Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Germania: differenze tra le versioni

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E infine lo '''[[w:Junkers Ju-488|Junkers Ju-488]]''' . Quest'aereo era la soluzione a 'basso rischio' per il bombardamento strategico, visto che l'He-177 aveva continui problemi. Esso venne realizzato con: nuova sezione di fusoliera; abitacolo pressurizzato di Ju-388K; parte centrale e posteriore di Ju-188; ala di Ju-388K con sezione aggiuntiva per il secondo motore; stiva bombe in legno, cosa che potrà stupire ma era la stessa soluzione dello Ju-388K e dello Ju-88A-15 (per via della maggiorazione della stiva rispetto allo standard, per contenere 3 t di bombe). In seguito la sezione posteriore di quest'aereo venne riprogettata usando tela, mentre caratteristico rimase il carrello anteriore con 4 ruote singole ripartite sulle gondole motori. Si stabilì che l'aereo dovesse essere prodotto in Francia ma i due primi prototipi vennero sabotati dai francesi negli stabilimenti Latecoere e nel novembre del '44 il progetto venne annullato. La Francia ovviamente non era più sicura, anzi non era più nemmeno nelle mani dei Tedeschi, la Germania era bombardata pesantemente e non poteva fare molto di più che sparare missili V-1 e V-2, e infine si pensò di dare il progetto ai Giapponesi, ma non si riuscì a passare la documentazione tecnica e per lo Ju-488 non ci fu nulla da fare. Se realizzato, lo Ju-488A avrebbe avuto 3 soli uomini a bordo, con 4 motori Jumo 222A radiali a 24 cilindri da 2.500 hp e 15.066 l di carburante avrebbe ottenuto una velocità di 690 kmh a 7.200 m, una tangenza pratica di 11.500 m, e un'autonomia di 3.400 km a 485 kmh/7.200 m. L'armamento era di due cannoni MG151 e due MG131 più 5 t di bombe. Pesi di 21-36 t, dimensioni di 31 m (ap alare), 23,24 m (lunghezza) e superficie alare di 88 m2. Era un aereo piuttosto pesante per le dimensioni, ma sopratutto non è chiaro come mai l'abbondante quantità di carburante non gli consentisse che 3.400 km di autonomia anche se ad alta velocità, non è molto se si pensa che si tratta del 50% in più dei B-17. Forse la risposta è che i motori sono quasi il doppio più potenti, come quelli del B-29 americano. Qui finisce la saga dei bombardieri Junkers ad elica. Ma gli studi continuarono con altri filoni molto interessanti.
 
 
 
 
 
 
 
