Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Giappone: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 6:
 
Un altro aereo interessante era il '''Kawasaki Ki-48''', altro apparecchio che invecchiò presto durante i progressi della guerra. Nato per emulare il veloce SB-2 sovietico, aereo che colpì molto i Giapponesi dopo che apparve nel '37. Si richiesero aerei da 485 kmh la cui progettazione iniziò nel '38. Era motorizzato con due motori da 950 hp Ha-25 con tre persone di equipaggio tra mitraglieri, navigatori e puntatori, oltre ad un unico pilota. Combattendo in Cina dal 1940, si dimostrò un valido apparecchio, pressoché immune dall'intercettazione, ma dal '41 le cose cambiarono. Il Ki-48 era simile al Nakajima Ki-49 appena più grande, ma era meno armato la cosa si vide bene durante gli scontri contro l'aviazione alleata; i P-40 non erano I-16 e le perdite aumentarono. Venne migliorato con i motori Ha-115 e tanti aggiornamenti, ma alla fine del '44 ci si dovette rassegnare a dichiararlo superato. La versione IIb era molto veloce, capace di 505 kmh, di salire fino a oltre 10.000 m e con autonomia di oltre 2.000 km, mentre si difendeva con 3 armi da 7,7 mm e attaccava con 800 kg di bombe. Tanto per ricordare quest'aereo oramai ben poco noto ma con prestazioni all'altezza di un Boston o di un Marlyland.
[[Immagine:Kawasaki Ki-45-1.jpg|300px|right|]]
 
Poi ci sono stati i bimotori moderni. Il '''Ki-45 Toryu''' era un caccia multiruolo che venne pensato nel '37 e volò nel '39. Una specie di Bf-110 ma con motori radiali e un'eccellente maneggevolezza, atipica per un bimotore ma dopotutto ovvia per un aereo giapponese. La produzione partì nel settembre 1941, per cui non è propriamente un velivolo con 'armi avanzate' per gli standard del conflitto. Tuttavia va mensionato come uno degli apparecchi più riusciti dell'Esercito Giapponese, anche se ben poco noti al grande pubblico. Dei 1701 prodotti in tutto, va ricordato che ebbero un armamento vario, che sarebbe giunto a cannoni da 37 mm a tiro rapido, una coppia di cannoni da 20 mm in posizione obliqua. Erano aerei potentemente armati con 547 kmh di velocità massima, raggio d'azione di 2.000 km come massimo, e due motori Ha-102 della Mitsubishi, che portavano il Nakajima grazie alla loro potenza di 1.080 hp per ciascuno. Ne vennero prodotti 477 dalla primavera del '44 e combatterono duramente come caccia notturni contro i B-29. La versione da attacco fu armata con un cannone da 75 mm, era il Ki-45 da attacco antinave. Un altro aereo bimotore con buone capacità era il '''J1N''', un bimotore del tutto analogo per la Marina, usato sia come ricognitore che come caccia pesante a lungo raggio. Esso ebbe anche qualche esemplare del radar da intercettazione notturna giapponese. La potenza dei motori, 2 Nakajima NK1F Sakae da 1.130 hp, era sufficiente per l'uso come caccia notturna, tanto che poteva raggiungere i 505 kmh. Fu un ufficiale giapponese che si immaginò di usare quest'aereo contro i bombardieri americani, che andavano a colpire di notte Rabaul. Kozono suggerì di usare il J1N come caccia con due cannoni da 20 mm obliqui sparanti verso l'alto e anche un paio verso il basso. E inaspettatamente due B-24 vennero distrutti. Così i J1N vennero costruiti in 420 esemplari fin verso la fine del '44 i cui ultimi esemplari erano la sottoversione Sa con radar centimetrico. Ma sebbene l'aereo avesse 2-3 casnnoni Tipo 99 da 20 mm sparanti verso l'alto, 2 verso il basso ed eventualmente uno sparante diritto, era troppo lento però per attaccare i B-29, eseguendo questi attacchi con troppa difficoltà se non, al massimo, per un'azione singola.
 
