Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: esercito 1: differenze tra le versioni

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[[Immagine:M13_slash_40_Bovington_museumM13 slash 40 Bovington museum.jpg|320px|left|thumb|Tutto cominciò così, con gli [[w:M13/40|M13/40]], i primi carri 'moderni' italiani]]
I reparti corazzati e meccanizzati italiani sono stati inizialmente modellati con materiali e tattiche americane. Solo in seguito è arrivata l'influenza europea, specialmente tedesca ma anche francese, e più tardi ancora è stata sviluppata una completa famiglia di mezzi corazzati e blindati di concezione e in larga misura (motori, sistemi di controllo del tiro etc.) nazionale.
 
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In ogni caso, questi carri armati stavano diventando obsoleti. Sopratutto, vecchi. Erano mezzi robusti e affidabili, ma i guasti sono aumentati e le parti di ricambio diminuite. Nondimeno, ad un certo punto ve n'erano non meno di 800 in servizio contemporaneamente. Non è chiaro se la divisione corazzata aveva 1 o 2 reggimenti, pare che la forza sarebbe stata in tal caso di 315 carri armati. Però non è chiaro come questo poteva essere se l'organico era di 1 reggimento bersaglieri, 1 carri, 1 artiglieria corazzata, 1 gruppo squadroni cavalleria blindata, poi GED.
 
Era necessario aggiornarli. Come era accaduto con i non molto dissimili M48 e i molto diversi Centurion, le vie erano essenzialmente due: l'uso di un motore diesel e un cannone da 105 mm. In Italia venne provata la seconda soluzione, ma loro costo non era trascurabile e sopratutto piuttosto immotivato dagli sviluppi successivi. Dal 1970 (se non prima) apparve il carro armato M60, di cui vennero comprati 300 esemplari esatti per riequipaggiare la divisione 'Ariete'. 200 vennero prodotti dalla OTO Melara, l'unica produzione extra-americana di questo carro armato. L'M60 era armato di un cannone da 105 e un motore diesel AV-1790-2A. Era anche più grosso e più goffo dell'M-47, ma era più avanzato. Nel frattempo la 'Pozzuolo del Friuli'ebbe i primi 200 Leopard 1, arrivati direttamente dalla Germania. Poi giunsero altri 720 carri Leopard e per gli M-47 fu praticamente la decadenza definitiva. L'ultima parte della loro carriera fu nelle brigate meno equipaggiate dell'E.I,come l'AOSTA, ACQUI, FRIULI, CREMONA, motorizzate, i 2 gruppi squadroni (dei 12 presenti): quelli di NIZZA CAVALLERIA (compreso nella brigata CREMONA) e il SAVOIA CAVALLERIA (per il 4° C.d'A alpino). Poi c'erano i carri nei magazzini e presso le due scuole carri di Lecce e Caserta.
 
L'organico era, per le unità di cavalleria, 2 squadroni carri per un totale di 32 mezzi ripartiti in 6 plotoni, e uno squadrone meccanizzato con 3 plotoni fucilieri su M113 e un plotone mortai da 81 mm (3 montati su scafi M113). La loro fine, verso la fine degli anni '80, venne determinata dallo scioglimento di vari gruppi squadroni e battaglioni, e della riduzione dei plotoni da 5 a 4 mezzi( per cui l'organico del battaglione calò da 49-51 mezzi a 40), il che liberò numerosi Leopard 1 dalle loro unità originarie. Ma non fu proprio la fine degli M47. Delle centinaia disponibili, alcuni finirono come monumenti nelle caserme, ma il destino degli altri non fu necessariamente la demolizione. Ancora attorno al 1983-84 erano segnalati circa 550 carri M47 in carico all'E.I, mentre attorno al 1989-1990 ve n'erano ancora 200 in riserva, ma praticamente del tutto dismessi (il NIZZA li dismise nel 1989, conservandone uno fino al maggio 1990). Ma parecchi finirono all'estero. Alcuni vennero mandati in Spagna, altri trovarono la fine del percorso in Somalia, il cui dittatore Siad Barre era un 'amico' dell'Italia (uno dei tanti leader non propriamente democratici clienti dell'industria bellica italiana che allora come ora non si pone grandi problemi di tipo etico), finendo la loro carriera nel caos somalo. Quelli spagnoli furono forse tra quelli modificati per diventare una sorta di carro ibrido M-47/60: erano gli M-47A1 con motore AV-1790B2 diesel, con tanto di scarichi simili a quelli dell'M-60 (e quindi con le griglie posteriori a 'V' rovesciata), ma gli M-47A2 ebbero anche il cannone da 105 mm, diventando carri piuttosto moderni. Infine, per quanto possa sembrare strano, vi è stato un altro utente. Spesso nelle foto di test americani di armi controcarri si vedono missili AGM-65 e altri ordigni che colpiscono carri armati M-47: bene, nonostante ciò possa sembrare strano, spesso sono M-47 che hanno prestato servizio in Italia. A quanto pare, nonostante i carri armati M-48 in surplus, gli USA avevano carenza di carri armati bersaglio, e si sobbarcavano i costi del trasporto su mare per questi bestioni.
 
