Filosofia della religione di Kant/Introduzione: differenze tra le versioni

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{{Filosofia della religione di Kant}}
 
==Il piano dell’operadell'opera filosofica==
Immanuel Kant – come attestatoci da un passo<ref>I. Kant, ''Critica della ragion pura'', III, 1ss.</ref> della ''Critica della ragion pura'' e dalla sua Introduzione alla ''Logica'' – pensa il sistema delle sue opere del periodo critico come rispondente a quattro domande fondamentali:
# «Che cosa posso sapere?», a cui risponde con le sue opere di filosofia teoretica (a cui fa capo la ''Critica della ragion pura'')
# «Che cosa debbo fare?», a cui risponde con la filosofia pratica (la ''Critica della ragion pratica'')
# «Che cosa mi è lecito sperare?» – ovvero l’esigenzal'esigenza finalistica – a cui fa capo non soltanto la filosofia della religione in sé stessa, ma anche la materia della ''Critica del Giudizio'', nell’ambitonell'ambito del giudizio riflettente teleologico.
# «Che cos’ècos'è l’uomol'uomo?», la cui risposta compete propriamente all’antropologiaall'antropologia (ma Kant afferma che questa domanda «i primi tre problemi si riferiscono al quarto»)
 
==«Che cosa mi è lecito sperare?»==
La filosofia della religione<ref>Per questo paragrafo, ci si è basati su: G. Cunico, ''Comunità etico-religiosa e chiliasmo teologico in Kant'', in ''Immanuel Kant. Filosofia e religione'', a cura di D. Venturelli e A. Pirni, Editrice Impressioni Grafiche, Acqui Terme 2003, pp. 187-191</ref> viene da Kant suddivisa in due parti:
* la prima, la «religione scaturente dalla semplice ragione», coincide con la dottrina della fede morale in quanto realizzazione del sommo bene (che è il fine ultimo dell’uomodell'uomo). La questione qui è la valutazione dell’adeguatezzadell'adeguatezza dell’uomodell'uomo al suo scopo: e questa riflessione conduce alla «fede razionale» in Dio, il quale rappresenta il fondamento della speranza che il sommo bene si realizzi. La plausibilità di tale fede razionale è un argomento trasversale alle tre Critiche, ed è un presupposto necessario alla trattazione della ''Religione nei limiti della semplice ragione'';
* la seconda parte, la «dottrina filosofica della religione», è delineata per l’appuntol'appunto nella ''Religione nei limiti della semplice ragione'', e consiste nell’nell'«applicazione della riflessione teleologica alla realizzazione della destinazione etica dell’uomodell'uomo inteso sia come singolo che come umanità, [e riguarda] l’attuazionel'attuazione di quella componente del sommo bene che è in potere dell’uomodell'uomo» (Cunico, op. cit.). Tale impostazione è utilizzata per due scopi:
# la valutazione dell’adeguatezzadell'adeguatezza del singolo (ma certamente in riferimento a tutta l’umanitàl'umanità) alla sua meta morale (lo «scopo finale morale»), che conduce alla riflessione sul male radicale e della possibilità di un suo superamento – riflessione che però si amplia anche sulla storia (storia politica e storia etico-religiosa, perché il superamento del male non è una questione meramente individuale, ma chiama in causa l’interal'intera umanità;
# la valutazione dell’adeguatezzadell'adeguatezza della collettività e dell’umanitàdell'umanità nel loro complesso alla loro meta morale, negli ambiti giuridico ed etico.
 
In questa sede dovremo di necessità restringere il discorso a un ambito soltanto di quelli aperti da Kant nella filosofia della religione: e sceglieremo, per la sua fondamentalità, quello del male radicale.