Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Germania-6: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nuova pagina: {{Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale}} ===La rinascita della Marina e gli incrociatori<ref>Armi da guerra 41, Sgarlato 'Le navi da battaglia del III Reich'', e M.J. Whitley,...
 
Nessun oggetto della modifica
Riga 236:
 
Solo alcuni vennero affondati, e solo per gli aerei. L'ultima azione dei sommergibili tedeschi avvenne il 7 maggio 1945 nel Fith of Forth, affondando due mercantili con altrettanti siluri. Era stato l'U-2336 e fu l'ultimo colpo della flotta di U Boote.
 
===Siluri convenzionali, 'speciali' e mezzi d'assalto<ref>Armi da guerra 62, Clerici e Poli ''Neger ad Anzio'', Storia militare gen 1999; Poggiali L: ''L'attacco dei Linse a Spalato'' Storia militare apr 1995; sito navweapons.com</ref>===
I siluri tedeschi erano questi: il '''G7a''' T1, servizio dal 1938 ma disegnato nel 1930, aveva dimensioni di 7,186 m, calibro 533 mm, peso 1528 kg, carica 320 kg Hexanite. Viaggiava a 40 nodi per 8 km, o 6 a 44 nodi. I primi tipi erano leggermente inferiori e con 280 kg di testata. Era noto anche come ATO.
 
 
Il '''G7e''', il T2 e T3 era del '39, da 1.603 kg, carica da 200 kg di Hexanite e velocità di 30 nodi a 5 km. Era poco, ma si trattava di un siluro elettrico, silenzioso e senza scia. Molti i tipi studiati, ma bisognava tenere ben cariche le batterie e mantenerle a 30 gradi se si volevano le prestazioni calcolate.
 
Il G7e T4, T5, 10 e 11 erano armi da 1937 kg o 1620 kg, velocità da 20 nodi a 7,5 km, poteva viaggiare con una capacità particolare: l'autoguida acustica. In servizio dal '43 era inizialmente piuttosto rudimentale e vulnerabile ai generatori come il Foxer di rumore rimorchiati dalle navi, ma nondimeno erano risorse potenti, specie per attaccare bersagli lenti come i mercantili. La prima versione autouidata era il T4 Falke. Gli esperimenti iniziarono nel '36.
 
Poi c'erano i siluri da 450 mm F5, del '35 ma entrato in servizio dal '39, pesava 737 kg per 4,8 m, pesante 200 kg come testata di Hexanite, 2000 m a 33 nodi.
 
L'5B era in servizio dal '41 e raggiungeva 2 km a 40 nodi, testata fino a 250 kg. Prima di questo era previsto l'uso dello F5W, il tipo italiano dello stabilimento Fiume.
 
Detto dei siluri e dei sommergibili, ecco un altro aspetto 'intermedio', i mezzi speciali d'attacco, sia subacqueo che di superficie. La panoplia fu particolarmente ricca, anche se i Tedeschi vi arrivarono piuttosto in ritardo e non beneficiarono se non marginalmente delle esperienze italiane e giapponesi. In tutto vennero costruiti ben 972 minisommergibili dei tupi '''Seehund''', '''Biber''', '''Molch''' e (3 soli prototipi) lo Hecht, versione del precedente.
[[Immagine:Molch-M391-01.jpg|350px|left|thumb|Il Molch]]
 
Simili ad un sottomarino, erano concepiti per far operare stando isolati dall'acqua, cosa ovviamente utile per tante ragioni, specie se si operava in climi freddi dove i subacquei possono sopravvivere per tempi limitati e solo con grosse e pesanti tute: allora perché, se si devono usare degli scafandri, uno usare direttamente uno scafo completo, si saranno chiesti i progettisti? Le dimensioni di questi mezzi erano limitate a 9-12 metri, la stazza, se così si può dire, di 6.500-12.000 kg. Nessun'altro fabbricò tanti minisommergibili, si pensi solo che l'Italia ne ebbe 26 tra CA e CB, e qualche più grande CM. I successi dei minisommergibili tedeschi non furono molti, anche se è interessante notare come alcuni di essi, chiamati qualcosa come 'Diavolo di mare', ebbero cingoli per spostarsi sul fondo (la cosa è stata ripresa anche dai Sovietici, come testimoniano tracce di cingoli nei fondali prospicienti la Svezia).
 
