Armi avanzate della Seconda Guerra Mondiale: differenze tra le versioni

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====Macchi 205/207<ref>N.Sgarlato, Prototipi Della Regia Aeronautica, op.Dic-Gen cit.2008</ref><ref>Lembo, Daniele: ''Il Macchi C.205 Orione'', Aerei nella Storia Maggio 2001</ref>====
[[Immagine:M.C.205V.jpg|280px|right|thumb|Il C.205 Veltro]]
Il '''[[w:Macchi M.C.200|C.200]]''' era il migliore tra i caccia italiani in servizio nel '40, anche se soffriva ancora di limitazioni dovute alla forma delle ali (non è chiaro se fossero all'epoca già risolte, ma fino al marzo '40 ebbe fenomeni di autorotazioni mortali). Nell'insieme era una macchina interessante, ma priva della potenza di fuoco e delle prestazioni del suo rivale Hurricane, meno maneggevole ma tutto sommato superiore. Per fare di meglio nei tardi anni '30 si cominciò, in alternativa alla compera diretta dei Bf-109, a progettare un aereo nazionale, il che ebbe ovviamente la solita, ma meno affollata di altre occasioni, panoplia di offerte. I due che ce la fecero furono il Re.2001 e il '''MC.202'''. Quest'ultimo era di progettazione mista: era robusto, e la sua aerodinamica gli dava una velocità elevata. Peraltro era pesante, aveva una struttura che sebbene facile da costruire con tecnologie modeste, richiedeva nondimeno ben oltre 20 mila ore di lavoro per aereo (il BF-109 circa 5000). La sua rapidità di messa a punto, dovuta (differentemente che sul Re.2001) alla sostanziale assenza di difetti (anche perché basato sulla cellula di un aereo esistente di già, l'MC.200), e così al primo volo dell'agosto del '40 seguì entro un anno l'entrata in servizio (giugno 1941, esordio in combattimento nel settembre). Oltre 1.000 aerei vennero prodotti e combatterono sopratutto in Africa Settentrionale, contendendo tra la fine del '41 e la primavera del '43 la superiorità aerea agli Alleati, che fino allo Spitfire non ebbero aerei all'altezza, avendo solo Hurricane e P-40. Ma era chiaro che nemmeno questi apparecchi da caccia potevano dirsi soddisfacenti. Pur raggiungendo quasi 600 kmh, e salendo a 6 mila metri in pochi minuti (difficile dire quanti, date alcune incongruenze nei dati riportati), era poco armato con le solite 2 armi da 12,7 mm. Non aveva molte capacità di carico pesando ben 2.400 kg a vuoto, 400 più del Bf-109 con gli stessi motori, e anzi è notevole che fosse molto agile nonostante tale peso e un carico alare notevole (del resto i P-40 avevano la stessa caratteristica, essendo ancora più pesanti del C.202). Per ottenere di meglio Castoldi cominciò a lavorare ad una sorta di C.202bis con il DB-605 da 1500 hp. Il '''[[w:Macchi M.C.205|C.205]]''' fu l'aereo che ne derivò nel marzo del '42. Fece in tempo a competere per la nuova generazione di caccia della Regia. Anche i Tedeschi lo valutarono.
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Nel concorso per il nuovo caccia italiano la classifica, stilata fu con il G.55 a 21 punti, Re.2005 a 20, C.205N a 18.
 
Insomma, l'ala maggiorata non era poi un grande vantaggio rispetto ai 'Veltro'. Gli 'Orione' erano più lenti in tutti i contesti e poco superiori ad alta quota. I G.55 e Re.2005 erano certamente migliori, specie i primi, ad alta quota, grazie ad un'ala e a un disegno da subito adatti allo scopo. Del resto, anche il vecchio G.50 arrivava sui 10 mila metri di tangenza, ben più degli 8.800 del Macchi 200. La costruzione dei C.206 e 207 non venne mai completata e questo chiuse la questione, anche se si trattava di caccia di indubbio interesse, e non poteva essere altrimenti data la potenza del motore e dei cannoni, associati ad una cellula complicata da costruire ma (specie nella zona di coda) molto avviata. Nel dopoguerra si ebbe notizia di un Macchi riprogettato per il R.R. Merlin, come il G.59, ma non se ne fece nulla e solo alcuni aerei vennero completati per l'Egitto. Il Fiat G.59 rimase a fare l'asso pigliatutto del settore, assieme ai tipi angloamericani (P-38,47 e 51, nonché Spit Mk IX) forniti nel frattempo.
 
