Divina Commedia/Inferno/Canto II: differenze tra le versioni

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{{quote|"O donna di virtù, sola per cui}}
*76.'''"O donna di virtù...''':o signora di tutte le virtù: cfr. ''Vita Nuova'' X 2, dove già Beatrice è chiamata "regina de le vertudi". È un altro preciso e decisivo richiamo, fatto nel momento solenne in cui Virgilio riconosce Beatrice e ne identificalaidentifica la funzione.
*'''sola per cui...(76-78)''':per la quale soltanto l'umana specie trascende ogni cosa contenuta (''ogne contento'') entro il cielo della luna (che, essendo il primo, ha la circonferenza-''li cerchi sui''-minore di tutti). Dentro il cielo della luna è contenuta, nel sistema tolemaico, appunto la terra, e dire sotto la luna equivaleva a dire: sulla terra (cfr. VII 64). Fin dagli antichi, la quasi totalità degli interpreti riferisce il pronome relativo a ''donna'', intendendo Beatrice nella sua funzione di simbolo della sapienza divina. Oggi, seguendo il Barbi, per evitare l'improvviso sovrapporsi del simbolo al vivo personaggio di Beatrice, alcuni illustri interpreti (Petrocchi, Mazzoni, Bosco) lo riferiscono invece a ''virtù'': «per la quale virtù...». Ma si tratta secondo noi di un grave errore critico.
*'''sola per cui...(76-78)''':
 
 
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{{quote|più non t'è uo' ch'aprirmi il tuo talento.}}
*81.'''più non t'è uo'...''':d'altro non hai bisogno (non ti è d'uopo)-per essere ubbidita-che di espormi il tuo desiderio; cioè non son necessarie, da parte tua, lodi o promesse. (L'interpretazione è confortata dalla scena analoga di ''Purg''. I 91-3: ''Ma se donna del ciel ti move e regge, / come tu di', non c'è mestier lusinghe: / bastisi ben che per lei mi rechegge.'').
*81.'''più non t'è uo'...''':
 
 
{{quote|Ma dimmi la cagion che non ti guardi}}
*82.'''Ma dimmi...''':ma piuttosto dimmi la ragione per cui non esiti a scendere; la domanda di Virgilio, così naturale, serve a introdurre-con movimento che diventerà tipico del poema, quasi a passare da una cosa meno importante a ciò che più preme-il motivo del timore, che è filo conduttore del canto.
*82.'''Ma dimmi...''':
 
 
{{quote|de lo scender qua giuso in questo cerchio}}
*83.'''in questo centro''':quaggiù all'inferno: la terra era ritenuta centro del mondo, e l'inferno era posto al centro della terra; nell'espressione è implicito un senso di angustia, in contrasto con l' ''ampio loco'' del verso successivo (Momigliano).
*83.'''in questo centro''':
 
 
{{quote|de l'ampio loco ove tornar tu ardi".}}
*84.'''de l'ampio loco''':dall'Empireo, il cielo che ''più ampio si spazia'' (''Purg''. XXVI 63). L'ampiezza è segno di libertà e amore, dove spaziano i beati, mentre i dannati sono chiuso nel cieco carcere infernale (X 58-9).
*84.'''de l'ampio loco''':
*'''ardi''':desideri con ardore; cfr. v.71. Nella richiesta di Virgilio è implicita l'idea che ci devon esser ben profonde ragioni per lasciare quel luogo che forma-anche per lui-l'oggetto del più ardente sospiro.
*'''ardi''':
 
 
{{quote|"Da che tu vuo' saver cotanto a dentro,}}
*85.'''Da che''':poiché
 
 
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{{quote|Temer si dee di sole quelle cose}}
*88.'''Temer si dee...''':si devono temere solo le cose che ci possono nuocere; è sentenza aristotelica, che qui-tutt'altro che «inutile saccenteria» (Momigliano)-ha una sua funzione precisa, di risposta al timore di Dante (''temo che la venuta non sia folle'').
*88.'''Temer si dee...''':
 
 
{{quote|c'hanno potenza di fare altrui male;}}
*89.'''altrui''':pronome indefinito generico: agli uomini in genere (cfr. I 18: ''mena dritto altrui''); in questo caso: a noi (che ''fare altrui male'' non voglia qui dire «far del male agli altri, al prossimo», è assicurato sia dal riscontro aristotelico, sia dalle parole seguenti di Beatrice ai vv.91-3).
*89.'''altrui''':
 
 
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{{quote|I' son fatta da Dio, sua mercé, tale,}}
*91.'''sua mercé''':per grazia sua. È uno dei brevi, ma fondamentali accenni, sparsi come segnali lungo il testo di Dante, al fatto che è l'azione divina, e non il merito dell'uomo, a compiere tutto ciò che è nell'ordine della grazia.
*91.'''sua mercé''':
*'''tale, che...(91-93)''':