Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Unione sovietica-92: differenze tra le versioni

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==La guerra dell'Afghanistan, e l'evoluzione delle cannoniere volanti sovietiche==
[[Immagine:Mi-24.jpg|320px330px|right|thumb|Un Mi-24 D o E]]
L'esperienza fondamentale per l'impiego degli elicotteri militari è un conflitto prolungato e a bassa intensità, magari con punte particolarmente virulente che servono per 'testare' le capacità di combattere anche in situazioni difficili e intense. Questo accadde agli Americani in Vietnam, e prima ancora, più limitatamente, ai Francesi in Algeria. Per i Sovietici questa prova del fuoco si ebbe con l'Afghanistan. Centinaia di elicotteri sciamarono sulle vallate che furono terra di conquista per Alessandrini, Russi, Inglesi e tanti altri durante la Storia, nessuno particolarmente soddisfatto dell'impresa di conquistare una terra tanto aspra e popolata da gente tanto fiera e battagliera<ref>Per la parte storica fino al 1985, 'Aerei da guerra' fascicolo N.1</ref>.
 
La presenza sovietica in Afghanistan era già una realtà con il governo 'amico' che stava subendo l'attività di una guerriglia sempre più agguerrita. L'Afghanistan fu già terra di scontro tra Zaristi e Britannici nel XIX secolo, quando l'ambizione dei primi di raggiungere le calde acque dell'Oceano indiano con almeno una grande base navale. La ricchezza della vicina India era un altro motivo d'interesse. Ma i Russi non riuscirono a vincere il 'Grande gioco'. Dopo la Seconda guerra mondiale i Sovietici tornarono ad interessarsi di questa nazione, con aiuti militari e civili, incluso l'ammodernamento delle Forze Armate Afghane negli anni '50 e la ricostruzione delle basi aeree di Bagram, Mazar-i-Sharif, e molti aerei piuttosto moderni per popolarle adeguatamente. Una rete stradale su scala nazionale e molti edifici di pubblica utilità erano altre opere impegnative che resero l'Afghanistan il quarto Paese beneficiario degli aiuti sovietici nel 1978. La laicizzazione della società e il progresso civile erano altri aspetti dell'attività sovietica; ma all'epoca anche il Pakistan e l'Iran vivevano rapidi cambiamenti e una popolazione apparentemente entusiasta di diventare 'come gli Occidentali' negli usi e costumi (basta vedere com'erano vestiti i ragazzi che protestavano contro lo Sha per capire di che si sta parlando). Sta di fatto che nel 1978 la monarchia Afghana venne rovesciata e sostituita dal governo repubblicano di Mohammed Daud, che restò comunque in stretti rapporti con il potente vicino. E come non poteva essere che così? L'aviazione aveva oltre 180 tra MiG-17, 19 e 21, Su-7 e Il-28, nonché elicotteri Mi-4 e vari trasporti. Cambiare alleato sarebbe stato costoso e inaccettabile per i Sovietici. L'Afghanistan non poteva lamentarsi nemmeno per le infrastrutture, e qui come in pochi altri Paesi era palpabile il progresso che si stava consolidando nella società. Ma poco dopo il governo Daud venne rovesciato e il leader ucciso, da un colpo di stato guidato da ufficiali di Esercito e Aviazione. Al potere andò il Partito Democratico popolare dell'Afghanistan con il suo leader, anche lui tal Mohammed, ma di cognome Nur Taraki. Era un governo di sinistra, ma il partito si spezzò rapidamente in due fazioni: la 'Khalq' di Taraki e la 'Parcham', di Babrak Karmal. Questo non fu certo salutare per il potere centrale, che cominciò a vacillare e a indebolirsi, mentre le Forze Armate, sopratutto l'Esercito, manifestarono forti malumori. E questa situazione causò o quantomeno incoraggiò indirettamente la rivolta dei capi delle tribù montanare. Come sempre in Afghanistan, quando il potere centrale ha vacillato, quelli 'periferici' hanno preso l'iniziativa e messo in discussione quanto restava dell'autorità statale. La scintilla è stata una riforma fondiaria a base marxista, piuttosto affrettatamente varata in quel fatidico 1978. I ribelli cominciarono a formare forti gruppi armati. In Afghanistan, già in tempo di pace era normale che gli uomini girassero armati, e la loro precisione come cecchini era decisamente rispettabile. Nel marzo del '79 questi gruppi, sfuggiti al controllo centrale e diventati rapidamente numerosi e forti, riuscirono a catturare l'intera città di Herat, nel settore occidentale del Paese, e non paghi, massacrarono la guarnigione che si era loro arresa. Ma non erano solo Afghani. Assieme c'erano circa 30 consiglieri militari sovietici e le loro famiglie. Questo causò un gravissimo stato di tensione: in tutto l'Afghanistan c'erano oltre 1.000 consiglieri sovietici, spesso con le loro famiglie, ed era necessario agire per proteggerli. Quando la 17a Divisione ebbe l'ordine di soffocare la ribellione, essa non solo disobbedì ma passò in massa con i ribelli, che così ebbero all'improvviso una quantità d'armi da guerra enorme e ragionevolmente moderna. A questo punto, la situazione era critica. Chi ha visto Braveheart ricorderà come da una piccola ribellione locale si arrivò a grandi battaglie campali, ad assedi di città e al passaggio repentino di campo di interi reparti. Evidentemente anche nella realtà del XX secolo le cose possono funzionare in maniera del tutto simile. Ora il problema era: che fare? Forse la cosa migliore era il rimpatrio di tutti i sovietici e famiglie, in attesa che la situazione si chiarisse e qualche forma di governo stabile si manifestasse. Ma non era affatto una cosa prevedibile: governare l'Afghanistan è sempre stato molto difficile, e se poi la nazione, partiti i Sovietici, fosse diventata terra di conquista americana? All'epoca lo Sha, sia pure contestato, era ancora al potere e la Persia uno stato asservito agli USA.
 
