Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale: differenze tra le versioni

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Altre versioni inutilmente proposte furono progettate: unda delle più interessanti era l''''F.6Z''', con il motore I.F. da 1.250 hp, del tutto inaffidabile, ma l'aereo venne approvato il 16 giugno 1942, uscì dalla fabbrica il 19 luglio 1943 e venne poi requisito dai Tedeschi. Così si chiuse una genia di aerei che avrebbe meritato certamente 'un posto al sole', ma in pratica ebbero la peggio rispetto ai già molto numerosi concorrenti più referenziati, seppure la Caproni fosse all'epoca una grossa realtà industriale. Di fatto però furono maggiormente 'supportati' i più avanzati e costosi Reggiane.
 
 
 
===CANT===
I CANT di Filippo Zapata (serie Z.1000 per aerei terrestri, Z.500 per quelli navali) erano progettati da un tecnico che, tanto per cambiare, era molto bravo nell'aerodinamica e quindi nell'ottenere le migliori prestazioni con la potenza disponibile. Il '''[[w:CANT Z.1007|CANT Z.1007]]''', grossomodo coevo dello Ju-88 tedesco, era anche simile per prestazioni (circa 450 kmh), anche se questo era ottenuto con una macchina di costruzione interamente lignea.
 
Ovvero, non mista metallica-legno come i Savoia, e nemmeno metallo (e tela ) come per il Fiat BR.20, ma totalmente in legno, materiale che richiedeva ovviamente molto tempo per essere approntato e molta manodopera. Del resto anche i caccia sovietici La-5 erano in legno, e così i D.H. Mosquito, che in velocità erano superiori a qualunque bombardiere fino all'AR.234 a reazione.
 
Per realizzare i suoi aerei più aerodinamici Zapata ricorse ad alcune soluzioni, a parte la sezione di coda, al solito lunga e armoniosa per ridurre l'attrito. Una fu l'abitacolo in tandem, che contribuiva a dare al C.1007 l'aspetto di un caccia trimotore. Questa soluzione riduceva la resistenza, ma ovviamente non era l'ideale per la collaborazione tra i piloti, l'eventuale soccorso, e così via, ma la fusoliera era più stretta, pagante in termini di prestazioni.
 
Non va dimenticato nemmeno che al contempo lo Z.1007Bis adottava tre motori da 1.000 hp, per un potenziale totale di ben 3.000, quasi 1.000 più dell'S.79 o dello Ju-88, né che a differenza di questo, non aveva la capacità di eseguire bombardamenti in picchiata, anche se aveva punti d'aggancio subalari (rarità per i bombardieri italiani). Entrato in servizio nel 1940, era la derivazione del CANT Z.506 navale, ottimo trimotore che aveva stabilito numerosi record nel periodo anteguerra, e che militava in due stormi di bombardieri navali e alcune unità di soccorso-ricognizione. Il CANT aveva la stessa potenza e anche grossomodo lo stesso peso dell'S.84, ed era 'teoricamente' nondimeno più lento nonostante gli abitacoli in tandem: la ragione era presumibilmente l'ala più grande, che consentiva di volare a quote maggiori e con doti di manovra ben superiori, grazie anche all'armonizzazione dei comandi. Peraltro inizialmente dev'esserci stata una certa tendenza all'instabilità cosicché vennero adottati timoni di coda doppi. A parità d'armamento difensivo e offensivo (4 mtg e 1,5 t di carico circa, max teorico 1.200+1000 esterni), e di armamento, era un velivolo superiore all' S.84 e lo dimostrò in azioni di bombardamento e ricognizione ad alta quota. Non per niente divenne l'aereo tipico delle missioni su Malta, che era meglio volare alle quote maggiori specie per la minaccia notturna dei Beaufighters. Per gli attacchi antinave era abbastanza buono, ma forse la maggiore corazzatura dell' S.84 era migliore e così nonostante la possibilità tecnica, il Z.1007 non fece mai l'aerosilurante, ma al più bombardò in volo livellato. Al dunque, però, ne uscivano dalla linea di produzione solo 15 al mese, troppo pochi. In combattimento non era un bersaglio facile, ma in caso fosse stato colpito prendeva fuoco facilmente, non aveva corazze e struttura adatte a sopravvivere a colpi pesanti.
 
