Storia della definizione geografica del Friuli: differenze tra le versioni

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==Descrizioni dei confini del Friuli==
===Nel '200===
Una delle prime delimitazioni geografiche del Friuli si ritrova in una sentenza, citatissima, del legato pontificio Ugo da Ostia, il quale nel 1221 fu chiamato a dirimere una controversia tra il Patriarca ed i Trevisani. Il legato stabilì che al Patriarca appartenevano:
 
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Ovvero: “tutti i luoghi, castelli, corti, ville e villaggi […] dal fiume Livenza fino al ducato di Merania e dai monti fino al mare in tutto il Friuli.”
 
===Nel '500===
Con il secolo XVI i documenti contenenti notizie di tale natura si moltiplicano. Ad esempio tra il 1502 ed il 1503 Marco Antonio Sabellico e Marino Sanudo fissavano i limiti del Friuli al Livenza ed al Timavo<ref>Rienzo Pellegrini, ''Tra lingua e letteratura. Per una storia degli usi scritti del friulano'', pag.101, Casamassima, Udine 1987 </ref>. Nello stesso secolo i Luogotenenti della Patria del Friuli, nelle loro relazioni inviate a Venezia, citavano occasionalmente i confini del Friuli. Ad esempio, nel 1529 Giovanni Basadona scriveva che:
 
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“ha sette confini. Verso ponente il suo confin è a Termine, il secondo verso ostro, confina alla Trinità, e dal detto capo della Livenza fino dove entra in mare termina la Patria, il terzo confina verso levante, fino a San Giovanni di Capo di Ponte, il quarto confina a Tolmino, il quinto alla Porta Plezziana, il sesto alla Ponteba, et il settimo confina con il monte di Sezis, dove scatturisce la Piave, e di lì poi va a Termine, et là finisce la Patria”<ref>Rienzo Pellegrini, ''Tra lingua e letteratura. Per una storia degli usi scritti del friulano'', pag.101-102, Casamassima, Udine 1987</ref>. .
 
===Nel '600===
Pochi anni più tardi l’umanista Partenopeo individua i confini del Friuli rifacendosi ad alcuni limiti amministrativi di età romana:
 
“Questa Regione del Friuli […] dall’Oriente hà per termine il fiume Risano, che già fu detto Formione, il quale divide da questo lato l’Istria dal Friuli. Dall’Occidente hà per termine il fiume Limino. Avvertendo però, che se bene il termine è stato così da Moderni diviso per cognitione de i luoghi, che si contengono nella Marca Trevigiana; nondimeno l’antico, et vero confine della Patria del Friuli s’intende il fiume detto Sile […]. Dal Borea hà per confini gli alti monti Iapidi; che dividono l’Italia dalla Germania; et da mezo giorno hà il mare Adriatico”<ref>Partenopeo H. (1604), Descrittione della nobilissima Patria del Friuli, Con l’origine de i popoli, delle Città, delle Castella, et di molti altri luoghi, che in essa si ritrovano, Udine, Gio. Battista Natolini, pag. 1</ref>
 
===Nel '700===
Alla Fine del Settecento Pietro Maniago, in un suo poemetto, descriveva in modo allusivo i confini del Friuli:
 
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Segna due fiumi [Livenza e Timavo], e l’alpe chiude e ‘l mare”<ref>Maniago P. (1797), Il Friuli. Poemetto del Conte Pietro Maniago pubblicato compiendo la reggenza di Udine l’Eccellentissimo Signore Angelo I.° Giustinian, Venezia, Tipografia Curti Q. Giacomo, pag. 2</ref>.
 
===Considerazioni===
Dalle descrizioni appena citate emergono una serie di considerazioni interessanti. In primo luogo è bene osservare che i confini non seguono mai criteri linguistici, etnici o definiti in base a qualunque altra caratteristica culturale. Essi, tuttavia, non sono neppure di carattere strettamente amministrativo, in quanto queste descrizioni dei confini del Friuli sembrano non prendere in considerazione le divisioni politico-amministrative posteriori al 1420<ref>Rienzo Pellegrini, ''Tra lingua e letteratura. Per una storia degli usi scritti del friulano'', pag.101, Casamassima, Udine 1987</ref>. . Infine, se è vero che vi è una certa costanza nel prendere come punti di riferimento il Livenza, il Timavo, le Alpi ed il mare, si registrano alcune oscillazioni del confine orientale e di quello occidentale. Alcune volte il Friuli viene esteso oltre questi confini. Ad esempio Flavio Biondo e Leandro Alberti estendono il Friuli ad occidente fino al Lemene, mentre il Biondo ne sospinge il limite orientale fino al fiume Risano in Istria<ref>Rienzo Pellegrini, ''Tra lingua e letteratura. Per una storia degli usi scritti del friulano'', pag.101-103, Casamassima, Udine 1987</ref>. . Entrambi gli autori, tuttavia, scrivevano senza conoscenza diretta del territorio e trattavano del Friuli in opere non ad esso specificamente dedicate. Le loro delimitazioni del Friuli, pertanto, non sembrano meritare ulteriore attenzione.
 
