Sistema delle acque bolognesi/Fiume Reno: differenze tra le versioni

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== Il corso e gli affluenti ==
[[Immagine:Fiume-Reno-BO.jpg|thumb|300px|left|Fiume Reno nei pressi di Sasso Marconi, al suo sbocco in pianura]]
Prende il nome di '''Reno''' in provincia di [[Pistoia]] a 745 m s.l.m, dove i due rami del '''Reno di Prunetta''' (lungo circa 4 Kmkm, con sorgente a 1020 m s.l.m fra i Poggi Piaggette e Castello, nel massiccio [[Le Lari]], in Comune di [[Piteglio]] che, comunque, è considerato il vero ramo sorgentizio) e del '''Reno di Campolungo''' si uniscono presso la località [[Le Piastre]] (al valico del Poggiolo, in Comune di [[Pistoia]]). Nel tratto montano, da [[Pracchia]] (frazione montana di [[Pistoia]]) fino a Ponte della Venturina (frazione di [[Granaglione]]), marcando col suo corso il confine fra [[Emilia-Romagna]] e [[Toscana]], attraversa, copioso d'acque in ogni stagione, una selvaggia e boscosissima gola di oltre 14 Kmkm percorsa anche dalla linea ferroviaria Bologna-Porretta-Pistoia che scorre sul fondo di essa con opere d'arte (ponti, gallerie, muri di sostegno) che rappresentano un vero capolavoro d'ingegneria dell'epoca di costruzione (l'intera tratta Bologna-Pistoia fu inaugurata il 3 novembre 1864).
 
Dal punto di vista geomorfologico rileva osservare che il primo tratto di circa 10 Km, dalle sorgenti fino a [[Pracchia]], si differenzia nettamente dal secondo tratto intermontano di circa 15 Kmkm, da [[Pracchia]] a Ponte della Venturina; non tanto per la pendenza dell'alveo, che, dalla confluenza dei rami di Campolungo e Prunetta, fino a [[Pracchia]], è di circa il 3,7%, mentre nel tratto a valle di Pracchia scende alla metà, quanto per l'aspetto completamente diverso che presenta il bacino: con gibbosità abbastanza dolci e geologicamente abbastanza stabile il primo tratto; aspro, selvaggio, scosceso, tendenzialmente franoso, anche se sempre boscosissimo (la Valle del Reno è in assoluto quella coperta dalla maggiore aliquota di boschi in tutto l'Appennino Settentrionale) il secondo. La ragione di ciò, pare sia da ricondurre ad un fenomeno di cattura (erosione regressiva dei versanti) avvenuto in epoche geologiche remote secondo il quale il '''Reno''', che originariamente traeva le sue sorgenti presso i Setteponti di Pracchia, dalla confluenza dell'[[Orsigna]] e della Forra di Faldo (che scende perenne dal Monte Pidocchina con un corso di circa 4 Km e va considerata la maggiore, quasi un torrente, delle circa 600 forre e ruscelli che adducono al '''Reno''' nel bacino montano), arretrò progressivamente il proprio bacino, "catturando" l'alto bacino dell'[[Ombrone Pistoiese]] comprendente anche il bacino del [[Maresca (torrente)|Maresca]]-[[Bardalone]].
 
[[Immagine:Reno a Casalecchio di Reno (BO).jpg|thumb|right|300px|Fiume Reno a Casalecchio di Reno]]
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A conferma di quanto appena asserito, basti osservare che a circa 8 Km dalla foce, in località [[Volta Scirocco]] (nelle immediate vicinanze della cascina Guiccioli, in località Le Mandriole, ove, il 4 agosto 1849, morì [[Anita Garibaldi]], spossata dal caldo e dalla lunga fuga) il '''Reno''' è sbarrato da una diga lunga oltre 120 m che ha lo scopo di creare un invaso a monte di acque dolci con un livello del pelo libero di 150 cm circa su quello medio del mare, impedendovi la risalita dell'acqua delle maree, sì che vi possa attingere l'acquedotto di Ravenna. Sebbene a valle di Argenta, le dimensioni dell'alveo e le portate potrebbero consentirne la navigazione , seppure a natanti di modesta stazza, il fiume, se si eccettuano alcuni traghetti (ad esempio quello in località Sant'Alberto) non è assolutamente sfruttato a tale scopo; nemmeno l'ampio estuario, siccome lontano da centri abitati o insediamenti industriali. È curioso, tuttavia, osservare che, per quanto possa sembrare incredibile, la portata media alla foce del '''Reno''' è la stessa, in termini di acque dolci, del [[Tamigi]], ancorché in quest'ultimo, tipico "fiume di marea" = ''tide river'', le portate in afflusso e deflusso delle maree giochino un ruolo fondamentale per la navigazione, per tacere della maggiore regolarità dei deflussi.
 
