Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: Marina 5: differenze tra le versioni

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===Fucilieri di Marina===
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Nel 1956 il Battaglione venne sciolto. La componente dell'esercito che costituiva il Battaglione a partire dal 1° luglio 1957 venne riorganizzata nel Battaglione Isonzo, un'unità meccanizzata (di cui un gruppo su tre anfibio) unita dopo soli due mesi nel Raggruppamento Lagunare con i battaglioni anfibi Marghera e Piave. Dal primo luglio dell'anno successivo il raggruppamento divenne Reparto Lagunare Appoggio, gettando le basi per la prossima costituzione del Reggimento Lagunari Serenissima.
 
I vertici della Marina decisero di ricostituire il San Marco come battaglione nel 1964. Fu deciso l'anno dopo ri riorganizzare la base dei fanti di marina inquadrandola nella 3a Divisione navale di Brindisi, che all'epoca aveva le due navi da sbarco ETNA e VESUVIO ex-US Navy. La base venne trasferita a Taranto, presso i Baraccamenti Cugini; dal 1972 fu spostata nel castello di Brindisi, all'interno della Stazione Navale, venendo raggruppato con la IIIª Divisione Navale insieme a tutte le altre unità anfibie della Marina. Quell'anno arrivarono finalmente due navi da sbarco relavitamente nuove, la CAORLE e la gemella GRADO, che diede il nome alla classe, e anch'esse ex-US Navy. Per un certo periodo di tempo condivisero l'onere del trasporto fanti con la BAFILE, comprata nel '68 sempre dagli Stati Uniti.
 
Nel 1982 fu deciso di riorganizzare il S.Marco, fin'allora una forza molto modesta numericamente, facendogli raggiungere il totale di 600 effettivi, con un Gruppo Operativo su due compagnie di 150 uomini l'una (e quindi la forza reale d'impiego era, in ogni caso, di appena 300 effettivi), un gruppo scuole e vari servizi. Nell'autunno di quello stesso anno il battaglione fu mandato in missione all'estero, in Libano per il contingente ITALCON, in missione di pace per proteggere i profughi palestinesi, perdendo in azione un operativo, Filippo Montesi.
 
Nel 1987 il San Marco fu presente nel Golfo Persico. Il conflitto Iran-Iraq si era esteso alle rotte commerciali del Golfo, arrivando a minacciare gli interessi commerciali dei paesi occidentali. Gli Iraniani accusarono Arabia Saudita e Stati Uniti di supportare militarmente l'Iraq, e cominciarono a colpire le navi occidentali in transito. L'Italia inizialmente non partecipò alla forza multinazionale ONU, salvo poi essere spinta ad intervenire il 3 agosto successivo dopo l'assalto iraniano alla una nave italiana Jolly Rubino. Sarebbero tornati in zona nel 1990, quando c'erano da ispezionare i mercantili in zona, durante la crisi che avrebbe portato a Desert Storm. Ma nel frattempo, nel 1987-88 giungevano due navi da sbarco di nuovo tipo, delle mini-portaelicotteri, le LPD S.Giorgio e S.Marco. I conflitti convenzionali a bassa intensità, da allora in poi, sarebbero stati molto più importanti rispetto alla situazione di un mondo ingessato dalla minaccia nucleare. I fucilieri di marina erano ovviamente ben predisposti per questo cambiamento e il processo di trasformazione per portare il S.Marco a livello di reggimento iniziò grossomodo da questo tempo. Anche perché nel 1991 venne impostata la S.Giusto, terza LPD, ufficialmente con compiti non tanto ben definiti (protezione civile? nave scuola?). Chiaramente fin troppe navi per una forza da sbarco di trecento soldati e vari supporti. Una nuova caserma venne poi aperta in località Brancasi, vicino Brindisi. Questa venne intitolata a Ermanno Carlotto, che fu un ufficiale morto durante la rivolta dei Boxers nel 1900, dove c'erano anche i Fucilieri di marina italiani a protezione delle ambasciate internazionali. Comunque sia, è chiaro che spostare i fucilieri di Marina dal Veneto alla Puglia significava qualcosa di ben precisio: la proiezione di potenza in località del mondo ben distanti dalla protezione del suolo patrio, operazioni non sempre pacifiche con buona pace dell'art. 11 della Costituzione.
 
