Storia della letteratura italiana/Giuseppe Parini: differenze tra le versioni

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Nuova pagina: Membro dell'Accademia dell'Arcadia<ref>Con lo pseudonimo di Darisbo Elidonio.</ref>, fu uno dei massimi esponenti del Neoclassicismo e dell'Illuminismo italiano. ==Biograf...
 
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Membro dell'[[w:Accademia dell'Arcadia]]<ref>Con lo pseudonimo di Darisbo Elidonio.</ref>, fu uno dei massimi esponenti del [[w:Neoclassicismo]] e dell'[[w:Illuminismo italiano]].
 
==Biografia==
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Giuseppe Parino, che cambierà in seguito il suo cognome in Parini, nacque in [[Brianza]], a Bosisio (oggi Bosisio Parini, provincia di Lecco), presso il lago di [[w:Pusiano]] da Francesco Maria Parino, modesto commerciante di seta, e da Angiola Maria Caspani, sorella del curato di un paese vicino.
 
Quella del poeta era una famiglia di estrazione popolare e numerosa e i genitori, non potendo permettersi di mantenere il figlio agli studi, lo affidarono, a dieci anni, alle cure di una prozia che abitava a [[Milano]], dove Giuseppe venne iscritto alle classi inferiori delle Scuole di Sant'Alessandro, o [[w:Liceo Classico Cesare Beccaria (Milano)|Scuole Arcimbolde]], gestite dai [[w:San Barnaba|padri barnabiti]].
 
Nel 1741 la prozia lasciò in eredità al nipote dodicenne una modesta rendita annua sui beni immobiliari, a condizione che divenisse sacerdote.
Il giovane, che era debole di salute e desiderava continuare gli studi, si avviò così al sacerdozio (prenderà i ''voti'' nel 1754) e proseguì gli studi senza grande profitto, come risulta dai registri della scuola che nell'anno 1749-1750 così riporta: "Parinus Joseph: ut plurimum abfuit, subdole per aliquot dies interfuit; litteris testimonialibus habitis, abfuit perpetuo".
 
Gli scarsi risultati negli studi sono dovuti sia al fatto che, a causa delle difficoltà economiche, il giovane fu costretto a dare lezioni private e a copiare carte per vari studi Legge|legali, ma soprattutto ad una sua spiccata insofferenza verso i metodi rigidi e antiquati d'insegnamento.
 
Degli anni trascorsi in quella scuola conservatrice anche se prestigiosa, della quale furono allievi anche [[w:Pietro Verri]] e [[w:Cesare Beccaria]], gli rimasero più che altro le letture personali dei classici [[w:Grecia|greco]]-[[w:storia romana|latini]], come [[w:Anacreonte]], [[w:Publio Virgilio Marone|Virgilio]], [[w:Quinto Orazio Flacco|Orazio]] e quella degli [[w:scrittori italiani|scrittori italiani]], [[w:Dante Alighieri|Dante]], [[w:Ludovico Ariosto|Ariosto]], oltre ai poeti del [[w:XVIII secolo|Settecento]].
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===Precettore a casa Imbonati===
Nel marzo del 1763, incoraggiato dagli amici del gruppo dell'Accademia e dal conte Firmian, pubblicò, anonimo, presso lo stampatore milanese Agnelli, ''il Mattino'' che otterrà accoglienza favorevole dalla critica e soprattutto dal [[w:Baretti]] che, nel primo numero della rivista ''[[w:La frusta letteraria]]'', uscito il 1° ottobre del 1763, dedicava una [[w:Critica letteraria|critica]] positiva all'[[w:opera (disambigua)|opera]].
 
Nel [[w:1765]] uscì, ancora anonimo, il secondo poemetto il ''Mezzogiorno'', che ottenne dai critici un giudizio positivo, tranne che da [[w:Pietro Verri]] sul [[w:Caffè (rivista)|"Caffè"]].
 
===La protezione di Carlo Giuseppe Firmian===
I due [[w:poema|poemetti]], con la satira della nobiltà decaduta e [[w:Corruzione|corrotta]] richiamarono l'attenzione sul Parini e nel 1766] il ministro [[w:Guillaume du Tillot|Du Tillot]] lo chiamò per ricoprire la cattedra di eloquenza presso l'università di [[w:Parma]], cattedra che egli rifiutò nella speranza di poter ottenere una cattedra a Milano. Nel 1768 la fama acquisita gli procurò la protezione del governo di [[w:Maria Teresa d'Asburgo|Maria Teresa]] che era rappresentato in [[w:Lombardia]] dal conte [[w:Carlo Giuseppe de Firmian]] che, intuendo le sue potenzialità poetiche, lo nominò nel 1768 poeta ufficiale del [[w:Teatro alla Scala|Regio Ducale Teatro]] e venne incaricato di adattare per la scena lirica la [[tragedia]] ''[[w:Alceste]]'' di [[Ranieri de' Calzabigi]].
 
