contro i Sovietici a Kursk. Ma i Ferdinand ebbero poco successo in tal senso, perché privi di armi difensive ravvicinate, per non dire delle mine. Alla fine i mezzi dei due battaglioni del 654° Reggimento subirono perdite per avarie prima ancora della battaglia, e poi ebbero a fronteggiare avversari ovunque si trovassero, che applicavano cariche esplosive sui mezzi e li facevano saltare anche se erano protetti molto pesantemente. In seguito ebbero maggiore successo, armati anche con mitragliatrici difensive, ma non si ripresero mai dalla batosta iniziale. Eppure studi più recenti suggeriscono che questi mezzi ebbero un'influenza non indifferente: si è parlato addirittura di solo una quindicina di perdite contro oltre 300 mezzi nemici distrutti. Ancora una volta, la verità non è facile da comprendere.
 
Questi fucili non sono certo molto noti; esteticamente somigliano (per i tipi dell'esercito) ad un incrocio tra due celebri armia: i mitra MP 40 e gli AK-47. E questo era in definitiva l'MP-43/StG-44. La sua discendenza, con la cartuccia sovietica da 7,62 mm, è stato direttamente l'AK-47, passando attraverso l'efficiente carabina semiautomatica SKS del 1946. Questa cartuccia era stata sviluppata già nel 1943 ed era leggermente più potente (7,62x39 mm). Poi è stata la volta di altre armi, pure ben note: l'FG42 è stata la base in larga misura della famosa mitragliatrice M60, mentre l'StG-45 è stato la base di un fucile secondo solo agli AK e agli M16 per diffusione, il HK G.3 e il cugino spagnolo CETME Mod 58; dal primo è derivata anche il famoso mitra MP-5; con il che si è ritornati al punto di partenza, la definizione di 'mitra', quella usata nel 1943.
*'''Dimensioni''': lunghezza 8,13 m, larghezza max 3,38 m, altezza 3 m
*'''Motore''': 2 Maybach 120 TRM a 12 cilindri a V, da 530 hp, a benzina, con motore elettrico associato
*'''Peso''' 65 t; protezione fino a 185 mm anteriore
*'''Prestazioni''': v.max 20 kmh, autonomia 150 km, pendenza superabile 40%, trincea 2,65 m, gradino 0,8 m, guado 1 m
 
===Armi controcarri<ref>Armi da guerra 105 e Ludi G: ''Panzerfaust'' Eserciti nella Storia nov dic 2004</ref>===
Ovviamente queste hanno avuto la maggiore evoluzione rispetto ad altri tipi di equipaggiamenti, dato che il loro 'target' è stato a sua volta soggetto a pesanti (nel senso più letterale) cambiamenti, specie in protezione. I tempi dei fucili controcarri, per quanto validi, erano agli sgoccioli. I Tedeschi stavano a produrre il Panzerfaust, ma nei primi tipi esso era davvero un'arma a corto raggio, oltre che di maneggio talvolta pericoloso (per la 'suscettibilità' dell'esplosivo), e non era ricaricabile. Ma c'era il modo di usare anche i razzi da tubi ricaricabili. Oramai dimenticato, v'era un lanciarazzi chiamato 'Puppchen', bambola, che era una sorta di lanciarazzi per calibro 88 mm, anzi 8,8 cm. Esso era però simile ad un minuscolo cannone, quasi un giocattolo (da qui il nome) per il Racketenwerfer 43 8,8 cm. Si trattava di un affusto scudato e a ruote, un vero e proprio mini-cannone, con caricamento a retrocarica. Aveva se non altro una buona gittata massimo di 700 m, ma controcarri era di appena 230 (un terzo di tale valore); poteva sparare fino a 10 razzi al minuto ed era scomponibile in sette carichi per il trasporto, le ruote stesse erano smontabili per abbassare l'affusto. Era persino possibile metterle degli sci per muoversi nella neve ,e c'erano sullo scudo delle istruzioni stampate per il suo impiego, dal lato interno chiaramente, per poter usare questa nuova arma controcarri da parte di personale non necessariamente del tutto addestrato. Ma dopo i primi esemplari di questo ingegnoso ma complicato mezzo ci si rese conto che si trattava di un sistema inusitatamente complesso per i razzi di fanteria; catturando alcuni bazooka in Tunisia i Tedeschi si resero conto che era quella la via da percorrere, e così fecero. Spesso i pochi Puppchen prodotti vennero usati in Italia, in quanto i Tedeschi, specie in fronti secondari, non 'buttavano via nulla' che servisse ai loro scopi. Gli Alleati furono molto interessati a questo vero e proprio 'cannone lanciarazzi', a cui dedicarono una valutazione d'impiego apposita.
 
Un mezzo ben diverso fu invece il Panther, carro medio-pesante che era stato pensato per sconfiggere il T-34 dopo che era stato immaginato come, originariamente, una sua copia diretta (come voleva Guderian), solo che non c'erano abbastanza leghe d'alluminio per il motore diesel (di origine aeronautica).
 
*Calibro: 88 mm
L'inventiva tedesca non poteva certo far mancare una variante anche per questo mezzo, la cui versione cacciacarri imbarcava il cannone Pak 43, da 88 mm. Esso era il Jadpanther, uscito dalle fabbriche solo dal febbraio 1944. Era stato pensato già nel 1943 ma non c'era molto tempo per realizzarlo visto che era un mezzo già richiesto come carro armato, e che come tale era prodotto in pochi esemplari. In pratica venne preso lo scafo del carro con una casamatta sistemata sopra, sempre spessa 80 mm frontalmente, anche 120 nello scudo del cannone; c'era una mitragliatrice e un lanciagranate per la difesa ravvicinata, e il veicolo, ben protetto, era anche mobile e temibile nel suo insieme come nessun'altro semovente. Presentato a Hitler nell'ottobre 1943, il prototipo era stato messo subito in produzione. Se ne preventivarono 150 al mese, ma di fatto solo 382 ne vennero realizzati; e fu una gran fortuna per i carristi Alleati, perché unanimente questi cacciacarri erano molto temuti, con la capacità di mettere KO ogni carro armato nel raggio anche di oltre 2 km. Solo i bombardamenti aerei sulle fabbriche ridussero il programma, anche se va notato che i Panther veri e propri vennero prodotti comunque in oltre 4.000 esemplari. Il Jadpanther invece sopratutto alla MIAG e ad un'altra fabbrica di Brandemburgo. C'erano poche modifiche di dettaglio in questi cacciacarri, che avevano per il cannone 60 colpi ed equipaggio di 5 uomini. Combatterono fino alla fine delle munizioni o alla messa fuori combattimento per varie cause e distrussero un gran numero di T-34 e Sherman, ma era persino allo studio l'installazione di un cannone da 12,8 cm, di cui venne realizzato solo un modello in legno a scala naturale. Questo arriverà poi con il Jadtiger.
*Dati: lunghezza 2.87 m, di cui 1,6 tubo; peso 146 in asetto di marcia, 100 in combattimento, razzo 2,66 kg
*Alzo: -18/+15°
*Gittata: max 700 m, tiro c.c. 230 m
 
I Tedeschi usarono anche un'altra arma, la Panzerwurfmine (L= che era un'arma poi ripresa dai Sovietici e persino dagli Egiziani, che l'hanno trovata adatta all'impiego tattico della loro fanteria. Era una grossa bomba a mano con il classico manico, ma con una carica sferica-conica all'estremità contenente una testata HEAT. La particolarità però non era nemmeno questa, ma il fatto che una volta lanciata la bomba descriveva una traiettoria arcuata, fino a che dei governali in tela si aprivano e a mò di ombrello, la facevano ricadere ad alto angolo, ma sempre nella direzione desiderata, proprio quello che ci voleva per colpire un carro dal tetto; la gittata massima, con un abile lanciatore, era di circa 30 m. L'arma piacque molto, essendo perfettamente in grado di mettere KO un carro, anche se non l'avesse centrato in pieno sul tetto: la carica interna era di ben 520 grammi, una quantità inusitata per una bomba a mano, costituita per pari parti da RDX e TNT. Il tiratore non doveva applicare così la solita mina magnetica al carro, evitando l'avvicinamento finale che nei combattimenti era il più pericoloso; inoltre la sicura non si attivava fino a che l'arma non era lanciata, perché sensibile all'accelerazione. Gli Alleati non copiarono la bomba in parola, ma riutilizzarono tutti gli esemplari catturati; anzi gli Americani pensarono ad utilizzarla come fosse un 'grosso dardo' da tirare a mò di giavellotto; poi, quando si accorsero che era un'arma a 'parabola', corressero l'errore di valutazione con appositi bollettini. I Sovietici nel dopoguerra ne produrranno l'evoluzione, come la RKG-3M, capace di perforare 165 mm d'acciaio (40 in più di tipi precedenti), vista in azione anche in Cecenia. Se si considera che il tetto e la torre dei carri hanno spessori di circa 30 e 40 mm, ci si può ben rendere conto che in assenza di corazze ERA o di sacchi di sabbia (che possibilmente evitino la detonazione dell'ordigno) ogni carro armato è in gravi difficoltà ad incassare colpi del genere.
*'''Dimensioni''': lunghezza 9,9 m, scafo 6,87 m, larghezza max 3,27 m, altezza 2,715 m
*'''Peso''' 46 t; protezione fino a 120 mm anteriore
*'''Prestazioni''': v.max 45 kmh, autonomia 160 km, pendenza superabile 70%, trincea 1,9 m, gradino 0,9 m, guado 1,7 m
 
I dati: diametro bomba 114,3 mm, lunghezza 533 mm, bomba 280 mm (tutte misure anglosassoni, non è chiaro perché), peso 1,35 kg di cui 520 gr di testata.
 
Un'arma più potente e a lungo raggio erano i fuciloni tedeschi, che avevano calibro da 7,92 mm ma i PzB 38 e 39 risultarono presto superati. Erano comunque armi interessanti balisticamente parlando, solo che il primo era costoso e somigliava ad un pezzo d'artiglieria (costruzione Rheinmetall), di cui 1.600 vennero costruiti; ma il vero armamento fu piuttosto il PzB 39 molto più semplice, con otturatorre scorrevole. Le munizioni avevano nucleo di acciaio e poi di tungsteno, esperienza questa subita dai Tedeschi contro i fucili controcarri Mrosczek polacchi del '39. Vennero prodotti anche dei successori per questo fucile, e persino una 'super mitragliatrice' controcarri, la MG 141. Non solo, ma vennero adottati i fucili svizzeri MSS 41 della Solothurn, fabbrica quest'ultima nota anche in Italia; infatti era la stessa che produsse un fucilone davvero potente, noto in Germania come PzB 785 (s) 2 cm, una specie di cannoncino controcarri con tanto di affusto a biga. Furono probabilmente proprio gli esemplari tedeschi che fin dal '40 finirono, in buona parte (dei non molti prodotti) in Italia. Aveva alcune notevoli caratteristiche, che con ogni probabilità risentivano dell'esperienza della Solothurn nel settore cannoni contraeri (di cui esso era una specie di arma 'portatile'), aveva infatti caricamento semiautomatico, con caricatori da 5 o anche da 10 colpi. Però nell'insieme pesava oltre 50 kg e quindi era superata solo dall'arma giapponese paricalibro, che era però trasportata con una specie di barella, molto più facile da portare visto che oltretutto pesava 70 kg. IL Solothurn perforava molto: 30 mm a 500 m, persino più dei fuciloni sovietici; ma era anche molto più pesante e costoso.
Tra le tante tattiche usate dai cacciacarri di questo tipo, c'era quella di penetrare a marcia indietro dentro un edificio, e restare in agguato (ma bisognava stare attento alla fanteria in tal caso); oppure mettersi in contropendenza sfruttando la depressione del cannone di -8 gradi, rendendosi quasi invisibili e ancor meno penetrabili perché aumentava anche l'inclinazione della piastra, già di suo di 55 gradi, anteriore.
 
Ma i fucili tedeschi controcarri veri e propri erano in effetti delle armi molto particolari, quasi dei fucili da caccia grossa. Infatti il lroo calibro e aspetto era quello di un grosso fucile,con bipiede ripiegabile e anche con un voluminoso freno di bocca, con le seguenti caratteristiche (per il PzB 38):
 
Calibro: 7,92 mm
====Il Jagdtiger e lo Sturmtiger====
*Dimensioni e psei: 1,615 m, canna 1,085 m, peso 16,2 kg
[[Immagine:Jagdtiger-Aberdeen.00059se8.jpg|360px|right|]]
*Prestazioni: v.iniziale: 1.210 m.sec, perforazione corazza 25 mm a 30 mm.
Un cacciacarri ben meno mobile fu invece il Jadtiger, esso era nient'altro che la versione del Tiger II o Konigstiger e non mai del Tiger I originario. La costruzione di un modello in ferro dell'ottobre 1943 era stata necessaria per studiare le caratteristiche pratiche di questo mezzo che ufficialmente pesava 70 t ma che con tutte le armi di bordo pesava ben 76.000 kg, più di qualunque carro da cui derivava, anche del Tiger II ('solo' 65 t). Il progetto era stato approvato da Hitler il 18 maggio 1942, e quel giorno dell'ottobre il modello non era l'unica novità: c'erano anche il prototipo dello Sturmtiger e del Tiger II. Al solito vi fu la competizione tra Henschel e Porsche, con scafo a 9 e 8 ruote per parte. I prototipi vennero approndati nel febbraio 1944. Vinsero entrambe, e il nuovo mezzo venne messo in produzione, ma solo con priorità ridotta, perché i Panther avevano la priorità assoluta su altri nuovi mezzi.
 
PzB 39: quasi analogo solo 1,62 m di lunghezza, 12,6 kg di peso, v.iniz. 1265 m.sec con le stesse prestazioni.
Ora la sua struttura era semplicemente quella di un carro con un cannone da Krupp da 128/55 mm PaK 44 L55 in casamatta corazzata (brandeggio di 10 gradi per lato, alzo -7,5°+15°, gittata oltre 22 km), ques'ultima spessa fino a 250 mm a 10 gradi frontale, e 80 mm a 25° laterale. C'erano 38 o 40 colpi a carica separata (max 43) per il cannone e due mitragliatrici difensive con oltre 3.000 colpi. I proiettili Panzergranate 39 potevano perforare 189 mm a 100 m e 30°, 117 mm/30°/1.000 m. Ma con la Panzergrenate 40/43 si arrivava a 148-187 mm. C'era un mortaio difensivo da 90 mm NbK 39, due MP 40 da 9 mm con 384 colpi, 3-4 bombe a mano EHG 39, anche per autodistruggere il veicolo se nencessario. L'enorme veicolo non superava fuori strada i 15 kmh e l'autonomia di 120 km, e nell'insieme venne usato più che altro come postazione mobile controcarri, una specie di bunker su cingoli. I tempi in cui i Tedeschi erano sempre all'offensiva o in controffensiva e usavano carri da combattimento in maniera fluida stavano passando e il Jadtiger era una 'materializzazione' di questo stato di cose. Costruito nel Nibelungenwerk di S.Valentin in due versioni (quelle di cui sopra, che erano la H e la P), con sospensioni Henschel o Porsche. In entrambi i casi erano mezzi ingombranti e pesanti, e al dunque usati con lo scopo di sbarrare la strada ai mezzi nemici più che all'attacco. Vennero usati dal settembre 1944 dall'Abt 653 e poi Abt 152 (gennaio 1945). Combatterono essenzialmente all'Est, ma poi si scontraron anche contro gli Alleati, sia come cacciacarri che come semoventi d'artiglieria. Alcuni vennero messi fuori uso, ma essenzialmente da attacchi aerei oppure da colpi sui lati, sparati da cannoni come quelli da 90 mm degli M36 o da munizioni ad alta velocità da 76 mm. Il 653, che come l'altro, serviva nelle SS, aveva 41 mezzi di cui 22 efficienti nel febbraio '45, mentre il 26 aprile, dopo essere stati usati sopratutto dalla foresta di Hagenau come semoventi d'artiglieria, ne restava solo uno e gli altri 18 disponibili ma non efficienti, vennero fatti saltare. Gli equipaggi continuarono come fanteria ad opporsi agli Alleati fino al 7 maggio.Ne esistono ancora 3, di cui uno in Gran Bretagna (a Bovington, dove vi è anche il Tortoise, molto simile), negli USA e in Russia (Aberdeen e Kubinka).
 
Da notare l'enorme velocità iniziale, degna di un proiettile subcalibrato, e data da un bossolo di inusitate dimensioni. Colpisce il calibro, ancora quello dei fucili standard, che certamente non era garanzia di effetti 'behind the armour' elevati ergo molti colpi dovevano penetrare prima di mettere KO un mezzo nemico; ma in pratica la capacità perforante, ancorché elevata (il Boys britannico da 13,97 mm perforava alla stessa distanza solo 21 mm, la Browning sa 12,7 25 mm a 100 m, la Vickers 18 mm, una mitragliatrice normale circa 10 mm a 100 m), non era ancora del tutto sufficiente contro i carri, specie quelli sovietici. Ma era certo un pericolo contro i carri leggeri e le blindo.
 
