Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Francia 3: differenze tra le versioni

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==Mezzi terrestri==
I corazzati francesi sono una realtà di tutto rispetto fin dal 1916. La Prima guerra mondiale vide gli Schneider e i St. Chamod, ma sopratutto i più piccoli '''FT-17''', in azione in maniera non dissimile dai mezzi inglesi. Il loro debutto vide già 127 carri impiegati. Ma a dire il vero, i primi corazzati francesi non erano molto validi, con uno scafo più lungo dei cingoli che non aiutava a superare le trincee. Con l'FT rinunciarono alla potenza di fuoco per uno scafo sorprendentemente piccolo (erano dei mezzi 'utilitari') di appena 7 t con torretta brandeggiabile. Erano i primi
 
Il salto nell'era moderna lo fecero con l'FT-17, ma poi andarono anche oltre con il gigantesco '''Char 2C''' che aveva corazzatura sufficiente per resistere ai cannoni da 77 tedeschi e un cannone in torretta da 75 mm. Pesava fino a 70 t e aveva dimensioni altrettanto impressionanti, da vera nave di terra, come gli inglesi inizialmente definivano i carri armati. Alcuni carri vennero prodotti nell'immediato dopoguerra (erano diciamo il Fiat 2000 della situazione), e diversi erano ancora disponibili nel '40. Tanto che vennero fatti saltare in aria dagli stessi francesi su di un treno che ne portava un carico. I Tedeschi ne approfittarono per fare fotografie come ad una battuta di caccia grossa e i rottami di questi mastodonti d'acciaio (che pesavano circa 15 t più di un Tiger) andarono poi presumibilmente nelle fonderie a forgiare il metallo che era necessario alla macchina bellica tedesca. Durante gli anni '30 apparve il Renault R.35, simile al vecchio FT-17 ma con varie innovazioni, tra cui un migliore motore e meccanica che peraltro non gli impedivano di limitarsi a 20 kmh; la corazza arrivava a 40 mm e resisteva abbastanza bene al 37 mm tedesco (il mezzo originale aveva 30mm e pesava 8 t, da qui si decise di aumentare lo spessore massimo per fronteggiare i Pak tedeschi); ben 1.600 vennero prodotti e dati essenzialmente ai battaglioni della fanteria; alcuni vennero anche esportati, per esempio nella Polonia che disperatamente tentata di modernizzare il suo cospicuo esercito. Il veicolo non susciterà molto entusiasmo, ma i Tedeschi lo riutilizzarono per farne un semovente da 47 mm. Il problema era la torretta: per quanto ben progettata, con una cupola d'osservazione, soffriva di tante limitazioni: anzitutto era monoposto e questo significava che, sebbene il carro poteva mantenersi 'basso' come peso e dimensioni (avendo una torretta di piccolo diametro), il capocarro doveva fare troppe cose per un uomo solo.Altri problemi erano la mancanza di un portello superiore, la cupola infatti non era apribile e si ricorreva ad un flap posteriore, un portello che aperto era un sedile. Se non altro proteggeva il capocarro, ma non era molto pratico. Il cannone poi era ancora quello del 1918, o appena migliorato, da 37/21 mm. Abbastanza efficace come arma d'appoggio, aveva velocità iniziale troppo bassa per perforare corazze di un certo livello, anche se differentemente dall' FT-17 era disponibile una valida granata perforante e c'era una mitragliatrice coassiale come standard (e non in alternativa al cannone). Pur migliorato in tutte le componenti, non ebbe quindi successo nel contrastare i Tedeschi e venne eliminato un pò per volta. Una sua versione avanzata aveva il cannone da 37/33 mm, sensibilmente migliore, dal 1937, il che significò passare dalla torretta L.713 alla L.739. La torretta L.767 aveva un cannone da 47 mm, ma solo pochi carri l'ebbero. In ogni caso il capocarro sedeva poco confortevolmente su di una cinghia a mò di altalena. Pochi i carri che dal febbraio 1940 ebbero la radio. L'AMX studierà poi un carro con cingoli simili a quelli dello Char B e chiamata R-40, spesso con cannone da 37/33, equipaggerà due battaglioni. Nel maggio del '40 c'erano 945 carri e altri 243 erano in Africa. Il Regio esercito in seguito ne ebbe 109 e li usò in Sicilia.
 
