Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Unione sovietica: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 80:
 
Da notare infine che i Su-24 hanno adottato una livrea a bassa visibilità non tanto diversa da quella di un SU-27. Per la fumosità dei motori invece non pare ci siano stati progressi: per quanto potenti sono piuttosto evidenti come traccia visiva.
 
===NII e Akhtubink <ref>Mambour Hugo, ''Akhtubinks Test Center'', Aerei gen 1999 p. 25-28</ref>===
Il primo sorge a 1.300 km dalla capitale Russa; è il NII VVS, ergo il centro per il coordinamento delle attività di comando militari, fondato a Khodinka nel lontano 1920 e poi trasferito sull'aeroporto di Chkalovsky, a circa un'ora di macchina ad Est di Mosca. Ma qui sono rimasti solo i collaudi di aerei cargo ed elicotteri oltre al centro amministrativo dell'Istituto . Dal 1990 i reparti sperimentali sovietici, poi russi, sono ad Akhtunbink, base di nuova costruzione, ancora in fase di completamento. Per il resto non erano da dimenticare i centri sull'aeroporto di Volsk per i palloni aerostatici e la costruzione degli shelter(sulle rive del Volga a 100 km a N.O. di Santov), mentre a Naltchik, 160 NE da Grozny, c'erano i teleguidati e gli elicotteri SAR, ma anche il combattimento aria-aria in zona di montagna.
 
Tornando al centro di Akhtunbink, esso è una specie di base-città: quest'ultima venne costruita per le famiglie dei militari del centro, con un clima di 300 giorni l'anno di bel tempo, questa località sul fiume Akhtuba è vicino al Kazakistan. Come unico inconveniente c'é che si tratta di una zona desertica o semi-desertica, con una temperatura molto alta di giorno. E' vicina al poligono missilistico di Kasputin Yar e ha due piste di cui una da ben 5,5 km. Le piste sulle basi sovietiche sono spesso enormi, ma questa è seconda solo al centro di Zukovski. La base è il centro più importante della Russia ed è area interdetta (quasi fosse una specie di 'Area 51') e vicino vi sono anche poligoni di tiro, utilizzabili anche dal Kazakistan secondo un accordo tra i due Paesi. Ufficialmente questa base è conosciuta anche come GLIT, Centro statale per i collaudi di volo, che serve i principali costruttori (dopo l'arrivo della 'proprietà privata') russi. C'erano aerei, ancora nel 1999, di tutti i tipi, anche di vecchio tipo o di basse prestazioni, o ancora di costruzione estera come i LET-410. Gli aerobersagli erano i Su-9 ancora disponibili, ma stavano arrivando anche i MiG-21 e prossimamente i MiG-23. Gli L-29 erano bersagli a basse prestazioni, i Tu-16 erano usati sia come bersagli che come aerei di controllo e collaudo. Vi era anche un museo all'aperto con 8 aerei, due bersagli, vari AAM.
 
Un altro centro addestrativo del NII VVS ma anche usato dagli astronauti,anzi cosmonauti russi, era Chkalovsky, di cui si è parlato prima. La 'Città delle stelle' o anche 'Istituto Yuri Gagarin' era equipaggiata con alcuni L-39 e un Tu-134A per gli esperimenti con le stressanti procedure a 'gravità zero'. Poi v'erano aerei di tutti i tipi da trasporto, anche un Gulfstream II occidentale, per non parlare dei posti di comando volanti Il-22 Zebra, Il-22M Bison, Il-76 e Il-86 VKP, tutte macchine (specie le ultime) segrete e sorvegliate. Altri aerei erano usati per i collegamenti e i voli attraverso il Paese da parte dei militari russi e loro familiari, con un volo per esempio tra Mosca e Sperenberg nella ex-DDR, che parte proprio da Chkalovsky.
 
 
 
 
===La base dei Typhoon <ref>Kryliakhov P. ''A bordo del Tifone'' PD Giugno 1992 p.18-24</ref>====
 
La penisola di Kola era ed è una vera concentrazione di basi aeree e navali che in tempo di guerra si supponeva avrebbero costituito sia un baluardo che un caposaldo d'attacco verso Occidente. A circa 10 km dal confine con la Norvegia, c'era la località di Pechenga, e da qui si andava alla base dei più grandi sottomarini mai costruiti e forse mai concepiti. La base era in un fiordo che era a metà strada tra Pechenga e Poljarniy, ma pur sempre pericolosamente vicina al confine di una nazione NATO. Questo fiordo era il Bolsahya Litsa, e la base dei sottomarini era sulla sponda orientale, vicino a Nerpich'ya, che è a 18 km dallo sbocco della baia di Motovsky.
 
