Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale: differenze tra le versioni

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====Piaggio da combattimento====
La '''Piaggio''' era una ditta minore nel panorama dell'aviazione italiana, ma curiosamente fece anche dei progetti di notevolissima fattura, anzi si può ben dire che molti dei suoi progetti erano fin troppo avanzati per non presentare dei problemi tali da renderne difficilissima la messa in servizio. Tipico fu il '''P.2332''', uno degli ultimi aerei disegnati da Pegna, dotato dicon un'ala molto 'caricata' e di potenti sistemi di ipersostentazione: l'idea era quella di un'ala con elevata portanza quando serviva:per decollo e atterraggio, di ridotta resistenza in volo per una maggiore velocità. Non funzionò, anzi l'aereo fu il peggiore tra quelli nuovi presentati durante gli anni '30 come nuovo 'bombardiere medio', e anche la riprogettazione '''Ca.403 Procellaria''' non ebbe fortuna, non riuscendo a dimostrare prestazioni superiori a quelle già ottenute dai progetti concorrenti.
 
Ci fu anche il trimotore '''P.23R''', del tutto diverso, che derivava dal P.23M, un aereo da trasporto e da record che volò il 1 agosto 1935 e; nel '38 portò 5 t di carico ad oltre 400 kmh per 1.000 km. La versione da bombardamento di questo trimotoreP.23R partecipò al concorso per il bombardiere pesante, ma non venne scelto. IL P.23R volavaVolava a 410 kmh e pesava 8.900-23.900 kg. Nel maggio del '42 si voleva modificarlo per bombardare New York, ma rimase danneggiato in atterraggio ad Albenga. Per curioso che potesse essere, la Regia Aeronautica aveva alcuni eccezionali aviatori capaci di voli di grande difficoltà, ma al contempo il livello medio degli equipaggi era tale da averne pochi anche per il volo notturno e le missioni di bombardamento ordinarie.
 
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Quanto ai bombardieri pesanti, la Piaggio non ebbe timore di avventurarsi in uno dei più difficili settori, quello dei quadrimotori, per i quali ci voleva una progettazione particolarmente efficiente se non si voleva trasformarli in fallimenti: le ali caricate ciascuna di due motori erano davvero un elemento critico di progettazione. Il '''P.50''' era originariamente in legno, e per guadagnare peso i motori erano sistemati in maniera aerodinamica in un'unica navicella per ala: uno spingente e l'altro traente. Questo ebbe dei problemi, e in seguito l'aereo venne riprogettato con 4 gondole motore (qualcosa di simile si sarebbe verificato con l'He.177-277), ma la struttura ancora lignea era tanto pesante che il decollo a pieno carico non era possibile. Giovanni Casiraghi, che aveva lavorato negli USA e conosceva il B-17, volle mettere mano ad un progetto analogo, tanto che grazie anche a lui, e forse sopratutto a lui, il Fortress non corse 'il rischio' di essere prodotto su licenza in Italia. Ne venne fuori prima il '''P-50 Metallico''', che aveva un peso minore e finalmente prestazioni che valessero la pena d'essere apprezzate; poi proseguendo nell'esperienza si saltò su di un diverso tipo di aereo, il Piaggio P.108. Nel programma 'R' per 3.000 aerei erano previsti anche bombardieri pesanti. La Piaggio partecipò con il P.112, rielaborazione del P.50, con motori previsti P.XXII, ma poi Casiraghi propose il P.108B, anche se il programma venne vinto dal '''CANT Z.1014'''.
 
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Già che c'erano a complicare le cose arrivarono anche: il progetto P.130 per un bombardiere stratosferico del '42, con 4 motori P.XII e un motore DB-605 per ristabilire la compressione ad alte quote, messo dentro la fusoliera; e un P-133C da trasporto passeggeri da 5.000 km di autonomia. Come la piccola Piaggio potesse pianificare con un minimo di realismo lo sviluppo pressoché contemporaneo di così tanti progetti di apparecchi quadrimotori, è chiaramente senza risposte. E infatti, di tutti questi velivoli fu a malapena possibile mettere a punto dopo anni di fatica il P.108B. Erano certo 'altri tempi': adesso progettare un quadrimotore militare è difficilissimo persino per un grande gruppo aerospaziale, oltre che un salasso finanziario per industrie e contribuenti. All'epoca, invece, una squadriglia di 9 P.108B costava circa 46 milioni, grosso modo come un gruppo di 26 S.79, ma avendo bisogno solo di 54 aviatori anziché di 130, era una scelta considerata vantaggiosa anche dal punto di vista economico<ref>Pedriali, op. cit</ref>.
 
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La Piaggio ebbe voce in capitolo anche nel settore caccia. Ovviamente con una proposta 'anticonvenzionale'. Prima studiò il '''P.118''' con due eliche controrotanti azionate da altrettanti motori radiali P.XI contrapposti a metà fusoliera. Questo era necessario per ottenere le linee aerodinamiche più avviate possibili dato che così si liberava il muso, cosa buona anche per le armi montabili, ostacolate solo dall'elica.
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Successivamente o quasi vi fu anche il progetto del '''P.132''', un cacciabombardiere convenzionale come struttura, ma con molte innovazioni tecniche, a cominciare dalla lega leggera (elektron) di cui era costruito -e che avrebbe certamente causato molto problemi di messa a punto-. Dopo molti studi al riguardo, non venne tuttavia concretizzato nemmeno un prototipo. Sarebbe stato, per la cronaca, motorizzato con un propulsore da 1.500 hp radiale Piaggio, capace di imprimergli oltre 600 kmh. Il peso a vuoto era limitato a 2.500 kg pur avendo: 2 cannoni da 20 mm MG151 e 2 Breda nel muso, e 4 MG 151 nelle ali (il tutto con abbondante munizionamento). Era previsto che fosse tanto leggero per avere margine di carico sufficiente per svolgere duelli aerei, attacco e aerosiluramento. Al solito per la Piaggio, si trattò di un progetto fin troppo audace e nessun prototipo venne mai allestito.
 
 
====I Caproni da caccia====