Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Unione sovietica: differenze tra le versioni

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===I Flanker in azione <ref>Szulc Tomasz : ''Il 159° Reggimento caccia della V-VS'' Aerei Feb 1993 p.44-47</ref>===
[[Immagine:Su-27_05_croped.jpg|320px|left|thumb|Il nuovo babau dei tardi anni '80, e forse anche attuale, dei caccia NATO: il Su-27 Flanker]]
''Due sagome si stagliano azzurrognole nel cielo blu delle alte quote. Non è difficile nemmeno da terra capire dalle loro apparenze che siano dei Flanker. Non sembrano pericolosi nel loro librarsi in cielo a migliaia di metri di quota. Dietro di loro appaiono all'improvviso altre quattro sagome uguali. E altre quattro giungono da una rotta leggermente divergente. Tutte appaiono affardellate di oggetti sotto le ali e la fusoliera. E quasi di sorpresa, a parecchi chilometri, altre due coppie di sagome blu appaiono sui lati di questa formazione principale, un pò in avanti. Dai due aerei di testa, apparentemente innocqui, sembra che venga emessa una sottile ragnatela lucente che sopravvive alla scia di condensazione. Poi i primi 4 aerei si buttano in picchiata e scaricano in rapida sequenza 32 oggetti tozzi e dall'aria minacciosa. Seguono di lì a pochi secondi gli altri 4 aerei con la stessa manovra. Sganciano il loro carico mortale e poi appesi alai postbruciatorepostbruciatori si riportano ai seimila metri da cui provenivano, scomparendo poi lontani e invulnerabili mentre la terra è scossa dal terremoto di tante bombe che impattano il suolo ed esplodono, sollevando nubi ardenti nel cielo. L'obiettivo è distrutto. Desolazione e morte il risultato.''
 
Potrebbe essere davvero accaduto da qualche parte, magari in Cecenia o in qualche altra 'guerricciola' locale. Un episodio del genere, basato sulle informazioni disponibili della fonte qui consultata, non sarebbe stato certo impossibile. Nei dettagli, i primi due Su-27 avevano appesi sotto fusoliera e ali 612 pod ECM con cui gettavano un'ombra elettronica che proteggeva loro e i compagni. Forse erano biposto, per gestire meglio l'azione, mentre non mancavano due bianchi AA-11 sulle loro rotaie lateralid'estremità alare. Stesso carico per iciascun Flanker delle due ondate di 4 ld'unaattacco, ma eranoassieme armati cona 8 bombe da 500 kg per ciascuno, mentre le due coppie esterne completavano la 'cornice di sicurezza' con 4 Alamo e 4 Archer l'uno al posto di ECM e bombe. I Flanker di testa avevano anche usato buona parte dei loro 192 tubi da 40 mm, lanciando da questi nuvole di chaff per aiutare ulteriormente gli apparecchi che seguivano (tecnica usata per esempio, dai Phantom per coprire i loro compagni durante gli attacchi ai ponti Vietnamiti nel '72); i quali ultimi ad un certo punto, a circa 8 km dal bersaglio si gettano in picchiata verso le installazioni da colpire, mentre un invisibile raggio laser ne calcola la distanza e un ancora più invisibile groviglio di circuiti miniaturizzati estrapola la soluzione balistica per lo sgancio delle bombe. A 2.500- m di quota, 3.000 m di distanza e a 900 kmh gli ordigni partono a grappolo, poi i Flanker, liberati dalla massa delle bombe, accendono l'AB e puntano il naso verso l'alto, pur scendendo nel contempo fino a circa 1.500 m di(tutte le quote vanno intese quotasul terreno, non slm.): se non l'avessero acceso avrebbero corso meno rischi, con i MANPADS che gli si avventano addosso come mosche al miele: ma sarebbero stati pur sempre dei grossi bersagli IR e la risalita sarebbe stata 'solo' a 200 ms. Così si allontanano quasi a candela mentre il variometro arriva fino a circa 300 ms, tantissima velocità (assieme alla quota) come assicurazione verso eventuali, tardivi MANDPADS (che generalmente non volano molto più veloci di 500-600 ms, non molto per ingaggiare un bersaglio veloce in rapido allontamento), e lanciando al contempo dozzine di flares di cui i loro tubi erano per lo più caricati. Anche se non molto efficaci'seducenti' rispetto al calore infernale dei loro motori, i flare sono pur sempre un aiuto. Tutti i Flanker ritornano in una ventina di secondi alla quota di sicurezza, poi si dirigono verso la loro base dove atterranno circa mezz'ora dopo, a 400 km di distanza. La missione è compiuta.
 
Spesso si sente dire di questo o quel caccia sovietico, senza che tuttavia ne parlino mai i diretti interessati. Che non sono i reparti di valutazione NATO o gli 'Aggressors' ma dopotutto, i cacciatori dell'Est. Ecco perché le informazioni di quest'articolo pubblicato a firma di Szulc sono particolarmente interessanti. Ci dicono cosa succedeva in un reparto di punta sovietico niente di meno che al culmine della Guerra fredda e con il caccia migliore che loro avevano in forza; e continua poi descrivendo le poche novità che sono seguite dopo. Inoltre già che ci siamo si può tirare una riga e controllare l'operatività del Su-27/30 fino al giorno d'oggi.