In questo luogo artico e gelato i civili erano pochi e avevano il loro bel daffare nel muoversi tra un check point e l'altro, sparsi nelle vie sparse tra il vento e il gelo dell'Artico.
 
Dei sei battelli qui basati nel '92 5 erano ormeggiati attorno a delle enormi banchine, mentre il sesto era dentro un enorme bacino galleggiante. Attorno a questa baia c'erano gli edifici per il personale, in una zona pianeggiante che venne a suo tempo sbancata per consentire la costruzione della base. Con ogni probabilità c'erano anche installazioni sotterranee e postazioni difensive, ma non erano visibili quando avvenne questa visita.
 
Casomai era impressionante ritrovarsi di fronte a tutti e sei i super-SSBN che qui erano basati, assieme alla nave appoggio PLARB (ovvero gli SSBN nella sigla in russo) 'Alexander Brykin'. Come le sei corazzate italiane nel nido di Taranto nel novembre del 1940, erano un bersaglio fin troppo facile. Perché erano tutti qui? Evidentemente si trattava della conseguenza della fine della Guerra fredda e dell'URSS: altrimenti un paio di sottomarini era in mare, in missione di pattugliamento.
 
Ma adesso pensiamo a focalizzare gli enormi sottomarini che stentavano ad entrare nell'obiettivo per una singola fotografia. Questi sono i Typhoon, o almeno così sono noti in Occidente. A maggior ragione se si considera il romanzo 'Caccia a Ottobre Rosso' e relativo film, anche se va detto che non c'é nessun sistema esotico di propulsione, a parte quello che serve per un battello tanto gigantesco. Vennero costruiti con uno scopo, quello di essere una piattaforma pratica per un nuovo tipo di missile, l'RSM-52 chiamato in codice NATO SS-N 20. Questo mostruoso missile SLBM, con una gittata pratica paragonabile a quella di un ICBM, stazza 90 t, cosa possibile nonostante la lunghezza di 16 m per via di un diametro di ben 2,4 m. Nondimeno, la loro sperimentazione era stata fatta su di un battello diesel-elettrico GOLF (Progetto 619).
 
Per questi mostruosi missili, simili ai 'Trident' che però erano più piccoli e precisi, era necessario un battello di grandi dimensioni; a maggior ragione se si considera che il numero di armi a bordo era stabilito in 20 unità: un'impresa al limite del possibile per il capo-progettista Sergeij Nikitovich Kovolev. Questi approntò con il Progetto 941, il cui primo esemplare venne impostato nel '75 a Severodvinsk, nel Cantiere N.402. Venne varato nel 1980, a settembre, mentre le altre unità vennero consegnate via via tra il 1984 e il 1990. Il loro equivalente (attenzione, non si sta parlando di 'confronto diretto', gli SSBN non si attaccano tra di loro) erano i battelli SSBN classe 'Ohio', di gran lunga più semplici ed efficienti, anche se di lunghezza comparabile. Il fatto è che essi erano armati con missili che, grazie ad una tecnologia più moderna e compatta, pesavano circa la metà. Quindi anche con un sottomarino di tipo convenzionale, a scafo unico anche se molto lungo, era possibile portare ben 24 Trident C4 prima, D5 o Trident II (con maggiore gittata) poi. Questo, unito alla maggiore ricchezza americana consentiva di costruire ben 18 sottomarini, che a tutt'oggi sono la base degli SSBN dell'US Navy. Ma anche così, tutto questo non toglieva nulla dell'audacia mostrata nel costruire i battelli Project 941.
 
Dall'acqua questi giganti si stagliavano per molti metri, e questo solo contando l'altezza del ponte di coperta, se così si può definire la batteria missili. Era un fatto assolutamente insolito per qualunque sottomarino. Nonostante la tozza vela (o torrione?) fosse piuttosto bassa e compatta, non c'era nessun sottomarino che avesse la stazza e l'aspetto dei 941, le cui dimensioni, meglio illustrate dai marinai occupati nell'inconsueto lavoro di spalare la neve dal ponte o di fare la guardia camminando avanti e indietro sopra i boccaporti lanciamissili, erano realmente incredibili. L'altezza sul mare di questi battelli rivelava una riserva di galleggiabilità enorme, ma del resto questa era la prassi per molte navi sovietiche: dopotutto si tratta di battelli a doppio scafo.
 
