Linguistica contestuale: differenze tra le versioni

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« Perché dunque incolparmi adesso, dell'avervi messo a parte delle mie ansietà, se mi ci spingesti e scongiurasti Tu stessa? Forseché, nel disperato e mortale- sbaraglio in cui mi dibatto, sarebbe in tono, che voi intanto ve la godeste? O vorreste forse, adesso, esser soltanto campagne di gioie, e non anche, più, di dolore? rallegrarvi con gli allegri, sì, ma piangere coi piangenti, no? Tra i veri e i falsi amici non c'è maggior divario che dell'as-sociartisi i falsi, nella fortuna, ma, i veri, nella sventura ». (Abelardo ed Eloisa, Lettera V - Alla Sposa di Cristo il suo servo - A.F. Formiggini Editore, Roma 1927, pagg. 113 segg.).
 
Secondo [[w:Ferdinand de Sausurre|Ferdinand de Sausurre]] « la materia della linguistica è costituita anzi¬tutto dalla totalità delle manifestazioni del linguaggio umano, si tratti di popoli selvaggi o di nazioni civili, di epoche arcaiche o classiche o di decadenza, tenendo conto per ciascun periodo non solo del linguaggio corretto e della "buona lingua", ma delle espressioni d'ogni forma.
Non è tutto: poiché il linguaggio sfugge piut¬tosto spesso all'osservazione, il linguista dovrà tenere conto dei testi scritti, i quali soli potranno fargli conoscere gli idiomi del passato o quelli -lontani.
Il compito della linguistica sarà a) fare la descrizione e la storia di tutte le lingue che potrà raggiungere, ciò che comporta fare la storia delle famiglie di lingue e ricostruire, nella misura del possibile, le lingue madri di ciascuna famiglia; b) cer¬care le forze che in modo permanente e universale sono in gioco in tutte le lingue, ed estrarre le leggi generali cui possono ricqrjdursi tutti i particolari fenomeni della storia; e) delimitare e definire se stessa » (F. De Sausurre, Corso di linguistica generale, Laterza, Bari 1979, pag. 15).
Osserva il [[w:Mounin|Mounin]] {Guida alla linguistica, U.E. 626, Feltrinelli ed., Milano 1975, pagg. 19 segg.) che la « linguistica », intesa come lo studio scientifico del linguaggio umano, è « un insieme di conoscenze molto antico » e, nello stesso tempo, « una scienza assai recente », perché ha in realtà una lunga tradizio¬ne scientiflco-culturale alle spalle, anche se solo recentemente è stata clamorosa¬mente portata all'attenzione d'un vasto pubblico, grazie a recenti studi sociologici e psicologici sui sistemi linguistico espressivi.
Prima gli Indiani, poi i Greci ed .infine gli Arabi hanno posto le basi per un'ana¬lisianalisi fonetica di notevole valore, anche se troppo trascurata per duemila anni.
Certamente, possiamo prendere come motivazione di base della nascita del linguaggio l'esigenza di comunicare impressioni ed informazioni nata dall'incontro di esseri dotati di sensibilità e, se vogliamo, d'intelligenza. Molto tardi si è svilup¬pata la scrittura. Per giungere a questa si è dovuto genialmente intuire che è pos¬sibilepossibile connettere ad altro segno-simbolo grafico-fisico un suono, ed infine un si¬gnificatosignificato convenzionale.
Si è giunti per gradi a quei segni che ora chiamiamo « let¬tere », e che hanno la funzione di materializzare visibilmente dei suoni (fonemi).
I primi linguisti senza dubbio sono stati « gli uomini che hanno inventato e perfezionato la scrittura » (Meillet, in Mounin, op. cit.). Durante il [[w:Medio Evo|Medio Evo]], ac¬cantoaccanto ad uno studio convenzionale e grammaticale, spiccano alcune intuizioni ori¬ginalioriginali e quasi anticipatrici di teorie ancora oggi attuali, come quelle di Dante, che esamineremo più oltre.
La riforma dell'ortografia, operata in tutta Europa e resa operante con l'inven¬zioneinvenzione della stampa, stimolerà lo studio della fonetica fino al secolo XVIII. Del XIV secolo sono le prime grammatiche delle lingue volgari. Guido Cavalcanti scrisse « una grammatica e un'arte del dire » sul volgare fiorentino (F.[[w:Francesco De Sanctis|Francesco De Sanctis]], Storia della letteratura italiana, Voi. I, pag. 56, Einaudi, 1958). Dal XVI secolo inizia lo stu¬dio delle lingue amerinde e nascono i primi dizionarìdizionari poliglotti. Si tentano le prime classificazioni linguistiche (Scaligero). Nel XVII e XVIII secolo la ricerca si esten¬de in ogni direzione: la fonetica progredisce con gli studi anatomici ed appas¬sionaappassiona gli inventori delle stenografie e delle lingue artificiali, e gli educatori dei sordomuti.
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Tuttavia resta insolubile il grosso problema dell'origine del linguaggio, malgrado le ipotesi proposte, tutte non sufficientemente attendibili o non verificabili, come quella dell'ebraico lingua madre. La scoperta del sanscrito, tra il 1786 e il 1816, segna una grande svolta in questo campo, Si dimostra, con una evidenza indiscu¬tibileindiscutibile, la parentela tra il latino, il greco, il sanscrito, le lingue .germaniche, slave e celtiche. Nasce, con i tentativi operati da [[w:Franz Bopp|Franz Bopp]] per ricostruire l'indoeuro¬peo[[w:indoeuropeo|indoeuropeo]] nei suoi tratti esesnzialiessenziali, la grammatica comparata.
Si prende spunto, para¬gonandoparagonando fra loro i diversi linguaggi, dai metodi e dai principi delle scienze natu¬ralinaturali. Le lingue vengono assimilate ad organismi viventi: allo studio del linguaggio viene applicato, per quasi mezzo secolo, il metodo biologico.
Secondo i grammatici « naturalisti », come lo [[w:Schleicher|Schleicher]], che era anche bota¬nicobotanico-naturalista, le lingue nascono, crescono e muoiono come qualsiasi organismo vivente. E la loro vecchiaia inizia dal momento in cui si codificano nella scrittura.
Dagli studi linguistici comparativi, si sviluppa la linguistica storica, che nasce dall'esigenza di paragonare fra loro fenomeni linguistici verificatisi attraverso stadi progressivi d'una stessa lingua. Così la grammatica comparata da origine al¬lo studio della incessante evoluzione delle lingue.
Questa trasformazione è rea¬lizzatarealizzata tra il 1876 ed il 1886 dalla scuola dei neogrammatici, a cui si deve la si¬stemazionesistemazione rigorosa del fonetismo arioeuropeo.
La fonetica detiene in questa fase una importanza predominante: riesce a spie¬gare la quasi totalità dei mutamenti linguistici.
Ci si rivolge anche alla nuova scienza: la psicologia, per spiegare la dinamica di alcuni fenomeni generali.
La lingua, studiata storicamente, non è più considerata un'entità suscettibile d'di un'analisi biologica, ma piuttosto un'istituzione umana. La linguistica diviene, perciò, una scienza storica, e non appartiene più alla sfera delle scienze naturali.
Una nuova impostazione al problema linguistico sarà data da [[w:Ferdinand Sausurre|Ferdinand Sausurre]] (1857-1913), che interpreterà il linguaggio come una istituzione sociale. Come già si è accennato, compito fondamentale della linguistica è, per il Sausurre, quello di descrivere il maggior numero possibile di lingue storico-naturali e famiglie di lin¬guelingue sia nella loro funzionalità in un dato momento, sia nel loro divenire attraverso il tempo (studio sincronico o diacronico - « langue » o « parole »), sia da un punto di vista interno, sia da uno psicosociologico, culturale, storico e, in generale, « esterno ».
La teoria del linguista svizzero, in pratica, rovesciò le impostazioni tradizionali della linguistica. Egli stabilisce che la prima tappa d'una scienza del linguaggio dev'essere lo studio del suo funzionamento, « hic et nunc », e non quello della sua evoluzione. La linguistica storica deve esser messa al secondo posto, da un punto di vista metodologico, rispetto ad una più importante linguistica descrittiva. È que¬sta la nota opposizione tra linguistica sincronica e linguistica diacronica.
 
