Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/India-3: differenze tra le versioni

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*Circa 44 Mirage 2000 (Vajra), 18 Su-30, 55 MiG-29 (Baaz), 60 MiG-23BN, 160 MiG-27, 8 MiG-25, 300 MiG-21, 110 Jaguar, 118 An-32 (Sutlej), 30 Il-76, 43 Do-228, 37 HS-748, 100 HPT-32/HJT-16, 42 TS-11, 220 SA-315B (Cheetah), 180 SA-316 (Chetak), 50 Mi-8, 80 Mi-17, 40 Mi-25, 20 Mi-35, 10 Mi-26. Totale, circa 1.700 apparecchi, di cui 615 da combattimento, di cui 555 aerei (incl. i biposto). Note: nonostante il miglioramento qualitativo, ilnumero non ha subito un declino durante gli anni recenti.
 
====Il Su-30MKI Flanker<ref> Cfr. Pileri, micheleMichele "SU-30MKI: il Flanker di nuova generazione", Rivista Italiana Difesa 1/05, pagg. 54-65 </ref>====
[[Immagine:SU-30MKI_India.jpg|300px|right|thumb|Uno dei primi Su-30MK]]
Questo aereo è diventato negli ultimi anni la vera punta di lancia dell’intera IAF. Come si sia arrivati a questo risultato è abbastanza facile a dirsi: India e URSS hanno avuto da decenni ottimi rapporti, essendo Nuova Delhi libera da impegni nazionali: l’India non è il principale dei Paesi non Allineati. La fine dell’URSS causò forse una breve crisi, soprattutto legata alle forniture, ma già dal 1994 uno studio congiunto della IAF e del DRDO indicò nel Flanker la migliore scelta per il futuro, possibilmente nella versione evoluta e multiruolo SU-30. La macchina venne richiesta con capacità multiruolo ed in generale, molto elevate, cosa che richiese anche l’uso come aereo per i test di volo del Su-37, in volo dal 1996 (il 2 aprile). Il Su-37 ‘Terminator’ aveva sia le alette canard che gli ugelli vettorabili, ovvero i TVC. Presto arrivò un ordine per 40 SU-30, 8 nella versione MK, e gli altri 32 nella versione evoluta MKI. In parte lo stesso governo indiano è stato coinvolto nell’affare, con finanziamenti che lo hanno coinvolto per circa il 20%, relativo allo sviluppo di nuovi sottosistemi per gli aerei dell’IAF, e che hanno comportato in effetti il potere di veto dell’India su eventuali vendite a Paesi terzi (soprattutto se si trattasse dei confinanti, visti come diretti oppositori). Dopo 4 prototipi definitivi, l’attività si poté dire conclusa. Certamente, per l’ennesima versione di un aereo già ben sviluppato ed operativo questo numero non manca di stupire, ma le modifiche furono molte e importanti. Uno dei prototipi divenne famoso al Le Bourget (giugno 1999) non tanto per la stupefacente agilità, ma perché durante l’evoluzione a bassa quota si schiantò al suolo, cosa certamente non priva di precedenti (né di seguiti) per un aereo da caccia sovietico moderno. La cosa ebbe un riscontro positivo, se non altro, perché entrambi i piloti si salvarono dalla palla di fuoco conseguente, eiettati in perfetta sequenza nonostante una condizione di volo critica, altra dimostrazione dell’efficienza dei seggiolini eiettabili russi Zvedza. La cosa venne verificata anche in un'altra situazione, in cui due MiG-29 entrarono in collisione. Non funzionò nel 1990, in un poco ricordato incidente che accadde proprio in Italia, quando un Su-27 dimostrativo (non aveva armamenti a bordo) si schiantò dopo un looping troppo basso, uccidendo il pilota Valery Metinsky e uno spettatore. Pare che il pilota avesse un alto tasso alcolico al momento dell’incidente. Un altro Flanker cadde nell’ex-URSS, letteralmente spiattellando e ruzzolando sul campo d’aviazione prima di disintegrarsi in una palla di fuoco (considerare che l’aereo permette anche 10 t di kerosene, anche se fortunatamente non viene usato tale carico per le esibizioni acrobatiche). A terra vi furono decine di vittime, ma i due piloti riuscirono a eiettarsi prima del secondo schianto al suolo. Dai filmati si ipotizzò che l’aereo fosse stato colpito da un missile per via di due oggetti velocissimi saliti da terra che sembrarono averlo sfiorato, ma non se n’è saputo più nulla. La serie di prototipi fu iniziata dal T10PMK-01 il 1 luglio 1997, poi continuata con lo 06 che volò nel marzo 1998. Visto che il contratto finale per i 40 SU-30 era stato firmato il 30 novembre 1996, è abbastanza chiaro che i lavori di ricerca e sviluppo fossero stati iniziati prima di allora, eventualmente proprio con il Su-37. Il valore di questa commessa era decisamente elevato per un caccia russo, ovvero 1,8 miliardi di dollari, 45 milioni per ciascun aereo, la cosa era certo dovuta alla necessità di sviluppare le tecnologie necessarie. Dopotutto, l’altro finalista per la scelta era il Mirage 2000-5, con una cellula piccola e leggera, ma un’eccellente avionica. La cosa interessante è che non sia stato preso in considerazione il MiG-29 che pure era disponibile nella versione M, già in sviluppo, o anche nella meno sofisticata versione S. Forse gli indiani non ne furono molto soddisfatti con le macchine dei primi lotti. In ogni caso, lo sviluppo della cellula proseguì con lo 06 e poi con gli ultimi due aerei, lo 04 e 05. Il problema non fu tanto quello di sviluppare una già eccellente cellula, ma piuttosto l’avionica prevista, che pure era già sofisticata nelle prime versioni e disponeva di enormi volumi interni per essere alloggiata: se si considera che nel 1993 apparve il MiG-21-93 con sistemi sofisticati pressati dentro una cellula minuscola.. eppure, il mix di tecnologie da impiegare, di provenienza russa, indiana e israeliana fu integrato con molta lentezza e difficoltà e alla fine il ritardo accumulato ha raggiunto i 3 anni, costringendo a suddividere in blocks i vari Su-30 ordinati, aggiornati via via e possibilmente, tutti aggiornati allo standard ‘definitivo’ dell’avionica come previsto dal committente. Ovviamente un contratto tanto costoso per un cliente con molte esigenze in termini quantitativi sarebbe stato sprecato se limitato a soli 40 aerei: così altri 10 aerei vennero ordinati nel dicembre del 1998 per altri 350 milioni, con costo unitario abbassato di ben 10 milioni, non casualmente per i motivi di cui sopra.