Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Unione sovietica-21: differenze tra le versioni

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===La base dei Typhoon <ref>Kryliakhov P. ''A bordo del Tifone'' PD Giugno 1992 p.18-24</ref>===
[[Immagine:SSBN Typhoon.jpg|320px|left|thumb|Un convincente modellino dei possenti SSBN sovietici]]
 
La penisola di Kola era ed è una vera concentrazione di basi aeree e navali che in tempo di guerra si supponeva avrebbero costituito sia un baluardo che un caposaldo d'attacco verso Occidente. A circa 10 km dal confine con la Norvegia, c'era la località di Pechenga, e da qui si andava alla base dei più grandi sottomarini mai costruiti e forse mai concepiti. La base era in un fiordo che era a metà strada tra Pechenga e Poljarniy, ma pur sempre pericolosamente vicina al confine di una nazione NATO. Questo fiordo era il Bolsahya Litsa, e la base dei sottomarini era sulla sponda orientale, vicino a Nerpich'ya, che è a 18 km dallo sbocco della baia di Motovsky.
 
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Ma adesso pensiamo a focalizzare gli enormi sottomarini che stentavano ad entrare nell'obiettivo per una singola fotografia. Questi sono i Typhoon, o almeno così sono noti in Occidente. A maggior ragione se si considera il romanzo 'Caccia a Ottobre Rosso' e relativo film, anche se va detto che non c'é nessun sistema esotico di propulsione, a parte quello che serve per un battello tanto gigantesco. Vennero costruiti con uno scopo, quello di essere una piattaforma pratica per un nuovo tipo di missile, l'RSM-52 chiamato in codice NATO SS-N 20. Questo mostruoso missile SLBM, con una gittata pratica paragonabile a quella di un ICBM, stazza 90 t, cosa possibile nonostante la lunghezza di 16 m per via di un diametro di ben 2,4 m. Nondimeno, la loro sperimentazione era stata fatta su di un battello diesel-elettrico GOLF (Progetto 619).
 
Per questi mostruosi missili, simili ai 'Trident' che però erano più piccoli e precisi, era necessario un battello di grandi dimensioni; a maggior ragione se si considera che il numero di armi a bordo era stabilito in 20 unità: un'impresa al limite del possibile per il capo-progettista Sergeij Nikitovich Kovolev. Questi approntò con il Progetto 941, il cui primo esemplare venne impostato nel '75 a Severodvinsk, nel Cantiere N.402. Venne varato nel 1980, a settembre, mentre le altre unità vennero consegnate via via tra il 1984 e il 1990. Il loro equivalente (attenzione, non si sta parlando di 'confronto diretto', gli SSBN non si attaccano tra di loro) erano i battelli SSBN classe 'Ohio', di gran lunga più semplici ed efficienti, anche se di lunghezza comparabile. Il fatto è che essi erano armati con missili che, grazie ad una tecnologia più moderna e compatta, pesavano circa la metà. Quindi anche con un sottomarino di tipo convenzionale, a scafo unico anche se molto lungo, era possibile portare ben 24 Trident C4 prima, D5 o Trident II (con maggiore gittata) poi. Questo, unito alla maggiore ricchezza americana consentiva di costruire ben 18 sottomarini, che a tutt'oggi sono la base degli SSBN dell'US Navy. Ma anche così, tutto questo non toglieva nulla dell'audacia mostrata nel costruire i battelli Project 941. Questi erano chiamati 'Akula', ma non è da confondere con il nome in codice NATO di un'altra classe di sottomarini, stavolta del tipo SSN e quindi del tutto diversi come funzioni e capacità.
 