Lo sforzo di comprendere il funzionamento puro del linguaggio come istituzio¬neistituzione sociale, qui e adesso, conduce il Sausurre a mettere l'accento sulla nozione di sistema. Questo, per lui, è quasi sinonimo di codice. Così « segno », per lui, non è più sinonimo di parola, termine troppo generico, e la nozione di « catena par¬lata » diviene prioritaria rispetto a quella di « frase ». Il termine che Sausurre usa in questo campo è quello di « unità ». Egli vuole individuare le unità reali che compongono la catena parlata. Gli strumenti che propone per studiare le unità di codice che costituiscono i messaggi, sono analisi strutturali. Per questo, con lui, ha inizio il cosiddetto « strutturalismo ». '
La lingua, per il fondatore della moderna linguistica strutturale, « è il patri¬monio collettivo delle forme foniche "significanti", univocamente combinate con i relativi "significati". Questo'patrimonio di segni è organizzato in "sistema", in quanto ciascuno di essi deve la sua esistenza al fatto di entrare in certi rap¬porti con gli altri.
Gli strumenti che propone per studiare le unità di codice che costituiscono i messaggi, sono analisi strutturali. Per questo, con lui, ha inizio il cosiddetto « strutturalismo ». '
La "funzionalità" del sistema — ciò che lo rende uno strumento atto a funzio¬nare nei singoli atti di "parola" — è costituita appunto dalle opposizioni e corre¬lazioni intercorrenti tra i singoli elementi, i quali risultano individuati dai loro rap¬porti differenziali nei confronti degli elementi similari, piuttosto che dalle loro caratteristiche positive » (R. D'Avino, Introduzione a un corso di Storia Comparata
La lingua, per il fondatore della moderna linguistica strutturale, « è il patri¬moniopatrimonio collettivo delle forme foniche "significanti", univocamente combinate con i relativi "significati". Questo' patrimonio di segni è organizzato in "sistema", in quanto ciascuno di essi deve la sua esistenza al fatto di entrare in certi rap¬portirapporti con gli altri.
 
