Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Corea del nord: differenze tra le versioni

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Gli americani non rimasero inerti e Harry Truman si attivò subito con grande determinazione, ordinando al Gen Douglas McArthur, all'epoca comandante delle forze americane nell'Estremo Oriente (essenzialmente Filippine e sopratutto, Giappone), il trasferimento di due divisioni americane nella penisola coreana. Nel frattempo stavano arrivando in zona le navi della 7th US Fleet e della Royal Navy.
 
===La guerra dei corazzati<ref>Mini, Maurizio '' L'impiego dei corazzati nella guerra di Corea'', RID Aprile 2007 p.82-94</ref>===
Ora la situazione si sarebbe decisa in diversi scenari conemporanei, sia terrestri, che aerei, che navali. Ma sopra ogni cosa, la guerra di Corea era in quel momento dipendente dai mezzi corazzati, sia dalla loro esistenza che dalla loro assenza. E' strano che questo conflitto sia passato alla Storia come una lunga guerra di posizione, senza dubbio la più vicina alla Prima guerra mondiale tra quelle combattute dagli Americani dopo il 1918, ma con l'importante variante della diplomazia, che lavorò affinché di fatto le ostilità avessero uno sviluppo politico. Fu guerra, ma a differenza delle carneficine orrende dei due conflitti mondiali, non si tralasciò di trattare per vie politiche. Certo, non subito, visto che quando sei nella condizione di vincere rapidamente e con perdite ridotte non hai la necessità di fermarti a trattare rese e compromessi. Alla fine come si sa -col senno di poi- l'unico frutto avvelenato sarebbe stato lo status quo che non ha risolto il problema della riunificazione coreana ma ha fatto sì che nessuno dei due contendenti perdesse le proprie posizioni, svanendo l'opportunità di un successo facila da una parte e dall'altra.
 
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Altri mezzi corazzati usati erano pur sempre utili: semicingolati M3-M5, autoblindo come le M8, semoventi d'artiglieria contraerea come gli M19 su scafo M24 con due pezzi da 40 mm, e gli M15 su scafo M3 con pezzo da 37 e 2 da 12,7 mm si dimostrarono micidiali contro le truppe nemiche al suolo.
 
===La storia della Corea e l'importanza del potere marittimo<ref>Nassigh Riccardo ''Le operazioni navali in Corea'' RID Giugno 1995 p.72-81</ref>===
 
 
 
Le operazioni navali nella guerra partirono dal presupposto cardine che da un lato c'era la flotta più potente del mondo, sotto l'egidia ONU, dall'altro c'era il niente più assoluto, a parte qualche piccola nave costiera e tante giunche. Ma le sorpese non mancarono. Anzitutto ritorniamo indietro nella storia coreana. La Corea era dominata da clan familiari rivali tra di loro, un pò la situazione che c'era in Giappone, durante gli anni precedenti all'era 'moderna'. Già la Corea è una terra molto difficile, a dire il minimo: calda in estate e fredda d'inverno, battuta dai tifoni, non lasciava certo i suoi abitanti in pace. E le dispute tra i potenti non li aiutavano. Ma con le potenze straniere all'opera era anche peggio, e così i Coreani tesero col tempo a divenire popolo chiuso verso l'esterno, pur restando in buoni rapporti con l'Impero Cinese. Questo equilibrio venne rotto verso la fine del XIX secolo perché i Giapponesi, oppressi dalle cannoniere americane, erano diventati con decisione una grande nazione in fase di modernizzazione, il che sconvolse gli equilibri della regione e in particolare mise la Corea, così importante strategicamente (è posta tra il Mar del Giappone e il Mar Giallo), al centro delle dispute sino-giapponesi. Notare che anche il Giappone era largamente tributario, in termini culturali, della Cina. Russi e Inglesi erano oramai allarmati. I primi perché temevano azioni offensive verso la Manciuria in caso di occupazione giapponese della penisola; i secondi perché preferivano la Corea retta da un governo debole e appoggiato dalla Cina, che all'epoca era succube dell'Impero Britannico. Le cose stavano degenerando, a tal punto che la Cina, assai invadente nella Corea con la sua politica aggressiva, aveva persino suscitato una corrente d'opinione filo-giapponese. La presenza dell'Impero nipponico fu possibile sul suolo coreano dopo la guerra con la Cina del 1894. I Russi non furono certo tranquillizzati e come temevano, la Corea era di fatto la testa di ponte per penetrare nel continente alla ricerca della 'sfera d'influenza' adatta alla modernizzazione del Giappone, carente di materie prime. Dopo la guerra, che inopinatamente i Giapponesi vinsero contro i Russi (1904-1905), questi ultimi si ritrovarono piuttosto marginalizzati in Estremo Oriente. Ma non era finita: il Giappone, tutto sommato buon amico della Gran Bretagna, appoggiava la Gran Bretagna nella sua espansione in India, mentre in cambio otteneva un'alleanza in chiave filo-russa. Erano sopratutto i Russi, dopo una certa neutralizzazione dei Francesi, contro cui gli Inglesi si scontravano nell'espansione dei rispettivi imperi. Dato che per il resto non c'era da disturbarsi a chiedere autorizzazioni, i Giapponesi occuparono la Corea il 22 agosto 1910. Ma i Coreani non erano da prendere sotto gamba. In passato furono loro ad attaccare il Giappone, anch'esso 'Paese' (nel senso che la sua unità culturale era tutta da costruire, persino la sua complicata lingua non esisteva fino al XIX secolo, almeno come ufficiliale; i nobili parlavano sopratutto il cinese mandarino!). Ora era il Giappone che era stato ben più lesto della Corea ad uscire dall'isolamento medioevale. Eppure essendo un arcipelago aveva tutt'altro che l'integrità che il territorio monolitico della penisola coreana possedeva. Ma se non altro non aveva troppi vicini oltre confine a cui dare spiegazioni. In ogni caso i Coreani iniziarono una guerriglia contro i Giapponesi. Non tutti, certo, ma una fazione nazionalista, che voleva cacciarli via dal proprio territorio. I Giapponesi non erano esattamente proni alle PR e non mancavano di alienarsi la simpatia del popolo assoggettato. La guerriglia fu tanto dura, che non venne mai piegata: proprio così, la Corea ebbe un movimento nazionalista che resistette all'oppressione giapponese fino a che gli occupanti si arresero nel '45.
 
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E così ecco chiariti per sommi capi i prodromi della guerra di Corea.
 
Data la modestia degli aeroporti sudcoreani, i movimenti di truppe e materiali avvennero via mare per la gran parte del totale. In tutto gli Americani mandarono in Corea 2 divisioni seguite a breve da altre 3. Poi c'era da rifornirle, c'era il bisogno di navi ospedale; ma anche i porti erano poco capaci ed efficienti e il migliore, quello di Pusan, oltre ad essere congestionato era anche servito da una inefficiente rete viaria.
 
Tutto questo non aiutava certo il movimento e il supporto a grandi eserciti convenzionali, ma era quello che si poteva fare, specie nei primi mesi di guerra quando non c'era il tempo di potenziare le infrastrutture. La Marina aveva poi da sorvegliare le coste ma anche quello di impedire ingerenze esterne, specie da Cina e URSS. Inoltre c'era da scongiurare l'eventuale attacco cinese a Taiwan, o anche all'esatto contrario, i Nazionalisti avrebbero potuto tentare di provocare un incidente in cui ne sarebbe stata coinvolta l'ONU. Il coinvolgimento di truppe amiche esterne era quello che si voleva da tempo e quello per cui si era disposti anche a mandare truppe in Corea. Tanto per non farsi trovare di fronte ad altri 'fatti compiuti' Truman fece pattugliare dalle navi USA fin dall'inizio anche lo stretto di Formosa, almeno con le poche navi che c'erano in zona. Una 'moral susion' che doveva silenziosamente far pressione e far capire a tutti che gli USA non erano disposti a vedere espandare il conflitto.
 
Tornando alle prime fasi del conflitto, il morale dei Sudisti stava calando enormemente dopo le prime battaglie, in particolare dopo che la capitale pur difesa dalle migliori truppe era stata presa. Gli americani intervennero con l'aviazione ma questa aveva relativamente pochi obiettivi sia strategici che tattici. In compenso i Coreani, già poveri di loro, stavano subendo una guerra devastante a cui le bombe Alleate non facevano altro che aggiungere danni. Colonne di profughi civili erano in fuga e non avevano di che sfamarsi, mentre i demoralizzati soldati Sudisti spesso disertavano o si arrendevano. Nondimeno, gli Americani erano ben intenzionati a resistere nel compatto perimetro di Pusan, all'estremità della nazione, ora che quasi tutta la Corea era caduta in mano ai Nordisti. Massacri e crimini di guerra avevano cominciato a manifestarsi. I Nordisti andarono all'attacco ma non sfondarono a Pusan, mancando di dare il colpo finale alla difesa americana. Gli USA erano nel frattempo riusciti ad ottenere la pratica estinzione della pur rispettabile aviazione Nordista e avevano la supremazia aerea, quella navale, a terra avevano, oltre ad altre truppe terrestri amiche, 5 divisioni. C'erano 500 carri armati. I Nordisti erano esausti e si consumarono negli attacchi a Pusan. Di fatto avrebbero dovuto convincersi che a quel punto non c'era modo di resistere nella loro offensiva: non contro le forze ONU.
 
In ogni modo, gli Americani avevano fermato i Nordisti. Ora il problema era respingerli. E per farlo piuttosto che una lenta e faticosa azione offensiva lungo la penisola, Mc Arthur propose di sbarcare a Inchon, tagliando in due la parte di più facile dell'isola, spezzare la logistica dei Nordisti intrappolandoli, e passare alla conquista della Corea del Nord. Un successo su tutta la linea. E finì per spuntarla. Ambiziosissimo, il 'Giulio Cesare' americano voleva diventare 'quello che salvò l'Asia dal comunismo' ma non era ben supportato dai vertici della Marina, convinti che i fondali a Inchon erano troppo bassi. Sopratutto tra le 'delizie' dell'ambiente Coreano c'erano le maree alte quasi 10 metri, che rendevano indispensabile sfruttarne le 'finestre' utili, possibilmente di notte. L'alternativa era quella che le acque, pur alte a sufficienza per sostenere anche una corazzata, si ritiravano e lasciavano un mare di fango senza alcun modo di sbarcare alcunché. Esisteva un canale d'accesso al porto, chiamato 'Dei pesci volanti' ma era stretto, tortuoso e non illuminato, e chissà se c'erano mine. Infine, per aggiungere il peggio, c'era da conquistare l'isoletta di Wolmi-do che era davanti alla città portuale e che bisognava attaccare 11 ore prima. Quindi addio sopresa tattica. Già che ci si era, la stagione dei tifoni stava per cominciare...
 
L'Esercito non era d'accordo a sua volta, visto che mancavano persino delle carte nautiche aggiornate, anzi persino di tipo geografico, e poi Inchon non era poi tanto vicina a Pusan: come fare per la sortita che avrebbe collegato la piazzaforte con l'area degli sbarchi? E poi, ancora: dietro Inchon c'erano montagne e colline, non certo l'ideale per sciamare rapidamente verso l'entroterra. Con l'era 'atomica' stava già tramontando il concetto dei grandi sbarchi anfibi e le stesse navi dell'USN erano piuttosto vecchie e malandate in questo settore. I Marines erano gli unici che volevano ancora i grandi sbarchi anfibi, anche perché senza di questi la loro ragion d'essere era seriamente 'minacciata' di estinguersi (e con lei l' immortale' Corpo). L'Esercito voleva piuttosto che i rinforzi fossero destinati a Pusan. Là gli Americani erano piuttosto forti ma il morale era pessimo, anche quello del gen. Walker a cui poi sarebbe stato intitolato un carro armato leggero (l'M41 Walker Bulldog) che faceva pensare l'opposto. L'Esercito insomma voleva piuttosto un rinforzo del perimetro ed eventualmente piccoli sbarchi nelle vicinanze, come a Kunsan. Ma Mc Arthur l'avrebbe avuta vinta dopo 6 settimane, nonostante che tra l'altro il comando del X Corpo d'Armata era sotto il comando non dello stesso Mc Arthur ma di Almond, il capo del suo CSM, il che divideva troppo le responsabilità. E non erano forze di poco conto: la 1a Marines e la 7a US Army erano le divisioni coinvolte nel X°, e disponevano di qualcosa come 70 mila uomini. Oltretuto Almond, che è ben ripreso anche nel film 'Addio al Re' di J. Milius, era un tipo arrogante quanto il suo mentore, e per giunta più antipatico. Ma poca sorpresa: Mc Arthur era famoso per le sue scelte nepotistiche. Di buono Almond aveva che la sua determinazione la trasmetteva anche ai suoi sottoposti e questo per il morale tornava utile. Così dopo un'estate terribile per gli americani, la loro sofferenza stava per finire, perché il piano, militarmente parlando, avrebbe avuto tanti rischi di fallire quanto alto sarebbe stato il premio per il successo. E così avvenne.
 
