I promessi sposi/Manzoni e il lettore: differenze tra le versioni

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{{I promessi sposi}}
 
==Rapporto con il lettore==
Il rapporto che Alessandro Manzoni stabilisce indirettamente con il lettore è un inno alla cordialità e alla cortesia che riassume bene la letteratura del periodo compreso tra il XVI e il XIX secolo.
Il rapporto che Alessandro Manzoni stabilisce indirettamente con il lettore è improntato a cordialità e modestia. In particolare, il Manzoni definisce nel [[:s:I_promessi_sposi/Capitolo_I#venticinque lettori|Capitolo I]] il destinatario come "i miei venticinque lettori'': questo passo può essere ritenuto ironico, dato l'enorme immediato successo riscosso dal romanzo. In effetti Manzoni non allude ad un lettore ''specifico'', bensì a un lettore ''generico'' (usando un termine tecnico lo si può definire il '''narratario''' dell'opera). Questo implica un approfondimento sul punto di vista del destinatario dell'opera manzioniana.
<br/>In particolare, il Manzoni parla ad un ristretto gruppo di persone, i suoi fidati '''venticinque lettori''', presupponendo in buona fede che il suo scritto non avrebbe incontrato il favore del pubblico, cosa tutt'altro che vera, come la storia insegna. Questo passo può essere ritenuto tuttavia ironico.
 
==Lettori molteplici==
È allo stesso modo interessante notare come l'autore voglia far credere a chi legge che il testo non sia la sua opera risalente, nella prima edizione, al [[w:1821|1821]], ma ben più semplicemente un ritrovamento di un '''manoscritto''' seicentesco.
Il romanzo nella sua [[I promessi sposi/Introduzione|introduzione]] presenta nell'incipit la finzione del manoscritto seicentesco. Tale stratagemma dispone dunque il seguente schema
{|{{Prettytable}}
!&nbsp;!! Epoca di pubblicazione !! destinatario !! implicazioni
|-align=center
|'''Manoscritto''' || Prima metà del XVII secolo || lettori seicenteschi || livello denotativo, pura descrizione dei fatti
|-align=center
|'''Riscrittura manzoniana''' || Prima metà del XIX secolo || lettori ottocenteschi || livello connotativo: la descrizione del XVII secolo allude alle vicende della metà dell'Ottocento
|-align=center
|'''Rilettura odierna''' || Oggi || noi, lettori del {{CURRENTYEAR}} || livello interpretativo: le vicende descritte da Manzoni superano la contingenza e ci parlano tuttora
|}
 
La narrazione si inserisce comunque nel periodo del "presunto manoscritto" del quale l'autore sta facendo una rielaborazione; il primo capitolo, con l'incontro di Don Abbondio con i bravi, avviene infatti la sera del '''7 novembre 1628''' mentre il termine della storia si pone nel '''1630''', in coincidenza con la [[I promessi sposi/Peste|grande epidemia di peste]]. La finzione del manoscritto presuppone che, data la vicinanza degli eventi, i fatti in esso narrati corrispondano a una realtà storica. Questo per Manzoni era un intento comunicativo fondamentale
 
Ma evidentemente all'autore non interessava solo il livello della nuda descrizione cronistica (vale a dire il ''livello denotativo''), ma per tutto il testo, ora con commenti fuori campo ora con accenni interni al testo intesseva un dialogo fatto di sottintesi e di complicità con il lettore per sfuggire alla rigida censura editoriale austro-ungarica. Ecco dunque che la meschina sopraffazione dei l'impotente violenza delle leggi promulgate dal governo spagnolo nel Milanese rispecchiano la durezza e l'impotenza del giogo austriaco in Lombardia. Ecco dunque che la contrapposizione tra registri linguistici adottati dai diversi personaggi (il ''latinorum'' di don Abbondio, lo spagnolo del Vicario di provvigione, ecc.) allude alla questione della lingua, oggi per noi apparentemente accademica data la distanza temporale, ma all'epoca di bruciante attualità.
 
Infine l'autore ha coraggiosamente scelto di trattare temi di portata universale, che interrogano il lettore di qualunque epoca, indipendentemente dal fatto che Manzoni lo prevedesse o meno. Ecco dunque che quando egli ci accompagna a leggere tra le righe della sua scrittura insegna ad ogni lettore come si affronta un romanzo. Ecco dunque che quando tenta di rispondere alla domanda "cos'è la giustizia?" provoca nel lettore uno sguardo critico che gli fa seguire le vicende dei telegiornali o della stampa quotidiana con occhio più attento. Ecco dunque che quando contrappone i punti di vista dei diversi personaggi su un argomento non cessa di chiamare in causa l'appoggio o la riprovazione del lettore odierno a uno di essi. È questo il livello dell'interpretazione personale, in cui la lettura genera un
 
La conoscenza dei diversi narratari consente sia di distinguere e valutare cosa sia plausibile o possibile attribuire all'autore piuttosto che alla propria intuizione, riconoscendo così quando parlare a titolo personale o a seguito di uno studio del contesto storico e culturale del romanzo.
 
La narrazione si inserisce comunque nel periodo del "presunto manoscritto" del quale l'autore sta facendo una rielaborazione; il primo capitolo, con l'incontro di Don Abbondio con i bravi, avviene infatti la sera del '''7 novembre 1628''' mentre il termine della storia si pone nel '''1630''', in coincidenza con la [[I promessi sposi/Peste|grande epidemia di peste]].
 
[[Categoria:I promessi sposi|Manzoni e il lettore]]