Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Italia 3: differenze tra le versioni

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Infine i missili: Lembo riporta questo fatto, aneddotico ma significativo della difficoltà di far accettare le 'nuove idee': un tecnico tedesco, nel 1932, scappando dalla Germania in cui l'odio per gli Ebrei era già molto alto (e lui era israelita), lavorò con una ditta italiana alla realizzazione di razzi da guerra. Gli esperimenti furono soddisfacenti, specie per la gittata. Ma quando si trattò di presentare l'arma ai vertici militari italiani, il razzo ebbe un guasto e cominciò a girare vorticosamente sulle teste degli ufficiali con un movimento a spirale, e questi dovettero buttarsi in acqua per sottrarsi al pericolo. Inutile dire che l'avveniristico esperimento pose fine all'interesse per i razzi bellici da parte italiana.
 
===Radar ed elettronica<ref>Pesce, Giuseppe: ''L'aviazione italiana e la guerra elettronica nella II GM'', RID Agosto 1994 p.90</ref><ref>Sgarlato: ''Ma la Marina aveva il radar?'' Eserciti nella Storia Set ott 04</ref>===
 
La Regia Aeronautica, dopo un periodo in cui era stata attenta ai temi 'elettronici' decadde largamente nel settore, cominciando a perdere 'colpi' in un settore che divenne poi estremamente importante.
 
Paradossalmente, Marconi, emigrando in Gran Bretagna, fondò una società molto importante, la Marconi Wireless Telegraph Co.Ltd a Londra, che poi sarebbe stata molto attiva nel settore dei radar. Nondimeno, pochi caccia italiani avevano a bordo, all'inizio della guerra, dei ricevitori radio, gli A.R.C 1 che non consentivano trasmissione attiva; la maggioranza, ma non tutti, dei trimotori avevano stazione rice-trasmittente e radiogoniometro. Il 14 maggio 1935 Marconi, che aveva notato da 13 anni prima che i segnali radio rimbalzavano su di un ostacolo, convocò esperti militari italiani per farli assistere, in località Acquafredda, al funzionamento del suo radio-telemetro. Nel '36 quest'invenzione venne valorizzata dando alla Marina l'incarico di sviluppare un R.D.T. -Radio Detector Telemeter-, sotto la supervisione del prof. Ugo Tiberio del RIEC (Regio Instituto Elettrotecnico e delle Comunicazioni). Il radar era visto come mezzo per telemetrare e scoprire navi, non tanto quindi per la difesa aerea; nel 1939 venne realizzato il primo vero radar italiano, può stupire se si pensa che questo avvenne prima dell'inizio della guerra, ma passò del tempo per farne un uso effettivo: la lunghezza d'onda era di 150 cm, e solo nel 1940 apparve l'EC.3Bis con lunghezza d'onda di 72 cm, e infine l'EC.3Ter da 60 cm, per le navi, chiamato anche Gufo. Va detto che secondo Sgarlato (Eserciti nella Storia set ott 2004) il primo radar navale venne realizzato prima, come EC.1 e EC.1bis e funzionavano su lunghezza d'onda di 200 cm, poi seguì nel '38 l'EC.2 ancora insoddisfacente, e poi l'EC.3 da 72 cm di lunghezza d'onda, per impiego navale. Nel '40 Tiberio realizzò l'EC.3ter e nel gennaio 1941 i tre prototipi vennero valutati. Ma del resto gli entusiasmi s'erano raffreddati parecchio. Nel '35 già c'era chi si era messo a pensare di tagliare i fondi per un incrociatore e sviluppare il radar; non successe e Tiberio ebbe un bilancio di 'ben' 20.000 lire, poche anche all'ora. Dopo Matapan vi fu una sopravvalutazione dei radar nemici e vennero costituiti il comitato RaRi (Radiolocalizzatori-Radiotelemetri); il 20 aprile 1941 vi fu la presentazione dell'EC.3ter e questo localizzò un Ca.314 a 34 km e una nave a 12 (era il piroscafo armato F.14). In seguito venne installato sulla torpedniere G.Carini per le prove in mare. Nel frattempo vennero ordinati e poi costruiti 50 EC.3bis (dalla SAFAR), il Folaga (derivato sempre dall'EC.3), con la versione Livorno per impiego costiero in 150 esemplari costruiti, e Guidonia per scoperta aerea. I primi vennero collaudati nel maggio 1942. Forse in tutto non se ne costruirono più di 102, ma certo che anche così era un quantitativo molto consistente, piuttosto dubbio come valore visto che poi gli Italiani dovettero far appoggio sulle offerte tedesche, arrivate già dall'11 giugno 1940. Nell'agosto 1941 un EC.3ter venne installato sulla LITTORIO, sostituito nell'aprile successivo da un 'Gufo' (un suo derivato, del tipo costruito dalla SAFAR), e nel settembre un tipo più avanzato sempre dello stesso filone. Ma fu il FuMo 24/40 ad essere impiegato per primo, sul cacciatorpediniere 'Legionario' nella battaglia di Mezzo Giugno del giugno del '42, in combattimento. L'anno successivo, in primavera, giunsero anche alcuni FuMo 31 per l'incrociatore Abruzzi e una torpediniera, mentre arrivarono anche i primi Metox ovvero i FuMb 1 di ascolto elettronico. I radar venivano costruiti ma era difficile installarli sulle navi già esistenti e non c'era molto tempo per riammodernare le navi presenti, così al dunque pochi vennero installati. Dal gennaio 1943 in ogni caso questi radar apparvero su 3 cacciatorpediniere, poi fu la volta delle corazzate ROMA e VENETO (estate del '43), altri due ct, (Velite e Dardo), incrociatori Regolo, Africano, Eugenio, Montecuccoli. Verso l'armistizio si stavano installando anche sulla portaerei Aquila, vari caccia, incrociatori coem Aosta, Etna, Magno e Vesuvio.
 