[[Immagine:Mi-24.jpg|320px|right|thumb|Un Mi-24 D o E]]
Inizialmente i sovietici ritennero di dover intervenire in maniera piuttosto contenuta, anche perché già impegnati in Europa con un confronto frontale al calor bianco con la NATO, grazie anche alla chiusura del fronte Vietnamita. Non era certo nei loro piani all'improvviso dover dirottare forze e risorse in quel teatro tanto periferico. Il Generale d'Armata Yepishev andò a Kabul in visita al preoccupato governo centrale e promise 100 potenti carri T-62 e 18 nuovi Mi-24, per lo più del tipo A. Ma dopo un attacco di guerriglieri alla base di Shindand ci si rese conto che era necessario fare di meglio e tra gli aiuti forniti con un secondo lotto di armamenti figuravano anche 18 altri Mi-24, tra cui alcuni D pesantemente armati. All'epoca non era davvero comune vedere in una sola nazione un tale numero di 'Hind', il che identificava chiaramente come per i Sovietici quest'elicottero d'assalto fosse l'arma migliore per colpire i pericolosi Mujahedeen. Questo era stato dunque l'evolversi della situazione: in poco più di un anno l'Afghanistan era caduto nel caos con due colpi di Stato e una pericolosa guerriglia capace di attaccare intere città. L'URSS stava aiutando gli Afghani con massicci aiuti finanziari e tecnici, e onestamente, non c'era una vera intenzione di sottomettere né di sfruttare o colonizzare l'Afghanistan, quanto piuttosto di tenerlo per 'amico' ottenendo un prezioso spazio di sicurezza nei confronti di altre nazioni piuttosto ostili verso l'URSS. Un panorama che ha ben pochi punti di contatto con la propaganda alla 'Rambo III'.