Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Giappone: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Ki-84-1.jpg|360px|right|thumb|Un Hayate a bassa quota]]
 
Ma se il caccia Ki-100 si dimostrò a tutti gli effetti il migliore dell'Esercito, quello che almeno in teoria era il n.1 fu senza dubbio il '''[[w:Nakajima Ki-84 Hayate|Nakajima Ki-84 Hayate]]''' (Uragano), noto come 'Frank'. Esso era stato disegnato dal team di T.Koyama discese concettualmente dal Ki-43, di cui ricopriva i ruoli di caccia multiruolo, ma tecnologicamente era certo molto ispirato dal più moderno Ki-44 dell'agosto 1940 (lo stesso mese, per inciso, in cui volò il Macchi 202). Il Ki-84 volò invece nell'aprile del '43 e, seppure in ritardo, era un velivolo paragonabile ai caccia serie '5' italiani, oppure qualcosa di più dell'Hellcat e qualcosa di meno del Corsair, tutti aerei dotati di un motore radiale della classe 2000hp. Ora anche i Giapponesi avevano un motore di tale potenza, un Ha-45 sempre della Nakajima (tutte le ditte aeronautiche giapponesi principali producevano sia il motore che l'aereo), che aveva una potenza di 1.900 hp. Le specifiche volevano un aereo capace di operare con la velocità di un Ki-44 e la maneggevolezza di un Ki-43, il raggio doveva essere tale da operare a 1,5 ore a 400 km di distanza, e così via. In seguito i requisiti di maneggevolezza furono rilassati, perché un aereo con oltre 600 kmh difficilmente avrebbe potuto essere anche tanto agile. Quanto al motore, esso non era altro che la versione per l'Esercito dell'N9K Homare della Marina, che avrebbe motorizzato il N1K Shiden. Questo motore venne sviluppato nel '42 ma solo verso la fine dell'agosto del '43 arrivarono i motori di serie, che tuttavia non furono mai del tutto a punto. Il pilota aveva 13 mm di acciaio nel sedile corazzato, 65 mm come parabrezza, c'erano serbatoi autostagnanti per circa 700 litri
 
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===I caccia della Marina===
[[Immagine:Zero Fighter.jpg|350px|right|]]
Quanto alla Marina, la sua colonna portante fu il '''Mitsubishi A6M Zero''', aereo famosissimo, ora sopravvalutato, ora ridicolizzato sia durante la guerra che dopo, da parte di appassionati e di storici. Certamente al suo apparire lo Zero, con una grande ala da 12 m di apertura alare e 21m2 di superficie garantiva eccellente maneggevolezza; ma stranamente la sua velocità non venne penalizzata né da questa grande ala, né dallo spessore della sua struttura, né dalla presenza di un tettuccio molto grande e ricco di controventature (che lo rendeva molto meno liscio dei tipi Nakajima), e anzi si dimostrò subito il più veloce e ben armato caccia giapponese. Jiro Horikoshi fece davvero un lavoro eccellente, e questi caccia prima spazzarono via i velivoli cinesi nel '40-41, poi furono protagonisti di imprese eccezionali, come il decollo da Taiwan (essendo le sei portaerei principali a P.Harbour quello stesso giorno) per scortare gli aerei G4M che colpirono le Filippine distruggendo da subito il 40% dei 35 B-17 e molti altri aerei ivi basati. La superiorità dello Zero era totale: rispetto ad un caccia europeo era leggero e senza corazza; ma era superiore ad un Hurricane, era superiore in generale ai caccia di pari potenza europei in ogni ambito eccetto che nella velocità in picchiata, rimasta piuttosto ridotta. L'A6M2 arrivava a circa 540 kmh con un motore stellare da un migliaio di hp, aveva maneggevolezza, autonomia, visibilità, carreggiata del carrello, e versatilità (capacità standard di portare bombe o serbatoi) pressoché doppie rispetto ad un Bf-109E, con cui condivideva potenza motore e armamento. Gli A6M3 avevano prestazioni migliori ad alta quota anche se a scapito dell'autonomia, visto che avevano il motore Sakae da 1.130 hp, più i cannoni Tipo 99 con 100 colpi (sempre con caricatore a tamburo) anziché 60, e rivestimento alare irrobustito per raggiungere velocità in picchiata maggiori. Batterono duramente gli Spitfire Mk V nel '43 sull'Australia, ma la loro mancanza di autonomia era un serio problema e presto arriveranno gli A6M5 che avrebbero dovuto avere il Kinsei da 1.500 hp, ma mantenerono il Sakae 21 dei predecessori: stranamente, pur pesando di più ebbero prestazioni migliorate per qualche modifica di dettaglio, raggiungendo i 560 kmh; presto gli appesantimenti con cannoni da 20 Tipo 99 con 125 colpi (a nastro), e un minimo di corazze, l'ala irrobustita per volare in picchiata ad oltre 730 kmh, li resero un pò più lenti fino al punto da renderli superati. In realtà quando nel '44 gli A6M5 vennero massacrati dagli Hellcat il problema era sopratutto quello di piloti meno preparati ed addestrati di quell'eccezionale nucleo esistente all'inizio della guerra: perché l'A6M3 poteva battere lo Spit e l'A6M5 venire massacrato dall'Hellcat, altro aereo da 600 kmh? Alcuni eccezionali piloti come Saburo Sakai combatterono per tutta la guerra, ma erano un'eccezione. L'A6M si evolse in altri tipi, ma se i 330 aerei in servizio nel '41 furono sufficienti per conquistare il settore Pacifico, i 10.000 costruiti poi non ebbero modo di resistere all'offensiva Alleata.
 