Ma i Nordisti non erano, malgrado tutto, più una forza armata credibile. Gli Americani e Alleati a Pusan avevano qualcosa come 140.000 soldati, più dei Nordisti all'inizio della guerra e a quel punto erano addirittura il doppio dei loro assediatori. Più la supremazia aerea e navale, s'intende, e sempre di più quella in corazzati e artiglierie. Non si rendevano conto del mutato rapporto di forze a loro pieno vantaggio. Ma al Sud le cose, psicologicamente parlando, erano tanto in malora, e le informazioni sull'avversario tanto scarse, che gli Americani subivano in quel momento appieno l'ascendente dei formidabili reparti Nordcoreani che avevano spazzato via tutte le resistenze in poche settimane.
 
Questi ultimi erano tuttavia all'oscuro degli sbarchi anfibi che gli americani stavano studiando, che pure erano oramai sulla bocca di tutti, anche in Corea. I Nordisti non ne seppero niente e non ci furono misure particolari per impedire l'assalto a Inchon, punto in effetti molto delicato se il nemico fosse stato ambizioso. E storicamente proprio l'ambizione è la carta del successo di un'operazione anfibia: là dove il nemico meno se lo aspetta. La guarnigione di Inchon era di appena 1.500 soldati e altri 500 erano nell'isoletta antistante, e sopratutto non vennero posati i 'guardiani silenziosi' che erano le mine, molto pericolose per l'attaccante specie se erano ad influenza magnetica e se il fondale era fangoso: l'avrebbe protette dalla scoperta ottica e sonar, ma non avrebbe impedito di funzionare contro la chiglia delle navi. Informatori apparvero in zona, come anche le ricognizioni degli RF-80. Ma come si è detto in un'altra parte, Kim II Sung preferiva caricare avanti come un toro, mandando i suoi a schiantare il prima possibile (ora che non era più possibile farlo..) Pusan. Forse si era illuso troppo del potenziale della sua armata dopo i primi successi, eppure doveva essere al corrente di avere praticamente perso l'aviazione.
 
Per lo sbarco, ora fissato al 15 settembre, la Marina Britannica venne incaricata di un'operazione diversiva bombardando il porto nordista di Chinnampo, sbarcando poi a Kunsan un reparto di incursori. Ma questo era solo l'inizio dell'Operazione CHROMITE. Era la 7th Fleet con il suo ammiraglio Struble che avrebbe sferrato il colpo decisivo: 3 portaerei americane, una (leggera) inglese, 2 di scorta americane, sette incrociatori di cui 4 inglesi, 34 caccia, 8 fregate, 18 dragamine, 5 pattugliatori, 67 navi da sbarco di cui 37 erano LST. Queste ultime erano parte delle oltre mille unità che erano state costruite dagli Americani per sostanziare la loro potenza anfibia, ma erano state cedute nel dopoguerra alla altrimenti annientata marina mercantile giapponese. Fino a che per l'emergenza non vennero requisite, anche se la loro efficienza era malamente accettabile, ancor di più dopo che la flotta affrontò la coda del tifone Kezia con i duecento chilometri orari di cui era capace. La flotta era partita il 5 settembre da Yokohama in un lento convoglio di ben 260 navi, poi il 13 settembre uscì la nave comando di Mc Arthur dal porto di Sasebo. E' incredibile come l'operazione militare che sulla carta non aveva nemmeno l'appoggio della Marina andò in porto, principalmente per l'inesistenza del nemico e della sua capacità di ricognizione (e ancora di più per la volontà di Kim II Sung, che all'epoca era meglio se si fosse ritirato a difesa di Seul). I reparti aerei imbarcati cominciarono la loro azione di bombardamento al suolo incluse le armi al napalm, 6 ct americani e 4 incrociatori almeno 3 dei quali inglesi iniziarono il bombardamento costiero. Passate anche le poche mine presenti, vennero sbarcati i marines a Wolmi-do e poi da lì si cominciò ad estendere le operazioni a terra, in direzione di Inchon che venne semidistrutta. Non solo, ma gli americani non ebbero scrupoli nel seppellire i difensori coreani arroccati nelle caverne, da dove non volevano arrendersi, con l'uso di bulldozer. Passarono 2 giorni prima che due Yak-3 attaccarono la flotta colpendo il JAMAICA (incrociatore inglese) che subì qualche danno ma abbatté uno degli attaccanti, mentre inizialmente erano stati due gli aerei americani colpiti dalla contraerea. Il successo fu clamoroso: in una settimana erano sbarcati 40 mila soldati che ebbero 21 vittime e 174 feriti in tutto.
 