 
 
====I Savoia-Marchetti<ref>Sgarlato, 'Prototipi della R.A.', op. cit</ref>====
La Savoia-Marchetti è famosa sopratutto per i suoi robusti e spesso veloci trimotori, che in ogni caso hanno una struttura tutt'altro che rivoluzionaria. L'S.M.79 è il più noto, come bombardiere e racer nel periodo prebellico, come aerosilurante dopo; ma c'erano molti altri progetti, e benché la gran parte fossero di tipo tradizionale, non mancarono anche tentativi di 'strappo' con modelli del tutto nuovi.
 
Andiamo con ordine numerico, che porta uno schieramento numericamente impressionante, certamente il più consistente di tutta la produzione italiana.
 
'''[[w:S.M.86|S.M.86 Sagitta]]''': come già accennato, l'S.M.85 era tutto fuorché un eccellente apparecchio bellico, anzi era a malapena considerabile come aereo da combattimento. Cercare di migliorarlo, già nel 1938 si pensò all'S.M.86W con i motori Walter Sagitta a 12 cilindri a V da 600 hp, 500 a 3.800 m. Questi motori cecoslovacchi, che per la cronaca sono stati estrapolati anche dai D.H. Gibsy King inglesi, permettevano prestazioni superiori e l'MM.397 volò per la prima volta nella primavera del '40, a Vergiate. Quindi era già una realtà allo scoppio della guerra. Il prototipo venne anche usato in guerra dal 96° Gruppo su Malta, iniziando le operazioni offensive il 15 settembre. Fece poche missioni, non combinò molto e nell'insieme dev'essersi dimostrato un miglioramento modesto. Il 17 agosto 1941 ne venne ordinata la demolizione. Il suo collaudatore, del resto, era rimasto ferito su di un Ju-87 durante un'altra missione per cui il suo destino era segnato anche da cause esterne. Un secondo prototipo volò solo il 7 agosto 1941 e doveva rappresentare la versione di serie, ma nonostante ordini per 12, poi 64 esemplari, la sua carriera rimase al palo.L'aereo di per sé era aggraziato, con un cupolino ad ampia visuale per il pilota, ma forse un bimotore era troppo costoso per portare una bomba di media grandezza. Inoltre era totalmente privo di difesa contro i caccia nemici.
 
*'''Dimensioni''': lunghezza 10,85 m, apertura alare 15 m, altezza 3,86 m, superficie alare 30,8 m2
*'''Pesi''': 3.357-5.077 kg
*'''Prestazioni''': V.max 412 kmh a 4.000 m, salita a 4.000 m 14 min 17 sec, tangenza 6.300 m, raggio 770 km, autonomia 1.700 km
*'''Armi''': bomba da 500 kg.
 
 
Dopo quest'apparecchio, merita certamente ricordare il bombardiere leggero multiruolo '''[[w:S.M.88|S.M.88]]''', di cui volò anche un prototipo. Era un velivolo bimotore, con alcune caratteristiche interessanti. Volò già nel 1939, quindi assieme ai vari Re.2000, Z.1018, P.108 ecc. era la 'nuova generazione' apparsa immediatamente prima della guerra. Era una sorta di bombardiere-caccia pesante bifusoliera con 3 persone di equipaggio, tutti nella navicella centrale, appesa tra le fusoliere. Aveva un tettuccio largamente vetrato e due motori DB-601, ma la struttura, specialità della SIAI-Marchetti, era ancora mista con scheletro in legno e copertura metallica. Inteso più che altro come aereo export, aveva d'interessante che il pilota si sdraiava nel muso e diventava il bombardiere, mentre il secondo pilota prendeva il comando dell'aereo; il cannoniere aveva un'arma da 12,7 mm difensiva, altre due erano offensive, montate nelle ali. Il tutto era assai prestante, ma questa costruzione originale e di basso costo aveva motori tedeschi, il cui export venne proibito.
 
