Divina Commedia/Inferno/Canto II: differenze tra le versioni

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{{quote|che del bel monte il corto andar ti tolse.}}
*120.'''il corto andar''':la via breve (della salita diretta). Dante non può affrontare direttamente la lupa per salire il colle, perché soccomberebbe (I 94-6), ma gli è necessario ''tenere altro vïaggio'', cioè compiere la lunga strada della purificazione.
*120.'''il corto andar''':
 
 
{{quote|Dunque: che è? perché, perché restai,}}
*121.'''perché...perché(121-123)'''l'incalzare dei ''perché'' anaforici sembra smuovere alla base la resistenza immobile di Dante (''restai''). La ''parola onrata'' di Virgilio corrisponde alla richiesta di Beatrice, entrando in azione con tutte le sue risorse.
*121.'''perché...perché(121-123)''':
*'''restai''':ristai, stai fermo.
 
 
{{quote|perché tanta viltà nel core allette,}}
*122.'''allette''':alletti, cioè accogli con compiacenza dentro di te (cfr. IX 93). "Allettare" è frequentativo del latino "allicere".
*122.'''allette''':
 
 
{{quote|perché ardire e franchezza non hai,}}
*123.'''ardire e franchezza''':contrapposti ''a viltà'' del v.122; la coppia quasi sinonimica, comune ad altri testi trecenteschi, serve, come un'aggettivazione, a dir più che il semplice coraggio, un coraggio ardito e fiducioso, quale una simile protezione celeste può ispirare.
*123.'''ardire e franchezza''':
 
 
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{{quote|Quali fioretti dal notturno gelo}}
*127.'''Quali fioretti...''':la similitudine, perfetta quanto alla corrispondenza dei termini, dolcissima nell'espressione, chiude e riepiloga il canto, riassumendo il mutamento da ''timore'' ad ''ardire'' che è l'evento qui narrato. Tra i due stadi del personaggio Dante, il tormentoso esitare e pensare nell' ''oscura costa'', e il franco muoversi verso la difficile impresa (v.142), è intervenuto lo splendore della comparsa di Beatrice, come tra le 2 condizioni dei fiori, ''chianti e chiusi'', e aperti e drizzati, sta nel verso la bianca luce del sole del mattino. Non scorgiamo qui alcun preziosismo (Sapegno), ma, come altrove nella ''Commedia'', gli aspetti anche minimi della natura sono amorosamente raccolti e investiti della dignità di rappresentare la vita spirituale dell'uomo.
*127.'''Quali fioretti...''':
*'''fioretti''':questo termine usato con predilezione da Dante per i fiori (già nelle ''Rime'' C 47 e poi in ''Purg''. XXVIII 56; XXXII 73; e ''Par''. XXX 111) non è, come osservò il Contini (''Commento alle Rime'', p.151), propriamente un diminutivo. Si cfr. XI 17: ''tre cerchietti'', per cerchi infernali, o ''Par''. XIX 4: ''rubinetto'', per rubino. Si tratta quindi di un "diminutivo poetico" (Mattalia), dovuto forse all'influenza del francese "flouretes", che compare varie volte nell ''Roman de la Rose'' (Mazzoni). Tuttavia esso connota certamente la particolare bellezza o grazia, propria di tutti i fiori.
*'''fioretti''':
*'''dal notturno gelo''':complemento d'agente, dipende da ''chinati e chiusi''