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“per essere di là del Lisonzo, però solamente mezo miglio, è riputata fuori d’Italia; ma i più la tengono in Friuli, ed è spiritualmente sotto Aquileia”<ref>Rienzo Pellegrini, ''Tra lingua e letteratura. Per una storia degli usi scritti del friulano'', pag.105, Casamassima, Udine 1987</ref>.
 
===Nell'800 e primi del '900===
L’opera del periodo prerisorgimentale in cui è più ampiamente affrontata la questione dei confini è il “notizie delle cose del Friuli” di Gian Giuseppe Liruti. L’autore approfondisce l’argomento in modo a tratti moderno, nel senso che egli fornisce una descrizione diacronica dei confini del Friuli, evidenziandone gli spostamenti nel corso dei secoli. Ma l’aspetto potenzialmente più moderno dell’analisi di Liruti risiede nel fatto che egli opera una distinzione tra confini geografici e politici del Friuli, dedicando a ciascuno di essi un capitolo separato. Per quanto riguarda i confini politici del Friuli, Liruti osserva che essi “si andarono cangiando, secondo che si andava cangiando la maniera del governo”<ref>Liruti G. G. (1776-1777), Notizie delle cose del Friuli, Udine, Fratelli Gallici, vol. I, pag 46</ref>. Tuttavia, la modernità dell’approccio di Liruti rimane solo potenziale, in quanto ciò che differenzia i due capitoli non è il criterio differente cui fanno riferimento per definire i confini. Infatti il capitolo dedicato ai confini geografici in realtà tratta dei confini amministrativi in epoca preromana e romana, mentre quello riguardante i confini politici è dedicato ai confini ed agli organi amministrativi della tarda antichità e del Medioevo.
Secondo Liruti in epoca preromana, quando il Friuli era dominato dai Veneti:
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“i suoi confini, anche politici, verso il Cragno, sotto tutti i dominii che ha dovuto subire, sono presso a poco rimasti sempre li stessi; cioè il vertice delle Alpi Giulie, ossia lo spartiacqua tra la vale [sic!] dell’Isonzo, del Vipacco e del Timavo, e quella della Sava” [corsivo nell’originale] (Latini e Slavi… 1901: 7).
 
===Dalla I guerra mondiale===
Nella fase che inizia con la Prima guerra mondiale la definizione geografica del Friuli inizia a prospettarsi come gravida di possibili conseguenze pratiche, e non più solo come una forma di rivendicazione territoriale. Infatti, poiché l’annessione della Contea Principesca di Gorizia e Gradisca al Regno d’Italia diveniva possibile, la delimitazione dei confini del Friuli poteva avere delle conseguenze amministrative. Dei confini del Friuli era ovviamente possibile dare delle definizioni in base a criteri diversi. Possiamo individuare tre criteri principali: geografico-naturale, linguistico, storico. Il primo criterio, che pareva essere invocato nelle fasi precedenti, era formulato in base a criteri fondati sulle scienze naturali, soprattutto la geografia. Il secondo criterio, che non fu mai invocato con particolare convinzione per delineare i confini del Friuli, era basato su un tratto culturale importante quale la lingua. Il terzo, che era ed è quello maggiormente utilizzato, tendeva a presentare come confini del Friuli quelli delle unità amministrative del passato. Il ricorso ad uno dei tre criteri appena citati non escludeva il contemporaneo utilizzo anche degli altri in funzione di supporto. In generale, anzi, si può facilmente comprendere come il confine risulti tanto più legittimato e chiaro quanto più l’applicazione dei tre criteri da risultati uguali.
Pier Silverio Leicht fornì una definizione esclusivamente storica dei confini del Friuli. Egli, innanzi tutto, distingue tra lo stato patriarcale (che comprendeva, oltre alla Contea del Friuli, per alcuni periodi anche Trieste, Carniola ed Istria) e la Contea del Friuli. Di quest’ultima egli scrisse che:
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che doveva essere riunito in una sola Provincia.
 
===Dopo la II guerra mondiale===
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, la definizione del territorio della regione di cui si chiedeva la costituzione era ovviamente un argomento inevitabile all’interno dell’Associazione per l’Autonomia Regionale Friulana. Prima ancora di definire che cosa fosse il Friuli, l’Associazione per l’Autonomia Regionale Friulana nel suo statuto specifica da che cosa esso si distingue: