Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Regno Unito-01: differenze tra le versioni

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Il 10 aprile 200.000 argentini festeggiarono per le strade di Buenos Aires, quando appena pochi mesi prima facevano manifestazioni di massa per contestare il Gen. Gualteri. Il regime sembrava aver riconquistato la popolarità perduta, ma non aveva fatto i conti con la reazione inglese. In sede ONU si condannò l’invasione con un termine di 30 giorni entro cui le truppe argentine dovevano abbandonare le Falklands. In Gran Bretagna vi fu chi propose addirittura di provocare una esplosione nucleare a fini dimostrativi, nell’Atlantico meridionale, tanto per mostrare fermezza. Ma la cosa non ebbe seguito. Invece, senza aspettare nessuna scadenza, gli inglesi iniziarono a riempire le loro vecchie navi (tra cui alcune preziosissime, come le navi da sbarco classe Fearless, che avrebbero dovuto essere radiate a breve, mentre invece erano indispensabili per la riuscita dell’operazione) di ogni materiale utile e di truppe, e partirono da Porthsmouth dal 5 aprile, anche a costo di impoverire lo schieramento della Royal Navy contro il Patto di Varsavia, soprattutto in funzione ASW ovvero nella lotta contro i sottomarini sovietici. La Georgia del Sud venne riconquistata, con tanto della cattura del sottomarino Santa Fè, già il 28 aprile, mentre il 1 maggio arrivò il bombardamento con 12 Sea Harrier dell’aeroporto di Port Stanley, pieno di Pucarà e aerei leggeri. Gli argentini non rimasero inermi e lanciarono almeno 20 aerei contro le navi inglesi ma ne persero diversi. I Sea Harrier, che erano una macchina mai provata in combattimento reale, dimostrarono la loro superiorità nei combattimenti aerei contro i famosi Mirage. Il giorno dopo, esattamente un mese dopo la ‘reconquista’ delle isole, gli inglesi affondavano l’incrociatore Belgrano. Il 21 sbarcarono a San Carlos resistendo poi ai contrattacchi argentini, soprattutto con l’aviazione. Pochi giorni più tardi, il 26 maggio, gli inglesi vinsero clamorosamente la battaglia di Goose Green, combattendo con forze ridotte (450 paracadutisti e alcuni marines) contro 1500 argentini, poi rinforzati con elicotteri, e ben provvisti di mortai da 120 mm (le cui granate tuttavia tendevano a non esplodere o a esplodere con troppo ritardo nel terreno fangoso, non essendo dotate di spoletta di prossimità o altimetrica), obici da 105mm OTO, cannoni da 20 mm e binati da 35 (2), e dell’appoggio aerei di Pucarà e Skyhawk, tre dei quali a quanto risulta abbattuti dagli inglesi. Gli inglesi ebbero solo l’appoggio del cannone (ad un certo punto inceppatosi) della Arrow, una fregata inglese, e tre missioni degli Harrier. Furono molto bravi, però, a sopraffare i bunker argentini in cui le loro forze, troppo statiche ebbero la peggio, anche grazie all’impiego dei missili MILAN. Alla fine gli argentini ebbero 200 o più morti contro 16 inglesi, nonostante l’inferiorità dell’attaccante. A quanto pare i militari di leva argentini, malguidati e motivati, non seppero resistere nonostante la loro netta superiorità in termini di potenza di fuoco e conoscenza del terreno, cosa che d’altro canto si è verificata in molte occasioni nella Storia (basti pensare alle guerre arabo-israeliane o all’invasione tedesca dell’URSS o della Francia, o anche la Battaglia di Roma). Il 14 giugno un bombardamento con bombe a guida laser venne interrotto, su Port Stanley, giusto in tempo: gli argentini si stavano arrendendo. La campagna era finita con un minimo coinvolgimento, una volta tanto, della popolazione civile. Gli argentini persero oltre 700 militari