[[Immagine:Kawasaki KI-102b heavy fighter.jpg|330px|right|thumb|]]
QuestiI aereiKi-45 erano importanti, ma non erano sufficienti. Un velivolo migliore era certamente il '''Ki-102''', un bimotore che fin da subito venne pensato per superare le prestazioni dei tipi precedenti. Inizialmente venne progettato come Ki-96 che era un bimotore monoposto, tipo il P-38 ma sopratutto simile al Ro.57 italiano, essendo un velivolo con fusoliera singola. Ma dopo tre prototipi il Ki-96 venne abbandonato, forse si pensò che non valesse la pena costruire un monoposto tanto costoso. Ma ben presto venne concepito un caccia pesante d'attacco al suolo e antinave, il Ki-102b, i cui prototipi volarono partendo dalla primavera del 1944 con tanto di componenti provenienti dal Ki-96. Era un velivolo di tipo del tutto convenzionale, con due aviatori in tandem. Dopo 20 aerei di preserie finalmente si passò nell'autunno ai velivoli di serie. 6 aerei Ki-102 vennero modificati come caccia d'alta quota, con alcune modifiche all'abitacolo e un impennaggio di coda più grande, ma sopratutto con i turbocompressori. Purtroppo per i giapponesi, se la valutazione fu positiva, i problemi con il turbocompressore non consentirono di produrne che 15 esemplari; nondimeno si pensò anche al Ki-102c da caccia notturna, altri 2 esemplari prodotti, con tanto con un radar AI, due cannoni Ho-105 da 30 mm (simili agli Mk 108 tedeschi), e due Ho-5 da 20 mm montati obliqui per attaccare dal basso gli aerei da bombardamento, mirando magari al vano portabombe. L'inclinazione era minore dei 70-80 gradi usati dai Tedeschi, inventori del sistema, usando il collimatore Revi apposito per un tiro perfetto, senza deflessioni e a distanza ravvicinata, annullando l'ignaro bombardiere della RAF (privi usualmente di torrette ventrali, sostituite da un bulbo per il radar).
 
I cannoni da 30 mm Ho.105 erano armi da 30x113 mm, pesanti 44 kg e tiranti 450 c.min a 750 ms. Questo significa che rispetto all'Mk 108 pesavano meno, avevano una minore cadenza di tiro ma una molto superiore velocità iniziale, che ne migliorava le prestazioni balistiche e la precisione (per l'arma tedesca: 60 kg, 600 c.min, 505 m.sec), tanto che di fatto il cannone tedesco sembrava più un lanciagranate (con proiettili da ben 310 grammi l'uno, di cui 70 di esplosivo). L'arma giapponese era inferiore forse anche per il peso della munizione, ma quand'anche fosse stata di 'soli' 260-270 gr avrebbe avuto una potenza formidabile contro qualunque bersaglio. Strano a dirsi, questo cannone era l'ultimo derivato della M2 Browning, di cui usava la meccanica di base, come del resto l'Ho-5 da 20 mm, altra ottima arma (20x94 mm, 33 kg, 850 c.min e 750 metri al secondo di velocità iniziale) che fu il migliore dei cannoni da 20 mm giapponesi.
Line 26 ⟶ 27:
 
I caccia monoposto giapponesi erano molti, tra questi segnaliamo i Ki-44, 84, 100, i JM2, N1K e A7M.
 