 
===[[w:M60|M60]]<ref>Dossier JP4: 'Speciale MBT', giugno 1990</ref>===
[[Immagine:M60_PattonM60 Patton.jpg|300px|left|thumb|M60, l'utimo dei 'Patton']]
Nato con l'idea dello sviluppo dell'M48 con motori diesel e sopratutto con una torretta con cannone da 105 mm pensata fin dall'inizio per questo scopo, l'M60 venne definito come caratteristiche basiche nel febbraio 1957, mentre il prototipo apparve nel 1959. Subito arrivò un ordine per 180 esemplari, i primi di oltre 13.000. Inizialmente vi fu una versione base, l'M60, prodotta fino al 1963 in 2.205 esemplari, poi arrivò l'A1 con cona torretta di diverso disegno, meglio profilata come anche la piastra frontale dello scafo, mentre le disposizioni interne erano state riviste: nonostante la maggiore inclinazione, con una minore disponibilità di spazio interno, la dotazione di munizioni passò da 60 a 63 colpi. Si tratta di un carro armato convenzionale, anzi il massimo della convenzionalità: equipaggio di 4 uomini, una grossa torretta, uno scafo spazioso (anche troppo data la sagoma complessiva), una cupola per il capocarro totalmente chiusa e indipendente. Il servente del cannone è a sinistra del cannone e non più a destra, mentre il pilota è adesso non a lato ma al centro della corazzatura dello scafo. In compenso, ha la sgradita compagnia di due pacchi di munizioni ai suoi lati. Ha 3 visori per guardarsi intorno, approfittando della posizione. Quello centrale è sostituibile con un visore IR M24 abbinato alla guida notturna tramite due fari IR laterali. Lo scafo, al solito, è saldato, mentre la torre è di fusione, con spessori leggermente maggiori di quelli dell'M48 e ancora di più, dell'M47, ma non in maniera determinante per assicurare la sopravvivenza ai colpi delle moderne armi c/c. IL cannone è l'M68, versione americana del poderoso L7 britannico, diventato lo standard di riferimento per intere generazioni di carri e blindati cacciacarri. In pratica si tratta di un L7 con blocco di culatta americano T254E2. La torretta è azionata in maniera elettroidraulica e uno manuale d'emergenza, con alzo di ben 20 gradi e depressione di 9, ancora più notevole (nel caso del parigrado T-62 si tratta di -4/+18 gradi). La cosa consente di sparare in contropendenza riducendo la sagoma del mezzo rispetto a quella dei carri armati medi sovietici che pure sono un metro più bassi. Però non si può certo dire che il mezzo fosse particolarmente riuscito. Il costo era, nei primi anni '60, di ben 422.000 dollari contro i 122.000 dell'M48A3 di qualche anno prima. Il cannone non è stabilizzato in questo carro armato, 13 proiettili sono in torretta pronti all'uso, 3 sotto il pezzo, 21 nel cestello di torretta, e il resto nella parte anteriore dello scafo. C'erano altre innovazioni, tipo la cupola che praticamente è una torretta autonoma, con una mitragliatrice pesante M85, che non era la solita M2 HB, ma un'arma del tutto diversa, a parte le munizioni. L'alzo è possibile tra -15 e +60 gradi con 900 colpi disponibili. Si tratta di un'arma con cadenza di tiro selezionabile a 600 c. min per le operazioni normali, ma anche con 1000 colpi.min per le operazioni antiaeree. Era un'arma inevitabilmente più moderna della vecchia M2, ma dopo la produzione di circa 14.000 esemplari, essenzialmente per i carri M60 e per gli LVTP-7, è stata praticamente dimenticata in favore della vecchia mitragliera Browning, tanto che l'M1 Abrams l'ha in dotazione. E' strano, ma pare che l'affidabilità e la durata di quest'arma non fosse tanto valida rispetto a quella delle vecchie M2 HB. Per il resto il sistema ottico d imira M28C diurno, con un sistema IR M36 e M36E1 per uso notturno, nonché 8 periscopi in blindovetro per la visione a 360 gradi. Il cannoniere ha un sistema di mira M31 8xm mirino telescopico M105C 8x, sistema M32 IR attivo o M35E1 IL passivo come sostituto, telemetro M17 (adottato dagli ultimi lotti dell'M48) per distanze di 500-4.500 m. Per la visione notturna i sistemi sono anche utilizzati anche i proiettori IR AN/VSS-1 sopra il cannone, grosse attrezzature piuttosto vulnerabili. Il motore è l'AV-1790-2A da 750 hp a 2.400 hp, le sospensioni a barra di torsione con 6 ruote per lato e 3 ruotini di rinvio: la prima, seconda, sesta ruota avevano anche ammortizzatori idraulici, e tutto il mezzo pesava 52,6 t complessive, mosse fino a 48 kmh e, grazie ai 1450 l di carburante, a 500 km di distanza. Un'altra novità è il sistema di protezione NBC per l'equipaggio, la capacità di guado di 1,2 m e con preparazione, 2,4. Ma con uno snorkel apposito è possibile arrivare anche a 4,1 m finendo totalmente sommerso, come del resto era normale per i carri dell'epoca. Tra il 1963 e il 1980 ne sono stati prodotti 7.948: di questi 6.496 per l'US Army, 300 per l'E.I (la OTO Melara comprò nel 1965 i diritti per costruire 200 mezzi ed equipaggiare la divisione 'Ariete', l'unica rimasta tra quelle corazzate nell'E.I). Altri 578 carri sono andati ai Marines, e 874 a clienti stranieri, ovvero essenzialmente, Israele.
 