Per migliorare le cose contro i carri armati c'erano anche le granate da fucile a carica cava, teoricamente sufficienti per consentire al fante di mettere KO un carro armato. La cosa danneggiava spesso l'arma di per sé, ma è più una considerazione da tempo di pace. Per avere un sistema apposito per tali granate i tedeschi ebbero anche un PzB 39 con trombombcino a bicchiere, chiamato Granatbuchse, ovvero fucile lanciagranate: una speciale cartuccia a bassa potenza attivava il lancio della granata su di un certo raggio, con la perforazione dipendente dal tipo di testata.
*'''Dimensioni''': lunghezza 10,65 m, larghezza max 3,625 m, altezza 2,945 m
*'''Motore''': Maybach HL 230P-30, V12 da 23,1 litri circa, 700 hp; 870 litri di benzina
*'''Peso''' 76+t; protezione fino a 250 mm anteriore
*'''Prestazioni''': v.max 17-35 kmh, autonomia 170 km, pendenza superabile 70%, trincea 2,5 m, gradino 0,85 m, guado 1,75 m<ref>Sgarlato N: ''Jagdtiger'', Eserciti nella Storia mag-giu 2006</ref>
 
Ma questa non era certo l'unica modalità per tirare granate. I PzB 39 erano derivati dai precedenti fucili, appositamente trasformati; il soldato tedesco aveva anche il fucile Mauser 98k con tromboncino lanciagranate a picchiere in volata, capace di sparare granate, anche controcarri, su di una gittata di 200 m al massimo, con tanto di mirino a bolla specifico. Per il combattimento ravvicinato, c'era anche la teccnica della 'Carica concentrata' ovvero prendere un certo numero di Stielgrenate (granate con il manico) senza manico, legarle attorno ad una con il manico tramite filo di ferro, e tirarle come armi anti-bunker e controcarri.
 
Un'arma diversa era la Kampfpistole da 27 mm, che derivava da un congegno di segnalazione a bengala, per la quale gli ingegnosi tedeschi ben pensarono di usare anche razzi a carica cava o HE, ma certo, anche provvista di canna rigata e calcio ripiegabile, sparava solo fino a una gittata utile di 90 m una bomba da 51 mm di lunghezza con una minuscola carica di TNT. Decisamente questa 'Sturmpistole' (nome definitivo) costava molti soldi per quello che offriva. Eppure con la Panzerpatrone 326LP perforava 50 mm fino a 300 m. Verso la fine della guerra i tromboncini lanciagranate dei fucili e dei PzB potevano sparare varie Panzergranate, e ben tre tipi di grandi dimensioni, per 'venire incontro' ai carri più potenti: la 46 e la 61 e un'altra senza nome. Erano armi teoricamente capaci di trasformare un fante in un cacciatore di carri, ma non si sa bene quanto in pratica fossero efficaci. Eppure la loro minaccia, data anche la mobilità della 'piattaforma' di lancio non andrebbe mai sottovalutata, tanto che vi sono testimonianze di un uso efficace contro carri medi anche in conflitti postbellici, tipo quelli Israelo-Arabi.
Ma questo carro non era l'unico derivato dal progetto base del Tiger. Un carro d'assalto era oramai quasi d'obbligo come variante per i carri da combattimento tedeschi; dal Panzer III venne ricavato lo StuG III, e così per il Panzer IV. Ma per colpire bersagli molto protetti era forse preferibile un'arma di bassa velocità iniziale ma con proiettili di grande peso: questa venne realizzata montando sugli StuG III un obice da fanteria sIG 33; poi toccò al Brummbar, orso bruno, con un obice da 150 mm lungo 12 calibri del tipo StuH 43. Esso era un carro d'assalto che meriterebbe certamente spazio anche in questa rassegna, visto che era un potente mezzo da combattimento e con le granate di cui disponeva era adatto sia per l'attacco ai capisaldi, che per la difesa contro i carri armati. La corazza frontale era inclinata e spessa 100 mm, anche se sui fianchi non superava i 30. Combatterono duramente a Kursk distruggendo decine di bersagli, anche se, sopratutto per le mine, subirono perdite non indifferenti. Per realizzare qualcosa di meglio si pensò ad un Sturmpanzer Bar (Orso), con un pezzo da 305 mm lungo 16 calibri. Proposto il 4 marzo 1943, era da basarsi sullo scafo Tiger I, assieme però anche ad elementi del Panther. Con questo mortaio fisso in direzione, in un'apposita casamatta con alzo 0-70 gradi, era in grado di tirare fino a 10,5 km con 10 colpi disponibili, e avrebbe avuto corazza anteriore di 130 mm e 80 laterale. Ma il 27 maggio 1943 la Waffenkomission pensò a qualcosa di ancora più grande e potente, un Raketenwerfer 61 da 380 mm, che lanciava proiettili a razzo i quali erano pesanti circa 345 kg. Essendo questi ricavati da cariche di profondità, erano provvisti di una quantità di HE enorme. La corta canna aveva una corona di tubi di scarico per i gas, aiutando a ridurre il rinculo. IL prototipo era stato approntato il 20 ottobre 1943. Per fare in fretta, il motore venne lasciato posteriormente, ma anche così vi furono dei ritardi tali che Hitler ordinò la trasformazione per tutti i carri Tiger danneggiati e in riparazione. In tutto vennero prodotti, fino al dicembre 1944, 15 mezzi, tutti di recupero. La piastra frontale sembrava quella del Tiger II, spessa ben 150 mm a 45 gradi, mentre per il resto gli spessori erano quelli del Tiger standard. Il proiettile poteva essere anche a carica cava (poco usato), del tipo 4582, anziché 4581 standard. La gittata era entro i 7 km, ma solo entro i 1.900 m era abbastanza preciso. Il motore a razzo aveva 40 kg di propellente solido e in tutto c'erano 12 colpi dentro la casamatta, un tredicesimo poteva essere lasciato nella canna (a rischio e pericolo, beninteso, del veicolo). Il gettito voluto da Hitler era di 300 colpi al mese, ma non venne raggiunto. La ricarica del resto era possibile solo in almeno 10 minuti di tempo, davvero troppi per un mezzo d'assalto. C'era anche una sola MG 34 con 500 colpi. Usati dalle compagnie pesanti 1000,1001 e 1002 vennero impiegati prima contro Varsavia, come carri d'assedio. La compagnia 1000 ne usò 4 per la campagna delle Ardenne, le altre vennero usate per fini difensivi e non offensivi, come lo Sturmtiger era stato concepito (al termine di un'evoluzione partita dai ben più semplici StuG III). Uno degli Sturmtiger ingaggiò carri americani con tale efficacia che si dice, mise KO 3 Sherman con un singolo colpo (difficile da capire come, anche se la granata HEAT dev'essere stata di grande potenza). Per lo più minati dai loro equipaggi dopo avere finito le poche munizioni, 2 sono sopravvissuti fino ai nostri giorni, a Sinsherim (Germania) e al solito museo di Kubinka in Russia.
 
Le mine tedesche erano invece le famose Tellermine: la 29, 35, 42 e 43. La Tellermine 42 pesava 7,8 kg e con diametro di 324 mm, spessore 102 mm, e faceva esplodere la carica di Amatol se veniva calpestata da almeno 340 kg di peso; divennero presto più sofisticate, con tanto di mini-mine (antiuomo) collegate ad esse, e che avevano la brutta tendenza ad esplodere colpendo l'ignaro geniere che le avesse rimosse.
 
Tornando ai razzi controcarri veri e propri, dopo l'esordio della Puppchen si ebbero sistemi decisamente più pratici e sopratutto, economici e portatili.
*'''Dimensioni''': lunghezza 6,28 m, larghezza max 3,7 m, altezza 3,45 m
[[Immagine:1668 - Salzburg - Festung Hohensalzburg - Panzerschreck und Panzerfaust.JPG|360px|left|thumb|Panzerfaust e Panzerschreck a confronto]]
*'''Motore''': Maybach HL 210P-45, V12 da 21,3 litri circa, 650 hp; 540 litri di benzina
Ecco quindi i due derivati terribili, i '''Panzerfaust''' e i '''Panzerschrek''', (Pugno corazzato e Terrore dei carri). Ora cominciamo dal secondo, anche se apparve dopo l'altro. Il 'fucile a razzo controcarri' come veniva chiamato, era del '43 e adottava praticamente il razzo del Puppchen, con sistema d'accensione elettrica anziché a percussione. Ebbe successo e fu l'antisignano del Super Bazooka, apparso verso la fine della guerra in calibro 89 mm perché si temeva fosse inefficace il vecchio 60 mm contro i nuovi carri pesanti (come in effetti si dimostrò), la gittata era di circa 150 m, ma l'inconveniente era che il razzo era ancora acceso quando partiva dal tubo, da qui la necessità di una apposita visiera per il lanciatore; inoltre era meglio se c'erano anche indumenti protettivi e una maschera antigas, e infine i detriti e gli scarichi del razzo erano pericolosi fino a 4 m, rendendo inadatta l'arma dallo sparo da luoghi chiusi, e troppo visibile (=nuvole di polvere) se sparava dall'esterno. Inoltre era piuttosto pesante e ingombrante. Ma del resto non c'erano al momento altri modi di coprire le distanze tra 40 e 100 e passa metri, perché il Panzerfaust era troppo impreciso in tal caso. Fu l'RPzB 54 con scudo antivampa che eliminò la necessità delle protezioni per il soldato lanciatore; ma non certo il resto dei problemi; il RPzB 54/1 arrivava a 180 m con una granata migliorata; gli ultimi razzi prodotti perforavano 160 mm, mentre i vecchi mod. 43 venivano passati alla seconda linea. Erano popolari tra le truppe, ma con i problemi di cui sopra.
*'''Peso''' 76+t; protezione 40-150 mm anteriore
*'''Prestazioni''': v.max 20-35 kmh, autonomia 120 km, pendenza superabile 36°, trincea 2,3 m, gradino 0,8 m, guado 1,22 m m<ref>Sgarlato N: ''Sturmtiger'', Eserciti nella Storia nov-dic 2003</ref>
 
I dati: RPzB 43, tubo 9,2 kg, razzo 3,27 kg di cui 650 gr per la testata; lunghezza 1,638 m e gittata di 150 m; l'RPzB 54 pesava 11 kg e il razzo 3,25; per il resto non c'erano molte novità, se non che la cadenza di tiro indicata era di 4-5 colpi al minuto.
===Carri da battaglia===
====Tiger====
[[Immagine:Metro-tigr-1_edited1.jpg|360px|right|]]
 
Le cariche di demolizione erano state usate dal 1940 quando questi sistemi da 3 kg con 750 gr di TNT erano capaci di perforare 110 mm di acciaio e vennero usate per far saltare i bunker di Eben Emael.
Dal 1938 la constatazione della futura obsolescenza dell'affidabile ma limitato Panzer Mk IV (PzKpfw IV) era foriero di interesse, per realizzare un nuovo e potente carro armato. Il Panzer IV fu poi un veicolo in grado di affrontare vari aggiornamenti: la corazza di 14,5 mm nello scafo e 20 mm in torretta era davvero poco, ma del resto all'epoca anche i carri incrociatori inglesi avevano circa 14-15 mm di acciaio, giusto poco per resistere al fuoco nemico, al limite di proiettili di piccolo calibro e schegge non troppo potenti. La successiva evoluzione lo vide però molto potenziato, grazie ai 'fondamentali' adatti: torretta con diametro adatto, motore e meccanica affidabili e potenti a sufficienza. Alla fine, aveva un motore da 300 hp per 25 t, corazze fino a 80 mm, cannone da 75 L48 capace di perforare spessori elevati di acciaio anche a distanza, con notevole precisione. Questo, mentre il compare Mk III era incapace di fare altrettanto, in termini di cannoni, col risultato che il Panzer III era armato al massimo col 50 mm lungo o con il 75 mm corto dei primi Mk IV, mentre non c'era molta differenza in termini di corazzatura. Lo scafo venne però utilizzato ampiamente con gli StuG III, e arrivò a ben 15.000 veicoli costruiti; mentre il PzKpfw IV totalizzerà 'solo' 9.000 unità, ma quasi tutte in versione carro, perché non aveva bisogno di una casamatta per ospitare il 75 lungo. StuG e Panzer IV saranno i mezzi corazzati ben più diffusi dell'esercito tedesco, anche quando superati da anni.
 
[[Immagine:Captured panzerfaust.jpg|360px|right|thumb|Quest'oggetto dalla forma di bastone è il Panzerfaust standard, osservato con curiosità da un giovane soldato americano, mentre la testata sembra smontata dal razzo stesso]]
Ma detto ciò, torniamo allo sviluppo del Tiger, che iniziò nel 1937, in sostituzione del PzKpfw IV che pure era ben lungi dal finire la sua potenzialità visto che era appena entrato in servizio. Il primo prototipo di quello che era noto come DW1 (carro di sfondamento mod.1) venne sperimentato già nel 1938, ma non era molto migliore del 'IV, e poi venne interrotto per tale ragione. La velocità massima doveva essere di 40 kmh, ma il peso era di 36 t e la corazza, per quanto spessa, non era inclinata. Poi vennero proposti il VK 3001(H). Questa sigla voleva dire Vollkettenkraftfaherzweug 3001, il che significa 'veicolo sperimentale su cingoli da 30 t, primo modello'. C'era questo tipo Henschel, ma non mancò l'avversario Porsche, il VK 3001(P). Questi erano i prototipi iniziali, ma già nel 1939 questo sviluppo venne bloccato, nel senso che era richiesta una corazzatura migliore, che aumentava il peso a 36 t. Il prototipo era il VK 3601, ordinato alla Henschel dopo che questa batté la proposta Porsche. Lo sviluppo venne interrotto perché nel maggio 1941 si volle maggiore corazza per un modello chiamato VK 4501 da 45 t. Al dunque, con un cannone da 88 mm del tipo standard, doveva fare le prove per il compleanno di Hitler, il 20 aprile 1942. La data si avvicinava e il tempo stringeva, così venne usato anche lo studio del VK 3001(H), e venne approntato il VK4501(H), che vinse contro il VK4501(P) della Porsche. Davvero questi due prototipi vennero completati per il compleanno del dittatore, di cui furono indubbiamente un 'regalo' molto pesante. Vinse, dopo accurate prove, il modello H, e la produzione iniziò nell'agosto 1943 come PzKpfw VI Tiger Ausf E i SdKdz 181. Era nato, in poche parole, il leggendario Tiger. Il costo era di 250.000 marchi al pezzo, se non addirittura 800.000. Se si considera che il Pzkfw IV ne costava circa 100.000 e il Panther circa 120.000, ci si può immaginare il costo e la difficoltà di trasformare un valido prototipo in un mezzo in piena produzione. Tale produzione era in media di 56 al mese, 1.350 in tutto. Nell'aprile del '44 arrivò a 104 al mese, il massimo della sua storia produttiva. La sua corazza era di 100 mm frontale, in basso a 24 gradi e superiormente a 10 gradi sulla verticale, 60 mm scafo inferiore laterale, 80 mm laterale superiore, 82 mm posteriore, 26 mm inferiore e sul tetto. Un grosso scatolone corazzato, che i Tedeschi erano soliti chiamare 'carro per i traslochi' per il suo ingombro. La torre da 20 t era con corazza laterale da 82 mm, frontale 100 mm, cielo 26 mm, scudo cannone 110 mm. Il motore era un Maybach 12V del tipo HL 210 P45 da 21,353 litri da 650 hp a 3.000 giri al minuto, poi da 253imo esemplare c'era l'HL 45 P45 da 700 hp. Il cambio era efficace, 8+4 marce, derivato dal Merrit-Brown inglese, molto facile da azionare: il Tigre era sorprendentemente facile da guidare nonostante la mole, tutt'altro che rispetto al Churchill e ad altri mostri corazzati dell'epoca. Erano presenti ben 8 assi per parte con ruote intercalate, cingoli da 520 mm per i trasferimenti su rotaie, 725 mm per la marcia fuoristrada, ruota motrice anteriore. Il peso variava molto, 44,5 t in assetto di trasporto, 56,9 in combattimento. Per superare ponti privi di capacità sufficiente di carico, era possibile (certo piuttosto avventuroso) immergere il Tiger nei corsi d'acqua che lo consentissero, visto che poteva guadare 1,2 m e per la prima volta, anche stare totalmente immerso, con 4,5 metri superabili totali. Ma con un rapporto potenza-peso di poco oltre 12 hp per tonnellata, era difficile fare affidamento su questa capacità, mentre i larghi cingoli non riuscivano ad impedire, a causa dello scafo piuttosto corto, una pressione specifica piuttosto alta di 1 kg per cm2. Il cannone era il KwK 36 da 88/56 mm, con ben 92 proiettili che potevano essere installati sui lati della torre e vicino al pilota, di cui 23 HE e 61 perforanti come carico normale, oltre ad 8 Pzgr 40 con anima in tungsteno. Da ricordare che la torre era ad azionamento idraulico, ma per l'alzo (-6,5 e +17°), e brandeggio 'fine' erano necessari un apposito volantino. Il sistema di puntamento TZF 9b era un apparato binoculare, poi c'era anche un panoramico SF 14Z e anche un telemetro ottico EM 34 a coincidenza da un metro di base, portata pratica 200-10.000 m. Non era certo un sistema del tutto adatto, basti pensare che era necessario usarlo stando fuori dalla torretta. Se si pensa al sistema da circa 2 metri di base del Leopard 1, integrato nel sistema di controllo del tiro, e incassato ai lati della torretta come nelle vecchie torri navali di grosso calibro, si capisce la differenza tra questo sistema portatile e uno di tipo moderno. Nondimeno era una risorsa di un certo livello.
Quanto al Panzerfaust, esso apparve ai primi del '42 come pratico sistema per tirare un'ogiva di grosse dimensioni controcarri; arma all'epoca unica, venne pensata dal dott. Langweiter e venne prodotta dalla HASAG di Lipsia e non era un vero e proprio lanciarazzi ma una specie di cannone senza rinculo portatile, però con razzo sovracalibro, come negli RPG e a differenza dei più ingombranti Bazooka e Panzerschrek, nessuno dei quali all'epoca era ancora disponibile. In sostanza era un tubo con del propellente azionato prima dell'uscita della granata, da qui la mancanza di protezioni per il servente; la gittata era ridotta, specie nel tipo Panzerfaust 30 klein, il primo, che aveva una gittata pratica di 30 m e una testata da 100 mm, capace nondimeno di perforare 140 mm a 30 gradi d'impatto. Il tubo di lancio doveva essere messo sotto il braccio prima dello sparo, non sopra la spalla come il Bazooka; malgrado la corta gittata, la caduta della traiettoria era tale da rendere necessario un alzo abbassabile. Presto arrivarono i più potenti Panzerfaust 60 e 100, e ed erano persino in programma i tipi 150 e 250, pure ricaricabili, praticamente gli antenati diretti degli RPG-2 sovietici del dopoguerra.
 