uccisi e migliaia di feriti e prigionieri. Gli inglesi persero oltre 200 soldati morti. Le perdite materiali erano state di elevato livello: gli argentini persero praticamente tutta l’aviazione basata sulle isole, ovvero circa 25 Pucarà , 5 MB.339 e altri apparecchi, oltre 20 A-4, oltre 10 Mirage e Dagger, e altro ancora per un totale di circa 100 aerei, mentre gli inglesi ne persero una trentina. Gli argentini persero l’incrociatore Belgrano, la nave da trasporto Rio Carcaranha, e la Isla de los Estados, oltre al Santa Fè. Gli inglesi ebbero perdite più salate, perdendo 2 fregate, 2 cacciatorpediniere, 2 navi da sbarco e la perdita peggiore, che era solo una nave portacontainer modificata, la Atlantic Conveyor con 10 elicotteri a bordo. Numerose altre navi vennero danneggiate. Nell’insieme la guerra fu relativamente incruenta, ma portò enormi insegnamenti per tutti: la pericolosità dei missili come gli Exocet antinave, la necessità di sistemi CIWS per le navi, la pericolosità degli attacchi aerei a volo radente, l’inaffidabilità delle bombe sganciate a bassissima quota, l’efficacia di missili aria-aria di nuova generazione, e la scarsa efficacia e-o affidabilità di quelli superficie-aria. Gli argentini persero tra l’altro contro gli inglesi pur usando molte delle stesse armi come i missil Blowpipe SAM, e i fucili FAL che erano, nel caso argentino, con sistema di tiro anche automatico invece che solo semiautomatico come nel caso inglese. E malgrado tutto, i paracadutisti e marines, usati come fanteria leggera, vinsero. La RAF cercò di usare al meglio le sue possibilità e dall’isola di Ascension lanciò diverse missioni di bombardieri Vulcan, che dimostrarono in teoria la capacità di attaccare anche il territorio argentino ‘volendo’. Poco noto era l’appoggio dato dal Cile, che era retto da Pinochet ma venen considerato ‘amico’ a sufficienza per basarvi aerei da ricognizione della RAF e forse per attaccare direttamente l’Argentina, quantomeno per impedirle di concentrare tutte le forze contro la Gran Bretagna. In seguito il Cile beneficiò di molte navi ex-R.N. In pratica, quasi tutte le navi inglesi che parteciparono finirono entro pochi anni ad altre marine di seconda mano. La Royal Navy venne però rinforzata da forniture di navi migliorate, anche grazie all’esperienza accumulata, e trovò conferma sia la micidialità degli SSN in oceano aperto, che l’importanza di portaerei, anche piccole. I primi interdirono il mare agli argentini, le seconde però furono fondamentali per coprire la spedizione inglese. Le perdite di aerei argentini furono circa 20 contro i Sea Harrier, contro gli 11 abbattuti dai SAM navali inglesi, ma soprattutto gli argentini furono costretti a usare molta prudenza mentre gli inglesi poterono godere di una relativa superiorità aerea. Negli anni successivi anche l’Argentina si potenziò, con 4 sottomarini TR-1700 in ordine, con 4 fregate missilistiche Meko 360 e 6 Meko 140, ma soprattutto con una intera squadriglia di Super Etendard. I 5 disponibili affondarono, con appena 5 missili, 2 navi inglesi, mentre un sesto Exocet venne lanciato da una rampa terrestre derivata da una navale e mise KO il cacciatorpediniere Glamorgan. La forza dei Super Etendard, che i francesi, relativamente filo-argentini, continuarono a fornire, raggiunse i 14 esemplari complessivi con decine di missili Exocet, e questo appena entro il 1983: avessero avuto gli argentini una tale forza appena un anno e mezzo prima, gli inglesi avrebbero potuto agevolmente perdere la guerra, anche se usando gli stessi missili (in un modello meno avanzato) avrebbero dovuto conoscerne i segreti e i punti deboli.
 