Già nel 1991, appena pochi mesi dopo la fine della guerra del Golfo II il S.Marco venne mandato in Somalia su due navi per evacuare decine di civili dall'ambasciata italiana di Mogadiscio. L'anno dopo i Marò tornarono e parteciparono per tre mesi a Restor Hope, per poi infine ritornare in Somalia nel '95, quando oramai la missione ONU era in rotta, per coprire nell'ambito della missione UNITED SHIELD il disimpegno degli ultimi Caschi blu presenti. La Somalia era definivamente persa.
Il 1991 vide il battaglione impegnato in ruoli di supporto nella guerra del Golfo, mentre nei due anni successivi fu presente in Somalia nella fallimentare operazione congiunta Restore Hope. Oltre a queste missioni, il San Marco è stato presente in Kosovo, Albania e in Eritrea come deterrente durante la guerra con l'Etiopia.
 
Nel 1992-96 il S. Marco mandò squadre di fanti per ispezionare i mercantili per impedire i traffici d'armi verso la ex-Yugoslavia, precipitata nel Caos. Stavolta si trattò di operare nell'Adriatico, in zone ben più usuali per le F.A. italiane. Nel '94, ad operazioni ancora in corso, venne decisio di costituire un NLA, Nucleo Lotta Anfibia, che in concreto, per rendere il S.Marco all'altezza di altre forze anfibie estere, avrebbe visto l'impiego di alcuni dei tanti elicotteri della MMI rimasti sostanzialmente disoccupati ora che i sottomarini sovietici non erano più d'attualità. Questo nucleo aveva Sea King e AB.212, i primi per il trasporto, i secondi anche per il supporto di fuoco con razzi e armi automatiche. Questi elicotteri erano ovviamente spogliati dei pesanti equipaggiamenti per la lotta navale. Nel '95 il S.Marco, che è ancora una forza minuscola rispetto ad altri 'Marines' ma che è pur sempre associato ad una flotta in proporzione ben più grande e potente (tra le prime 10 del mondo), diventa un Raggruppamento Anfibio o GRUPANF. Il Battaglione S.Marco, da allora, resta solo come denominazione del Gruppo Operativo, che è stato portato 'addirittura' a livello di battaglione: *reparto comando, tre cp. d'assalto, una cp. d'armi d'accompagnamento, una cp. trasporti e i plotoni RECON (ricognizione), DOA e pionieri.
 
A partire dal 16 settembre 1996 il contingente è entrato a far parte della SILF (Spanish Italian Landing Force), una forza da sbarco congiunta ispano-italiana, attivata il 23 novembre successivo e destinata ad operare nei teatri di combattimento internazionali per conto della NATO.
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Il SILF è strutturato in forma di Brigata Anfibia, composta da due reggimenti di manovra, da artiglierie e armi di supporto anticarro ed antiaeree, ricognitori e demolitori, genieri, elicotteri e supporto aereo, IFV e mezzi da combattimento o assalto.
 