Fra gli affluenti del '''Reno''', meritano una menzione anche i due unici torrenti che passano per [[Bologna]] e che nascono entrambi da piccole sorgenti (perenni) nelle colline a sud della città: il Ravone (corso di circa 12 Kmkm) passa fuori dal centro storico, prevalentemente con alveo tombato e canalizzato nella zona urbanizzata e termina il suo corso presso Trebbo di Reno buttandosi da destra nel fiume. Ma soprattutto è importante, storicamente, il [[torrente]] [[Aposa]], detto anche anticamente ''Avesa'', (corso 10 Kmkm, con sorgente presso Roncrio) che è il vero "fiume" della città, passando nella parte più antica del centro storico (lambisce le [[Torri di Bologna|Due Torri]], presso le quali l'antica [[via Emilia]] romana - ora interrata - lo scavalca con un ponte sotterraneo di pregevole fattura) e sfocia nel complesso sistema di canali sotterranei del centro di [[Bologna]], mescolando le sue acque con quelle del [[Savena]] e del '''Reno'''. Entrambi questi torrenti sono soggetti a rilevanti piene, raccogliendo, specie l'Aposa, una considerevole aliquota degli scarichi meteorici della città. L'Aposa, a seguito della radicale bonifica e ripristino dell'alveo attuati verso la fine del XX secolo, è anche comodamente visitabile nel suo percorso sotterraneo per buona parte del centro storico di Bologna ed a tale scopo l'[[Associazione Amici delle Acque]] organizza interessanti visite guidate.
 
Durante il papato di [[Benedetto XIV]] (il bolognese Cardinale Prospero Lambertini), il fiume '''Reno''' fu soggetto ad una modifica idraulica fondamentale: dopo essere stato un affluente del Po in epoca alto medievale, sia da solo, sia congiuntamente col [[Panaro]], il susseguirsi delle disastrose piene cui andava periodicamente soggetto, ne causarono un disalveamento ed un impaludamento nelle campagne ferraresi. Fu, allora, disalveato nell'ultimo tratto, fu scavato un canale artificiale di circa 30 Kmkm (Cavo Benedettino) con direzione verso il mare [[Adriatico]] e, questo, fu collegato con l'antico corso abbandonato del [[Po di Primaro]], assumendo, pertanto l'aspetto attuale, con andamento caratteristico prima da sud a nord, poi, dopo una improvvisa curva a gomito (nei pressi della località Sant'Agostino), da ovest a est, fino all'ultimo tratto che piega decisamente verso nord dopo avere aggirato e sfiorato le [[Valli di Comacchio]]. Molta parte della letteratura individua ancora il tratto terminale di circa 40 Kmkm e la foce come "Po di Primaro". Dal punto in cui riceve le acque del torrente [[Sillaro]], fino alla foce, il suo corso segna il confine naturale tra [[Emilia]] e [[Romagna]].
 
Nel 43 a.C., su un'isoletta del '''Reno''', presso l'allora colonia romana di [[Bononia]], fu stipulato il patto costitutivo del [[Secondo triumvirato|Secondo Triumvirato]]. Una colonna nella località di [[Sacerno]], in cui secondo la tradizione si sarebbe trovata questa isoletta, fu posta nel '700 per ricordare l'avvenimento.