La versione C.1007 Ter era stata realizzata dal '42 e dimostrò una notevole validità rispetto all'invecchiato C.1007Bis. Costruita in circa 150 esemplari, grazie ai motori PXIX da 1.150 hp (quasi 3.500 totali) ebbe modo di raggiungere i 490 kmh e di incrementare tutte le caratteristiche tecniche, anche la corazzatura e forse l'armamento difensivo. Continuò a volare anche come trasporto con la CAF dopo il '43, ma durante una missione di 12 aerei 5 di essi vennero abbattuti e 2 danneggiati da caccia tedeschi sui Balcani, uccidendo 26 aviatori italiani.
 
*'''Motore''': 3 Piaggio P.XIbis RC.40 da 1.000 hp (Z.1007bis), o 3 P.XIX RC 45 da 1.175 hp (Z.1007Ter).
*'''Dimensioni''': lunghezza 18,6 m, apertura alare 24,8 m, altezza 5,65 m, superficie 73,3 m2
*'''Pesi''': 9.396 (bis) kg, max. 13.621 kg
*'''Prestazioni''': Bis, 458 kmh a 4.600 m, tangenza 8.400 m, salita a 5.000 in 12'42 sec, autonomia 2.000 km con 900 kg di bombe e a 360 kmh; Ter, 490 kmh a 6.150 m, tangenza 9.050 m, salita a 5.000 m in 10 min 44 sec, autonomia 2.250 km con 900 kg a 400 kmh.
*Armamento: 2x12,7 e 2x7,7 oppure (Ter) 4x12,7 mm; bomba interna da 800 kg o 2x250 o 4x160 o 12x100 o 50 kg (in realtà 129 e 69 kg), o 20 da 20 o 15 kg; esternamente 4x250 o 6x100 o 50 kg, carico max teorico 2.200 kg, pratico circa 1.200 kg.
 
 
Il successore del C.1007 c'era già dal '39. Era il '''[[w:CANT Z.1018|CANT Z.1018]]'''. Il Z.1007 era già un velivolo superiore all' S.79 in quasi tutti i fondamentali, anche se la sua robustezza strutturale e la resistenza agli agenti atmosferici, come ai colpi nemici, erano certamente inferiori. Rispetto all'S.79 e similmente all'S.84 aveva lo stivaggio delle bombe orizzontale e la navicella del puntatore vicina all'abitacolo del pilota per una migliore comunicazione. Ma era pur sempre un trimotore, il che sacrificava il puntatore sotto il muso, in una zona rumorosa e angusta (se non altro meno gelida..).
 
Si poteva fare di meglio con un bimotore, ed ecco il CANT Z.1018, il cui prototipo, in realtà un simulacro, volò nel 1939, ancora con struttura in legno. Raggiunse i 515 kmh, e in seguito apparvero i più pesanti ma anche più aerodinamici prototipi veri e propri, che arrivarono a 524 kmh. Il problema era che i motori disponibili non erano necessariamente all'altezza della situazione, con meno affidabilità e potenza complessive (circa 2.700 hp con due motori dello stesso tipo di quelli del P.108) e inoltre la posizione nel muso non ebbe alcuna arma difensiva, evidentemente ci si fidava della sola velocità. In totale, era un velivolo simile allo Ju-188, o meglio ancora, al Pe-2 russo, ma senza capacità d'attacco in picchiata. Zapata ne progettò versioni lignee e metalliche. L'aereo avrebbe avuto varie combinazioni di ali per farne un velivolo da media o da alta quota, e l'armamento sarebbe stato poi incrementato. In ogni caso, si trattava di un velivolo moderno, e spesso giudicato come il più bell'aereo italiano della guerra, almeno nel caso dei plurimotori.
 