Nel frattempo, gli impegni 'in agenda' per la piccola unità della Marina continuano: è difficile capire come sia stato possibile fare tutti questi aggiornamenti 'in corsa' quando molti dei pochi soldati disponibili erano dispersi in aree estere o sulle navi. Per esempio, dal 1997 i fucilieri di Marina erano stati schierati a Sarajevo per l'operazione STABILIZATION FORCE della JOINT GUARD. Per giunta, nello stesso periodo erano anche in Albania, per la prima di tante missioni in rapida successione, tanto che ancora nel 2005 erano là, operanti a Valona con il 28° Gruppo Navale. La loro operazione era l'ALBA NEO in origine, che servì per evacuare molti civili grazie agli elicotteri e alle navi S.Giorgio e S.Giusto, nell'ambito di quella che è rimasta niente di meno che l'unica vera missione anfibia reale dal dopoguerra. Poi sarebbe venuta la missione ALBA nell'ambito della FMP (Forza Multinazionale Protezione) per stabilizzare la regione. Non è mancata la JOINT GUARDIAN in due periodi, dal giugno 1999, dove i marò sono stati mandati in Kosovo per proteggere i profughi di etnia albanese, specie a Klina e Dakovica, e poi a Mitrovica nel secondo ciclo di missioni. Qui i Marò aiutarono i francesi che avevano difficoltà nel tenere sotto controllo la situazione, che dev'essere stata davvero difficile se proprio qui il S.Marco svolse, per la prima volta, operazioni a livello di Reggimento (=tutti gli uomini disponibili). Come se non bastasse, nel periodo settembre 1999-marzo 2000 il S.Marco venne mandato anche dall'altro capo del mondo, a Timor Est, per l'Operazione STABILIZE. Si trattò di una dozzina di uomini su nave S.Giusto. Non operarono a terra.
Dal 1° ottobre 1999 il reggimento è stato riorganizzato in forma di Brigata come "Forza da sbarco della Marina Militare", suddiviso in Reggimento San Marco, Reggimento Carlotto e in un Gruppo Mezzi da Sbarco.
 
Certo non è mancato il lavoro per il piccolo reparto anfibio della Marina durante gli anni '90, ma non è che la cosa sia cambiata nel decennio successivo, anzi.
La Forza da Sbarco, forte di 2100 uomini, è al comando di un contrammiraglio: il San Marco e il Carlotto sono a loro volta comandati da un capitano di vascello ognuno.
 
Dal 1° ottobre 1999 il reggimento è stato riorganizzato in forma di Brigata come "Forza da sbarco della Marina Militare", suddiviso in Reggimento San Marco, Reggimento Carlotto e in un Gruppo Mezzi da Sbarco. Proprio quell'anno la MM intraprese un'operazione di ristrutturazione della sua componente operativa che accentrò le operazioni e il controllo dei mezzi con il Comando in Capo della Squadra Navale o CINCNAV, da cui vengono tenuti sotto controllo altri comandi complessi: forze d'altura, aeree, subacquee, e da sbarco. Questo è retto da un contrammiraglio con uno staff retto da un Capitano di Vascello, e in tutto ha in forza 2.100 elementi. San Marco e il Carlotto sono a loro volta comandati da un capitano di vascello ognuno. Ma questo non inganni: la forza complessiva è ancora, per le missioni combat, di un battaglione ovvero poche centinaia di soldati.
 
Dal novembre 2001 il S.Marco ha partecipato alle operazioni di Enduring freedom, con team a bordo di navi incrocianti nel Mar Arabico per controllare le navi della zona, specie per impedire la fuga dei terroristi via mare. Poi è arrivato nel 2003 l'impegno di ANTICA BABILONIA, a cui i marò hanno operato nella Brigata Interforze, prima operando (dal novembre 2003) dalla S. Giusto, poi circa 150-170 soldati sul territorio. Il 6 aprile 2004, per la sanguinosa battaglia dei ponti a Nassyria vennero riconquistati i ponti (3) che erano stati occupati dai ribelli irakeni, venne dato incarico al S.Marco di riconquistarne uno. A parte questo c'é stato il collegamento con un terminale SICRAL satellitare della MMI a favore dei Carabinieri schierati in zona.
 
Negli anni a seguito del 2000, la forza da sbarco ha partecipato a stretta collaborazione con l'Esercito Italiano nelle missioni in Afghanistan ed in Iraq, e non ultima come entry force (in collaborazione con il Reggimento Lagunari dell'Esercito) in Libano nella missione a mandato ONU Unifil 2.
 