'''A6M5 Mod.52b'''
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Le ultime versioni A6M6, A6M7 e A6M8 erano l'ultimo tentativo di migliorare la situazione, con l'A6M6 in sovrappeso, ma armato con 3 armi da 13,2 mm e 2 cannoni Tipo 99 di ultima produzione; l'A6M7 era simile ma specializzato nel bombardamento in picchiata; l'A6M8 era finalmente munito del motore Kinsei da 1.500 hp, ma dopo alcune difficoltà di messa a punto, era stato ordinato in oltre 6.000 esemplari quando la guerra era bell'e finita. E dire che questo motore, fondamentale per lo Zero, era stato richiesto già nel '43 per l'A6M5. Tra le versioni usate, il miglior arrampicatore era proprio l'A6M6, capace di salire, anziché a 6.000 m in 7 minuti, a 8.000 m in 9,9 minuti, praticamente meglio dei caccia Serie 5 italiani e di tutti i caccia americani. In retrospettiva appare incomprensibile come la Marina abbia rifiutato il Kinsei per gli Zero ordinando di mantenere il Sakae 21, cosa che impedì d'ottenere un caccia, fin dal '43 (per l'A6M5 base) o dal '44 (per l'A6M5c) quasi pari all'Hellcat.
 
[[Immagine:Mitsubishi J2M.JPG|350px|right|thumb|]]
 