 
Le bombe tedesche erano di diversi tipi e in numerosi formati, identificati da sigle e numeri (peso in kg): le SZ erano 'dirompenti cilindriche', ad involucro sottile: questo significa che avevano un'elevata percentuale di peso sotto forma di esplosivo e quindi una potentissima esplosione; c'erano poi le SD che erano invece di tipo 'medio' con involucro semiperforante ad involucro più spesso, e infine le PZ con una robustezza ancora superiore, considerate 'bombe controcarri' ma presumibilmente usate anche contro navi da guerra. La sigla era seguita da un numero che indicava il peso e un colore nella parte posteriore dell'ordigno lo identificava immediatamente onde evitare problemi di utilizzo pratico: giallo per le SZ, rosso per le SD e blu per le PZ. La forma di tutte le bombe tedesche di questi tipi era quella, essenzialmente, di un cilindro con punta tozza e codolo con 4 ali, spesso con montanti di irrobustimento oppure, nelle bombe più grosse, un anello di stabilizzazione che collegava queste alette posteriori. Non erano quindi altro che grossi contenitori con l'aspetto di un proiettile con la coda, e non per esempio, di forma aerodinamica 'a goccia allungata' come le bombe RAF e in generale, quelle moderne. I risultati erano comunque più che validi grazie all'addestramento degli equipaggi, all'uso di tecniche d'attacco in picchiata o al congegno di puntamento Lofte 7 che garantiva una precisione nel bombardamento livellato paragonabile a quella del molto più rischioso attacco in picchiata. Questo congegno era paragonabile solo al sistema di puntamento Norden americano, che era un vero e proprio computer analogico, mantenuto segretissimo a lungo, giusto come fecero i Tedeschi con il sistema di richiamo automatico dei bombardieri Junkers (salvo peraltro cederlo ai Sovietici prima dello scoppio della guerra). L'esplosivo usato dai Tedeschi era ad altissimo potenziale, come scoprirono gli Inglesi: era comune l'uso di esplosivo 'alluminizzato' come carica interna, al posto dell'Amatol o della dinamite comuni nelle bombe Alleate di inizio guerra. Cosa comportava questo? Che si forniva più energia all'esplosione. L'alluminio di per se non è esplosivo, ma lo diventa se sottoposto ad un innesco adeguato, vedi gli ordigni FAE: se c'é abbastanza temperatura d'innesco la polvere d'alluminio si 'accende' in maniera violenta reagendo con l'ossigeno dell'atmosfera, il che è ovviamente inutilizzabile per una bomba di profondità, ma fondamentale per tutti gli altri impieghi. Il rapporto potenza-peso è elevato, perché il combustibile, di qualunque tipo, non ha dentro di sé atomi d'ossigeno, il quale però dev'essere fornito dall'atmosfera. Il tritolo per esempio ha una percentuale di ossigeno pari al 42% del peso. Per questo gli ordigni FAE sono tanto potenti rispetto al peso, al patto però di avere un sistema efficace di diffusione nell'atmosfera per ottimizzarne gli effetti. Una casa satura di gas è un classico esempio, ma un altro si trova sotto mano a Capodanno: se sezionate un petardo come il magnum, per esempio, scoprirete che ha polvere da sparo circondata da polvere d'alluminio, da qui la potenza della sua carica, che pure non ricorre ad esplosivi di tipo sofisticato.
 
Gli inneschi erano invece per lo più in cera di pentrite (un esplosivo potentissimo, usato per proiettili di piccole dimensioni), con spolette ad impatto ad azionamento elettrico (piezoelettrico?), ma esistevano anche le spolette come la Type 17 ad orologeria per esplosioni ritardate e la Type 50 che era una trappola esplosiva, che si attivava con le vibrazioni (di eventuali artificieri). C'era anche la ZUS 40, che veniva messa talvolta dietro la spoletta normale, e come questa veniva rimossa, si attivava. Era davvero una guerra senza esclusione di colpi se si pensava di colpire anche gli artificieri, personale specializzato dalla professionalità non facilmente reperibile.
 
Le bombe tedesche avevano anche nomi propri: se la SD 500 e la SD 1700 non l'ebbero mai, la SZ 1000 si chiamava 'Hermann', la SD 1800 'Satan', la SD 1000 'Esau', la SD 1400 'Fritz'. Solo la RAF aveva nomi propri per le grandi bombe, ma non le sigle che ne spiegano l'essenza.
 
Le bombe di maggior impiego erano quelle SD per la loro flessibilità d'uso dovuta all'equilibrio delle caratteristiche. Diciamo che una bomba di 250 kg in genere aveva il 50% di esplosivo se era di uso 'generale', il 70-80%% se era una 'bomba-mina', il 14-20% se era una semiperforante. Il colore era in genere blu chiaro, non c'era nessuna bomba che fosse color oliva o grigio scuro come nel caso delle bombe degli altri belligeranti.
 
