Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Giappone-2: differenze tra le versioni

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{{Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale}}
===Bombardieri e siluranti===
[[Immagine:Nakajima B6N1.jpg|350px|right|thumb|Formazione di 'Tenzan']]
Inizialmente il Giappone entrò in guerra con i validi B5N aerosiluranti-bombardieri (370 kmh) e i bombardieri in picchiata D3A (430 kmh), aerei che tuttavia divennero presto piuttosto superati. Nel '40-44 si cercò di superarne i limiti con lo studio e l'introduzione in servizio di nuovi aerei per gli stessi compiti. Il compito degli aviatori giapponesi venne inizialmente svolto con grande efficienza, con percentuali di colpi a segno delle bombe anche dell'80% su bersagli in movimento (navali), e non tanto di meno per i siluri. Ma quando c'erano i caccia nemici in giro, come nel Mar dei Coralli, Midway, Santa Cruz, le perdite diventavano troppo elevate e quegli eccellenti aviatori da combattimento altamente addestrati finirono per subire perdite irrecuperabili. Per questo, nonostante l'introduzione di nuovi aerei ad alte prestazioni le cose non miglioravano. Inoltre gli aerei di nuova generazione erano spesso troppo intesi per la velocità e poco protetti o armati, per cui con gli Hellcat in giro c'era sempre il modo di abbatterli senza caccia validi di scorta, e questo fu un punto debole non coperto dagli A6M5, per i quali invano si era chiesta la motorizzazione con i nuovi Kinsei da 1.500 hp.
 
Ecco dunque i velivoli imbarcati di tipo avanzato, anche se va precisato che per quando molti di loro apparvero non c'erano praticamente più portaerei.
===Corazzati giapponesi avanzati===
Malgrado i Giapponesi costituissero non meno di 4 divisioni corazzate, la loro disposizione in territori che erano ostili o troppo distanti per un uso di masse dei corazzati, fece sì che solo in poche occasioni i carri armati giapponesi apparissero in numeri consistenti. La caduta di Singapore fu in buona parte opera dei carri leggeri giapponesi. La forza dei corazzati giapponesi, che venne surclassata dai carri sovietici nel '39, non fu mai all'altezza tecnicamente delle sue necessità. I corazzati giapponesi nel '39 avevano un cannone da 57 mm (per i soli carri medi Tipo 89), ma erano armi a canna corta con bassa velocità iniziale. Non erano all'altezza dei 45 mm sovietici. La corazzatura dei carri giapponesi era sottile e di tipo rivettato. Di buono c'era una buona mobilità e motore diesel, una soluzione all'epoca poco diffusa. La meccanica funzionava bene. Una cosa interessante era il rivestimento interno che i carri giapponesi avevano per resistere al calore tropicale: uno strato di amianto, che serviva anche come accorgimento antiurto per gli uomini di equipaggio. La radio, a differenza di tanti altri eserciti, era diffusa su tutti i carri, anche se spesso con una strana antenna a ringhiera ovviamente piuttosto vulnerabile al tiro e ai danni.
 
Anzitutto il Nakajima B6N Tenzan (Montagna Sacra), che fu il risultato della decisione presa nel '40 di sostituire quello che era pure il più avanzato aerosilurante imbarcato del mondo, il B5N appunto<ref>Sgarlato ''Tenzan e Ryusei'', Aerei nella Storia giu lu 2007</ref>. A seguito della specifica 14-Shi, venne messo mano dunque a questo velivolo dalla caratteristica coda 'compatta' dal disegno caratteristico, per restare nei limiti dimensionali degli elevatori. Era un problema raccordare le dimensioni contenute con la massima efficienza aerodinamica (che non va certo d'accordo con le forme troppo 'tozze'), ma il prototipo N.10 era ben rifinito, e come i caccia giapponesi, con carrello di coda rientrante per massimizzare la pulizia aerodinamica, mentre l'antenna radio aveva un traliccio di sostegno davanti l'abitacolo e non dietro o sopra. Con il potente motore NK.7A Mamoru ('protettore') da 1870 hp al decollo più elica Suritomo quadripala da 3,5m , aveva solo un'arma difensiva da 7,7 mm e portava un siluro o bombe per 800 kg, come il predecessore (motore da 1.000 hp). Realizzato nel dicembre del '41, volò il marzo del '42. In produzione quasi subito, il nuovo aereo venne chiamato 'Jill' dagli Alleati (i nomi dei bombardieri erano tutti femminili, quelli dei caccia maschili); il motore era davvero potente, ma pesava parecchio e causava vibrazioni piuttosto fastidiose. Certo che era una dimostrazione di potenza, in Italia un motore da 1870 hp rimase fantascienza per tutta la guerra. Ma dopo 139 del primo tipo, tra l'altro privi di blindatura ma con l'armamento incrementato (una 13,2 mm dorsale e una da 7,7 mm ventrale, usata anche per mitragliare le navi in fase di disimpegno), si passò al motore Kasei 25 da 1850 hp, dato che il precedente motore, nonostante il nome di 'protettore' non si era dimostrato affatto affidabile. Il Kasei aveva meno potenza ma gli scarichi vennero meglio orientati all'indietro fornendo potenza supplementare. Con questo nuovo motore, quello in realtà voluto fin dall'inizio dalla Marina, l'aereo guadagnò in efficienza e l'arma ventrale da 7,7 mm venne sostituita da una da 13 sempre in posizione retrattile, mentre inizialmente il ruotino venne lasciato fisso per qualche problema con il meccanismo di ritrazione. In seguito arrivarono altre versioni, anche con radar di ricerca con antente tipo Yagi (come quelle della televisione) nelle ali. Con 1.133 aerei del Modello 12 (il B6N2) si arrivò ben presto a 1.268 Tenzan. Era molto, ma il velivolo entrò in scena solo nel '44, alle Marianne, venendo massacrato come gli altri aerei giapponesi. In seguito ebbe ampio uso come aereo d'attacco silurante e anche suicida, essendo dopotutto molto veloce, circa 50 kmh in più dell'equivalente Avenger.
Ma i carri armati leggeri Tipo 95 avevano solo un pezzo a media velocità da 37 mm e non potevano competere nemmeno contro i carri M3. I carri medi videro i Tipo 97 sostituire rapidamente i Tipo 89. Erano mezzi meglio armati e corazzati, con 8--25 mm di acciaio rivettato, cannone corto da 57 mm e motore diesel, una buona mobilità. Al solito non c'era la mitragliatrice coassiale, ma una sistemata dietro la torretta, in posizione opposta al cannone (cosa poco pratica). In tutto c'erano 114 granate da 57/18 mm e 4.035 colpi da 7,7 mm. Il peso era di circa 15 t. Tutto sommato era simile all'M13/40 ed era poco efficiente contro i carri e l'artiglieria controcarri. Il Tipo 97 ebbe un buon successo anche perché ben presto, attorno il 1942, venne migliorato con un cannone da 47 mm a canna lunga, e corazza aggiuntiva per un totale di 50 mm anteriore. Era un buon mezzo, e questo fu il CHI-HA della primavera del' 42. Ne vennero modificati anche del tipo precedente cambiandogli la torretta. Comunque non è certo che la corazza arrivasse a 50 mm, forse non era una modifica per tutti i veicoli, ma la corazza era di livello superiore a quella del modello originario raggiungendo almeno 38 mm. I fianchi dello scafo e della torre arrivavano a circa 25 mm. I cannoni da 47 mm perforavano circa 70 mm d'acciaio con una velocità di circa 800 msec, circa il doppio del vecchio 57 mm.
 
'''B6N2'''
In seguito c'erano state varie versioni migliorate, come il cannone Ho-Ni I con un cannone da 75 mm campale con scudatura anteriore da 50 mm, era una specie di cannone d'assalto tipo Wespe. Lo Ho-Ni II ebbe un cannone da 105 mm, poi arrivò il Tipo 4 con gli obici da 150 mm, sempre con postazione corazzata e si v'era anche il Type 38 HO-RO che non è chiaro se fosse lo stesso mezzo o meno. C'erano infine dei carri armati medi veri e propri, con uno scafo simile a quello del carro normale, che aveva una grossa torretta squadrata e saldata con un cannone da 75 mm sempre del tipo 90. Infine c'erano armi contraerei da 20 e 75 mm, bulldozer, gettaponte, lanciafiamme, genio, comando con cannone finto da 37 mm.
*'''Equipaggio''': 3
*'''Dimensioni''': lunghezza 10,78 m, apertura alare 14,9 m, altezza 3,8 m, superficie alare 37,2 m2
*'''Motore''': 1 Mitsubishi Kasei 25, 14 cilindri radiale, 1850 hp al decollo, 1680 a 2.100 m, 1.540 a 5.000, elica Hamilton Standard (prodotta dalla Sumitomo) quadripala metallica a velocità costante; 1.500 litri come capacità normale.
*'''Pesi''': 3.010-5.610 kg
*'''Prestazioni''': 490 kmh a 4.000 m , crociera 330, tangenza 9.800 m, salita a 3.000 m in 5,6 min, a 6.000 in 13,55, autonomia 1.700-3.465 km
*'''Armamento''':2x 13,2 mm più 800 kg (un siluro o 1 bomba da 500 kg, o 2 da 250 o 6 da 60)
 
[[Immagine:NakajimaC6N.JPG|330px|right|thumb|I similari 'Sainun' da ricognizione strategica]]
Il maggiore livello di attacchi venne fatto il 17 giugno 1944 quando 37 carri armati vennero lanciati assieme al 136th reggimento di fanteria cotro il 6th Marines. Ma venne attaccato
Da quest'ottimo aereo derivò il Sainun, sempre prodotto dalla Nakajima. Era il C6N noto come 'Myrth' agli Alleati. Si trattava di un ricognitore veloce, simile esteticamente all'altro e prodotto in un buon numero di esemplari. Alcuni vennero usati nei reparti da ricognizione della Marina, vennero anche pensate versioni come macchine d'attacco C6N-1B, o da caccia nottuna C6N3 con l'Homare 24. Entrambi non furono costruiti ma questa sorte toccò invece ad alcuni C6N1-S con due cannoni obliqui da 20 mm. Il Myrt era un velivolo estremamente notevole anche perché introduceva l'ala a flusso laminare, in un velivolo molto veloce già di suo. Il risultato fu il raggiungimento di 610 kmh, 10.500 m di tangenza, e 5.100 km di autonomia massima. In servizio dal '44, sia come aereo imbarcato che terrestre, armato con una sola simbolica arma da 7,7 mm dorsale, era talmente veloce da essere quasi inarrivabile, almeno finché gli F4U non divennero abbastanza numerosi. Anche così resterà un velivolo di notevoli capacità operative. Aveva 3 uomini d'equipaggio e spesso portava serbatoi esterni. In tutto ne sono stati costruiti 463, quasi la metà rispetto dei Tenzan.
 
 
[[Immagine:B7A 1.jpg|350px|right|]]
'''Caratteristiche''' del Tipo 97:
Detto di questo velivolo, ecco il '''B7A Ryusei''' (meteora) della Aichi (quella del robusto D3A 'Val'), velivolo richiesto nel '41. Era una macchina di eccellenti prestazioni e doveva esserlo, visto che nella specifica era previsto come successore dei velivoli futuri D4Y e B6N (specifica 16-Shi). La macchina di Ozaki, Mori e Ozawa aveva ala leggermente a W. Portava solo due uomini, la struttura era irrobustita, le bombe si portavano in genere dentro il velivolo, in un'apposita stiva; il siluro invece era troppo grosso per essere portato dentro (del resto questa è una cosa che riusciva solo ai TBF Avenger, ben più tozzi dei velivoli giapponesi). Si ritornò all'Homare, prima l'11 e poi il mod. 12, che però era indisponibile nella quantità desiderata e quindi si fece dietrofront tornando al modello precedente. Prodotto dalla Aichi e dall'Arsenale navale di Sasebo, ebbe 2 cannoni da 20 mm-II e arm da 7,92 mm posteriore. Quando l'Homare 12 fu finalmente disponibile comparve la versioe B7A1. Oramai la guerra era agli sgoccioli e ci si mise anche la Natura, con il terremoto che nel maggio 1945 si scatenò, indifferente alle umane vicissitudini. Lo stabilimento Aichi di Funakata venne distrutto. Al dunque di quest'aereo ne vennero prodotti solo 108, ma oramai era tardi per le sorti del Giappone. Si pensava anche ad un modello perfezionato con un Homare 23 da 2.000 hp, con un B7A2 modificato allo scopo, mentre rimase sulla carta il B7A3 Kai con l'MK.9A da 2.200 hp oltre ad altri aerei avanzati. Nel frattempo i B7A vennero mandati per lo più al 752 Kokutai. Gli Alleati li conobbero come 'Grace'.
*'''Peso''': 16.000 kg
*'''Dimensioni''': lunghezza 5,5 m, larghezza 2,33 m, altezza 2,23 m
*'''Motore''': 170 hp diesel, velocità 38 kmh e autonomia 170 km, trincea 2,5 m, gradino 0,9 m, guado 1 m.
*'''Corazzatura''': frontale 25 mm scafo e torretta, 17 mm scafo inferiore, scafo superiore 20-35 mm, inferiore 20-35 mm, poteriore 20 mm, tetto 10 mm, fondo 8 mm, torretta 30 mm, lati 25 mm, dietro 25, tetto 10 mm.
 
L'Aichi aveva fatto in tempo persino a progettare un successore del B7A chiamato Mokusei (Giove), sviluppo interrotto da terremoti e dalla fine della guerra.
In tutto di questi carri ne vennero prodotti circa 3.000 dalla Mitsubishi.
 