 
 
===Totale forze aeree inglesi mobilitate===
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L'Aviazione navale era un'altra questione: i Sea Harrier non erano per nulla fondamentali in un teatro operativo del genere, ma venne comunque inviata anche la HMS Ark Royal ma più che altro come nave comando delle Forze navali della Coalizione nel Golfo. Vi erano anche una ventina di Sea King di cui 8 per la ricerca mine e altro, imbarcati su navi di RFA e gli altri erano a terra per appoggiare la 1a Divisione corazzata per ruoli di vario tipo: CASEVAC (evacuazione feriti), trasporto prigionieri etc. Ma sono stati i Lynx che si sono messi in mostra grazie ai loro missili Sea Skua. Operavano assieme agli elicotteri Seahawk che erano meglio equipaggiati per la scoperta (radar panoramico, per esempio) ma ancora senza ottimizzazione per i missili Penguin Mk.2 Mod 7. Vennero messi a segno colpi su 15 navi in tutto si parla di 26 armi lanciate. In tutto vennero messi a segno colpi su 5 motocannoniere TCN-45 ex-kuwaitiane, 2 su dragamine TA3, 2 su navi LST 'Polnocny', 2 su pattugliatori 'Spasilac', su pattugliatori 'Zhuk' e su altre navi d'assalto più piccole.
 
 
L'impegno del British Army è stato massiccio, e dato il ruolo del BAOR in Germania, quello di combattimento di prima linea contro il Patto di Varsavia, l'unica cosa che gli inglesi avrebbero potuto fare era schierare una forza da combattimento pesante (differentemente dai francesi, che nell'Operazione Daguet invece misero in campo una divisione meccanizzata leggera, meno potente ma più mobile, in ogni caso il meglio che avevano).
 
Quindi, con la Guerra fredda al suo capolinea, fu possibile e necessario smantellare un pezzo del 1o Corpo d'Armata, di stanza in Germania. Venne interessata per prima la 7a Brigata Corazzata 'Deser Rats' (erede della famosa 7a Divisione corazzata veterana del Nord Africa ma sciolta negli anni '60). Questa era un corpo di combattimento poderoso con oltre 100 carri Challenger 1 su due reggimenti più un battaglione di fanteria. Iniziò lo spiegamento nell'ottobre 1990 direttamente dalla Germania, e per metà novembre era pienamente operativa in Arabia, settore orientale della zona sotto comando della 1a MEF dell'US Marine Corps. Questo perché i Marines non erano molto forti, all'epoca, nel settore dei mezzi pesanti. Poi arrivò la più leggera 4a Brigata corazzata, con un solo reggimento di carri e 2 battaglioni di fanteria. Con questa venne creata una vera e propria divisione, la 1nd A.D, formata da supporti divisionali e le due Brigate corazzate, una in realtà essenzialmente corazzata, l'altra di fanteria meccanizzata, differentemente dalla 'norma' delle Armoured Divisions.
 
 
'''1st (British) Armoured Division''':
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** 39 Hy Regt: 650 uomini, 12 MLRS
** 12 AD Regt: 600 uomini, 12 lanciamissili Rapier/M548
 
 
*'''4th''' Armoured Brigade: Comando e squadrone trasmissioni, 200 uomini.
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** 40rd Regt RA: 880 uomini, 24 M109
** 10 AD Bty RA:100 uomini, 36 Javelin
 
 
*'''7th''' Armoured Brigade: Comando e squadrone trasmissioni, 200 uomini.
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Alla fine della campagna, il Primo Ministro John Major (successore della Tatcher, inaspettatamente caduta subito dopo la guerra) dichiarò che il Challenger si era comportato magnificamente, al di là di quanto ci si poteva immaginare.
 
