Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Appendice 1: differenze tra le versioni

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La differenza tra questa soluzione, sia pure tecnicamente accettabile, e quanto venne realizzato poi è indicativa, basti pensare ai sottomarini tipo 'Golf' e 'Hotel' russi con i missili derivati dalle V-2. Ma questi sottomarini avevano i missili integrati al loro interno, in piattaforme grandi e stabili. Forse per le V-2 sarebbero stati molto utili, piuttosto, i sommergibili di grandi dimensioni come gli I-401 giapponesi, più che sufficienti allo scopo. Certamente, se una di queste azioni fosse riuscita, sarebbe stato un colpo propagandistico di notevole importanza per la Germania. Ma nel marzo del '45 gli Americani stavano passando il Reno e al Terzo Reich restavano solo poche settimane di vita, mentre il carburante scarseggiava per ogni branca delle Forze armate. Eventualmente, se la Germania avesse potuto lanciare una V-2 nucleare, la cosa avrebbe potuto incidere in qualche modo sul destino della nazione. Piuttosto è difficile capire perché le ben più semplici V-1 non siano state prese in considerazione per il lancio da un grosso sommergibile. Questo in fondo fu fatto, nel dopoguerra, con un programma americano che riguardava le Loon, copia del V-1, che poi vennero sviluppate fino ad arrivare al potente missile Regulus I e II (supersonico). Basti pensare ai sommergibili con vari idrovolanti e le relative ingombranti sistemazioni. Tuttavia non pare che le V-1 siano mai state considerate, forse per la loro vulnerabilità, come armi sublanciate.
 
 
===L'Operazione Backfire: le V-2 inglesi<ref>Marcozzi G: ''Le V-2 Britanniche'', Aerei nella Storia N.6 giu-lu 1999</ref>===
Se gli Americani avevano messo le mani sulle V-2 e altre tecnologie avanzate con il progetto 'Paperclip', iniziato il 19 luglio 1945 con l'ingaggio di numerosi tecnici tedeschi, gli Inglesi che subirono più di chiunque altro gli attacchi missilistici furono ben lesti a fare lo stesso e per giunta precedettero gli americani, il cui primo lancio di una V-2 a White Sands del 16 aprile 1946 fu oltretutto un fallimento. Invece gli inglesi, con una notevole scaltrezza e anche una buona dose di fortuna, riuscirono a lanciare da Cuxhaven ben 3 missili. Questo nonostante che il 30 maggio ben 14 tonnellate di documenti tedeschi vennero portati da Anversa agli USA, erano il tesoro reperito in una miniera di Dornten, dove tuttavia rimasero davvero per poco tempo. Assieme a queste si portarono via grossomodo l'equivalente di 400 carri ferroviari con quanto bastava per assemblare circa 100 V-2. Ma tra i Sovietici e gli Americani, in corsa per accaparrarsi quanto restava della tecnologia tedesca e dei relativi tecnici e scenziati, il terzo competitore poté godersela, almeno per il momento. Il 21° Gruppo dell'Esercito reperì personale in Olanda e Germania Ovest per ricostruire una batteria di lancio per missili V-2, e prima ancora che il 2 maggio 1945 von Braun si consegnasse agli americani, gli Inglesi avevano avuto inizio, grazie all'idea del comandante J.C.Bernard. L'Operazione Backfire, così chiamata secondo l'idea del Colonnello Carter, riuscì già entro il 20 maggio a trovare 30 mezzi per allestire una vera unità di lancio. I Britannici pensavano di disporre presto di una trentina di missili, ma non sapevano che le V-2 erano materiali 'deperibili' che andavano lanciati entro una settimana per non finire con i componenti interni KO per un minimo d'umidità o di altri problemi causati dall'ambiente. Anzi, era meglio se si lanciava entro 3 giorni per ridurre i malfunzionamenti a solo il 4% anziché il 20 come inizialmente accadeva contro la Gran Bretagna. Alla fine si decise che Cuxhaven era adatta per il lancio sperimentale di queste armi, da ridurre in gittata a 240 km anziché 320 per non rischiare di