Durante gli anni '30 apparve il '''Renault R.35''', simile al vecchio FT-17 ma con varie innovazioni, tra cui un migliore motore e meccanica che peraltro non gli impedivano di limitarsi a 20 kmh; la corazza arrivava a 40 mm e resisteva abbastanza bene al 37 mm tedesco (il mezzo originale aveva 30mm e pesava 8 t, da qui si decise di aumentare lo spessore massimo per fronteggiare i Pak tedeschi); ben 1.600 vennero prodotti e dati essenzialmente ai battaglioni della fanteria; alcuni vennero anche esportati, per esempio nella Polonia che disperatamente tentata di modernizzare il suo cospicuo esercito. Il veicolo non susciterà molto entusiasmo, ma i Tedeschi lo riutilizzarono per farne un semovente da 47 mm. Il problema era la torretta: per quanto ben progettata, con una cupola d'osservazione, soffriva di tante limitazioni: anzitutto era monoposto e questo significava che, sebbene il carro poteva mantenersi 'basso' come peso e dimensioni (avendo una torretta di piccolo diametro), il capocarro doveva fare troppe cose per un uomo solo.Altri problemi erano la mancanza di un portello superiore, la cupola infatti non era apribile e si ricorreva ad un flap posteriore, un portello che aperto era un sedile. Se non altro proteggeva il capocarro, ma non era molto pratico. Il cannone poi era ancora quello del 1918, o appena migliorato, da 37/21 mm. Abbastanza efficace come arma d'appoggio, aveva velocità iniziale troppo bassa per perforare corazze di un certo livello, anche se differentemente dall' FT-17 era disponibile una valida granata perforante e c'era una mitragliatrice coassiale come standard (e non in alternativa al cannone). Pur migliorato in tutte le componenti, non ebbe quindi successo nel contrastare i Tedeschi e venne eliminato un pò per volta. Una sua versione avanzata aveva il cannone da 37/33 mm, sensibilmente migliore, dal 1937, il che significò passare dalla torretta L.713 alla L.739. La torretta L.767 aveva un cannone da 47 mm, ma solo pochi carri l'ebbero. In ogni caso il capocarro sedeva poco confortevolmente su di una cinghia a mò di altalena. Pochi i carri che dal febbraio 1940 ebbero la radio. L'AMX studierà poi un carro con cingoli simili a quelli dello Char B e chiamata R-40, spesso con cannone da 37/33, equipaggerà due battaglioni. Nel maggio del '40 c'erano 945 carri e altri 243 erano in Africa. Il Regio esercito in seguito ne ebbe 109 e li usò in Sicilia.
Non mancarono carri di tipo diverso, come i Char D con cannone da 47 mm corto. Ma i mezzi per la fanteria erano troppo lenti e poco mobili. Un altro carro simile, ma molto più rapido dell'R.35 era l'Hochkiss H.35, sempre apparso attorno alla metà degli anni '30. Questo mezzo venne dato alla cavalleria. Con la stessa torretta, aveva una corazza limitata a 34 mm ma una velocità di oltre 30 kmh grazie ad una meccanica migliore e a un motore da 70 hp. Ne vennero prodotti 400, poi si passò all'H-39 con motore da 120 hp e 36 kmh; il cannone divenne quello da 37/33 mm. Ebbe impiego sopratutto con le tre D.L.M, le divisioni di cavalleria. Quando i Francesi vennero attaccati dai Tedeschi successe una cosa che spesso è mal riportata o non considerata affatto. Infatti, la vulgata comune vuole che la Francia perse perché troppo 'difensiva' dietro la sua Linea Maginot, serie di fortificazioni formidabili che consentivano di combattere in maniera 'comoda' ai suoi soldati; ma era anche una costosissima barriera statica, che di fatto rendeva privo di iniziativa l'esercito francese, e gli dava una falsa sicurezza di resistere alla guerra moderna e alla sua mobilità. Ma i Francesi non persero solo denaro spendendolo in questa linea, ma si dotarono anche di un gran numero di carri armati e di mezzi motorizzati. Non erano del tutto immobili. E per l'appunto, il problema fu proprio questo. I Francesi non si limitarono ad aspettare i Tedeschi dietro la Maginot; il loro piano, al contrario, era fortemente aggressivo e prevedeva di scattare verso il Belgio se i Tedeschi avessero attaccato. Per farlo avevano sopratutto le 3 D.L.M, ovvero le divisioni di cavalleria meccanizzata, ciascuna con 80 H-35 (gli H-39 erano in parte destinati alle DCR, le divisioni corazzate), e 80 S-35. Queste divisioni erano altamente mobili e ben equipaggiate, la cosa più vicina alla Panzerdivision che i Francesi avessero. Ma la mobilità è controproducente se si usa in maniera sconsiderata: le 'porte girevoli' delle Ardenne giocarono un brutto tiro. I Tedeschi riuscirono a far passare le loro colonne attraverso questa catena di impervie montagne (che cercheranno di usare anche nel Natale del '44), e tagliarono fuori gran parte delle forze mobili dell'Esercito francese. In tre giorni di combattimenti una delle DLM perse 70 H-35 ma solo 30 SUMUA, che in effetti dominavano il campo di battaglia. Ma alla fine i Francesi furono sconfitti e i Tedeschi privarono il loro esercito delle principali forze mobili. Ancora una volta passarono per il Belgio per colpire la Francia, come era successo anche nella I G.M.
 