Dall'acqua questi giganti si stagliavano per molti metri, e questo solo contando l'altezza del ponte di coperta, se così si può definire la batteria missili. Era un fatto assolutamente insolito per qualunque sottomarino. Nonostante la tozza vela (o torrione?) fosse piuttosto bassa e compatta, non c'era nessun sottomarino che avesse la stazza e l'aspetto dei 941, le cui dimensioni, meglio illustrate dai marinai occupati nell'inconsueto lavoro di spalare la neve dal ponte o di fare la guardia camminando avanti e indietro sopra i boccaporti lanciamissili, erano realmente incredibili. L'altezza sul mare di questi battelli rivelava una riserva di galleggiabilità enorme, ma del resto questa era la prassi per molte navi sovietiche: dopotutto si tratta di battelli a doppio scafo.
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L'apparato motore dei sottomarini di questa classe è di fatto il principale responsabile, almeno in termini diretti, della costituzione dei Typhoon: infatti per portare tanti missili ad una apprezzabile velocità (circa 25 nodi) era necessario un potenziale enorme, che non si poteva ottenere da una singla unità motrice: così sono stati installati due reattori nucleari come quelli della classe Delta (ovvero le classi Murena e Kalmar). Con oltre 350 MW si tratta davvero di una potenza immane, ma che ha richiesto a quel punto di sistemare, anche per ragioni di sicurezza, ciascun reattore in un cilindro pressurizzato separato: questo ha comportato quindi l'adozione della struttura 'bicilindrica' e non solo: il peso dei reattori e dei turboriduttori ha reso necessario, per compensare, di spostare la batteria missili con le 1.800 t di armi nei tubi pressurizzati, a proravia.
[[Immagine:Delta-III_class_nuclear-powered_ballistic_missle_submarine_2.jpg|320px|left|thumb|Degni colleghi dei Typhoon erano i 'Delta', qui uno della IIIa serie]]
 
Quanto al compito dei 'Typhoon', portare la guerra nucleare con circa 160 testate H, capaci di distruggere il Nord America, esso era espletabile solo in caso eccezionale di una guerra senza limiti, mentre il suo ruolo 'normale' era quello del pattugliamento per minacciare i possibili rivali. In verità, con i sottomarini armati di missili da oltre 8.000 km, non era necessario andare a cercarsi lo scontro con l'USN: bastava restare nei 'santuari' controllati dalla Marina sovietica e agire a quel punto come una specie di batteria di missili subacquea e mobile. Era questa la cosidetta 'Teoria dei bastioni' in auge dagli anni '70. La gestione delle crisi avveniva tramite canali ELF e VLS con un messaggio codificato che eventualmente avrebbe dato il là al lancio di missili, purché uguale a quello in codice. In pratica, il comandante e l'ufficiale addetto al lancio inserivano la chiave di lancio in loro possesso ciascuno nelle apposite 'serrature': prima il comandante e poi l'ufficiale, praticamente un suo parigrado, addetto ai missili. Poi seguiva il lancio che avrebbe portato la distruzione nucleare: sequenze di uno, due o 4 missili per volta, dopo il controllo da parte di una postazione di lancio apposita che controlla i missili uno per uno. Non bisogna scherzarci su: un SSBN Delta, pur lanciando i missili sott'acqua, ebbe danni allorché uno dei 4 missili lanciati gli ricadde letteralmente addosso ripiombando in mare. Quanto alle capacità di operare sul mare, non va dimenticata la robustezza della torre, priva di timoni nel punto in cui tradizionalmente essi sono presenti sui battelli americani, sulla falsatorre. Ma qui sono troppo vulnerabili per dei battelli che devono emergere da un mare che non è quasi mai 'libero': c'é il pack (almeno, questa era la situazione prima dell'Effetto serra), ma i battelli sovietici sfruttano ampiamente questa possibilità per nascondersi. Non bastassero le 'termiche' e tante altre variabili, i ghiacci sono una vera assicurazione. Sotto di essi i sonar funzionano molto male, e i siluri filoguidati pure, tanto che una delle versioni dell'Mk.48 è stata modificata appositamente per funzionare 'anche sotto i ghiacci'. Comunque è da scordarsi la possibilità di attacco a grande distanza come le capacità di velocità e di corsa di tali siluri permetterebbero. I missili nucleari di profondità SUBROC erano un altro modo per colpire nell'arco di minuti fino ad oltre 50 km, ma richiedevano un preciso targeting: se la testata finiva contro un icesberg invece che in mare, non s'era fatto nulla e il riverbero dell'esplosione atomica avrebbe mascherato per periodi di tempo lunghissimi il battello russo. Inoltre, a corta distanza davvero sarebbe contato chi fortuitamente incontrava chi. Gli SSBN sovietici erano difesi al meglio anche da altri sottomarini. Un Typhoon può emergere, grazie alla struttura rinforzata, là dove il pack è spesso anche alcuni metri, e poi lanciare i missili stando emerso. I sottomarini occidentali possono fare qualcosa di simile ma a patto di poter salire con un alto angolo d'attacco, sfondando di prua il pack. I Typhoon naturalmente hanno anche dei limiti: la manovrabilità non è eccelsa, e come potrebbe pesando essi circa 2 volte un incrociatore pesante della II GM? La presenza di un gigantesco timone a poppa e di due timoni anteriori retrattili a prua non è sempre sufficiente. Le eliche sono efficienti essendo a 7 pale e intubate, ma questa soluzione non ha effetti positivi sulla manovrabilità in certe condizioni di velocità, sopratutto a bassa velocità. Le manovre con i Typhoon dovevano essere pensate con notevole cautela.
 
