Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale/Italia 4: differenze tra le versioni

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La cosa rimase come un dato di fatto fino al 1941 stesso, quando invadendo la Yugoslavia gli Italiani trovarono alcune motosiluranti tedesche comprate da Belgrado: 32 nodi, 62 t, 2 tls da 550 mm, cannone Bofors da 40 mm. I motori avevano problemi di affidabilità, ma queste sei navi furono un modello per le MS, ovvero Motosiluranti per la Regia Marina, con una prima serie di 18 navi da 63 t, armate con 2 cannoni da 20 e 2 siluri da 533 mm. Altre 18 seguirono poi. La minaccia aerea, che rendeva i poco armati MAS vulnerabili, aiutava a considerare meglio queste navi più grandi e capaci anche se più lente. I motori erano affidabili, anche se erano a benzina.
 
Le '''VAS''' erano invece le Vedette ASW, che avevano il compito di pattugliare sotto costa contro i sottomarini, dal momento che il rendimento dei MAS e delle Motosiluranti era in questo senso molto marginale. Verso la fine del '41 vennero richieste 30 unità con motori a tre assi, di cui il centrale per le manovre silenziose, poi seguirono altre 18 un pò più lunghe, e infine 12 da ben 34 m di cui solo la metà venne completata in tempo. Stazzanti 69 t, con motori a benzina (per i diesel non c'era modo, in Italia, di costruire unità adatte, a quanto pare, tanto che la terza serie dovette tornare precipitosamente ai benzina), le VAS della seconda serie avevano il motore più potente nell'asse centrale e quelli secondari su quelli laterali; la loro potenza era di 1.150 hp e 300 hp rispettivamente. Velocità 20 nodi, lunghezza 28 m per 4,7 di larghezza e 1,4 di pescaggio. L'armamento era di due cannoni da 20, due mitragliatrici, e 2 siluri che servivano per colpire il sottomarino se si riusciva a farlo emergere con le cariche di profondità. Avevano un aspetto basso e poco appariscente, con un fumaiolo appena dietro la plancia, la costruzione in genere era in legno, come anche per i MAS, per rimediare ai problemi di corrosione delle leghe leggere e al peso degli scafi in acciaio<ref>Per i dati vedesi anche Armi da guerra n.117</ref>.
 
Quanto ai mezzi d'attacco, da segnalare gli studi, con tanto di un prototipo, dell''''aliscafo Brussei''', un progetto molto interessante che tuttavia rimase solo sperimentale. All'epoca c'erano molti studi sugli aliscafi, ma il costo di questi mezzi risulterà, dopo decenni (in cui si arrivò all'era delle navi lanciamissili), poco efficiente come rapporto costo-efficacia. Una storia lunga e interessante, che varrebbe la pena di raccontare meglio e con maggior dovizia di particolari. In ogni caso, i Tedeschi, che lo sperimentarono dopo l'Armistizio in Germania, rilevarono fino a 52 nodi di velocità e un comportamento nominalmente valido; ma era ancora ben lontano dall'essere affidabile come si richiedeva per una nave da guerra 'reale'. Nel dopoguerra di questi sviluppi si interessarono anche gli Americani, e la Boeing sviluppò un sistema di controllo dell'assetto che aveva criteri 'aeronautici'. In seguito ci si realizzerà la classe 'Sparviero' e la ben più grande 'Pegasus' americana, ma l'era degli aliscafi d'attacco sarà di breve durata essendo questi dei natanti (?) decisamente costosi per lo scopo previsto.
 
 
Quanto ai mezzi d'assalto, ce n'erano di tutti i tipi. Rivitalizzando l'esperienza della I GM, si ebbero unità di ogni sorta che potevano essere i nuotatori d'assalto, che erano muniti di un bauletto esplosivo galleggiante, e che andavano in azione con vari mezzi, entrando in azione dal '41. C'erano naturalmente gli SLC o Siluro a Lenta Corsa, che iniziarono ad essere assemblati con gli studi del '35, durante la crisi con la Gran Bretagna. La loro evoluzione tecnica fu modesta, e i tipi migliorati arrivarono troppo tardi, come uno con un carico di 400 kg costituibile se necessario da due cariche da 180 kg l'una. Questi siluri cominciarono ad essere messi in azione da sottomarini con appositi compartimenti stagni e durante la guerra attaccarono sopratutto Alessandria d'Egitto -celebre l'azione in cui vennero danneggiate due corazzate inglesi- da parte del sommergibile SCIRE' (affondato nel '42 da una corvetta inglese). Già un sottomarino italiano avrebbe dovuto fare la stessa cosa, forzare la base inglese, era il IRIDE, ma venne affondato prima portasse l'attacco, già nell'agosto del 1940. Il secondo tentativo fu fatto dal GONDAR, affondato a settembre. Quindi l'attacco del dicembre 1941 fu solo il terzo tentativo dopo due disastri.
 