Il problema fu che non c'era chiarezza di vedute su quello che questa macchina poteva fare. Forse avrebbe potuto entrare in produzione diciamo nel '41 e in servizio nel '42, ma ricordiamo sempre, che all'epoca già era un'impresa superare i 30 bombardieri al mese, quindi i risultati produttivi sarebbero stati modesti e incapaci di valorizzare le capacità del nuovo progetto. Anche perché i CANT Z.1018 Leone sarebbero andati a scapito dei CANT Z.1007 Alcione, quindi il miglioramento avrebbe dovuto essere calcolato al 'netto'.
 
Ora il problema era che il CANT Z.1018 venne tediato, progettualmente, da innumerevoli richieste, anche le più irrazionali, per migliorarlo prima di metterlo in produzione, come se vi fosse ancora tempo da perdere. Ma forse non erano solo richieste prive di ratio, perché il CANT Z.1007Ter, seppur di concezione superata e più lento, venne giudicato dai Tedeschi superiore al Z.1018. Loro erano interessati a proporre all'Italia di produrre i loro aerei 'di secondaria importanza' come il Me.410 e lo Ju.188 in cambio di G.55.
 
Ma nondimeno, il Leone non era del tutto adeguato: la tangenza di appena 7.200 m era inferiore agli 8.400 m del Z.1007Bis e ancora di più ai 9.000 dei -Ter, l'autonomia era inferiore, a quanto pare solo 1.330 km sia pure a ben 450 kmh di velocità media. Eppure v'erano 3.300 l di carburante disponibili. Strano anche che il peso indicato era di 8.800-11.500 kg, veramente poco se si considera che con 2.700 kg di carico utile era necessario scegliere tra il carico di carburante e quello di bombe, e quindi o si decollava in sovraccarico, oppure i 2.000 kg di bombe indicati come massimo erano puramente teorici, e difficilmente si sarebbe potuto avere più di 500 kg. Come paragone, va ricordato che il CANT Z.1007 bis aveva 4.225 kg di carico utile, appena di meno per il Ter. Questo consentiva un'autonomia con: 2.470 kg di carburante, 830 carico militare, 900 kg bombe, rispettivamente di 2.000 a 360 kmh, e 2.250 km a 390 kmh.
 
Al dunque, solo 17 aerei vennero approntati e forse furono protagonisti di un'unica azione sui Balcani. Gli Italiani avevano ordinato 800 apparecchi a varie industrie, molti erano in lavorazione, ma dopo l'8 settembre tra bombardamenti alla Breda e alla CANT, la produzione finì presto.
 
*'''Motore''': 3 Piaggio P.XII RC.35 da 1.350 hp al decollo
*'''Dimensioni''': lunghezza 17,6 m, apertura alare 22 m, altezza 6,1 m, superficie 63,1 m2
*'''Pesi''': 8.800 kg, max. 11.500 kg
*'''Prestazioni''': 534 kmh a 4.500 m, crociera 450 kmh a 5.500 m, salita a 6.000 in 14 minuti, autonomia 1.330 km
 
 
Ma la storia dei Leone non era finita qui, Zapata andò alla Breda, rimasta senza commesse, attorno al 1942, mentre la CANT era oberata di ordini; così vi furono proposte di cui due accettate, una per un bombardiere (BZ.301 Leone III) da 8.750-13.100 kg, due motori P.XV RC.45 da 1.500 hp, con autonomia prolungata a 1.800 km, e che per il resto aveva: apertura alare 24,8 m, lunghezza 18 m, tangenza di 9.500 m, peso massimo di 13.100 kg. Un'altra era il caccia notturno '''BZ.303 Leone II''', (Breda-Zapata). Questo era ovviamente l'aereo più interessante; esso avrebbe dovuto avere motori potenziati da 1.450 hp P.XV e ben 8 cannoni da 20 mm e una Breda da 12,7 difensiva, più un radar, con una velocità di circa 580 kmh. Ala ridotta a 20,7 m, lunghezza accorciata a 16,98 m. Era il caccia destinato a portare maggior armamento tra tutti quelli italiani (praticamente battuto solo dall'He.219 tedesco), salendo a 6.000 m in 11', con tangenza di 10.300 m, peso di 8-11.000 kg. Era infine previsto un Z.1018Bis con i DB-603, per prestazioni ancora maggiori. Ma tutto questo, e i relativi calcoli sulle prestazioni, rimasero teoria.
 