Le loro caratteristiche:
Usato per la prima volta sul fronte di Leningrado nel '42, con pochissimo successo dati i problemi di mobilità del territorio, questo poderoso carro armato si fece poi valere in Tunisia, secondo molti in maniera poco saggia dato che era oramai finita per l'Asse; ma un conto sono le decisioni strategiche (non ritirarsi ma ostinarsi a tenere il Nord Africa), un conto le decisioni tattiche: i pochi Tiger erano formidabili combattenti e per mesi misero sotto controllo gli Alleati, che ebbero oltre 200 carri distrutti contro una dozzina di Tiger. La fine venne rallentata, non impedita, ma gli Alleati dovettero mettere in servizio in fretta i loro pezzi da 76 17pdr, visto che solo questi erano efficaci contro i Tiger. Mentre i carri Mk IV erano mobili ed efficaci sì, ma vulnerabili se colpiti a loro volta, e per giunta erano pochi, i Tiger erano davvero dei 'mostri' che al pari dei Matilda nel 1940 o dei KV del '41 erano capaci di resistere ai cannoni nemici. E dire che essi avevano corazze 'a scatola', poco o nulla inclinate. Erano semplicemente molto spesse, come sul Churchill; ma a differenza di questo carro il Tiger era molto più veloce e meglio armato, anche se molto meno adatto alle 'scalate' sulle montagne. Il carro tedesco divenne una leggenda, ma se si guardano i numeri la loro obiquità è difficile da spiegare: dopotutto ne vennero prodotti solo 1350 entro il 1944. La corazza era di ottima qualità, differentmente da quanto successe poi, e questo aiutava la sua efficacia. Ma il Tiger era pesante e difficile da recuperare, specie in battaglie difensive, anche per gli efficientissimi reparti tedeschi.
 
*Panzerfaust 30: gittata 30 m, peso totale 1,475 kg (klein), 3,2 kg totale, lunghezza 98,5 cm, 76cm di tubo, diametro 40 mm, testata lunga 36 cm, carica HE da 400 gr di TNT e Trihezogene; carica di lancio 54 grammi di polvere nera; velocità 28 m.sec, perforazione 140 mm a 30°.
Nondimeno, questo mezzo divenne presto un veicolo temuto dagli Alleati al punto da bloccare facilmente le avanzate di intere colonne, anche se non tutti furono capaci di annientare gran parte della 22ima Armoured Brigade come fece l'asso Michael Wittmann. Dati assegnazione per lo più alle SS, in piccoli numeri, accrescevano la loro sinistra presenza con il colore in genere scuro, spesso spalmato di quel cemento speciale 'Zimmerit' che impediva l'applicazione di cariche magnetiche. Forse il paradosso di questo carro è ben esposto dal I/502 Abt i cui 4 carri eliminarono almeno 163 carri sovietici di cui 32 solo l'11 febbraio. Era davvero un lavoro formidabile da parte di un singolo plotone carri.
 
proietto 100 e 140 mm rispettivamente, dal peso di 680 gr e 3 kg; v.iniziale 30 m.sec e perforazione massima 140 e 200 mm a 30°.
Combatterono ovunque con grande efficacia, e anche in Italia si diedero da fare, dalla Sicilia al passo del Brennero erano ovunque. Alla fine trovarono i nemici peggiori nei carri JS-2 e nei carri M26, ma dopo anni di successi in cui la Panzerwaffe aveva tenuto testa ad avversari spesso ben superiori in numero. Solo il PzAbt.502 riuscì ad accreditarsi 1.400 carri, oltre 2.000 cannoni controcarri e altrettanti pezzi d'artiglieria. E' un bilancio impressionante, stiamo parlando di un singolo battaglione che ha causato grossomodo tanti danni quanto i 2 mila carri M1 Abrams di Desert Storm. 101 Tigre vennero usati a Kursk, ma non riuscirono a vincere. La battaglia si spostò poi a Balabonowka vennero usati i 34 Tigre superstiti dei 45 usati dall'Abt.503 a Kursk, assieme a 45 Panther. In 5 giorni di scontri eliminarono 267 carri sovietici contro 4 Panther e un Tiger. Per il resto c'erano i carri degli Abt serie 500, fino al PzAbt.510. Il 506, come anche il 101 (SS) erano anche con i Tiger II. Le SS erano gli utenti principali dei Tiger, spesso usati in 'cunei corazzati' con i carri medi che li proteggevano sui lati da attacchi a corto raggio sui fianchi, e dalla fanteria. Nella battaglia di Medenine erano stati usati i Tiger, che persero 7 carri tra cui uno perforato da un Churchill a bruciapelo. Se si pensa che solo 13 carri andarono perduti contro 260 alleati, di cui 15 M4 distrutti a Kesserine, questo dà l'idea. Già i primi tre Tiger dell'Abt.501 fecero fallire un'azione Alleata diretta a occupare Tunisi. Certo, era un'impresa disperata perché chiaramente non c'era la speranza di tenere a lungo l'Africa; ma affermare che i Tiger siano stati 'sprecati' senza effetto, come è stato talvolta fatto, è del tutto incongruo con quello che questi carri pesanti fecero, evitando che praticamente già entro il 1942 venisse conquistata la Tunisia<ref>Gibertini, G: ''Eserciti nella Storia nov 1999</ref>.
 
*Panzerfaust 60: gittata 60 m, proiettile da 3 kg e totale 6,8 kg; v.iniziale 45 m.sec.
*'''Dimensioni''': lunghezza 8,24 m, scafo 6,2 m, larghezza max 3,73 m, altezza 2,86 m
*'''Motore''': Maybach a benzina da 600-700 hp
*'''Peso''' 56 t; protezione fino a 110 mm anteriore, 82 mm lati, 26 superiore
*'''Prestazioni''': v.max 38 kmh, autonomia 100 km, pendenza superabile 60%, trincea 1,8 m, gradino 0,79 m
 
Questo aveva la testata dei Panzerfaust 30 ma con motore di maggior potenza.
 
Descrivendo nel dettaglio l'arma, il tubo del klein era lungo 76,2 mm dal diametro di 50 mm, con struttura finale a 'calice' per contenere l'ogiva. I tipi con maggiore capacità avevano motori a razzo e il Panzerfaust 100 arrivava a 62 m.sec.
====Tiger II====
[[Immagine:Tiger-II-La Gleize.jpg|300px|left|]]
Non altrettanto successo ebbe il Tiger II, un carro che era stato costruito con migliori caratteristiche. Era armato con il Pak 43, aveva corazza anteriore da ben 150 mm a 50 gradi nella piastra principale dello scafo, 100 mm inferiore, 80 mm sui lati leggermente inclinata, 40 mm superiore, la torretta arrivava anche a 180 mm frontalmente e 100 mm lateralmente. La fine della guerra non era però tanto lontana, e alla fine non ebbe successo quanto il primo. Il progetto VK 4501 della Porsche venne rielaborato e proposto con un cannone da 150 mm; ma venne respinto e venne chiesto un cannone da 88 mm, ma ancora non c'era accordo: troppo rame necessario per il motore elettrico. Al dunque, il progetto venne scelto ancora una volta dalla Heschel VK 4503(H), che ebbe tuttavia per le prime 50 unità la torretta del tipo proposto dalla Porsche, molto più arrotondata della Heschel. In tutto vennero costruiti 485 esemplari in luogo dei 2.179 programmati, con un totale di 25 costruiti nel marzo 1945, mentre il massimo venne raggiunto nell'agosto 1944 con 84 mezzi. Il carro era simile al Panther II, programmato ma non costruito. Il motore era simile a quello dei Tiger, le ruote erano 9 per lato, al solito intersecanti tra di loro (soluzione che era vantaggiosa nel ridistribuire il peso sui cingoli, ma pericolosa per il fango propenso a ghiacciarsi, come accadde nel fronte russo, bloccando le ruote). Il cannone KwK 43 con 40 AP e 40 HE, -8/+15° di alzo, 3 armi MG 34 con 5.850 colpi, oltre ad una MP 40 da 9 mm. Le ottiche erano apparentemente senza il telemetro portatile, mentre il TFZ 9d monoculare aveva ingrandimenti 3-6x.
 
Il razzo Klein 30 era limitato ma i primi 500 vennero mandati nell'agosto 1943 sul fronte Russo. Ma non c'erano i sistemi di puntamento, che non c'erano, avevano 44 mm di diametro, con 14 cm di diametro, 49,5 cm di lunghezza del razzo e 800 gr di HE, propellente da 95 grammi e 30 m.sec, perforando 200 mm a 30 gradi fino a 30 metri. Peso del proiettile da 5,1 kg. Nell'agosto del '43 ne arrivarono 6.300 esemplari, con cui venne passato un ordine per 50.000 pezzi dal settembre 1943. Stranamente la produzione del 'Klein' era proseguita fino all'aprile 1945. La produzione del Panzerfaust 60 m, invece, arrivò entro il dicembre 1944 a oltre 1.400.000 esemplari. In tutto il peso di quest'arma era di 6,1 kg, diametro del loro tubo di lancio di 50 mm, 134 grammi di polvere nera, v.iniziale 45 m.sec.Venne prodotto dal settembre 1944. Ma nell'estate 1944 era stato pensato ad un sistema a doppio stadio con motore a razzo aggiuntivo, 190 gr di propellente iniziale e poi del razzo di per sé. v.iniz. 60 m.sec, raggio 100 m, diametro 6,2 cm, peso 6,8 kg, alzo fino a 150 metri, entrò in servizio dal novembre 1944. Poi vennero i razzi ricaricabili Panzerfaust 150, tubo capace di sostenere fino a 10 tiri, per rendere più economico il tiro con queste armi e con impugnatura anteriore anatomica, 100.000 esemplari ordinati, ma pochi entrarono in servizio prima della fine della guerra. Ma non era finita, la HASAG progettò i razzi Panzerfaust 250 con velocità di 150 m.sec, ma non entrò in servizio: era nel settembre 1945 che si prevedeva di metterlo in produzione. Infine, si pensò a razzi capaci di perforare ben 400 mm, e infine ad un 'Grosse Panzerfaust' e un Hecth da 10,5 cm.
Iniziò i combattimenti nel maggio del '44 contro i Sovietici, dove pare che un carro T-34/85 ne distrusse 3 da solo (o almeno così dichiararono i Sovietici). Simile al Panther per struttura, al Tiger per spessori della corazza, era un mezzo formidabile ma troppo lento, con lo stesso motore del Tiger, e troppo difficile da muovere su lunghe distanze per il rischio di far cedere i ponti e le strade. Con 84 colpi da 88 (come nel Tiger, ma con bossoli più lunghi) e 5850 da 7,92 per le due armi da difesa ravvicinata, esso era un carro formidabile, ma non ebbe grandi successi contro gli Alleati in Normandia, dove pure venne usato. Meglio andò nel Fronte Orientale, dove spesso battagliò con un mezzo quasi alla pari, il JS-2.
 
Il Panzerfaust era un'arma potenziata da un esplosivo chiamato ciclonite, che talvolta si dimostrava piuttosto instabile. Il Panzerfaust era arma capace di suscitare una certa diffidenza anche in chi l'usava dato che era pericoloso farlo: per questo, era necessario tirare da distanza, magari mancando il bersaglio, ma non essendo subito sottoposto al fuoco di ritorno. I carri sovietici spesso avanzavano coperti di fanteria armata con mitra PPhS, e appena vedevano un soldato tedesco sbucare dietro un muro o da una buca, non esitavano a sparargli. Spesso vennero fornite protezioni aggiuntive perché il Panzerfaust era capace di dare ad un singolo fante la capacità controcarri, sia pure senza ricarica e da distanze minime, di un carro Tiger. La velocità del razzo era piuttosto bassa, nulla a che vedere con i quasi 300 m.sec degli RPG; l'arma veniva inserita solo prima del lancio per motivi di sicurezza nel tubo; il grilletto era protetto dall'alzo, che si elevava per mirare meglio; il tutto mentre c'era il rischio che la granata, una volta aperto l'alzo, liberata dai ganci che la trattenevano, scivolasse fuori dal tubo e forse esplodesse. Una volta lanciata, era stabilizzata da 4 superfici ripiegabili. Insomma, un sistema rudimentale, ma se si faceva centro, per il carro nemico era la fine. Negli ultimi giorni di Berlino era normale vedere civili e ragazzini della gioventù Hitleriana andare verso il fronte in bicicletta, armati con un paio di Panzerfaust per mettere KO qualche T-34 o Stalin. Il Panzerfaust era semplice e se non altro venne prodotto in quantità di centinaia di migliaia di esemplari, dimostrandosi molto pericoloso per i mezzi nemici, sopratutto negli scontri urbani o tra la vegetazione.
*'''Dimensioni''': lunghezza 10,26 m, scafo 7,26 m, larghezza max 3,75 m, altezza 3,1 m
*'''Motore''': Maybach a benzina da 700 hp
*'''Peso''' 65 t; protezione fino a 150+ mm anteriore (185 mm frontale torretta, 150 a 50° scafo superiore, 100 mm inferiore, 80 mm laterale, 25-40 mm inferiore e superiore).
*'''Prestazioni''': v.max 38 kmh, autonomia 110 km, pendenza superabile 60%, trincea 2,5 m, gradino 0,85 m
 
====Panther====
[[Immagine:Panther Thun 1.jpg|380px|right|]]
Il carro medio T-34 aveva costituito una minaccia notevole per i Tedeschi e non mancarono le proposte per produrne una copia, mancata per la carenza di alluminio. Per rimpiazzare il Panzer IV si studiava fino dal 1937 e nel '41 vennero finalmente completati i prototipi VK 3001(H) e (P) dei soliti due rivali nei carri armati, poi messi da parte e sostituiti con i Tiger (VK 4501). Ma questi erano troppo pochi, e un mezzo simile al T-34 ma leggermente migliore era desiderato: nacque il VK3002(DB) della Daimler-Benz, e il VK 3002 (MAN) della MAN; il primo era una copia del T-34, il secondo venne messo in produzione anche se era più complesso e sofisticato. Allafine divenne il SdKfz 171 o Panther, ultimato come prototipo nel settembre 1942. I carri uscirono dalle linee presto, mentre ne venivano chiesti 600 al mese. Troppi, e per giunta vi furono molti problemi di messa a punto, anche ai tempi di Kursk dove 200 vennero inviati in una speciale brigata. Nonostante il cannone da 75/70 mm fosse efficace anche a 2,5 km, i carri poterono fare poca strada. I primi erano i Panzer A con corazza da soli 60 mm, poi aparvero gli D (B e C non vennero posti in produzione), poi un altro 'A' e infine lo 'G', un carro recupero, uno cacciacarri, uno comando. Alla fine della guerra i Panther prodotti erano forse 6.000 esemplari, ma i dati sono incerti. Il cannone da 75 mm poteva perforare 140 mm a 1 km di distanza e assieme alla corazza frontale di 80 mm a 55 gradi era sufficiente per surclassare i carri nemici di quasi tutti i tipi. La corazza laterale era però solo di 40-45 mm, anche se era inclinata, per cui il mezzo doveva contare maggiormente sulla mobilità piuttosto che i duelli da posizioni statiche come nel caso dei 'Tiger'. Avendo lo stesso motore ma con 11 t in meno la cosa era possibile, ma il Panther era molto afflitto da problemi meccanici che erano curiosamente quasi sconosciuti al Tiger. Verso la fine del conflitto ebbe anche, in alcuni casi, un sistema rivoluzionario per il combattimento notturno, un visore IR, magari abbinato ai proiettori di grandi dimensioni trasportati da un apposita versione del semicingolato tipo 251.
 
Venendo invece al Panzerschreck, la sua efficacia era elevata sì, ma non senza limiti vari. Eccoli<ref>Ludi G ''Panzerschreck, il Bazooka di Hitler'', Eserciti nella Storia mar apr 2006</ref>. Mentre il Panzerfaust era da distribuirsi alla fanteria comune, il 'Bazooka' era per team specifici controcarri, dato anche che l'arma pesava 9,25 kg per 1,6 m di lunghezza. La testata aveva 660 g di esplosivo. Era disponibile in versioni estive e invernali, ovvero rispondenti a differenti 'range' di temperatura. Servito da un team di due uomini, sparava il razzo dopo l'azionamento di un grosso grilletto a 105 m.sec. Dopo poche centinaia di pezzi prodotti del mod. 43, che si era dimostrato davvero pericoloso per il lanciatore e anche per il caricatore, lo scudo metallico di 36x47 cm con finestra trasparente aiutava finalmente a 'sopravvivere' allo sparo, e inoltre il nuovo proiettile da 180 m di gittata Gr.4992 era capace di esser usato a tutte le temperature pratiche. Dal dicembre del '43 i piani erano per 382.000 esemplari e 4 milioni di razzi, e a gennaio si era già arrivati a quasi 51 mila e 173.000 rispettivamente, dei primi in prima linea ce n'erano 21.141. Organizzati in plotoni di tre lanciarazzi, erano potenzialmente pericolosissimi per i tank nemici. Ma i tiratori tendevano a sparare troppo da lontano e i risultati non erano dei migliori: ma già prove comparative con i Panzerfaust avevano dimostrato, contro un T-34 fermo e da 100 m, che solo il25% dei PzB colpiva l'obiettivo, contro 5 centri su 5 dei Panzerfaust 30 (naturalmente da 30 m). C'era da riflettere quindi sulla portata massima dichiarata di 120 m contro carri in movimento. Le capacità perforanti erano di 230 mm a 90 gradi e 150 a 30, ma i Finlandesi nel dopoguerra rilevarono solo 100 mm a 30 gradi, del resto l'ogiva era minore di quella del Panzerfaust. Nel '44 arrivò un lanciatore corto da 1,35 m da 9,5 kg, che era l'RPzB.54./1; ai 289.151 del tipo base mod. 54, se ne sarebbero aggiunti altri 25.744 su 48.000 ordinati. I colpi arrivarono a 2.218.400 almeno. C'erano armi speciali ancora più corti da 107 cm, o addirittura con lanciatore in cartone compresso pesante 5,5 kg, e infine lo sperimentale da 105 mm, lungo 2,4 m e pesante 18 kg, rimasto a livello di prototipi, mentre le altre due tipologie vennero prodotte in piccola quantità. Ma non finì mica qui: la Fliegerschreck era un bazooka antiaereo con razzo munito di testata da 17,4 cm, e 144 munizioni incendiarie; non venne mai usato.
Nel dopoguerra i Panther vennero usati dai Francesi per qualche anno, del resto anche i Pz IV H erano impiegati dai Siriani. Nessuno invece riusò i Tiger e Tiger II, rispettati ma troppo pesanti e di concezione parzialmente superata.
 