Ma lo Zero, a cui è dovuto questo ricordo -pur non essendo un'arma 'avanzata' dopo il 1942-, non fu l'unico caccia monoposto della Marina. Un'altro, sempre della Mitsubischi fu il '''J2M Raiden, ovvero il J2M'''. Questo velivolo, praticamente un racer simile al Ki-44 ma con una cappottatura talmente perfezionata da farlo sembrare quasi un caccia con motore in linea, era il risultato di una specifica del settembre '39 e volè il 20 marzo del '42. Aveva però insufficiente visibilità anteriore e altri problemi come quello del surriscaldamento del motore. Horikoshi aveva in mente quest'aereo fin dal '38 e grazie alla sua proposta venne emanata la 14-shi per un aereo capace tra l'altro di salire a 6.000 m in 5,5 minuti, raggiungere circa 600 kmh e durare 45' a tutta manetta. Una volta almeno non c'era mensione della manovrabilità: insomma, si trattava di un concetto stile F-104 antelitteram: un intercettore rapidissimo senza riguardo dell'agilità. Horikoshi poteva scegliere tra un motore Aichi Ha-60 Atsuta, derivato dal DB601 e con 1.140 hp, e il Mitsubishi Ha-32 Kasei Model 13 da 1.440 hp al decollo; nonostante l'assicurazione che il primo dei due poteva salire di potenza almeno del 15-20%, Horikoshi decise per il secondo dei due che pure consumava di più e aveva maggiore diametro. Essendo un caccia basato a terra, non c'erano i limiti tipici dei caccia navali e in generale non erano previsti i duelli aerei. Vennero prodotti 3 J2M1 con elica tripala, e subito i piloti si sentirono seriamente in difficoltà con la mancanza di visibilità anteriore e la distorsione delle immagini dovuta al parabrezza curvo. Per giunta c'erano difficoltà anche di altro genere e nonostante la cellula piccola e utilizzante per la prima volta in Giappone un'ala a flusso laminare, le prestazioni erano inferiori al previsto, come la salita a 6.000 m in 7,8 minuti.
 
Presto si passerà al J2M2 con il Kasei 23 da ben 1.820 hp con iniezione di acqua e metanolo nel turbocompressore e i tubi di scappamento erano singoli per ciascun cilindro, il che aumentava la spinta all'indietro che davano. Con circa 30 cm di muso in meno (grazie al nuovo motore) il pilota vedeva anche meglio di prima, ma il peso del motore costrinse, per mantenere il baricento, di ridurre da 156 a 120 galloni la scorta di carburante. L'armamento era di 2x7,7 mm e 2x20 mm (questi con 200 colpi l'uno, forse erano a nastro anziché a tamburo). Solo 11 vennero costruiti entro il marzo 1943, dati alcuni problemi come vibrazioni ed eccesso di fumo a tutto gas.
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Gli ultimi progetti furono il J2M6 con un abitacolo più grande e un tettuccio a visibilità totale, usato su alcuni J2M3 e 3a (i 21 costruiti con i 4 cannoni Mod 2); e il J2M7 con un motore Kasei 26a.
 
[[Immagine:N1K1_in_biwalake_.jpg|350px|right|thumb|Ecco il capostipite della serie: il Kyofu, 'vento possente']]
Ed eccoci all'ultimo aereo avanzato tra i caccia giapponesi arrivati in servizio: il '''Kawanishi N1K Shiden'''. Esso nacque dal caccia a galleggianti Kyofu, caccia che era un'alternativa potenziata alla versione da caccia dello Zero idrovolante. Questo volava a 440 kmh tipo un CR.42, insomma; il Kyofu, in codice Alleato Rex (lo Zero era il 'Rufe'), potendo contare su 1.500 hp, poteva volare a 489 kmh. Ne vennero costruiti 98, ma da questo robusto velivolo ne nacque una versione terrestre, con carrello retrattile: l'N1K Shiden (lampo violetto), con carrello retrattile. Questo volò già il 27 dicembre 1942 con il Nakajima NK9H Homare a 18 cilindri. Era un velivolo nominalmente eccellente, ma i piloti dubitavano della sua reale validità: il suo carrello era basato nelle ali, ma queste erano ancora in posizione media e quindi per mantere l'aereo più alto dal terreno, con l'elica ora diventata quadripala, fu necessario adottare un carrello telescopico (l'altra soluzione sarebbe stata quella di un'ala a W come accadde sul Corsair), che però diede parecchi problemi.
 