*'''Dimensioni''': lunghezza 12,1 m, apertura alare 14,5 m, altezza 3,5 m, superficie alare 32,5 m2
*'''Pesi''': 5.000-7.000 kg
*'''Prestazioni''': 560 kmh, tangenza 8.700 m, salita a 5.000 m in 12,5 minuti.
*'''Armamento''': 3x12,7 mm, 600 kg di bombe
 
Nonostante le buone qualità, l'aereo rimase prototipo. Ma l'avventura tecnica per sviluppare nuovi velivoli era solo iniziata: nel '42, allorché la Regia chiese un bombardiere leggero e ricognitore con un raggio di 2.000 km, 1.500 con 500 kg di bombe, l'idea ritornò in auge. Sopratutto però ritornò con la richiesta, del luglio dello stesso anno, di un caccia pesante con i DB-605, ben 6 cannoni da 20 mm, 620 kmh e una mitragliera da 12,7 difensiva, raggio di 1.600 km. Cose molto impegnative da ottenere, specie se si considera anche il carico di 800 kg di bombe richiesto. Il fatto è che l'S.M.88 era ancora in sviluppo e solo il 15 dicembre 1942, dopo molte incertezze, la R.A. puntò tutto sull''''[[w:S.M.91 Sagitta|S.M.91]]'''. Questo era simile, forse derivato dal precedente, ma era anche un aereo nuovo. Ne vennero prodotti 2 esemplari, il primo volò l'11 marzo 1943.
 
Stavolta si trattava di un aereo totalmente metallico per ottenere un peso minore a scapito del costo. Da notare che anche l'S.M.91 era un concetto prebellico, rispondendo alla specifica del '38 o del '39 per un caccia pesante, tanto che il 7 settembre del '39 vennero ordinati i due prototipo MM.433 e 434. Inizialmente pure questo progetto aveva i DB.601, ma per raggiungere le prestazioni desiderate fu necessario montarne tre, realizzando l'unico tipo di caccia trimotore. I DB-605 resero possibile usare solo due motori, ma in ogni caso non si arrivò alla velocità di 620 kmh prevista. I cannoni erano ben 5 in avanti, 2 alla radice alare, 3, con la possibilità di un quarto, nel muso, parzialmente sporgenti. Un altro era possibile in postazione difensiva visto che l'aereo era biposto. Simile ad un P-38, ma più grande, aveva 1.600 l di carburante aumentabili a 1.800 e un'autonomia di 1.600 km. Progettare un velivolo tanto sofisticato fu difficile; realizzarlo fu anche più arduo. Il primo volò pilotato da Aldo Moggi l'11 marzo '43, per complessive 27 ore. Poi venne catturato dai Tedeschi. Il secondo prototipo era l'S.M.88 trasformato, perché le specifiche con il tempo si tesero a somigliare molto tra i due tipi e questo prototipo venne 'riciclato' nell' S.M.91. Il secondo prototipo MM.532 (il primo era l'MM.530, numeri diversi rispetto a quelli originariamente assegnati) rimase in Italia, ma volò solo il 10 luglio del '44, sempre pilotato da Moggi. Dopo non molto tempo venne distrutto a Vergiate dalle bombe americane, assieme al suo successore S.M.92.
 
*'''Dimensioni''': lunghezza 13,25 m, apertura alare 19,7 m, altezza 3,85 m, superficie alare 41,76 m2
*'''Pesi''': 6.400-8.890 kg
*'''Prestazioni''': 585 kmh a 6.700 m, tangenza 10.800 m, salita a 6.000 m in 7,66 minuti.
*'''Armamento''': 5 (fino a 7) MG-151 da 20 mm, teoricamente 1.640 kg di bombe o un siluro.
 
Molto simile al P-38 americano, di fatto era quindi molto più grande e della categoria piuttosto di un bombardiere medio-distrutture, qualcosa di simile al Do.217 o al P-61 Black Widow. Era armato pesantemente, per la prima volta omettendo del tutto le armi da 12,7 mm, ma non ebbe fortuna nonostante una lunghissima e tribolata gestazione. Un'altro aereo arrivato troppo tardi per la R.A., e anche per l'ANR.
 