Sebbene i RPzB fossero più avanzati e riutilizzabili circa 100 (poi 200 col /1) volte, non vennero mai amati davvero dagli utilizzatori, tanto che nel primo quadrimestre 1944 i Panzerfaust misero KO 262 carri e i Panzerschreck 88, meno anche dei 167 distrutti dalla fanteria tedesca usando mine del tipo Teller. Costando però solo 70 marchi contro 5.730 del misero cannone da 37 mm Pak 36, non fu una cattiva idea e nell'insieme costituì un pericolo. ifurono anche dei blindati che ebbero lanciatori trinati di questi lanciarazzi, i Panzerjager 731 Bren, in pratica dei Bren Carrier catturati; ne seguirono anche altri con sei razzi in posizione brandeggiabile. E alfine, dopo la guerra, questi razzi tedeschi ebbero uso con i Finlandesi e poi Svizzeri e Belgi produssero dei derivati in uso fino agli anni '90, ovviamente perfezionati, ma ancora simili ai tipi bellici. La produzione (315.000 bazooka e oltre 2 milioni di colpi) per quanto inferiore, non lo è stato di molto rispetto ai 467.000 Bazooka, anche se con oltre 15.600.000 proiettili.
*'''Dimensioni''': lunghezza 8,86 m, scafo 6,88 m, larghezza max 3,43 m, altezza 3,1 m
*'''Motore''': Maybach a benzina da 700 hp
*'''Peso''' 45 t; protezione fino a 120 mm anteriore
*'''Prestazioni''': v.max 46 kmh, autonomia 177 km, pendenza superabile 60%, trincea 1,91 m, gradino 0,9 m
 
===Cannoni Senza Rinculo<ref>Cantamutto A: 'I cannoni S.R.' Eserciti nella Storia set-ott 08</ref>===
I cannoni senza rinculo cominciarono la loro esistenza con gli studi di tecnici Tedeschi, ma il primo riscontro documentato è del 1911 da parte di un certo Davis, comandante dell'US Army, messo a punto nel 1912. Il suo bossolo aveva una massa rinculante che consentiva di eliminare gran parte del rinculo, mentre la munizione era dotata di alette essendo la bocca da fuoco a canna liscia. I Britannici ne studiarono addirittura l'impiego per dirigibili, abbinato ad un'arma Lewis, ma non ci furono riscontri in grande scala. Nel '23 i Sovietici continuarono a sviluppare tale armamento, e poi realizzarono armi tra il 37 e il 305 mm, di cui un tipo da 76 venne messo i produzione e usato contro la Finlandia nel 1940. I Tedeschi ebbero i cannoni SR da 75 mm Mod. 40 per i paracadutisti: con un ordine per 193 armi e 120.000 colpi, seguirono poi le truppe alpine che contribuirono a totalizzare una produzione di almeno 632. Era un cannone in alluminio che pesava 145 kg e tirava colpi da 5,9 kg a 6.700 m. Poi si pensò anche ad armi da 105 e 150 mm, con molti tipi, specie da 105mm, di cui il mod 42 è stato il più diffuso. In tutto venne prodotta di quest'arma da 8 km di gittata e almeno 430 kg, un totale di 528 pezzi e 452.000 colpi. I prototipi Rheinmetall LG240 e 290 da 150 mm vennero realizzati nel 1943 ma non entrarono in produzione. Gli inglesi iniziarono su di un modello svedese lo sviluppo di un'arma di questo tipo: dal 1942 comparvero pezzi da 87, 94 e 95 mm, con sistema di sfogo dei gas Burney con tubi obliqui, con bossolo in metallo con fori laterali con leggera pellicola in ottone che saltava all'atto dello sparo. Venne usato in Birmania il pezzo da 87 mm, che pesava solo 25 kg e tirava ad appena 914 m un proiettile da 4,9 kg (274 m.sec). C'era anche un pezzo da ben 183 mm, con 2.700 m di gittata, venne approntato però dopo lo sbarco in Normandia quando oramai non c'era più bisogno; il 94 mm ebbe limitatissimo impiego e il 95 mm nessuno. Negli USA venne approntato nel novembre 1943 il T15E1, il futuro M18, che venne messo in produzione un anno dopo e omologato nel '45, anche se venne sperimentata in Europa prima di allora. Pesava 20,4 kg con proiettili da 1,25 kg; è rimasta in servizio per molto tempo grazie ad una velocità iniziale di 366 m.sec e gittata di 3.976 m, ma come arma controcarri (i cannoni SR sono ideali per le HEAT) non era all'altezza nemmeno di affrontare il T-34, e in generale non era valida oltre i 160 m nel tiro controcarri. L'M20 si avvalse delle esperienze dell'M18 ed entrò in servizio nel giugno 1945, dopo poco tempo dall'inizio del programma. Anziché portatile era arma da treppiede, pesante 51 kg e con proiettile da 6,53 kg a 305 ms e 6.400 m. La gittata utile ufficiale contro i corazzati era di 350 m. I Tedeschi usarono molto di più i loro cannoni durante la guerra, già nel '41 nell'invasione di Creta. Nel dopoguerra, prima dei missili controcarri, i cannoni SR avranno un intenso momento di gloria, sopratutto con l'M40 da 105 mm, ma non mancò nemmeno il Davy Crockett con calibro da 120 mm e testata esterna al tubo di sparo con testata nucleare, fino ad un raggio di qualche migliaio di metri.
 
====Supercarri====
[[Immagine:Panzer_Maus,_Seitenansicht_(Modell).jpg|300px|right|]]
Come il conflitto si portò avanti, i Tedeschi curarono sempre di più la qualità dei loro progetti, cercando di ridurre le difficoltà che avevano nell'essere oramai ovunque in inferiorità numerica. La soluzione fu peraltro un 'incartamento' che progressivamente si arrampicò su di una zona sempre più difficilmente praticabile, quella delle super-armi che dovevano vincere la guerra. Ma dopo anni di abbandono (dovute all'esitazione di Hitler nel dichiarare la necessità di una piena economia di guerra prima del '42 e alla convinzione che il conflitto sarebbe stato di breve durata) non fu praticabile arrivare in pochi anni se non mesi al dominio di tecnologie che, quando funzionarono, ci riuscirono solo dopo decenni di ricerche in tutto il mondo (vedi gli Horten da caccia). La questione dei mezzi corazzati non sfuggiva alla logica: se gli aerei dovevano essere sempre più veloci, i carri dovevano essere sempre più potenti e robusti. Il limite pratico venne già raggiunto con il Tiger, ma si andò oltre con il Tiger II. Questo aveva lo stesso motore del Panther, ma pesava 20 t in più. La sua corazza era eccezionale, ma del resto c'era carenza di materiali di qualità (come nel caso dei Me 262, con le turbine ricoperte da uno strato di alluminio puro per accrescerne la durata) e quindi l'acciaio doveva essere più spesso per garantire ancora una buona protezione. Nel caso del MAUS, topo (nome chiaramente ironico) Ferdinand Porsche realizzò un mostro corazzato pesante 188 tonnellate.
 
 
==Artiglierie==
I supercarri tedeschi hanno una storia che comincia essenzialmente con una specifica del novembre 1941 per un supercarro da 90 t e 140 mm di corazza, che poi diverrà il Krupp Tiger Maus, mentre la Porsche ebbe modo di portare avanti un progetto concorrente. La cosa sarebbe sfociata alfine nel Maus. Ma prima, il 5 o il 6 marzo 1942 venne dato ordine di procedere con il Krupp VK 7201 Lowe, e il 21 la Porsche ebbe ordine di procedere con il VK 10001 Mammut da almeno 100 t. A seguito di altri colloqui tra Porsche e Speer, si decise che il progetto Krupp andava sospeso e si procedette con il Porsche, che si evolse, tanto che ad un certo punto ebbe il cannone da 128 mm, scelto tra varie possibilità e in seguito un cannone da 150 mm KwK 44 L/38 e addirittura un KwK 44 da 170 mm. Nell'aprile del '43 l'ufficio armamenti dell'esercito propose invece l'Adler E-100 da 'sole' 138 t, tentando di far retrocedere dalla volontà di proseguire con un mezzo tanto grosso e pesante. Ma Hitler ordinò 150 Maus che però sarebbero stati costruiti dalla Krupp al ritmo, si sperava, di 5 al mese. Il 1 agosto venne iniziato il montaggio del primo carro, ma in ottobre, saggiamente, l'ordine venne sospeso. La cosa continuò a manifestarsi, nondimeno, al punto che nel luglio di quell'anno c'erano i due prototipi approntati, il primo con motore diesel di circa 600 hp, il secondo con quello da U-Boot da 1.200 hp, in ogni caso abbinati ad un alternatore e a due motori elettrici che azionavano i cingoli, larghi 1,1 m l'uno. In tutto il mezzo era lungo 10 m, 12,65 con il cannone all'indietro, in quanto la sua torretta era piuttosto spostata verso la parte posteriore. L'altezza era di 3,63 m, il peso di 188 t, la velocità del primo prototipo di 13 kmh e del secondo di 18 (il secondo era chiamato Maus II); l'autonomia era di 300 km su strada per quest'ultimo, 135 fuori. Era capace di attraversare fiumi profondi anche 8 m, e trincee larghe 3 m.
In generale, dato che la Germania era stata praticamente azzerata dopo i trattati di Versailles, la sua componente d'artiglieria era tutta moderna e recente; con il che non significa che fosse anche 'avanzata' nel senso più concreto del termine, ovvero con soluzioni tecniche particolarmente all'avanguardia. Era interessante piuttosto considerare che i Tedeschi, per le loro artiglierie divisionali, avevano stabilito che il 75 mm era troppo poco e lo avevano piuttosto rimpiazzato con i pezzi da 105 mm, mentre il '75 mm era piuttosto considerato come arma controcarri o per carro armato. Quanto ai cannoni contraerei, il Flak da 88 mm era l'arma principe, ma non mancavano nemmeno i Flak da 105 e 128 mm. Erano più potenti, ma più costosi e fecero meno notizia oltre che per il minor numero (oltretutto apparsi anche più tardi), perché non erano armi campali e quindi il loro doppio ruolo contraerei- controcarri ebbero ben poche occasini per esercitarlo: erano troppo pesanti anche per i semicingolati tedeschi.
 
Le armi contraerei leggere erano da 20, da 37 ma anche da 50 mm. Le prime erano la Flak 30 e 38. La prima era un'arma piuttosto efficace, sostituta dei pochi Flak 28 (gli Oerlikon) relegati ben presto all'addestramento; entrata in servizio nel '35, era piuttosto complessa, costosa, e inspiegabilmente prone ad inceppamenti delle scatole serbatoio da 20 colpi. Sparava piuttosto celermente, 280 c.min (più delle armi italiane come le Breda), proiettili da 119 gr a 900 m.s, raggiungendo i 2.200 m di quota effettiva. Ma pesava ben 450 kg, troppi per il suo calibro e appena fu possibile si fu ben lieti di sostituirla con il Flak 38, ma questo entrò in produzione solo nel tardo 1940. Questo cannone Mauser sostituiva il precedente Rheinmetall. Con un peso appena inferiore -420 kg- era dotato di analoge capacità balistiche, ma tirava almeno 420-480 c.min e questo, assieme ad un sofisticato congegno di puntamento con previsore di posizione futura (come nel Flak 30 modernizzato), consentiva di distruggere facilmente gli aerei dell'epoca. Ma poi ci si rese conto che i colpi da 20 mm erano poco efficaci contro aerei di elevate capacità e caratteristiche, come quelli della guerra inoltrata. Ma già dal 1940 apparve la risposta, il Flakvierling, 4 canne da 20 mm Flak 38 con alzo fino a 100 gradi (anziché 'solo ' 90), che concentrava nei suoi 1.514 kg un volume di fuoco di 1.800 c. min. La sua efficacia fu micidiale e non ve ne furono mai abbastanza in servizio, usate dall'esercito, marina e aviazione. Gli Alleati temettero a ragione l'efficacia di questa contraerea leggera, apparentemente presente ovunque sul campo di battaglia e nelle retrovie, specie se era a bordo dei semicingolati e infine da parte di carri armati modificati (su scafo P. IV); gli Alleati riutilizzarono tutte le armi Flak 38 e Flak 38 Vierling che trovarono, con tanto di manuali d'istruzione. La loro cadenza di tiro, anche se inficiata dai caricatori da 20 colpi, era paragonabile a quella di un sistema binato moderno Rh-202 da 20 mm, il che spiega la loro efficacia.
I Maus vennero catturati, incluso il Maus II che venne auto-distrutto dagli equipaggi (con lo scoppio delle almeno 38 granate interne da 128 mm), e montando sul primo scafo la torre (sia pur danneggiata) del secondo. E' attualmente al museo di Kubinka. L'elwnco dei suoi predecessori comprende, per riassumere: il VK 7001 Tiger-Maus da 90 t, poi Loewe nel '42, con cannone da 150 o con un L70 da 105 mm, disponibile poi in versione leggera da 76 t e pesante da 90, velocità di 27 e 23 kmh, armamento che poi venne unificato nel pezzo da 105 mm per entrambi i tipi. In seguito vi furono altre modifiche al progetto che ritornò al cannone da 150 e con un motore da 800 hp, a 35 kmh. L'E-100 era invece un alternativa da 'sole' 100 t al Maus, che doveva sviluppare la Adler; gli E50 ed E75 avrebbero sostituito gli altri carri pesanti tedeschi. Ancora nel maggio 1945 lo scafo dell'E-100 era incompleto, come lo trovarono gli Alleati. Se fosse stato prodotto in serie dovuto avere alfine il cannone da 170 mm. I carri Maus e Lowe ebbero le designazioni Panzer VIII e VII. Esistono anche menzioni di carri IX e X con ulteriori miglioramenti, ma non se ne conosce alcuna realizzazione, nemmeno a livello di prototipo. <ref>Sgarlato N Eserciti nella Storia gen-feb 2003</ref>
 
A livello superiore, questi cannoni erano inquadrati in unità reggimentali: il Flakregiment aveva 2 battaglioni pesanti e 3 leggeri, oppure battaglioni misti con 3 batterie da 88 Flak 18 o 36, e 3 leggere da 20 mm Flak 38, di cui una di tipo Vierling (12 pezzi da 88 e 48 da 20). Interessante che nonostante il peso notevole, non si sia pensato a impianti da 20 mm diversi dal quadrinato, ovvero a quelli binati che pure avrebbero garantito una discreta efficacia. La potenza di questi cannoni contraerei era spesso usata contro bersagli a terra, con effetti devastanti: i 20 mm contro veicoli non protetti o leggermente corazzati, gli 88 mm contro ogni tipo di bersaglio.
I carri tedeschi postbellici saranno invece molto più tendenti, ammettendo l'impossibilità della protezione totale, alla mobilità: i carri Leopard, che in un certo qual modo discendono concettualmente dal ben più ragionevole Panther. Mentre infine i Leopard 2 torneranno a curare maggiormente la protezione e nonostante la tecnologia bellica abbia costruito armi perforanti formidabili, riusciranno in questo compito, compattando delle capacità belliche inimmaginabili nel 1945 in uno scafo da 56 t, ampiamente mobile grazie al motore da 1.500 hp. Ora la protezione è di tipo composito-stratificato, il che ha permesso di uscire dall'impasse in cui il solo acciaio non poteva più bastare a garantire la resistenza alle armi nemiche.
 