Costruire bombe di grosse dimensione, come la SZ 2000 da 1953 kg era un conto, trasportarle un altro. I bombardieri Tedeschi, come quelli sovietici, erano essenzialmente tattici e non potevano fisicamente portare le enormi bombe britanniche che apparvero nel prosieguo della guerra. Ma, differentemente da Italiani e Giapponesi (che in pratica si fermavano alle bombe da 800 kg), i Tedeschi avevano costruito (come anche i Sovietici) ordigni anche di grandi dimensioni, e se l'He-177, l'unico bombardiere dell'asse a lungo raggio costruito in numero apprezzabile, fosse stato una macchina efficiente, se ne sarebbe di sicuro sentito parlare più spesso. Stranamente i Tedeschi non credevano nelle bombe da 100 kg, formato che a quanto pare snobbarono sistematicamente. Il carico tipico era costituito o da bombe da 50 o da 250 kg, più raro quello delle armi da 500 e ancor di più quello degli ordigni di maggiore peso. Venivano portati in fusoliera o sotto le ali, appese a staffe con sezione a T o a H. In genere si arrivava a circa 1 t di bombe per missione, su distanze massime dell'ordine degli 800-1000 km.
 
Ma gli ordigni tedeschi non erano solo quelli 'convenzionali'. A suo tempo, fino a che non sono state prodotte quantità di bombe a grappolo (di fatto spezzoniere a perdere), lo spezzone, esplosivo o incendiario, era un'arma ampiamente utilizzata, per i suoi effetti di 'bombardamento a tappeto' contro obiettivi vari. Nel caso tedesco ce n'era uno in particolare, la SD-2 'a farfalla', ordigno costituito da un anello metallico con dentro esplosivo, e con alette che ne stabilizzavano la caduta con effetto rotatorio tipo il seme del sicomoro: esse coprivano una vasta superficie e con effetti devastanti, per via della frammentazione. Furono uno dei protagonisti dell'attacco Tedesco del 22 giugno 1941, distruggendo molti aerei sovietici al suolo. Inizialmente erano usate dai bombardieri -fino a 360- poi anche dai caccia -tipicamente 20 ordigni-, e infine si realizzò una bomba a grappolo da 250 kg che conteneva dozzine di SD-2, con il vantaggio di essere facilmente trasportabile anche dai caccia privi di vano portabombe.
 
La panoplia comprendeva anche bombe incendiarie (le bombe 'a petrolio') e combinazioni di bombe esplosive con attaccato anche un grappolo di incendiarie. Le bombe a petrolio avevano, anziché la termite, un mix di fosforo e olio combustibile. Le 'mine terrestri' erano invece delle potenti bombe che scendevano appese ad un paracadute, in quanto era previsto che esplodessero appena a terra, senza penetrazione nel terreno, e avevano un involucro sottile per contenere molto esplosivo. Gli effetti demolitori erano impressionanti. A proposito dell'involucro, che ve ne fosse la necessità lo aveva intuito persino Ruggero Bacone, che studiava anche la polvere da sparo. Bisogna costringere l'esplosivo dentro un ambiente chiuso per fargli raggiungere un processo esplosivo ottimale. Per ottimizzare il peso, e sopratutto per evitare che volino pericolosissime schegge, si usano le 'bombe carta' dette così perché l'involucro è costituito da carta a strati, al posto del metallo. In sostanza, per quanto si poteva fare, non era possibile costruire una bomba con il 100% di esplosivo a meno di non prevederne un'efficacia che, paradossalmente, sarebbe stata nettamente minore di un ordigno classico. Un'alternativa, che venne talvolta usata (ma in genere si ricorreva all'acciaio o alla ghisa) erano gli involucri nel leggero ma costoso alluminio, o in tempi recenti, in fibra di carbonio.
 
 
Tornando alle bombe tedesche, il loro impiego fu presto evoluto in azioni di precisione, ma piuttosto che arrischiare l'aereo e l'equipaggio, si preferì l'impiego di un sistema di guida per tiri come si direbbe oggi 'stand off'. La bomba volante era già stata pensata durante la I GM da Americani, Italiani e Tedeschi (questi ultimi con i veri bombardieri strategici dell'epoca: i dirigibili Zeppelin) ma i tempi non erano maturi.
 
