Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Germania Ovest: differenze tra le versioni

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Aggiornamenti: dal 1990 introduzione di oltre 300 Wiesel per le tre brigate paracadutisti, aggiornamento di un primo lotto di 225 Leopard 2 allo standard A5 (dal 1995), aggiornamento di 1.300 Leopard 1 allo standard A5 (1987-93), introduzione in servizio del sistema MLRS (non dopo il 1992) per otto battaglioni d'artiglieria divisionale al posto del LARS. Introduzione del veicolo ricognitore Fennek (tardi anni '90), dell'UAV CL-289 (dal 1990), del sistema computerizzato ADLER per l'artiglieria (1990), aggiornamento (dai tardi anni '80) per i Marder allo standard A3, per i Gepard e per gli M113 con nuovi sistemi meccanici e computer digitali (seconda metà anni '90). Introduzione dei primi PHz2000, semoventi da 155/52 mm.
 
====Panzerfaust<ref>Valpolini, Paolo:''Panzerfaust 3'',P&D Nov.1992 p.30-33</ref>====
 
Parliamo adesso del Panzerfaust 3. Erede della tradizione iniziata nella lunga, devastante guerra mondiale, dei primi Panzerfaust. Quest'arma era carazzarizzata da razzi con testata di maggior diametro del tubo di lancio e con caratteristiche 'usa e getta', arma molto diversa dal grosso Bazooka (che invece aveva calibro pieno per ospitare anche la testata HEAT), costituì la base, con le sue versioni avanzate, ricaricabili e a gittata prolungata, niente di meno che degli RPG sovietici, come l'RPG-2 che ne era quasi la copia esatta. Il Panzerfaust, in versioni migliorate ha continuato ad essere usato in Germania, ma piuttosto in sordina rispetto ad altri tipi. Negli anni '80 le cose sono cambiate. In Europa c'erano all'epoca tre competitori: l'APILAS francese, il LAW-80 britannico e il Panzerfaust 3 tedesco. Tutti nascevano dalla constatazione che i razzi da fanteria esistenti erano troppo vecchi o piccoli per affrontare i nuovi, formidabili carri di nuova generazione. I tempi dei piccoli, economici e maneggevoli LAW o meglio M72, i sistemi americani con canna telescopica da 66 mm e 2,36 kg di peso, erano oramai in fase di tramonto.
 
Ma certo, i razzi moderni pesano molto e costano parimenti, e con sistemi 'a perdere' la cosa è anche più grave, visto che già un solo di questi sistemi ha una massa molto elevata e un notevole ingombro. In ogni caso, dopo avere comprato 500 sistemi Apilas per le esigenze della FIR, nei tardi anni '80, è stato deciso un programma da parte dell'E.I. per circa 30.000 armi leggere 'di autodifesa'. Sia gli Italiani che gli Svizzeri hanno dovuto scegliere tra i tre sistemi summenzionati, ed entrambi hanno avuto una sola scelta: il Panzerfaust 3. Questo perché si tratta di un sistema che ha la capacità di sparare da locali chiusi, mentre gli altri due razzi non lo sono, per l'eccesso della vampa posteriore generata. La cosa, forse non molto importante in caso di scontri campali, è davvero fondamentale nei moderni scenari dove vi sono così tanti edifici (ma del resto erano pur sempre presenti i bunker anche negli scenari convenzionali). I Tedeschi avevano già esperienza con l'ARMBRUST, visto in azione nell'Ex-Yugoslavia (assieme a tante altre armi, dagli RPG-7 agli RPG-18 e addirittura RPG-22). Potere sparare da locali chiusi è stato fondamentale, ma non meno importante il fattore costo, che secondo gli svizzeri è anch'esso a favore dell'arma della Dynamit Nobel tedesca.
 
Ma com'é il Panzerfaust 3? Un grosso ordigno con testata da 110 mm, mentre il tubo di lancio, per economizzare peso, riveste solo il motore a razzo e ha calibro di 60 mm. Il proiettile di lancio pesa 3,82 kg ed è lungo 77,3 cm, con la spoletta molto in avanti rispetto alla testata con la solita sonda oblunga. La testata pesa da sola 2,7 kg, di cui ben 1,5 di esplosivo HE. Questa perfora oltre 700 mm di acciaio omogeneo, mentre contro strutture in cemento arriva ad oltre 1,2 m.
 