Il Rysei era un velivolo dalle caratteristiche simili a quelle di altri tipi, ma la struttura era irrobustita e la versatilità davvero encomiabile. Era appena più lento del leggero D4Y, eppure portava anche siluri e una migliore protezione. Era più pesante anche del B6N, ma pi veloce e con capacità di attacco in picchiata. Un eccellente compromesso, che tuttavia in numero fu solo piccola frazione rispetto agli oltre 3.000 suoi predecessori. Così la sua carriera passò pressoché inosservata.
Solo pochi carri come i Tipo 3 erano in grado di affrontare i mezzi Alleati, gli M3 leggeri erano l'unico mezzo capace di affrontarli alla pari, nel senso che Lee e Sherman erano capaci di surclassare tutti i carri giapponesi; solo i Tipo 3 potevano affrontarli quasi alla pari, ma non vennero mai portati fuori dal Giappone, ma la cinquantina prodotti non avrebbero potuto fare molto contro la marea alleata. La lotta venne sostenuta da parecchi cannoni semoventi da 75, 105 e 150 mm.
 
'''B7A1'''
Un carro particolare era il KA-MI capace di operazioni anfibie. Esso era simile ad un Tipo 95, ma con uno scafo più grosso e squadrato. Aveva due cassoni congegnati in maniera ingegnosa, raccordati alla parte anteriore e quella posteriore del veicolo, e nei cassoni d'acciaio c'erano delle paratie interne che servivano ad evitare l'allagamento in caso di buchi di schegge e proiettili. Infine nella parte posteriore erano presenti due eliche. La torretta aveva il solito cannone da 37 mm e una mitragliatrice in posizione opposta, ed era molto simile a quella di un Tipo 95, il carro armato leggero giapponese standard e assai valido entro i suoi limiti di peso. Appena a terra il carro poteva sganciare i due cassoni e continuare a combattere come carro normale. Di questi carri ne vennero costruiti pochi, e di questi la maggior parte venne utilizzata, essendo il Giappone sulla difensiva, solo come postazioni difensive, magari interrati. Era un carro che di conseguenza non fu impiegato al meglio delle sue possibilità. Alcuni limiti andavano considerati, per esempio la necessità di sigillare varie parti, come l'anello di rotolamento della torretta. Se questa fosse stata ruotata in acqua avrebbe perso la sua impermeabilità, anche se era un problema solo se c'erano condizioni di mare piuttosto agitato. In ogni caso il carro poteva usare il cannone e la mitragliera che avevano una limitata capacità di brandeggio anche senza muovere la torretta.
*'''Equipaggio''': 2
*'''Dimensioni''': lunghezza 11,49 m, apertura alare 14,4 m, altezza 4,08 m, superficie alare 35,4 m2
*'''Motore''': 1 Nakajima NK.9C Homare 12, 18 cilindri radiale, 1825 hp al decollo, 1670 a 2.400 m, 1.500 a 6.500, elica VDM da 3,5 m, quadripala metallica a velocità costante; 1.406 litri come capacità normale.
*'''Pesi''': 3.614-6.500 kg
*'''Prestazioni''': 542 (o 565?) kmh a 6.200 m , crociera 370/4.000 m, tangenza 8.900 m, salita a 6.000 in 10,49', autonomia 1.850-3.040 km
*'''Armamento''':2x 20 mm Tipo 99-2, 1x13,2 mm (MG-131 su licenza) più siluro da 800 kg, o bomba da 500 kg, o due da 250.
 
A tutti gli effetti, pur costruendo tra 6000 r 7.000 corazzati, il Giappone fu quasi irrilevante nel panorama di questa specialità. Era appena migliore produttivamente dell'Italia e non è detto che la capacità complessiva dei carri giapponesi fosse migliore. Al più si può dire che il Tipo 97 modernizzato era simile agli 'M', e che il Tipo 3 era paragonabile, anche per lo scarso numero, ai P.40.
 
 
Non va dimenticato poi l'aereo idrovolante d'attacco Aichi M6A1 Seiran, pensato per i sommergibili portaerei I-400, simile al D4Y, ma in realtà del tutto riprogettato, aveva un Atsuta da 1.400 hp a cilindri in linea, un'arma difensiva da 13 mm, e portava un siluro o bombe fino a 850 kg. Quest'ultimo carico era possibile solo con il lancio dalla catapulta. La progettazione partì già nel giugno 1942, proprio ai tempi di P.Harbour. Ne vennero fuori 8 prototipi e 20 di serie dal novembre 1943 e il 15 dicembre 1944 venne costituito il 631 Kokutai a Kashima, Chiba. Solo il 2 aprile 1945 venne inviato a Kure per addestrarsi con la 1a Flottiglia sommergibili. La missione prevista era quella di mandare dieci di questi aerei trasportati da tutti super-sottomarini disponibili, I-400, I-401, I-13, I-14. Obiettivo le chiuse Patun di Panama. Poi però si decise di annullare la missione e di attaccare piuttosto Ulithi, contro la flotta Alleata. Al dunque non se ne fece nulla, anche perché l'I-13, con a bordo un C6N1 da ricognizione (da usare con partenza da Truk, dove sarebbe stato inviato), venne affondato il 16 luglio 1945 dalle navi americane. Le altre tre unità non ebbero modo di partecipare al previsto attacco, oramai la guerra era bell'e finita. Un Seiran è attualmente conservato, perfettamente restaurato in tutta la sua eleganza, nello Smithsonian Museum<ref>Sgarlato-Tanzi ''Gli aerei dei sommergibili'' Aerei nella Storia giu-lu 2002</ref>.
==Le navi giapponesi==
La Marina giapponese era la più potente del mondo ai tempi di Pearl Harbour, con una flotta di 10 portaerei e numerose flottiglie di cacciatorpediniere di ottime caratteristiche, incrociatori e grandi sottomarini. Le corazzate erano piuttosto vecchiotte, invece, ma in compenso stavano arrivando le due prime YAMATO, di cui la capoclasse entrò in servizio una settimana dopo Pearl Harbour. Ma i problemi della flotta giapponese erano essenzialmente che si trattava di una forza da combattimento pensata sopratutto per il contrasto contro altre flotte, paragonata in questo senso un pò alla flotta britannica della I Guerra Mondiale. Ora però la situazione era diversa: già nel conflitto precedente i sommergibili avevano dimostrato la loro pericolosità e adesso c'erano anche gli aerei. La Flotta Imperiale era vulnerabile agli attacchi dei sommergibili e gli Americani presto se ne approfittarono: colarono a picco 1.116 mercantili giapponesi, minando gli sforzi nemici. Inoltre vi furono attacchi importanti che danneggiarono anche la prima linea: silurarono e affondarono le portaerei Shokaku, la Tahio, la Shinano, alcuni incrociatori pesanti, e danneggiarono anche la Yamato. I Giapponesi dimostrarono d'essere una forza formidabile negli scontri diretti ma quasi scoperti nelle linee di comunicazione marittime e col tempo ne pagarono le conseguenze.
 
[[Immagine:G4M-34s.jpg|350px|right|thumb|Il G4M, il più famoso e diffuso bombardiere giapponese]]
I sottomarini giapponesi erano temibili, spesso di grandi dimensioni e con idrovolanti d'esplorazione (spesso poi rimpiazzati sostituendo l'hangar con un secondo pezzo da 140 mm). Ma erano troppo lenti sott'acqua e sopratutto vennero ostinatamente concentrati contro le navi militari e il risultato fu che non poterono colpire abbastanza efficacemente le navi da trasporto e sbarco. Nondimeno affondarono la portaerei Wasp e finirono la Yorktown, per non parlare dell'Indianapolis, l'ultima nave americana di grandi dimensioni perduta (era l'incrociatore che portò le atomiche per bombardare il Giappone). La flotta Giapponese aveva grandi cacciatorpediniere i quali dal tipo 'Fubuki' del 1927-31 erano delle navi di prestazioni eccellenti: venti navi da circa 2.000 t e 118 m, armate con pezzi da 127 mm in torri binate chiuse, e lanciasiluri con le nuove armi da 610 mm a lunga corsa (i temibili Long Lance, capace di percorrere 10 km a 50 nodi), e poi sulle navi varate dal '29, con cannoni da 127 mm con alzo aumentato a 70 gradi: forse per la prima volta un cacciatorpediniere aveva cannoni di piene capacità contraeree, con proiettili da 23 kg su distanze di 18 km (a dire il vero erano prestazioni non superiori a quelle di un pezzo da 120 mm normale, ma lo stesso si può dire dei 127 mm americani concorrenti).
Ora parliamo dei bombardieri di base a terra. I Giapponesi avevano sopratutto aerei Mitsubishi, molto più che nel settore della caccia dove almeno l'esercito aveva i Nakajima e i Kawasaki.
 
I primi bombardieri moderni furono i Mitsubishi '''G3M''', aerei a lungo raggio e ben armati, ma piuttosto lenti e vulnerabili. Nondimeno i 'Nell' (nome in codice Alleato) rimasero in servizio abbastanza a lungo, in versioni migliorate (fino a 415 kmh) per contribuire assieme ai successori 'Betty' ad affondare le corazzate inglesi Repulse e P. of Wales il 10 dicembre 1941. Poco prima avevano attaccato le basi nelle Filippine con azioni di bombardamento micidiali anche quando fatte da 6.000 m di quota. Non subirono perdite, mentre lo stesso non si potè dire dell'incontro con i caccia cinesi nel '37, quando alcuni G3M dei primi tipi vennero abbattuti dai loro obsoleti caccia, come i P-26 di fornitura americana. Da lì la necessità di mandare gli A5M di scorta e di sviluppare versioni meglio armate dei G3M. Ma questi aerei avevano sopratutto una grande autonomia, indispensabile per il Pacifico, cosa possibile solo rinunciando ai serbatoi autostagnanti. L'autonomia arrivava anche a 6.300 km, ma il carico bellico non superava gli 800 kg.
Tra i siluri giapponesi ce n'erano diversi tipi di assoluto interesse:
 
I successori erano i 'Betty', ovvero i '''G4M''' dalla sagoma molto più tozza. Erano davvero bombardieri di grosse dimensioni, dalla fusoliera addirittura più spaziosa di quella di un bombardiere B-17. Ebbero subito motori di grande potenza, prima da 1500, poi con i G4M2 da 1.850 hp. L'armamento era pure considerevole, tanto che gli ultimi tipi ebbero ben 4 cannoni da 20 mm e 2 da 7,7 mm. Il carburante era aumentato da 4.800 a 6.400 l, in parte c'erano serbatoi autostagnanti; ma il Betty rimase vulnerabile e tra i suoi stessi equipaggi fu noto sia come 'Hamaki' (sigaro) che come 'accendino' per la facilità con cui prendeva fuoco quando colpito dai proiettili incendiari da 12,7 mm americani. Quindi o era pesantemente scortato oppure doveva attaccare bersagli gabbandone la difesa aerea. Quando ebbe condizioni abbastanza favorevoli, colpì molto duramente, come le Filippine e poi anche l'Australia, dove grazie alla scorta degli A6M3 del 202 Kokutai resistette bene alla difesa posta dagli Spitfire Mk V. L'armamento come si diceva era massiccio, con una torretta e una postazione caudale armate di cannoni da 20 mm: era difficile trovare altri bombardieri medi altrettanto armati in tutto il mondo, specie per la presenza della torretta caudale. Se non ci fosse stata l'esigenza categorica di un'autonomia elevatissima, il velivolo avrebbe potuto sopravvivere meglio agli scontri con i caccia nemici. In ogni caso apparve in quasi tutti i punti del Pacifico, con prestazioni d'autonomia che eccedevano largamente quelle dei bombardieri medi (peso qui: 8-15 t) del mondo e in effetti si trattava di una macchina strategica, capace di raggiungere obiettivi impossibili per uno Ju-88 o un B-25. Alla fine della guerra venne usata come kamikaze o come vettore di missili Okha.
*Il Type 91 Mod 2, in servizio nel '41, pesava 935 kg per 5,486 m e diametro di 457 mm; aveva 205 kg di testata e 2 km di raggio a 41-43 nodi. Il Type 91 Mod 3 aveva peso di 849 kg con le stesse prestazioni ma con 240 kg di carica. Il Mod.3 (1943) era adatto al lancio con velocità fino ad oltre 500 kmh. Il Type 4 del '45 consentiva il lancio a 640 kmh, e portava 313 kg di testata, seguito dal simile Type 4 Mod 4 con 417 kg. Il Type 97 del '37 era per minisommergibili e viaggiava fino a 5,5 km e 40 nodi. Il Type 98 era del '42 e portava 350 kg a 3,2 km e 40 nodi.
 
[[Immagine:Mitsubishi_Ki_21-2s.jpg|350px|right|]]
Un suo 'fratello' terrestre era il Ki-21 'Sally', prodotto in appena meno esemplari (2.028). Era stato fatto piuttosto in ritardo rispetto al G3M e ai bombardieri europei; anzi, proprio per questo l'Esercito giapponese fu costretto ad adottare, appena poté, il BR.20 italiano, di cui ebbe almeno 82 esemplari. Gli equipaggi lo trovarono vulnerabile e lento, e appena possibile ne chiesero la sostituzione con il nuovo velivolo nazionale; ma fino al 1939 in pratica le missioni erano assegnate alla Marina con i G3M, e ai Br.20 dell'Esercito che dovette comprarli per non lasciare fare alla Marina un lavoro che nemmeno le competeva. I primi Ki-21 non erano molto migliori dei BR.20 a dire il vero, la velocità con i motori da 1.000 hp era di 430 kmh, l'armamento di appena 3 armi da 7,7 mm. Nondimeno c'erano margini per migliorare le cose e di lì a poco apparvero modelli migliorati, fino ad arrivare ai tipi con motore da 1.500 hp, capaci di 485 kmh, armati con una torretta da 12,7 mm (azionata a pedali, operazione piuttosto difficile in azione), e 4 da 7,7 mm. Era grossomodo comparabile con il BR.20Bis analogo (ma con motori da 1.250 hp e 460 kmh), ma rimase superato e piuttosto vulnerabile agli attacchi dei caccia. La sua carriera era quindi ad un binario morto, eppure i velivoli dell'Esercito giapponese erano meno afflitti dall'autonomia di quelli della Marina e mediamente, pur non avendo armamento migliore (anzi, in genere erano meno armati) possedevano corazze protettive che la Marina non considerava pratiche.
[[Immagine:Ki-49.jpg|350px|right|]]
Per migliorare le cose la Nakajima sviluppò poi dei modelli migliorati, come il Ki-49 Donryu (drago volante), un piccolo aereo della taglia del Lockheed Hudson, ma con ben 7-8 persone d'equipaggio. Aveva serbatoi protetti, corazze da 5 mm nei punti vitali, 5 mitragliatrici da 7,7 e un cannone da 20 mm difensivi e nondimeno volava a 492 kmh. Era certamente un miglioramento, ma come un altro aereo della 'generazione di mezzo', il Ki-44, non fu trovato del tutto adatto e rispondente all'evoluzione rapida della tecnica. Così ne vennero prodotti solo circa 800 esemplari.
 