Il San Marco è un'unità altamente preparata, attrezzata e organizzata. Dal 1991 è stanziato a Brindisi in una caserma intitolata a Ermanno Carlotto, l'eroe dell'impresa cinese, costruita appositamente in contrada Brancasi. Nella caserma oltre alla sede dei Fucilieri di Marina si trova il centro di addestramento dello SDI, il Servizio Difesa Installazioni; la caserma è dotata di un'area di addestramento presso l'Isola di Pedagne, vicino a Brindisi.
 
Le 3 navi anfibie sono inquadrate nel COMFORAL, Comando FOrze dl'ALtura, che è responsabile del mantenimento in efficienza delle grandi navi maggiori, anche quelle logistiche.
 
L'organizzazione del S.Marco, dalla costituzione simile a quella di una brigata, ha 2 reggimenti 1 un gruppo: i primi sono il S.Marco e il Carlotto, il secondo è il Gruppo Mezzi da Sbarco. E pazienza se al dunque l'unica unità da combattimento dell'intera brigata sia un battaglione, il S.Marco appunto.
 
Ecco l'organico complessivo:
 
Struttura COMFORSBARC. Forza da Sbarco della Marina Militare
*Reggimento San Marco
*Reparto Comando
**Battaglione Assalto Grado
**Battaglione Logistico da Combattimento Golametto
***Compagnia Operazioni Navali
***Compagnia Operazioni Speciali Bafile
*Reggimento Carlotto
**Comando
**Reparto Amministrativo
**Battaglione Logistico Cortellazzo
**Battaglione Scuole Caorle
*Gruppo Mezzi da Sbarco
*Nucleo Mezzi da Sbarco
*Nucleo Organizzazione Spiaggia
 
Di questi reggimenti, il S.Marco è quello da combattimento, il Carlotto da supporto logistico. Il Comando è a Brindisi dell'intera forza da sbarco, nel comprensorio della Marina Militare attorno al castello Svevo, tanto che i mezzi da sbarco e le 3 LPD sono ormeggiate nella darsena appena sottostante. Per la Fanteria invece c'é la Caserma Carlotto a Brancanesi, 5 km nell'entroterra da Brindisi. Ma questa caserma, costruita negli anni '80, non era più sufficiente per ospitare una forza assai cresciuta numericamente (negli anni '80 il S.Marco comprendeva nel suo insieme 600-750 persone), per questo ci si attendevano ingrandimenti e ampliamenti verso un'area vicina alla sede, anche per ottenere un poligono per tiri reali e rimesse coperte per i numerosi veicoli del parco mezzi. Ma i tre lotti con cui erano da costruire tali infrastrutture nuove non sarebbero stati di rapida realizzazione: ciascuno avrebbe avuto lavori della durata di 5 anni, ovvero il completamento di questi sarebbe stato possibile non prima del 2020, certo non una buonissima notizia, specie se si considera come edifici di grosse dimensioni civili vengano tirati sù, anche senza ricorrere all'abusivismo, nell'arco di mesi.
 
Ora torniamo al S.Marco, il fulcro della Forza da Sbarco. Questo reggimento aveva il reparto comando, battaglione assalto Grado, battaglione Golametto, Compagnia Operazioni speciali e Compagnia Operazioni navali.
 
Detto che il Comando è responsabile della conduzione di sbarchi complessi, aiutando il comandante del reggimento S.Marco, e fornire il supporto intelligence con il sistema C2PC e le comunicazioni strategiche che permettano al S.Marco di dialogare con le più importanti cariche del comando militare. Infine il Reparto Comando ha anche dei 'firepower control team' che supportano l'azione da sbarco del S.Marco con designatori laser e coordinare via radio le azioni di fuoco su obiettivi acquisiti, anche da battere con i cannoni delle navi e i mortai.
 