 
Solo alla fine del 1941 venne iniziato lo studio di un radar per la difesa aerea a Guidonia, per la difesa territoriale. Alla fine del 1942 un prototipo, chiamato ARGO, venne messo a sorveglianza dell'aeroporto di Pratica di Mare, catturato dai Tedeschi nel settembre del '43.
 
Dopo che un radar tedesco Wurzburg D consentì l'abbattimento di due ricognitori britannici (era impiegato dalla 7a compagnia tedesca) in Nord Africa, l'interesse da parte dei piloti per questi apparati aumentò notevolmente. L'inizio delle operazioni di questo marchingegno era stato visto con scetticismo, ma certo che é strano come due anni di guerra non avessero ancora fatto intuire l'importanza di un sistema di avvistamento anticipato come quello che consentiva il radar. E quel 14 maggio 1942, dopo un mese di operazioni senza risultati positivi, quel radar dimostrava quanto già dal 1940 gli inglesi sulla Gran Bretagna e a Malta avevano già ampiamente dimostrato. Il primo radar di scoperta aerea per gli Italiani fu un FREYA ceduto il 1 luglio 1942 dai Tedeschi a Bengasi, in seguito trasportato in Sicilia.
 
Nel frattempo, per contrastare le difese di Malta vennero istituiti centri speciali per intercettare il traffico e per disturbarlo, incluso il radiofaro maltese. I Centri di Disturbo e quelli di Radio-intercettazione vennero installati in Sicilia e a Pantelleria, che però intercettarono solo le radio HF; nel maggio del '42 gli inglesi passarono alle VHF, e per il momento il sistema di informazioni italiano andò in crisi. Usando un ricevitore ideato da un certo Filippa, inventore di Alessandria (che nel 1940 aveva già presentato l'apparecchio, rifiutato per l'eccessiva difficoltà di fabbricazione), e sopratutto i ricevitori VHF di aerei inglesi abbattuti, si continuò il lavoro di intercettazione fino al 10 luglio 1943.
 
Dopo Matapan, si cominciò a pensare anche a sistemi di disturbo radar, che portarono a sistemi capaci di disturbare onde tra 40 cm e 12 m di lunghezza. Prima erano solo intercettatori, poi divennero anche disturbatori, in servizio dai primi mesi del 1942. Vennero usati in Egeo, Sicilia (con obiettivo Malta, operando da alte colline), e Tirreno. In seguito arrivò un disturbatore che al posto del sistema a 'superreazione' usava un apparato supereterodina monocamandato, usato per disturbare sopratutto i radar dei bombardieri Alleati. Uno era a Ischia, dove funzionò fino all'8 settembre 1943. Disturbare i radar era chiaramente più semplice che costruirli, ma servivano anche questi sistemi e con l'aiuto dei Tedeschi venne pensato un programma per 50 apparati Folaga a lunga portata (teoricamente di circa 200 km), 200 Vespa, 100 sistemi tedeschi e 1000 IFF Fu.25, nonché 300 sistemi di disturbo radar. Ma era già il 21 luglio 1943, troppo tardi per essere concretizzato. Degli 85 radar usati sull'Italia 84 erano Tedeschi, e solo con la RSI fu possibile organizzare una difesa aerea degna di questo nome contro i bombardieri Alleati.
 
Quanto ai radar di bordo, venne pensato solo nel 1943 a Guidonia ad un nuovo radar, l'RTD Arghetto o Vespa, 300 mhz (1 metro di lunghezza d'onda) con antenne tipo Yagi una ricevente e una trasmittente, nelle estremità alari. Venen sperimentato su di un S.79 e un Z.1018, e si ritenne che questo apparato di ricerca dovesse essere messo in produzione; il LEPRE RTD 8 era invece un radar da intercettazione, mai messo a punto.
 