Ma Mc Arthur aveva pensato troppo ad un'azione meramente militare: la guerra di Corea non si sarebbe potuta risolvere se non con la politica. Questo l'avrebbe progressivamente estraniato dal favore che pure sembrava essersi conquistato, e quando propose l'uso delle armi atomiche contro i Cinesi Truman lo esautorò nell'aprile del '51.
 
Ma tornando alla guerra di quei giorni, i Nordisti, storditi dalla notizia degli sbarchi alle loro spalle (il 'gancio di Inchon') si ritirarono in disordine. Gli americani entrarono a Seul il 26 settembre, il 1 ottobre i Sudisti entravano a Nord del 38° Parallelo. Mao Tse Tung non voleva che la Corea del Nord fosse invasa dagli americani e riunificata sotto la loro egidia. Anche se la Cina era ricca all'epoca solo di soldati, che servivano più che altro per invadere Taiwan quando lo si fosse voluto, Mao l'8 ottobre ordinò ai suoi sottoposti l'ordine segreto di far intervenire truppe che ufficialmente erano 'volontarie'. La piega politica della guerra, che gli Americani apparentemente ignoravano nella loro esuberanza bellica, stava per giocare un brutto tiro. Il 19 ottobre gli americani occuparono Pyongyang con l'Ottava Armata, scattata da Pusan. Ma il 27 ottobre la loro avanzata venne fermata dall'offensiva della Prima fase cinese, stabilizzando il fronte sulla linea del fiume Chongchon. Allora Mc Arthur volle bissare il successo della prima grande invasione dal mare dopo il 1945. Stavolta, l'obiettivo di questo nuovo capitolo della politica 'delle armi' era Wonsan, costa orientale. La 1a USMC Division venne trasferita via mare, la 7th ID venne inviata prima a Pusan e poi imbarcata per Wonsan. Stavolta c'era anche la corazzata USS Missouri per l'appoggio navale (che progressivamente avrebbe interessato tutte le navi di questa classe di 4 potenti corazzate). Ma lo sbarco, programmato a Hungman, non fu un successo. Wonsan era stata debitamente protetta via mare da parte di semplici giunche che depositarono però 3000 mine, in molti casi ad influenza. Nonostante gli attacchi aerei e i bombardamenti d'artiglieria, gli americani non poterono sbarcare nei tempi previsti. Persero 5 dragamine tra cui qualcuno anche coreano, ed ebbero altre navi danneggiate. Il settore MCM già allora non era dei meglio mantenuti dopo la fine della guerra nell'USN. Il 25 ottobre si riuscì a creare un passaggio davanti alle coste nordiste ma i Sudcoreani avevano già occupato Wonsan da diversi giorni e quindi lo sbarco fu inutile. Se a terra vi fossero stati oppositori validi, lo sbarco a quel punto non avrebbe avuto nessun successo dato che la sorpresa era stata semmai a danno americano con circa 10 giorni passati nella bonifica: se i Tedeschi avessero avuto tanto tempo per capire dove gli Alleati sbarcavano in Francia, le cose sarebbero andate ben diversamente!.
 
La Marina dopo di allora non fece altre grandi missioni, a parte isolare strategicamente la Corea dalla Manciuria per strozzarne la logistica, e attaccare i pochi bersagli industriali e strategici nordisti rimasti. Per esempio, il 23 giugno 1952 35 AD-1 Skyraider colpirono con bombe da 1000 lbs la diga idroelettrica di Suhio, scortati da altrettanti F9F a reazione. Ma le missioni continuavano più che altro con obiettivi minori, e con la difficoltà di affrontare i caccia MiG-15 assai superiori. Il 20 maggio 1953 il Consiglio Nazionale di Sicurezza decise che data la continuazione dei combattimenti nonostante i due anni di trattative, le ostilità si sarebbero estese anche alla Cina. Nel frattempo era morto Stalin e la determinazione sovietica si era da tempo affievolita, lasciando per lo più ai Cinesi l'incombenza della guerra. Inoltre gli F-86 americani stavano vincendo il confronto con i MiG dopo due anni di guerre aeree molto difficili (all'epoca non si capiva bene perché, ma molti piloti 'coreani' in realtà erano sovietici, come si ebbe conferma solo decenni dopo..). Il 27 luglio un armistizio provvisorio fermava le ostilità. Ancora oggi non è stato superato.