Divina Commedia/Inferno/Canto II: differenze tra le versioni

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{{quote|fidandomi del tuo parlare onesto,}}
*113.'''onesto''':dignitoso e nobile (''onesto'' nella lingua di Dante e dei suoi contemporanei è ancora legato al suo valore etimologico, da "honor", come l'aggettivo latino "honestus"); si veda il v.67: ''con la tua parola ornata''. Si riafferma qui che è la qualità della parola di Virgilio quella che lo fa prescegliere. La bellezza e la dignità (''ornata-onesto'') di questo parlare, che è parlare poetico, tutt'altro che valori esteriori, fanno presa sull'animo dell'uomo fino a poterlo indurre a lasciare il male per il bene («l'autore mostra in ciò la potenza e il valore dell'eloquenza, che può richiamare gli erranti...e piegare i più pertinaci»: Benvenuto). Questa esperienza fa parte della più interna storia di Dante, che non per niente scrive a sua volta-per la salvezza degli uomini-proprio un poema.
*113.'''onesto''':
 
 
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{{quote|li occhi lucenti lagrimando volse,}}
*116.'''lucenti''':fatti ancor più lucenti per le lacrime; è l'ultimo tratto di Beatrice, che con questo sguardo luminoso, come è entrata, così esce dalla scena, Come al suo apparire, l'unico elemento che del suo aspetto ci è dato è appunto la luce dei suoi occhi, con evidente rimando interno (''lucevan li occhi suoi...li occhi lucenti''). Di tale luce essa vive, come si vedrà alla fine del ''Purgatorio'' e del ''Paradiso''. È la luce degli occhi che contemplano Dio, e che pure sono pronti a lacrimare per una singola sventura umana. In questo profondo rapporto è racchiuso il segreto di tutte le grandi figurazioni della ''Commedia''.
*116.'''lucenti''':
*'''volse''':rivolse indietro, allontanandosi; e quasi celandoli. Altri intende: rivolse verso di me. Ma sembra che Beatrice già debba guardare Virgilio mentre gli sta parlando, e qui si voglia dire che, finito di parlare (115), ella si muove per allontanarsi, distogliendo quindi gli occhi da lui. Nell'andarsene ella lascia intravedere quell'umano pianto, tratto che appare, come osservò Momigliano, «l'ultima perfezione del canto».
*'''volse''':