Sopra il 20 mm c'era il 37 mm: i Flak 18, 36 e 37. I primi erano stati sviluppati dalla Rheinmetall in Svizzera per aggirare i trattati di Versailles, erano armi potenti ma con vari inconvenienti: si inceppavano, erano pesanti, costose e lente da mettere in azione; il Flak 36 apparve 3 anni dopo anche se non sostituì mai totalmente il precedente in servizio (era stato prodotto in numerosi esemplari dal '33 e anche esportato in Cina); la sua balistica era identica, ma era più semplice, rapido e facile da muovere in azione, ed era più affidabile. Il Flak 37 aveva il goniotachiometro per la previsione di posizione futura dei bersagli. Prodotti in numerosi esemplari, ordinati in genere in batterie di 9 o 12 pezzi, erano alimentati da caricatori a piastra da 6 colpi. Nel '44 ce n'erano talmente tanti che la sola LW ne contava 4.211. Sparavano colpi da 640 grammi a 160 c.min, su gittata massima di 4.800 (quota massima), pesavano 1.500 kg circa in batteria.
*'''Peso''' 188 t; protezione fino a 250 mm anteriore
 
*'''Prestazioni''': v.max 20 kmh
Ma erano armi piuttosto difficili da produrre, nonostante tutto. E allora venne fuori il Flak 43 3,7 cm, progetto Rheinmetall vincitore contro una proposta Krupp. Aveva sopratutto il pregio di essere prodotto con criteri simili a quelli delle armi portatili e questo la rendeva più facile da costruire. Inizialmente sembrava favorito il modello Krupp, ma questo ebbe dei problemi e così vinse la concorrente: questo però generò contrasti tra fazioni che causarono un ritardo notevole nella preparazione della produzione della nuova arma. Fatta con materiali stampati in larga misura, saldature e altre procedure per ridurre i tempi di realizzazione, richiese un tempo di appena un quarto rispetto ai precedenti Flak 3,7 cm. Alla fine, solo dal primo 1944 fu possibile realizzarlo in serie a Durkopp. Usato contro aerei sempre più veloci, aveva ancora le munizioni e la canna del Flak 36/37, ma poteva contare su di una cadenza di tiro aumentata a 250 c.min, molto elevata anche se ovviamente era un dato teorico. Per migliorare la sua efficacia fu previsto anche il Flakwilling 43 3,7 cm. Esso era un impianto binato, in cui i cannoni erano erano sistemati su di un telaio a 4 ruote, e sopratutto erano binati, con eiettori dei bossoli sulla destra. Presente, al solito per le armi tattiche, la scudatura. I cannoni erano sistemati in posizione sovrapposta, perché così era facile costruirli, senza dover mettere mano a riprogettazioni estese per due armi gemellate. Ma nonostante il volume di tiro aumentato a 500 c.min, era un'arma scomoda da mettere in posizione e sbilanciata verso l'alto. Nonostante limiti e inconvenienti, si trattava di armi formidabili nel settore contaerei, anche se non ve ne furono mai abbastanza. Nel '45 ce n'erano 1032, di cui 280 binati. Ad n certo punto queste armi, che richiedevano 6 serventi per ciascuna, erano state pensate anche come installazioni quadrinate e binate appaiate. Il peso era, nel Flak 43, di 1392 kg, alzo da -7.5 a 90 gradi, lunghezza del cannone 3,3 m (anima).
*'''Armamento''': 1 cannone da 128 mm, 1 da 75 mm, armi minori
 
Ma i Tedeschi non erano ancora del tutto convinti che i cannoni da 37 mm, che pure si dimostrarono efficaci, fossero ancora sufficienti per affrontare quel corridoio tra i 1.500 e i 3.000 m, troppo alti o troppo bassi per le armi leggere e pesanti. Obiettivamente, c'era un grosso gap tra i 37 mm e gli '88', ma come riempirlo? Si pensò al Flak 41 5 cm, che in realtà venne prodotto già nel 1936 come progetto Rheinmetall, una specie di versione pantografata delle armi da 37 mm, anche se il progetto dovette vincere contro la concorrenza Krupp. Ma ancora nel 1941 si aspettava l'entrata in servizio dei pezzi, che poi saranno prodotti in appena 60 esemplari, da qui l'irrilevanza di questo cannone. Il problema erano le munizioni: da un lato producevano allo sparo uno scoppio enorme, con una forte vampata capace -nonostante il tromboncino alla volata- di impressionare gli occhi del puntatore persino in pieno giorno. Dall'altro canto, non avevano abbastanza efficacia come carica di scoppio. Inoltre l'affusto era troppo pesante e lento da brandeggiare. Eppure ebbe un limitato uso, per esempio come arma da difesa per le dighe della Rhur. Alla fine della guerra ce n'erano ancora 24 in servizio, azionati da 7 serventi, che dovevano caricarlo tra l'altro con clip da 5 colpi, deciamente pesanti. I colpi potevano essere perforanti, ma il problema era che questo cannone non venne mai installato con affusto su mezzi corazzati o motorizzati. Il peso era di 3.100 kg, il cannone aveva anima lunga 4,686 m, ma la quota massima di efficacia era di soli 3050 m. La cadenza di tiro era se non altro interessante, 180 colpi al minuto, tirando proiettili da 2,2 kg a 840 m.sec. In seguito è possibile che questo cannone abbia influenzato il 50 mm controcarri o meglio ancora, il cannone da 50 mm montato su aerei. Ma la soluzione venne trovata nel Gerat 56, ultimo sviluppo logico delle armi tattiche tedesche. Esso era da 55 mm, ma non venne mai messo in servizio: piuttosto fu la base del 57 mm S-60 sovietico, arma di notevole successo postbellico. Da tutto questo può sorprendere come i Tedeschi non avessero armi del tutto adeguate per la difesa a bassa quota, anche se in giro c'erano cannoni come gli Oerlikon e Bofors. Nondimeno, i loro reparti antierei leggeri, dal 1940 in poi, vennero usati con un'efficacia micidiale contro ogni sorta di aerei, dai Battle ai Typhoon, rendendo molto difficile la sopravvivenza degli aerei tattici Alleati e la loro attività nelle azioni a bassa quota.<ref>Armi da guerra 88</ref>.
 
===Supercannoni===
La tecnica di sparare proiettili ad altissima velocità e superare la fascia bassa dell'atmosfera, riducendo poi l'attrito, era già nota durante la I Guerra mondiale. Il Cannone di Parigi era un esempio da 132 km, replicato poi nella II Guerra mondiale. Ma si andò oltre, come dimostrato dai supercannoni di tre tipi diversi: il 210 mm ferroviario, rielaborazione del cannone del 1918; il 'Dora' da 800 mm, il Cannone di Londra, ulteriore passo in avanti. Adesso parliamo di quest'ultimo. Il concetto non era nuovo: la 'Pompa ad alta pressione' nascondeva un'idea vecchia del 1880, che era in sostanza un cannone a più stadi: il concetto era quello di costruire una b.d.f. che superasse il limite di pressione che anche i migliori acciai non potevano superare, attorno alle 7.000 atmosfere. E dal fatto che oltre i 60 calibri è praticamente inutile 'allungare' un cannone normale, con carica singola, perché non avrebbe avuto nessun modo di raggiungere le pressioni necessarie per lanciare i proiettili a velocità altissime, di circa 1.500 m.sec. A dire il vero, il 'cannone di Parigi' era un mezzo a camera di scoppio singola, però era costituito da due cannoni di grosso calibro uniti, e con un'usura tale da consumarsi in appena 50 spari, e non solo: i proiettili erano di 3 calibri diversi: 210, 240 e 260 mm, per compensare l'usura. Non era certo un compito facile rendere utile in termini pratici un pezzo ferroviario da 278 t, che aveva anche un nome proprio: il 21 cm L170 EisenbahnKanone 'Keiser Wilhelm', che tirava colpi da 100 kg a 1.600 m. sec. Questo cannone era chiamato anche 'Bertha', e una batteria di tre di questi cannoni, usati contro Parigi dal 23 marzo al 1 ottobre, tiravano da 112 km dalla capitale, e tirarono 898 colpi in tutto, uccidendo 402 persone ferendone altre 800. Il colpo peggiore fu certamente aver centrato una cattedrale con una messa al suo interno. Il cannone venne costruito in tutto in 10 esemplari, quindi il 'Cannone di Parigi' era un modo di dire, non certo un'entità unica. L'alto costo tra le due guerre fece sì che da un lato vennero fatte molte esperienze, anche in Italia, con armi come il 'Cannonissimo'. Ma furono i Tedeschi a realizzare dei cannoni di prestazioni eccezionali, e di costo parimenti astronomico. Erano intesi per l'attacco alla Gran Bretagna e contro la Maginot.
 
Ma il più potente di tutti era il progetto conosciuto come 80 cm Kanone (Eisenbahn). Alla Krupp, questo studio voluto per capire come superare le difese della Linea Maginot sembrò una perdita di tempo, e nel '35 c'erano tante altre cose da fare, come produrre gli '88'. Ma Hitler era affascinato dalle opere immani, di stile 'Wagneriano'. Ordinò pertanto nel '36 di andare avanti con questo progetto per disporre di questo supercannone. Fu molto difficile realizzare quest'arma, la prima delle quali doveva essere pronta per il 1940, che invece passò senza che ciò accadesse. I primi tiri vennero fatti sul poligono di Rugewalde nell'anno successivo.
 
Venne costruito in soli due esemplari 'Dora' e 'Schwere Gustav', questi costituivano una sfida tecnologica senza precedenti, almeno nel settore delle artiglierie. Prodotto tra il 1941 e il 1942, normalmente viaggiava smontato in 60 vagoni ferroriari. Quando era rimontato, si rivelava una super-arma con un calibro di 800 mm, e la canna di lunghezza 32,5 m. Sparava due tipi di colpi: quello perforante e quello esplosivo. Il primo era pesante 7.100 kg (!), tirabile a 38 km di distanza. Il secondo, con pareti più sottili, era di appena 4,8 tonnellate, e sparabile a 47 chilometri. L'affusto poggiava su di una doppia rotaia costruita ad hoc, si trattava di ben 4 binari. Non era possibile insomma usare l'affusto su ferrovie normali. Il peso del complesso, molto alto e dalla sagoma inconfondibilmente imponente, era di circa 1.330 tonnellate. Servivano 4.120 uomini per movimentarlo e gestirlo, 250 solo per caricarlo e totalmente 1.500 per gestirlo in azione e difenderlo. il 'Grande Gustav' come spesso era chiamato il primo dei due cannoni, sparava al massimo 2-4 colpi all'ora.
 
Usato nell'unica situazione di guerra statica in cui poteva servire quest'enorme cannone tirò pochi colpi, che fecero sentire la sua presenza nell'assedio di Sebastopoli. Per esempio, tirò un colpo che distrusse un deposito sotterraneo di munizioni, protetto da 30 metri di terreno e uno strato di cemento armato. Anzi, volendo tracciare un quadro completo, bisogna dire che quest'assedio fu l'ultimo di tipo 'classico' con concentrazioni di artiglierie tali da distruggere anche pesanti fortificazioni. I supercannoni tedeschi avrebbero dovuto servire a demolire la Linea Maginot, ma arrivarono troppo tardi. Si pensò allora a Gibilterra, da attaccare da tergo con l'autorizzazione a passare concessa dal Gen. Franco. Ma il Caudillo non sentiva affatto l'impellenza di trascinare il suo Paese martoriato dalla guerra civile in un'altra guerra ancora peggiore, e volle rimanere neutrale. Così l'Operazione 'Felix', che se attuata avrebbe potuto cambiare le sorti della II Guerra mondiale, mai ebbe luogo e tutti i materiali, i carri, le artiglierie e le truppe (inclusi i paracadutisti e gli alianti d'assalto) vennero a quel punto radunati invano. Poi, quando sembrava che gli obiettivi dei cannnoni da 80 cm non esistessero più, vi fu l'assedio a Sebastopoli. Qui i Tedeschi vollero dare una prova propagandistica della loro efficienza e potenza. I forti sovietici erano numerosi e proteggevano l'importantissimo porto, e per superarli si pensò ad un'azione di artiglieria che era un riverbero delle epoche precedenti, specie della I Guerra mondiale. Vennero portati pezzi d'artiglieria, per lo più pesanti, da tutta Europa, tra cui molte artiglierie pesanti francesi. Per quando il 1 luglio la città cadde, erano stati tirati in poche settimane oltre 560.000 colpi. Sono circa la metà di quelli sparati ad El Alamein, ma in questo caso si trattò di armi quasi sempre di grosso calibro. 48 di quei colpi vennero tirati dallo Schwere Gustav, giunto in treno, suddiviso in numerosi vagoni, qualche settimana prima. Uno scalo di 1,2 km venne costruito appositamente, venne assemblato con gru capaci di sollevare 110 tonnellate. Ci vollero settimane, ma all'inizio di giugno il supercannone era pronto per sparare. E lo fece solo contro obiettivi militari. Il primo bersaglio furono alcune batterie costiere a 25 km; con l'aiuto di uno speciale stormo di Fi-156 da osservazione, bastarono 8 proiettili per distruggerle. Entro sera fu la volta del forte Stalin, in macerie dopo 6 colpi. Il 6 giugno altra serie di colpi per distruggere con 7 granate il Forte Molotov, e poi contro il suddetto deposito sottomarino nella baia di Severnaja, prendendo come punto di riferimento la 'Scogliera bianca' lì vicino. Nell'azione, che venne eseguita con 9 colpi, affondò anche una piccola nave a vela. Seguirono, fino al 17 giugno, 7 colpi contro una fortificazione, poi 6 contro il Forte Siberia, poi 5 contro il forte M.Gorkij.
 
In seguito il Gustav e il Dora vennero trattenuti solo in Germania. Si pensò anche ad una canna da 52 cm per aumentare la gittata ma non se ne fece nulla. Alla fine i pezzi di questi cannoni vennero smontati e sparsi per tutta la Germania e l'Europa, a costituire meraviglia per gli eserciti che li trovarono nelle loro avanzate. Era stato addirittura pensato ad un semovente per questo cannone, idea rimasta ovviamente sulla carta. Purtroppo nessuno dei due supercannoni è sopravvissuto per testimoniare tale incredibile epigono delle artiglierie di grandi dimensioni. Un terzo supercannone di questo tipo era in costruzione, ma venne distrutto durante l'ennesimo bombardamento sulla Ruhr<ref>Armi da guerra 10, vale anche per le altre super-artiglierie ferroviarie</ref>.
 
 
Poi c'erano i cannoni da 28 cm Kz.Br.K. (E), costruito in 5 esemplari e suato sul fronte russo. Aveva una canna da 29 m, l'affusto pesava 178 t. Era certamente un'arma meno impegnativa, che necessitava solo di 10 uomini per gestirlo, e la gittata arrivava a 58 km. Poi c'era il 'Gamma', mortaio da 420 mm, era un solo esemplare prodotto nel 1940, capace di tirare a 14 km un proiettile da 923 kg. Necessitava di 235 artiglieri ed era un'evoluzione del 'Gamma' da 355 mm, prodotto in 8 esemplari nel 1939-44, e usato durante la guerra sia all'Ovest che ad Est. Poi c'era il cannone semovente Karl da 60, poi anche da 54 cm. Perforava anche 2,5 metri di cemento armato con il calibro minore e necessitava di 109 serventi e artiglieri vari, con cingolati Mk IV portamunizioni, con braccio di sollevamento da 2,5 tonnellate. Erano necessari perché il semovente poteva essere mosso fuori dalle linee ferroviarie (dove veniva portato su un carrello da 180 tonnellate), ma portavano ciascuno solo 3 colpi. Sotto a questo calibro c'erano anche gli obici campali da 21 cm, di cui 711 vennero costruiti nel 1939-45<ref>Ludi G, Eserciti nella Storia gen-feb 2004</ref>.
 
Ma per ottenere questa prestazione, sufficiente per circa 120 km, era necessario un cannone estremamente costoso, ai limiti della fattibilità. Inoltre, rispetto ai bombardieri era ben dubbia l'utilità di una tale ,costosissima arma. Per superare il problema il dott. Conders, pensò a una specie di lungo tubo, con varie camere di scoppio laterali, che imprimevano al proiettile, mano a mano che percorreva il tubo, una continua accelerazione. Questo permetteva di usare tubi non molto spessi e molto lunghi, mentre la rigatura per stabilizzare il proiettile in volo, utile ma costosa in termini di attrito e di consumo di energia, era rimpiazzabile con alette speciali per il proiettile stesso, da estendersi in volo. Il risultato era un colpo di soli 150 mm di calibro, ma lungo ben 210 cm. Il guaio fu che il proiettile, realizzato con insufficiente esperienza, si dimostrò instabile in volo e questo pregiudicò il progetto. Inoltre, mentre Hitler aveva voluto subito una batteria sperimentale nel Baltico, affascinato dall'idea, si scoprì che la struttura da 132 m della canna era fragile, essendo troppo scarsa la qualità dei metalli usati. Inoltre, tra un'esplosione e l'altra si era riusciti a produrre una v.iniziale di appena 1095 ms anziché 1.500 ms. La situazione era oramai drammatica, sopratutto c'erano 20.000 colpi (molto costosi rispetto ad un pezzo d'artiglieria 'normale') che non si sapeva come utilizzare. Ora c'erano tante cose che non andavano in questo programma, che venne messo in mano ad un team con i migliori esperti di balistica, come Betz e Walchner, e questi, mobilitati per non dispiacere la volontà di Hitler di possedere questo cannone a lungo raggio. I calcoli dimostrarono che i proiettili erano difettosi, e che l'unico modo di ottenere 1.500 m.sec era di ridurre il peso del colpo da 80 kg, troppo poco per giustificarne l'uso. Vennero raggiunti, con i nuovi colpi, 44 km, e poi con un tipo leggero 90 km. Si stimava con la massima carica di raggiungere i 150 km. Ma gli incidenti continuavano, e il 14 novembre, oramai il cannone era inutilizzabile per colpire la Gran Bretagna. Ne venne sparata un'ultima carica davanti alla commissione militare con il cannone ridotto a 60 calibri. Poi si continuò a sparare con quest'arma, fino a che vennero tirati 10 colpi consecutivi con successo, anche se la cadenza di tiro era al massimo un colpo ogni 5 minuti. Alla fine non venne realizzato nulla di operativo. L'unica cosa che sopravvisse fu il concetto di cannone a stadi multipli, che venne tentato da S.Hussein con il calibro aumentato a ben 500 mm, con sezioni di tubo realizzate in Italia e Corea. Il 'Supercannone' era quasi pronto nel 1991, ma non venne mai completato. Al solito, si trattava di un'idea oramai superata dai missili: quale vantaggio, se non quello di una precisione maggiore (in verità non disprezzabile) per un cannone enorme, costosissimo e totalmente fisso, quindi vulnerabile agli attacchi aerei e missilistici fin dal primo giorno di combattimenti <ref>Gibertini G: ''Un cannone per Londra'' Eserciti nella Storia nov 1999</ref>
 
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I cannoni su rotaia erano di parecchi tipi. C'erano dei mezzi che erano a tutti gli effetti dei corazzati su rotaia, e c'erano dei cannoni su rotaia di tipo classico, usati solo per il tiro indiretto. Polacchi, Sovietici, Tedeschi e anche Italiani costruirono molti treni armati, ma anche dei veri e propri treni da combattimento, quando non anche versioni su rotaia delle loro autoblindo. I Tedeschi ebbero spesso torri corazzate brandeggiabili con impianti quadrupli da 20 mm, o obici da 105 mm, oppure ancora cannoni controcarri da 75 mm, con sistemi molto sofisticati e una completa blindatura anche per la torretta.
Ma non era finita qui. I Tedeschi pensarono in effetti ad una serie di super-carri del tutto irrealizzabili in pratica. Era un'idea nata in URSS negli anni '20, con progetti di circa 1.000 t, o forse sarebbe meglio dire solo idee sui generis. Il 29 dicembre 1942 apparve l'idea di un mezzo chiamato 'Ratte' (ratto), o P 1000. La struttura era grossomodo immaginata così: cannoni binati da 280 mm C/34 simili a quelli delle navi da battaglia, corazza da 250 mm, peso di 1.500-1.700 tonnellate, larghezza 14 m e lunghezza di 39 m; motori diesel che potevano essere due MAN da 8.500 hp l'uno o 8 DB da 2.500 hp l'uno, per una velocità ottimisticamente indicata in 40 kmh, o nel minore dei calcoli, 20 kmh. Venne poi rielaborato con una seconda torretta da 128 mm, e 8 da 20 mm. Un altro mezzo era il P1500 Monster che era un affusto da 800 mm cingolato anziché ruotato, dal peso presumibile di 2.500 t effettive (molto oltre di quanto era nel progetto, stando alla sigla). Speer, molto più pratico, bloccò queste proposte, che erano qualcosa di difficilmente comprensibile in qualunque termine pratico. Di fatto, persino le 'sole' 188 t del Maus lo rendevano quasi immanovrabile su terreni vari<ref>Sgarlato, Eserciti nella Storia 47</ref>.
 