 
Ma prima ricordiamo anche un caccia, il '''Ki-43 Hayabusa''', l'equivalente dello Zero. Era un velivolo molto agile, e anche così i piloti giapponesi, abituati all'agilità del predecessore Ki-27, inizialmente lo rifiutarono. Esso era tuttavia ben più veloce se riusciva, con il motore da 950 hp e carrello retrattile, a raggiungere almeno 495 kmh. Rispetto allo Zero era migliore come accelerazione a velocità medio-basse (250-400 kmh), e il suo tettuccio offriva una splendida visibilità tutt'intorno, stranamente lo Zero continuò ad utilizzare l'abitacolo fin troppo riccamente munito di montanti di supporto alla vetratura. Il Ki-43 nondimeno era inferiore allo Zero: questo era armato di 2 cannoni da 20 e due mitragliatrici, era più veloce, più robusto, con maggiore autonomia, e per giunta era basabile su portaerei, per le quali era stato pensato come successore all'A5M (l'equivalente del Ki-27). Entrambi cominciarono ad essere superati durante il secondo anno di guerra, ma vennero ammodernati nei limiti del possibile: il Ki-43-II era capace di migliori prestazioni con 1.150 hp, 530 kmh e finalmente due mitragliatrici da 12,7 mm (altre ottime armi giapponesi basate sulla Browning, ma con munizioni Vickers più leggere: peso 22 kg, proiettile 38 g, 900 colpi al minuto a 796 m/s: praticamente era pari alla Breda come munizioni e superiore per leggerezza e volume di fuoco). Ma non bastò nemmeno questo, e allora pochi Ki-43-III vennero prodotti con motore da 1.230 hp, armati con due cannoni da 20 mm e volani a 576 kmh. Un buon velivolo, ma di qualcosa superato. In tutto ne vennero prodotti circa 5.500, che cominciarono il loro servizio dalla fine del '41.
Line 34 ⟶ 36:
Il Ki-43 fu dunque un velivolo assolutamente necessario per ottenere l'iniziativa in aria, ma ci volle del tempo per diffonderlo nelle unità. Nel frattempo gli Alleati, e sopratutto l'AVG, fecero molte vittime tra le file giapponesi (sopratutto tra i bombardieri), mentre gli incontri con i Ki-27 erano usualmente riferiti (nonostante il carrello fisso) come 'Zero', e così avvenne con i Ki-43. Questi velivoli erano molto aerodinamici, con una coda molto lunga che si rastremava molto fino alla coda. Ma nondimeno, erano più lenti dei più tozzi Zero e come salita risultavano leggermente inferiori ai Ki-27, ottenendo (la versione IIb) 5,8 minuti nella salita a 5.000 m.
 
[[Immagine:Ki-44 (1).jpg|300px|right|thumb|]]
Il successore non era il '''Ki-44''', come può sembrare. In effetti quest'aereo apparve dopo il Ki-43, ma la sua entrata in servizio fu piuttosto rapida e addirittura, quasi contemporanea. Anche questAnch'aereoesso venne migliorato presto, passando da 2x12,7 e 2x7,7 mm a 4 armi da 12,7 mm. Presto sarebbero seguiti velivoli molto più armati, intesi sopratutto come caccia intercettori, cosa che in effetti erano. La loro carriera fu possibile perché le comparazioni con i Bf-109E e il Ki-60 risultarono positive, e questo dà l'idea di come fosse un aereo valido. Ma ai piloti non piacque per varie ragioni: era scarsamente manovrabile (nonostante l'adozione di flap di manovra), era troppo veloce all'atterraggio, e il pilota, nonostante la capottina a visibilità totale, aveva problemi di visuale anteriori (dovuti al grosso motore radiale e al basso tettuccio per ragioni aerodinamiche). I Ki-44 fecero anche missioni di scorta e supporto, ma il loro vero valore rimase nell'ombra per molto tempo.
 
Concepito dal team dell'ing Takeo Doi, il nuovo Nakajima era quasi un racer con ali di appena 9,45 m di apertura (la fusoliera era di 8,78 m) e di 15 mq di superficie, mentre i pesi erano di 2.100-2.900 kg. La sua ala era quindi molto caricata, e ricordava forse il P-44 Rocket, o certamente il P-43 Lancer americani. Volò nel '40 per cui era anche un coevo del Re.2001 o del simile Re.2002 successivo; vi furono problemi di vibrazioni eccessive e la velocità era troppo bassa rispetto le previsioni, nonostante i compromessi che ne fecero costruire la cellula 'ritagliata' sul motore, il cui grosso muso era l'elemento più caratteristico. La velocità era di 580 kmh e la salita a 5.000 m in meno di 6 minuti. Le prime macchine vennero costruite in 40 esemplari (Ki-44-I) e mandate in Indocina dove vennero testati dai piloti del 47° DDC; ma i giudizi furono negativi: lo Shoki era un velivolo con poca autonomia e poca agilità conparato al Ki-43 e non c'erano velivoli da intercettare, quindi a che serviva il nuovo e costoso intercettore? Da ricordare che tutti i caccia giapponesi erano di costruzione metallica in lega leggera, e che così avvenne anche con i bombardieri: differentemente da italiani e sovietici, non c'era più spazio per aerei di legno e tela. In ogni caso, il Ki-44 non venne totalmente affossato e sorprende che cominciò le operazioni già nel maggio del '42. Il fatto che all'epoca i Giapponesi erano all'offensiva però lasciava poca necessità di un intercettore costruito con criteri di prestazioni tipiche di velivoli quali, nel dopoguerra, il MiG-15 o meglio l'F-104. Lo Shoki era l'equivalente giapponese dell'epoca, e in questo non era del tutto solo: la Marina nel suo mondo parallelo a quello dell'Esercito poteva dire d'avere un velivolo simile, il J2M Raiden della Mitsubishi.
Line 52 ⟶ 55:
Da notare che il Ki-44, un pò per l'autonomia, un pò per il numero ridotto, ma sopratutto per l'efficacia come intercettore, fu uno dei pochi aerei giapponesi non usati come Kamikaze. Il suo successore tuttavia mise il Ki-44 nell'ombra: esso fu l'eccellente, anche se meno affidabile, Ki-84 'Frank'.
 