Non è chiaro se il totale di cui sopra fosse comprensivo dei veri e propri 'siluri d'assalto', ma ne riparliamo dopo. Intanto, da ricordare che il Neger e il Marder erano minisommergibili d'assalto con un siluro, mentre il Biber ne portava due, ai lati dello scafo. Pesante solo circa 6 t, era caratterzato da un periscopio fisso e una torretta vetrata, con le scanalature per i siluri sui suoi lati. I siluri stessi potevano essere sostituiti da mine. L'autonomia in superficie era di 240 km a 6 nodi.
 
Costruiti in gran numero, vennero usati ad Anzio, Normandia e anche nell'estuario della Schelda, per scontrarsi però con una reazione alleata molto forte e attenta alla minaccia posta da questi limitati ma insidiosi vascelli, che andarono persi in gran numero senza causare minimamente i danni dei loro fratelli maggiori d'alto mare. I Type XXVIIA (Hecht) e XXVIIB (Seehund) erano più grandi (10,5 e 12 m), con autonomia di 550 km. Non ottennero che l'affondamento di uno, forse due mercantili, ma stante la loro autonomia, un coraggioso equipaggio poteva raggiungere la Gran Bretagna e tornare indietro, fino a che la Manica non passò, anche nel lato francese, sotto controllo degli Alleati.
 
Quanto ai siluri pilotati veri e propri, la Germania li cominciò ad usare solo dopo il '43 su ordine di Doenitz, e il primo risultato fu il ''''Neger'''', negro, forse chiamati così per il nome (Mohr) del loro ideatore. Il piccolo sistema d'assalto era in pratica la concezione tedesca del siluro SLC (ma non mancarono forse nemmeno SLC veri e propri, ma non in questo caso), col vantaggio della velocità e dell'isolamento dell'operatore (uno solo, oltretutto) dall'acqua di mare, e con ciò la non necessità di avere subacquei esperti. Inoltre c'era la possibilità di eseguire un attacco a distanza di sicurezza (teoricamente) grazie ad un vero e proprio siluro. Questo era portato sotto un corpo che si può definire sia siluro con equipaggio che mini-sommergibile, lungo 7,65 m, pesante 2,7 t in tutto, diametro di 53 cm.
 
Era basato sul motore alettrico di un siluro Ge7 da 12 hp, autonomia ottimizzata di 45-55 km a scapito della velocità (4,2 nodi), ma sott'acqua faceva solo 3 miglia a 3,2 nodi, con punte però di 20, sia pure a scapito della controllabilità. Il pilota, nella piccola postazione di prua, riceveva l'aria con un sistema Draeger, vedeva attraverso una cupla di plexiglass, avea un minimo di attrezzi come la bussola da polso e un mirino esterno, sito sul muso. Era costretto a viaggiare per lo più emerso e forse questo era il suo vero limite nell'avvicinarsi a porti difesi. Ma con la luna piena era possibile programmare gli attacchi con qualche possibilità di successo. Bisognava stare attenti a che non restasse incastrata la calotta di plexiglass, perché si rischiava altrimenti di restarvi soffocati, come accadde in alcune occasioni, qualora non si riuscisse ad aprire: il Neger era pur sempre a tenuta stagna.
 
Prodotto in 200 esemplari, venne presto seguito da 300 Marder (Martora) del '44, con dislocamento di 3 t e 8,3 m, stesso diametro.
 
Il Molch, di cui abbiamo già accennato, era diverso. La 'Salamandra' era un vero minisommergibile con tanto di periscopio, prodotto dai cantieri Flander di Lubecca e dai Weser di Brema, in un totale di 393 esemplari. Lungo 10,8 m, peso 11 t, 1,82 m di diametro, motore di siluro elettrico da 13,9 hp e autonomia di 90 km/4 nodi oppure immerso, 110/5 nodi. Aveva due siluri e un vero e proprio scafo centrale con delle superfici di controllo orizzontali di grosse dimensioni. Nell'insieme era parecchio superiore ai Neger, i quali vennero comunque usati in attacchi anche di massa, come quello del 21 aprile ad Anzio, sferrato dal gruppo speciale K 175, dove però trovarono solo poche navi nella rada, di cui due vennero silurate. I superstiti dei 23 Neger partiti in quella notte di luna erano 19, che rientrarono alla loro base di lancio entro la mattina successiva. In Normandia vennero usati altri siluri di questo tipo, con significativi successi quali l'affondamento del vecchio incrociatore 'Dragon'. Ma certo, non bastarono per fermare le 5.000 navi della flotta d'invasione.
 