[[Immagine:Shiden N1K1-J.jpg|350px|left|thumb|L'N1K1-J Shiden/George]]
Ed eccoci all'ultimo aereo avanzato tra i caccia giapponesi arrivati in servizio: il Kawanishi N1K Shiden. Esso nacque dal caccia a galleggianti Kyofu, caccia che era un'alternativa potenziata alla versione da caccia dello Zero idrovolante. Questo volava a 440 kmh tipo un CR.42, insomma; il Kyofu, in codice Alleato Rex (lo Zero era il 'Rufe'), potendo contare su 1.500 hp, poteva volare a 489 kmh. Ne vennero costruiti 98, ma da questo robusto velivolo ne nacque una versione terrestre, con carrello retrattile: l'N1K Shiden (lampo violetto), con carrello retrattile. Questo volò già il 27 dicembre 1942 con il Nakajima NK9H Homare a 18 cilindri. Era un velivolo nominalmente eccellente, ma i piloti dubitavano della sua reale validità: il suo carrello era basato nelle ali, ma queste erano ancora in posizione media e quindi per mantere l'aereo più alto dal terreno, con l'elica ora diventata quadripala, fu necessario adottare un carrello telescopico (l'altra soluzione sarebbe stata quella di un'ala a W come accadde sul Corsair), che però diede parecchi problemi. Era un velivolo da combattimento ben superiore allo Zero, ma quest'ultimo non aveva problemi col motore e col carrello. In ogni caso il nuovo caccia era armato bene con 2 armi da 7,7 e 4 da 20 nelle ali, e raggiungeva quasi 600 kmh. Si trattava di una 'private venture' e inizialmente era noto solo come Modello X-1 con l'Homare 11 radiale da 1.820 hp e armato in tale forma solo con due armi da 7,7 e 2 da 20 Modello 2 sotto le ali. Vi furono problemi di messa a punto del potente Homare, e solo 4 prototipi vennero costruiti entro il luglio del '43. Dopotutto la Kawanishi era una ditta minore, specializzata in eccellenti idrovolanti da pattugliamento e il suo ingresso nel settore dei caccia era alquanto singolare, tra i colossi Kawasaki, Nakajima e Mitsubishi. Eppure, il suo prodotto sarebbe stato secondo in numero solo al Ki-84 nel settore dei caccia avanzati. Ma inizialmente, vennero ottenuti solo 575 kmh anziché 650. Ma era più rapido dello Zero e più agile del Raiden, quindi già così non era da disprezzare. C'era da affrontare i Corsair e la Marina assegnò al nuovo aereo la denominazione N1K1-J Shiden. J stava per 'derivato da un idrovolante'. Con l'NK9H Homare 21 da 1990 hp vennero costruiti altri 4 prototipi che rinunciarono alla massiva velocità per altri due cannoni Modello 2 da 20 mm. E il nuovo Shiden Modello 11 venne costruiti dalla Kawanishi in 70 esemplari prima della fine del '43. Si era ancora in tempo per cambiare le cose? Sicuramente se il nuovo caccia fosse stato imbarcabile, avrebbe potuto battersi molto bene contro gli Hellcat, e proteggere la linea di siluranti e bombardieri che nel frattempo erano stati rinnovati: dal B5N al B6N e dal D3A al D4Y, veloci ma poco protetti. Ma il carrello aveva problemi già a terra, figuriamoci sulle portaerei.
 
Chiamato George dagli Alleati, divenne presto un avversario temibile se in buone mani, con valide capacità e con flap di combattimento per stringere meglio le virate, azionati in maniera del tutto automatica (sul Rex erano invece azionate manualmente). Mancava solo di prestazioni in quota e in generale non era molto rapido in salita, raggiungendo i 6.000 m in 7,8 minuti. La prima unità che l'ebbe fu il 343 Kokutai che combatté nelle Filippine nell'autunno del '44. Si fece valere e gli Americani non ebbero difficoltà nell'identificarlo come il più tosto tra i caccia giapponesi incontrati fin'allora, persino di più del Ki-84. Aveva però i problemi dei caccia avanzati giapponesi: motore inaffidabile (specie in zone di combattimento avanzato), freni deboli, carrello spesso malfuzionante. Presto arrivarono caccia migliorati come il -Ja o Modello 11A con tutti i cannoni dentro l'ala e senza più le inutili mitragliatrici, il -B aveva 2 bombe da 250 kg e il C addirittura 4.
 