*I siluri Tipo 92 da 533 mm erano essenzialmente per i sottomarini; In servizio dal '34, pesava 1720 kg per 7,15 m, e portava 300 kg di carica a 7 km e 28-30 nodi; I Type 95 erano da 1.665 kg e portavano 405 kg di testata a 9 km e 50 nodi (o distanze maggiori a minore velocità). Il mod. 2 di quest'arma, sempre lunga 9 m, pesava 1.730 kg e portava ben 550 kg a 5,5 km/49-51 nodi. Apparve durante la guerra, come anche il simile Tipo 96.
 
Il passo successivo, paragonabile diciamo al Ki-84 nel settore della caccia, fu il [[Ki-67 Hiryu]]. Inizialmente si scambiò per un aereo della Marina, e di motivi ce n'erano. Ma il 'Peggy', pur essendo un aero Mitsubishi, pur portando siluri (come anche alcuni Ki-49), pur essendo una sorta di Betty 'snellito' (e in questo più simile al predecessore, l'aggraziato 'Nell'), era in realtà un aereo dell'esercito, come denunciavano le mitragliatrici in calibro 12,7 mm e non i soliti 13,2.
*Molto più potenti i 610 mm, inizialmente erano i Mod 90, versione ingrandita del Mod 89, capaci di portare 375 kg/45knts/7.500 m, o altre combinazioni di velocità (35 nodi a 13.500 m), usati dai caccia Fubuki e gli incrociatori. Poi arrivarono i Mod 93, in servizio dal '35, avevano la possibilità di arrivare a 20 km a 48-50 nodi, o 32 km a 40-42 nodi, o 40 km a 36-38. Avevano combustibile ossigeno-kerosene e portavano 490 kg di testata. Non è chiaro cosa portassero i caccia 'Fubuki' e altri tipi nei primi anni. Pesavano 2.700 kg per 9 m di lunghezza. Avevano un raggio d'azione eccezionale ma anche con la loro velocità non avevano modo di colpire facilmente non avendo un sistema di guida. Il Mod. 3 del 1944 aveva un raggio ridotto del 25% ma con una testata da 780 kg.
[[Immagine:MitsubishiKi67.jpg|350px|right|]]
Il nuovo aereo nacque come risposta alla specifica del febbraio 1941 relativa ad un nuovo aereo che avrebbe dovuto sostituire sia il Ki-21 che il successore Ki-49, prevedendo l'obsolescenza del primo e l'insufficienza del secondo. Chieste una quota operativa di 7.000 m, almeno 500 kmh, un raggio di 1000 km con 500 kg di bombe: tutte cose che tra l'altro anche il bombardiere leggero Ki-48 aggiornato avrebbe agevolmente garanti.
 
Ma qui si richiesero anche dei motori Mitsubishi Ha.101 Tipo 100 da 1.450 hp, o due Nakajima Ha.109 Tipo 2 di pari potenza, nient'altro che i motori degli ultimi Ki-21 e dei Ki-49 rispettivamente. Ma non sarebbero bastati di sicuro per ottenere il massimo delle prestazioni: occorreva fare di più e la Mitsubishi aveva messo in sviluppo l'Ha.104 da ben 2.000 hp derivato dai Kinsei di cui era la versione a doppia stella. I motori giapponesi, quindi, grazie alle tecnologie inglesi e americane passate in precedenza, erano stati sviluppati su livelli di potenza paragonabili a quelli statunitensi, anche se i turbocompressori vennero largamente ignorati, cosa che del resto era accoppiata alla mancanza di leghe adatte. L'aereo doveva avere anche 8-10 uomini di equipaggio e almeno 6 mitragliatrici da 7,92 mm, blindature e serbatoi autostagnanti.
 
Al dunque, grazie agli sforzi del team dello stabilimento di Nagoya (Kon e Kyusuke) iniziò appena prima della guerra con gli USA. Il prototipo derivava progettualmente dal G4M ma era un nuovo aereo, nonostante la pianta alare quasi uguale. Volò già nel dicembre 1942 e si dimostrò tanto potente e agile da fare virate a coltello e loopings come se fosse un grosso caccia. Dopo un secondo prototipo e 13 macchine di preserie partì la produzione in serie, e per la fine del '43 era tutto pronto per la produzione, un risultato encomiabile in termini di rapidità.
 
Ora però, se il Ki-67 aveva preso molto della filosofia occidentale in termini di potenza, protezione ecc, anche i responsabili dell'Esercito, pressati dalla superiorità che gli Alleati stavano dimostrando, presero la stessa piega: come il Ki-67 somiglia al Z.1018 italiano nelle caratteristiche generali (ma con maggiore autonomia e velocità), così venne intralciato da continue richieste di modifiche, che si aggiungevano a quelle già fatte durante la messa a punto. Tanto che il velivolo accumulò vari mesi di ritardo e solo dal '44 venne posto in produzione con la Ki-67-Ia e poi il Mod.1B definitivo. La produzione era complessa, con le fabbriche N.5 di Oe Machi, la N.9 di Kumamoto, quella di Chita e poi l'assemblaggio era parzialmente interessante anche altri stabilimenti, anche sotterranei.Al dunque le catastrofi che gli Americani e persino la Natura mandarono al Giappone compromisero lo sforzo: la fabbrica N. 5 venne colpita dai B-29 e poi dal terremoto del '45, risultando distrutta dopo avere completato solo 474 aerei, piò 99 della Kawasaki e altri 30 di fornitori minori. Totale variamente indicato in 605-727.
 
Le versioni, a parte la preserie e il Ki.67-1a, erano la Ki.67-1b con varie modifiche, come nel caso della Kai con siluro. Ma più interessante e inquietante era il Ki-61 modificato per attacchi suicidi, con equipaggio ridotto a 3 uomini, e pannelli di compensato al posto delle postazioni d'armamento difensivo, lunga sonda anteriore per la spoletta, 800 kg di esplosivo interno e 800 esternamente al vano portabombe (ma c'é anche la fonte che l'intero muso fosse occupato da esplosivo, forse fino a oltre 2t ). Vennero modificati a Tachikawa. La versione -Ib-Kay aveva il missile I-Go-1A, da 800 kg, radiocomandabile fino da 10 km. Finalmente un'alternativa agli attacchi kamikaze, ma solo dieci prototipi vennero realizzati prima della fine della guerra. Un Ki-67 venne poi modificato per i nuovi turbocompressori Ha.104Ru che diedero 555 kmh a 6.000 m e 490 a 8.500 m. Il derivato Ki-67-II con gli Ha.214 da 2.500 hp avrebbe avuto prestazioni impressionanti, ma il prototipo non venne completato. Due Ki.104 erano i Peggy modificati con cannone da 75 mm nel muso, per compiti d'intercettore d'alta quota, ovvero di cacciatore di B-29. Diedero origine al Ki.109 con questo cannone (15 colpi), motori Ha.104Eu, ma i turbocompressori non risultarono disponibili e allora vennero usati i normali motori con i compressori meccanici, che non erano all'altezza del compito. 22 da conversione di Ki-67 e 22 nuovi, avrebbero dovuto avere quale seguito il Ki.112, di cui nemmeno il prototipo venne realizzato.
===Navi di squadra, subacquee, minori===
====Cacciatorpediniere====
[[Immagine:Fubuki.jpg|360px|right|thumb|Il potente Fubuki, capostipite di oltre 60 navi similari in varie classi]]
Nel '41 c'erano nella Marina qualcosa come oltre 100 cacciatorpediniere di varie classi (dopo i 'Fubuki' arrivarono i 4 'Akatsuki', di cui l'Hibiki che fu la prima nave giapponese interamente saldata; i 6 'Hatsuhara', i 10 'Shirasuyu', 10 'Asashio', 18 'Kagero', 20 'Yugumo'). Il servizio di guerra fu pesantissimo e solo uno dei 20 'Fubuki' e uno dei 'Kagero' sopravvissero alla guerra: 2 su 38 navi (per considerare solo queste due classi).
 
'''Ki-67-I'''
I 'Kagero' erano questo:
*'''Equipaggio''': 6-8 (di cui 2-4 mitraglieri)
*'''Dimensioni''': lunghezza 118,45 m, larghezza 10,8 m, pescaggio 3,76 m
*'''Dimensioni''': lunghezza 18,7 m, apertura alare 22,5 m, altezza 4,8 m, superficie alare 68,85 m2
*'''Dislocamento''': 2.035-2.490 t
*'''Motore''': 2 Mitsubishi Ha.104, 18 cilindri radiale, 2.000 hp al decollo (2.450 giri.min), 1.900 in superpotenza a 2.000 m, 1.750 hp a 6.000 m; eliche quadripala metalliche
*'''Equipaggio''': 240
*'''Pesi''': 8.655-13.777 kg
*'''Motore''': turbine a vapore su due assi con 52.000 hp; 35 nodi; 5.000 nm a 18 nodi
*'''Prestazioni''': 537 kmh a 6.000 m , crociera 400 kmh, tangenza 9.470 m, salita a 6.000 in 14,5 min, autonomia 2.800-3.800 km
*'''Armamento''': 6x 127 mm, 4x25 mm, 8 tls da 610 mm
*'''Armamento''':1x 20 mm Ho-5, 1x13,2 mm (MG-131 su licenza) più siluro da 800 kg, o bomba da 800 kg o 500 kg, o due da 250 o 8 da 100 kg.
 
Come note tecniche, il Ki-67 era realizzato con ribattini a testa annegata per ridurre la resistenza, la fusoliera era semimnoguscio metallica, suddivisa in tre sezioni, la prua, la parte centrale a cui erano anche attaccate le ali, e la zona posteriore; le ali erano in 3 sezioni e avevano (come i più recenti G4M) profili laminari e due longheroni, alettoni sulla metà esterna del bordo d'uscita e ipersostentatori su quella interna, esisteva una marcata rastremazione della struttura e un diedro frontale di 5°. Il carburante era anche in fusoliera giusto davanti alla torretta, la quale era ad azionamento idraulico. Le mitragliatrici da 12,7 mm Tipo 1 (ho-105) erano nel muso, sui fianchi e in coda.
 
I cannoni da 127/50 mm Type 3 vennero costruiti per i caccia 'Fubuki' e poi per molti altri, fino a realizzarne circa 700. Avevano 915 m.sec di velocità iniziale (7,7 kg di propellente) per proiettili da 23 kg, gittata 18,5 km o 12,2 contraerei. Verso la fine della guerra c'era in sviluppo un nuovo tipo di munizione che arrivava a 23 km o 15 contraerei. Esistevano i colpi illuminanti, ma anche, dal 1943 circa, un proiettile da 22 kg ASW, che era una carica di profondità vera e propria con una v.iniziale di 250 ms, e raggio di 800-4.200 m con una carica di 4 kg anziché meno di 2. Era così possibile ottenere una minima carica di scoppio dato l'impiego previsto (in genere le bombe di profondità pesano tra i 50 e i 200 kg, quasi tutti HE), ma benché minimalmente efficaci contro lo scafo dei sommergibili, salve di questi proiettili potevano almeno danneggiarlo o costringerlo a rinunciare all'attacco. Insomma, questi cannoni, prima con l'affusto, poi con le munizioni, vennero resi davvero armi multiruolo (AS-AA-ASW), come forse nessun'altro cannone. Stranamente, l'idea non è stata ripresa con le armi moderne, anche se gli attuali pezzi da 127 tirano granate da 32 kg.
 
Il Ki-67 entrò in scena solo da metà del 1944 sulle Filippine, Okinawa e altre azioni nella fine della guerra. Con le sue elevate prestazioni, fu anche concepito come kamikaze e del resto, se si serrava abbastanza da raggiungere le navi americane per attaccarle con i siluri o le bombe, il rischio era quasi lo stesso. Finché si trattava di affrontare le sole difese navali, che gli americani avevano potenziato moltissimo, c'era speranza, ma quando si aggiunge anche lo schermo di Hellcat e Corsair, allora solo un velivolo molto prestante può ancora sperare di arrivare sul bersaglio senza essere abbattuto molto prima. Il Sentai Yasukuni lo usò con alcuni successi che lo resero celebre in Patria, ma non c'erano abbastanza Peggy per respingere gli americani. Così quest'aereo rimase, assieme al P1Y Ginga, l'epigono della tecnologia aeronautica giapponese e del suo stile relativo ad apparecchi essenziali, spesso eleganti, tecnicamente avanzati, non molto armati, molto agili e di alte prestazioni<ref>Gibertini G '' Mitsubishi Ki-67 Peggy'' Aerei nella Storia giu-lu 2002</ref>.
Col prosieguo arrivarono a perdere una torre da 127 mm, mentre i cannoni da 25 mm aumentarono a 24-28. Ma le difese contraeree erano sempre più importanti e i grossi caccia giapponesi erano, come gli altri, vulnerabili, nonostante la velocità e i cannoni a doppio ruolo. I cannoni da 25 mm erano troppo poco per il contrasto antiereo ravvicinato.
 