Ma veniamo al Battaglione 'Grado', la ragion d'essere di tutta la capacità anfibia della Marina: un'unità d'elitè in cui chiaramente la quantità, non abbondante, è stata compensata dal devolvere le risorse disponibili con una qualità inversamente proporzionale di uomini e mezzi. Ha:
 
*comando, due plotoni specialistici, una compagnia armi e tre compagnie d'assalto.
 
Delle unità minori c'é da ricordare il plotone comunicazioni, con tutte le risorse quindi raggruppate invece che disperse nelle compagnie e plotoni. In questo modo è possibile rendere più facile l'addestramento; quando si tratta di usare unità sul territorio il plotone si dispone con piccole unità di comunicazione assieme a compagnie e plotoni. Il plotone pionieri è un'altra unità fondamentale perché è incaricato di bonificare i campi minati, ma anche, nelle missioni di peacekeeping, quelle in cui in pratica si ritrovano ad operare, di bonifica di mine e ordigni inesplosi.
 
La cp armi ha una vasta pletora di armi: plotone su mortai da 120 mm a canna liscia, di recente acquisizione (in corso d'acquisto quelli a canna rigata), e 3 ulteriori invece hanno quelli da 81 mm. Questi mortai, utilizzati da molti anni, per il S.Marco sono fondamentali essendo né troppo grossi né troppo leggeri per appoggiare le missioni di sbarco. Vi è anche un plotone con i missili Stinger con 3 sistemi portatili, e un plotone di missili controcarri TOW 2, utilizzabili da lanciatori a trippiede da terra: sono dell'ultima versione, che l'Esercito Italiano non ha comprato in quanto maggiormente interessati allo Spike: così l'addestramento è stato portato avanti in Spagna, dove esiste questo sistema d'arma. Questi sei sistemi sono da utilizzarsi a terra per mancanza di veicoli di lancio idonei (cosa molto strana, visto che sono disponibili lanciamissili persino per le Jeep), almeno fino a che non arriveranno i VTLM Lince con apposita predisposizione. Insomma, una compagnia armi d'appoggio con ben 6 plotoni con 4 tipi di armi diverse.
 
Ora le compagnie d'assalto: hanno plotone comando, plotone controcarro con i Panzerfaust 3 e 3 plotoni d'assalto. Il plotone d'assalto si suddivide in 4 squadre di 8 uomini (i Marines hanno 12 uomini), e ogni plotone ha una mitragliatrice MG o Minimi, e può usare il lanciarazzi Istazala C-90 o il più grosso e specializzato Panzerfaust 3. Rispetto al passato il plotone ha perso la squadra mitragliatrici con le MG, che sono state distribuite a livello di squadra per dare a quest'ultima un maggiore potere di fuoco. In tutto, quindi il Grado poteva contare su una forza di fucilieri, a parte gli elementi di supporto, di 9 plotoni con 36 squadre e 288 uomini. Non molto, a dire il vero, anche considerando la presenza dei vari plotoni di supporto e della compagnia armi dovrebbe essere arduo che in tutto vi siano più di 500 persone, una forza valida ma pur sempre, questo è l'unico battaglione realmente operativo della Forza anfibia (per missioni 'combat').
 
L'armamento del singolo fante è ricco, visto che è facile equipaggiare una forza d'impiego tanto piccola con lotti di equipaggiamenti di qualità: la pistola standard è la Beretta 92S, il fucile standard è il Beretta SC 70/90 da 5,56 mm, che è in versione particolarmente ricca di opzioni: può avere un lanciagranate da 40 mm con un telemetro (!), puntatori laser olografici o visori notturni come il MUM con ottica Agog, o ancore l'M983 di III Generazione IL. Esistono anche le immancabili HK MP-5A, con la predisposizione per visori IL o puntatori laser olografici, ma sono sopratutto per la compagnia Operazioni Speciali e quella Operazioni Navali. Questo personale, il più preparato, ha anche la possibilità di usare i fucili HK MSG-90 da 7,62 mm e addirittura l'MC Millan M-.87 da 12,7 mm della Harris Gun Works, oltre ai fucili Accuracy Int. UK AW Sniper o il Covert Sniper, entrambi da 7,62 mm, insomma ben 4 tipi di fucili da tiro di precisione. Esistono anche visori notturni di vario tipo, anche installabili sugli elmentti in kevlar, per esempio il mini N/SEAS israeliano, ma almeno nel 2005 non ce n'erano abbastanza per tutti i Fanti di marina del GRADO.
 
