Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Unione sovietica-92: differenze tra le versioni

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Gli elicotteri divennero presto l'unico modo di tenere le guarnigioni isolate e di scortare i convogli di truppe e rifornimenti. Durante l'assedio di Khost, alla fine del 1983, gli An-12 volarono tra le 150 e le 180 missioni alla settimana per rifornire la guarnigione e altri ancora lanciarono rifornimenti con la più sicura tecnica del paracadute. Un An-12, sorpreso dal fuoco dei guerriglieri a terra, riuscì a scappare con diversi morti e feriti a bordo, rientrando alla base con circa 150 buchi e vari danni a bordo. Un degno emulo dell'Hercules. Talvolta gli elicotteri abbattuti avevano sorti curiose, visto che spesso non prendevano fuoco: un camion dei guerriglieri aveva una scocca (fusoliera?) ricavata dalla fusoliera di un Mi-8 abbattuto in precedenza. Sui fianchi c'erano ancora le insegne afghane e i 5 finestrini rotondi per lato.
 
Le armi contraeree erano inizialmente piuttosto esigue: cannoni binati da 20-23 mm, mitragliatrici leggere e pesanti, e armi controcarri utilizzate in maniera non convenzionale, sopratutto i lanciarazzi RPG. Gli Hind erano comunque molto veloci e 'beccarli' era difficile con le armi più pesanti e lente, mentre il fuoco di quelle portatili era grossomodo inutile, e del resto gli elicotteri si sono dimostrati spesso molto più difficili da buttare giù di quanto non sembrerebbe a vederli, così leggeri e ricchi di vetrature come sono. I Cinesi furono prodighi di missili SA-7, e forse anche gli Egiziani diedero fondo alle loro riserve di vecchio materiale ex-sovietico. L'evento che però fece la differenza fu l'aiuto occidentale. Gli Afghani furono relativamente insoddisfatti degli SA-7, specie dopo che gli elicotteri si erano muniti di lanciatori di flares, ma erano pur sempre meglio di nulla; i Blowpipe inglesi vennero usati in pochi esemplari, ma senza tanto profitto; i missili controcarri di nuova generazione cinesi vennero giudicati già in sede di valutazione un fallimento; ma i missili Stinger trasformarono i cacciati in cacciatori, e la loro precisione e letalità vennero molto apprezzate. I guerriglieri più tradizionalisti abbandonarono talvolta gli SA-7 per utilizzare, nella 'caccia all'elicottero', un'arma ben più tradizionale: il fucile per la caccia agli elefanti. Il che pone un quesito: fino a quanti anni fa gli elefanti esistevano in Afghanistan?
[[Immagine:World_operators_of_the_Mi-24.png|320px|right|thumb|Tanto per capire la diffusione degli 'Hind']]
I Mi-24 continuarono comunque imperrterriti nella loro diuturna azione di supporto aereo e pattugliamento. La loro tattica venne modificata facendoli diventare dei veri aerei d'attacco in picchiata, con volo in formazioni di almeno due elementi, attacchi in picchiata e tiro delle armi tra i 2.000 e i 500 m per poi eseguire una veloce risalita, lanciando salve di flares. Il Mi-24 non è certo una macchina che passa inosservata: i piloti avevano la sensazione di essere il 'bersaglio più grosso dei dintorni' come raccontava a T.Cooper un veterano degli 'Hind' (cervo maschio, nome in codice NATO). Il rumore, anzi il 'fragore' lo rende poi udibile a chilometri di distanza, e l'emissione termica dei suoi scarichi non è di sicuro modesta. Anche la traccia radar, per chi fosse dotato di sistemi di scoperta del genere è stealth: di fatto il Mi-24, veloce e possente, ricorda una specie (anche come lunghezza!) di F-4 Phantom ad ala rotante, anche per la sua conformazione vagamanete a gobba. I sovietici lo chiamavano 'Gorbach' che significa (come l'S.79..) gobbo. Gli Afghani temevano questa macchina come solo i Su-25, e gli affibbiarono il nome di Sheitan Arba, Carro del Diavolo.
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Questi erano abituati agli attacchi 'mordi e fuggi' dati dai veloci aviogetti; il Su-25 era meno rapido (ma pur sempre molto di più dell'A-10 pariclasse) e poteva portare un pesante carico bellico, permanendo in zona per ore e sopratto operando con i Mi-24, un cocktail micidiale. Già il Mi-24 era forse l'unico velivolo sovietico veramente temuto (a dire il vero, i sovietici impiegarono anche i Su-24 e i MiG-23). In genere operava come cannoniera 'pura': al più erano portati un paio di armieri nel vano di trasporto, magari per azionare eventuali mitraglie laterali o per aiutare in caso di guasti 'fuori sede'.
 
Dopo l'assedio di Khost vennero inviati altri elicotteri e aerei d'appoggio, arrivati all'inizio del 1984. Iniziarono anche gli attacchi di ritorsione che purtroppo, in ogni guerra finiscono per accadere: all'inizio di quell'anno 2 attacchi di elicotteri colpirono il villaggio di Istalef per punirlo del supporto dato ai guerriglieri, mentre 120 Mi-8 appoggiavano 300 carri armati in movimento su Najrab. Le forze d'occupazione erano salite a 135.000 uomini, anche perché i disertori dell'Esercito afghano, come facilmente prevedibile fin troppo sensibile ai richiami delle etnie d'origine, aveva disertato, rendendo necessario aumentare le truppe sovietiche. A Marzo 1984 una forza di 36 Tu-16 e circa 100 strikers tra cui i Su-24 erano oltreconfine per appoggiare l'offensiva di primavera nella valle del Panjshir, mentre gli elicotteri volavano circa 100 missioni d'attacco al giorno, mantenendo quote di volo elevate con attacchi in picchiata finali, tattica imposta dati i crescenti successi che i guerriglieri ottenevano con le armi leggere: ma ancora non era l'era dello 'Stinger', che avrebber reso anche più pericolosa questa tecnica: l'elicottero non vola certo alle quote sufficienti per sfuggire a tali MANPADS. Nel frattempo i Mi-8 e 24 erano diventati circa 340 unità. Gli attacchi in quota con bombardamenti da parte di Tu-16 erano stati probabilmente già integrati (e lo sarebbero stati in seguito) dai TU-22 e Tu-22M, per poi essere seguiti da azioni di Su-24, spesso con bombe-laser per ridurre i rischi, MiG-21 e 23, i Su-25 e i Mi-24. Le valli laterali sono state prese da commandos elitrasportati. Alla fine campagne come questa contribuirono al mito del Comandante Massoud, quello ucciso appena prima dell'attacco alle Torri Gemelle: fu lui il 'leone del PanisjrPanishjr', che avremme respinto 7 attacchi sovietici pure compiuti con gran dispiegamento di forze. I bombardamenti NATO a tutt'oggi non riescono a fare totalmente piazza pulita di questo tipo di minacce, che evidentemente resiste persino alla tecnologia più avanzata.
 
I reparti di terra dovevano essere anche difesi da attacchi che, proveniendo spesso da alte gole, sono stati portati da guerriglieri contro i camion sovietici trasportanti rifornimenti. Le autoblindo e gli APC non avevano normalmente armi capaci di rispondere ad alzi tanti elevati, essendo le loro torrette difficilmente capaci di superare i 30 gradi. I Sovietici potevano far poco conto sui corazzati come 'corrieri' viste le loro ridotte capacità di carico. La soluzione fu di montare alcune mitragliere binate da 23 mm su autocarri, che tuttavia erano ancora scoperti e rischiavano grosso in caso di attacchi dall'alto, anche se erano in possesso di una potenza di fuoco più che ragguardevole. La situazione andò tanto male, che vennero tirati fuori dai depositi i BTR-152 del tipo contraereo: con una mitragliera binata da 14,5 mm ZPU, e un tetto superiore chiuso, erano la migliore risposta possibile, anche perché le loro munizioni erano in comune con quelle dei reparti di fanteria meccanizzata, mentre solo l'artiglieria aveva le armi da 23 mm. Le perdite russe furono spesso elevate anche per la ritrosia dei soldati di uscire dai veicoli ad affrontare gli agguerriti afghani, cosa che spesso comportava la distruzione del mezzo assieme ai suoi occupanti. Quanto alle tipologie di veicoli impiegati, in molte strade il terreno era tanto rotto e dissestato che solo i mezzi ruotati erano abilitati alla sua percorrenza, essendo i cingolati troppo proni alle rotture contro le dure rocce dei passaggi. Tuttavia i blindati russi erano piuttosto leggeri e alquanto vulnerabili. I BTR-60 e 70 vennero ampiamente impiegati, come del resto i BRDM 1 e 2, spesso i veicoli vennero requisiti agli Afghani con i quali non c'era più molto 'feeling'. La loro corazza, in genere spessa meno di 10 mm, era adatta contro le armi leggere, ma non contro le mitragliatrici pesanti (specie se per pesante si intende una KPV), e lo stesso dicasi per le ruote. Per fortuna dei sovietici c'erano in aria i loro velivoli e in particolare c'erano gli Hind, pronti ad intervenire: spesso con effetti devastanti, se i guerriglieri erano costretti a gettargli addosso bombe quando li 'beccavano' in volo a quote più basse, sperando di danneggiar loro le eliche.