Ma questo cambiò molto negli anni successivi. Uno dei risultati fu la bomba Fritz-X, nome con cui è diventata particolarmente nota ma che originariamente era la Ruhrsthal/Kramer X-1. Quest'ordigno divenne improvvisamente noto quando affondò la poderosa corazzata ROMA e danneggiò l'ITALIA il 9 settembre del '43, mentre stavano dirigendosi a consegnarsi agli Alleati. Fu una prova terribile della loro efficacia, e dell'inadeguatezza persino delle navi da battaglia moderne alle nuovi armi teleguidate. Del resto le navi italiane non avevano certo ECM e CIWS moderni, ma in ogni caso restò il concetto che persino una nave ben protetta non poteva essere difesa da bombe del genere. Di lì a poco toccherà all'incrociatore Savannha americano e alla veterana Warspite subirne l'efficacia. Quest'ultima rimase menomata al punto che, per ripararala in fretta, parte della falla fu riempita con cemento.
 
La Fritz-X non era altro che l'antisignana delle 'bombe intelligenti'. Si trattava di una SZ1400, ordigno perforante, trasformata con un kit che consentiva di guidarla tramite un comando radio e l'uso del collimatore Lofte 7, con una serie di alette anteriori (4) e una coda ad anello, ma di tipo diverso dal solito anello cilindrico. Gli attuatori elettrici trasmettevano i comandi alla bomba, ma questa era considerata poco manovrabile, tanto da essere definita non 'teleguidata' ma 'teledeviata'. Si cercò di sostituire il sistema elettrico con uno pneumatico ad aria compressa, ma le variazioni di temperatura causavano problemi e l'idea venne abbandonata. Curiosamente le prove vennero fatte nel '42 prima in Germania e poi in Italia, ma a quanto pare gli Italiani non ne seppero nulla.
 
Funzionava così: il bombardiere, in genere un Do.217, arrivava sulla verticale del bersaglio, a circa 6-7 km. Poi sganciava la bomba e la seguiva tramite un bengala di segnalazione in coda alla bomba, trasmettendole i comandi di correzione. Nel mentre, riduceva i giri e si portava ancora più in alto. La bomba, con un aspetto piuttosto aggressivo con le alette anteriori leggermente inclinate verso l'avanti a mò di tridente, continuava ad accelerare e quando impattava aveva raggiunto o superato la velocità del suono. L'ordigno conteneva 320 kg di esplosivo, dietro uno spesso muso anteriore che serviva a sfondare obiettivi pesantemente protetti sia terrestri che navali. Poi esplodeva ben dentro il bersaglio. L'attacco era pressoché verticale così l'efficacia della corazza veniva ridotta il più possibile. Lo spessore d'acciaio anteriore era tale che forse nemmeno un moderno CIWS sarebbe stato in grado di fermarlo (parliamo di 10-20 cm almeno), mentre il disturbo del segnale radio era una possibilità più pratica. Quando questi ordigni caddero sulle navi italiane, ricorda un superstite di averne seguito uno con il suo binocolo di puntamento, senza capire cosa fosse quell'oggetto argenteo che veniva giù ad alta velocità. Le navi italiane avevano appena subito l'attacco di bombardieri Ju-88, senza risultato, per cui non era facile capire cosa facessero quegli aerei tedeschi ad almeno 6.000 m di quota. Fu una sorpresa disastrosa. Non fu la prima corazzata affondata da aerei, ma un conto era il turbinio di velivoli giapponesi armati di siluri e bombe attorno alle navi inglesi nel '41, un conto quest'azione da distanza, con armi micidiali e precise. In ogni caso, anche le Fritz-X avevano dei limiti. Uno era il disturbo radio, un altro era la limitata controllabilità, con scarti ammessi di appena 2,4 km dopo lo sgancio. Il bombardiere era costretto a volare quasi verticalmente sull'obiettivo e questo lo rendeva vulnerabile, specie perché era costretto, per mirare meglio, a ridurre la velocità. Ma certo, come risultati e sicurezza si trattava di un progresso enorme, si immagini se i B-17 avessero avuto tali ordigni quando si trattava di colpire obiettivi industriali sulla Germania anziché colpire a tappeto intere zone.
 