Come armi d'accompagnamento esiste la FN MINIMI M-249 da 5,56 mm, praticamente la versione in uso negli Stati Uniti, la più vecchia MG -42/59 da 7,62 mm, e la M2 Browning da 12,7 mm, tutte armi che possono essere montate nelle varie ralle di carico dei veicoli. Ma in genere, che siano i VCC o i VM-90 su cui viaggiano in genere le squadre di fanti, è in genere l'M2 a far bella mostra di sè. Come armi specializzate vi sono i missili MILAN (ma a che livello? la compagnia normalmente ha il Panzerfaust come arma di supporto da parte de plotone armi), Panzerfaust 3 con la possibilità d'usare il simulatore Sim Rad KN 250 S (in aggiunta al sistema 'da camera' con immagini proiettate nello schermo) su cui è possibile montare anche un sistema IL di II generazione; il sistema C-90 spagnolo, lanciarazzi meno potente ma polivalente, in uso dal 1993; i 6 lanciamissili TOW 2 di cui sopra, il missile Stinger 'Plus', e infine mortai: quelli a canna liscia da 81 mm, quelli a canna liscia da 120 mm e un modello paricalibro rigato che dovrebbe sostituire questi e non quelli medi. Non pare che vi siano mortai leggeri da 60 mm.
 
I veicoli usati dai Marò comprendono mezzi di vario tipo: tra questi gli AA-7 A1, ovvero i vecchi LVTP-7 aggiornati. Non sono molti perché in carico anche ai Lagunari (altra 'follia' di questa situazione di sovrapposizione) e dei 25 originariamente consegnati ne restavano in carico 10. Ricostruita totalmente questa vecchia macchina bellica ha comportato un motore potenziato del 40% con nuova trasmissione e sospensioni, torretta con mitragliera da 12,7 (M2?) ma anche lanciagranate da 40 mm. LWR, corazze aggiuntive EEAK israeliane, il tutto fatto in Italia dall'azienda Goriziane, ma sotto la supervisione della United Defense. IN pratica lo scafo è stato svuotato e riempito di nuova meccanica ed equipaggiamenti. Per le comunicazioni i nuovi AAV-7 A1 sono diversi da quelli dei marines e dei Lagunari, avendo un sistema Selex Communications. In tutto era previsto che degli AAV-7 quello recupero avrebbe avuto solo una radio VHF, sui 15 AAVP-7 A1 ne sarebbero state montate 2 HF, e GPS e una postazione C2PC che permette di trasmettere la posizione del mezzo via radio o satellite. I due carri comando AAVC-7 A1 avrebbero avuto il GPS, UHF, VHF, HF anche di tipo satellitare e data-link. Lo spazio non manca dentro questi mezzi e così sono dei veri centri di comando mobile, con 4 postazioni C2PC per stabilire la posizione dei propri mezzi da sbarco del tipo standard da trasporto truppe. Dunque in tutto gli AAV-7 sono 18, in tutte le loro versioni, o almeno lo sarebbero stati dopo tutti gli aggiornamenti. L'aggiornamento in parola li avrebbe portati ad una ben maggiore mobilità, protezione e potenza di fuoco, per cui sarebbero diventati dei mezzi di maggiore efficacia quando impiegati anche sulla terra ferma, distanti dalle spiagge loro consuete. Per l'imponente sagoma invece, non c'era niente da fare.
 