Non mancarono carri di tipo diverso, come i '''Char D''' con cannone da 47 mm corto. Ma i mezzi per la fanteria erano troppo lenti e poco mobili.
 
Non mancarono carri di tipo diverso, come i Char D con cannone da 47 mm corto. Ma i mezzi per la fanteria erano troppo lenti e poco mobili. Un altro carro simile, ma molto più rapido dell'R.35 era l''''Hochkiss H.35''', sempre apparso attorno alla metà degli anni '30. Questo mezzo venne dato alla cavalleria. Con la stessa torretta, aveva una corazza limitata a 34 mm ma una velocità di oltre 30 kmh grazie ad una meccanica migliore e a un motore da 70 hp. Ne vennero prodotti 400, poi si passò all''''H-39''' con motore da 120 hp e 36 kmh; il cannone divenne quello da 37/33 mm. Ebbe impiego sopratutto con le tre D.L.M, le divisioni di cavalleria. Quando i Francesi vennero attaccati dai Tedeschi successe una cosa che spesso è mal riportata o non considerata affatto. Infatti, la vulgata comune vuole che la Francia perse perché troppo 'difensiva' dietro la sua Linea Maginot, serie di fortificazioni formidabili che consentivano di combattere in maniera 'comoda' ai suoi soldati; ma era anche una costosissima barriera statica, che di fatto rendeva privo di iniziativa l'esercito francese, e gli dava una falsa sicurezza di resistere alla guerra moderna e alla sua mobilità. Ma i Francesi non persero solo denaro spendendolo in questa linea, ma si dotarono anche di un gran numero di carri armati e di mezzi motorizzati. Non erano del tutto immobili. E per l'appunto, il problema fu proprio questo. I Francesi non si limitarono ad aspettare i Tedeschi dietro la Maginot; il loro piano, al contrario, era fortemente aggressivo e prevedeva di scattare verso il Belgio se i Tedeschi avessero attaccato. Per farlo avevano sopratutto le 3 D.L.M, ovvero le divisioni di cavalleria meccanizzata, ciascuna con 80 H-35 (gli H-39 erano in parte destinati alle DCR, le divisioni corazzate), e 80 S-35. Queste divisioni erano altamente mobili e ben equipaggiate, la cosa più vicina alla Panzerdivision che i Francesi avessero. Ma la mobilità è controproducente se si usa in maniera sconsiderata: le 'porte girevoli' delle Ardenne giocarono un brutto tiro. I Tedeschi riuscirono a far passare le loro colonne attraverso questa catena di impervie montagne (che cercheranno di usare anche nel Natale del '44), e tagliarono fuori gran parte delle forze mobili dell'Esercito francese. In tre giorni di combattimenti una delle DLM perse 70 H-35 ma solo 30 SUMUA, che in effetti dominavano il campo di battaglia. Ma alla fine i Francesi furono sconfitti e i Tedeschi privarono il loro esercito delle principali forze mobili. Ancora una volta passarono per il Belgio per colpire la Francia, come era successo anche nella I G.M.
 
I Francesi si ritrovarono in crisi, poiché le loro DCR erano largamente incomplete e scarsamente preparate, e i reparti di supporto fanteria avevano gli R.35, troppo lenti e poco armati per combattere contro i carri nemici. Naturalmente questo dipendeva anche dal tipo di nemico. In Africa eventualmente avrebbero dovuto fronteggiare 330 carri L3, armati solo di mitragliatrici, che avevano una velocità doppia ma pesavano un terzo , come del resto erano corazzati con appena 13 mm d'acciaio.
 