===Assalto===
Dalla nave OLTERRA, invece, gli incursori ebbero vita più facile. Era una nave teoricamente inerme, in realtà la base per attaccare Gibilterra con un comparto per gli SLC sistemato sotto il galleggiamento. Gli Inglesi non riuscirono a scoprirlo, mentre varie navi vennero affondate.
Quanto ai mezzi d'assalto, ce n'erano di tutti i tipi. Rivitalizzando l'esperienza della I GM, si ebbero unità di ogni sorta che al grado più basso erao i nuotatori d'assalto (uomini Gamma), che erano muniti di un bauletto esplosivo galleggiante, e che andavano in azione con vari mezzi, cominciando dal '41 ad attaccare navi alla fonda. C'erano naturalmente gli '''SLC''' o Siluro a Lenta Corsa, che iniziarono ad essere assemblati con gli studi del '35, durante la crisi con la Gran Bretagna. Erano caratterizzati da un motore elettrico da poco oltre un cavallo, che portava il mezzo, i due operatori e una carica di circa 300 kg.
 
Quanto ai mezzi d'assalto, ce n'erano di tutti i tipi. Rivitalizzando l'esperienza della I GM, si ebbero unità di ogni sorta che potevano essere i nuotatori d'assalto, che erano muniti di un bauletto esplosivo galleggiante, e che andavano in azione con vari mezzi, entrando in azione dal '41. C'erano naturalmente gli SLC o Siluro a Lenta Corsa, che iniziarono ad essere assemblati con gli studi del '35, durante la crisi con la Gran Bretagna. La loro evoluzione tecnica fu modesta, e i tipi migliorati arrivarono troppo tardi, come uno (l'SSB o Siluro San Bartolomeo) con un carico di 400 kg costituibile se necessario da due cariche da 180 kg l'una. Questi siluri cominciarono ad essere messi in azione da sottomarini con appositi compartimenti stagni e durante la guerra attaccarono sopratutto Alessandria d'Egitto -celebre l'azione in cui vennero danneggiate due corazzate inglesi- da parte del sommergibile SCIRE' (affondato nel '42 da una corvetta inglese). Già un sottomarino italiano avrebbe dovuto fare la stessa cosa, forzare la base inglese, era il IRIDE, ma venne affondato prima portasse l'attacco, già nell'agosto del 1940. Il secondo tentativo fu fatto dal GONDAR, affondato a settembre. Quindi l'attacco del dicembre 1941 fu solo il terzo tentativo dopo due disastri.
 
Dalla nave OLTERRA, invece, gli incursori ebbero vita più facile. Era una nave teoricamente inerme, in realtà la base per attaccare Gibilterra con un comparto per gli SLC sistemato sotto il galleggiamento. Gli Inglesi non riuscirono mai a scoprirlo, mentre varie navi vennero affondate.
 
In seguito gli Inglesi copiarono questi SLC con i 'Charriots', e li usarono per affondare l'incrociatore leggero Ulpio Traiano in fase d'allestimento, e poi con equipaggi misti con gli italiani, il BOLZANO nel 1944, per impedire che fosse usato per bloccare il porto di La Spezia, e in seguito danneggiando la portaerei AQUILA per lo stesso motivo (era però a Genova).
 
Restano da citare i motoscafi esplosivi MT, MTM e altri tipi che vennero concepiti per speronare ed esplodere ad una certa profondità (dopo l'affondamento) i bersagli. Una prima serie venne approvata già nei tardi anni '30. In seguito vennero usati con tipi migliorati realizzati via via, e il loro maggior successo fu il danneggiamento dell'incrociatore HMS York nel '41.Il Lapeggior RSIinsuccesso confu invece l'attacco a Malta, che costò la Xvita anche a Teseo Tesei e la distruzione della flottiglia di barchini e dei due MAS, continuòpiù adl'abbattimento utilizzarlidi due MC.200. Gli inglesi persero un Hurricane e ebbero un ponte distrutto dagli SLC, specialmentema distrussero i barchini localizzandoli al radar e colpendoli con le armi contraeree. Fu comunque un'azione tanto temeraria da fargli esprimere ammirazione per il tipo'gesto', in un'azione praticamente suicida. Era anche il segno dei tempi: quando la specialità degli assaltatori riprese vita a metà degli anni '30 il futuribile avversario, la Gran Bretagna, era visto così forte che si pensava fosse necessario ricorrere a mezzi non convenzionali. La armatopropaganda di unregime siluroe la cultura militare del fascismo ebbero tale effetto che vi furono persino proposte di attacchi 'kamikaze' ante-litteram con i lenti bombardieri BR.3, controarmati glidi sbarchibombe Alleatida nel500 Mediterraneokg, sulle navi maggiori britanniche.
 