[[Immagine:Harutuki.jpg|380px|left|thumb|Le caratteristiche di questi grandi caccia son ben mostrate qui dall'Harutuki, superstite della clase, che diventerà il sovietico Vnezapnyy dove servirà nel periodo 1947-68]]
Per rimediare vennero messi in cantiere gli 'Akitsuki'. Erano cacciatorpediniere contraerei di costo molto minore rispetto ai 'Dido' e agli 'Atlanta' e con un armamento di cannoni ad alta cadenza di tiro da 100 mm, sebbene la loro stabilità di tiro, pur essendo i caccia più grossi della Marina, era inferiore rispetto agli incrociatori. Però il volume di fuoco dei cannoni da 100 mm era superiore nel tiro antiaereo. I cannoni da 100 mm erano i Tipo 89, che avevano lunghezza di 65 calibri, peso di 3 t e di 78 per gli affusti binati; la velocità iniziale era di 1 km.sec, i colpi da 13 kg con peso totale di 28; la gittata era di 19,5 km, e la quota era di 13 km (quelle considerate efficaci erano 14 e 12 km, ma si trattava pur sempre di eccellenti prestazioni). L'unico problema di queste armi era la ridotta vita della canna (circa 400 colpi), paragonabile al 'pieno' delle munizioni di bordo: ergo, sparando tutti i depositi si consumava anche l'arma, un fatto più unico che raro. Ma era una conseguenza inevitabile date le altissime prestazioni dell'arma (con carica di lancio di 6 kg per ciascun proiettile, cadenza di tiro 15-21 c.min). 169 prodotte di cui 68 per installazioni costiere.
 
Ma nemmeno quest'aereo mise fine ai progetti avanzati giapponesi; anzi, come si vedrà da qui in poi, vi saranno bombardieri, mai entrati in servizio, ancora più avanzati.
C'erano 8 cannoni in 4 torrette, un pò come con i caccia 'Tribal' inglesi; e solo in secondo tempo ebbero anche 4 lanciasiluri (come sui Tribal), ma ebbero inizialmente solo 4 cannoni da 25 mm (cadenza di tiro circa 200-250 c.min, gittata 3 km, granate da circa 300 gr, praticamente il cannone da 25 mm francese prodotto su licenza); alla fine della guerra delle dodici unità varate, sei erano ancora a galla, tutte armate con circa 50 cannoni da 25 mm contraerei. La loro sagoma, con una plancia molto alta, era caratterizzata da un unico grande fumaiolo che rendeva possibile un miglior campo di tiro; inoltre dietro la torre di comando c'era l'albero a traliccio per un radar di scoperta aerea, il Tipo 22; inoltre c'era margine per una forte quantità di bombe antisommergibili. Delle navi ideali per la scorta anche se non per il combattimento di prima linea.
 
La Takigawa ebbe due progetti eccezionali, il Ki-77 e il Ki.74. Ditta certamente minore nel complesso panorama dei costruttori giapponesi, realizzò nondimeno aerei avanzati grazie anche alla produzione su licenza del Lockheed Super Electra, da cui ricaverà anche progetti originali. Uno fu il Ki-70, concorrente del Ki-46 Dinha, ma risultato meno manovrabile e più lento di quest'eccezionale aereo, non venne scelto per la produzione anche se ricevette comunque un nome alleato (Clara). Volò nel '43 e venne prodotto in pochi esemplari. Ma quest'avanzato aereo divenne un'esperienza importante per progettare apparecchi ancora più avanzati. Uno fu il Ki-77, un eccezionale velivolo che venne pensato per volare tra Tokyo e New York senza scalo (!), e dopo lo scoppio delle ostilità, venne pensato per il collegamento Tokyo-Berlino, in risposta all'avventurosa missione dell'SM.75 italiano (arrivato nel '42). Ma l'aereo, carico di circa 13.000 l di carburante con i quali avrebbe potuto volare per un gran numero di km, non giunse mai. Quest'aereo era di progettazione e linea veramente belle, ed estremamente pulite. Progettato dal team del prof. Kimura, aveva ala a grande allungamento con profili a flusso laminare e cabina pressurizzata per 6-8 passeggeri. Anche se alla quota a cui volava, francamente non ne aveva bisogno. I motori erano due Nakajima ad 14 cilindri da 1.170 hp. L'aereo volò per la prima volta il 18 novembre del '42 e a parte il primo esemplare perso in volo durante la missione del '43, il secondo stabilì un record di durata di ben 16.435 km (battendo largamente i 12.000 e passa dell'S.75 speciale, stabiliti nel '39). E quando atterrò c'erano ancora 1.200 litri, con i quali si sarebbe potuto arrivare ad oltre 18.000 km. Questo record non venne mai omologato.
*'''Dimensioni''': lunghezza 134,12 m, larghezza 11,6 m, pescaggio 4,11 m
*'''Dislocamento''': 2.700-3.700 t
*'''Equipaggio''': 285
*'''Motore''': turbine a vapore su due assi con 52.000 hp; 33 nodi; 8.000 nm a 18 nodi
*'''Armamento''': 8x 100 mm, 4x25 mm, 4 tls da 610 mm
 
Il Ki-74 era un derivato tecnologico, stavolta però si trattava di un bombardiere ad alta quota, inizialmente scambiato per un caccia dagli Alleati (che lo chiamarono 'Pat'), poi per quello che era, un bombardiere ad alta quota, e quindi divenne 'Patsy'.
 
Effettivamente nacque come ricognitore strategico per operare sull'URSS, esigenza nata nel '41. Era un grande aereo bimotore con abitacolo pressurizzato anteriore, posto pilotaggio disassato a sinistra, carico di 1000 kg e sistema di puntamento Type 10, il clone del Norden americano. L'unica arma era una 12,7 mm telecomandata. Il prototipo aveva motori Ha.211-Ru da 2.200 hp, e volò solo nel marzo 1944; seguirono 3 prototipi e 13 di preserie con gli Ha-210Ru da 2000 hp, capaci di far volare l'aereo a 570 kmh a 8.500 m.
Infine c'erano le torpediniere classe 'Matsu' che erano quanto i Giapponesi erano in grado di costruire durante la guerra, avevano due sottilissimi fumaioli, con torre poppiera con due cannoni da 127 mm a torre scoperta e un cannone singolo prodiero scudato. Con una potenza di appena 19.000 hp erano in grado ancora di andare a 28 nodi, e poi c'erano 24 cannoni in impianti tripli o singoli da 25 mm. Ne vennero varate e completate 17 (1944-45) delle 28 programmate, seguite dalle ancora più semplici 'Tachibana' programmate su 23 esemplari di cui molti non completati.
 
Non si sa nulla di quello che successe dopo di quest'enorme bimotore d'alta quota, che rimase un esempio di tecnologia estremamente avanzata.
*'''Dimensioni''': lunghezza 100 m, larghezza 9,35 m, pescaggio 3,27 m
*'''Dislocamento''': 1260-1.530 t
*'''Equipaggio''': ?
*'''Motore''': turbine a vapore su due assi con 19.000 hp; 28 nodi; 4.500 nm a 16 nodi
*'''Armamento''': 3x 127 mm, 12x25 mm, 4 tls da 610 mm
 
'''Ki-74 'Patsy''':
====Incrociatori====
*'''Equipaggio''': 5
[[Immagine:Mogami running trials in 1935.jpg|380px|right|thumb|Uno dei più famosi incrociatori giapponesi, il 'Mogami']]
*'''Dimensioni''': lunghezza 17,65 m, apertura alare 28,6 m, altezza 5,1 m, superficie alare 80 m2
La Marina giapponese, contrariamente a quella britannica su cui largamente si modellò, era molto interessata agli incrociatori pesanti con i pezzi da 203 mm, che erano navi di grande potenza e mobilità. Moderatamente protette, con 10 cannoni da 203 mm, 8 da 127 mm, fino a 16 siluri da 610 mm. I 'Mogami' e i 'Myoko' erano capaci di circa 38 nodi nel primo caso grazie alla potenza di 150.000 hp, ma erano troppo instabili e la zavorra e le controcarene rallentarono la velocità fino a circa 34 nodi. La corazzatura era di circa 100 mm nella cintura, ma molto meno nei ponti e nelle torri.
*'''Motore''': 2 Mitsubishi Ha.104Ru; eliche quadripala metalliche
*'''Pesi''': 10.200-19.370 kg
*'''Prestazioni''': 570 kmh a 8.500 m , crociera 400 kmh, tangenza 12.000 m, autonomia 8.000 km a 12.000 m
*'''Armamento''':1x 12,7 mm Ho-5, e 500 o 1.000 kg di bombe<ref>Aerei nella Storia Giu-lu 2003</ref>
 
In tutto questi incrociatori vennero usati in maniera intensiva con risultati spesso notevoli, essendo molto più rapidi delle corazzate, meno costose di queste, più potenti degli incrociatori leggeri con i 152 mm come quelli inglesi. In pratica, mentre i Britannici usarono sopratutto queste, i Giapponesi ebbero al contrario solo poche navi leggere, chiamate 'esploratori' con cannoni da 140 mm.
 
In tutto, le caratteristiche dei 'Mogami' e dei 'Myoko', i migliori dei numerosi incrociatori giapponesi (con 4 navi per classe), erano queste (prima cifra Mogami, seconda 'Myoko'):
 
I Giapponesi hanno usato anche alianti, ma solo raramente. I progetti erano parecchi, anche se i lanci di paracadutisti vennero lanciati solo in 5 occasioni entro il 1945 da parte dell'Esercito e alcuni da parte della Marina. C'erano gli alianti come il Ku.88-II, trainato dal Ki.21 'Sally', il Maeda Ku.1 (set. 1941) da 6-8 soldati e doppio trave di coda, costruito in legno. Costruiti 100 esemplari. Il Maeda Ku.6 provò a mobilitare una tankette da 2,8 t; il Kokusai Ku.7 Manazuru era un enorme aliante volato dal maggio del '43, capace di portare un caro Tipo 95 da 7,2 t o 32 soldati, ma oltre al prototipo non vi fu produzione. La versione motorizzata Ku.7-II aveva due unità da 450 hp, ma non andarono oltre a 9 esemplari. Il Kokusai Ku.8, usato in condizioni reali, per portare fino a 1.800 kg di carico. Pare che ne vennero costruiti 619. Il Fokuda Ku.9 aveva 18 m di apertura alare da 16 soldati, ma solo qualche prototipo venne costruito. Il Ku.11 era di piccole dimensioni, costruito in 3 esemplari, il MXY-5 era una macchina da 18 m che aveva anche protezioni e un'arma di piccolo calibro. Ne vennero costruiti in tutto 11<ref>Sgarlato, Aerei nella Storia Apr mag 2008</ref>.
*'''Dimensioni''': lunghezza 203,9/201,7 m, larghezza 20,2/20,7 m, pescaggio 5,8/6,3 m
*'''Dislocamento''':12.400/23.380 t
*'''Equipaggio''': 850/780
*'''Motore''': turbine a vapore su 4 assi con 150.000/130.000 hp; 34/33,5 nodi
*'''Armamento''': 10x 203/50 mm, 8x127/40 mm, 8x25 mm, 12/16 tls da 610 mm; 3 idrovolanti
 
Vanno ricordate le caratteristiche dei cannoni da 203/50 mm, che parlano di una cadenza di tiro di circa 3-4 colpi al minuto, gittata di 29 km con proiettile da 125 kg AP, e possibilità di perforare 120 mm di acciaio a 20 km, e di salire a ben 190 mm su distanze di 10 km; quindi nemmeno la più spessa delle corazze degli 'Zara' era protetta su distanze teoriche e pratiche che potremmo definire diciamo sui 15 e 10-12 km. Del resto, un incrociatore con cintura da 76 mm era vulnerabile fino praticamente alla massima distanza di tiro. In ogni modo niente avrebbe potuto la corazza di qualsiasi incrociatore durante l'azione di Savo a distanze estremamente ravvicinate (4 incrociatori pesanti Alleati affondati). Una caratteristica delle navi giapponesi era la presenza di ben 5 torri, col risultato che la terza del ponte di prua era spesso sita sotto l'altezza della seconda, orientata normalmente verso il torrione, quasi fosse una torre per il 'karakiri'. Il problema era che gli incrociatori giapponesi erano piuttosto stretti per maggiore idrodinamicità e quindi incapaci di reggere per esempio le torrette trinate che avrebbero risolto la questione. In retrospettiva, data una certa limitatezza della protezione, sarebbe stato meglio aumentare questa a scapito della quinta torre, oppure tentare la carta di 3 torri trinate per ottenere uno scafo più corto, anche perché l'eccessivo rapporto lunghezza-larghezza rendeva queste navi inizialmente piuttosto instabili (cosa molto grave con le tempeste del Pacifico). Il rimedio fu quello di zavorrarle e di mettere bottazzi laterali, ma la velocità dei 'Mogami' scese a quel punto da quasi 38 nodi a meno di 34, grossomodo come nel caso dei similari (e meglio corazzati) 'Brooklyn', ma con il 50% di potenza in più.
 
I cannoni da 127 mm non erano gli stessi dei cacciatorpediniere. Si trattava di armi da 40 calibri, che sparavano le stesse munizioni da 23 kg ma a circa 700 ms e quindi a non più di 15 km di distanza o 8-9 di quota antiaerei. Avevano una cadenza di tiro tra gli 8 e i 14 colpi al minuto, e affusti abbastanza rapidi nel seguire gli aerei (i cannoni dei cacciatorpediniere avevano invece una velocità di rotazione di appena 4-6 gradi al secondo, il che significa che aerei sopra i 300-350 kmh e sotto i 2 km erano difficili da inseguire se si muovevano al traverso; soddisfacente invece la velocità di alzo di oltre 10°-sec). Questi cannoni secondari vennero prodotti in oltre 1.300 esemplari.
 