Quanto ai '''SUMUA S.35''', si trattava di un carro del '35 che introdusse una serie di novità e per la sua moderna concezione venne adottato volentieri dalla Cavalleria. Era mobile (40 kmh), con un potente motore a benzina ma anche serbatoi sufficienti per oltre 200 km di autonomia; la corazza arrivava nella parte anteriore dello scafo a 36 mm, e 55 in torretta; il cannone SA.35 era capace di perforare le corazze dei carri nemici a grandi distanze (pur essendo solo un 47/32, come il Bolher adottato dagli italiani). Anche questo mezzo aveva corazza in acciaio monoblocco, di fusione (come i carri leggeri). Purtroppo era anche stavolta munito di una torretta monoposto. Inoltre solo di rado aveva le due radio previste, e il terzo uomo, che doveva fare il radiofonista, era pressoché disoccupato e al più si poteva rendere utile a passare le granate al capocarro.
 
Nondimeno, nonostante questa concezione sbagliata (almeno il radiofonista poteva stare in torretta, assieme al capocarro), questo mezzo era certamente interessante. Dopotutto i Tedeschi avevano masse di Panzer I e II che erano ben inferiori, e anche gli altri panzer non erano sulla carta all'altezza del carro francese. Esso aveva un peso di 19 t e per molti aspetti anticipava di 5 anni il carro M13/40; rispetto a questo aveva lo svantaggio della torretta monoposto (almeno il carro italiano, come anche il T-34, ce l'aveva biposto anche se l'ottimale era quella triposto), e accomunato dalla mancanza iniziale delle radio previste; per il resto era meglio corazzato, con le superfici meglio raccordate (specie nei fianchi) e le sospensioni meglio protette, anche se meno capace di scalare montagne e pendenze dato che in Francia questo era un problema meno sentito. La torretta monoposto divenne dopo il 1940 improponibile, ma per il resto il carro era abbastanza moderno da essere considerato anche l'ispiratore dell'M4 Sherman (tra l'altro armato con il 75 mm francese), che però aveva da subito una torre triposto. Tra l'altro nel concorso del '34 indetto dall'esercito francese si richiedeva proprio un carro da 13 t, come il futuro M13; e questo mezzo era pur sempre considerato 'automitrailleuse' ovvero autoblinda, essendo questa la definizione -non importa quanto irreale- di tutti i mezzi della Cavalleria. Quanto a velocità, da rilevare che il SUMUA venne eguagliato, nel caso degli italiani, solo dall'M15/42. E ancora più notevole, esso aveva un'autonomia maggiore dell'M13/40, che pure aveva un diesel e di potenza minore. Oggetto di limitata evoluzione, il SUMUA ebbe nondimeno cingoli dal passo aumentato da 75 a 105 mm, e nel '40 arrivò anche una versione diesel, con un potente motore da 220 hp (30 più di quello a benzina), chiamata S.40. E ancora più notevole, si costruì un semovente da 75 mm, con una casamatta anteriore, mentre esisteva ancora una specie di torretta centrale anche se disarmata e utile solo come mezzo di osservazione. Era chiamato Canon 75 auto Propulseur. Pesando 2 t in più la velocità diminuiva a 30 kmh. Probabilmente questo mezzo, prodotto in due versioni con cupola di diversa altezza, era considerato come artiglieria divisionale. I carri SUMUA vennero anche forniti ad alcune DLM, divisioni leggere di fanteria.
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Dopo avere combattuto e dimostratosi un duro combattente, i Tedeschi utilizzarono buona parte dei circa 770 costruiti, ma per lo più come mezzi anti-partigiani in Francia; 30 vennero mandati al Regio Esercito, ma vennero usati solo per un reparto in Sardegna che non combatté attivamente. Forse la torretta monoposto era considerata 'indesiderabile' per il combattimento moderno. In ogni caso la cupola venne 'aperta' con un portello simile a quello dei mezzi tedeschi, mentre venne aggiunta una radio (gli italiani ne usarono una di propria produzione).
 