In ogni caso la Fritz-X venne prodotta solo in 66 esemplari al mese e la metà erano usati per l'addestramento. Non c'era modo di cambiare molto le cose con tale ridotto gettito, anche se le corazzate erano obiettivi importanti e che avrebbero richiesto pochi ordigni per essere messe KO.
 
 
Dimensioni: lunghezza 3,262 m, apertura alare 1,352 m, diametro 562 mm.
 
Peso: 1570 kg complessivi.
 
 
 
 
I Tedeschi furono attivi anche nel settore razzi, ma la mancanza di successi che inizialmente ottennero i sovietici e l'imprecisione dei razzi da 210 mm valutati nel '42 come armi aria-terra con il JG 54, usati contro mezzi navali sul lago Ladoga, posero fine all'interesse per questi ordigni. Curiosamente, mentre la traiettoria dei razzi da 210 mm calava rapidamente dopo il lancio da parte dei caccia (che non erano i FW 190 ma i Bf-109F) rendendo il puntamento impossibile, i razzi di questo tipo sarebbero poi risultati molto utili nel '43 contro i ben più difficili bersagli costituiti da aerei. Questi razzi erano gli stessi tipi usati dall'Esercito, e pesavano ben 112 kg di cui 40 di testata. Dopo il lancio, a circa 1 km, esplodevano generando scompiglio negli stormi di bombardieri americani e costringendoli a diradare le formazioni, cosa che li rendeva vulnerabili agli attacchi dei tedeschi. Ma per l'impiego contro bersagli a terra ci si mise molto di più a capire l'utilità dei razzi, che inizialmente vennero dati ai FW-190 con il Panzerschrek da 88 mm, la copia tedesca dei Bazooka (n.b. all'epoca i Bazooka erano da 60 mm, il Super-bazooka forse deriverà proprio dalle copie tedesche ingrandite). I Razzi erano portati in sei esemplari, poi seguirono i Panzerblitz da 88 mm ma con testata di peso raddoppiato, pesante 6,9 kg, lungo 70 cm. Ma nessuno dei due venne usato dai Tedeschi in azione. Invece un ulteriore sviluppo fu quello dei razzi da 5,5 cm, gli R4M, finalmente dei razzi veloci da oltre mach 2, con traiettoria tesa e piccoli (4,5 kg) a sufficienza per portarne, in comode rotaie di lancio, numerosi esemplari. La testata da 450 gr e l'alta velocità consentivano attacchi abbastanza precisi e letali. La dotazione di questi razzi venne data sopratutto ai Me.262, già formidabili, armati con 24 ordigni sotto le ali e usati con successo contro i bombardieri Alleati. Ma questi razzi ebbero anche un altro sviluppo particolare, stavolta contro bersagli a terra, che era possibile con testate HEAT. Si ritornò insomma a copiare i Sovietici utilizzando, invece di pochi e grossi razzi, un maggior numero di armi. I razzi R4M modificati per l'attacco controcarri erano trasportati da un certo numero di FW 190 in 14 esemplari, sempre ripartiti sotto le ali. Ci volevano 3-4 centri pieni per distruggere un T-34, e anche di più contro un JS-2, ma la cosa, con tiri a distanza ravvicinata, era fattibile e i successi ci furono. Ma era ormai tardi, visto che la guerra nel '45 era inesorabilmente persa.
 