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I carri Leopard, molto veloci e maneggevoli, sono di dimensioni piuttosto ridotte e l'abitabilità non è delle migliori (specie rispetto all'M60 e all'M47), ma tatticamente sono delle belle macchine, molto più rapide e mobili dei carri americani, più leggere eppure altrettanto armate (anche come munizioni). La loro capacità bellica, tuttavia, non era così strabiliante, specie dagli anni '70 in poi. In effetti, mentre i Leopard 1 tedeschi sono stati aggiornati con: sistema di stabilizzazione americano, corazzatura aggiuntiva (ma con i tipi A3/A4 è stata realizzata una torretta saldata con doppia corazza spaziata, e al tempo stesso circa 1 m3 di volume in più interno) sia sulla torretta che sullo scafo (skirts dalla caratteristica forma irregolare, meno protettivi ma più d'aiuto nell'evitare il fango e la visibilità data da linee troppo rette), e nuovo sistema di controllo del tiro, computerizzato nel caso degli A4, computerizzato con visore termico nel caso degli A5, che in sostanza sono Leopard 1A1A1 (ovvero la versione originale A1 aggiornata con corazza spaziata) con un sistema di controllo del tiro e visione notturna paragonabile al Leopard 2. I Leopard 1 italiani non hanno avuto niente di tutto questo e per questo sono decaduti come validità operativa rispetto ai carri più moderni. La loro carriera è durata per decenni, e risulta che questi mezzi, dopo essere stati messi in riserva, sono stati radiati dal servizio definitivamente attorno all'aprile 2003. Negli stessi giorni i mezzi corazzati che facevano notizia non erano però questi che uscivano dall'E.I, ma i carri M1 Abrams che entravano a Baghdad negli stessi giorni. Ma non fu così per tutti i carri. Già nel 1989 si pensava di organizzare 12 battaglioni con almeno 400 Leopard aggioranti, per i quali si prevedeva il sistema di combattimento TURMS tipo quello della Centauro e dell'Ariete. Il costo era stimato in 655 mld, poi nel 1992 si parlava di 730 mld, di cui 18,3 spesi nel 1990. Ma poi il programma è stato annullato per i costi eccessivi già nel 1994, quando si pensava semplicemente di eliminare i 200 carri tedeschi e 400 dei più vecchi di produzione italiana, lasciandone appena 300 in servizio, di cui una parte aggornati. Siccome il programma per i carri Ariete è stato decurtato da 300 a 200 carri appena, ci si dovette inventare qualcosa. Ovvero, aggiornare i Leopard 1 allo standard A5. Di fatto ci si approfittò dei carri tedeschi aggiornati, oltre 1.220 carri armati modificati dal 1987. Dalla metà degli anni '90, grazie alla struttura conosciuta come 'Leopard Club', fu possibile allacciare relazioni che permisero di ottenere 125 torrette, e applicarle su scafi di carri già disponibili, anch'essi aggiornati allo standard A5 (peraltro con poche modifiche, tipo le 'skirts'). I carri armati divennero parte del 31° Reggimento della brigata 'Garibaldi' e il 131° della 'Pinerolo', che avrebbero accompagnato i 4 con gli Ariete: il 32°, 33° e 132° della Brigata corazzata 'Ariete' e il 4° rgt della 'Centauro'. Da notare le differenze: i carri Ariete sono assegnati a reggimenti che di fatto sono battaglioni con non più di 40 carri l'uno, mentre i Leopard sono 54 per ciascun reggimento. Il primo lotto è stato consegnato nel 1995 con carattere d'urgenza al 131° per l'impiego in Bosnia, seguito alcuni anni dopo (attorno al 1997-98) al 133°. Altri 12 sono stati destinati alla Scuola di Carrismo di Lecce (otto carri) e Scuola Trasporti e materiali di Roma (gli altri 4).
 