delle lingue classiche, Kappa Ed., Roma 1967, pagg. 13 segg.). Quindi, per com¬prendere veramente un termine, non si può isolarlo dal sistema di cui fa parte
La "funzionalità" del sistema — ciò che lo rende uno strumento atto a funzio¬narefunzionare nei singoli atti di "parola" — è costituita appunto dalle opposizioni e corre¬lazionicorrelazioni intercorrenti tra i singoli elementi, i quali risultano individuati dai loro rap¬portirapporti differenziali nei confronti degli elementi similari, piuttosto che dalle loro caratteristiche positive » (R.Rita D'Avino, Introduzione a un corso di Storia Comparata delle lingue classiche, Kappa Ed., Roma 1967, pagg. 13 segg.). Quindi, per com¬prendere veramente un termine, non si può isolarlo dal sistema di cui fa parte
 
In tal modo il linguista svizzero anticipa i risultati e le scoperte dovute agli studi di antropologia culturale, che vedono la lingua non come legata ad una struttura oggettiva di cose, ma come creatrice di tali strutture, in funzione dei bi¬sogni della società che la pone e la mantiene in essere.
 
La lingua ha infatti la capacità di discriminare l'esperienza in significati e di organizzare le fonìe o le loro rappresentazioni grafiche in significanti.
Sausurre distingue, all'interno del fenomeno linguistico, un aspetto « oggettivo » costante, la « langue », ed un aspetto « soggettivo », individuabile, espressivo, la « parole ».
4La « parole » è l'uso che ciascun parlante fa del patrimonio linguistico espres¬sivoespressivo comune (« langue »).
L'opposizione fra « langue » e « parole » si può interpretare come quella fra sistema astratto e sue singole manifestazioni materiali. Quella fra paradigmatica e sintagmatica si può interpretare in termini di codice e messaggio; ad essa molti fanno corrispónderecorrispondere una distinzione terminologica fra struttura (sintagmatica) e sistema (paradigmatica). (G.C. Lepschy, La linguistica strutturale, P.B. Einaudi, Torino 1966, pag. 31).
I principali agenti del mutamento linguistico vengono individuati nei fenomeni dell'alternanza, dell'analogia e dell'agglutinazione.
Dopo Sausurre, Io strutturalismo ha assunto varie tendenze:
[[w:Strutturalismo|Strutturalismo]] ontologico ([[w:Noam Chomsky|Noam Chomsky]]): concepisce, antistoricamente e naturali¬
sticamente, le strutture sociolinguistichre come prodotto delle doti biologiche
contenute nell'uomo, nella sua natura, e quindi le ritiene « innate ».
Strutturalismo. storicizzante: riconosce nelle strutture un prodotto storicamente e tem¬temporalmente circoscritto dell'agire umano.
sonLo strutturalismo praghese ([[w:Jakobson|Jakobson]] e Trubeckoj) è stato ontologico e storicizzante.
 
poralmente circoscritto dell'agire umano. Lo strutturalismo praghese (Jakob-
son e Trubeckoj) è stato ontologico e storicizzante.
Strutturalismo metodologico: concepisce le strutture solo come sistemi utili alla pre¬
sentazione ed alla catalogaziene dei fenomeni.
 
Strutturalismo. epistemologico: nel riconoscimento del carattere strutturato d'un campo d'esperienza vede una necessità non derogabile della conoscenza umana.
 
Lo strutturalismo americano è stato soprattutto uno strutturalismo metodolo¬gico.[[w: Bloomfield| Bloomfield]], Harris, Hockett ed Hall ne sono i maggiori esponenti.
d'esperienza vede una necessità non derogabile della conoscenza umana.
 