Ora parliamo dell''''[[w:S.M.92|S.M.92]]'''. Qui la situazione era ancora più estremizzata: a parità di motori, qui si cercò una vera macchina bifusoliera. Al solito, alla richiesta della R.A. per un nuovo apparecchio di questo tipo, tutte le industrie aeronautiche italiane risposero disperdendo ancora una volta le loro capacità progettuali in mille rivoli. Così si ebbe il Fiat G.58 (in precedenza, per il concorso del 1938, i CR.50 e 55, tra gli altri), il Caproni Ca.380, il Re.2005 bifusoliera. Nessun risultato materiale, eccetto che con l'S.M.92. Questo aveva un abitacolo particolare: anziché essere sospeso all'ala centrale, esso era direttamente nella fusoliera di sinistra. Venne ordinato l'MM.531 il 15 dicembre 1942, ma non venne completato in tempo e volò solo il 12 novembre 1943 a Varese, pilotato dal solito duo Moggi-Balzarini. Durante i collaudi di quest'aereo, il 17 marzo 1944, vi fu un attacco da parte di un Macchi 205V che lo scambiò per un P-38, nonostante le insegne crociate tedesche. Dopo un atterraggio d'emergenza dovuto ai danni subiti, rimase in riparazione per 3 mesi. Dall'estate del '44 fu ancora disponibile per attività di volo, ma era destino che non sopravvivesse alla guerra: il 27 dicembre 1944 venne distrutto a Vergiate assieme al secondo S.M.91.
 
Come era nel dettaglio l'SM.92? Il posto di pilotaggio sulla fusoliera sinistra ovviamente dava minore resistenza aerodinamica, ma questo era pagato con una visuale meno completa del settore destro. Le due travi di coda avevano altrettanti timoni verticali, uno orizzontale invece le collegava e in mezzo c'era una carenatura che comprendeva una Breda da 12,7 mm telecomandata, forse l'unico tipo di arma caudale su di un aereo italiano. Come armi offensive c'erano due Breda in ciascun muso, due cannoni a metà ala, un altro sulla fusoliera destra (mentre la sinistra aveva il doppio abitacolo in tandem). Per il resto era un' aereo capace di prestazioni superiori al precedente, ma ancora di pochissimo inferiori ai 620 kmh richiesti. Sarebbe stato un bombardiere-silurante e caccia pesante impressionante, ma come il '91, non ebbe alcuna fortuna data la situazione critica che si viveva all'epoca.
 
*'''Dimensioni''': lunghezza 13,7 m, apertura alare 18,55 m, altezza 4,15 m, superficie alare 38,52 m2
*'''Pesi''': 6.250-8.750 kg
*'''Prestazioni''': 615 kmh a 6.700 m, tangenza 10.800 m, salita a 6.000 m in 7,2 minuti.
*'''Armamento''': 3 MG-151 da 20 mm, 5 Breda da 12,7 mm, teoricamente 1.640 kg di bombe.
 
Al dunque, per aggiungere un tocco d'ironia a tutta questa vicenda, va detto che l'unico aereo bifusoliera della R.A. a vedere combattimento fu un P-38 catturato (era atterrato per errore in territorio italiano), con il quale il Col.Tondi riuscì anche ad abbattere almeno un bombardiere Alleato (i Tedeschi fecero lo stesso, da quel che si sa, con alcuni P-38 in loro possesso).
 
 
Tra i grandi apparecchi plurimotori, il successore dell' S.M.79 era il più potente '''[[w:S.M.84|S.M.84]]''', che tuttavia dimostrerà difetti molto seri, scarsa stabilità, affidabilità, maneggevolezza. Come il Fairey Albacore con lo Swordfish, fallì nel tentativo di sostituire il bombardiere-silurante da cui derivava. Volando nel 1940, entrò in azione nel '41 rimpiazzando per lo più i BR.20. Come l'Albacore britannico, anche qui l'unico grande successo fu il danneggiamento di una corazzata, la HMS Nelson. Ma mentre nel caso dell'aereo inglese, si trattò di una vittoria pagata con la perdita di un solo aereo (quello che si avvicinò per silurare), nel caso degli aerei italiani, l'azione (sempre del '41, tanto per continuare il parallelo) vide decimato il 36° Stormo, che perse 6 aerei con almeno 30 aviatori tra cui Helmut Seidl, comandante dello Stormo. Inoltre agli Inglesi non comporterà nessun aggravio il danneggiamento della loro corazzata, agli Italiani costerà una catena di eventi culminata con Matapan e i suoi 3 mila morti e prigionieri (equipaggi di 3 incrociatori e due caccia distrutti dagli Inglesi).
 