 
Questo per quello che riguarda i carri, ma la fanteria merita anch'essa mensione. Ai 3 battaglioni di fanteria meccanizzata si sono aggiunti rinforzi: sia per questi stessi reparti, provenienti da altre 6 unità meccanizzate, sia poi per 4 altri battaglioni di fanteria leggera mandati in retrovia per controllare i prigionieri di guerra nei campi di raccolta, e in generale per proteggere le installazioni strategiche. I Warrior si dimostrarono all'altezza della situazione anche come affidabilità che all'inizio delle operazioni era dell'ordine del 95%, con i motori dimostratisi capaci di funzionare per 4.000 km prima di una revisione, mentre la trasmissione aveva già mediamente 16.000 km. Due soli veicoli sono stati messi KO da avarie meccaniche, mentre 3 sono andati perduti. 2 di questi sono stati vittime di uno dei peggiori episodi di 'friendly fire' quando sono stati distrutti da un A-10 americano, che evidentemente (nonostante la loro alta sagoma e la corazzatura laterale aggiuntiva di forma ampiamente scatolata) li scambiò per BMP-2. Il risultato fu la distruzione dei mezzi e l'uccisione di 11 soldati inglesi. La cosa si sarebbe ripetuta, ancora con un A-10, anchenel 2003, sia pure non in maniera tanto cruenta.
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La logistica ha gestito, solo per l'esercito, 19.000 t settimanali di carichi che arrivavano via mare e aria, in Arabia, smistati alla Force Maintenance Area o FMA, e poi alle due brigade Administrative Area o BMA. Alle unità arrivavano solo pochi rifornimenti dall'aria (i C-130 per quanto validi non sono certo C-17), per il resto si trattava di convogli terrestri. Le cifre di quanto usato nel teatro operativo sono state impressionanti, con 520 mezzi corazzati e ben 11.700 ruotati e rimorchi con il trasporto i 260.000 t di carico 'normale' a cui si aggiungevano 102.000 t di armamenti (che da l'idea del consumo di munizioni e della loro disponibilità in una guerra moderna). La 1a AD aveva 2 reggimenti trasporti completi dell RCT (Royal Corps of Transport) con ranghi completi, e 3 altri reggimenti a ranghi ridotti erano in carico all' FMA. L'immenso numero di veicoli, tra cui molti autocarri pesanti era testimone della complessità di mantenere una forza corazzata pesante oltremare.
 
 
 
 
 
 
 
Oltre alla logistica dei trasporti non mancavano gli ingegneri del REME (che all'epoca era addirittura il Corpo più grande in tempo di pace del British Army) con 3 officine per veicoli corazzati di cui due divisionali e una con la FMA che gestiva anche un'officina aeronautica. Altri elementi logistici erano il Royal Army Ordnance Corps per le riserve, la Royal Military Police anche per il controllo del traffico, Army Caterings Corps per le cucine, Military Provost Staff Corps per i prigionieri (normalmente si occupavano del 'centro di correzione ' a Colchester), Royal Pioneer Corps che avevano i compiti meno grati, tra cui la raccolta e identificazione dei caduti.
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Dopo accaniti combattimenti, ma anche rese in massa, gli inglesi misero KO le forze irakene, anche con l'uso di missili MILAN (già usati con successo alle Falklands) e di granate CLAW per fucile. Nella guerra moderna gli obiettivi sono spesso attaccati in parallelo anziché in serie e infatti la 4a Brigata colpì contemporaneamente 'Bronze', dove v'era una brigata corazzata di riserva, occupandolo dopo alcuni combattimenti mettendo KO due unità d'artiglieria e una di comunicazioni. Poi, con una manovra combinata con la 7a AB occupò l'obiettivo 'Copper'. Già per la mezzanotte del primo giorno tutti gli obiettivi erano stati raggiunti, anche se le migliaia di prigionieri rastrellati rendevano più lenta la marcia. Il 26 mattina v'era d'attaccare 'Brass', dove su ben 30 km2 v'erano un gruppo da battaglia corazzato e uno di fanteria, ma per le 15.00 gli inglesi l'avevano saldamente occupato. In 24 ore la 1a AD aveva percorso 130 km distruggendo la 52a Brigata e ottenendo la cattura di 4.000 prigionieri.
 