Furono incontrati poi sopratutto vicino ad Okinawa. E il 343 Kokutai, ricreato in patria dopo la distruzione nelle Filippine, venne riarmato con i nuovi aerei, mentre un aereo venne modificato per ospitare un motore a razzo in coda onde aumentare la spinta per brevi periodi, ma non venne mai estesa a velivoli in servizio operativo, solo ad alcuni sperimentali. In tutto 520 aerei vennero prodotti a Naruo, e 468 a Himeji per 1007 apparecchi entro la fine del '44.
 
Chiamato 'George' dagli Alleati, divenne presto un avversario temibile se in buone mani, con valide capacità e con flap di combattimento per stringere meglio le virate, azionati in maniera del tutto automatica (sul Rex erano invece azionate manualmente). Mancava solo di prestazioni in quota e in generale non era molto rapido in salita, raggiungendo i 6.000 m in 7,8 minuti. La prima unità che l'ebbe fu il 343 Kokutai che combatté nelle Filippine nell'autunno del '44. Si fece valere e gli Americani non ebbero difficoltà nell'identificarlo come il più tosto tra i caccia giapponesi incontrati fin'allora, persino di più del Ki-84. Aveva però i problemi dei caccia avanzati giapponesi: motore inaffidabile (specie in zone di combattimento avanzato), freni deboli, carrello spesso malfuzionante. Presto arrivarono caccia migliorati come il -Ja o Modello 11A con tutti i cannoni dentro l'ala e senza più le inutili mitragliatrici, il -B aveva 2 bombe da 250 kg e il C addirittura 4.
 
'''N1K1-J'''
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*'''Prestazioni''': 590 kmh , crociera 350, tangenza 10.670 m, salita a 5.000 m in 6 min, a 10.000 in 20, autonomia 2.000 km con serbatoi esterni
*'''Armamento''':2x 7,7 mm e 4x20 mm più 500 kg esterni<ref>Armi da guerra 99</ref>.
 
Furono incontrati poi sopratutto vicino ad Okinawa. E il 343 Kokutai, ricreato in patria dopo la distruzione nelle Filippine, venne riarmato con i nuovi aerei, mentre un aereo venne modificato per ospitare un motore a razzo in coda onde aumentare la spinta per brevi periodi, ma non venne mai estesa a velivoli in servizio operativo, solo ad alcuni sperimentali. In tutto 520 aerei vennero prodotti a Naruo, e 468 a Himeji per 1007 apparecchi entro la fine del '44.
 
 
[[Immagine:Kawanishi_N1K2-J_050317-F-1234P-015.jpg|350px|right|thumb|Lo Shiden Kai, con la sua ala ribassata]]
Nel frattempo arrivò il nuovo '''N1K2-J Shiden Kai'''. Già alla fine del '43 venne fatto volare come totale riprogettazione del tipo precedente. Venne ordinato dopo le prove dell'aprile 1944 in un gran numero e diversi impianti produttivi. Purtroppo quasi tutto il 1944 venne passato a correggere i difetti riscontrati negli 8 prototipi, e dopo di allora i bombardamenti dei B-29 e la scarsità di materie prime causarono problemi alle industrie. Alla fine del '44 solo Naruo aveva consegnato 60 aerei. Lo Shiden Kai era migliorato come struttura, del tutto riprogettata e fatta per essere più semplice e rapida da allestire; il peso risparmiato fu di circa 250 kg. Il motore rimase piuttosto inaffidabile, ma l'ala ora era bassa e finalmente il carrello poté essere di tipo del tutto convenzionale e molto più affidabile. In un'azione famosa un certo ufficiale, Kinsuke Muto, affrontò una formazione di 12 Hellcat sopra Yokohama, abbattendone 4 e gli altri vennero costretti al ritiro. Accadde il 16 febbraio, ma in realtà non era da solo, mentre è vero che 4 Hellcat quel giorno andarono perduti. Vi furono anche pochi Shiden biposto da addestramento. Visto che il centro di gravità dello Shiden Kai era troppo dietro, l''''N1K3-J''' aveva il motore in avanti di 15 cm, e questo permise anche due armi da 13,2 mm sopra il muso. Solo due prototipi vennero costruiti ad Himeji. Una sua versione era anche basata su portaerei, ma non venne prodotta, era davvero troppo tardi. L'N1K4-J e la versione navale vennero sviluppati con un motore NK9H-S Homare 23 ad iniezione, più affidabile dell'altro e capace di 2.000 hp. Tre i prototipi prodotti, e la versione navale venne accettata in produzione, però rapidamente abbandonata visto che non c'erano più portaerei. Per migliorare le prestazioni in quota contro i B-29 venne pensato l'N1K5-J Shiden Kai 5 Modello 25, con l'MK9A da 2.200 hp. Solo che l'unico prototipo in costruzione venne distrutto dai B-29 durante un bombardamento del giugno del '45. In tutto 415 Shiden Kai vennero costruiti, capaci di volare a 592 kmh e salire a 6.1000 in 7,3 minuti.
 