 
 
Unendo sistemi di guida, bombe e razzi i Tedeschi misero finalmente insieme un vero missile aria-superficie. Gli studi, iniziati nel 39, vennero inizialmente ostacolati dalla mancanza di un idoneo motore a razzo, che nondimeno non ostacolerà i primi lanci dato che l'ordigno aveva un paio di ali e di piani di coda (ma senza timone verticale). Per il resto c'era un radiocomando a 18 canali per ovviare ai disturbi nemici, e l'aspetto dell'arma finale era piuttosto aggraziato, con forme insolitamente rotondeggianti, una lunga spoletta anteriore, un generatore di fiamma (flare) posteriore che sembrava un motore a razzo, mentre invece il motore vero era sotto la fusoliera, in un'unità separata. La cosa ricordava l'SSN-14 Silex, solo che qui è il carico (siluro ASW) ad essere portato sotto la fusoliera e il motore dentro la stessa. La base su cui erano costruite le bombe era la SZ500 con i suoi 295 kg di esplosivo. Era un missile vero e proprio, pensato per attaccare sopratutto le navi con poca protezione, ma al pari della Fritz-X era anche idonea a colpire obiettivi a terra.
 
*Dimensioni: lunghezza 3,58 m, apertura alare 3,14 m, diametro 48 cm, superficie alare 1,92 m2
*Peso: 1.095 kg, HE 295 kg
 
Il motore si accendeva solo 90 m dopo lo sgancio, per ragioni di sicurezza. La combustione de razzo Walter 109 dava 600 kgs e una velocità max di 900 kmh. La bomba Hs-293A-1 venne messa in produzione già nel '42 e la prima unità a riceverla fu, dopo oltre un anno, il KG 100 che operava con i Do.217 in azioni antinave dal golfo di Biscaglia. In effetti l'azione delle Hs-293 era tesa a causare danni alle navi mercantili, ma inizialmente non avvenne in maniera diretta, ma attaccando le navi dei gruppi d'impiego ASW che pattugliavano il Golfo di Biscaglia, alla ricerca degli U Boote in partenza o in arrivo. Le bombe HS-293 vennero tirate dai Do-217E-5 contro il gruppo di impiego comandato dalla corvetta britannica Egret, nave da 1.200 t al comando del 1° Support Group, che dava il cambio al 40°. Era il 25 agosto 1943, ma le bombe tirate andarono a vuoto. Usare le Hs-293 non era facile: dopo il lancio bisognava mettersi in rotta divergente rispetto alla bomba lanciata e tenere d'occhio sia questa che il bersaglio, che veniva raggiunto dalle spezzate che la bomba faceva a seconda dei comandi radio ricevuti, approssimandosi al suo obiettivo mentre l'operatore guardava la scena da un lato del muso e controllava la situazione con un joy-stick. Insomma, grossomodo era la situazione che poi si sarebbe ripresentata con i primi missili controcarri. La HS-293, una volta passati i 12 secondi di funzionamento del motore, passava a planare perdendo circa 1.400 m ogni 3 km di quota, per cui era ancora più una bomba a razzo che un missile.
 
Il 27 agosto vi un ancora un altro scontro tra il KG 100 e il 1° Gruppo. Stavolta i Tedeschi avevano capito come usare meglio le bombe, e nonostante il tiro dei cannoni inglesi, riuscirono a tenere sotto controllo (pur dovendo mantenere una rotta costante, vulnerabile alla reazione nemica in quanto prevedibile, per osservare la situazione in maniera continua) le bombe volanti/missili che dir si voglia. Le navi britanniche rollavano, viravano e sparavano per evitare il peggio. La HMS Egret sembrava un giocattolo vista dall'alto, con i cannoni da 101 mm che sparavano a pieno ritmo, ma che non potevano proteggerla dai missili tedeschi: in 90 secondi sia questa che il caccia Atabaskan canadese vennero colpiti, e l'esplosione delle munizioni a bordo della nave inglese ne causò la distruzione oltre che la perdita di circa 240 vite umane. In seguito le navi inglesi miglioreranno le tecniche di difesa, sparando contro le HS293 da distanza ravvicinata con le armi leggere (una sorta di CIWS artigianale) da 20 mm, e successivamente, ricevendo apparati di disturbo radio. Nel frattempo il KG 100 mandò il mese successivo la sua II squadriglia ad operare contro le navi del Mediterraneo, trasferendosi da Cognac a Istres. In seguito le Hs293 vennero usate direttamente contro le navi in Atlantico con gli He-177 del II/KG 40, che attaccarono in massa il 21 novembre, in condizioni meteo difficili, ma che persero vari aerei senza ottenere risultati sufficienti allo sforzo. Naturalmente se non si riusciva a vedere bene le bombe si doveva serrare le distanze e allora la nave poteva sparare meglio all'aereo attaccante. Le Hs293, spesso dirette non tanto contro le sovrastrutture, ma sulla linea di galleggiamento, sarebbero state responsabili della perdita di 5 cacciatorpediniere e di varie altre unità, oltre che i mercantili. Ma non vennero usate contro navi più grandi, pur avendo una potenza distruttiva non indifferente.
 
