Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Italia 1: differenze tra le versioni

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La Savoia-Marchetti è famosa sopratutto per i suoi robusti e spesso veloci trimotori, che in ogni caso hanno una struttura tutt'altro che rivoluzionaria. L'S.M.79 è il più noto, come bombardiere e racer nel periodo prebellico, come aerosilurante dopo; ma c'erano molti altri progetti, e benché la gran parte fossero di tipo tradizionale, non mancarono anche tentativi di 'strappo' con modelli del tutto nuovi.
 
Andiamo con ordine numerico-funzionale, chesi portaarriva ad uno schieramento numericamentedi modelli realmente impressionante, certamente il più consistente di tutta la produzione bellica italiana.
 
Tra i tanti tipi del 'crepuscolo' della R.A. non vanno certo dimenticati gli '''S.79 Bis''', con motori da 920 hp, rimozione della gondola ventrale, serbatoi aumentati così come la velocità di 475 kmh, che furono gli aerosiluranti standard dell'ultima parte della guerra, e che tentarono nel '44 anche un attacco a Gibilterra con 10 aerei. Anche se i danni rivendicati (oltre 40.000 t di naviglio affondato) sono sempre stati smentiti dagli Inglesi (in effetti, non sarebbe stato facile nascondere la perdita di 4 grosse navi nel porto), l'azione, con un volo di 2.700 km dalla Francia lungo le coste della neutrale Spagna -reso possibile da un grosso quantitativo di carburante extra-, fu un colpo psicologico notevole. Anche se si trattò, più che altro, di un colpo di coda visto che gli aerosiluranti italiani non tornarono più in azione, almeno non con tali voli strategici.
 
'''[[w:S.M.86|S.M.86 Sagitta]]''': come già accennato, l'S.M.85 era tutto fuorché un eccellente apparecchio bellico, anzi era a malapena considerabile come aereo da combattimento. Cercare di migliorarlo, già nel 1938 si pensò all'S.M.86W con i motori Walter Sagitta a 12 cilindri a V da 600 hp, 500 a 3.800 m. Questi motori cecoslovacchi, che per la cronaca sono stati estrapolati anche dai D.H. Gibsy King inglesi, permettevano prestazioni superiori e l'MM.397 volò per la prima volta nella primavera del '40, a Vergiate. Quindi era già una realtà allo scoppio della guerra. Il prototipo venne anche usato in guerra dal 96° Gruppo su Malta, iniziando le operazioni offensive il 15 settembre. Fece poche missioni, non combinò molto e nell'insieme dev'essersi dimostrato un miglioramento modesto. Il 17 agosto 1941 ne venne ordinata la demolizione. Il suo collaudatore, del resto, era rimasto ferito su di un Ju-87 durante un'altra missione per cui il suo destino era segnato anche da cause esterne. Un secondo prototipo volò solo il 7 agosto 1941 e doveva rappresentare la versione di serie, ma nonostante ordini per 12, poi 64 esemplari, la sua carriera rimase al palo.L'aereo di per sé era aggraziato, con un cupolino ad ampia visuale per il pilota, ma forse un bimotore era troppo costoso per portare una bomba di media grandezza. Inoltre era totalmente privo di difesa contro i caccia nemici.
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C'é infine da ricordare l''''[[w:S.M.95|S.M.95]]''', per una volta quadrimotore e non trimotore, un aereo da trasporto civile che, appositamente modificato, potrebbe garantire, carico di carburante, 11.000 km con 500 kg di carico. Questo avrebbe potuto fare, assieme ad equipaggi d'eccezione, addirittura una missione d'attacco oltreoceano, contro New York. Missione puramente simbolica, chiaramente, ma: a New York c'erano oltre un milione di italo-americani e italiani, cosa che non era certo fatto da dimenticare; e poi c'era il rischio che gli Americani per rappresaglia distruggessero le città italiane, già sotto le bombe. La missione, così ardimentosa, era quasi pronta per il settembre del '43, ma non se ne fece nulla. Mussolini, anche vedendo il carico di bombe tanto ridotto -oltre che per i motivi di cui sopra- richiese che si lanciassero solo manifestini di propaganda. Gli Americani sarebbero stati costretti ad aumentare le risorse per la propria difesa nazionale limitando le forze proiettabili all'estero. Ma dopotutto, questo lo facevano già contro i sottomarini dell'Asse e in seguito, contro i palloni giapponesi 'da bombardamento' Fu-Go. Al dunque questa missione non ebbe mai realizzazione, da fare eventualmente partendo dalla Francia settentrionale. Anche i Tedeschi ci provarono, con aerei specifici, come i Me.264 e in seguito gli esamotori Ju 290. Ma anche qui non ci fu nessun risultato: le distanze atlantiche erano troppo grandi per chiunque e anche oggi solo il rifornimento in volo rende possibile pensare ad azioni sopra l'Atlantico. Gli unici che forse ce la potevano fare sarebbero stati i B-36 americani e i Tu-95 sovietici, ma questo aveva anni per concretizzarsi. Può sembrare quindi una missione eccessivamente ambiziosa, ma del resto nel '39 un SM.75 speciale ottenne un record di autonomia di oltre 12.000 km, proprio la distanza necessaria per un'azione operativa sopra l'Atlantico<ref>Pedriali, Ferdinando: ''Le fortezze volanti italiane della II GM'' RID Novembre 1991</ref>.
 
 
===CANT<ref>Garello, G.C. ''Il CANT Z.1018: un'occasione sprecata'', Storia militare n.12 set 1994 p.15-26</ref><ref>Garello, G.C. ''Il CANT Z.1007 Alcione'', Storia militare n.20, maggio 1995 p.33-43</ref>===