Poesie (Palazzeschi)/Il pappagallo: differenze tra le versioni
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Un variopinto pappagallo viene descritto in uno spazio semichiuso, forse la vetrina di un negozio.
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|anno=1905
|raccolta=Cavalli bianchi
Anche in questo caso la scena è piuttosto statica. Come ne ''[[Poesie (Palazzeschi)/La vecchia del sonno|La vecchia del sonno]]'', si ripropone il motivo di una figura bizzarra. Questa viene stavolta osservata con stupore dalla gente, curiosa e profondamente incapace di una comprensione vera e propria della natura del pappagallo. In questo componimento, la rappresentazione è particolarmente ben riuscita.
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Diversi elementi formali ne sottolineano la coerenza e l'equilibrio:
* Si noti il '''silenzio''' del pappagallo, in contrasto con il '''rumore''' prodotto dalla gente.
* Il colore sgargiante del piumaggio compensa la mancanza di movimento nella scena.
* Il pappagallo
La '''staticità''' della scena non è soltanto sottolineata dal '''metro''' (ritmo trisillabico come di consueto in questo periodo): l'ostinata ripetizione dei gruppi consonantici ''-nd-'' e ''-nt-'' in tutti i versi mette in particolare eviedenza la ripetività di ciò che sta accadendo (''cent'anni, guardando, la gente, non canta, passando, parlando, fischiando, cantando, tacendo'', eccetera). Similmente, si ritrovano in continuazione delle [[w:Assonanza|assonanze]] costruite sulle vocali ''-e-'' ed ''-a-''.
Potrebbe esserci una sorta di identificazione tra l'animale e l'io poetico, come si può del resto intuire leggendo altre poesie del Palazzeschi.
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