La RSI con la X MAS continuò ad utilizzare i mezzi d'assalto, specialmente il tipo armato di un siluro, contro gli sbarchi Alleati nel Mediterraneo. Questo era l'MTSMA (Motoscafo Turismo Silurante Modificato Allargato), usati contro le navi ad Anzio. Erano piccole unità semi-civili, in legno (che tra l'altro riduceva l'eco radar essendo materiale dielettrico), lunghi 8,8 m, largo 2,32, pesante 3,76 t, con immersione di 0,7 m; aveva due motori Alfa Romeo da 75 hp e un siluro 'ridotto' da 450 mm, sistemato tra i due motori; la velocità era di 29 nodi e c'erano anche due cariche di profondità (usate più come dissuasori verso le navi inseguitrici) da 50 kg. Il siluro veniva scaricato in acqua; c'era anche un apparecchio nebbiogeno a cloridrina a poppa, e una boa fumogena sferica, sempre da usare per coprire la fuga<ref>Nesi, Sergio ''Chiaro di Luna ad Anzio'', Storia Militare luglio 2005 p.27-40</ref>.
 
 
Un gradino sopra gli SLC e due sopra i nuotatori c'erano i minisommergibili. Questi erano i mezzi prediletti dalla Marina Inglese, e il perché è intuibile: con un mare freddo e poco luminoso fare il sommozzatore è difficile, specie per periodi prolungati. In Mediterraneo era ben più facile accettare anche di restare a contatto con l'acqua che in altri mari avrebbe ucciso dal freddo gli operatori in poco tempo.
 
I minisommergibili erano stati pensati da molto tempo. Anzi, il primo vero sommergibile 'militare', l'American Turtle, da usarsi contro gli inglesi ma da parte americana (ai tempi della Rivoluzione) era di fatto un mini-sommergibile. Fino all'alba del XX secolo i sottomarini erano considerati più 'macchine' che navi, aggeggi complessi, strani, che erano soggetti ad avarie e di dubbia utilità. Difficilmente all'epoca passavano le 100 t.
 
Questo tipo di unità era quindi un 'ritorno alle origini'. Quelli giapponesi erano molto avviati idrodinamicamente; vennero tra l'altro usati a Pearl Harbour ma senza successo, anzi furono l'unico fallimento giapponese di quella giornata: 5 minisommergibili persi con 10 marinai (uno sopravvisse), e poi un sottomarino con altri 70 uomini perso durante i giorni successivi, sempre coinvolto nelle operazioni.
 
I sottomarini italiani erano piuttosto tozzi, invece, e a parte qualche missione d'agguato (ai danni dei sottomarini sovietici nel Mar Nero), la maggior parte delle loro attività era concentrata nel pattugliamento costiero. I primi minisommergibili, del tipo 'A', vennero varati nel 1915 e usati nell'Adriatico più che altro come 'boe' di difesa costiera. Erano navi da 13,5 m di lunghezza e 2,22 di larghezza, 31/37 t di dislocamento, 4 marinai, due siluri da 450 mm e 5 nodi di velocità immersi; collaudati fino a 50 m, avevano un'autonomia di 8,5 miglia a 4 nodi, il che dà l'idea di come fossero oggetti statici, senza nemmeno la possibilità di ricaricare le batterie. Erano pressoché inutili e vennero radiati nel 1918. Seguirono gli 'B', solo 3 unità anziché 6, ma con un motore a benzina da 85 hp in aggiunta a quello elettrico, lunghi 15.12 m e pesanti fino a 46 t immersi, facevano 128 miglia a 6,9 nodi in superficie e 9 miglia a 5 nodi immersi.
 
I 'CA' del 1939 erano da 13,5/16,4 t, lunghi 10 m, larghi 1.96, capaci di 5 nodi, autonomia di 700 mn a 4 nodi, 57 immerso a 3 nodi, velocità max di 6,25 e 5 nodi. Al solito avevano 2 siluri da 450 mm, di tipo più moderno, in gabbie esterne allo scafo; e raggiungevano i 55 m di profondità. La principale miglioria intervenuta, nonostante il peso molto ridotto, era quella dell'introduzione di un motore diesel da 60 hp assieme a quello elettrico da 25 hp, il che spiega l'aumento di autonomia.
 