 
----
Un ulteriore minisommergibile d'attacco sarebbe stato il cosidetto 'Pescespada' con turbina Walter da 500 hp, poi aumentata a 800; con idrato di idraziona e biossido d'idrogeno e metanolo. Capace di viaggiare ad oltre 30 nodi, non aveva tuttavia un'autonomia superiore alle 100 miglia e quindi aveva bisogno possibilmente di un sommergibile con contenitori di lancio per l'attacco finale. Era armbabile, o almeno si pensò che potesse essere armabile con due siluri o una mina a rimorchio da 500 kg. l'equipaggio era di 2 uomini e i comandi erano aeronautici. La bussola era in un bulbo in coda, sopra le eliche controrotanti; la dotazione di carburante era di 10 t; non era previsto un periscopio per via della velocità molto alta, ma era possibile prevedere un sonar e un sistema di navigazione aerea con pilota automatico, anche se senza sensori al più si sarebbe potuta attaccare una rada affollata di navi. Il prototipo era quasi pronto per le prove, poi venne affondato in un lago e di seguito recuperato e portato a Kiel; una versione da 35 nodi era in programma. I Tedeschi, insomma, provarono fino in fondo a fare del loro meglio per vincere una guerra già perduta da tempo con un altro progetto estremamente avanzato <ref>Harrauer, F: ''Schwertal'', Eserciti nella Storia nov-dic 2006</ref>
 
 
----
I Tedeschi si interessarono anche di mezzi d'assalto di superficie. I ''''Linse'''' erano stati modellati su precedenti esperienze, inclusi gli MTM italiani, ma prima va detto che, stante l'immobilismo della Marina, i primi reparti vennero costituiti dall'Esercito come quelli dei Kustenjager, nell'ambito del Reggimento Brandemburgo.
 
Presto però la questione divenne tanto tecnica che passò alla Marina, la quale costruendo oltre 1.500 Linse, ciascuno con una particolarità; la possibilità di essere radioguidato verso l'obiettivo nel tratto finale, il che avrebbe aiutato l'operatore a salvarsi e ad essere recuperato. Il gruppo operativo minimo era infatti di 3 unità: due Linse e una nave comando. In seguito i Tedeschi ebbero i meno avanzati MTM, MTSM e MTSMA italiani fatti costruire dalla SIAI e dalla CABI in un totale di 123 su 170 ordinati. Usati da unità MEK (Unità commando della Marina) nel Tirreno e Adriatico, tentarono l'attacco a Livorno, ma vennero respinti con un fuoro molto preciso da parte delle difese costiere Alleate, basate su cannoni per lo più italiani con sistemi di controllo radar che furono la vera sorpresa per gli attaccanti (come lo furono per i barchini che attaccarono Malta, del resto).
 
Il successo maggiore fu il grave danneggiamento dell'incrociatore leggero HMS Delhi, nave di vecchio tipo, ma aggiornata con 5 pezzi da 127 mm singoli americani, 8 Bofors e 10 Oerlikon, quindi un obiettivo valido. Il 12 febbraio 1945 4 Linse, muovendosi con i loro mezzi (spesso erano messi a mare dalle motosiluranti) si avvicinarono a Spalato, uno esplose contro la diga foranea dopo che il pilota l'aveva abbandonato buttandosi in acqua con il battellino gonfiabile (in quest'azione il pur ingegnoso sistema di guida radio non venne usato), un altro venne distrutto dal tiro delle navi, ma le fotoelettriche sciabolando illuminarono anche l'incrociatore, il quale sparò anche addosso alle fotoelettiche per far loco capire di non puntarlo: il nemico era entrato in rada, e l'ultimo barchino esplose dopo essersi schiantato contro un mezzo da sbarco vicino all'incrociatore (il vero obiettivo). La carica esplodeva con la forza dei suoi 300 kg di esplosivo in 2,5-7 secondi dopo l'affondamento, e danneggiò gravemente le due unità, mentre l'ultimo barchino esplose in mare mentre cercava di allontanarsi avendo fallito l'entrata in porto. Il vecchio DELHI, che pure aveva partecipato ampiamente alla guerra dopo gli aggiornamenti del 1941-42 negli USA, aveva riportato gravi danni, specie al timone, e non tornerà più in servizio, demolito nel '47 alla fine di quella che comunque fu una carriera trentennale di servizio nella Royal Navy. Seguirono altre azioni minori, ma il successo contro quest'incrociatore, l'unico presente in zona assieme all'altra vecchia unità similare, il Colombo, fu il successo maggiore dei Linse.