Nello stesso anno il conte gli affidò la direzione della "Gazzetta di Milano", organo ufficiale del governo [[w:Austria|austriaco]], e nel [[1769]] la cattedra di [[w:eloquenza]] e [[w:belle arti]] presso le [[w:Scuole Palatine]], cattedra che conservò fino al [[1773]], con il titolo di "principi generali di belle lettere applicati alle belle arti", anche quando quelle scuole si trasformarono nel Regio Ginnasio di [[w:Brera]].
 
Tra il [[1770]] e il [[1771]] Parini scrisse il testo delle opere teatrali l<nowiki>'</nowiki>''Amorosa incostanza'' e l'''Iside salvata'', in occasione di due cerimonie di corte, e l'[[w:opera pastorale]] ''[[w:Ascanio in Alba]]'' per le nozze dell'arciduca [[w:Ferdinando d'Asburgo-Este|Ferdinando d'Austria]] con [[w:Maria Beatrice d'Este]], che verrà successivamente musicata da [[w:Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]], catalogata come opera [[w:K 111]] e rappresentata per la prima volta al Ducale di Milano il [[17 ottobre]] [[1771]].
 
===Le traduzioni dal francese===
[[Immagine:8784 Milano - Via Brera - Casa natale Cesare Beccaria - Giuseppe Parini - Foto G. Dall'Orto - 14-Apr-2007.jpg|200px|thumb|right|Medaglione di Giuseppe Parini sulla casa di [[w:Cesare Beccaria]] a Milano.]]
Tradusse dal [[w:lingua francese|francese]] la tragedia "Mitridate re del Ponto" (''Mithridate'' nell'originale) di [[w:Jean Racine|Racine]], che Mozart aveva musicato precedentemente - sulla base del libretto ricavato da [[w:Vittorio Amedeo Cigna-Santi]] - ricavandone l'opera omonima K87 rappresentata per la prima (e forse unica) volta sempre a Milano il [[26 dicembre]] [[1770]].
 
Nel 1771 tradusse, in collaborazione di alcuni "Accademici trasformati" tra cui il Verri una parte del poemetto "La Colombiade" pubblicato da [[w:Anne Marie Du Boccage]].
 
===La partecipazione alla riforma scolastica===
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===Membro della società patriottica===
Nel [[1776]] gli venne attribuita una [[pensione]] annua dal [[w:papa Pio VI]] e fu nominato ordinario della Società patriottica istituita da Maria Teresa per l'incremento dell'[[agricoltura]].
 
===La composizione delle Odi===
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{{quote|Va per negletta via<br/>Ognor l'util cercando<br/>La calda fantasïa,<br/>Che sol felice è quando<br/>L'utile unir può al vanto<br/>Di lusinghevol canto.|Giuseppe Parini, ''[[Odi (Parini)|Odi, La salubrità dell'aria]]''}}
 
Con il nome di Darisbo Elidonio entrò nel [[1777]] a far parte dell'[[Arcadia]] di [[Roma]] proseguendo intanto nella composizione delle odi: ''La laurea'' ([[1777]]), ''Le nozze'' (1777), ''Brindisi'' ([[1778]]), ''La caduta'', ''In morte del maestro Sacchini'', ''Al consigliere barone De Marini'' (1783-1784), ''Il pericolo'' ([[1787]]), ''La magistratura'' ([[1788]]), ''Il dono'' ([[1789]]).
 
Nel [[1791]] il Parini venne nominato Soprintendente delle Scuole pubbliche di Brera e scrisse l'ode ''La gratitudine''. Nello stesso anno vennero pubblicate ventidue delle sue odi con il titolo ''Odi dell'abate Parini già divolgate''. Le ultime due parti del "Giorno", il ''Vespro'' e la ''Notte'', pur risultando promesse in una lettera al Boldoni, saranno invece pubblicate postume.
 
===Gli ultimi anni di vita===
Tra il [[1793]] e il [[1796]] ospite del suo amico marchese Febo [[w:D'Adda]] scrisse altre odi (''Il messaggio'', ''Alla Musa'', la '' Musica'') e quando i francesi di [[w:Napoleone Bonaparte|Bonaparte]] occuparono Milano, seppure con riluttanza, entrò a far parte della Municipalità per tre mesi, rappresentando, insieme al Verri, la tendenza più moderata. Presto egli smise di partecipare alle assemblee della Municipalità e poco dopo venne destituito dalla carica.
 
Come appare nel frammento dell'ode ''A Delia'', scritta tra il [[1798]] e il [[1799]], il poeta è avverso alla guerra e alla violenza e rifiuta la richiesta di una "ragguardevole donna" che voleva da lui un'esaltazione poetica delle vittorie francesi perché non poteva cantare "''i tristi eroi" e "la terra lorda/ di gransangue plebeo"''.
 
===La morte===