Sistema delle acque bolognesi/Fiume Reno: differenze tra le versioni

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{{quote|E non pur io qui piango bolognese<br/>anzi n'è questo luogo tanto pieno,<br/>che tante lingue non son ora apprese<br/>a dicer 'sipa' tra Sàvena e Reno;<br/>e se di ciò vuoi fede o testimonio,<br/>rècati a mente il nostro avaro seno.|Dante Alighieri, Divina Commedia, [[Inferno (Divina Commedia)|Inferno]], Canto XVIII}}
 
Con uno sviluppo di 124 km di arginature (fra le più imponenti ed alte della Pianura Padana, visibili da chilometri di distanza), il sistema idraulico del '''Reno''' è stato modificato da affluente di destra [[Po]] a bacino indipendente e le sue acque sono state deviate in canali artificiali come lo scolmatore di Reno ([[Cavo Napoleonico]]), il [[Canale Navile]] (dapprima chiamato Canale di Reno, ancora funzionante) ed il [[Canale di Savena]] (poi denominato Savena Abbandonato in quanto scorre nell'alveo che era del Fiume [[Savena]] fino alla sua immissione in [[Idice]]). Questi due, derivando rispettivamente le acque dallo stesso '''Reno''' (alla Chiusa di Casalecchio) e dal [[Savena]] (alla Chiusa di San Ruffillo) la restituiscono al '''Reno''' nel tratto di pianura. Anche nel tratto montano esistono svariati canali a servizio di industrie locali (ad esempio la grande cartiera di Lama di Reno, fra [[Marzabotto]] e [[Sasso Marconi]]) che prima prelevano acqua dal fiume e poi gliela restituiscono dopo pochi chilometri. Sicché si può affermare che, complessivamente, il '''Reno''' è un corso d'acqua sfruttato intensivamente per i più svarianti scopi (potabile, irriguo, industriale, ecc.) e che costituisce una risorsa idrica fondamentale per le zone che attraversa, peraltro densamente abitate ed industrializzate.
 
A conferma di quanto appena asserito, basti osservare che a circa 8 Km dalla foce, in località [[Volta Scirocco]] (nelle immediate vicinanze della cascina Guiccioli, in località Le Mandriole, ove, il 4 agosto 1849, morì [[Anita Garibaldi]], spossata dal caldo e dalla lunga fuga) il '''Reno''' è sbarrato da una diga lunga oltre 120 m che ha lo scopo di creare un invaso a monte di acque dolci con un livello del pelo libero di 150 cm circa su quello medio del mare, impedendovi la risalita dell'acqua delle maree, sì che vi possa attingere l'acquedotto di Ravenna. Sebbene a valle di Argenta, le dimensioni dell'alveo e le portate potrebbero consentirne la navigazione , seppure a natanti di modesta stazza, il fiume, se si eccettuano alcuni traghetti (ad esempio quello in località Sant'Alberto) non è assolutamente sfruttato a tale scopo; nemmeno l'ampio estuario, siccome lontano da centri abitati o insediamenti industriali. È curioso, tuttavia, osservare che, per quanto possa sembrare incredibile, la portata media alla foce del '''Reno''' è la stessa, in termini di acque dolci, del [[Tamigi]], ancorché in quest'ultimo, tipico "fiume di marea" = ''tide river'', le portate in afflusso e deflusso delle maree giochino un ruolo fondamentale per la navigazione, per tacere della maggiore regolarità dei deflussi.