L'S.M.84 venne costruito in circa 300 unità, delle quali solo una trentina erano ancora attive al luglio del '43, quando si opposero, con forti perdite, all'invasione Alleata. E le prestazioni dell' SM.84, pure capace di 3.000 hp complessivi, sono state largamente sbugiardate dalle azioni pratiche. La relazione presentata all'epoca dei fatti da parte della stessa R.A., dice infatti che l'S.M.84, in teoria capace di 467 kmh a pieno carico, 8.000 m di tangenza, oltre 5 ore di autonomia a 397 kmh, in pratica volava a 280 kmh (in crociera, visto che in salita erano indicati pur sempre 250 kmh), 4.400 m -non per tutti gli aerei-, meno di 4 ore di autonomia, il tutto con un carico minimale di circa 500 kg di bombe. Questo comportava anche 2 t di prezioso carburante per una missione ad appena 400 km di distanza: l'80% del carburante per assicurare la metà del raggio d'azione con la metà del carico teorici. E notare bene, tutto ciò si riferisce alla versione migliorata 'Bis'. Non stupisce che l'SM.79 Bis, opportunamente modificato e con motori da 920 hp, lo abbia superato in prestazioni, così come il CANT Z.1007 Ter. Ancora durante l'Armistizio gli SM.84 presenti erano 150 circa, ma quasi nessuno in servizio di prima linea, nonostante le perdite di bombardieri subite.
 
Dall'SM.84 nacque però un nuovo aereo, che vale la pena di ricordare: l''''[[w:S.M.89|S.M.89]]'''. Questo era un vero 'incrociatore aereo', con un'ampia capacità d'armamento. La struttura era sempre di tipo misto, ma i motori erano stati ridotti a 2, i potenti Piaggio P.XII Tornado da 1.500 hp. Così nel muso c'era spazio per due potenti cannoni automatici Breda da 37 mm e tre Breda da 12,7 mm, altre due infine erano nella postazione ventrale e dorsale (tipo IX telecomandato e tipo V). Non si sa bene quando l'aereo volò per la prima volta: forse l'autunno del '41 o la primavera del '42. Ad ottobre venne trasferito a Guidonia, nel centro sperimentale. Qui il velivolo, MM.533, rimase un pò; poi Moggi lo portò a Furbara per le prove di tiro. L'aereo prometteva bene quanto a potenza. Di fatto era molto simile, come concezione, ad un grosso Hs.129. Come questo era dotato di un abitacolo minuscolo, con il muso abbassato e piuttosto piccolo per migliorare la visibilità dell'abitacolo. La corazzatura era impressionante: 300 kg di acciaio per parte anteriore più il parabrezza blindato, 300 kg per i motori, 80 kg soltanto per la corazza posteriore. V'erano poi anche i serbatoi semapizzati (autostagnanti), sei da 2.700 l. I collaudi dell'aereo iniziarono con un solo cannone, l'altro venne poi prelevato da un FC.20 presente. Venne usato anche contro carri armati. Però il suo compito era di bombardiere-distruttore, anche come caccia. Venne considerato una piattaforma di tiro stabile, e mandato in carico alla 173a Squadriglia. Ma i piloti si avvidero che era talmente pesante, che bisognava volarlo con assetto cabrato per non perdere quota, il che rese fantascientifico (a parte le prestazioni ridotte) il compito di caccia pesante. Nonostante che avesse la stessa potenza dell' SM.84 con minor peso, si dimostrò quindi un fallimento. Avrebbe dovuto rinunciare o alle corazze, o all'armamento: le prime erano incompatibili con un caccia. In teoria con una rimotorizzazione con gli Alfa RC.135 le cose sarebbero migliorate, ma un'aereo del genere avrebbe necessitato di motori affidabili da circa 2.000 hp per essere davvero valido, cose che in Italia non erano disponibili.
 
Dopo che i Tedeschi presero possesso dell'aeroporto di Foligno, nel settembre '43, dell'aereo si persero le tracce.
 