Ora ecco la storia dello Yokosuka D4Y, ben noto come 'Yudy'. I Giapponesi ebbero modo di provare un He.118, bombardiere in picchiata veloce, che piaque molto. Volevano produrlo su licenza, ma c'era da adattarlo alle metodologie produttive giapponesi, non era possibile farlo senza cambiare totalmente i dettagli del velivolo, tanto che quando venne messo mano all'aereo si finirà con cambiarlo al punto che ne venne fuori un nuovo ed efficiente aereo, sviluppato dall'arsenale di Yokosuka. Il 'team' di Masao Yamana realizzò un aereo tanto piccolo che non ebbe nemmeno bisogno delle ali ripiegabili; e al contempo ebbe un carico incrementato dalla bomba da 250 kg del D3A da sostituire e dell'He.118. Con il motore DB.600 volò già il dicembre 1940, seguirono 4 prototipi consegnati nel 1941 con il DB600G da 960 hp di fornitura tedeschi, con appena 3 armi 7,7 mm Tipo 97 e da 7,92 mm (difensiva), con bomba da 500 kg e due alari da 30 kg. Vi furono al solito dei problemi, essenzialmente di flutter ad alta velocità che addirittura arrivarono a spezzare i longheroni. Forse l'aereo era stato 'troppo' alleggerito; mentre si procedeva a queste correzioni con aumento di peso inevitabile, venne fuori anche un altro problema: i motori che dovevano essere usati, derivati dal DB tedesco, erano gli Airchi AE1A Atsuta 12 da 1.200 hp; ma erano difficili da costruire in quantità e quindi sarebbe stato necessario usare un motore locale, dei tanti validi stellari disponibili; all'epoca il Giappone era tra coloro che disponevano dei motori più potenti e la cosa poteva essere vantaggiosa. Nel frattempo uscirono gli esemplari di preserie dal '42, e 3 di questi vennero usati, come 'prima assoluta' sulla SORYU, utilizzati come ricognitori veloci per la flotta sfruttando un'autonomia e velocità di raro livello. I piloti giapponesi non ebbero fortuna nello scoprire le navi americane per tempo, mentre quelle giapponesi erano 'prevedibili' visto che si stavano accanendo contro le difese di Midway. Ma nondimeno, questi velivolo non mancarono di stupire per i loro 552 kmh di velocità massima, superiore a quella dei caccia Zero e dei Wildcat. Anche se questi velivoli andarono perduti con la loro nave, ne sarebbero stati prodotti circa 25 altri come D4Y1-C, poi schierati sulle portaerei giapponesi come dotazione standard. Dopo alcuni D4Y1 con il motore Atsuta da 1.200 hp, accettato in servizio solo nel '43, comparve il modello D4Y2, quello che ebbe il nome di Suisei (cometa), dalla primavera del '44, con l'Atsuta 32 da 1.400 hp, e le ultime versioni avevano un'arma da 13 mm che era praticamente la MG131, ben superiore alla vecchia 7,92 mm; non mancò la versione -C da ricognizione, l'-S da caccia notturna per sfruttare la velocità e tangenza e poi il D4Y3 con motore radiale. Questo era l'MK8P Kinsei 62 da 1.560 hp, che diede potenza all'aereo anche se non necessariamente ne incrementò la velocità. Uscì dalle catene di montaggio dal maggio 1944. Ebbe anche un seguito, il D4Y4 per attacchi suicidi, trasformato appositamente, come si dirà poi, e prodotto in 296 esemplari. Infine apparve il D4Y5 con l'NK9C Homare 12 da 1.800 hp, ma non fece in tempo ad entrare in servizio.
Da notare che i 'Mogami' inizialmente avevano torri trinate da 155 mm, in ossequio ai limiti stabiliti internazionalmente per 'incrociatori leggeri'. Questi cannoni perforavano quasi quanto i pezzi da 203 mm grazie alla loro velocità, e offrivano una certa capacità contraerei. Gli Americani realizzarono i 9 'Brooklyn' come 'antidoto' a queste navi. In ogni caso, i pezzi da 155 vennero sbarcati e alcuni andarono sulle 'Yamato'. In tutti i casi, comunque, gli incrociatori pesanti giapponesi, caratteristici per le loro massiccie sovrastrutture (generanti un aspetto quasi 'intimidatorio'), erano navi antebelliche. Se ne parla qui essenzialmente per il ruolo eccezionalmente attivo che ebbero durante la guerra e per la loro potenza complessiva.
 
La produzione totale arrivò alla non disprezzabile cifra di 2.038 velivoli e durò per tutta la guerra, uno dei pochi aerei giapponesi a poter vantare tale continuità.
====Navi costiere====
Tra le piccole navi costiere, piuttosto poche data sopratutto la mancanza di motori leggeri diesel o benzina affidabili, non c'era molto da notare; le navi catturate agli Alleati di costruzione europea o americana influenzarono comunque i Giapponesi, come i Tipo 14 da 15 m monoelica, e i Tipo 38 da 18 m bielica, rispettivamente da 33 e 27,5 nodi (la velocità di una Yamato), e così i secondi vennero usati come cannoniere. Il Tipo 51 da 32,4 m era il Lurssen tedesco ma dovettero interrompere il programa per 18 esemplari dati i cattivi risultati. Il Tipo 14, 49 realizzati, erano navi da 15 t con due siluri da 457 mm e un cannone da 25 mm, e 7 marinai a bordo. I Giapponesi non riuscirono mai a compensare l'abbondanza di motosiluranti che gli Americani riuscirono a riversare in Pacifico.
 
 
'''Yokosuka D4Y Suisei(Judy)''', versioni -1 e -3:
====Unità subacquee====
*'''Motore''': 1 Aichi AE1A Atsuta 12 da 1.200 hp al decollo (un Kinsei 62 da 1.560 hp)
I sommergibili erano invece molto più interessanti, e facevano parte di quell'espressione di marina offensiva che avevano costruito i Giapponesi. La loro flotta, nel '41, era una delle maggiori al mondo anche se vennero usati male contro un nemico che progrediva rapidamente nelle tecniche ASW: il massimo raggiunto fu quando il cacciatorpediniere di scorta England riuscì ad affondare in poco tempo ben 7 sommergibili giapponesi.
*'''Dimensioni''': lunghezza 10,22 m, apertura alare 11,5 m, altezza 3,65(3,64) m, superficie alare 23,6 m2
*'''Pesi''': 2.440 (2.500)-3.650(3.754)kg
*'''Prestazioni''': v.max 552 kmh a 4.700 m (574/6.000), crociera 426 (333) kmh, salita a 3.000 m a 5,25 min, tangenza 9-900 (10.500) m, autonomia 1.575/3.892 km (1.520/2.892)
*'''Armamento''': 3 mtg e 560 kg di bombe <ref> Gibertini Giorgio: ''D4Y Judy'',Aerei nella Storia apr mag 2004</ref>
 
 
E ora consideriamo l'impiego di quest'aereo. Il suo esordio fu, come si è detto, sfortunato, ma tecnicamente notevole. Ma la fine della superiorità aerea giapponese era questione di poco tempo. Dopo le battaglie del '42 (pari quella dei 'Coralli', persa quella di 'Midway', e vincente quella di 'S.Cruz'), i piloti giapponesi si erano sacrificati in gran parte, subendo centinaia di perdite durante le azioni di combattimento o anche a bordo delle navi attaccate. La penuria di sostituti adeguatamente addestrati era pericolosamente alta, e nel '43, anche se non vi furono grandi battaglie aeronavali, la guerra d'attrito continuò in settori periferici. Quando nel '44 si tornò agli scontri aeronavali, i due contendenti avevano un rapporto di potenza molto diverso. Gli americani avevano impiegato bene il tempo per potenziare i loro mezzi, cominciando con i caccia degli F6F Hellcat, e continuando poi con le nuove portaerei classe 'Essex', una serie di super-portaerei che rinsanguarono la molto indebolita flotta americana. Nel '44 i Giapponesi si confrontarono con gli Americani alle Marianne, dove gli Americani si stavano dirigendo per conquistarle e farne basi per i B-29, altrimenti troppo penalizzati dalle operazioni sul Giappone con basi in Cina e India. I Giapponesi contarono di fermare gli Americani con la forza combinata di aerei basati a terra e poi sulle portaerei. Molto meno del migliaio di aerei basati sulle navi americane, e che sopratutto, evitando di subire attacchi simultanei dal mare e dalle isole, colpirono per primi, distruggendo quasi tutti gli apparecchi basati a terra. Poi se la vedettero con gli aerei giapponesi delle portaerei, che erano da soli in netta inferiorità. I Giapponesi credevano di avere inflitto delle perdite significative agli Americani, ma non era vero e le informazioni sulle quali si mosse la flotta giapponese erano sostanzialmente false. La conseguenza fu devastante: le ondate di aerei giapponesi vennero lanciate stando inizialmente fuori dal raggio d'azione degli Americani. Ma subirono un massacro terribile dagli Hellcat guidati dai radar e radio delle portaerei. Poi passarono a colpire le oramai inermi navi nipponiche, affondando e danneggiando diverse di esse. Fu il 'Grande tiro al tacchino delle Marianne'.
I piccoli sottomarini costieri RO-100 e RO-35 erano scafi di piccole dimensioni, i primi di questi con 75 m di quota operativa. Avevano un'eco sonar piccola, ma anche scarse capacità di movimento subacqueo e quello che successe fu che tutti i 18 sottomarini vennero affondati. Del resto i simili 'Sirena' italiani, realizzati in 12 esemplari, ebbero 11 perdite. Seguirono 18 RO-33, poi i RO-35 anche questi in 18 esemplari, di cui 17 affondati. Tutto questo per l'affondamento di 10 navi Alleate. I sommergibili di questo tipo erano impiegati sopratutto contro navi militari quando avrebbero potuto essere molto utili per l'attacco dei mercantili.
 
I Judy erano i più veloci bombardieri in picchiata del mondo, almeno tra i velivoli imbarcati. Un aereo forse più veloce fu solo l'SM.93 con pilota prono, rimasto prototipo e volato solo nel '44.
Molto meglio andarono gli Ha-201 giapponesi da 78 m, simili agli XXIII tedeschi. Nel '43 i Giapponesi si accorsero finalmente che i loro sommergibili non erano capaci di colpire efficacemente le navi di prima linea americane. Allora pensarono a colpire le navi mercantili. Dopo l'uso di un sommergibile da 43 m sperimentale (il N.71), si decise di realizzare ben 90 navi da 53 m ingrandite, ma nonostante tutti gli sforzi ne vennero completati solo 10 e nessuno entrò in azione. Avevano queste caratteristiche:
 
I Judy pagavano la loro velocità con scarse o assenti protezioni, e armamento difensivo insufficiente. Un pilota americano, tale Vraciu (origini chiaramente rumene) abbatté 6 Judy in una sola azione. I Wildcat erano più lenti, ma gli Hellcat potevano superarli di circa 30-40 kmh e non gli lasciavano scampo. I Judy erano troppo 'sensibili' ai proiettili incendiari delle Browing. Lo 'Suisei' divenne sempre più spesso una fiammeggiante 'stella cadente' che una 'cometa'.
*'''Dimensioni''': lunghezza 53 m, larghezza 4 m, pescaggio 3,4 m
*'''Dislocamento''': 377-440 t
*'''Equipaggio''': 23
*'''Motore''': diesel da 400 hp e motore elettrico da 1.250 hp su un asse; 10,5-13 nodi; 3.000 nm/10,5 nodi in superficie e 100 nm a 2 nodi
*'''Armamento''': 1x7,7 mm, 2 tls da 533 mm con 4 siluri a prua.
 
Questa fu la fine dell'aviazione imbarcata giapponese, nonostante i suoi A6M5, B6N, D4Y che costituivano una forza interamente rinnovata rispetto a qualche anno prima con gli A6M2, B5N e D3A. Ma gli Zero erano poco superiori rispetto a quelli originari, mentre sarebbero stati necessari velivoli tipo lo Shiden, inadatto all'impiego su portaerei (per il carrello). Così non poterono difendere i pur veloci aerei d'attacco. A Leyte le portaerei giapponesi vennero usate solo come 'falsi bersagli' per far allontanare le portaerei di Halsey dagli sbarchi a Leyte, dove si voleva far intervenire le corazzate e gli incrociatori pesanti. Una fine mesta per l'aviazione imbarcata giapponese.
Questi sottomarini erano davvero minimalisti, ma moderni e avevano anche un piccolo radar in torretta. Erano più piccoli dei RO-35 da 601/782 t e 60,9 m (autonomia 6500 km a 12 nodi e 110 a 3 immerso, velocità 14 e 8 nodi massimo, cannone da 76 e 4 tls con 8 siluri, 38 marinai), ma non ebbero modo di operare. Per la prima volta nel caso dei sottomarini giapponesi avevano una velocità maggiore immersi che emersi, tipica delle navi sottomarine moderne.
 
Ma i Judy non erano finiti. Anzi, da allora vi furono impieghi efficaci, come quello che vide uno Judy colpire e distruggere la portaerei leggera USS Princeton. Poi seguirono altri successi. Ma la maggiore efficacia i 'Judy' l'ebbero come kamikaze. Essi erano capaci di un'autonomia e di una capacità di carico molto superiori a quelle degli Zero e di altri tipi, erano molto più economici dei Ki-67 'Peggy', e potevano volare più veloce di entrambi. Modificati appositamente, risultarono armati con una bomba semiannegata ventralmente da 800 kg, privi di armi, monoposto e semplificati il più possibile. Con la loro alta velocità di picchiata, erano difficili da fermare anche nell'attacco finale.
 