 
Mentre le brigate si rifornivano, venne programmato l'attacco su 'Tungsten'. Là v'erano, secondo le informazioni 2 divisioni: la 12a corazzata e la 25a meccanizzata. Non era un compito facile attaccare in inferiorità numerica tale concentrazione di forze, anche se la 1a AD aveva oltre 13.000 soldati. V'erano da superare oleodotti sistemati sopra il terreno, un ostacolo non di poco conto. Per l'appoggio vennero mobilitate le 2 batterie MLRS, 2 di M110, 5 di M109, assieme a due batterie MLRS e due di M110 americane. Fu l'ennesimo massacro per i soldati di Saddam: in meno di un'ora le munizioni (per lo più CBU) distrussero oltre 70 pezzi d'artiglieria e misero 'fuori combattimento' il 90% del personale. Questo compromise la difesa, ovviamente. Poi arrivò la 4a AB con 3 battaglioni misti - 2 squadroni carri e uno fanti- mentre altri battaglioni aspettavano in riserva. Durante la notte occuparono due importanti postazioni irakene, ma una terza era ancora in grado di resistere. I Britannici furono saggi. Per evitare un altro massacro nonché perdite proprie (non dev'essere facile per soldati mai entrati in combattimeno vedere tali stermini) organizzarono una dimostrazione di artiglieria davanti alla postazione. Gli irakeni presero nota e si arresero, non prima che il comandante della compagnia morisse 'improvvisamente' e venisse rimpiazzato da un subalterno. Consolidate le linee, cercando di raccapezzarsi nella confusione della battaglia, facendo il punto sulla campagna: gli irakeni stavano scappando disperatamente verso l'Irak lasciando solo piccole retroguardie, ma quella che era una rotta venne interpretata invece come una ritirata strategica per riorganizzarsi e contrattaccare, così le forze terrestri americane e britanniche ebbero il compito di intercettarle lungo la strada Kuwait-Basra. Così vennero fatti avanzare per 100 km, ma gli inglesi si ritrovarono davanti ad un altro 'effetto' della guerra moderna: le unità irakene erano state colpite da attacchi aerei pesantissimi e non c'era più qualcuno che potesse opporre una resistenza a livello di unità d'impiego. Così, cercando di controllare il territorio e di raccogliere le truppe sbandate, venne organizzato il controllo della strada.
 
Le postazioni difensive irakene risultarono anche più forti di quanto ci si aspettasse, estese e protette da oltre 1 milioni di mine controcarro e antiuomo. La resistenza delle truppe irakene era però meno forte di quanto ci si aspettasse, anche perché 6 settimane di attacchi aerei li avevano fiaccati. L'addestramento NATO, la manovra ad armi combinate era stata micidiale per gli irakeni che pure combattevano a difesa del loro territorio, nonostante la differenza rispetto al teatro europeo in cui erano schierati i reparti pesanti americani e inglesi. Infine l'avanzata era stata quasi priva di perdite, e veloce: l'avanzata finale per tagliare la strada a Basra du tanto rapida che la 7a Brigata corazzata impiegò 100 minuti per percorrere 45 km.
 
 
 