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Nel frattempo si stavano studiando nuove versioni, che diventarono disponibili dal 1981: il Mi-24P e il Mi-8TVP (Hip-E) pesantemente armato e con motori potenziati TV-3-117MT. Nonostante che il cannone da 30 mm del Mi-24P fosse mancante di qualunque capacità di brandeggio o alzo, e che la dotazione di proiettili non era poi tanto grande, l'incremento della potenza di fuoco fu tale da far pensare di sostituire tutte le altre versioni del Mi-24 con il nuovo P o anche 'Singer' come la macchina da cucire per la precisione e l'affidabilità dell'arma da 30 mm, che consentiva ingaggi da grande distanza. Da notare che in Occidente ancora nel 1989 si pensava che questo cannone fosse da 23 mm, del resto un'arma rispettabilissima. Errori analoghi erano ancora fatti su tutti gli altri cannoni bicanna da 30 mm: quello del Su-25 e anche quello del Tunguska (che si credeva monocanna). Per aumentare la protezione contro la polvere vennero ampiamente distribuiti i soppressori IR di tipo PZU di forma emisferica, da applicare sulle prese d'aria, mentre i SAM a guida IR vennero contrastati dai dissipatori di calore EVU, le 'lampade' di disturbo Jspanka (simile all'ALQ-144) e 4-6 distributori di fuochi ASO-2V da 32 colpi cominciarono ad apparire sotto la trave di coda. Curiosamente con tutto lo spazio interno che ha il Mi-24 si è ritenuto non necessario sistemare all'interno della stessa questi lanciatori. Quanto ai Mi-8, non mancarono di avere, all'interno di alcuni finestrini, supporti per mitragliatrici Utes da 12,7 mm o addirittura i lanciagranate AGS-17 Plamya da 30 mm, peraltro con una balistica e una cadenza di tiro assai inferiori. Da notare che i Plamya erano le armi più temute dai Mujaedeen negli scontri di terra. In una delle tante incursioni notturne, un caposaldo russo venne attaccato dai guerriglieri e si difese sopratutto con 4 di queste armi. All'alba i guerriglieri si ritirarono, ma non prima di avere distrutto o messo fuori uso tutti i Plamya che apparentemente erano il loro principale obiettivo. In ogni caso non riuscirono a sopraffare la guarnigione sovietica.
 
I missili Stinger cominciarono nel 1986 a far sentire il loro peso con abbattimenti crescenti. Nessuno sa precisamente in che misura, ma che questi missili fossero le armi straniere più gradite dai guerriglieri è assolutamente vero. Si parla di percentuali di abbattimenti dell'80% oppure, più prudentemente del 40%. I dati sono confusi: di circa 600 missili di cui si parlava a suo tempo, un terzo sarebbe stato trattenuto dai Pakistani, magari per farci la copia sotto forma degli Anza locali. A dire il vero, le dichiarazioni sono fin troppo ottimistiche: è vero che si è pure detto che fallire un lancio di missili Stinger poteva significare l’uccisione del ‘missiliere’ tanto essi erano valutati (e usati con oculatezza), ma se si danno per certe certe dichiarazioni sembra quasi che i soli aerei ed elicotteri abbattuti in Afghanistan li abbiano distrutti solo loro, il che non è affatto vero: cannoni, mitragliere, RPG, attacchi a terra con mortai e razzi, incidenti, missili SA-7 e Blowpipe presero la loro parte: non sarebbe tanto stupefacente che gli SA-7 siano stati, seppure piuttosto scarsi ain precisione, quelli che hanno ottenuto il maggior numero di successi. Inoltre gli Stinger usati non devono essere stati molti: ancora dopo l’invasione (questa sì definibile in tal modo a tutti gli effetti) del 2001, gli Americani hanno trovato migliaia di MANPADS tra cui anche numerosi Stinger, che pure avevano cercato, dopo la ritirata dei Sovietici, di recuperare uno per uno. Anche la storia secondo cui i missili di questo tipo dopo 10 anni divengono inutilizzabili per la scadenza delle batterie si è rivelata una farsa: in realtà non c’è voluto molto a modificarli opportunamente con nuove unità di alimentazione. Più serio semmai il degrado dei