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===Le portaerei russe e l'aviazione imbarcata<ref>Szulc, Tomasz ''La portareri Adm. Kuznetsov'', Aerei maggio 1996 p.12-15</ref><ref> Breyer S. ''La Adm Kuznetsov'' RID Ago 1992 p. 35-43</ref><ref>I caccia MiG-29K e M su numeri di RID di agosto e ottobre del '94</ref>===
[[Immagine:20040501090106_-_Soviet_aircraft_carrier_Kiev.jpg|320px|left|thumb|La KIEV, prima 'semi-portaerei' sovietica]]
E' incredibile che la Marina sovietica, che ha sperimentato per decenni progetti e programmi nel settore delle portaerei, non sia riuscita al dunque a mettere in campo che una minima capacità operativa in tal senso, ed essenzialmente legata ad inefficienti aerei VSTOL e a più efficaci elicotteri medi.
 
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Per sostituire le portaerei vennero ordinate due MOSKVA, che a dire il vero dovevano essere 12. Ma le loro capacità contro il nemico inteso (gli SSBN occidentali) non furono giudicate sufficienti. In ogni caso si trattava di incrociatori portaelicotteri con un hangar da 14 Ka-25 sotto il ponte di volo poppiero e altri 4 nell'hangar tra i due fumaioli. La parte anteriore della nave era occupata da alte e slanciate sovrastrutture: davvero un'unità ibrida. Poi è stata la volta di un progetto molto superiore: le navi Progetto 1143, ovvero le 4 'Kiev', armate con una batteria di missili antinave a lungo raggio SS-N 12 e con i limitati, ma pur sempre innovativi Yak-38, caccia VSTOL costruiti in un centinaio di esemplari e con 3 motori: due per il sostentamento e uno per il volo traslato. Erano inizialmente valutati come capaci di decollare solo in verticale, ruotando l'ugello posteriore verso il basso; ma questa pratica limitava il carico utile. In seguito venne realizzata una qualche variazione per decollare con breve tratto percorso, aumentando il carico utile. L'avionica non era che primordiale; a parte sistemi di approccio e navigazione, vi era un unico vero motivo d'interesse: il sedile eiettabile di 'massima sicurezza' che, se i parametri di volo erano troppo 'sballati' buttava fuori automaticamente il pilota: in atterraggio non c'era tempo per pensare! Non c'era molto spazio per i sistemi d'arma, limitati a bombe, missili AA-8, gunpod da 23 mm, missili AS-7. Non era molto, ma c'era di peggio, ovvero restare senza aerei di sorta. I caccia 'Forger' (nome in codice NATO) potevano se non altro raggiungere grossomodo la velocità del suono anche in volo orizzontale, grazie alla loro piccola ala e all'aerodinamica piuttosto curata, sia pure a scapito della maneggevolezza che restava piuttosto marginale. Per fare operare una dozzina di Yak-38, versione evoluta dello Yak-36 sperimentale era stato approntato, per la prima volta nella marina sovietica, un ponte angolato per far decollare e atterrare gli aerei, mentre a prua c'erano batterie di missili sopra la coperta in enormi tubi di lancio singoli. Le navi di questo tipo, realizzate inizialmente con missili SA-N 3 a medio raggio e SA-N 4 a corto raggio, siluri da 533 mm e cannoni binati da 76 mm e CIWS da 30 mm, erano le ammiraglie sovietiche e pesantemente armate ed equipaggiate, anche con circa 20 elicotteri Ka-25. Le ultimissime navi della classe, realizzata dagli anni '70 agli '80, erano prive dell'obsolescente SA-N 3 e avevano ridotto il numero di missili antinave (molto vulnerabili sulla coperta ad eventuali attacchi) a solo 8. I cannoni binati da 76 erano stati sostituiti dai singoli da 100 mm, con le due torri a prua. C'erano ben 8 CIWS di cui 4 su ciascun lato del ponte di coperta, ciascuna con un radar di controllo del tiro Bass Tilt. Il dislocamento di queste navi da circa 275 m di lunghezza arrivava a 37.000 t.
[[Immagine:Kiev-class_1982_DN-ST-82-11308r.jpg|300px|left|thumb|La parte centrale del ponte di volo della KIEV]]
 
Ma nemmeno queste erano del tutto adatte per le esigenze moderne. C'era da ottenere, finalmente, una vera portaerei. Era quasi impensabile misurarsi con l'USN, che aveva il vantaggio anche di poter disporre di molte basi all'estero, di una efficiente aviazione navale, di due sole flotte, mentre l'URSS aveva 4 flotte separate tra di loro da migliaia di chilometri, per giunta strette tra nazioni nemiche e ghiacci. Ma almeno una certa 'competizione' specie per interventi fuori area era necessaria. Per esempio, pur essendo molto più potente della Royal Navy, la MF sovietica sarebbe stata capace di riconquistare le Falklands? O di operare efficacemente al largo dell'Angola e dell'Etiopia? Chi lo sa.
 
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Poi accadde qualcosa: le catapulte, tecnicamente difficili da fare e molto costose, vennero sostituite dall'invenzione britannica dello sky-jump, su ispirazione delle 'Invincible' inglesi. Questo causò problemi agli aerei imbarcati, che vennro ridotti, quanto a prove da terra (con apposito sky-jump) con un MiG-27. Rispetto alle KIEV le nuove 1153 avevano un dislocamento di circa il 50% superiore, non avevano più la parte prodiera delle sovrastrutture e così questa configurazione, si noti economica anche rispetto alle 1153, venne definita Project 1143.2 quasi che fossero solo una versione migliorata delle 'Kiev'.
[[Immagine:Kuznetsov_960111-N-9085M-001.jpg|320px|left|thumb|La bella sagoma della nuova Kuznetsov si staglia netta sul mare]]
 
La nuova classe di portaerei ebbe la capoclasse impostata a Nikolaev il 1° aprile 1982 (o nel gennaio 1983, dipende dalle fonti). Erano passati Era stata ordinata con il nome di RIGA ma otto giorni dopo la morte di Breznev venne ribattezzata con il suo nome, ancora prima di essere impostata. La costruzione di una nave del genere, tanto grande e potente, era stata possibile solo assemblando due semi-scafi: in pratica in ciascun cantiere è stato costruito uno spezzone di scafo, poi riunito. E' quello che è successo anche in Italia con la CAVOUR. Il cantiere di Nikolaev, sul mar Nero, era il migliore disponibile per questo lavoro: era già il responsabile della costruzione delle MOSKVA e delle KIEV. La NATO la identificò come BALCOM-2. La nave venne ribattezzata L.BREZNEV, poi in TBILISI. Ma durante le prove nel Mar Nero venne ridenominata ancora: Ammiraglio della Flotta dell'URSS KUZNETSOV. L'equipaggio ironizzò: il peso delle lettere del nome, in bronzo, avrebbero costretto a rinforzare la poppa della nave dov'erano sistemate.. Ma l'avventura della KUZNETSOV era appena all'inizio. La nave era basata con la Flotta del Mar Nero. Senonché questo 'ventre materno' che era praticamente il 'mare nostrum' dei sovietici, si ritrovò in una contesa incredibile: i sovietici non c'erano più come tali, e i loro eredi Ucraini volevano la flotta del Mar Nero (per farne cosa? Non avevano soldi per mantenerla). In seguito avrebbero ceduto alla Russia, ma inizialmente volevano la flotta per loro e questo riguardava anche la nuova portaerei. Questa, da nave ammiraglia qual'era, ebbe invece il triste compito di scappare dal Mar Nero con una storia che sembra quasi l'epopea di altri tempi. Arrivò fino a Severomorsk, niente di meno che nella Penisola di Kola, con la flotta dell'Artico. Non ci fu molto da fare per l'aviazione navale: l'unica base per l'addestramento era a Saki, in Crimea. Da lì il famoso collaudatore V. Pugacev atterrò per la prima volta con un Su-27 modificato sul ponte della KUZNETSOV, nel novembre del 1989. Era il Blu 39, chiamata radio di questo primo aereo navalizzato. Non solo, ma la mancanza di parti di ricambio per mantenere operativa la sofisticata nave ex-sovietica la costrinsero a languire a lungo. Un destino ben diverso dalle super-portaerei americane che al contrario avevano il dominio dei mari mondiali, scorrazzando ovunque come 'Gendarme' dell'ordine mondiale. L'Ammiraglio Gorshkov era già morto e non vide lo sfascio in cui la sua Marina si stava sgretolando e da cui non si è ripresa nemmeno ai nostri giorni, se non in maniera marginale: da forza globale capace di competere con gli USA a flotta poco più che costiera, eccetto qualche SSN e SSBN ancora attivi.
 