Le Special Forces inglesi arrivarono a frotte, ma sopratutto il 22nd Special Air Service Regiment, ovvero il SAS. Dalle basi avanzate in Oman e Marinah è stato facile schierarli, e nelle montagne omanite da anni gli inglesi da anni seguivano corsi di addestramento e SERE (evasione e resistenza, ovviamente tra le cose più segrete e riservate del loro programma). I SAS sono stati preceduti da 25 elementi dell'SBS della Marina che erano imbarcati sull'Armilla Patrol del Golfo. Unità del NISOG, i gruppi di 'osservazione' speciale del N.Irlanda sono stati pure usati nel Golfo, dando fiato all'IRA che ha avuto un incremento dell'attività proprio nello stesso periodo. Non sono mancate poi le Special Forces Flight della RAF e il 7th Army Air Corps Regiment con gli elicotteri per missioni speciali. Uno di questi operatori era a bordo anche di uno dei due MH-53E PAVE LOW III che illuminavano i bersagli per i missili degli Apache. Gli SBS operarono con i SEAL dei Team 3, 5 e 6, con funzioni di sminamento, mentre il SAS ha svolto azioni dirette sul territorio nemico e non scherzarono affatto: avevano liste di materiale, persino pesante, e personale. Addiruttura, vi è stata una missione congiunta del SAS e della Delta Force in cui è stato usato un certo numero di Mi-8 ex-DDR: prontamente scambiati per elicotteri irakeni dai soldati, erano in realtà guidati da personale ex-DDR su contratto. Finì che catturarono una batteria dei relativamente nuovi ed efficienti SA-8 (anche se è strano visto che questi missili erano disponibili anche nella DDR, e oltretutto erano troppo pesanti per essere trasportati in aria da qualcosa di meno che un CH-47). Le S.F. hanno anche operato per rapire personale per ottenere informazioni, hanno persino ucciso gli ufficiali che sembravano più 'efficienti' nello spronare i loro uomini, vi sono state incursioni negli alti comandi delle unità irakene per prendere documenti. Ne sono seguiti conflitti a fuoco in cui gli inglesi hanno avuto in genere la mano migliore, stimando un rapporto perdite a loro favore di 15:1. Hanno ottenuto secondo alcune fonti, 1 morto e 7 prigionieri, oppure 4 uccisi, nessun prigioniero e alcuni feriti. Poi vi sono state le missioni assieme alla Delta Force, alla 5th Special Forces Group americane in missioni congiunte chiamate 'Fusion Cells' per la caccia agli Scud, con team di 18 elementi di cui 6 del SAS inglese e il resto americani. Agivano in base alle informazioni dello Squadrone infiltratosi già agli inizi di Desert Shield dentro il territorio irakeno, e di altri reparti speciali che si muovevano passando per poveri beduini, anche a dorso di cammello. In questo modo segnalavano la presenza dei missiil, le Fusion Cells venivano paracadutate e poi scappavano con delle jeep speciali e recuperati dagli elicotteri pesanti. Altri compiti erano l'illuminazione laser per gli F-117, posa di radiofari etc. (anche se bisogna dire, solo pochissimi lanciatori mobili degli SCUD vennero neutralizzati in qualche modo, nonostante le operazioni di aerei come gli F-15E). La ricognizione per le truppe in avanzata era anche un compito utile. Certo che muoversi nelle pianure del deserto era molto più pericoloso che entro terrritori coperti da vegetazione, ma qui veniva in aiuto non tanto la copertura, ma la dissimulazione: non potendo nascondersi alla vista, si facevano passare per qualcos'altro, un pò come i Ninja giapponesi. Passando ostentatamente per poveri arabi nomadi non facevano molta notizia.
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La guera iniziò con massicci attacchi che interessarono 15 basi aeree irakene, tutte molto ben difese dall'antiaerea, nel solo periodo 17-21 gennaio, usando per lo più le spezzoniere JP233 ciascuna con 30 bombe antipista SG357 da 26 kg e 215 mine HB876 pesanti 2.2 kg e usate per impedire i lavori di riparazione delle piste: ne vennero usati 100 sistemi, a coppie per ciascun Tornado, 100 nuovissimi missili antiradar ALARM, 3000 t di bombe da 454 kg, un numero ignoto di armi a grappolo -sempre che impiegate- e 700 razzi aria terra, oltre alle munizioni per i cannoni da 30 e forse 27 mm. Non vennero impiegati gli Harrier, così importanti nell'82 ma qui del tutto irrilevanti: la RAF aveva qualche problema a metter in servizio in maniera affidabile questi apparecchi, mentre l'USMC usò gli equivalenti AV-8B con piena soddisfazione. Della campagna aerea ci si occuperà più tardi.
 
