Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Corea del nord: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nuova pagina: {{forze armate mondiali}} La penisola di Corea è un'altra delle molte propaggini dell'Asia che è continente immenso e continentale, ma che nel suo lato meridionale e orientale si 'sf...
 
Nessun oggetto della modifica
Riga 1:
{{forze armate mondiali}}
La penisola di Corea è un'altra delle molte propaggini dell'Asia che è continente immenso e continentale, ma che nel suo lato meridionale e orientale si 'sfrangia' gradatamente, fino ad arrivare quasi all'Australia. Del resto ad Occidente si potrebbe anche dire che l'Europa sia nient'altro che la propaggine occidentale dell'Asia. La penisola coreana è stata spesso al centro di attenzioni estere. Confinante con la Cina, essa venne colonizzataconquistata dai Giapponesi all'inizio del secolo, quando la loro espansione sorprese il mondo. E sorprese sopratutto la Russia Imperiale, che nonostante la sua potenza fu disastrosamente battuta da una nazione che fino a pochi decenni fa era ancora un regno medioevale e chiuso all'estero. I Giapponesi presero possesso della Corea e la loro occupazione fu talmente brutale che almeno fino a non molti anni fa in Corea del Sud era vietato usare qualunque parola giapponese. La Corea, alla fine della guerra, venne perduta come tutti gli altri possedimenti oltremare (che comprendevano anche la Cina). I Sovietici entrarono nell'Agosto del 1945 nella penisola, nonostante la Conferenza del Cairo che nel novembre 1943 vide gli Alleati promettere l'indipendenza alla Corea. Si stabilì che oltre il 38imo parallelo le truppe giapponesi dovessero arrendersi ai Sovietici, e sotto agli Alleati. Detto così sembra abbastanza pacifico, ma la cosa richiede una spiegazione. L'URSS per tutta la durata della Seconda guerra mondiale si guardò bene dal dichiarare guerra ai giapponesi, e la cosa fu reciproca. Praticamente si arrivò alla fine della guerra quando l'Armata Rossa tornò a scontrarsi con i giapponesi, e lo fece con una travolgente avanzata che era alimentata da molte truppe trasferite dal fronte occidentale, ora pacificato. Era dal '39 che non c'era una battaglia tra le due potenze, ma con questa offensiva Stalin intese stabilire l'importanza dell'URSS anche in estermo oriente. Per esempio, occupando le Kurili, che da allora sono rivendicate dai Giapponesi come parte del loro territorio.
 
In ogni caso, la suddivisione della Corea era una cosa da intendersi in maniera temporanea. Almeno secondo gli accordi di Postdam. Ma purtroppo, niente come certe soluzioni 'temporanee' finiscono per diventare permanenti e così accade per le Coree. La cosa purtroppo fu accentuata dalla scarsa comprensione del fenomeno: la Corea del Sud venne lasciata senza quasi difese, mentre il Nord venne organizzato in una vera armata da guerra. Uno dei problemi fu indubbiamente politico: gli Stati Uniti volevano accelerare i tempi per unificare e rendere indipendente la Corea e indissero le elezioni. Queste vennero vinte da Syngman Rhee che fu il primo dei molti presidenti della Repubblica Coreana. La cosa forse fu mal interpretata dai sovietici che misero su la Repubblia Coreana Democratica Popolare (16 febbraio 1948). Ecco che anziché unire la Corea la si divise. E con un problema: Seoul, la capitale sudista (Repubblica coreana del Sud (15 agosto 1948), era ad appena 50 km dal confine.. insomma la cattiva eredità, malamente gestita, della II Guerra mondiale aveva avvelenato i pozzi anche per il futuro, come in altri casi e nel Vietnam in particolare. Ovviamente la cosa non sarebbe stata tanto instabile se i rapporti di forza fossero stati mantenuti con un salutare deterrente su entrambi i lati del confine. Invece no.
 