 
 
===Sotto il segno dell'[[w:Ariete (carro armato)|Ariete]]<ref>Dossier JP4: 'Speciale MBT', giugno 1990</ref><ref>Cappellano, Filippo: ''Ariete: OK il carro è giusto'', P&D Marzo 1992 pagg 46-51</ref><ref>Stanglini, Ruggero: ''Ariete: dopo le polemiche, i fatti'', P&D Marzo 1993 pagg. 34-39</ref><ref>Stanglini,Ruggero: 'Prova di Forza (Ariete e Centauro in azione)', P&D Luglio 1992 pagg.26-33</ref>===
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La protezione è stata studiata dalla OTO Melara su specifiche dell'Esercito. E' composita sul frontale dello scafo sul frontale e sui lati della torre, ma nonostante le dimensioni limitate del mezzo la massa complessiva suggerisce che essa non sia particolarmente robusta rispetto ai carri armati coevi, specie le versioni avanzate dei vari Leopard 2, M1A1, Challenger etc. Non ha elementi di tipo ERA o aggiuntivi, beninteso nella configurazione originale. I sistemi di protezione non sono solo lo spessore e la qualità delle corazze: infatti, a parte la mobilità i carri moderni fanno affidamento, e l'Ariete non fa eccezione, anche su: apparato NBC (qui sistemato nella parte posteriore della torretta), sistema di soppressione antincendio automatico o manuale sia per il comparto motore che equipaggio; la vernice, di tipo piuttosto 'stealth', nel senso che (come per esempio anche nel caso dei carri Leopard e degli elicotteri) si tratta di un composto piuttosto opaco nel settore infrarosso: riflette poco la luce IR, e isola piuttosto bene il calore interno (evidentemente si tratta di vernici, dato anche il colore opaco, con una base importante di carbonio). Sempre in tema di visibilità, da segnalare la presenza degli 8 lanciagranate Weggmann da 3 pollici/76 mm (praticamente gli stessi del Leopard) sistemati in una fila di 4 per ciascun lato della torretta, per disimpegnarsi da situazioni tattiche pericolose (a maggior ragione se sono usati sistemi di tipo speciale, per esempio per assicurare anche la copertura nel settore IR), mentre non pare vi sia anche l'iniettore di gasolio dei tubi di scarico per consentire una cortina nebbiogena mobile. Infine, già all'epoca dei primi prototipi si stava pensando ad un eventuale sistema di allarme capace di rilevare raggi laser (sia come armi d'illuminazione che come sistemi telemetrici). La sinergia, specie se vi fosse stato un sistema automatico, tra l'allarme sui laser e la rapida produzione di una cortina nebbiogena ad alto potere di sbarramento (lanciando per esempio 4 degli 8 candelotti pronti al tiro) avrebbe potuto fare la differenza tra la vita e la morte in molte situazioni tattiche.
 