[[Immagine:Kawasaki_Ki-61-14.jpg|330px|right|thumb|La sagoma slanciata del Ki-61, diversa dai tipici caccia giapponesi con motore radiale]]
Nel frattempo la Kawasaki metteva in campo il Ki-61, che volò nel '41; era un ottimo aereo in termini di cellula, abbinato ad una versione del DB601, che i tecnici giapponesi si erano premurati di alleggerire di alcune decine di kg. Questo però rese peggiore il comportamento complessivo del velivolo a cui doveva essere abbinato, casomai era meglio se avessero appesantito il motore per irrobustirlo. Il Ki-61 fu prodotto in circa 3.000 esemplari e scambiato inizialmente per un Bf-109 e poi per un Macchi 202 venne chiamato in codice nato 'Tony', tipico nome italoamericano. In realtà era un progetto autoctono, l'unico con motore in linea. Lo Hien (rondine) era veloce, aveva serbatoi autostagnanti e 13 mm di corazza per il pilota; ma il peso a vuoto di 2.200 kg era possibile solo se si aveva l'armamento di 2x12,7 e 2x7,7 mm, poi con 4x12,7 mm si aumentò di qualcosa; ma nel '43 fu necessario usare i cannoni da 20 mm, prima gli MG151/20, 800 dei quali giunti con un sommergibile tedesco da carico; poi gli Ho-5 di cui si è già parlato, che nel frattempo erano diventati disponibili. L'aereo aveva 120 colpi per ciascun cannone e 500 per le due armi da 12,7 del muso. Le ali dello Hien erano molto grandi e poteva avere un carico alare basso, meno del Macchi 202 e forse anche del Bf-109E. Contro ques'ultimo venne valutato con successo, e se si considerano i 550 l di carburante, si tratta forse del migliore aereo con il DB601. Il Macchi era marginalmente più veloce, non necessariamente migliore come agilità (probabilmente peggiore visto che il carico alare era di 170 kgm2 contro 150), con metà potenza di fuoco e il 30% di autonomia in meno.
 
 
Ma il problema non era tanto l'agilità e le prestazioni velocistiche, ma la scarsa affidabilità del motore, specie nel caso dei velivoli mandati fuori dei confini nazionali. Quando si decise di passare al Ki-61-II con motore da 1.500 hp (praticamente il DB605) si trovò che il motore era del tutto inaffidabile e difettoso; peccato perché i pochi Ki-61 di questo tipo erano in grado di volare con 4 cannoni da 20 e a 610 kmh, abbastanza per impensierire i bombardieri B-29. Non erano solo prestazioni teoriche, perché si trattava anche degli unici caccia giapponesi capaci di manovrare in formazioni di combattimento a tali alte quote. Quanto al Ki-61 con l'Ha-40 da 1.100 hp, la sua velocità era calata da 592 kmh dei prototipi a 580, e la salita a 5.000 da 6 a 7 minuti. Era necessario un nuovo motore, ma cosa usare? Nel frattempo dei 100 motori di nuovo tipo destinati ai Ki-61-II, la metà presentò dei difetti tali da rimandarli in ditta, ad Akashi.
 