Lo strutturalismo americano è stato soprattutto uno strutturalismo metodolo¬gico. Bloomfield, Harris, Hockett ed Hall ne sono i maggiori esponenti.
Poiché la lingua è un organismo in evoluzione, ci si offre la possibilità di un suo studio diacronico che ne colga l'evolversi temporale.
 
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Solo una parte dei segni è assolutamente arbitraria. Presso altri interviene, in¬vece, una serie di rapporti che ne limitano l'arbitrarietà, lasciando il posto ad una motivazione, che resta, comunque, pur sempre parziale.
 
Questi rapporti che determinano il significato arbitrario dei segni sono detti paradigmatici (o « associativi »), in quanto definiscono o precisano il significato all'interno di una medesima serie (insegnare, insegnamentpinsegnamento, indottrinamento etc.). Sono rapporti in absentia.
 
 
Questi rapporti che determinano il significato arbitrario dei segni sono detti paradigmatici (o « associativi »), in quanto definiscono o precisano il significato all'interno di una medesima serie (insegnare, insegnamentp, indottrinamento etc.). Sono rapporti in absentia.
 
Altri rapporti, però, contribuiscono a definire il significato di un segno, e sono i rapporti sintagmatici. Vale a dire quelli che intercorrono fra una parola e quelle che seguono o precedono nella frase.
 
Il valore della parola dipende, perciò, anche da quello delle parole che la cir¬condano nella catena parlata. Si tratta, quindi, di rapporti in praesentia.
Lo studio sistematico di ogni unità minima, di tutte le sue possibili associa¬zioniassociazioni oppositive (paradigmatiche) o dei vari rapporti sintagmatici, coincide con una considerazione « sincronica » della lingua.
Questo si traduce in una « linguistica statica » che descrive un particolare stato della lingua. Questa per Sausurre è la « grammatica ».
 
Tale concetto supera la grammatica normativa tradizionale, basata su rigorose classificazioni delle parole (le « parti » del discorso). Si arriva ad una visione glo¬baleglobale, sistematica e funzionale del fatto linguistico. La « morfologia » si fonde con la « sintassi » e con lo studio lessicologico. Anziché partire dagli elementi lingui¬sticilinguistici, si parte dal sistema, avendo come fine la scoperta di come funzioni e si realizzi nei singoli atti del parlante. Dopo le feconde e geniali intuizioni di Sau¬surre, — scrive G.C. Lepschy (La linguistica strutturale, Einaudi 1966, pagg. 37-39) — le tendenze strutturalistiche si possono caratterizzare sommariamente co¬me segue, in base alle loro linee direttive teoriche.
 
La Scuola di Praga, e più recentemente A. [[w:Martinet|Martinet]], per il loro insistere sui valori funzionali della struttura linguistica e dei veri elementi di cui la struttu¬rastruttura si compone.
 
La Scuola di Copenaghen, e in particolare la glossematica di L. Hjemslev, per il suo insistere sul carattere astratto del sistema linguistico, in base al quale van¬no interpretate le singole manifestazioni materiali.
La linguistica americana, in particolare postbloomfieldiana per il suo carattere tassonomico, per il suo basarsi cioè su processi di segmentazione (del continuum, dell'enunciato in elementi minori di cui esso è composto) e di classificazione di tali elementi in base alle loro proprietà distribuzionali (in base cioè alle possibilità che tali elementi hanno di combinarsi fra loro, formando unità di ordine superiore sempre più complesse).
 
Le teorie generative, in particolare di Chomsky, elaborate a partire dalle diffi¬coltàdifficoltà contro cui si scontrava l'analisi linguistica tassonomica, introducono nel modello linguistico da esse elaborato, delle regole che consentono di generare (tutte e solo) le proposizioni ammesse in una certa lingua; si introducono in parti¬colare delle regole di trasformazione che consentono di generare intere categorie di proposizioni a partire da altre categorie di proposizioni basilari (la cui struttura viene stabilita attraverso procedimenti tassonomici).
 
La grammatica generativa trasformazionale è composta da un blocco o com¬ponente centrale sintattico (un calcolo, come si direbbe con termini della logica moderna); da un lato questo è soggetto a un'interpretazione semantica (il compo¬nentecomponente semantico è quello che attualmente richiede maggior elaborazione); dall'al¬troaltro, le « stringhe » finali che esso produce vengono, attraverso le regole del com¬ponentecomponente fonologico, materializzate nella catena parlata, nei messaggi fonetici che noi percepiamo. Una posizione centrale hanno le teorie di Jakobson e più recente¬mente di Halle, secondo cui nel componente fonologico ci si serve di un inventario di dodici «tratti distintivi binari » che costituiscono veri universali linguistici, co¬muni a qualunque lingua.
 
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