Ma in dettaglio, i Typhoon sono qualcosa di più che un battello singolo. La loro struttura interna è composita. Dentro l'involucro esterno vi sono 2 cilindri accoppiati da 9 metri di diametro, che sono ben più facili da realizzare invece di uno solo di volume equivalente (che avrebbe dovuto arrivare a qualcosa come 15 metri); e sopra di essi vi è una struttura ellissoide (quanto a sezione) per i locali di comando e controllo, che si nota dal rigonfiamento sotto la massiccia torre. Lo scafo esterno, non pressurizzato, ha così moltissimo spazio per cose non assolutamente essenziali da sistemare dentro i cilindri, come le casse compenso e di zavorra. Questo dà anche tantissima riserva di spinta per sopravvivere ad eventuali danni e allagamenti: la differenza tra il dislocamento di 18.000 t emerso e 26.000 immerso parla chiaro in merito. Oltre ai tre scafi longitudinali, che gli hanno fatto valere la definizione di trimarano subacqueo, ce n'erano altri due ellittici di raccordo a prua e poppa. I lanciamissili, con i loro portelli a coppie, erano non a poppavia della torre, ma a prua, differentemente da parte di qualunque altro battello della categoria ma similmente ai battelli lanciamissili antinave tipo gli 'Oscar' e i 'Charlie'. Vi sono rotaie doppie per agganciare le cinture di sicurezza onde permettere al personale di lavorare sul battello, sia sul ponte di prua che su quello di poppa. Il bordo libero è alto e il battello largo, ma se si scivola un poco oltre alla zona centrale ci si ritrova lungo fianchi arrotondati privi di appigli. Alla base della torre vi è un passaggio che permette di camminare da prua a poppa senza entrare dentro la nave. Vi sono anche punti d'aggancio per aria compressa per pressurizzare le casse del battello se questo dovesse essere soccorso causa incidenti. A poppavia i portelli sono solo due, uno per le boe ELF e VLF per comunicare col battello sommerso, e l'altro per le telecamere che controllino come procede il recupero del battello stesso. La torre, anzi la falsatorre, ha 3 piani con un accesso laterale. E' altra circa 10 metri e ovviamente è collegata con lo scafo resistente superiore. Da lì si può entrare anche negli altri scafi resistenti, con veri e propri cunicoli; ciascuno di questi scafi principali è diviso in 8 compartimenti stagni e 3 piani, 2 per lo scafo resistente superiore. A prua vi sono 6 tubi di lancio da 533 e da 650 mm per circa 20 siluri e missili ASW SS-N 16 con sistema di movimentazione oleopneumatico e comandi elettroidraulici. Chiaramente lo spazio non manca, come non ne manca sul ponte di coperta, piatto come mai si è visto in un sottomarino. La protezione è stata curata con le suddette compartimentazioni, ma anche con sistemi di riduzione del rumore irradiato e di quello riflesso dai sonar esterni, il cosidetto sistema 'Clusterguard' a mattonelle fonoassorbenti. Trattandosi delle onde più ostiche da fermare (a meno di non avere delle strutture a vuoto, che comunque non funzionano se l'onda arriva dall'esterno, non è facile determinare quanto le piastrelle siano valide, ma di sicuro furono i sovietici a utilizzare per primi queste tecniche di 'silenziamento'. Erano peraltro rivolte ai sonar di ricerca, mentre per molti anni si trascurò l'importanza del rumore delle proprie macchine, la cavitazione delle eliche di piccolo diametro, e la presenza dei tanti fori per la libera circolazione di acqua nell'intercapedine che ovviamente causavano dei sensibili rumori alle sofisticate apparecchiature occidentali.
 