Rapidamente i Nordcoreani vennero armati e organizzati in maniera efficiente e temibile. Sebbene carenti di mezzi di trasporto, i Nordisti nell'estate del 1950 già vantavano 135.000 soldati, 8 divisioni di fanteria a pieni organici e due a organici ridotti, appoggiabili da una brigata corazzata con 150 T-34/85. L'artiglieria, in puro stile sovietico, comprendeva numerose a potenti batterie campali che dovevano dare un appoggio decisivo nelle puntate offensive come agire da sbarramento mobile contro gli attacchi nemici. Non mancava l'aviazione, riccamente fornita di molti recenti tipi di aerei tattici, tutti ancora ad elica: 70 caccia Yak-3, Yak-7V, Yak-9P, 62 assaltatori Il-10, 22 addestratori armati Yak-18, 8 aerei da osservazione Po-2 e così via. E i Sudisti? Organizzati in 8 divisioni, solo la prima e la Sesta di queste erano considerabili addestrate per azioni belliche di un certo livello; i mezzi corazzati semplicemente non esistevano (quantomeno non nel caso dei carri) e tutta l'artiglieria campale che si poteva mettere insieme era data da 91 obici da 105 mm, gittata di circa 11 km, e pochi altri pezzi, come i cannoni controcarri da 37 mm. Gli aerei erano 8 Grasshopper L-4, 5 L-5 SentineSentinel e 3 T-6 Texan, gli unici apparecchi armabili con qualche mitragliatrice o bomba, mentre gli altri velivoli erano solo una completa collezione di aerei da osservazione leggeri di costruzione americana. Macchine pesanti circa 1000 kg e da 200 kmh, quando i caccia sovietici arrivavano a 650-670 kmh e gli assaltatori, seppure più lenti, erano capaci di portare a circa 500 kmh un pesante carico di cannoni, bombe e razzi aria-terra. Sul contingente americano presente non si poteva fare affidamento se non come 'rappresentanza': 500 uomini del Korean Military Advisory Group agli ordini del Brigatiere Generale William L. Roberts, non organizzato come unità operativa ma essenzialmente come corpo di 'consiglieri militari' e addestratori.
 
Questo era quanto si poteva vedere da una parte e dall'altra. Con tutti i materiali che gli Americani avevano in surplus postbellico, ci si poteva anche aspettare che facessero sforzi di ben altro livello per aiutare i Sudcoreani. Questo sopratutto perché l'invasione, che pure colse apparentemente tutti di sorpresa, in realtà era un'azione ampiamente annunciata. Vi erano infatti stati scontri di frontiera all'inizio dell'estate del '49, ovvero un anno prima. I Nordisti occuparono la penisola di Ongjin e mentre questo accadeva, gli Americani stavano smobilitando parte delle forze ancora presenti in Corea del Sud. Toccò alla 6a Divisione ristabilire i confini dopo duri combattimenti che terminarono a luglio. Nel mentre però veniva attaccata Kaesong, sempre sotto il 38imo Parallelo, e come se non bastasse, ad agosto venne invasa ancora Ongjing. Ancora una volta furono respinti, ma non prima di durissimi combattimenti. L'anno dopo, in primavera i Nordisti attaccarono ancora Kaesong, stavolta solo con le artiglierie. Insomma, nell'arco di un anno la Corea del Nord aveva dato chiaramente l'idea di come fosse ben poco propensa a concludere in maniera pacifica un accordo per l'unificazione della penisola. Gli Americani ovviamente lo sapevano, ma nonostante tutto completarono il disimpegno. I romani dicevano 'se vuoi la pace prepara la guerra'. Questo non fu certo vero da parte americana, che di fatto lasciò soli i Sud coreani verso la minaccia, sempre più pressante, dei 'Nordisti'.
 
Le precedenti offensiva erano state nondimeno respinte. MAMa erano pur sempre un qualcosa di limitato rispetto ad una offensiva in grande stile, che avrebbe messo a nudo chi dei due avesse meno risorse strategiche.
 
Alba del 25 giugno. Mentre pioveva fitto sui passi e le valli del confine tra le due Coree, i cannoni nordisti iniziarono un bombardamento violento nella zona che apriva la strada per Chunchon. Poi la 105a Brigata corazzata, forte di 120 T-34/85, e la 7a Divisione di fanteria, che schierava gli altri 30 come prestito dalla brigata, avanzarono oltre la frontiera. Erano le punte di lancia e nonostante questa potenza corazzata era poco significativa per gli standard europei, dall'altra parte non c'era praticamente niente. Le truppe erano in tutto suddivise in 6 Divisioni. Fu ancora la 6a Divisione che tentò di fermare i Nordisti. Ma i cannoni da 37 mm erano tutto quello che potevano usare contro i T-34, e i proiettili si dimostrarono inutili contro le loro corazze. Gli americani avevano anche pezzi ben più efficaci da 57 e 76 mm, ma ovviamente si erano ben guardati dal fornirne i Sudcoreani. Questi combatterono con grande determinazione e cercarono di saltare addosso ai carri gettandovi all'interno delle bombe a mano (previa apertura dei portelli). Tutto inutile. La Prima divisione fece lo stesso e cercò di arrestare i Nordisti sulla collina antistante Seoul. Ma il 28 giugno la capitale sudcoreana cadeva, nonostante il sacrificio di interi reparti per la sua difesa, la capitale sudcoreana cadeva in mano ai trionfanti reparti Nordisti. Erano passati appena 3 giorni dalla vera e propria 'Blitzkrieg'.
 
Gli americani non rimasero inerti e Harry Truman si attivò subito con grande determinazione, ordinando al Gen Douglas McArthur, all'epoca comandante delle forze americane nell'Estremo Oriente (essenzialmente Filippine e sopratutto, Giappone), il trasferimento di due divisioni americane nella penisola coreana. Nel frattempo stavano arrivando in zona le navi della 7th US Fleet e della Royal Navy.