I carri armati pesanti erano i '''Char B.1'''. Nati nei tardi anni '20, inizialmente erano una specie di cannone d'assalto con un pezzo da 75 mm corto, che era azionato dal pilota con un sistema sofisticato che ricorda quanto fatto poi con il carro 'S' svedese. Poi apparve il B1 con una torretta da 47 mm simile a quella dell'S.35, e corazza massima di circa 40 mm; infine fu la volta dei B1 bis, corazzati con un massimo di 60 mm di acciaio. Questo carro pesava in quest'ultima edizione 32 t. Il potente motore a benzina con una grata sul lato destro, poteva dare una elevata mobilità nonostante il peso. Di fatto era l'equivalente del T-28, o poi del Matilda. Era più corazzato del primo e più armato del secondo, ma aveva un layout inefficiente, con 4 uomini di equipaggio di cui 2 quasi inutili (radiofonista e porgitore). Destinati alle DCR, essi erano mezzi piuttosto lenti e poco mobili in termini strategici. Per esempio la loro autonomia era limitata a 140 km su strada, il che causava un problema: tenere le batterie in carica per intendere gli ordini per radio non era facile. Per una volta che i carri francesi avevano un carro armato con radio, non riusciranno ad usarle bene per tali motivi quando vennero sorpresi dalla 7a Panzer di Rommel, i cui carri cecoslovacchi circondarono i carri francesi e li tempestarono di colpi ai cingoli e alla grata del motore. Lo Char era formidabile come corazzatura (almeno il modello bis), e secondo per resistenza solo al Matilda II britannico. I cingoli però erano vulnerabili essendo la struttura simile a quella dei carri 'a losanga' della I GM inglesi. Ma i cingoli di questo tipo permettevano anche una grande mobilità tattica, assieme al motore da oltre 300 hp. Gli Char B1 si dimostrarono però anche formidabili combattenti quando questi pachidermi non erano sorpresi dai più veloci e reattivi carri tedeschi. Considerati piuttosto obsoleti, i superstiti degli oltre 400 prodotti non ebbero nel dopo-campagna di Francia un uso consistente, per esempio alcuni vennero usati per prove dal Regio Esercito ma senza esito operativo. Questo carro aveva corazze imbullonate, anziché di fusione. L'aspetto piuttosto scabroso del mezzo venne notevolmente accordato con una superficie molto levigata, in stile SUMUA, nel modello B1ter. Ma solo 3 di questi perfezionati mezzi vennero completati con successo, mentre altri progetti vennero solo immaginati o rimasero comunque sulla carta. I Tedeschi ne usarono alcuni con lanciafiamme al posto del cannone da 75, oppure trasformati in semoventi da 105 mm.
 
Le autoblindo '''Panhard 178''', nate nel '35, erano mezzi validi, armati di un cannone semiautomatico da 25 mm. Persino dopo le perdite della campagna di Francia c'erano ancora circa 200 mezzi in servizio e i Tedeschi le usarono per i loro reparti. All'epoca l'Italia praticamente non avevano autoblindo, se non le Lancia IZ (a suo tempo formidabili ma oramai obsolete); stranamente non ne venne fornita nemmeno una dagli stock ex-francesi. La resistenza francese, invece, beneficiò di 4745 blindo prive di torrette originali, ma poi adattate a pezzi da 25 mm, oppure da 47 mm. Caddero in mano tedesca nel novembre del '42. Esisteva un prototipo del '39 con 8 ruote, quello che sarà poi la base dell'EBR. Mentre la 178 sarà l'antenata diretta della ancor più piccola AML, uno dei maggiori successi del dopoguerra nel settore delle autoblindo.
 