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A proposito del motore, la vita operativa era inizialmente prevista in 1.400 ore poi si è tentato di allungarle a 2.000 con revisione a 1.000. E' possibile riaccenderli in volo se si superano i 350 kmh di velocità . Il cannone è talmente preciso che in effetti si era detto a suo tempo, che avrebbe potuto benissimo essere ridotto come munizioni già con il MiG-29 originario: con la riprogettazione l'hanno fatto davvero. Ma il vero errore con il MiG-29 originario era certo l'aver sottratto tanto spazio per il carburante (in una cellula invece molto voluminosa) con il sistema anti-FOD.
[[Immagine:Su27K_%28Su33%29_DD-SD-99-06153.jpg|300px|left|thumb|]]
 
In definitiva un bell'aereo, ma ad esso si è preferito il Su-27K, poi Su-33. Con la sola portaerei rimasta si è rinunciato allo Yak-141, al MiG-29K e all'aereo d'attacco SU-25UTG, concentrandosi solo sui Su-33, dei quali 24 vennero costruiti nel Komsolmosk-na-Amur nel '93: per problemi di liquidità vennero consegnati solo nel 1994-95, dopo che già esistevano alcuni Su-27K e Su-25UTG dello stabilimento di Ulan Ude, modificando macchine di tipo standard. In effetti il primo SU-27 imbarcato era stato fatto volare nel maggio 1985 ai comandi di V.Pugacev. Esso aveva già le alette canard per migliorare il controllo del volo a bassa velocità e l'agilità di manovra. Questa macchina venne sperimentata sulla falsa portaerei costruita a Saki, poi usata come banco prova volante per altri sistemi come il nuovo FBW. Prima ancora venne usato il prototipo T-10-25, con appontaggi simulati dal 1984 e poi addirittura per il collaudo della compatibilità con il Kh-41, versione aviolancitata del missile Moskit. Il Sea Flanker vero e proprio, la versione K, venne poi ribattezzato Su-33. Ovviamente, come già il MiG-29K ha ali ripiegabili, ma vi aggiunge anche i piani di coda alzabili con una complessiva riduzione notevole della sagoma d'ingombro. Le alette canard sono di tipo totalmente mobile e site sulle LERX davanti alle ali, alla stessa altezza. E' più veloce del Su-27 normale di 20 kmh e più scarso a tangenza di 700 m. Il primo appontaggio sull'allora TBLISI ebbe luogo il 1 novembre 1989. In tutto venne prodotto, per la 1a Eskadrilla della portaerei russa i 2 prototipi, 7 aerei di preserie e 18 di serie ( o forse 16, 20 o 24) ,ma il fabbisognio indicato era di ben 72. La versione migliorata Su-27KM che incorpora modifiche all'avionica simile a quelle del Su-27SMK non è stata invece realizzata. La versione Su-27UB o KUB è stata approntata con posti affiancati e ha volato il 29 aprile 1999 ancora con Pugacev (e Melkin) ai comandi. Nel 1995, dopo tante tribolazioni, la nave ha potuto raggiungere la capacità operativa e il 14 ottobre ha visto l'800imo appontaggio sul suo ponte di volo, provvisto di 4 cavi d'arresto. A dicembre la portaerei ha lasciato la base di Severomorsk e il 4 gennaio 1996 è arrivata nel Mediterraneo tramite lo Stretto di Gibilterra al comando del capitano di primo grado A. Tscelpanov . All'epoca il suo reparto imbarcato era identificato come 279° Reggimento caccia con circa 15 Su-33, 5 Su-25UTG e una decina di elicotteri. Non era molto, e a quanto pare il grande hangar da 4.000 m2 era occupato solo per metà da tutti questi aerei. I piloti di elicottero non mancavano ma quelli di aviogetto erano solo una ventina al massimo, più i collaudatori come Pugacev e Frolov. La nave ha certamente caratteristiche d'interesse, anche uniche nel suo genere.
[[Immagine:Kuznetsov-Murmansk.jpg|300px|left|thumb|L'inconfondibile sagoma della Kuznetsov si staglia immensa e vagamente minacciosa, dietro a palazzi di Murmansk che a confronto appaiono irrealmente piccoli]]
La sua struttura vede uno scafo piuttosto basso e una immensa sovrastruttura, sebbene questa sia ben più piccola che nelle navi precedenti, sistemata sulla destra del ponte di volo, che è continuo ma provvisto di sky-jump al posto delle catapulte, soluzione inusitata per una nave tanto grande; il ponte è riscaldato per evitare formazioni di ghiaccio (certo non sono un problema per l'usuale ambiente operativo dell'US Navy, di tipo 'caldo') e i deflettori di scarico per gli aerei sono invece raffreddati ad acqua di mare.
 