La resa continuò ad essere ridotta. La Caproni, che costruiva questi battelli, li aveva presentati come progetto nel 1937, ma il collaudo della prima unità dimostrarono al solito una mobilità quasi nulla col mare grosso, una quota periscopica troppo bassa (2,5 m), che non agevolava la vita di chi stava dentro, già costretto a vivere in un vero e proprio incubo dal punto di vista dell'abitabilità. Anche allungando il periscopio a 4,5 m non si ottennero miglioramenti sufficienti. I primi due battelli, che terminarono le prove nel 1939, vennero giudicati negativamente. Nel 1941, sotto l'incanzare degli eventi, vennero riattati a mezzi d'assalto: sbarcato il motore diesel, rimasero solo le batterie al piombo, il periscopio venne sostituito da una cupola, l'autonomia arrivò a 70 mn a 2 nodi, eliminazione dei siluri al cui posto vennero adottate 8 cariche da 100 kg. Il CA 2 fu il primo ad essere approntato nel novembre 1941. In seguito andò a Bordeaux, e fece prove con il sommergibile DA VINCI per essere eventualmente trainato e usato come mezzo d'assalto (una specie di 'super SLC') contro New York. Le prove dettero esito piuttosto positivo, ma se ne fece nulla anche perché il grosso sommergibile oceanico affondò nel '43, a seguito della caccia delle navi Alleate. Il CA 2 rimase in Francia e lì venne reperito dagli Alleati, le altre 3 unità realizzate nel frattempo tra nuove e convertite vennero sabotate a La Spezia.
 
Nel frattempo, la serie 'CB' venne costruita in altri 6 esemplari, sempre con doppi fondi ma esterni, dal 1940. Realizzati entro metà del '41, ebbero un esito migliore dei precedenti e venne pianificato di costruirne altri 72, poi ridotti a 50, ma al dunque, al settembre del '43 ne vennero costruiti solo altri 6, fino al CB 12.
 
Operando in squadriglie di sei, i CB vennero trasferiti via ferrovia a Costanza, Mar Nero, dove vennero usati per attaccare i sottomarini sovietici operando da Yalta, approfittando della noncuranza di questi per la propria incolumità (navigando a lento moto in superficie) riuscirono ad affondarne tre (che probabilmente erano i S 32, Sch 213 e 207) fino al 25 agosto 1943. I 5 battelli superstiti, originariamente al comando di Francesco Mimbelli, verranno poi presi in carico, dopo l'Armistizio, dai Rumeni; e dopo che questi nell'agosto del '44 cambiarono 'bandiera' verranno dati ai Sovietici, che ne misero in servizio 4 e lasciarono il quinto come riserva per i pezzi di ricambio. I 'CB' apparentemente avevano avuto successo, ma era essenzialmente un fatto contingente e dovuto all'incuria nemica. Altrimenti, va detto che le loro missioni duravano in genere due notti e un giorno soltanto, che presto si logorarono e che durante l'inverno 1942-43 vennero messi in disarmo. Non erano mezzi bellici dalle smisurate potenzialità, tutt'altro. Dopo il settembre del '43, altri CB vennero costruiti a Taliedo, per conto dei Tedeschi.
 
Le loro caratteristiche erano (CB): lunghezza 15 m, diametro 3, immersione 2,1; dislocamento 36/45 t, motore diesel da 90 hp e elettrico da 100 hp, velocità di ,5/7 nodi, autonomia di 450 nm a 7,5 nodi e 7 nm a 7 immerso; 4 uomini e 55 m di immersione collaudata.
 
Almeno altri 14 vennero così portati avanti; alcuni vennero affondati da aerei o bombardati nei porti, i CB 13-16 vennero dati alla X MAS e andarono tutti persi eccetto il CB-16, che si consegnò agli Alleati dopo che l'equipaggio aveva ucciso l'ufficiale di bordo.
 
Gli ultimi battelli della serie erano i CM, dei veri mini-sottomarini, realizzati attorno al 1944 in due esemplari, ma senza risultati validi. In tutto, solo i CA attrezzati per l'uso di incursori erano mezzi interessanti; pretendere che, piuttosto che un mezzo d'assalto, i minisommergibili si comportassero come battelli 'normali' in formato ridotto, andando in mare senza un obiettivo chiaro, non portò a nulla eccetto che in Mar Nero, dove tuttavia v'erano condizioni particolarmente favorevoli. L'unico loro scopo valido era quello di fare da vettori per incursori. Nel dopoguerra l'esperienza dei vari SLC e mezzi subacquei vide la nascita della CO.MOS, che realizzò minisommerigibili d'assalto fino addirittura ad un modello molto grosso ed elaborato da 120 t con lanciasiluri da 533 mm (che aveva un costo pari ad un decimo di un Type 209 tedesco, come del resto un decimo era anche il dislocamento), che hanno avuto vasto impiego con le forze speciali della Marina di vari Paesi<ref>Turrini A. ''i Sommergibili tascabili della Marina'' Storia Militare gen 1995</ref>.