I 36 vecchi VCC-1, nonostante la loro età veneranda, sono ancora sulla breccia: sono gli unici che possono ottenere le corazze aggiuntive, o quantomeno che le hanno ottenute davvero, per questo sono andati anche in Irak. I 40 VCC-2 sono stati recentemente aggiunti, e in teoria, con la costituzione della brigata anfibia, avrebbero dovuto diventare tutti dei 'mini-LVTP' con il kit Aquisgator della Aris torinese, con eliche e muso con una specie di modulo dall'aspetto di un AAV-7. Ma questo accadeva nel 1999, quando si valutava davvero di costituire la Brigata anfibia Interforze o BAI. Poi il progetto fu abbandonato o meglio, sospeso, e il programma per modificare questi mezzi abbandonato. Solo 4 prototipi sono stati completati, e consegnati alla forza da sbarco della Marina (meglio di niente..). In tutto, dei 40 mezzi di questo tipo disponibili, ben 20 VCC-2 non arrivano dall'Esercito, ma dai Carabinieri, che per quanto potesse sembrare incredibile, avevano ricevuto ad un certo punto anche questi mezzi cingolati, che altro non sono che M113 con corazze aggiuntive e poche altre modifiche (naturalmente con questi pesi in più gli M113 hanno perso le capacità anfibie, già di partenza modeste, anche se 'ufficialmente' restano ancora mezzi anfibi..). Questi 20 ex-Carabinieri (nessuno modificato come Acquisgator) si differenziano da quelli dell'E.I. perché in configurazione 'Ordine Pubblico' (che notoriamente non fa rima con 'cingolato'..)ovvero con un sistema di protezione NBC uguale a quello dei Leopard: può sembrare strano, ma serviva per 'eliminare l'effetto dei lacrimogeni', prese d'aria motore protette per ridurre l'effetto delle bottiglie molotov, estintori sui cingoli per lo stesso motivo. Come aggiornamento, unico, di questi vecchi cingolati c'é stata la rimozione della radio RV4 in cambio della VHF Selex SRT 634. Si attendevano poi 12 VTLM, i Jipponi antimina e blindati di nuova generazione, che erano il primo lotto visto che poi dovevano seguire anche altri, quanto meno quelli porta-TOW o anche Stinger. Il mezzo standard restava il VM-90, in numerose configurazioni, anche con la possibilità di installare protezioni balistiche, e con la predisposizione per le radio SRT 634 con capacità COMSEC/TRANSEC, oltre a mezzi specifici con radio aggiuntive VHF, HF de UHF, e infine altri mezzi nuovi, tipo 36 Astra ACTL medi, ricevuti nel 2004.
 
 
 
Quanto al battaglione GOLAMETTO compendio del precedente, è quello che opera come 'logistica da combattimento' anzi, 'Logistica di aderenza' nella definizione all'italiana. Questo equipaggiamento logistico viene richiesto al btg. CORTELLAZZO del Rgt Carlotto, perché é questo che lo ha contabilmente in carico, e questo accade prima ancora dello stivaggio a bordo delle LPD. Per curare la logistica sul campo di battaglia, il personale di questo battaglione è abilitato anfibio, e almeno per compiti di autodifesa è in grado di sparare come anche di usare -come personale trasportato- l'elicottero. Da notre che il personale brevettato per compiti anfibi ha il basco su sfondo rosso, mentre il personale della MM, anche quando ha la mimetica ha il fregio su sfondo nero.
 
Purtroppo non ci sono molte informazioni sull'organico del Golametto, che tra l'altro gestisce la logistica anche per le attività del Comando Forza da Sbarco e quella addestrativa del Carlotto.
 