I migliori sottomarini giapponesi migliori erano gli I-15, sottomarini a lungo raggio definiti I per ricordare la loro capacità di operare in alto mare e a lunghe distanze. Erano navi di tutto rispetto e vennero realizzati in 20 esemplari. Avevano un cannone da 140 mm posteriore e un idrovolante in hangar stagno anteriore del tipo E14Y1. Spesso venne rimpiazzato da un secondo cannone. Questi grandi sottomarini 19 vennero affondati in azione. Ma a loro volta affondarono 8 navi da guerra (inclusa la Yorktown) e 59 mercantili per 400.000 t. Successori di questi validi battelli erano anche i B2 e i B3 con 6 e 3 esemplari.
 
Ad una differente concezione si richiamavano invece i bombardieri pesanti giapponesi a 4 e 6 motori<ref>Qui si veda: Sgarlato A e Pizzo N ''I bombardieri a 4 e 6 motori'' Aerei nella Storia feb mar 2004</ref>. Ecco gli aerei in parola:
 
*Nakajima Shinzan. Venne realizzato come specifica del '38 da parte della Marina Imperiale per un bombardiere strategico basato a terra. Per realizzarlo in maniera speditiva, venne modificato un DC-4E, quello che era alla base del C-54: era il prototipo DC-4E trideriva, comprato dalla Douglas. Malgrado la validità teorica, quest'aereo deluse come aereo da trasporto civile, ma ai Giapponesi piaceva ottenere così un know-how rapido per aerei strategici moderni, pesando oltre 30 t e con apertura di oltre 42 m di apertura alare. Il bombardiere 13-Shi, doveva essere realizzato dalla Mitsubishi, era il G5M1, ma poi venne passato alla Nakajima già nel '39. Questo grande aereo sostituiva i motori R-2180 da 1.450 hp con gli NK-7A Mamoru 17 da 1.870 hp e poteva trasportare fino a 4 t o 20-25 paracadutisti o 4 t di materiale. C'erano 4 cannoni da 20 mm Tipo 99 Mod 1 più tre mtg da 7,7 mm Tipo 97. Era una macchina poderosa, ma i collaudi resero chiaro che non era davvero all'altezza della situazione e negli stabilimenti di Koizumi vennero costruiti, entro il 1942, solo 4 aerei di preserie e due G5N2 con i Kasei da 1.530 hp. In seguito vennero modificati, come anche 2 G5N1 in aerei da trasporto G5N2-L Modello 12. Ebbe anche il nome in codice Alleato, 'Liz'. I Giapponesi avevano costruito rapidamente un bombardiere strategico, ma non funzionarono come sperato e allora l'unico aereo strategico fu il G4M, molto più vulnerabile. I 'Liz' erano in grado di operare in teoria fin dai primi anni di guerra; invece rimasero a meravigliare gli americani per le loro grandi dimensioni, dopo la fine della guerra.
*'''Dimensioni''': lunghezza 108,9 m, larghezza 9,3 m, pescaggio 5,1 m
*'''Dislocamento''': 2.590-3.655 t
*'''Equipaggio''': 100
*'''Motore''': diesel da 12.400 hp e motore elettrico da 2.000 hp su un asse; 23-8 nodi; 14.000 nm/16 nodi in superficie e 100 nm a 3 nodi
*'''Armamento''': 1x140 mm, 2x25 mm, 6 tls da 533 mm con 17 siluri a prua.
 
Seguì il Nakajima G8N Renzan, con gli Homare (Onore) 24 da 2.000 hp, tanto da concedergli prestazioni eccezionali, paragonabili a quelle del B-29. Chiesto il 14 settembre 1943 dalla Marina giapponese (come anche nel caso precedente), era già pronto nell'ottobre del '44. Ma era allora chiaramente troppo tardi. Volò il 23 ottobre, e solo altri prototipi vennero completati entro il marzo 1945. Uno di essi venne portato negli USA nel tardo '45, sfoggiando la sua colorazione arancione con le insegne USAAF. Tra gli sviluppi erano previsti 32 G8N2 Renzan Kai Mod.22, con gli MK9A da 2.200 hp, con aereo d'attacco suicida Ohka Mod 33; poi vennero cancellati data la necessità oramai di difendersi con tutte le forze disponibili contro le navi Alleate in avanzata.Era un aereo sviluppato in maniera molto veloce, ma partendo troppo tardi.
La loro autonomia era molto elevata, come anche la loro velocità, in superficie ma era molto meno soddisfacente sott'acqua. Alcuni vennero modificati per portare i siluri Kaiten che in pratica erano dei minisottomarini ricavati da un Tipo 93 modificato con un operatore suicida stipato al suo interno con controlli rudimentali e 30 nodi di velocità.
 
Ma la Nakajima non rimase senza idee: con il tipo Fugaku o G10N1 (Fugaku significa 'Monte Fuji'), che doveva avere niente di meno che la funzione di attaccare gli USA. Per questo doveva avere per forza 6 motori, i Nakajima NK11A da 2.500 hp e volare per 19.400 km a 10.000 con 5 t di bombe, una prestazione che superava persino quella dei B-36. Era possibile usare anche 20 t di armi su brevi distanze (6.750 km), almeno stando alle previsioni. Un progetto ambiziosissimo, che non ebbe concretizzazione.
Vanno ricordati i sottomarini I-361, I-373 e I-351, che vennero pensati come sottomarini da trasporto per aiutare a mantenere le rotte aperte con l'Asia continentale o altri posti strategici. Questi erano sottomarini da 1.440 t in superficie e 2.215 immersi, lunghi 73,4 m e con la possibilità di trasportare due mezzi da sbarco pressurizzati fino a 60 m, 20 t di materiali interni e 60 esterni nei doppifondi, o 110 soldati per brevi periodi. Avevano il solito grosso cannone da 140 mm, ma nessun lanciasiluri il che li rndeva più manovrabili ma privi di capacità di reagire quando immersi. Di 12 unità 9 andarono perse. La classe successiva venne realizzata in due esemplari, la I-351 era invece di navi da ben 111 m e servivano per rifornire altri sommergibili trasportando ben 600 t (erano l'equivalente dei Type XIV) nei tripli fondi di cui erano dotati; ma solo uno venne completato. 5 dei sommergibili della prima classe vennero modificati per trasportare i Kaiten.
 
Il Kawasaki Ki.91 era un'altra macchina prevista quasi con le stesse caratteristiche. Doveva volare per 10.000 km con carichi 'leggeri' o portare 4 t di bombe a 4.500 km, con velocità di 578 kmh, apparato motore con 4 Ha.214Ru da 2.500 hp, cabina pressurizzata e 5 cannoni singoli o binati da 20 mm. Era un velivolo dalle capacità previste fuori dal comune, nondimeno il prototipo venne davvero allestito anche se nel febbraio 1945 venne distrutto assieme alle infrastrutture. Era quasi pronto, e così lasciò al G8N l'onere di essere il più avanzato bombardiere giapponese.
Ma c'erano navi ancora più grandi, i Tipo I-401 e I-13, gigantesche unità da 122 m, così grandi perché concepite per essere letteralmente dei sottomarini portaerei. Dentro lo scafo esterno non c'era un solo scafo resistente, ma due con struttura complessiva a '8', capace di resistere fino a 100 m di profondità. Insomma, erano una sorta di TYPHOON ante litteram, con gli idrovolanti al posto dei missili. La loro manovrabilità e velocità immersi non erano buone, ma dato il loro ruolo c'é poco di che stupirsi, essendo questi costruiti più grandi e larghi possibile per essere una buona piattaforma di lancio con tanto di catapulta, per i 3 idrovolanti portati nel comparto stagno anteriore. Difficile era invero la manovra d'immersione che era piuttosto lenta, mentre le sovrastrutture erano lunghe quasi come se fosse una nave di superficie. C'erano un motore diesel per ogni asse. Si trattava di unità notevolissime in termini tecnici, magari meno valide in termini operativi. Una missione contro le chiuse del canale di Panama era in programma, ma proprio allora arrivò la resa del Giappone.
 
Ecco le caratteristiche4 macchine pesanti in breve:
 
'''G5N1''', '''G8N1''', '''G10N1''', '''Ki.91''':
*'''Dimensioni''': lunghezza 121,9 m, larghezza 12 m, pescaggio 7 m
*'''Motore''': 4xNK-7A da 1.870 hp; 4 NK-9-L da 2.000 hp; 6 NK-11A da 2.500 hp; 4 Ha.214Ru da 2.500 hp
*'''Dislocamento''': 5.223-6.560 t
*'''Dimensioni''': lunghezza 31,02---22,94---40---33 m, apertura alare 42,14---32,54---63---47,98 m, altezza 6,13---7,2---8,8--?, superficie alare 201,8---112---330---? m2
*'''Equipaggio''': 140
*'''Pesi''': 20.100/32.150---17.400/26.800---70.000/120.000---?
*'''Motore''': diesel da 7.700 hp ed elettrici da 2.400 hp su 2 assi; 19-7 nodi; 7.000 nm/14 nodi in superficie e 110 nm a 3 nodi
*'''Prestazioni''': v.max 392/4000---593/8.000---680/10.000---580?; tangenza 7.470---10.200--15.000--?; tangenza 7.450---10.200--15.000--?; autonomia max 5.162---7.465---19.400--10.000 km
*'''Armamento''': 1x140 mm, 10x25 mm, 8 tls da 533 mm con 20 siluri a prua, 3 Aichi M6A1 armati di siluri e bombe fino a 800 kg
*'''Armamento''': 4.000 kg+4x20+3x7,7---2.000 kg+6x20+4x13,2---5.000+4x20---4.000 kg+8x20 mm
 
Questi sommergibili, con una stazza e un costo varie volte superiori a quello di un sommergibile 'normale' erano davvero i battelli più impressionanti tra quelli costruiti nella guerra, anche se l'efficienza era molto più dubbia. 2 dei sottomarini I-401 o STo (Sen-Toku, sottomarino speciale) vennero cancellati, un altro venne convertito in unità di rifornimento. Tutti, anche gli I-13, sopravvissero alla guerra, ma purtroppo nessuno di essi venne risparmiato dagli Americani, che non si limitarono a demolirli, ma li fecero affondare al largo del Giappone. Così andò persa la possibilità di tramandare ai giorni nostri qualcuna di queste creazioni della tecnica. Del resto all'epoca era scattata piuttosto una corsa, che durerà molti anni, al recupero dei relitti e degli scafi radiati dal servizio, per farne rottami da fonderia, cosa di cui il mondo del dopoguerra aveva molto bisogno e la conservazione di navi non necessarie non era contemplata. Però appare strano che anziché demolire questi sommergibili li si sia semplicemente affondati in mare aperto e così in fretta, e cosa spinse a tale urgenza non è facilmente comprensibile dato che il Giappone si era arreso senza condizioni.
 
Passando ad un altro progetto, del tutto diverso, ecco la versione giapponese della V-1 'Reichemberg', studiata dalla Kawanishi. Era propulsa da un pulsogetto Maku Ku-10 da 300 kgs o forse di più. La Reichemberg era forse l'ideale per il compito da Kamikaze, essendo un'arma capace di volare ad oltre 600 kmh per circa 300 km a bassa quota, e recapitare una testata da 850 kg. Era perfetta per l'attacco contro le navi, con velocità sufficiente per distanziare i caccia ad elica, quantomeno gli Hellcat (530 kmh) e i primi Corsair (550-570 kmh) e rendere difficile le cose anche alla contraerea date le piccole dimensioni del velivolo. La potenza era sufficiente per colpire gravemente qualunque nave, e l'economia di costruzione era grandemente maggiore di un aereo normale, di qualunque tipo fosse. Per rendere possibile anche i lanci da terra, era possibile usare una catapulta nel caso delle V-1, ma per la versione pilotata era difficile usare tale pratica; nel caso della V-1 pilotata era previsto il lancio da aereo, ma per la Baika era previsto anche il decollo da terra. Questo però significava un carrello sganciabile, ma sopratutto dimensioni e pesi molto minori, assieme ad una maggiore resistenza aerodinamica. Il risultato era inferiore all'originale e poteva portare a velocità minori un carico minore a distanze minori.
Quanto ai radar, la Marina giapponese ne mise in servizio diversi tipi ma lo sviluppo fu piuttosto tardo iniziando dal '40. Per cui solo alla fine del '43, in ritardo persino sugli italiani, i Giapponesi ebbero radar a bordo delle navi, in piccolo numero e senza risutlati particolarmente buoni. Il Tipo 2 Mod 2 era da scoperta aerea con portata di circa 100 km, installato a bordo di navi maggiori o in versione alleggerita, su mercantili usati come picchetto radar. Il Tipo 3 Mod 1 era dotato di un'antenna fissa a traliccio alta 5 metri con 8 dipoli, metà per ricezione e metà per trasmissione. Ce n'erano due per le navi maggiori, uno per i cacciatorpediniere. portata 100 km massimo, operativo dal 1944. Un altro tipo era il Tipo 2 Mod 4 con scoperta di superficie, apparso a fine 1943. Aveva due antenne a megafono, una per ricezione e una per trasmissione degli impulsi. Era molto semplice e in posizione fissa,originariamente pensata per i sommergibili. Le grandi navi ne avevano diversi per controllare a giro d'orizzonte data la limitatezza della copertua; i piccoli bastimenti ne avevano solo uno verso prua. Portata di 13 miglia su bersagli di superficie, per i quali era stato concepito.
 