Dentro il tubo di lancio vi è la carica propellente, secondo il principio di Davis, ha una contromassa in materiale inerte (polvere metallica e addirittura cartone): all'atto dello sparo questa viene violentemente spinta all'indietro e questo copensa il rinculo, già ridotto: la carica di lancio è di appena 70 gr. che accelera a 165 ms il razzo: il tutto dà una vampa ridotta e consente il tiro da dentro locali chiusi, anche di soli 10 m2, possibilmente usando un tappo per le orecchie dato che il rumore è di 25dB. La parte posteriore del tubo dev'essere almeno 2 m distante dalla parete. In teoria, potrebbe sparare persino da dentro un mezzo corazzato. Benché il rumore sia in realtà, per un millisecondo, di ben 183 dB, il rinculo è pari a quello di una cartuccia da 7,62 mm. Il motore a razzo si accende a distanza di sicurezza e i suoi 170 gr di propellente vengono bruciati entro i 100 m di distanza dallo sparo, accelerando il razzo a 250 ms. I 300 m di distanza pratica massima, vengono raggiunti in 1,3 secondi.
 
Poi v'é il sistema di sparo e puntamento, l'unica parte riutilizzabile del sistema: 2,4 kg, suddivisi in un maniglia anteriore, impugnatora con grilletto (ripiegabile per il trasporto; aprendola si arma il meccanismo di sparo), e quando è ripiegata copre il grilletto impedendone l'uso accidentale. La forza di sparo è di 40 N, come con il fucile standard tedesco G3. Protetto da un manicotto in schiuma di gomma, il grosso mirino ha 2,54 ingrandimenti ed è alla sinistra del lanciarazzi, con un campo visivo di 10 gradi e tacche di mira per calcolare l'angolo d'anticipo contro mezzi in movimento fino a 20 kmh.
 
In termini di logistica, il Panzerfaust era conservato in casse da due colpi o 5 sistemi di mira, in pallet standard NATO da 1,2 x 1 m. Ognuno dei colpi è sistemato in contenitori di 1,29 m e diametro di 16 cm, pesante in tutto 14 kg.
 
Quando tutti i pezzi sono stati montati, incluso il sistema di mira, il Panzerfaust 3 è pesante 12 kg e lungo 1,2 m. Per usare questo bestione al meglio, bisogna ricorrere ad accorgimenti: contro i carri è necesario estrarre la sonda anteriore e bloccarla facendole compiere un giro in senso orario. Per bersagli morbidi meglio lasciare la sonda com'é per avere un maggior effetto esplosivo. Le percentuali di colpi a segno, pur con una gittata utile non proprio eccezionale, sono viceversa molto alte, per cui non è facile dire quale sia la differenza di gittata reale rispetto ad altri sistemi: 95% di probabilità a 200 m, 90% a 300 m. La testata si arma a 15 m dal lanciatore, mentre la spoletta è stata provata per non avere influenze contro rami o foglie (similati da fogli di allminio). Esistono sistemi d'addestramento come la munizione interte con un tubo di lancio sottocalibrato, simile al razzo vero ma sparante un proiettile tracciante particolare, da 18x96 mm, vi è una munizione interte. La produzione per il solo E.I. sarebbe stata di 17.000 esemplari in base ai programmi, di cui il 10% d'addestramento e 1.000 da comprare con procedura d'urgenza (mentre gli APILAS sono stati impiegati a consumazione per addestramento) per un totale di almeno 50 miliardi. La dotazione dovrebbe essere di una ventina di munizioni per plotone. Erano presenti anche piani per una famiglia di razzi migliorati: razzi con testata in tandem HEAT da 110 mm, razzi da ben 125 mm di calibro con capacità di perforare 900 mm, testata da 90 mm con capacità di perforazione di oltre 550 mm, testata polivalente da 110 mm con gittata da 1.500 mm, perforazione di 400 mm e raggio di frammentazione di 15 m; granata fumogena da 110 mm e 1.500 m di gittata, illuminante da 84 mm, gittata da 2000 m e potere illuminante da 750.000 m (praticamente la testata del Carl Gustav). Erano previste armi con testata in tandem grazie alle specifiche dell'Esercito svizzero, e anche nella configurazione 'mina' azionati da sensori o da un operatore, anche in installazioni a più colpi.
 
 
 
 
====Marina, situazione al 1997====