La sua struttura vede un ponte di volo continuo ma provvisto di sky-jump al posto delle catapulte, soluzione inusitata per una nave tanto grande; il ponte è riscaldato per evitare formazioni di ghiaccio (certo non sono un problema per l'usuale ambiente operativo dell'US Navy, di tipo 'caldo') e i deflettori di scarico per gli aerei sono invece raffreddati ad acqua di mare. Le dimensioni di circa 1000 piedi ovvero 304,5 m di lunghezza, 72 m di larghezza massima e circa 70.000 di stazza sono notevoli, le misure paragonabili ad una portaerei 'Midway' ma la stazza è molto maggiore. La sola isola è alta 32 m. Esistono corazze e compartimenti antisiluro e missile, mentre sull'isola troneggia un grande TACAN 'Cake Stand' cilindrico, su cui sembra piccolo persino il radar 3D 'Top Plate' da circa 400 km di portata. La vera risorsa è il radar Phased Array del tipo SKY WATCH, ad antenne planari ( quattro da 6x7,5 m) site sopra la plancia e sotto il cilindro del TACAN. Ma pare che esso non abbia mai funzionato realmente bene e che addirittura le antenne fossero, in realtà, fatte con pannelli di cemento.. in ogni caso il 'Top Plate' è rimasto l'unico sensore avanzato non essendo operativo il radar principale. La nave ha in compenso due radar di scoperta 'Strut Pair', 3 'Palm Frond' per navigazione, e ben 4 radar 'Cross Sword' per le batterie di SA-N 9. Questi avanzati radar del sistema KLINOK sono phased array, perché i sovietici hanno prediletto questo tipo di sistemi al posto di quelli da scoperta aerea: insomma, mentre in Occidente i P.A. sono stati usati anzitutto per compiti di scoperta aerea affidandosi a radar normali per il controllo del tiro, l'URSS ha fatto il contrario. I Cross Sword hanno anche capacità di scoperta erea, e possono abbattere fino a 4 bersagli in simultanea entro alcune decine di gradi di azimouth ed elevazione. I missili sono la navalizzazione dei sistemi terrestri SA-15, ma questi ultimi sono in grado di ingaggiare solo due bersagli alla volta e in un angolo più stretto. La dotazione di munizioni è enorme: ogni complesso sui lati della portaerei ha 48 missili in 8 lanciatori a tamburo verticali, da 6 colpi l'uno. Strano questo criterio da parte sovietica di usare lanciatori mobili piuttosto che celle fisse per ciascun missile. La dotazione di 192 armi dimostra bene la pericolosità che si attribuiva agli attacchi dell'USN, contrastabili con questi missili da 12 km di gittata e 6 di tangenza, capaci di affrontare armi fino a 700 ms di velocità. La difesa ravvicinata era affidata a ben 8 CASD-N 1 ciascuno con sensori radar e ottici, due gruppi per 6, poi 8 missili ad alte prestazioni SA-N 11, e per chi fosse riuscito a sopravvivere a questi missili da mach 3 e 8 km di gittata (v. bersaglio massima 500 ms) c'erano i due cannoni gatling da 30 mm con circa 10.000 c.min di cadenza combinata e 4.000 proiettili di dotazione: si stima che un singolo CASDN-1 possa ingaggiare anche 4 missili subsonici attaccanti in simultanea (come si è detto anche dell'OTO Super-Rapido, basato invece su di un arma intermedia, il cannone da 76 mm). Con 8 di questi sistemi ci si può immaginare che difesa era possibile tirare su. La dotazione d'armi comprende anche 6 torrette CIWS da 30 mm con sistemi di puntamento optronici, simili a quelle usate dal sistema ADG-630, ma abbinate i sistemi CASD-1 con radar 'Hot Flash' oppure a sistemi Kolonka optronici. Non mancano sistemi elettronici con le ECM del tipo 'Bell CROWN' e WINE FLASK' oltre ad apparati diversi. Sono sistemati sulle pareti dell'isola. POi vi sono due 'Punch Bowl' per la comunicazione satellitare e due Low Ball per la navigazione satellitare, 2 sistemi di sorveglianza 'Tin Man' orptonici, radiogoniometro 'Bob Tail' e 'Fly Trap' per l'assistenza elicotteri. Vi sarebbe anche un sonar a bassa frequenza 'Horse Jaw' già apparso sui Kirov e Udaloy, mentre differentemente dalle Kiev non ci sarebbe il sonar filabile a poppa. Nel prosieguo dell’evoluzione della specie, le successive navi portaerei avrebbero rinunciato ai cannoni ADG-630 singoli della manciata di torrette sistemate sulla nave capoclasse, obiettivamente inutili se non a stabilire il record di armi convenzionali mai installate su di una nave moderna : ben 22 gatling da 30 mm in 14 impianti. I CASD-1 sono armi micidiali: con la stessa cadenza di tiro dei Myriad anche se senza le caratteristiche stealth e di rapidità estrema dell’affusto, erano però in grado di sparare con armi con il peso doppio di munizioni, hanno sistemi radar e optronici del tutto autonomi e una batteria di missili da 8, recentemente anche da 12 km di gittata, tanto che di fatto hanno ottenuto una molto superiore preferenza rispetto ai Klinok, ben più complessi e pure di gittata assai ridotta.
 