La prevista Baika avrebbe avuto dimensioni di 7 m (lunghezza), apertura alare 6,6 m, altezza 2,7 m, superficie alare 7,6 m2. Il peso era di 750-1.430 kg di cui l'esplosivo arrivava a 100, 220 o 250 kg. La velocità massima era di 556 kmh e il raggio di 278 km. In sostanza c'era una minore velocità e difficilmente avrebbero potuto passare, per portare una carica ridotta. In effetti il requisito della possibilità di decollare comportava un peso di 1.430 kg anziché 2.150 e questo era pagato dalla carica esplosiva diventata insufficiente contro bersagli corazzati. In ogni caso, la Baika rimase un progetto solo disegnato e mai realizzato, quando la V-1 pilotata era prodotta in serie in Germania, solo per essere rifiutata come arma 'eticamente' degna di essere usata<ref>Pizzo N: ''Kawanishi Baika'' Aerei nella Storia ott nov 2003</ref>.
===Corazzate e portaerei===
[[Immagine:Yamatotrials.jpg|360px|right|thumb|La Yamato alle prove in mare nel '41]]
Il primo nome è abbastanza intuitivo: le '''[[w:Classe Yamato (corazzata)|YAMATO]]''', le corazzate più potenti del mondo, anche se -data la maggiore velocità e il parco di radar disponibile- forse non le più temibili, titolo che semmai spetterebbe alle 'Iowa' americane. Queste ultime erano di sicuro superiore come classe considerando che bene o male ne vennero costruite 4 contro le due giapponesi, e che poi hanno avuto una carriera postbellica che le ha viste trasformate addirittura in piattaforme di lancio per missili nucleari. Ma nondimeno, le Yamato restano le navi da battaglia più pesanti, le più potentemente armate e meglio corazzate, e le migliori al loro apparire, ovvero dalla metà del 1941.
 
Come tutte le navi da battaglia dell'epoca, la generazione della Yamato fu molto sofferta, vi furono dei progetti che si spinsero anche a ipotizzare lunghezze di 293 m, con armamento tutto concentrato a prua e così via. La necessità di costruire delle super corazzate non era legata alla superbia pura e semplice, ma per considerazioni razionali: se gli USA, con cui si ipotizzava in futuro di guerreggiare, avessero potuto contare su di un maggior numero di navi superiore, allora i Giapponesi dovevano contare su navi di qualità superiore, anche perché gli Americani avrebbero dovuto 'spezzare' la loro flotta, essendo essa ripartita tra Atlantico e Pacifico. Costruire navi troppo grosse per passare per Panama era una buona idea: perché a quel punto gli Americani avrebbero dovuto affrontare i Giapponesi con navi inferiori o con la metà delle loro navi da battaglia, data l'esigenza di spostarsi rapidamente da un oceano all'altro. Certo che le IOWA con la loro lunghissima autonomia e la loro velocità risolveranno il problema, ma questo negli anni '30 non era ipotizzabile, e poi gli Americani avevano una flotta di corazzate obsolete e lente.
 
I Giapponesi misero mano al progetto Hiraga per queste super-corazzate, ipotizzando un ponte principale e una cintura corazzata in grado di proteggerle totalmente (nei punti vitali) sopra i 20 km (colpi verticali) e sotto i 35 (colpi sul ponte), grazie ad una cintura corazzata da 410 mm di spessore massimo(decrescente fino al fondo scafo a 80 mm) e grazie un ponte principale da 200 mm. I cannoni pesavano 198 t l'uno e potevano sparare proiettili da quasi 1400 kg a oltre 42 km. L'unica limitazione fu quella della velocità: per questi scafi da 263 m, larghi 39 (per massimizzare la stabilità e la compartimentazione) la velocità non superava i 27,5 nodi alle prove, circa 26 alla massima velocità continua. Esse tuttavia non erano che il primo passo: alle prime navi della classe sarebbero succedute le 'Yamato migliorate' con alcuni perfezionamenti, e infine le '''Super-Yamato''' che avrebbero posseduto dei cannoni da 500 o forse da 508 mm. Questo super-cannone venne collaudato in un unico esemplare: la sua granata pesava oltre 1.900 kg. Ma dopo la guerra non ne fu trovata traccia. Da qui venne fuori anche un episodio di Mazinga Z, in cui rispuntò, nelle mani dei cattivi, un supercannone sperimentato durante la guerra (abbattendo una formazione di B-29) e poi scomparso tra le montagne, in una caverna. Facile pensare alla leggenda nata da quest'artiglieria per 'iper-corazzate' (dato che le Yamato sono già 'super'). Anche il cannone da 460/45 mm era un'arma possente, e anzi venne usata solo per ragioni di movimentazione, altrimenti c'era in programma un pezzo da 460/50 mm, ancora più potente.
[[Immagine:Yamato_in_action_in_the_Sibuyan_Sea.jpg|300px|left|thumb|La Yamato durante la battaglia di Leyte]]
L'armamento delle Yamato comprese anche 12 cannoni da 155, capaci di 26 km e proiettili da 55 kg, uso antinave ma anche contraerei. Anzi, a tal proposito anche i pezzi da 406 mm ebbero una munizione speciale costituita da un grappolo di ordigni incendiari alla termite da far esplodere ad una quota prefissata: erano i 'San Shiki(alveare), usati dalla Musashi durante gli attacchi che ne comporteranno l'affondamento. La Yamato era anche munita di 12 cannoni da 138/40 mm, buone armi doppio ruolo, 24 da 25 mm e 4 da 13,2 mm. La parte posteriore della nave era incofondibile per la sua ampia predisposizione per un numero massimo di 6 idrovolanti. la compartimentazione laterale, caso unico, era con sole paratie vuote e non un misto vuoto-pieno, si poteva in tal modo usarle per controallagare la nave in caso di necessità riequilibrando eventuali allagamenti, tanto che erano previsti anche i tempi per riequilibrare gli allagamenti dati da uno o più siluri a segno. La Yamato era anche provvista di impianto d'aria condizionata per quasi tutti i locali, e anche per questo venne molto apprezzata dai suoi orgogliosi marinai.
 
Un'arma meno efficiente, ma che ebbe un uso effettivo fu la Okha, chiamata 'Baka' (matto) dagli Alleati.
La sua sagoma con ponte di prua arcuato, massiccio torrione, fumaiolo unico e ben inclinato all'indietro, divenne presto infoncondibile. Ma non ebbe molte possibilità di farsi valre, anche se partecipò anche alla Battaglia di Midway, nella quale i Giapponesi ebbero una grave sconfitta. Eppure, se avessero insistito forse gli Americani avrebbero perso l'Isola, dato che erano anch'essi con le portaerei ridotte al lumicino e certo incapaci di fronteggiare la flotta giapponese del nucleo da battaglia (una delle due portaerei superstiti era rimasta con 4 aerosiluranti, e i bombardieri in picchiata non erano molto efficaci contro le corazzate).
 
Anche se le corazzate giapponesi si dimostrarono poco utili se non del tutto superflue, la loro realizzazione fu davvero una sfida tecnica senza precedenti per la cantieristica, l'industria della metallurgia (nuove leghe, cannoni ecc.) giapponese e forse mondiale. Solo i motori erano 'scarsi', essendo praticamente lo stesso sistema motore dei 'Mogami' da 12.400 t standard. Se fosse stato possibile, sarebbe stato auspicabile arrivare ad almeno 180.000, se non 200.000 hp.
 
L'aggiornamento venne fatto in vari passi, per esempio con i radar di scoperta aerea. Quel 'mezzogiorno di fuoco' in cui la Yamato andò persa, la nave giapponese aveva anche dei radar di scoperta navale, di cui oramai le più recenti navi giapponesi erano dotate. L'armamento antiaereo venne aumentato con altre artiglierie leggere e poi di medio calibro. Le installazioni da 25 mm erano trinate, con scudature protettive. Queste erano concentrate nella sovrastruttura, per non uccidere i serventi quando i cannoni principali sparavano, con la sovrapressione causata. Per questo c'erano anche gli scudi. Ma poi bisognò trovare altri spazi, e la MUSASHI ebbe entro l'ottobre 1944 ben 98 cannoni da 25 mm, ed era in attesa di un altro cannone prima dell'affondamento. Non l'avrebbe aiutata molto a difendersi dagli attaccanti americani, contro i quali sarebbe stato necessario un vero CIWS, come il Seaguard, sempre da 25 mm, moderno, o anche dei cannoni più efficienti dei 25 mm, come la combinazione dei Bofors da 40 e Oerlikon da 20 delle navi americane. In effetti il pezzo da 25 mm era più simile come prestazioni al 20 mm, e quindi non c'era un cannone efficace come quelli da 37 e 40 mm per ingaggiare gli aerei alle distanze maggiori, fino a 3-4 km. In ogni caso questo era quanto i Giapponesi possedevano e i cannoni da 25 mm erano pur sempre meno impegnativi da portare rispetto ai 37-40 mm. La Yamato sopravvisse alla battaglia, e per quando venne affondata ebbe un armamento portato a 145 cannoni da 25 mm, mentre due torri da 155 mm erano state sbarcate e sostituite da altre 6 da 127/40 mm, per un totale di ben 24 cannoni di questo calibro.
 
Tra i vari mezzi ideati:
 
[[Immagine:Yamato_explosion.jpg|300px|right|thumb|La fine della Yamato]]
La Musashi affondò durante la prima fase della battaglia di Leyte, nel mare di Sibuyan, colpita da 19 siluri e 15 bombe, praticamente un record. La Yamato venne mandata a supportare Okinawa ma il 7 aprile 1945 la sua formazione (8 caccia e un incrociatore leggero) avvistò i primi di 280 aerei americani. C'erano Hellcat e Corsair armati di bombe, che 'aprivano' la strada ai bombardieri in picchiata e a circa 100 aerosiluranti. Erano le 12,20 e assieme a metà delle navi di scorta, la grande nave giapponese venne attaccata e affondata con 'soli' 11 siluri e 6-7 bombe. E non solo, nel capovolgersi esplose e 2.500 uomini morirono. L'esplosione sollevò un fungo di fumo a quasi un km di quota. Fu davvero la fine per la potenza del Giappone, anche a livello simbolico. Tokyo era andata in cenere dopo i bombardamenti incendiari, Okinawa era invasa, ondate di kamikaze assalivano le navi americane senza riuscire a respingerle. Tutto inutile, come il sacrificio di oltre 3.600 uomini della flotta giapponese in quella missione tanto disperata, che c'era appena il carburante (la Yamato ne imbarcava 2.500 t ) per un viaggio senza ritorno.
 
Aviazione:
Invece la Musashi, pur incassando quasi 40 colpi in pieno, resistette diverse ore e quasi raggiunse un posto in cui poteva almeno incagliarsi prima di rovesciarsi. Pare che la differenza fu che ai piloti americani dei 280 aerei all'attacco quel 7 aprile 1945 venne detto di concentrare l'attacco su di un fianco solo e alle estremità, per far imbarcare alla nave grandi quantità di acqua nelle parti meno protette e sbilanciarla. Forse vennero anche usate armi (siluri) più potenti.
 
*'''Okha'''
Così finì la saga delle super-corazzate giapponesi, almeno a livello storico. Esse vivono ancora nel mito, sono state le protagoniste di serie televisive e, di recente, anche di un film. Esiste persino un dettagliatissimo modellino della Yamato in scala 1:10; purtroppo non è stato reso semovente e galleggiante, ma solo da esposizione: con i suoi 26,3 metri in realtà è più grande delle caravelle di Colombo.
 
Ecco le caratteristiche della Yamato alla costruzione:
 
*'''Dislocamento''': 64.000/69.988 t
*'''Dimensioni''': l. 263, la. 38,9 m, pescaggio 10,45 m
*'''Motore''': 4 turbine a vapore su 4 assi, 150.000 hp; 27 nodi
*'''Corazzatura''': cintura 100-410 mm, paratie stagne 300-350 mm, ponti 200-230 mm, barbette 380-560 mm, torri 190-650 mm (posteriore e anteriore rispettivamente), torrione comando 75-500 m
*'''Armamento''': 9x460 mm, 12x155 m, 12x127 mm, 24x25 mm, 4x13,2 mm; 6 idrovolanti
*'''Equipaggio''': 2.500
 
 
Quanto alle portaerei, la più impressionante fu senz'altro la '''SHINANO''', l'ultima super-portaerei giapponese. Era stata preceduta dall'incrociatore da battaglia AKAGI convertito, e dalla nave da battaglia veloce KAGA . Nonostante le loro protezioni, la carenza dei servizi di lotta antincendio era stata la causa della perdita a Midway di entrambe, oltre a Soryu e Hyriu. Dopo queste grandi navi da circa 40.000 t, e alcune piccole portaerei (la prima, e una delle poche a sopravvivere, fu la HOSHO da 10.000 t, del 1922), si andò alle due SHOKAKU, probabilmente le migliori della loro epoca, entrate in servizio nel '41 e presero parte all'attacco su P.Harbour, ma non agli scontri di Midway: erano state impegnate con quella dei Coralli, un mese prima, riportando varie perdite agli aerei e la Shokaku venne danneggiata. Le due navi riuscirono a sopravvivere a lungo, fino a che vennero affondate da siluri di sommergibili e poi di aerei. Dislocavano 32.000 t a pieno carico per 257,5 m di lunghezza, con motori da 160.000 hp. Avevano un armamento di cannoni contraerei da 127 mm e parecchi da 25 mm. Si sarebbero dimostrate dure combattenti e con una resistenza ai danni molto migliore rispetto alle fragili portaerei prebelliche.
 
Si poteva fare anche di meglio, ma non c'era molto modo di costruire altre portaerei. Una fu la ZUHIO, da 14.200 t, ricavata da una grande nave da appoggio sommergibili del '39 con motori diesel, poi sostituiti per una maggiore velocità. La Zuhio entrò in servizio nel gennaio 1941, e combatté fino al 1944, quando venne affondata a Leyte dagli aerei americani. La SHOHO era molto simile, ma affondò, prima portaerei tra quelle giapponesi, nella Battaglia del Mar dei Coralli. Portava anch'essa circa 30 aerei a 28 nodi, senza nessuna corazzatura.
 
Le portaerei di tipo bellico furono però altre, come le 3 'Taiyo' e le due 'Junyo', ricavate dalla trasformazione di efficienti piroscafi di linea progettati proprio per questa possibilità: la Junyo sopravvisse sia pure danneggiata. Erano navi entrate in servizio nel '42, da 26.950 t, da 220 m, motori da 56.000 hp e 25 nodi, con 53 aerei e 12 cannoni da 127 mm.
 