 
Una nota sul sistema di comando e controllo britannico, modificato dopo la Guerra delle Falklands. Il comandante dello Strike Command venne allora nominato come Comandante delle Forze combinate nel QG di High Wycombe, assieme ad ufficiali della Royal Navy e British Army così da formare uno Stato maggiore. Poi venner formato un comando a Ryadh con il comandante per le F.A. britanniche di tutto il Medio Oriente con l'Air Marschall Wilson, rimpiazzato però e ridotto a 'vice' quando arrivà il Lt. Gen Sir Peter de la Billiere, ex-SAS ed esperto del Medio Oriente. La cosa era stata necessaria quando il British Army riuscì a formare una intera divisione corazzata, troppo per farsi comandare dalla RAF. In ogni caso le F.A. britanniche hanno operato durante il conflitto sotto la supervisione di un ufficiale americano. Il BAOR e la RAF Germany fornivano la maggior parte delle forze impiegate e vennero messe nella catena comando con i relativi QG ma in ogni caso nemmeno il comando britannico in Arabia Saudita poteva prendere decisioni realmente autonome dalla volontà americana.
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I movimenti merci di cui 262.000 t varie e 102.000 t di munizioni vennero svolti anche con tutti gli aerei Boeing 747 della Kuwaiti Airlines e con 2 C-130 sempre kuwaitiani oltre che con 11 compagnie aeree, aerei USAF in prestito e la stessa RAF.
 
 
===La campagna aerea<ref>Price, Alfred: ''Le 100 ore più difficili'', RID 2/1993 pagg. 60-63</ref>===
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Piccoli, veloci, stabili, difficili da rilevare otticamente e ben pilotati, con una ridotta emissione termica, i Jaguar si sono dimostrari apparecchi di tutto rispetto. Certo è difficile capire come abbiano nondimeno fatto a non riportare nemmeno una perdita in azione, nelle centinaia di missioni svolte spesso solo con armi non guidate (sempre nel caso dei velivoli inglesi) quando fior di macchine come Tornado, F-15E, A-6, AV-8 e A-10, per non dire degli F-16, hanno subito danni non indifferenti. Certo il fatto di essere bimotori li ha salvati dalla perdita in azione come successo ad un apparecchi francese colpito in un motore da un MANPADS, ma anche i Tornado sono bireattori, come quasi tutti gli altri tipi summensionati. Resta insomma una mistero come gli aerei di questo tipo non abbiano subito perdite quando i loro successori molto più evoluti sì: il tipo di bersagli e di scenari può spiegare alcune cose, la comprovata affidabilità della macchina -basti pensare all'Operazione Epervier e all'attacco a Oaud Doumm- altre, ma anche così è strano come la sorte possa essere benevola in certe situazioni e non in altre: con 10 Tornado perduti delle varie aviazioni, ci si sarebbe potuti aspettare, e forse ci si aspettava, un numero quantomeno doppio di Jaguar distrutti; invece l'unico aereo perso fu una macchina inglese in addestramento, poco prima della guerra e ciò nonostante fossero apparecchi primitivi rispetto ai Tornado; mentre anche contro obiettivi tattici non si trattava di missioni facili, con parecchi A-10 e AV-8 abbattuti dall'antiaerea irakena. Insomma, il Jaguar nel Golfo è un caso da studiare: e meno male, che non sia stato ottimizzato con qualche sistema di navigazione e attacco notturno-ognitempo, altrimenti avrebbe operato anche meglio (e la cosa poteva esser fatta: dopo tutto, gli A-7 USAF sono stati in parte convertiti con l'antenato del pod LANTIRN, ovvero il LANA per ottenere capacità d'attacco notturno, similmente a quello che venne fatto con gli A-7E della Marina).
 
== Note ==
 
 
 
<references/>
 
 
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