*Equipaggio: 4
C'erano anche altri carri armati interessanti, come quelli leggeri da ricognizione, ma non in gran numero. Ma sopratutto, basandosi sui carri leggeri inglesi, i francesi ne ricavarono un riuscito e perfezionato veicolo chiamato 'cingoletta Lorraine'. Era usato come trattore d'artiglieria e mezzo di trasporto generico. In un certo senso era come la 'cingoletta' britannica Vickers, ma conservava lo scafo chiuso superiormente e piuttosto trasportava il suo carico sopra o dietro un rimorchio speciale. Talvolta era armato con una mitragliatrice in postazione anteriore. E' straordinario notare come questo mezzo fosse parente stretto anche dei carri leggeri L3 italiani, che avevano la stessa discendenza. E la produzione ammonterà complessivamente a circa 6.000 veicoli; ciò significa, che se fossero stati tutti dotati di mitragliatrici, essi avrebbero ampiamente surclassato, pur essendo solo la 'seconda linea' dei corazzati francesi, le forze corazzate italiane, che in circa 2500 L3 avevano la loro spina dorsale (per il resto c'erano anche 100 M11 e alcuni carri di vecchio tipo Fiat L21). Che la cingoletta Lorraine fosse ben riuscita, nonostante il suo peso ridotto, se ne accorsero anche i Tedeschi che dopo averne catturate molte, presero la decisione di trasformarne alcune in veri semoventi d'artiglieria, con obici da 105 mm, e nonostante il peso aggiuntivo la cosa funzionò decisamente bene, una delle migliori 'improvvisazioni' tedesche.
*Dimensioni: lunghezza totale 4,79 m, larghezza 2,01 m, altezza 2,31 m
*Peso: 8,5 t rifornita
*Prestazioni: v. max 72 kmh, autonomia su strada 300 km (motore a benzina, raffreddato ad acqua da 6,33 l e 105 hp), gradino 0,3 m, guado 0,6 m, trincea 0,6 m, pendenza 30°
*Armamento: cannone da 25 e un'arma da 7,5 o due da 7,5 mm.
 
 
C'erano anche altri carri armati interessanti, come quelli leggeri da ricognizione, ma non in gran numero. Ma sopratutto, basandosi sui carri leggeri inglesi, i francesi ne ricavarono un riuscito e perfezionato veicolo chiamato 'cingoletta Lorraine'. Era usato come trattore d'artiglieria e mezzo di trasporto generico. In un certo senso era come la 'cingoletta' britannica Vickers, ma conservava lo scafo chiuso superiormente e piuttosto trasportava il suo carico sopra o dietro un rimorchio speciale. Talvolta era armato con una mitragliatrice in postazione anteriore. E' straordinario notare come questo mezzo fosse parente stretto anche dei carri leggeri L3 italiani, che avevano la stessa discendenza. E la produzione ammonterà complessivamente a circa 6.000 veicoli; ciò significa, che se fossero stati tutti dotati di mitragliatrici, essi avrebbero ampiamente surclassato, pur essendo solo la 'seconda linea' dei corazzati francesi, le forze corazzate italiane, che in circa 2500 L3 avevano la loro spina dorsale (per il resto c'erano anche 100 M11 e alcuni carri di vecchio tipo Fiat L21). Che la cingoletta Lorraine fosse ben riuscita, nonostante il suo peso ridotto, se ne accorsero anche i Tedeschi che dopo averne catturate molte, presero la decisione di trasformarne alcune in veri semoventi d'artiglieria, con obici da 105 mm, e nonostante il peso aggiuntivo la cosa funzionò decisamente bene, una delle migliori 'improvvisazioni' tedesche.
Infine da non dimenticare che la base dei moderni semicingolati è stata ideata in Francia: il sistema Citroen-Kegresse, applicato ad un certo numero di semicingolati usati anche dai Francesi. Avrebbe avuto la definitiva consacrazione nonché il rapido declino a favore del 'tutto cingolo', assai più costosa come soluzione, negli USA: la serie di mezzi come gli M3 e M5, prodotti in decine di migliaia (oltre 40.000) esemplari e largamente diffusi, fino a non molto tempo fa in servizio in numerose forze armate mondiale. Questo è accaduto, malgrado che il loro successore, ragionevolmente economico, sia stato prodotto in quantità anche superiore: l'M113.
 
Infine da non dimenticare che la base dei moderni semicingolati è stata ideata in Francia: il sistema Citroen-Kegresse, applicato ad un certo numero di semicingolati usati anche dai Francesi. AvrebbeIl più importante fu il P 107 da 45 kmh. Questo tipo di locomozione avrebbe avuto la definitiva consacrazione, nonché il rapido declino a favore del 'tutto cingolo', (assai più costosa come soluzionecostoso), negli USA: la serie di mezzi come gli M3 e M5, prodotti in decine di migliaia (oltre 40.000) esemplari e largamente diffusi, fino a non molto tempo fa in servizio in numerose forze armate mondiale. Questo è accaduto, malgrado che il loro successore, l'M113, fosse un veicolo ragionevolmente economico, e sia stato prodotto in quantità anche superiore: l'M113superiori.
 
==Artiglierie==