 
 
L'armamento è costituito da un pezzo da 120/44 mm OTO, con canna ad anima liscia realizzata con procedura ad autoforzatura per incrementarne la resistenza, organi elastici coassiali, otturatore a cuneo verticale. Non è ben chiaro che tipo di arma sia: viste le caratteristiche generali, la lunghezza, il calibro etc. dovrebbe essere una sorta di versione prodotta su licenza del cannone del Leopard 2 tedesco. Le munizioni sono di tipo APDFSDS ed HEAT-MP, ma non sono più presenti i tipi HE puri, come anche gli HESH e i WP. I proiettili sono del tipo a 'cartoccio-proietto' che sono più rapidi da caricare, ma pesano 23 kg e sono lunghi 90 cm, cosa non certo d'aiuto specie se il carro spara in movimento veloce su terreno vario. La riserva è di 42 colpi. Notare bene che questi non sono sistemati in un sistema antiesplosione tipo la controcarena dell'M1 Abrams, ma non sono nemmeno sistemati un pò dappertutto come sul carro M60 (diretto predecessore) o Leopard 1 (diretto antenato, non sono, come è stato chiarito, la stessa cosa: l'Ariete succede agli M60 ma discende alla lunga dai Leopard e dall'esperienza con questi ottenuta). Questo munizionamento è presente così nella parte anteriore dello scafo e nel cesto di torretta, in una riservetta corazzata a pianta di 'ferro di cavallo'. La cosa non è tuttavia paragonabile alla sicurezza offerta dai pannelli di sfogo e dalle paratie che servono a tenere il vano equipaggio fuori dall'esplosione. La questione è che, in buona sostanza, se un colpo penetrasse nel carro non lo farebbe quasi automaticamente esplodere come un pacco di fuochi d'artificio, come accade nel caso dei carri T-64/72/80 (tristemente noti per questo 'difetto'), ma lo stivaggio del 90% dei colpi in una controcarena corazzata (M1 Abrams), idem ma solo per il 50% (Leopard 2), le cariche di lancio protette da cassette con liquido ignifugo (Challenger) sono un'altra cosa. Così un Ariete potrebbe benissimo essere colpito, per esempio su di un fianco, ed esplodere con la perdita della torretta. Della corazzatura non si sa bene di che si tratti, ma nel caso del Leopard 2, per esempio, non è una composita Chobbam, ma è un tipo di corazzatura 'perforata'. Per quanto possa sembrare assurdo, questo tipo di armatura aiuta molto a destabilizzare proiettili e granate in fase di perforazione, e non richiede studi su materiali esotici e costosi. Lo scafo è leggermente più basso, in proporzione, rispetto al layout del Leopard 1 e quindi le pareti sopra i cingoli sono di tipo verticale, come del resto i lati della torretta. Le prese d'aria sono sui lati delle stesse, nella zona posteriore, giusto come nel caso del Leopard 1.
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===L'era della [[w:Autoblindo Centauro|Centauro]]<ref>Dossier JP4: 'Speciale MBT', giugno 1990</ref><ref>Stanglini,Ruggero: ''Prova di Forza (Ariete e Centauro in azione)'', P&D Luglio 1992 pagg.26-33</ref>===
[[Immagine:Centauro_Tank_IraqCentauro Tank Iraq.jpg|320px|right|thumb|Centauro in Irak.Ha una corazza aggiuntiva sulla torretta, ma non sullo scafo, forse per via del risparmio di peso.]]
Questo mezzo è nato con un programma non ben chiaro nella sua origine ed evoluzione. Quello che è certo è che l'Italia non aveva una tradizione sulle autoblindo degna di nota, fino a questo progetto molto avanzato. A parte le blindo AB40 e 41, armate con un cannone da 20 mm ed usate in un numero limitato (la loro meccanica, efficiente, era anche piuttosto complessa da costruire) durante la guerra e anche dopo, poi l'E.I si adattò alle M8, che peraltro erano le migliori blindo americane, eccellenti veicoli 6x6 anche se con torretta scoperta, ma armate con un pezzo da 37 mm. Ma questo veicolo di fatto è stato radiato senza sostituzionee solo negli anni '70 apparvero finalmente dei corazzati italiani di progettazione originale. Erano i blindati 4x4 della serie 6600, prodotti dalla Fiat: il 6614 APC, e il 6616, la blindo. Pesanti circa 8 t, corazze di spessore di 7-8 mm in acciaio saldato, molto inclinate, sopratutto davanti, per rendere possibile una difesa balistica ottimale nei limiti degli spessori. Veicoli 'onesti', simili a tanti altri della categoria, ebbero destini diversi. La 6614 venne esportata in varie nazioni, sopratutto Perù (con tanto di versione portamortaio da 81 mm, ma erano previsti anche tipi lanciarazzi multipli leggeri da 51 mm e altri allestimenti) e ancora di più Corea del Sud, che ha comprato anche la licenza di produzione per un totale di circa 500 veicoli. In tutto ne sono stati costruiti circa 1000, né tanti né pochi. In genere l'armamento era di una torretta da 7,62 mm binata per un uomo solo, e c'era la possibilità di portare e far sparare dall'interno una squadra di fanti. In pratica è stato usato in Italia solo da reparti di polizia, come del resto anche è accaduto alle 6616. Queste non hanno avuto export alcuno e solo una cinquantina di esemplari sono stati costruiti per i carabinieri (che erano e sono un corpo militare). Armate con una torretta per due posti con la potente mitragliera Rh-202 da 20 mm +1 MG42/59 da 7,62 mm, una versione migliorata con una torretta armata con un pezzo Cockerill belga da 90 mm venne approntata anni dopo, ma non ha ottenuto attenzione alcuna in un mercato già saturo di prodotti similari.
 