[[Immagine:Kawasaki KI-102b heavy fighter.jpg|330px|right|thumb|]]
Quando la fabbrica dei motori Ha-140 venne 'chiusa' da un bombardamento ci si trovò a dover saltare il fosso: le cellule senza motore erano molte, e una decisione s'imponeva. Allora venne deciso di usare il radiale Ha-112 da 1.500 hp, potente quanto l'altro ma molto più affidabile. Il 1 febbraio 1945 il prototipo Del '''Ki-100''' volò per la prima volta e si dimostrò eccellente, più agile ed efficiente dell'altro. Decisamente i Giapponesi erano più a loro agio con i radiali che con i motori a liquido. Entro maggio 272 cellule vennero motorizzate con tale propulsore, e si riconoscevano dal fatto che avevano ancora la fusoliera alta come i Ki-61. I Ki-100-Ib erano invece aerei nuovi che vennero prodotti con la fusoliera posteriore ribassata, un pò come avvenne con i La-5FN. La cosa venne facilitata perché il Ki-61-II fece in tempo ad originare anche il modello Ki-61-III che aveva varie migliorie, tra cui il tettuccio a goccia e la fusoliera ribassata.
 
Ma la situazione era talmente grave che, malgrado i piani per produrre 200 aerei al mese, solo 118 vennero costruiti: nondimeno, la sopravvivenza di uno di essi ha fatto sì che questa sia la versione più conosciuta (è al Cosford Air Museum). Capace di volare a 590 kmh e salire a 5.000 in 6 minuti, era armato con 2 armi da 12,7 e 2 da 20 mm, più bombe o serbatoi subalari per 500 kg. Combatté strenuamente e da molti osservatori venne giudicato superiore anche al potente, ma meno affidabile, Ki-84 Hayate. Vi fu un famoso scontro che la propaganda giapponese dichiarò con 14 vittorie sugli F6F Hellcat contro nessuna perdita. In realtà le cose erano diverse, i piloti giapponesi avevano subito due perdite contro 12 vittorie dichiarate per cui 14 era il totale delle perdite su entrambi i fronti. Inoltre, di fatto gli americani persero solo 2 aerei. Ma anche così si trattò di un risultato positivo per i Giapponesi, oramai battuti duramente dai più esperti ed addestrati americani. In ogni caso, gli USA avevano molti più Hellcat di quanti caccia moderni potessero schierare i Giapponesi. Per strano che sia, il Ki-100 continuò a chiamarsi 'Tony' dal punto di vista americano. Del resto è probabile che anche i Giapponesi continuarono a chiamarlo Hien, ma era chiaramente un aereo ben diverso dal Ki-61. Rispetto a questo era grossomodo altrettanto veloce, meno invece del Ki-61-II con motore in linea della stessa potenza e più armato, ma era superiore in tutto il resto.
 
'''Ki-100'''
*'''Dimensioni''': lunghezza 8,79 m, apertura alare 9,45 m, altezza 3,25 m, superficie alare 15 m2
*'''Pesi''': 2.100-2.900 kg
Line 68 ⟶ 73:
 
 
La versione specializzata per le alte quote Ki-100-II aveva turbocompressore ma venne realizzata in soli tre esemplari prima della fine della guerra. Poteva erogare la sua massima potenza anche a circa 10.000 m; infatti se c'era un limite al Ki-100 era quello che oltre i 7.500600 m la sua potenza e le prestazioni calavano rapidamente. Per il resto era facile da pilotare e anche da mantenere a terra, differentemente dai Ki-84 e dagli N1K Shiden. Da notare che questo motore venne provato anche con un Ki-.84 e nonostante la minore potenza, pesando di meno diede quasi le stesse prestazioni senza dover lamentare l'inaffidabilità meccanica dell'altro motore. A tutti gli effetti, il Ki-100 era l'equivalente del FW-190, anche se meno potente e veloce. Sopratutto, arrivò solo nel '45. La sua realizzazione fu possibile anche per via delle informazioni che i Giapponesi ebbero a proposito del FW-190, che era stato realizzato con un motore radiale letteralmente 'fasciato' in una cofanatura estremamente aerodinamica per le migliori prestazioni. Ma questo era un problema non indifferente per il raffreddamento, e la cosa comportava delle controindicazioni che richiesero molto tempo ed esperienza per essere risolte.
 
 
Line 84 ⟶ 89:
 
Aviazione:
*'''Ki-100'''
*'''Ki-84'''
*'''N1K'''