La versione Hs-293D era dotata di guida televisiva, che avrebbe risolto parecchi problemi di utilizzo pratico, ma non fece in tempo ad entrare in servizio.
 
 
La bomba HS-293 era, come si è detto, largamente usata come arma per colpire sulla linea di galleggiamento le navi, ma questo significava spesso un'entrata in acqua infelice, che portava a modificare significativamente la traiettoria finale, magari mancando il bersaglio. Si pensò a varie soluzioni, con l'appuntimento progressivo della prua per migliorare l'entrata in acqua (eppure vennero anche usate bombe HS293 che al contrario avevano una prua piatta per non penetrare in profondità negli obiettivi prima dell'esplosione, difficile capire la ratio di scelte tanto diverse). C'erano diverse versioni in sviluppo e ad un certo punto si cominciò a pensare ad un'arma riprogettata in maniera profonda. La HS-294, che era molto simile nella progettazione generale, senonché aveva anche delle differenze. Per consentire l'entrata in acqua con angoli di 15-30° venne provvista di prua molto appuntita, mentre la parte posteriore della fusoliera e le ali erano a frattura prestabilita, per cui si rompevano nell'entrare in acqua e non ostacolavano la traiettoria della testata, che colpiva lo scafo ed esplodeva con una spoletta di prossimità da siluri oppure una a contatto, che avrebbe consentito di ridurre il tempo di sviluppo se fosse stata adottata subito.
 
La Hs294 aveva queste caratteristiche:
*Dimensioni: lunghezza 6,12 m, apertura alare 4 m, diametro 65 cm, superficie alare 5,3 m
*Peso: 2.170 kg di cui 656 HE
*Motori: 2 Walter 109da 1.300 kgs, v. max 860 kmh
 
Si trattava di un'arma che pesava il doppio della precedente e aveva una carica più che doppia. La versione A era radiocomandata, la B filoguidata, in seguito si pensò di mettere una guida televisiva alloggiata sul pod del motore destro. Il programma partì nel '43 e non fece in tempo a produrre i suoi effetti in guerra, cosa che sarebbe stata pericolosissima anche per le grandi navi da battaglia. In ogni caso solo un bombardiere piuttosto prestante avrebbe potuto arrivare ad alta quota con un ordigno del genere, sistemato in posizione asimmetrica necessariamente sotto un'ala, e solo un bombardiere pesante ne avrebbe potute portare due.
 
 
 
 
 