L'argomento è complesso ed affascinante, ma forse quello che è più noto riguarda l'uso dello spostamento su rotaia dei cannoni di grosse dimensioni concepiti per il tiro a distanza piuttosto che per il combattimento indiretto. I cannoni su rotaia da 88 contraerei venivano spesso spostati da una zona all'altra della Germania quando si trattava di reagire ad un attacco in massa su certe zone. Altri pezzi erano quelli da 150 e 170 mm, prodotti in quantità limitata per via del loro costo rispetto alle capacità relativamente modeste. I due tipi, prodotti dal 1937, erano pesanti rispettivamente 74 e 80, t con gittata di 22,5 km per proiettili da 43 kg o di 26 km per quelli da 63 kg (per il pezzo da 170 mm).
====Mezzi speciali====
I Tedeschi ebbero anche quelli che adesso si possono definire 'UCAV terrestri': una serie di veicoli che venne concepita dal '39 e che comprendeva i Borgwald, i Goliath e gli Springer. Vediamoli nel dettaglio. Il '''Borgwald SdKfz 300''' venne messo in produzione in 50 esemplari per compiti di spazzamine: doveva trainare un rullo antimine che con il suo peso le faceva detonare. Era un veicolo da 1.550 kg, motore da 29 hp e che venne prodotto tra gennaio e maggio 1940. Il 3 aprile 1940 venne invece ordinato in 100 esemplari il modello 2, con peso di 2,3 t, 49 hp, il modello II era l'Ente, anatra, in quanto anfibio. Ma rimase prototipo. I Tedeschi costituirono con questi mezzi un reparto, ma nonostante l'utilità dello stesso non ne fecero uso.
 
Dopo questa decina di cannoni su rotaia, vennero fuori i pezzi da 210 mm, armi da ben 158 calibri di lunghezza che erano la riedizione del 'cannone di Parigi'. Si trattava di emulazione: era stata la Marina a costruire tale supercannone nella I GM; e l'esercito voleva eguagliare tale invenzione con un suo nuovo progetto. Esso era più un sistema sperimentale, che un'arma operativa, e venne realizzato nel 1938. Tenuto da parte per essere una specie di 'arma segreta' non ebbe tuttavia molto modo di dimostrarsi utile, come del resto temevano gli specialisti dell'esercito. Basti dire che il rinculo che aveva era tale da rendere necessario, durante i piazzamenti, scavare una buca sotto il sedime della ferrovia per fare rincular bene il cannone. Era un mezzo sperimentale impressionante, ma anche la disperazione dei soldati che dovevano operarci. I 21 cm K 12 (E) spararono più che altro contro la Gran Bretagna, e il tiro più a lungo raggio arrivò a 88 km, ma era un dato ben dentro le sue potenzialità di 120 km circa. I dati raccolti in termini balistici erano notevoli, ma non ebbero molta utilità in termini pratici, specie dopo che vennero realizzati i missili veri e propri, come le V2. La vita utile del cannone era inoltre di appena 90 colpi. Nell'insieme un pezzo d'artiglieria impressionante, di bell'aspetto data la lunghezza del cannone rispetto al calibro. Ma era operativamente un fallimento. Il peso era di 309 t e la granata di 107,5 kg. La versione migliorata che non aveva più la necessità di una buca sotto la ferrovia era stata approntata in un unico esemplare e al solito operò con la 701a batteria. Alla fine ai tedeschi rimase una mole impressionante di dati balistici, piuttosto inutili dato l'avvento dei missili balistici veri e propri.
Piuttosto si andò avanti con l''''SdKfz 301''' che era un mezzo da controminamento, da 3,6 t di cui 500 kg di carica esplosiva, in un cassone anteriore che veniva deposto sotto gli obiettivi da colpire. La prima dozzina venne costruita nell'aprile 1942. In genere ogni 12 mezzi c'erano 3 carri comando radio. Molti vennero utilizzati per eliminare le postazioni di tiro nemiche, e stranamente, pur se con una corazza di soli 10 mm, alle volte raggiunsero e distrussero anche postazioni controcarri. Il veicolo, che derivava dal cingolato portamunizioni, era radiocomandanto normalmente entro 1 km, e la carica di scoppio era a telecomando o a orologeria. In tutto vennero prodotti 1.193 esemplari di cui la versione B aveva corazza più spessa (non è noto se anche il cassone esplosivo, che era proprio davanti al mezzo, era blindato) e peso di 4 t, il modello C da 4.850 kg probabilmente in ferro, costruito con motore da 78 hp fino al settembre del' 44 (305 esemplari). 54 vennero modificati come Wanze, Cimice, i cacciacarri con 6 lanciarazzi Panzerschreck.
 
I '''SdKfz 302 'Goliath'''' (nome proprio chiaramente ironico) erano del tutto diversi. Forse ispirati da un prototipo che venne trovato in Francia,costruito dalla Kegresse, per la guida si affidavano ad un meno disturbabile ma anche più fisicamente vulnerabile filo di guida, e la produzione partì dall'aprile 1942 fino al gennaio 1944 con un totale di2.650 mezzi. Ma era uno sforzo molto minore rispetto al precedente, perché si trattava di un mezzo di appena 370 kg, con motore elettrico (che lo rendeva certo più silenzioso), alto appena 60 cm e con ciò difficilissimo da scoprire con un pò d'erba in giro; però anziché 38 kmh, ne faceva solo 10 ed era fatto di acciaio dolce da 5 mm. Caratterizzato da cingoli avvolgenti con 4 ruote per lato, era molto mobile ma costava ben 3.000 marchi per portare, se non veniva sparato prima o il cavo non veniva tagliato, solo 60 kg di esplosivo. Inoltre era a 'perdere' inquanto la carica era dentro il mezzzo, al suo centro. Il Goliath era nondimeno alto ben 59 cm in meno del Borgwald e questo l'aiutava ad essere molto insidioso. Il Goliath II era meno costoso, con più autonomia dei 1.500 m su strada del suo predecessore, e con una carica di scoppio maggiore. E così il nuovo SdKfz 303 Ausf A aveva motore da 12,5 hp per 10 kmh e 12 km su strada, con carica aumentata a 75 kg. Tra il 1943 e il settembre 1944 ne vennero prodotti 4604 dalla Zundapp e Zachert. La versione Ausf B aveva 100 kg, peso di 480 kg e maggiori dimensioni,e il cavo di 650 m anziché 600, come sempre tripolare (due cavi per la guida e uno per attivare l'esplosione). Nonostante le prestazioni, costava solo 1.000 marchi a pezzo e ne vennero prodotti 325. Ma in tutto, nonostante alcuni successi, vennero usati entro il 1944 solo 807 Goliath II. Spesso questi mezzi da demolizione vennero usati contro i Polacchi nella grande insurrezione di Varsavia.
 
Il 28 cm Kanone 5 era un altro discorso. Progettato nel 1934, presumibilmente con la base o la parentela dei cannoni navali paricalibro, esso entrò in servizio nel 1936 e dimostrò d'essere un'arma assolutamente micidiale. I 25-28 esemplari costruiti fino a tutto il 1945 possono sembrare pochi, ma basti dire che operarono su tutti i fronti in barba ai tentativi dell'aviazione alleata di colpirli, come successe ad Anzio.8 erano i cannoni presenti al febbraio 1940, e venne spesso chiamata 'La snella Bertha'. A parte che le bocche da fuoco, ad un certo punto, andarono incontro ad una serie di avarie inspiegabili, risolte con una rigatura meno profonda, per il resto l'arma fu estremamente efficiente ed apprezzata. Abbastanza piccola da essere trasportata su di un solo grande vagone ferroriario (218 tonnellate, 21,538 m per la b.d.f), venne poi modificata con sistemi d'avanguardia. Uno fu l'uso di proiettili a razzo aggiuntivo, che permetteva un incremento di gittata. Però la precisione, anche per una certa inaffidabilità del razzo, era piuttosto aleatoria, il costo maggiore, il carico esplosivo inferiore. Dev'essere stata peraltro una prestazione davvero impressionante se si considera che già di base, il Kanone 5 tirava proiettili da 255 kg (meno pesanti di quelli navali paricalibro, di 300-330 kg) a 62.400 m. Un K 5 ebbe invece la canna liscia per tirare a grandi distanze i proiettili speciali Peenemunder, del tipo Pfiel Geschoss, a freccia balistica, stabilizzati ad alette. Solo due di questi cannoni K 5 'Glatt' (liscio, come i moderni pezzi per carri armati) vennero prodotti ed è noto che tirarono da Bonn, nel '45, su Maastricht, tanto per dare l'idea della gittata. Si pensò addirittura ad una versione semovente su strada con due scafi Tiger che gli avrebbero fatto d'affusto. Chissà se la cosa sarebbe stata fattibile, ma in ogni caso rimase sulla carta. Tra i tanti impieghi del cannone vi fu quello in Italia, allorché due pezzi erano stati inviati per partecipare addirittura ad una traversata e raggiungere la Tunisia. Non se ne fece nulla, ma tornarono molto utili di lì a pochi mesi, per contrastare lo sbarco ad Anzio. La 'Piccola Anna' come fu chiamata dagli Alleati, causò moltissimi problemi. In realtà erano due cannoni, ma sparavano sempre uno alla volta, rifugiandosi in una galleria che gli consentiva di sparire alla vista dei cacciabombardieri che tentavano di localizzarli. E questo, nonostante il fumo di giorno, e il bagliore di notte, che producevano quando tiravano: per quando si facevano vedere gli aerei, questi pezzi erano spariti. I due pezzi vennero catturati quando gli Alleati ruppero il fronte e occupando parte della ferrovia, impedirono la ritirata verso Nord dei pezzi che erano vicino ad Albano. Uno venne sabotato, l'altro portato ad Aberdeen e sottoposto, con l'aiuto delle parti intatte del cannone sabotato, a interessanti prove di tiro. Attualmente è ancora esposto nel locale museo.
Infine lo '''SdKfz 304 Springer''' era il semicingolato Kettenkrad. Guidabile (come il Borgwald) fino vicino l'obiettivo, veniva poi radiocomandanto con un sistema Blaupunkt per farne detonare la carica da 300 kg, ma solo 50 vennero costruiti e ancor meno usati. La sua ultima incaranazione, di questo sistema, fu un tipo controcarri con un pezzo SR da 105 mm. <ref>Sgarlato N : '' Goliath e gli altri carri radiocomandati'' Eserciti nella Storia nov dic 2006</ref>
 
Poi c'era anche il prototipo del carro sminatore Alkett (ce n'era anche un altro, il Raumer-S), unico prototipo pronto nei primi mesi del 1942. Era una specie di affusto d'artiglieria motorizzato e corazzato, con una ruota direzionale anteriore, e due motrici posteriori. Era blindato con piastre da 20-40 mm, e ben 80 mm di acciaio sotto lo scafo per la protezione dalle mine. c'era anche un'arma MG 34 sopra la camera di combattimento, mentre i tasselli dei cingoli erano spessi 75 mm. Come molti altri mezzi antimina, esso era alto e quindi vulnerabile al tiro dei cannoni controcarri. Non ebbe quindi seguito dopo essere stato provato nel '42. Venne trovato a Dresda dai Sovietici e attualmente, dopo che ebbe altri esperimenti, venne lasciato dai Sovietici a Kubinka, al museo dei corazzati dove è attualmente<ref>Eserciti nella Storia gen-feb 2004</ref>
 
Un pezzo precedente era il 28 cm Kurze Bruno Kanone e i Lange Bruno Kanone. Vennero prodotti come programma d'emergenza, ordinati nel '36, prima progettati dalla Krupp, poi passati alla Hanomag di Hannover per ripartire meglio le quote di lavoro (la Krupp era oramai saturata di impegni). Erano armi che qui citiamo non per la loro avanzatezza, ma a titolo di curiosità e perché dalla loro esperienza arriverà poi il cannone K 5. In questo caso si trattava di pezzi da 280 mm navali, ed ebbero 8 installazioni ferroviarie singole entro il 1938. Per brandeggiare il cannone era però necessario, essendo di tecnologia obsoleta, una piattaforma da mettere sotto l'affusto perché esso, come tutti quelli della I GM, non consentiva brandeggio ma solo l'alzo. Vennero modificati con una piattaforma girevole portatile, più leggera, da mettere sotto l'affusto al posto di quella pesante originale. La produzione proseguì con 3 pezzi lunghi 45 anziché 40 calibri. Questi avevano un affusto di sole 123 anziché 130 tonnellate, ma tiravano granate da 302 kg a 28.500 m anziché da 240 a 29.500. In ogni caso, ben presto la preferenza passò al ben più evoluto K 5.
 
===Autoblindo<ref>Armi da guerra 33</ref>===
Le blindo tedesche sono state di vari tipi, e si sono evolute sia come mezzi da esplorazione che come veicoli sempre più pesanti e specializzati nel combattimento. Le prime blindo tedesche erano le SdKfz 231, mezzi dal lungo e caratteristico muso. Erano nate a Kazan, in URSS, dove era in sviluppo la nuova generazione di corazzati tedeschi nel più totale segreto, con la collaborazione dei sovietici. La scelta sarebbe stata a dire il vero quella di uno scafo 8x8, ma era troppo costoso e si ripiegò su di un ben più economico e leggero 6x4, con le ruote dell'assale anteriore molto caratteristiche essendo nettamente distanziate (con il portello laterale d'accesso incluso, a due ante) dalle altre due paia di ruote, che al contrario erano strettamente ravvicinate come posizione. Già questo dava l'idea di come il mezzo fosse riuscito un pò sbilanciato; in effetti fuori strada erano troppo scarse a mobilità e potenza, e la loro configurazione gli rendeva impossibile superare fossati di un certo livello. Autoblindo basate sul telaio di un autocarro leggero, sembravano più grosse di quel che erano a motivo della loro lunghezza, ma in realtà pesavano solo 5,7 t, in buona parte date dal guscio corazzato. Questo era abbastanza sottile, ma ben progettato come resistenza balistica e l'aspetto pulito che aveva avvertiva che era totalmente saldato, come del resto la torretta. Quest'autoblindo venne prodotta in molti esemplari, oltre 1000 nel periodo 1932-35, e si conquistò una fama non certo invidiabile perché venne usata in maniera massiccia dal Terzo Reich negli anni di riarmo e delle occupazioni o annessioni delle varie nazioni ad Est (Cecoslovacchia e Austria) nonché nel primo anno di guerra. Era insomma una vera 'icona' dell'esercito di Hitler nella sua fase di riarmo ed espansione. Tecnicamente non era un mezzo disprezzabile, purché operasse su strada o comunque su terreni non molto difficili o inclinati (max pendenza 20°). In ogni caso, dopo i primi esemplari la torretta, che ebbe un armamento tutt'altro che formidabile di una MG 34 da 7,92 mm, si passò ad un abbinamento tra questa e un cannone per carri KwK 30 (KwK sta per Kampfagen Kanone, cannone per carri), ovvero il Flak C/30 adattato all'uso su mezzi corazzati. Non era un miglioramento da poco, si pensi che all'epoca i carri standard tedeschi erano i PzKfw I con due armi da 7,92 mm, e che pochi erano i PzKfw II che montavano apparentemente la stessa torretta biposto con il pezzo da 20 mm. Questo significa che per un certo periodo questa blindo (lunga 5,57 m e alta 2,25) era il mezzo più potente dell'Esercito tedesco, una specie di Panzer II su ruote che poteva superare in scontri diretti quasi tutti i carri dell'epoca, armati e protetti solo in funzione delle mitragliatrici di piccolo calibro, e quindi incapaci di danneggiare (tranne che alle gomme) questa blindo se non sparando a bruciapelo, ma vulnerabili a centinaia di metri (si pensi ai Mark VI, L3 ecc). Spesso questa blindo, più che mezzo da esplorazione, venne usata come veicolo d'appoggio ad altri mezzi esploranti oppure alla fanteria. Sopratutto le sue prestazioni su strada gli consentirono di percorrere se necessario distanze impossibili per i Panzer, occupando rapidamente estesi territori. Dato che le prestazioni non erano eccelse, questa blindo non ebbe a lungo importanza per i Tedeschi, e dopo il 1940 finalmente venne sostituita dal 'vecchio sogno' della 8x8. Era nata la SdKfz 231(8-Rad), che nonostante la denominazione era del tutto diversa meccanicamente, anche se con una torre molto simile e lo stesso armamento (in ogni caso era oramai standardizzato il KwK 38 a maggior cadenza di tiro).
 