Forse il maggiore dei combattimenti di cui fu protagonista, l'aereo fu quello intentato dal 343 Kokutai contro gli incursori americani il 19 marzo 1945. Questo Kokutai aveva gli Hitokai 301, 407 e 701 e un reparto con 34 C6 Myrt, aerei veloci da ricognizione che si dimstravano fondamentali per avvistare per tempo le portaerei americane. Il giorno dopo 300 aerei americani attaccarono Kure e altri obiettivi, e gli Shiden, quasi tutti del tipo Kai, li affrontarono. Alla fine della giornata, dopo furiosi combattimenti a quote medio-basse, il 343° aveva perso 15 aerei e 13 piloti, rivendicando l'abbattimento di 52 avversari, mentre i piloti della TF 58 rivendicarono 63 vittorie (di cui 9 erano a danno dei Ki-43 e Ki-84 e 1 ai danni dei Rufe, ma anche sommando qualche aereo giapponese distrutto al suolo la cifra rivendicata dagli americani è decisamente eccessiva). Gli Americani persero 11 Helldiver, 3 Avenger, e 14 caccia con sei piloti. Vi furono momenti particolarmente drammatici: due Corsair vennero attaccati dagli Shiden ma proteggendosi reciprocamente riuscirono ad abbattere 4 aerei nemici e ritornare alla loro portaerei! Come vendetta, 15 Corsair scambiarono per Hellcat gli Shiden che invece gli piombarono addosso e in 30 minuti ne abbatterono 3, altri 3 vennero gettati in mare per i danni subiti nonostante avessero raggiunto le portaerei, e 5 vennero danneggiati. Gli Americani pretesero 10 Shiden, ma non ne abbatterono nemmeno uno. Ad ogni modo gli aviatori americani avevano come obiettivo Kure, colpendo la corazzata Yamato; non ci riuscirono ma danneggiarono tre portaerei, un incrociatore leggero e due corazzate. La Yamato sarebbe stato meglio che fosse stata danneggiata: di lì a poco partì per la sua ultima missione che comportetà il massacro in alto mare di quasi tutta la flotta, e la morte di 2489 marinai solo della grande nave; che affrontando la sfida di raggiungere Okinawa per incagliarsi e usare le sue armi come difesa costiera, entrerà nell'immaginario collettivo, ma sarà anche la più tragica tra le perdite subite dalla Marina giapponese e in una situazione totalmente disperata. In questo senso forse i caccia giapponesi fecero un'azione controproducente impedendo agli Americani di raggiungere i loro scopi<ref>Joe Baugher, e per il combattimento, Galbiati F:''19 marzo 1945, attacco aereo americano a Kure'' Storia militare luglio 2007</ref>.