Quanto ai sistemi di bordo, essi sono sofisticati e molto automatizzati, con un pannello di visualizzazione lungo circa 3 metri per osservare tutte le operazioni sul battello, per esempio svuotare o riempire le casse compenso con aria compressa bilanciando il battello. Quanto ai compartimenti centrali, essi sono per l'equipaggio di ben 50 ufficiali, 80 sottufficiali e 50 marinai e graduati. Che l'automatizzazione sia stata spinta in maniera impressionante (e a giudicare dall'assenza di alcun grave incidente in mare, così comuni nei sottomarini sovietici, con ottimi risultati) lo dice il raffronto con i 155 uomini degli 'Ohio' americani, certo meno ma per un sottomarino che ha una massa di poco superiore alla metà del gigante sovietico. Gli ufficiali sono un numero davvero impressionante rispetto ai graduati: addirittura sono di più visto il numero degli 'intermedi' ovvero i sottufficiali. La Marina sovietica era l'unica forza armata a poter scegliere i migliori uomini per sé, assieme alle truppe strategiche. Gli ufficiali sovietici sono sempre stati molti a bordo delle navi dato che i marinai comuni erano ben poco addestrati e specializzati. I sottufficiali sopperivano in parte a questo problema. Visto che gli ufficiali non potevano fare i pelapatate, e i sottufficiali non potevano fare gli sguatteri, un minimo di soldati di leva era presente a bordo.. Le condizioni dei Typhoon, quanto ad abitabilità, erano molto migliori di quelle dei soliti sottomarini, non solo sovietici. Vi sono due quadrati, uno per ufficiali e uno per i sottufficiali, mentre le camere erano da non più di 4 posti letto. Non mancavano una sauna e una palestra. Per garantire la sicurezza, a parte i compartimenti, vi erano molti insegnamenti messi a frutto per questi battelli: per esempio ingombranti tute ignifughe, che servono per combattere il nemico N.1 di un battello: non l'acqua, ma il fuoco. Per i casi limite vi sono due garitte per l'abbandono del battello anche stando sott'acqua, nei due scafi di estrema prua e poppa.
 
L'apparato motore dei sottomarini di questa classe è di fatto il principale responsabile, almeno in termini diretti, della costituzione dei Typhoon: infatti per portare tanti missili ad una apprezzabile velocità (circa 25 nodi) era necessario un potenziale enorme, che non si poteva ottenere da una singla unità motrice: così sono stati installati due reattori nucleari come quelli della classe Delta (ovvero le classi Murena e Kalmar). Con oltre 350 MW si tratta davvero di una potenza immane, ma che ha richiesto a quel punto di sistemare, anche per ragioni di sicurezza, ciascun reattore in un cilindro pressurizzato separato: questo ha comportato quindi l'adozione della struttura 'bicilindrica' e non solo: il peso dei reattori e dei turboriduttori ha reso necessario, per compensare, di spostare la batteria missili con le 1.800 t di armi nei tubi pressurizzati, a proravia.
 
Quanto al compito dei 'Typhoon', portare la guerra nucleare con circa 160 testate H, capaci di distruggere il Nord America, esso era espletabile solo in caso eccezionale di una guerra senza limiti, mentre il suo ruolo 'normale' era quello del pattugliamento per minacciare i possibili rivali. In verità, con i sottomarini armati di missili da oltre 8.000 km, non era necessario andare a cercarsi lo scontro con l'USN: bastava restare nei 'santuari' controllati dalla Marina sovietica e agire a quel punto come una specie di batteria di missili subacquea e mobile. Era questa la cosidetta 'Teoria dei bastioni' in auge dagli anni '70. La gestione delle crisi avveniva tramite canali ELF e VLS con un messaggio codificato che eventualmente avrebbe dato il là al lancio di missili, purché uguale a quello in codice. In pratica, il comandante e l'ufficiale addetto al lancio inserivano la chiave di lancio in loro possesso ciascuno nelle apposite 'serrature': prima il comandante e poi l'ufficiale, praticamente un suo parigrado, addetto ai missili. Poi seguiva il lancio che avrebbe portato la distruzione nucleare: sequenze di uno, due o 4 missili per volta, dopo il controllo da parte di una postazione di lancio apposita che controlla i missili uno per uno. Non bisogna scherzarci su: un SSBN Delta, pur lanciando i missili sott'acqua, ebbe danni allorché uno dei 4 missili lanciati gli ricadde letteralmente addosso ripiombando in mare. Quanto alle capacità di operare sul mare, non va dimenticata la robustezza della torre, priva di timoni nel punto in cui tradizionalmente essi sono presenti sui battelli americani, sulla falsatorre. Ma qui sono troppo vulnerabili per dei battelli che devono emergere da un mare che non è quasi mai 'libero': c'é il pack (almeno, questa era la situazione prima dell'Effetto serra), ma i battelli sovietici sfruttano ampiamente questa possibilità per nascondersi. Non bastassero le 'termiche' e tante altre variabili, i ghiacci sono una vera assicurazione. Sotto di essi i sonar funzionano molto male, e i siluri filoguidati pure, tanto che una delle versioni dell'Mk.48 è stata modificata appositamente per funzionare 'anche sotto i ghiacci'. Comunque è da scordarsi la possibilità di attacco a grande distanza come le capacità di velocità e di corsa di tali siluri permetterebbero. I missili nucleari di profondità SUBROC erano un altro modo per colpire nell'arco di minuti fino ad oltre 50 km, ma richiedevano un preciso targeting: se la testata finiva contro un icesberg invece che in mare, non s'era fatto nulla e il riverbero dell'esplosione atomica avrebbe mascherato per periodi di tempo lunghissimi il battello russo. Inoltre, a corta distanza davvero sarebbe contato chi fortuitamente incontrava chi. Gli SSBN sovietici erano difesi al meglio anche da altri sottomarini. Un Typhoon può emergere, grazie alla struttura rinforzata, là dove il pack è spesso anche alcuni metri, e poi lanciare i missili stando emerso. I sottomarini occidentali possono fare qualcosa di simile ma a patto di poter salire con un alto angolo d'attacco, sfondando di prua il pack. I Typhoon naturalmente hanno anche dei limiti: la manovrabilità non è eccelsa, e come potrebbe pesando essi circa 2 volte un incrociatore pesante della II GM? La presenza di un gigantesco timone a poppa e di due timoni anteriori retrattili a prua non è sempre sufficiente. Le eliche sono efficienti essendo a 7 pale e intubate, ma questa soluzione non ha effetti positivi sulla manovrabilità in certe condizioni di velocità, sopratutto a bassa velocità. Le manovre con i Typhoon dovevano essere pensate con notevole cautela.
 