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La sua mobilità fuori strada era nettamente migliore, e venne presto prodotta in quantità, entrando in servizio dopo le ultime 6x4. Anche questa era sulla base di un telaio di autocarro Bussing, le ruote erano su due gruppi di 2 assi l'uno, erano tutte motrici ed erano tutte sterzanti. Questo significava, assieme al motore da 150 hp, un'elevata mobilità su strada. L'unico problema, speculare, era che questi mezzi risultavano complessi e poco propensi alla produzione in grande serie. Al solito, come gli SdKfz 231 originali, avevano doppia guida, ovvero con un posto di guida posteriore e uno anteriore, per muovere rapidamente in caso di necessità anche andando in retromarcia. Stavolta però il motore era posteriore, il che non aiutava ad un disegno del tutto equilibrato esteticamente. Il mezzo, questo era il problema, era piuttosto alto (5,85 x2,2x2,34 m), con una sagoma molto evidente, e non necessariamente la corazza di 15-30 mm era sufficiente per superare la reazione nemica. Per il resto lo scafo era al solito con un doppio angolo che divideva il fianco superiore da quello inferiore, tutti e due angolati sensibilmente rispetto alla verticale e in maniera molto lineare, con una caratteristica V rovesciata con la congiunzione sotto la torretta, proprio come la blindo 6x4.
Quanto alle artiglierie campali, esse erano di vari tipi, ma essenzialmente si trattava degli obici pesanti da 149 mm sFH 18, peso 6,304 t in marcia e gittata 13,33 km per proiettili da 43,5 kg. La sua versione semovente (in fornitura dal 1938) era chiamata Hummel, con 18 colpi al seguito. Il Kanone 18 15 cm era un'arma poderosa, ma pesante, derivata dal progetto presentato dalla Rheinmetall, sullo stesso affusto dell'obice ma con una canna da 8,2 m. La gittata arrivava a 24,5 km. Nonostante la loro gittata fosse superiore a quella di tutti gli altri pezzi campali, muovere rapidamente questo cannone non fu facile, e la cadenza di tiro non era superiore ai 2 colpi al minuto. Il peso in marcia era di 18,7 tonnellate, davvero molte per questo calibro e il proiettile da 43 kg utilizzabile. Era un'arma eccellente anche perché poteva permettersi una piattaforma girevole per cambiare in fretta la direzione, al di là degli 11 gradi normali. La sua messa in opera non lo rendeva tuttavia ben accetto per gli operatori, essendo fonte di troppo duro lavoro per loro. Ma come arma per la difesa costiera era eccellente.
 
Un altro cannone era il K 39 15 cm, dalle prestazioni non molto diverse, era in commissione per l'esercito turco, ma i Tedeschi decisero allo scoppio della guerra di tenerseli per sé dopo i primi due cannoni consegnati al cliente. Questo cannone era di progetto Krupp, che poteva essere scomposto in tre carichi anziché due come il precedente, e tutto sommato era superiore al cannone 'nazionale'. Aveva persino una gittata leggermente superiore, di 24,7 km. Inizialmente usò le molte munizioni preparate per i Turchi, poi vennero usate quelle tedesche.
Per questo mezzo, pesante 8,3 t, venne realizzato l'SdKfz 233 con cannone corto da 75 mm d'appoggio. Era troppo costoso per avere solo il cannone KwK 30 o 38 (più la mitragliatrice) come armamento, e nel 1940 oramai i carri armati non erano più così vulnerabili al tiro dei 20 mm.
 
Ma il 149,1 mm non era sufficiente secondo i Tedeschi per un'arma di lunga gittata ed efficacia. Così il Kanone 18 17 cm e il Morser 18 21 cm vennero prodotti rispettivamente dal 1942 e dal 1939. Dopo il 1942 fu data priorità di produzione solo al cannone, che era sì munito di un proiettile più leggero, ma con gittata superiore. L'affusto progettato dalla Krupp era molto stabile perché univa i soliti sistemi a doppia culla con una slitta che entrava in azione per smorzare il resto del rinculo. Le prestazioni di queste armi, indubbiamente le più potenti artiglierie campali dei belligeranti durante la guerra. Erano da trasportare in due carichi, ma per le brevi distanze un trattore d'artiglieria sufficientemente potente poteva farcela anche con un solo carico.
Era necessario un mezzo più basso, con una meccanica più compatta. Dopo la gara indetta nel 1940, comparve la SdKfz 234 (8-Rad), sempre dalla Bussing-NAG Stavolta oltre alla mobilità anche la compattezza del mezzo era stata curata e la distanza tra i due gruppi di ruote era minore. In tutto vennero costruiti ben 2.300 mezzi dal 1943. La versione tropicalizzata era stata approntata solo nel 1944,davvero troppo tardi nel Nord Africa. Stranamente nella sua piccola torretta era talvolta presente il KwK 30, oramai obsoleto. Il cannone era installato in una torretta curiosamente aperta, tipica anche della blindo leggera SdKfz 222 4x4 (un mezzo di notevole popolarità e in servizio fin dal '40). Tale blindo doveva vedersela con i carri nemici oramai troppo duri per il 20 mm. Per loro fortuna, i Tedeschi avevano sviluppato in parte del carro leggero Leopard, che non andò in produzione (forse come rimpiazzo diretto del Panzer II), ma la sua torretta, bassa e ben protetta (40-101 mm nello scudo), aveva copertura superiore e un cannone KwK 39 da 50 mm e 60 calibri. Era un'arma abbastanza temibile anche per i T-34, specie se riusciva a colpirlo di fianco (101 mm a 740 m con le munizioni AP 40 leggere con nocciolo di tungsteno). Non era sempre possibile, ma non c'era di meglio. La soluzione tuttavia, anche se non ottimale in termini balistici, poteva essere il cannone da 75 corto e Hitler in persona diede l'ordine di mettere in produzione come SdKfz 234/3. L'arma aveva bassa velocità iniziale per cui doveva usare proiettili HEAT come armi controcarri, ma restava il limite della bassa velocità iniziale e quindi della precisione su distanze elevate. Per avere una maggiore potenza di fuoco si pensò persino ad alla versione /4 aveva il PaK-40 (Panzerabwehr Kanone, cannone controcarri), con il pezzo da 75/48 mm. Era sufficiente contro tutti i corazzati, ma ne vennero prodotti solo alcuni modelli sperimentali. Il problema ovviamente era che quest'arma, a parte la mancanza di torretta (come anche per il pezzo da 74/24 mm), aveva un peso eccessivo a bordo, nonostante la sua robustezza; non era certo questo il modo di costruire un mezzo corazzato da esplorazione, piuttosto rallentato da questo peso extra.
 
Ecco le caratteristiche dei due pezzi, K 18 17 cm (172,5 mm) e M 18 21 cm:
Un'altra possibilità della Puma, e che aiuta a capire perché venne prodotta fino al 1945 come unica blindo rimasta sulle linee produttive, venne data dall'autonomia. Nonostante il potente motore a benzina, era più che sufficiente per la loro missione. La potenza e la mobilità di questo mezzo ha forse avuto un pesante livello d'influenza sulla nascita della serie 8x8 BTR sovietica da trasporto truppe. Rispetto ai mezzi moderni vi sono differenze notevoli, malgrado la somiglianza data da un disegno moderno e aggressivo. La blindo tedesca non era anfibia, non aveva protezione NBC, motore diesel, sistemi di visione notturna. Tutte cose che hanno cambiato molte cose della guerra moderna, come del resto anche i cannoni a media pressione da 76, 90 o 105 mm, sufficienti per tirare granate HEAT su distanze elevate con sufficiente precisione. Tutto questo sarebbe venuto poi, ma la Puma, per i suoi tempi, era pienamente all'altezza della migliore tecnologia. La versione da 50 mm, di cui si riportano le caratteristiche, era un mezzo senza paragoni: le blindo AEC inglesi erano altrettanto armate e protette, ma essendo 4x4, non avevano certo la stessa mobilità. Le blindo M8 avevano solo cannoni da 37 mm e qualcosa di meno di autonomia e forse, mobilità fuoristrada. In effetti, con una trincea di 1,35 m e guado di 1,2 m, sui percorsi più impegnativi era certamente migliore, anche se forse meno scattante del mezzo americano.
 
*Dimensioni e pesi: lunghezza 8,52 e 6,51 m; peso in marcia 23.375 e 22.700 kg, in combattimento 17.520 e 16.700 kg
SdKfz 231(8 Rad) Puma:
*Direzione: 360° su piattaforma abbassata, affusto 16°, alzo 0/+50°
*'''Dimensioni''': lunghezza totale 6,8 m, scafo 6 m, larghezza 2,33 m, altezza 2,38 m
*Gittata e proiettile: 29.600 m/68 kg (925 m.sec), 16.700/121 kg (565 m.sec)
*'''Motore''': Tatra 103 benzina, da 210 hp raffreddato ad aria
*'''Peso''': in ordine di combattimento 11,74 t
*'''Prestazioni''': v.max 85 kmh, fuoristrada 30 kmh, autonomia 1000 e 550 km, guado 1,2 m, pendenza 30°, gradino 0,5 m, trincea 1,35 m
 
Come si vede, in cambio di un aumento di peso appena rilevabile, erano nettamente più potenti. La presenza di vari verricelli e ausili vari per la loro messa in azione era tale da renderli più graditi dei pezzi da 149 mm a lunga gittata.
===Artiglierie===
 
Una di queste era la semovente '''Karl''', un cannone su affusto cingolato che non era in grado di muoversi per lunghi tratti con i suoi mezzi, e che doveva essere trasportato smontato su carri ferroviari. La ragione c'era: era il semovente d'artiglieria più pesante mai entrato in servizio, a parte certi tipi di cannoni ferroriari. La sua nascita si può far risalire al 1934 o forse al 1935; lo scopo era di superare la 'Linea Maginot' francesecon un enorme obice da 600 mm. Ma può anche essere che si pensasse ad obiettivi in URSS, dove la ferrovia ha scartamento inferiore rispetto a quella tedesca, il che comportava difficoltà conseguenti in caso di cattura delle ferrovie nemiche, anche se erano intatte. Nel 1940 venne presentato il prototipo della Rheinmetall-Borsig. 6 i veicoli di questo tipo ordinati, tutti con nomi 'mitologici', Adam, Eva entro l'inizio del 1941, poi Odin, Thor, Loki, Ziu. nomi propri, come se fossero 'navi di terra'. Lo stesso prototipo venne chiamato Fehir. Il nome Karl era forse dovuto al nome del generale Karl Becker, che era all'epoca responsabile dello sviluppo delle nuove artiglierie. Questo immenso veicolo pesava 125 t e il suo motore Mercedes MB 503 diesel ne era il motore (secondo una delle fonti, ma non c'é univocità). Il semovente aveva un obice da 8,45 calibri di lunghezza, con alzo da 0 a 70 gradi, brandeggio 4 gradi per parte. Le sue munizioni erano la Betongrandate 040 da 2.170 kg pesante, e quella leggera da 1.700 kg. La gittata non era entusiasmante, di circa 2.840 m con il proiettile più pesante e la carica minore, di 6.640 m con la carica massima e proiettile leggero. Esisteva anche un proiettile leggero da 1.250 kg con gittata massima di circa 6.500 m. Questi numeri erano in effetti modesti, alla portata del tiro di controbatteria nemico, persino dei mortai pesanti. La struttura del Karl non era protetta, con spessori di acciaio dolce di non oltre 12 mm. La cadenza di tiro era di circa 1 colpo all'ora, mentre la velocità massima, per quanto nominalmente di 10 kmh, in pratica era meno della metà. Senza una condizione di assoluta superiorità aerea e terrestre non c'era modo di usarlo, e almeno come misura parziale venne modificato con un obice da 540 mm, da 13 calibri, capace di una gittata massima di 12.500 m. Solo in condizioni particolari era possibile sfruttare il costosissimo Karl, e queste si verificarono solo in un caso, quando si trattò di assediare Sebastopoli. Se inizialmente (giugno 1941) non c'era nemmeno una sufficiente affidabilità in azione, in quest'occasione i Karl spararono 197 colpi da 600 mm (erano il Thor e l'Odin), con effetti micidiali anche contro le più robuste fortificazioni. In seguito, nel '43, vennero riarmati col 540 mm. In seguito venne usato contro Varsavia e si provò anche contro il ponte di Remagen nel marzo 1945. Uno dei semoventi è sopravvissuto fino ai giorni nostri, passando dallo Schwere Artillerie Batterie 428 al museo di Kubinka. Un sistema specializzato, tuttavia non certo adatto alla guerra moderna di mobilità e velocità. Nondimeno per la loro potenza e caratteristiche vale la pena di ricordarlo in questa disamina.
Ma non erano questi i cannoni più potenti dell'Esercito di campagna. La Rheinmetall nel '35 iniziò la progettazione di un nuovo cannone da campagna, chiamato Kanone 3 24 cm. Era un ottimo esempio di artiglieria moderna, anche se il peso era poco consono alla guerra di movimento. Era pertanto usato in 6 carichi diversi e c'erano numerosi dispositivi di sicurezza che impedivano il fuoco se era stato montato in maniera scorretta. Per assemblare le varie parti erano necessari 25 soldati e 90 minuti, non molto se si considera che il peso in marcia era di 84.636 kg, in combattimento 54.000 kg. Venne impiegato dal solo 83° Gruppo motorizzato di artiglieria pesante, su tre batterie di due cannoni l'una. In tutto vennero costruiti 8-10 pezzi. Ma vi furono anche tentativi di migliorarlo, analoghi a quelli dei 28 cm ferroviari: per esempio canne che erano raccordate ai proiettili sperimentali con scanalature raccordate, nella loro corona, alla rigatura dei cannoni, oppure proiettili decalibrati con il 'sabot', o addirittura cannoni a canna liscia per una gittata prolungata che dev'essere stata davvero impressionante, perché usavano sia una carica maggiore che un proiettile decalibrato. A dire il vero i cannoni progettati dalla Rheinmetall vennero poi, almeno in parte, fabbricati dalla Krupp per un cambiamento improvviso dei programmi di produzione. Alla Krupp però non apprezzarono molto la tecnica usata dai loro concorrenti, e si arrivò anche a pensare ad un cannone K 4 semovente con affusto costituito da una coppia di scafi Tiger. Uno dei K 3 venne catturato ed è esposto a tutt'oggi ad Aberdeen, Maryland, dopo essere stato provato e studiato attentamente. Anche oggi, dipinto con un colore chiaro, con l'alzo alla massima elevazione di 56 gradi, da una notevole impressione di potenza e di eleganza difficilmente riscontrabili in altri pezzi d'artiglieria, grazie alla lunghezza della b.d.f e al compatto affusto che ne è alla sua base.
 
Un altro pezzo pesante, il più pesante dell'Esercito tedesco, era certamente l'obice M.1 da 35,5 cm. Non era altro che la versione maggiorata del K 3, pensato anch'esso attorno al 1935. Entrò in servizio nel '39 e barattava parte della gittata per una granata molto più pesante. Anche l'affusto lo era, e come l'altro aveva il sistema a doppio rinculo già visto anche sui pezzi da 17 e 21 cm, e che dava molta stabilità all'arma durante il fuoco. Come il K 3 poteva essere suddiviso in 6 carichi e la gru a cavalletto necessaria per la scomposizione e la ricomposizione funzionava a corrente elettrica. Venne usato dalla sola 1a batteria del 641° Gruppo motorizzato di artiglieria. Non si sa quanti di questi obici vennero prodotti, ma difficilmente più di sette. Erano davvero pesanti da muovere e azionare, e sopratutto non era molto prestante quanto a gittata massima. Quale fosse il vantaggio di una tale arma, così pesante da muovere, deve essere dunque ricercato nella potenza dei proiettili, tra cui uno pesante, specifico per perforare fortificazioni in cemento. A Sebastopoli venne usato e sparò, al ritmo massimo di un colpo ogni 4 minuti, un totale di 280 proiettili. La verità, però, è che, a parte questo caso da manuale di distruzione di fortificazioni nemiche, per il resto durante la II Guerra mondiale la mobilità di tale conflitto fece sì che ben pochi fossero gli obiettivi costruiti in maniera pesante, per resistere al tiro delle artiglierie pesanti. la maggior parte degli obiettivi protetti erano poco più che trincee, davvero non l'ideale per valorizzare un cannone di questo tipo.
 