Le unità classe 'Unryu' erano state pianificate in ben 17 esemplari, ma solo 3 vennero finite date le difficoltà di reperire le materie prime e le maestranze sufficienti. Delle tre completate, la AMAGI andò persa durante gli attacchi a Kure nel luglio del '45, la UNRYU affondata nel dicembre 1944 da un sottomarino, la KATSURAGI sopravvisse alla guerra e demolita nel '47. Le Unryu erano navi con motore da incrociatore per consentire rapide variazioni di velocità, ma eccetto la capoclasse vennero invece usati motori di cacciatorpediniere. Avevano corazzature spesse fino a 150 mm sulla cintura,e un ponte da 55 mm. Peso 17-22.550 t, lunghezza 227,2 m, larghezza 22 m, pescaggio 7,8 m. Il motore era per la capoclasse da 152.000 hp e per le altre da 104.000 hp, ma la velocità scese solo da 34 a 32 nodi. I cannoni erano 12 da 127 mm, e 89 da 25 mm, il tutto per un equipaggio di 1450 uomini e 64 aerei. Navi non tanto grandi che avevano tutto l'occorrente per essere valide costruzioni.
 
La TAHIO invece fu esemplare unico. Era basata sul concetto delle Illustrios inglesi, e quindi con un ponte corazzato. La nave giapponese però non ebbe una corazza laterale, ma due hangar sovrapposti, di cui solo quello inferiore con ponte da 35 mm, mentre quello di volo aveva 75 mm tra i due elevatori, con protezioni di 150 mm vicino ai depositi di munizioni e 55 lungo i locali di propulsione. La TAHIO entrò in linea solo nel marzo del '44. Aveva avuto altre migliorie, come i cannoni da 100 mm, e due radar che spiccavano nella sovrastruttura, dietro e davanti l'alto fumaiolo. Assegnata alla 1a divisione portaerei assieme alle 'Shokaku', venne affondata il 19 giugno appena dopo avere lanciato gli aerei. Uno dei sei siluri lanciati dall'USS Albacore, ebbe una perdita nei depositi di benzina avio. 5 ore dopo la Tahio ebbe una fortuita esplosione a bordo, con una enorme fiammata dovuta ai vapori di benzina, e affondò in 90 minuti. Fece la stessa fine, insomma, della Wasp o della Lexington e andò a fondo assieme alla SHOKAKU, anch'essa colpita da siluri (3 dal CAVALLA).
 
*'''Dislocamento''': 29.300/37.270 t
*'''Dimensioni''': l. 260,5, la. 27,7 m, pescaggio 9,6 m
*'''Motore''': 4 turbine a vapore su 4 assi, 180.000 hp; 33,3 nodi
*'''Corazzatura''': cintura 55-150 mm, ponti 35-75 mm
*'''Armamento''': 8x100 mm, 45x25 m; 30 D4Y, 27 A6M, 18 B6N
*'''Equipaggio''': 2.150
 
Scendendo nel dettaglio, la protezione della Shokaku era costituita da una cintura di 46 mm a mezzanave, ponti hangar di 15 mm, corazzato sopra i motori 90 mm, paratie laterali di 25+18+12 mm. L'apparato motore era simile a quello delle Hyriu, con le motrici accentrate a prua, e una paratia laterale che separava le unità motrici, ma che rischiava di sbilanciare la nave in caso di allagamento su di un fianco. La Hyriu invece aveva una paratia singola dietro la cintura, spessa 40 mm. I motori erano simili a quelli delle altre navi. Le navi giapponesi più recenti avevano queste capacità: superficie del ponte e carburante per aerei: Shokaku, 8.400 m2 e 650.000 l; Tahio, 4.500 e 600.000 l; Shinano, 5.800 e 720.000 l. Se si pensa che anche le Essex arrivavano solo a 4.250 m2 (ma 850.000 l) si capisce quanto enormi fossero gli hangar delle navi giapponesi, comparabili solo a navi come la Ark Royal, che però non andava oltre i 450.000 l, e le portaerei corazzate 'Illostrious' con 2.638 m2 andavano solo a 230.000 l<ref>RID Dicembre 1997</ref>.
 
 
Le portaerei giapponesi classe 'Tayo' erano state ricavate da grosse navi mercantili, armate di 27 aerei ma senza cavi d'arresto e di catapulte, con 8 da 127 mm, motori da 25.000 hp, dislocamento 17.850 t e lunghezza di 180 m. Andarono tutte perdute in 10 mesi, dopo un'attività ridotta a causa delle difficoltà di operare da esse, e tutte affondate da sommergibili americani. Tra il dicembre 1943 e il settembre 1944 andarono tutte perse senza lasciare traccia di sè durante il conflitto.
 
La più importante e meno fortunata delle portaerei giapponesi fu però la SHINANO, ricavata dal terzo scafo delle navi 'Yamato', a causa delle perdite subite a Midway, quando le corazzate giapponesi non spararono un colpo mentre le portaerei decidevano l'esito assieme a delle combinazioni di 'fato' sfavorevoli ai Giapponesi.
[[Immagine:Shinano.jpg|360px|left|thumb|La grande portaerei Shinano. Si riconoscono ancora le linee di prua delle 'Yamato']]
Dotata del ponte corazzato principale da 200 mm già installato al momento della conversione, grazie alla larghezza dello scafo e alla cancellazione delle sovrastrutture (le sole 3 torri da 460 pesavano 7.500 t) venne anche munita di ponte di volo protetto da 80 mm. Come la 'Tahio' ebbe un grande fumaiolo alto sulla sovrastruttura, un radar, il ponte corazzato, ma la prua non era chiusa e tradiva la forma dello scafo della Yamato. Aveva un dislocamento enorme, non più superato fino alle superportaerei americane di anni dopo, ma era troppo lenta per operare con la flotta principale pur filando a 27, 5 nodi. Ebbe 16 cannoni da 127 mm, 145 cannoni da 25 mm, 12 lanciarazzi a 28 canne contraerei. Ma come la Tahio, pur essendo perfetta (nonostante la bassa velocità) per le battaglie stile Midway, come armamento e protezione, non ebbe scampo per un'altra minaccia del tutto diversa, quella dei sommergibili. La Tahio venne perduta in maniera piuttosto causale, ma la Shinano prese 6 siluri da un sommergibile americano, mentre il 29 novembre si stava dirigendo da Yokoshuka a Kure per il completamento. Affondò a causa sopratutto del personale scarsamente preparato alle misure d'emergenza da fare, con 1.800 vittime su 2.400 nonostante fosse passata qualche ora prima dell'affondamento.
 
La Shinano era intesa sopratutto come nave di supporto, aveva 18 aerei e poi aumentati a 47. Eppure i suoi spazi interni ammontavano ad un ponte hangar di oltre 5.000 m2, abbastanza per offrire spazio anche per 100 aerei, se non oltre. Infatti aveva un hangar più grande di circa il 20% rispetto alle 'Essex' americane di pari dimensioni, più veloci ma più strette. Per questo lo spazio in eccesso doveva essere usato per officine e manutenzione. Una battaglia delle Midway con 2 'Yamato' portaerei avrebbe avuto un esito assai diverso da quello che accadde con le potenti ma deboli navi di vecchio tipo. Ma oramai le prime navi erano state impostate come corazzate e come tali non ebbero ruolo nelle principali battaglie del Pacifico.
 
 
*'''Dislocamento''': 64.000/71.000 t
*'''Dimensioni''': l. 265,8, la. 36,3 m, pescaggio 10,3 m
*'''Motore''': 4 turbine a vapore su 4 assi, 150.000 hp; 27 nodi
*'''Corazzatura''': cintura 205 mm, ponti 200 e 80 mm
*'''Armamento''': 16x127 mm, 145x25 mm, 47 aerei
*'''Equipaggio''': 2.400<ref>Quasi tutti i dati del capitolo sono da Armi da guerra 48 e 18</ref>
 
===Mezzi insidiosi===
A Pearl Harbour 5 minisottomarini attaccarono in contemporanea agli aerei, ma non ottennero risultati. Andarono tutti affondati con 9 dei 10 marinai al loro interno. Era una missione suicida ante-litteram, e Yamamoto non era contento di questa iniziativa, consapevole che se fossero arrivati nella baia non avrebbero potuto tornare indietro anche solo per un fatto di autonomia pratica.
 
In ogni caso questi minisottomarini erano molto ben fatti rispetto ad altre unità come i 'CA' italiani. Si trattava di unità molto affusolate, d'attacco, chiamate Ko-Gata dal 1938. Ne vennero realizzati 42 e poi altri 15 con capacità migliorate. Erano lunghi 23,9 m, larghi 1,86 m, dislocamento 46 t, ufficiale e sottufficiale come equipaggio. Avevano un motore da 600 hp, con 48 batterie ma senza nessun generatore per la ricarica; era possibile navigare a circa 2 nodi per almeno 180 km immersi o in superficie, e di 32 km alla massima velocità di ben 23 nodi immersi (19 in superficie). I siluri erano due, a prua, da 450 mm in tubi pre-caricati e non accessibili. In seguito ebbero miglioramenti, come i cappelli per i lanciasiluri, passamano, protettore dell'elica, tagliacavi, per una leggera penalizzazione in velocità; in seguito vennero costuiti altri sommergibili in aggiunta ai 62 Ko-Gata costruiti; 15 He-Gata, 115 Tei-Gata, ben 215 Kairyu, 14 U-Kanamono e infine i Kaiten, i siluri pilotati. Decine di minisommergibili erano ancora in scalo a Kure nel settembre 1945<ref>Sgarlato N: ''Minisommergibili a P.Harbour'', Eserciti nella Storia mar-apr 2002</ref>.
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A proposito di tecniche d'attacco 'speciale', non vanno dimenticati i Kamikaze navali. Il siluro Tipo 93 pesante avrebbe potuto ospitare un pilota, e già nel '42 si pensava a come usarlo, da parte del s.ten Kuroki e di altri tecnici e militari. Il progetto portato avanti nel '42-43 arrivò alla conclusione con il Kaiten. Ma l'Ammiragliato non era interessato a missioni suicide, inaccettabili a quell'epoca della guerra. Ma durante il '43 si dovette cambiare idea, purché si facesse credere all'opinione pubblica che si trattava di un minisommergibile e non di un'arma suicida. Ma si installò anche una botola di uscita per il pilota che poteva abbandonare l'arma a 50 m di distanza dall'impatto. Venne così costruito il siluro Kaiten in 300 esemplari, definito come 'arma di salvezza nazionale', consegnato dal febbraio 1944 e poi seguito da altri tipi perfezionati come i Kaiten II (10), III (prorotipo), IV (50-100), e il Kaiten X con il siluro da 533 mm Tipo 92, e forse anche tipi 'artigianali'. Dopo molte difficoltà per reperire i materiali nell'autunno del '44 3 sommergibili vennero approntati con 4 Kaiten l'uno e prese il mare con il nme Kikosui l'8 novembre 1944. I Kaiten vennero lanciati ad Ulithi, ma non tutti ebbero successo. Alcuni si incagliarono sulla barriera corallina, uno venne affondato da un cacciatorpediniere con uno speronamento, un altro venne affondato da un aereo dei Marines, ma uno riuscì ad affondare la petroliera USS Mississinewa e mancando di poco un incrociatore. Contro la perdita dei minisommergibili e di uno dei sottomarini di lancio, il risultato era stato considerato incoraggiante. Ma le altre azioni non ebbero molto successo e i 150 Kaiten affondarono solo un cacciatorpediniere di scorta, una petroliera di squadra e una nave da sbarco. I piloti uccisi furono 8 e altri 15 morirono per incidenti di navigazione. Il fatto è che molti di questi piloti non pare abbiano voluto sacrificarsi in azioni con questi siluri, con circa 30 nodi di velocità.
 
I sommergibili non erano gli unici mezzi speciali navali. Anche i barchini esplosivi lo erano. I Giapponesi erano interessati sia dall'Esercito che dalla Marina. I Manu-Ni, da 5,6 m con motore automobilistico da 80 hp e 25 nodi; avevano 200 kg di bombe di profondità o 2 da 120 kg. Alcuni ebbero anche dei razzi ausiliari per l'attacco a breve distanza, raddoppiando la velocità. La Marina ebbe invece gli Shinyo, con prestazioni simili e carica esplosiva da 250-300 kg, spesso con razzi difensivi RAK-12 da 119 mm, o una Typo 93 da 13,2 mm. C'erano 1.100 barchini nell'ottobre del '44 assieme a due squadriglie motosiluranti. Durante un attacco di 45 barchini affondarono un paio di navi d'assalto anfibio, ne danneggiarono altre due oltre a 7 navi da trasporto. Ma gli Americani reagiranno con l'uso delle motosiluranti come navi da contasto ai barchini nemici. I Manu-Ni erano migliori dei battelli della Marina. A parte questo vennero usati dei blindati da trasporto logistico e trasporto truppe, i Toku 4, il 'motoscafo speciale'. Era in realtà un cingolato anfibio da trasporto, realizzato solo in 18 esemplari. Venne armato con una mtg da 13,2 mm, e due siluri da 450 mm, e trasportato in zona da sommergibili, per attaccare le navi da trasporto Ma avevano solo 4,5 nodi di velocità e al dunque, nonostante l'idea di usarli a Boungainville, di fatto rimasero a difesa di Kure. Non mancarono infine i nuotatori d'assalto, sopratutto per la difesa contro gli sbarchi americani in Giappone (tra cui Okinawa), erano i 'guastatori subacquei suicidi' o Fukuruyu, addestrati dal novembre del '44 a Kawatana<ref>Sgarlato N: ''Kamikaze'', Eserciti nella Storia mar-apr 2006</ref>.
 
===Note===