Esiste anche un armamento missilistico potente per l'attacco: forse considerando i Su-33 più adatti alla difesa della nave che ad azioni offensive, la portaerei ha sotto il ponte di coperta ben 12 SS-N 19 che sono missili da 500 km di portata ed estremamente avanzati, con velocità ampiamente supersonica. Sistemi di autodifesa ASW sono rappresentati dalla presenza di 4 RBU Udav con decoy antisiluro e forse anche dai siluri iperveloci SCHVAL.
 
Il sistema motore è da circa 200.000 -270.000 hp su turbine a vapore su 4 assi, nonostante le voci che parlavano di motori nucleari. Dal 1988 è chiaro che si tratta di una nave di tipo certamente convenzionale. Le sistemazioni aeronautiche comprendono 2 ascensori laterali, ma non esterni come sulle portaerei americane, solo a filo della parte destra della nave, da circa 20x15 m con 300 m2 di superficie complessiva, e che in posizione abbassata sono a soli 8 m dal livello del mare. L'ascensore delle Kiev per le armi è stato eliminato per non complicare la struttura del ponte di volo. L'hangar dovrebbe avere una superficie di circa 185 x 30 m e altezza forse di 7 m. Potrebbe dire la presenza di circa 24 Flanker. Va ricordato che le portaerei russe, differentemente da quelle americane, avevano hangar sufficienti per proteggere tutti gli elicotteri e gli aerei imbarcati, a causa delle cattive condizioni meteo. Vi sono quindi dei limiti rispetto alla quantità di aerei trasportabili, che nel caso delle portaerei americane restano sul ponte per circa il 50% dei velivoli usati a bordo. Vi sono 4 cavi d'arresto a mezza nave, mentre lo sky jump è ben raccordato e con angolazione di 12 gradi circa per 60 m di lunghezza e 6 di altezza massima. VIVi sono 9 piazzole per operazioni con elicotteri, contro 7 delle Kiev. I decolli avvengono o in modalità STOL con i due rami da circa 100 m per le operazioni di due aerei, e con tutto il ponte di volo usato per operare con aerei caricati al massimo. In effetti si può decollare con lo sky jump con un solo aereo a pieno carico per volta, mentre dal ponte angolato si può decollare solo a carico ridotto (è già tanto che ci si riesca..). Questo ha generato critiche da parte dei piloti che volevano le catapulte. Si è detto che le navi successive le avrebbero avute assieme allo sky-jump,ma la cosa sembra piuttosto improbabile. Da notare che la presenza dei portelli lanciamissili per gli ordigni antinave comporta una specie di percorso di decollo a 'V', tratteggiato con apposite linee. Di fatto vi sono tre deflettori per i gas di scarico per il decollo, e altrettanti punti da cui iniziare le operazioni, uno sul ponte angolato e gli altri due a prua. Essi sono piuttosto spaziati ma poi, con un percorso angolato, arrivano a prua estrema. Lo scopo è quello di evitare i lanciamissili per i Granit o SSn-19, perché questi, per quanto montati 'a filo' del ponte, non possono essere percorsi durante l'accelerazione di decollo offrendo delle sollecitazioni indebite. E quindi i due percorsi di decollo vi stanno proprio ai due lati, evitandoli di poco. In ogni caso, vedendo la