K 3 24 (238 mm) cm, e M.1 35,5 cm:
*Dimensioni e pesi: lunghezza 13,104 e 10,265 m; peso in marcia 84.636 e 123.500 kg, in combattimento 54.000 e 78.000 kg
*Direzione: 360° su piattaforma abbassata, affusto 6°, alzo -1/+56° e +45/+75°
*Gittata e proiettile: 37.500 m/152,3 kg (v.iniziale 870 m sec) e 575 o 926 kg/20.850 m (570 m.sec)
 
*'''Dimensioni''': lunghezza 11,15 m, larghezza max 3,16 m, altezza 4,78 m
*'''Motore''': DB da 44,5 litri con 580 hp. 1.200 litri
*'''Peso''' 125 t
*'''Prestazioni''': v.max 2-10 kmh, autonomia 130 km<ref>Sgarlato N ''Il semovente Karl'' Eserciti nella Storia set ott 07</ref>
 
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Quanto alle artiglierie leggere e controcarri, i Tedeschi ebbero sopratutto obici da 105 mm ma anche cannoni da 75 mm, e non solo come armi controcarri queste ultime, ma anche come armi campali. Visto che i Tedeschi erano stati autorizzati nel trattato di Versailles ad usare solo cannoni da 75 mm. E' una storia che parte da molto lontano, nel 1896 venne adottato il calibro standard di 77 mm, che era strano, ma non più di tanto. Esso era stato scelto perché così, in caso di guerra, sarebbe stato facile riutilizzare il munizionamento catturato al nemico da 76,2 o anche da 75 mm. All'epoca era importante fare affidamento sui rifornimenti catturati. Ecco il C/96 da 77 mm, poi ammodernato come FK (FeldKanone) 16 da 7,7 cm. Vennero poi riammodernati come FK 16 nA 7,5 cm. Era un'arma piuttosto efficace, con gittata di 12,9 km e peso a 2.415 kg in marcia, 1.524 kg in combattimento. Nel 1930 venne anche iniziato il programma con i cannoni leggeri da 75 mm, gli leFK 18, pesanti appena 1120 kg in assetto di combattimento, che aveva doppia coda divaricabile che aumentava così il brandeggio da 4 a 30 gradi. Non era molto popolare, nondimeno, perché aveva una gittata molto minore del vecchio pezzo (9,5 km con una b.d.f. da 1,94 m anziché 2,7). Oramai era molto più utile l'obice da 10,5 cm.
Tra i vari semoventi c'é senz'altro anche da menzionare quelli contraerei. Erano di diversi tipi, ma per quello che ci riguarda, ovvero i sistemi 'avanzati', si possono saltare descrizioni dettagliate dei tipi precedenti: ma in generale, a parte l'elevata mobilità e il numero di armi disponibili, la Wermarcht non aveva sistemi contraerei veramente moderni, ma si limitava piuttosto ad un impiego sagace e altamente mobile di quello che c'era disponibile. Inizialmente i Tedeschi avevano mitragliatrici leggere binate, cannoni da 20, 37 e 88 mm trainati oppure anche montati su semicingolati, per poi ripiegare sui sistemi semoventi su scafo totalmente cingolato, come per esempio il sistema quadrinato da 20 e quello singolo da 37 mm su scafo di carro Panzer IV, o anche il semovente da 20 mm a canna singola su scafo LT-38, che permetteva ai serventi di restare relativamente al sicuro nella loro postazione protetta. Ma non era ancora sufficiente e così verso la fine della guerra apparve il '''Kubelblitz''', richiesto nell'aprile 1944 per la difesa a bassa quota, sfruttando una torretta molto moderna che c'era già: quella MK 303 che la Rheinmetall aveva prodotto per i Type XXI, i nuovi sommergibili. La torretta era su scafo Panzer IV H, e la versione terrestre venne assegnata alla DB, per lo sviluppo. Il prototipo di questo mezzo, con questa moderna torretta, non si comportò sufficientemente bene; del resto la torretta era destinata esclusivamente alla Kriegsmarine, per le modeste quantità che si riusciva a produrne (2 per unità), e allora si ricorse ad un nuovo tipo con i potenti cannoni dell'Aeronatica del tipo MK 103, con cui si realizzò un prototipo nel novembre 1944. Si pensarono proprio tutte per permettere l'avvio della prevista, per quanto insufficiente, produzione di 30 unità al mese, anche a ridurre il calibro dei cannoni a 20 mm, nonché a mettere accanto alla torre un sensore IR o un radar e a installare tale sistema su scafo di carri leggeri LT-38 o pesanti Panther: ma nulla si mosse e i mezzi disponibili alla fine della guerra erano 5 veicoli di preserie, che non pare siano stati usati in combattimento. La torretta pesava 3,5 t, aveva cannoni da 400 c.min, disponibilità di 1.200 colpi di elevata potenza esplosiva, anello di rotolamento di ben 1,9 m di diametro, come la torre del Tiger, ed era totalmente coperta. Il carro Panzer IV con tale arma avrebbe pesato 25 t, con velocità di 38 kmh e MG 34 con 600 colpi per la difesa ravvicinata. Mentre lo scafo aveva protezione fino a 80 mm, però, la torretta aveva uno spessore solo di 20-30 mm, il che la rendeva più vulnerabile. Del resto non era azionata se non manualmente, ad un rateo massimo di 14 gradi al secondo da parte dei due uomini al suo interno, in movimento di brandeggio. Una di queste torrette è ancora conservata a Bovigton, esempio per i molti successivi tipi di torrette autonomatiche realizzate per la difesa a bassa quota nel dopoguerra, fino ad arrivare ai Flakpanzer Gepard e agli AMX-13VDA che sono forse i sistemi che gli somigliano di più, fatto conto dei progressi tecnici intervenuti nei sistemi di brandeggio e di controllo del tiro.<ref>Sgarlato Nico: Kugelblitz, Eserciti nella Storia mag giu 2007</ref>
 
Un proseguimento invece nel settore cannoni si ebbe mantenendo il calibro di 105 mm, ma forse volendo troppo. Questi cannoni del 1930, al solito presentati dalla Krupp e Rheinmetall (lo S.M. tedesco era stato scaltro abbastanza da farle competere sempre durante le competizioni per le nuove armi, ottenendo il meglio possibile da entrambe), e stavolta vi fu una soluzione inedita: cannone Rheinmetall e affusto Krupp. I primi arrivarono in servizio nel '34 come K 18 10,5 cm. Il problema era il peso, perché all'epoca l'Esercito Tedesco era totalmente ippotrainato, e queste artiglierie pesavano tanto che dovevano essere trasportate suddivise in due carichi, come cannoni molto più pesanti: quale beneficio per l'artiglieria se poi si sparava un proiettile a gittata appena maggiore ma molto meno potente. Arrivarono nondimeno, tanto che ci si era, degli aggiornamenti, con l'allungamento della b.d.f da 52 a 60 calibri, del 1941. Pur essendo un'eccellente arma in termini balistici, non convinse e alla fine venne usata sopratutto come artiglieria da costa, al pari del simile pezzo da 150 mm a lunga gittata, molto simile e con la stessa sagoma elegante e allungata. Il peso di questo cannone era di 6,4 t in marcia e 5,6 in combattimento, gittata 19 km e proiettile da 15,14 kg; la velocità iniziale era di 835 m.sec, brandeggio possibile di 64 gradi. Effettivamente, talvolta venne usato anche come arma controcarri contro gli assalti dei T-34, con effetti micidiali.
 
Erano gli obici da 10,5 cm l'elemento base dell'artiglieria tedesca. Considerato che un proiettile da 10,5 cm pesava circa 2,5 volte più di uno da 7,5, il conto era presto fatto: a parità di gittata e di peso, grossomodo, era meglio il 10,5 cm. Nacque così già nella I GM il leFH 10,5 cm, su affusto del cannone FK 16. Poi vi furono, negli anni '30, altri obici paricalibro: erano quelli del tipo leFH 18 10,5 cm, robusto ma piuttosto pesante. Venne anche esportato. La versione (M) ebbe il freno di bocca, ma non convinse troppo perché c'era già un proiettile sabot da 88 mm a gittata prolungata che con il freno di bocca non poteva essere più usato. Ma alla fine pare che vennero modificati con successo per avere sia il freno di bocca e il sabot. Stranamente, mentre i Tedeschi usavano i colpi decalibrati per le artiglierie campali, cosa certo non particolarmente stringente, non li utilizzavano per i cannoni per carro o controcarri, malgrado le sofisticate munizioni APCR utilizzate.
 
Ma sul fronte russo avvenne di peggio: moltissimi obici non poterono essere salvati quando si trattò di doversi ritirare, perché erano troppo invischiati nel fango che nemmeno i trattori d'artiglieria, non parlando poi dei cavalli, potevano salvarli. Per ripianare le perdite e ottenere un cannone più leggero si fece ancora una volta uso dei cannoni da 75 mm adattati, stavolta si trattava del pezzo controcarri Pak 40, ovvero il leFH 18/40. La cosa presentò dei problemi notevoli, ma era pur sempre un rimedio. Quello definitivo doveva essere la classe di artiglieria '43', studiata dal '42. Alla fine venne usato un affusto a 4 code che permetteva con un'apposita piastra, di brandeggiare il cannone su tutto l'orizzonte, ancora una volta Krupp e Rheinmetall fecero del loro meglio per presentare progetti ancora una volta simili, ma purtroppo per i Tedeschi non c'era più tempo. Alla fine c'erano addirittura in servizio alcuni leFH 10,5 cm del modello 1916.
 
Il pezzo leFH 18/40 da 10,5 cm pesava 1.955 kg in marcia e in combattimento (poco risparmio di peso rispetto al vecchio tipo), angolo di brandeggio 60°, alzo -/+42°, v.iniziale 540 msec, gittata 12.325 m, granata da 14,81 kg.
 
A proposito dell'ordinamento dell'artiglieria campale c'era un reggimento di artiglieria campale per divisione. C'erano un comando, batteria comando (meteo, trasmissione ecc), 4 gruppi di cui uno di cannoni da 75, uno di obici da 150, e due di obici da 10,5 cm. L'ordinamento era di 3 batterie di cui ognuna con 4 o 6 obici<ref>Armi da guerra 51</ref>.
 
 
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I cannoni controcarri tedeschi si sono definiti in 3 tipi diversi e un'arma multiuso. I primi erano i Pak da 3,7 cm, i Pak 36/36, che in realtà nacquero sulla coda degli insegnamenti della I G.M. e infatti già nel '25 cominciò l'attività della Rheinmetall. La produzione iniziò nel '28 e per l'epoca era un piccolo, efficace pezzo d'artiglieria ben scudato. Nel '34 apparve un affusto con gomme per il traino meccanico. La sua diffusione, favorita dall'essere apparso molto prima della guerra (e per lo stesso motivo, quando questa scoppiò si ritrovò decisamente superato), fu davvero enorme: di fatto fu il cannone controcarro standard o la base per realizzazioni autoarchiche, incluso il pezzo americano M3, prodotto in oltre 18.000 esemplari. I Pak da 3,7 cm perforavano 56 mm a 200 m, e vennero usati anche come cannoni per carri. Non ebbero tuttavia molto successo dopo il 1940, quando i carri armati divennero sempre meglio protetti. I piccoli PAK vennero talvolta usati per lanciare granate HEAT di grosse dimensioni, e l'affusto spesso usato per i cannoni d'appoggio fanteria da 75 mm, tutto sommato più utili.
 
La massa del cannone era di 328-440 kg in combattimento e in trasporto. L'AP aveva velocità di 760 m.sec.
 
Dopo questo cannone da 37/45 mm, fu rapidamente la volta del cannone Pak 38 da 50 mm, arma entrata in servizio nell'estate del '40 dopo che era stata approntata circa 2 anni prima. Aveva una canna da 60 calibri e presto divenne il cannone dei Panzer III e delle blindo Puma. Era lungo, slanciato e sempre di produzione Rheinmetall. L'affusto era in lega leggera e quindi leggero e facile da manovrare. La lunghezza era di 3,187 m, di cui la rigatura era di 2,38 m. L'AP aveva 835 m.sec, l'HE da 550 m.sec, l'AP40 arrivava a 1.180 m.sec, alzo fino a 27 gradi e brandeggio di 65 gradi. Peso di 1000 kg in batteria. Perforava 101 mm a 740 m. Ad un certo punto ne venne approntato anche un tipo ad alimentazione automatica per aerei, e addirittura si tentò di usare questo potente cannone come arma contraerea. La sua produzione era piuttosto costosa, visto che era in lega leggera, ma quest'arma non era migliore del 57 mm inglese. Anche con l'AP 40 da 0,925 kg (anziché 2.06 kg del tipo normale o 1,82 kg della munizione HE), non era del tutto sufficiente dopo il 1942.
 
Molto meglio fu l'uso dei cannoni Pak 40, che erano simili al precedente, con un aspetto quasi 'scaled up'. Stavolta l'affusto era in acciaio, per carenza di materie prime. Arma difficile da rilevare, data la sua sagoma bassa, scudata, con direzione di 45 gradi e alzo di-5/+22 gradi, peso di 1.500 kg in marcia e 1.425 in assetto di combattimento, aveva munizioni AP da 6,8 kg e 750 m.sec, AP40 da 4,1 kg e 930 m.sec, e HE da 5,74 kg a 550 m.sec. Quest'ultima granata consentiva di utilizzare il pezzo anche come arma d'artiglieria leggera, anche se la gittata era di solo 7.680 m. Ma il meglio era con le granate AP 40: perforava 154 mm a 500 metri, sufficiente per quasi tutti i possibili bersagli, incluso il T-34 che era affrontabile anche da 1 km. Pare che l'AP40 perforasse ancora 98 mm a 2 km. Presto venne usato anche come arma per carro e venne persino adattato all'uso da parte di alcuni tipi di aerei bimotori e quadrimotori.
 
C'era poi il famoso '88 contraerei. Questo era stato introdotto come arma contraerei, ma dalla guerra in Spagna in poi l'uso come artiglieria controcarri era diventata usuale, non solo per le doti balistiche, ma sopratutto per la mobilità (malgrado l'alta sagoma). La sua efficacia contro i blindati sovietici in Spagna fu micidiale, così come contro i carri polacchi e poi quelli francesi e britannici: l'88 fu il primo cannone a poter perforare i carri 'Matilda II'. La produzione venne iniziata già prima del 1933, e migliaia di armi vennero utilizzate in ogni fronte, tanto che addirittura molte sono rimaste in servizio, nonostante il calibro non compatibile con altre armi, anche fino ad anni recenti, per esempio in Yugoslavia. Con la sua granata HE spolettata a scoppio ritardato o con colpi semiperforanti poteva perforare i carri ed esplodere, annientando anche l'equipaggio. Ben presto venne usato da semicingolati come quelli da 12 t, leggermente protetti. La Krupp, che a suo tempo aveva sviluppato il cannone in Svezia, finanziata dall'Esercito tedesco, produsse anche la versione per carri Tiger, e poi il cannone Flak 41 da 71 anziché 56 calibri. La versione contraerei non fu tanto efficace, perché c'erano problemi di affidabilità; anche se era un cannone assolutamente formidabile quando funzionava correttamente; il fatto è che i Tedeschi preferirono armi meno estreme con prestazioni maggiori ma con calibro più elevato. La versione controcarri specifica apparve presto, era il Pak 43 con tanto del pezzo per carri KwK 43 8,8 cm. Il cannone era dotato di caratteristiche di rilievo, come il meccanismo di chiusura semiautomatico (che espelleva automaticamente i bossoli), congegno di sparo elettrico e piattaforma girevole. Per aumentare la produzione venne usato anche un cannone con affusto raffazzottato, proveniente dall'obice da 105 mm (affusto), da quello da 15 cm (ruote). Era difficile da usare e manovrare, ma poteva distruggere tutto quello che trovava nel campo di tiro. L'arma era lunga 6,61 m di cui la rigatura 5,125 m; peso 4.750 kg in marcia e 3.650 kg in combattimento, brandeggio 360 gradi, alzo -8/+40°, v.iniziale AP 1130 m.sec, HE 950 m.sec, peso AP 10,16 o 7,3 kg, 9,4 kg per l'HE. Perforava 184 mm a 2 km.
 
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Ma c'era anche un altro tipo di cannoni controcarri, quelli 'ad anima conica'. In base al principio Gerlich si sparava un proiettile con un piccolo nucleo di tungsteno, con rivestimento a flange che si piegavano mentre il colpo percorreva l'arma, il cui calibro alla volata era inferiore di quanto fosse nella culatta. Il primo cannone di questo tipo, ingegnoso ma decisamente difettoso, era il lanciagranate pesante sPzB 41 da 2,8 cm di calibro all'entrata e 20 mm all'uscita. Lungo 1,7 m, pesante 223 kg, direzione 90 gradi, alzo -5 e +45 gradi, sparava colpi a 1.400 m.sec, per un AP da 124 grammi, perforando 56 mm a 365 m, ovvero grossomodo quanto un Pak da 37 mm.
 
Ve ne fu uno di calibro magiore, stavolta chiamato cannone controcarri, il lePak 41 4,2 cm. Come il primo era, per il suo peso ridotto, usato sopratutto come arma per i paracadutisti. Era su di un affusto Pak 35/36 da 37 mm, calibro iniziale 40,3-29,4 mm (finale), lunghezza 2,25 m, peso 560 kg e perforazione con granata AP da 336 grammi (1.265 m.sec) di 72 mm a 455 m.
 
Quest'arma era paragonabile ad una da 40-47 mm, ma c'era margine per cannoni di maggiore potenza, quelli da 75 mm. Ora c'era il pezzo Pak 41 7,5 cm. Calibro che si riduceva a 55 mm all'uscita. Lungo 4,32 m, peso 1.390 kg, direzione 60 gradi e alzo -10/+18°, con l'AP da 2,5 kg (1.230 m.sec) arrivava a perforare 171 mm a 455 metri.
 
Ci fu un momento in cui quest'ultima sembrasse poter sostituire il cannone Pak 40, ma in cambio di un ridotto aumento di capacità di perforazione aveva un prezzo da pagare: era incapace di sparare granate HE, e inoltre aveva bisogno di un proiettile con nocciolo di Tungsteno. Ma il tungsteno era necessario per le macchine utensili per la lavorazione dell'acciaio. Scegliere tra queste e il cannone a canna conica non poteva avere che una risposta ovvia, quella dell'abbandono di questi cannoni. Paradossalmente, proprio il più piccolo ed inefficace di questi pezzi, quello da 28 mm, venisse mantenuto in servizio, forse perché i suoi proiettili erano tanto piccoli da non incidere molto sulle riserve di tungsteno. In ogni caso la soluzione ovvia era quella di usare un cannone normale, ma con munizioni perforanti APDS. Questa fu la via che gli Inglesi e poi anche i Russi percorsero (gli inglesi provarono anche il concetto del cannone 'conico' quando usarono l'adattatore Littlejohn sui pezzi da 40 e anche da 37 mm, con risultati molto interessanti, ma senza poter usare colpi HE, soluzione presto superata dal 57 mm). Ma per qualche ragione, i Tedeschi non adottarono tale soluzione (ma lo fecero per le artiglierie a tiro indiretto, davvero un mistero), ma prima usarono proiettili APCR per i cannoni normali, poi tentarono con i cannoni conici consentendo velocità paragonabili a quelle dei proiettili APDS. La differenza tra un'arma decalibrata (o anche di tipo conico) e una normale è poco intuitiva: la risposta è che se un APDS è di calibro 20 mm, non lo è il cannone che lo ha sparato, molto più potente di qualunque pezzo da 20 mm 'vero', e anche il proiettile è molto più pesante (non nel caso dei cannoni 'conici'), quindi più potente e con maggiori prestazioni anche a forti distanze<ref>Armi da guerra 46</ref>.
 
==Note==