colpire la Danimarca. Ma il 26 maggio ci si rese conto ufficialmente che le V-2 reperite non erano in condizioni tali da assicurare la campagna di tiri prevista, con grande scorno degli Inglesi che ebbero tale idea. In effetti, l'era dei missili garantiti per 10 anni senza manutenzione (o quasi) e degli ICBM capaci di restare in allerta anche per anni consecutivi, era ben lontana. Le fabbriche superstiti erano per lo più all'Est per sottrarle alle bombe Alleate e questo significa che, nonostante gli spostamenti al Sud effettuati verso la fine della guerra, oramai erano in mano sovietica. Si cercò per sei settimane tutte le piccole ditte che erano subfornitrici dei 30.000 componenti della V-2, nonostante tutto visto che non c'erano nemmeno abbastanza manuali e quelli presenti non concordavano tra loro, visto che i lotti produttivi delle V-2 non erano necessariamente compatibili. Nonostante tutte le difficoltà, alla fine arrivarono 400 camion e 640 t di utensili, nonché disegni costruttivi. Nonostante tutte le difficoltà i Tedeschi, meravigliando gli Alleati, avevano eseguito tiri fino al marzo 1945, ma adesso non c'era modo di disporre di sufficienti sottosistemi per assemblare qualche V-2. Molti componenti, come le pale di grafite per i deflettori di getto erano stati sabotati, persino l'ultima V-2 di Peenemunde venne fatta saltare sulla sua rampa il 27 febbraio 1945, quando von Braun vi mise piede per l'ultima volta. Alla fine però c'erano a Cuxhaven 2.500 inglesi e quasi 4.000 tedeschi, tra cui persone dello staff di v.Braun. Bisognava procurarsi molte cose, bisognava fidarsi dei Tedeschi alla cui testa venne messo il col. Weber, si costruì un'officina lunga 90 metri e infine si trovò un impianto per la produzione di ossigeno liquido, di cui servivano 5 t per il lancio di una V-2, ma in realtà ne occorrevano 9 per compensare le perdite. C'era bisogno di alcol puro almeno al 93%, che giunse da Nordhausen, e così via. Il 2 ottobre vennero scoperte ben 12 V-2 di cui 8 quasi in perfette condizioni. Ora vennero assemblati davvero tutti i 'pezzi'. Con pochi mezzi, battendo sul tempo gli Americani e i Sovietici, gli Inglesi passaroni ai primi tiri postbellici delle V-2, di cui 314 sperimentali e 3.600 operative erano state usate in guerra. Si tentò di far partire le V-2 già il 2 ottobre, ma non successe nulla. Ma il 3 ottobre, alle 14.43, la V-2 partì davvero. Si inarcò nel cielo e in appena 4 minuti e 50 secondi arrivò a colpire un punto con uno scarto di 2,4 km a sinistra e corta di 1,6 km circa, meglio comunque di un proiettile d'artiglieria equivalente in gittata. Poi fu la volta di una V-2 il 4 ottobre, che però percorse solo 24 km in 35 secondi, e infine il 15 ottobre 1945 un altro missile venne tirato, stavolta con un folto stuolo di ospiti Alleati, e per il sollievo degli Inglesi, e nonostante un vento di ben 43 kmh il lancio funzionò perfettamente. La missione era conclusa a partire dal 20 ottobre, quando il personale venne rilasciato, ma solo 20 accettarono di continuare a lavorare con gli Inglesi. Dunque questa specie di 'circo' si sciolse senza ulteriori conseguenze, se non un documentario di 40 minuti, 5 volumi consegnati nel gennaio 1947 al Ministero della Guerra, e vari materiali messi nei musei. Gli Inglesi non ebbero altre conseguenze. Pagavano molto meno degli Americani e dei Sovietici, e forse anche questo contò. La missilistica inglese ebbe nonostante questa assenza di apporto tedesco ugualmente uno sviluppo molto interessante, con progetti originali e slegati da quanto si produceva nel resto del mondo. Ma partì in ritardo, anche per via che, pur essendo stati i primi a far funzionare una V-2 nel dopoguerra, non ottennero conseguenze durature per la loro tecnologia: un estemporaneo e clamoroso successo, che tuttavia nell'impoverita Gran Bretagna non si seppe o non si volle concretizzare.