KUZNETSOV, si può osservare bene la sua 'diversità' dalle navi dell'USN. A parte che lo scafo è più basso e a parte la prua arcuata a mò di nave da battaglia (come le 'Yamato'..), si nota come l'enorme ponte di volo sia letteralmente spopolato rispetto al caos organizzato, da traffico dell'ora di punta ma coordinato in maniera efficiente, delle navi americane, con la loro fauna di aerei d'ogni sorta e foggia, circondati da un esercito di Tizi con casacche colorate e motocarrelli di trasporto, bombe e missili. E' tutto un altro mondo nel caso della nave russa: la varietà degli aerei è minore, ma sopratutto l'operativà è più bassa e poi tutti i velivoli possono essere messi sotto l'hangar, anzi devono, e questo limita il numero portabile a bordo ogni volta. L'equipaggio, che nelle navi americane arriva a 5.000 uomini e donne, qui è poco meno della metà.
 
Poi vi è l'armamento, pesantissimo ma altamente automatizzato. Tra questo vi è la batteria di SS-N 19 che conferma come la vocazione principale della nave sia quella di attacco, con i caccia impiegati più che altro come copertura aerea. Eppure una batteria di lanciamissili (quasi verticali) antinave, con armi tanto potenti, è una scelta discutibile, come lo era la batteria di cannoni antinave delle prime portaerei. La vicinanza con l'hangar genera dei potenziali, enormi rischi di esplosione in caso di incendio a bordo, mentre un buon quantitativo di rubli e di metri cubi viene assorbito da questa batteria. Forse i Sovietici hanno pensato che rinunciare a 2-4 caccia imbarcati non era una cosa tanto negativa, se in scambio si ottiene di possedere una capacità missilistica offensiva a lungo raggio. Eppure, una portaerei del genere non va certo in azione da sola e la Flotta sovietica non mancava certo di navi lanciamissili (come i Kirov, della cui presenza in un 'battle group' sovietico si poteva star sicuri), mentre erano gli aerei ad essere tragicamente carenti in numero e capacità. E' insomma una scelta piuttosto opinabile per una portaerei moderna. Tra l'altro i caccia Su-33 hanno una dotazione di armi antinave missilistiche potenti e moderne. Non solo, era previsto anche di usare i missili MOSKIT da 4 t che poi sono stati respinti per via di alcuni problemi di integrazione, lasciando i Su-33 privi dell'onere di portarne la massa in azioni d'attacco antinave.
 
L'equipaggio è di circa 2.100 uomini, compresi alcuni marines di protezione. La nave ha aerei Su-33, Su-25UTG che sono addestratori disarmati eventualmente convertibili in aerei d'attacco, ma previa rimotorizzazione con unità più potenti. Gli elicotteri di bordo sono Ka-27PS per il SAR, Ka-27PL ASW, Ka-29 per l'assalto e Ka-31 AEW.
 
Le sistemazioni della nave, piuttosto spartane per l'equipaggio, sono piuttosto disomogenee, per esempio sedie di legno sono visibili accanto a moderne consolle multifunzione.
 
La nave, con la sua grossa isola nella zona centro-poppiera e la sua bella prua arcuata, è in ogni caso un simbolo della potenza navale russa attuale e l'unica portaerei degna di questo nome nella marina di Mosca.