*'''Dimensioni''': lunghezza 16,85 m, apertura alare 21,04 m, altezza 4,5 m, superficie alare 61 m2
*'''Pesi''': 8.800-12.635 kg
*'''Prestazioni''': 440 kmh a 4.300 m, tangenza 6.700 m, salita a 3.000 m in 9,25 minuti;raggio 720 km, autonomia 1.600 km
*'''Armamento''': 2 cannoni Breda da 37 mm, 5 Breda da 12,7 mm, 700 spezzoni da 2 kg, o bombe o un siluro.
 
 
Tornando ai bombardieri in picchiata, la Savoia-Marchetti ideò un veloce bombardiere in picchiata, tale '''[[w:S.M.93|S.M.93]]'''. Dopo la sperimentazione con un S.M.85 con abitacolo con pilota in posizione prona, per resistere meglio le accelerazioni, che peraltro era molto scomoda per i piloti. Con un potente motore DB-605, biposto, con pilota prono sul piano del motore (era praticamente steso sopra) e mitragliere, era una macchina veloce. Pare che ne vennero ordinati 2 esemplari, ma solo il gennaio 1944 ne vide uno in volo per 16 missioni fino al 29 marzo 1944. Dopo venne fermato dai Tedeschi e demolito dopo che il 31 maggio 1945 gli Alleati lo ritrovarono, ultimo aereo da combattimento di Alessandro Marchetti. Era un velivolo interessante, capace in picchiata di arrivare ad alte velocità, con un grosso abitacolo vetrato ma con tetto opaco. Come prestazioni era grossomodo paragonabile al bombardiere navale D4Y giapponese, quindi molto alte. Ma oramai era tutto inutile, la guerra era perduta.
 
*'''Dimensioni''': lunghezza 10,93 m, apertura alare 13,9 m, altezza 3,8 m, superficie alare 31 m2
*'''Pesi''': 3.610-5.550 kg
*'''Prestazioni''': 535 kmh a 6.800 m, tangenza 8.200 m, salita a 6.000 m in 13 minuti ;raggio 720 km, autonomia 1.600 km
*'''Armamento''': 1 MG-151 da 20 mm, 3 Breda da 12,7 mm (una difensiva), teoricamente 820 kg di bombe (presumibilmente o una da 800 kg, o una da 500 kg sotto la fusoliera, due da 160 kg sotto le ali).
 
C'é infine da ricordare l''''[[w:S.M.95|S.M.95]]''', per una volta quadrimotore e non trimotore, un aereo da trasporto civile che, appositamente modificato, potrebbe garantire, carico di carburante, 11.000 km con 500 kg di carico. Questo avrebbe potuto fare, assieme ad equipaggi d'eccezione, addirittura una missione d'attacco oltreoceano, contro New York. Missione puramente simbolica, chiaramente, ma: a New York c'erano oltre un milione di italo-americani e italiani, cosa che non era certo fatto da dimenticare; e poi c'era il rischio che gli Americani per rappresaglia distruggessero le città italiane, già sotto le bombe. La missione, così ardimentosa, era quasi pronta per il settembre del '43, ma non se ne fece nulla. Mussolini, anche vedendo il carico di bombe tanto ridotto -oltre che per i motivi di cui sopra- richiese che si lanciassero solo manifestini di propaganda. Gli Americani sarebbero stati costretti ad aumentare le risorse per la propria difesa nazionale limitando le forze proiettabili all'estero. Ma dopotutto, questo lo facevano già contro i sottomarini dell'Asse e in seguito, contro i palloni giapponesi 'da bombardamento' Fu-Go. Al dunque questa missione non ebbe mai realizzazione, da fare eventualmente partendo dalla Francia settentrionale. Anche i Tedeschi ci provarono, con aerei specifici, come i Me.264 e in seguito gli esamotori Ju 290. Ma anche qui non ci fu nessun risultato: le distanze atlantiche erano troppo grandi per chiunque e anche oggi solo il rifornimento in volo rende possibile pensare ad azioni sopra l'Atlantico. Gli unici che forse ce la potevano fare sarebbero stati i B-36 americani e i Tu-95 sovietici, ma questo aveva anni per concretizzarsi. Può sembrare quindi una missione eccessivamente ambiziosa, ma del resto nel '39 un SM.75 speciale ottenne un record di autonomia di oltre 12.000 km, proprio la distanza necessaria per un'azione operativa sopra l'Atlantico.
 
== Note e riferimenti ==