Alcuni nuovi Leone di questa 'seconda generazione' erano in via d'approntamento, ma non ebbero mai completamento, distrutti nelle loro fabbriche dai bombardamenti del 30 aprile del '44. Le loro fusoliere rimasero tra le macerie a testimoniarne la natura metallica, essendo sopravvissute alle fiamme. Poi i Tedeschi fecero rottamare tutto il materiale. Quell'aprile del '44 fu devastante per quanto restava dell'industria aeronautica italiana, sommando le incursioni anche sulla Fiat e Macchi (ma stranamente non sulla Savoia-Marchetti). Alla fine, non rimase nulla di questo bombardiere chiaramente moderno, ma che non trovò modo di farsi valere data la fine prematura della guerra.
 
 
Infine da non dimenticare il '''CANT Z.1015''', aereo originariamente assemblato come versione da record del 1007, già verso la fine degli anni '30. Era privo di armi, con una carenatura che conteneva l'abitacolo, che sporgeva sopra la fusoliera. Era un vero racer, ma scoppiò la guerra e non vi fu più tempo per i record. Dopo qualche anno, l'aereo venne tuttavia ripescato dal magazzino e trasformato in aerosilurante. Venendo nel frattempo munito di 3 motori da 1.500 hp, disponeva di una potenza quasi pari a quella di un B-17 ma in metà peso; così non stupirà che venne trovato un formidabile apparecchio, tra i più veloci aerosiluranti mai realizzati, con ben 563 kmh. Ma vi erano anche delle controindicazioni: i motori italiani di maggiore potenza non erano in genere molto affidabili, a parte questo si trattava di un aereo unico. Infine, era un velivolo da ben 15 t, di costo elevato, che appariva sprecato per il compito di silurante, anche alla luce della proposta per il G.55S monoposto, ancora più veloce persino con il siluro a bordo (570 kmh) . Per giunta, non pare che il Z.1015 ebbe mai armi difensive. Così la cosa restò senza esito.
 
Un'altra soluzione senza esito fu l'impiego come bombardiere dello '''Z.511''', il più grande idrovolante a scarponi, un velivolo quadrimotore e metallico. Aveva 6.000 km d'autonomia ed era inteso come aereo passeggeri, sempre progettato dall'infaticabile Zapata. Era capace di operare con il mare forza 5 e questo idro fu visto come bombardiere per attaccare New York. Anche se superava di poco i 400 kmh, ed era privo di armi e corazze. Ma la sua capacità marina lo avrebbe fatto rifornire da un sottomarino italiano in mezzo all'Atlantico (apparentemente era proprio difficile concepire il rifornimento in volo tra aerei, all'epoca: eppure già negli anni '20 tale tecnica era stata messa in atto durante voli da record..). Data la difficoltà intrinseca di questa operazione, la cosa venne lasciata cadere e lo Z.511, rimpiazzato nell'idea dall' SM.95, provò piuttosto che le acque dell'Atlantico, quelle del Trasimeno su cui fece scalo durante le convulse vicende del '43.
 
Zapata continuò anche dopo la guerra a progettare velivoli; l'ultimo dei suoi progetti fu l'elicottero AZ.101, un enorme trimotore antisignano dell'EH-101, rimasto prototipo.
 
== Note e riferimenti ==