Poi parliamo della Compagnia Operazioni Navali, che ha compiti di 'sicurezza' ed è imbarcata sulle navi della Marina per fare le ispezioni sui mercantili da controllare; è un'attività iniziata nel Golfo durante il 1990 se non prima, ma sopratutto esercitata nell'Adriatico; poi è stata la volta del Mar Arabico per cercare i terroristi di A.Q. in fuga, arrivando in genere con un elicottero che controlla eventuali possibilità di trovare punti d'abbordaggio per il gommone. Poi arriva il gommone o un altro elicottero e sotto la sorveglianza di un tiratore scelto da parte del primo elicottero, si sbarca sulla nave e si perquisisce.
 
La Cp Operazioni Speciali ha praticamente quasi gli stessi compiti del Consubin, con cui collabora alle volte. Comprende personale da ricognizione e quello SDO, ovvero Sommozzatori Demolitori Ostacoli. Entrambi fanno parte delle azioni preliminari per controllare le spiagge prima degli sbarchi, ma la COS, (Compagnia Operazioni Speciali) ha personale abilitato, per la maggior parte, a fare entrambe le cose. I 'Recon' team si infiltrano nelle previste aree da sbarco e comunicano con radio satellitari in fonia o con scambio dati quanto trovano, e magari neutralizzare certi obiettivi fondamentali per lo sbarco anfibio.
 
L'attività SDO comprende essenzialmente la demolizione occulta, operando di notte, sott'acqua, di campi minati e altre ostruzioni navali, magari usando sonar portatili. Dovrebbero anche occuparsi dei campi minati sulla spiaggia, ma è un compito non certo facile da svolgere senza che qualcuno se ne accorga.. infine sono in fase di valutazione veicoli subacquei teleguidati, con tanto di cariche da demolizione per le azioni di controminamento. Del resto sono solo la naturale evoluzione di quelli usati da decenni per la scoperta e distruzione delle mine da parte dei cacciamine.
 
A parte il S.Marco, il CARLOTTO è l'altra unità operativa della forza anfibia. Ha un QG che mantiene in efficienza le infrastrutture, il Battaglione addestrativo per il personale e il battaglione Cortellazzo che mantiene in efficienza i mezzi di cui dispone la Forza da Sbarco. Che sono oramai tanti: circa 500 veicoli, peraltro in carico contabile non di questo battaglione ma in generale del rgt Carlotto.
 
 
 
In virtù della molteplicità di competenze raccolte nel reggimento, è in grado di operare con autonomia in combattimento, sia in missioni di combattimento che nelle moderne missioni di peacekeeping.
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Molti soldati del Reggimento San Marco possiedono anche il brevetto di Ardito Incursore e collaborano talvolta con gli operatori del COMSUBIN.
 
 
Struttura COMFORSBARC. Forza da Sbarco della Marina Militare
 
*Reggimento San Marco
*Reparto Comando
*Battaglione Assalto Grado
Battaglione Logistico da Combattimento Golametto
Compagnia Operazioni Navali
Compagnia Operazioni Speciali Bafile
Reggimento Carlotto
Comando
Reparto Amministrativo
Battaglione Logistico Cortellazzo
Battaglione Scuole Caorle
Gruppo Mezzi da Sbarco
Nucleo Mezzi da Sbarco
Nucleo Organizzazione Spiaggia
La pedina operativa della Forza da Sbarco è il Reggimento San Marco, le sue unità sono così costituite:
 
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Le squadre RECON forniscono al comando informazioni sull'area, mentre i DOA procedono al sabotaggio delle postazioni nemiche più pericolose. In seguito predispongono la bonifica di eventuali ostacoli antisbarco o mine, tramite esplosivi ("controcariche").
 
 
Una volta preparata la bonifica dell'area, le navi della forza di sbarco aprono il fuoco, coadiuvate dai velivoli, e i genieri fanno detonare le cariche piazzate sugli ostacoli e sulle difese. Intanto dalle San Giorgio i mezzi anfibi vengono lanciati verso la costa, attraverso il canale di sbarco aperto dai DOA.
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LPD Classe San Giorgio
 
 
===COMSUBIN===