Ecco le caratteristiche note:
*Progetto 941 'Typhoon'
*Cantieri: Severodvinsk
*Unità: 6
*Costruzione: tra il 1975 e il 1990
*equipaggio: 50 uff. +80 s.uff +40 comuni
*Dislocamento: 18.500-26.000 t (ergo: per immergerli servono 6.500 t d'acqua..)
*Dimensioni: 171 m di lunghezza, 25 larghezza, 13 pescaggio
*Motori: 2 reattori ad acqua pressurizzata da 180 MW l'uno, con due turbine a vapore da 75.000 hp (l'una?), per eliche intubate a 7 pale.
*Prestazioni: velocità in superficie 17 nodi, 25 immersi, profondità max 450 m
*Armi: 20 SS-N 20 e altrettanti tra siluri Type 53, msisili SS-N-16 etc
*Sistemi di bordo: idrofono integrato 'Shark Gill' a bassa-media frequenza; Sonar 'Mouse Roar' per navigazione sotto i ghiacci, sonar passivo rimorchiato; radar di superficie 'Snoop Pair', ESM 'Rim Hat', Sistema d'allarme' Park Lamp' in banda D-F, navigatore satellitare 'Pert Spring', goniometro radio 'COd Eye', 2 sistemi ELF-VLF.
 
Ma ad un certo punto è lecito chiedersi se questa soluzione sia stata la migliore in quanto a 'costo-efficacia'. Del resto c'erano i potenti ed efficienti 'Delta' specie delle ultime versioni, a scafo singolo e con caratteristiche moderne. Questi erano e sono rimasti gli SSBN sovietici standard. I 'Typhoon' costavano davvero troppo, forse almeno il doppio di un normale SSBN che già non scherza. I compari 'leggeri' degli SS-N 20 erano gli SS-N 23 grossomodo con le stesse caratteristiche di precisione e gittata anche se con meno testate. Ma per usarli bastavano battelli ben più piccoli e i Delta IV si sono dimostrati ben più facili da costruire. Di fatto sono rimasti i principali SSBN mentre come tutti i giganti surdimensionati, i Typhoon, pur ammirevoli e temibili, sono arrivati ad una fine ineluttabile per l'evoluzione della 'specie': troppo grossi, troppo pochi (e quindi bersagli ambitissimi, essendo tanto potenti e quindi, bersagli altamente paganti), erano certamente insostenibili per la Marina sovietica. Per questo anche durante la costruzione dei Typhoon si è continuato a costruire i Progetto 667, con 7 unità dell'ultima generazione, quella che in codice NATO si chiama per l'appunto 'Delta IV'.