Un ordigno molto meno impegnativo era il BV143, che tuttavia ebbe le sue criticità: si trattava di un veleggiatore che portava una specie di siluro a razzo. L'origine fu il veleggiatore L10 con siluro appeso sotto del tipo LT-1. In pratica quest'ordigno planava con un giroscopio, ad un angolo di 15 gradi dopo lo sgancio da parte dell'aereo, per poi all'impatto rilasciare il siluro. Questo aiutava molto ad allungare il raggio d'azione utile degli aerosiluranti, efficaci ma vulnerabili al fuoco contraereo nemico. Le numerose prove, però, non portarono ad un utilizzo che pure sarebbe stato vantaggioso. Il BV143 era diverso: si trattava anche qui di un veleggiatore con alettoni e ali al centro della fusoliera e superfici cruciformi dietro. Planando si avvicinava al mare, e con un braccio telescopico estensibile, ad appena 2 m di quota, una volta che tale 'sensore' avesse toccato il mare, si attivava un motore a razzo che provocava il sostentamento dell'aliante bruciando per 40 secondi, erogando 700 kgs con propellenti Z-STOFF e T-STOFF, quest'ultimo era perossido d'idrogeno, ma l'innesco era fatto dalla tossicissima idraziona. 4 BV 143 vennero provati nel '43 ma come prevedibile non c'era abbastanza tempo per modificare la traiettoria prima dell'impatto con il mare. Meglio sarebbe stato filare un cavo che potesse far chiudere un circuito toccando l'acqua del mare, ma in attesa di un sistema aneroide a tempo o di un radar altimetro venne bloccato il programma. Per la cronaca, ecco le caratteristiche:
 
*'''Dimensioni''': lunghezza 5,95 m, ap. alare 3,13 m, diametro 58 cm, ap alare 2,45 m2
*'''Motore''': BV ATO da 700 kgs per 40 s, v.max 415 kmh
*'''Peso''': 1.055 kg di cui 180 di esplosivo
 
 
Ma la Blohm un Voss fu capace di fare anche di meglio nel campo dei progetti avanzati, come dimostrano i casi della Bv 226 e Bv246 Hagelkorn. Queste erano bombe plananti di tipo davvero inconsueto. La Bv226 aveva ali ad altissimo allungamento che nel '45 vennero trovate, non senza stupore, dagli inglesi come aventi tali ali in cemento armato.La Bv226 aveva anche doppio timone di direzione a lato delle superfici orizzontali di coda. La Bv246 no, aveva invece impennaggi cruciformi. L'arma aveva due paia d'ali ad altissimo allungamento, e veniva guidata tramite un giroscopio e segnali radio emessi dall'aereo lanciatore. Per incredibile che possa sembrare, pare che da alta quota si potevano raggiungere i 210 km di portata, quasi quanto una V-1. La versione A aveva portata 'ridotta' ma non venne prodotta, la B era invece quella operativa, ma non mancarono anche le bombe con radioricevitore Rieschen, pensato per trasformarle in veri missili antiradar. Le bombe erano abbastanza piccole per lanciarle anche da un FW 190F.
 
Questi ordigni, che potrebbero avere diciamo un equivalente giusto nelle JDAM attuali (ma ovviamente queste sono molto più precise) erano davvero un progetto eccezionale, anche se al dunque la guerra non riusciranno a cambiarla. La versione antiradar non ebbe successo per le difficoltà tecniche dovute ai sistemi di bordo, contenuti nel muso modificato; stupisce piuttosto che armi del genere non siano state poi replicate nei decenni successivi.
 
In ogni caso ecco le caratteristiche:
*Dimensioni: lunghezza 3,53 m, apertura alare 6,41 m, diametro 54 cm, superficie alare 1,47 m2.
*Prestazioni: vmax 450 kmh, gittata fino a 210 km
*Peso: testata 730 kg di cui 435 HE
 
Un'altro ordigno era stato sviluppato, ma pare poco usato o forse per nulla a livello operativo: era una bomba sferica che accelerata con un motore a razzo sganciabile all'impatto con l'acqua, rimbalzava varie volte fino a impattare sul fianco di una nave e quindi esplodere scendendo di quota. Era simile ad altri ordigni sviluppati dagli Inglesi, ma non pare entrò mai in azione anche se ne esistono filmati di prove da parte di FW 190.
 
 
 
 
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Missili:
 
*'''Wasserfall'''
*'''Enzian'''
*'''Fritz-X'''
*'''Hs-293-94'''
*'''V-1'''
*'''V-2'''