propellenti e del sensore raffreddato. JP-4 <ref>Huertas, S. M: ''Lo Strike di Mosca'' JP-4 luglio 1993 p.50-55</ref> ci racconta poi di come l’antiaerea non fosse un problema tanto grave, specie per i caccia ad alte prestazioni. Un pilot, il T.col Valentin Gorvunov, 2.600 ore di volo metà con il Su-24, e assegnato nel ’93 al 234° Reggimento della Guardia di Kubinka, parlava di come portò a termine oltre 100 missioni in Afghanistan: il Su-24 a bassa quota, diceva lui, era eccezionalmente stabile, uno degli aerei più veloci a bassa quota e per un pilota da caccia è estremamente difficile raggiungerlo. I motori sono un po’ vecchi e questo comporta il suo tempo per accelerare. A dire il vero i turbogetti del Fencer sono tutt’altro che nuovi, ma come i motori del loro tipo sono molto lesti nell’accelerare. Casomai il problema era che il rapporto potenza-peso era piuttosto basso e il consumo piuttosto alto. Con un raggio d’azione di 1.000 km in missioni lo-lo con 12 bombe da 250 kg, gli Iraniani scoprirono che riusciva a colpire a parità di carico al triplo della distanza del Phantom E. Il Fencer manovra anche molto bene specie nella configurazione a freccia minima, e ha una straordinaria stabilità di volo a bassa quota. Con questi aerei, schierati in Uzbekistan vennero fatte molte missioni con bombardamenti a media quota su roccaforti della guerriglia, specie nel Panshir, ma non mancarono attacchi a bassa quota con munizioni di precisione a guida laser. La contraerea non era molto pesante e in oltre un centinaio di missioni di combattimento solo una ventina sono state osservate le traccianti, ed appena un paio di lanci di missili IR da distanze troppo grandi per andare a segno. Migliaia di missioni vennero accumulate dai Su-24, e mai uno di questi (differentemente da diversi F-111 per non dire degli A-6 in Vietnam) venne perso in azione per causa nemica. Non c’era da stupirsi che, ancorché il Su-24 fosse destinato a missioni del tutto diverse in Europa, con bombe H ritardate, quest’aereo venisse considerato capace delle più efficaci azioni offensive, tanto che nel 1991 ne vennero prodotti, nonostante il crollo dell’URSS, altri 16 esemplari, gli ultimi di circa 1.200.
 
I velivoli sovietici dovettero cambiare le tattiche ma per gli elicotteri non era affatto facile stare fuori della gittata e delle prestazioni dei nuovi missili. L'utilità pratica delle protezioni anti-missile era piuttosto questionabile, anche perché i motori degli Hind sono sistemati un pò troppo vicini in caso di colpo in pieno. I Frogfoot subirono pure diverse perdite, a causa della vicinanza dei motori per cui se uno veniva colpito anche l'altro spesso s'incendiava. Dopo che però venne messa una paratia tagliafuoco tra i due, spessa circa mezzo cm di acciaio, le perdite per Stinger si azzerarono. In tutto i Su-25 persero 23 aerei in azione in Afghanistan (non è chiaro se includendo tutte le perdite o solo quelle in combattimento) tra cui uno guidato da un alto ufficiale, colpito da un F-16 Pakistano, mentre gli elicotteri ebbero forse sui 300 apparecchi perduti. Certo che se i Mi-24 Hind arrivarono a punte superiori ai 250 mezzi impiegati simultaneamente, si capisce che razza di impegno fu per loro questo teatro: circa un decimo o più delle macchine costruite fin'allora (per non parlare di quelle esportate e non disponibili), chissà, forse almeno la metà dei Mi-24 andò a combattere e molti di loro non tornarono indietro, almeno non interi. Carcasse di elicottero erano piuttosto comuni, probabilmente anche adesso, nel paesaggio afghano. Anche più comuni sono diventate le mine, essenzialmente antiuomo, che anche adesso flagellano la popolazione. Molte di queste mine sono di produzione, almeno così si è detto, italiana, della 'famigerata' Valsela, usate dagli insorti contro i tank sovietici. ma in realtà è ben più probabile che la maggior parte siano state mine cinesi o sovietiche.