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Nei tardi anni '80 le truppe corazzate erano inquadrate in ben 3 differenti branche: Fanteria, Cavalleria, e anche Carabinieri. Le unità di Fanteria carrista avevano battaglioni carri, battaglioni corazzati e compagnie controcarri. I 'Cavalieri' avevano gruppi squadroni di fanteria meccanizzata, gruppi esploranti e gruppi squadroni carri. Vi erano anche 2 battaglioni autonomi carabinieri, per il 4° e 5° C. d'A. I battaglioni corazzati (NB non si tratta di battaglioni carri!) e i gruppi squadroni corazzati, quelli dei carabinieri e i gruppi esploranti non erano unità 'tutte carri' ma erano gruppi tattici precostituiti, con carri, fanteria, mortai e armi controcarri a media gittata. Battaglioni di fanteria corazzati e gruppi squadroni carri non c'erano differenze di forza e dotazione mezzi, a parte che nel secondo caso non c'erano carri M60. Tradizioni e mentalità erano invece differenti dato il retaggio culturale delle due Branche dell'esercito.
 
La situazione, fino al 1987, vedeva ben 1200 carri armati complessivamente presenti, di cui 850 per la fanteria carrista, suddivisi questi ultimi in: 15 battaglioni carri, 3 corazzati e alcuni reparti addestrativi (es. 1° reggimento corazzato Capo Teulada, 21° e 31° battaglione corazzato della scuola di Caserta e Lecce rispettivamente). La Cavalleria invece aveva gli altri 350 carri con 4 gruppi squadroni carri, 2 gruppi squadroni corazzati, 4 gruppi squadroni meccanizzati, alcuni gruppi esploranti.
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Questo tanto per dare un esempio sulla struttura di un battaglione corazzato, in questo caso 2 cp carri, 1 fanteria meccanizzata, 1 pl. mortai e uno controcarri.
 
== Note ==
 
 
 
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