Poi c'era il discorso degli IFF: gli Inglesi ne avevano un tipo che rispondeva all'interrogazione fatta da un radar, ogni volta che veniva inquadrato dal radar rispondeva con un segnale in codice; i Tedeschi avevano invece un Fu.Ge.25 che emetteva, in maniera senz'altro meno discreta, continuamente segnali di riconoscimento in codice, trasmessi via radio. Questo apparato era presente anche nei Bf-109 ceduti agli Italiani, ma non venne spiegato a che serviva. Un IFF inglese venne invece analizzato da un aereo abbattuto, ma a Guidonia impiegarono un anno a capire di che si trattava (non avendo idea di quello che era un sistema radar di difesa aerea, il riconoscimento di aerei 'amici' era ancor meno immaginabile), e per quando riuscirono a capirlo e a costruire un prototipo IFF, la guerra era bell'e persa. Alla fine l'Italia aveva i fondamentali per i vari compiti della guerra elettronica; ma non fece in tempo a metterli in servizio che la guerra finì. Se si considera che la Gran Bretagna aveva IFF, radar e VHF da anni, tale ritardo si dimostrò di importanza capitale. Gli Italiani nel corso del conflitto riuscirono solo ad allestire centri di ascolto e di disturbo radio-radar; troppo poco per prendere l'iniziativa in guerra.
 
 
 
Quanto alle applicazioni pratiche della tecnologia radar, quelle su navi furono le più importanti. Il radar E.C.3 ter 'Gufo' era costituito da due antenne a tromba, una per l'emissione e l'altra per la ricezione. Il prototipo apparve nel novembre del '42 sulla LITTORIO, ma in precedenza c'era stato, sempre sul suo torrione, un radar prototipico, l'E.C.2 bis, con funzionamento sperimentale. Inizialmente molti radar non avevano antenne rotanti, ma più apparati di emissione che coprivano ciascuno un certo settore, per esempio 4 sensori a 90 gradi l'uno dall'altro. Il brandeggio dell'antenna rappresentava un'ovvio miglioramento, a patto che si trovasse un posto dove metterlo che avesse sufficiente visuale. Il 'Gufo' ebbe per l'appunto il motore di rotazione. Le prestazioni erano di almeno 80 km contro bersagli aerei e 15 contro navi, il che era apparentemente più che valido. Ma di fatto, pur sembrando simile al Fu.MO 21 tedesco, le frequenti avarie lo rendevano alquanto inaffibabile, e con la nave in velocità e-o forte vento, accadeva che il motore elettrico non fosse abbastanza potente da far girare l'antenna. Altri tipi erano in studio, ma non vennero adottati.
 
Di questo fondamentale apparato della guerra moderna si occuparono la SAFAR, Galileo, Marelli e altre aziende elettriche, ma in tutto, prima dell'armistizio, ne vennero prodotti solo circa 15 esemplari, che ebbero impiego con 13 navi: le corazzate 'Littorio', 4 incrociatori leggeri ('Montecuccoli' e 'Savoia', 'Regolo' e 'Scipione'), e 6 cacciatorpeniere tra 'Navigatori' e 'Soldati'. Altre 7 unità ebbero i radar tedeschi FuMo.21G. Erano l'incrociatore 'Abruzzi' (ma non il gemello 'Garibaldi'), 3 cacciatorpediniere e anche 3 piccole torpediniere. Il ct. 'Legionario', per la storia, fu la prima nave con un radar a tutti gli effetti operativo.
 
Era uno dei 'Soldati' del periodo bellico, e infatti entrò in servizio il 1 marzo del '42, già 'radarizzato'. Anche le corazzate 'Littorio' erano tutte radarizzate all'atto dell'Armistizio, anche se non avevano un radar di tiro vero e proprio. Quindi quando la ROMA fu affondata aveva un RDT (Radiotelemetro) a bordo. Le prestazioni dei radar tedeschi (18 km di scoperta in superficie e 60 su aerei) apparivano inferiori a quelle del sistema italiano, ma a parte che erano radar più vecchi (del '39) si trattava di sistemi efficienti, di fatto ben più utili quanto a rendimento operativo. Durante il periodo di cobelligeranza 8 navi italiane ebbero i radar inglesi Type 291, con portata di 12 km su bersagli navali, 40 km su bersagli aerei, un sistema che aveva ridotte prestazioni di portata in quanto principalmente era inteso come apparato leggero, in servizio dal '42 su varie navi britanniche come miglioramento del Type 286 del '41<ref>Brescia M. ''Radar navali 1939-45'', Storia militare aprile 2005</ref>.
 
===Al 1943, lo 'stato dell'arte' <ref>Marcon, Tullio: ''La produzione aeronautica italiana nel 1943'', Storia militare agosto 1943</ref> ===