Dati utili per wargamers/Armi sovietiche 1: differenze tra le versioni

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Anche qui le migliori tattiche tra fanteria, artiglieria e carri hanno migliorato la situazione non solo contro i missili Sagger ma contro i team anticarro in generale, anche armati di missili più moderni: anzi, i 3 km del Sagger sono una migliore garanzia rispetto ai 2 di missili come i Milan o Spigot, mentre la possibilità di controllare rampe multiple con cavi di guida fino a 15 m di distanza consentiva di far partire missili in successione non dando mai l’esatta posizione del controllore. Questa era una capacità tipica dei missili filoguidati di prima generazione, mentre la generazione successiva aveva un sensore di guida collegato solidalmente al tubo di lancio del missile, che non è un problema di poco conto in caso di reazione avversaria. A parte questo, le possibilità di miglioramento del Sagger non erano indifferenti: il Sagger B ebbe una velocità aumentata del 25% e il modello C ebbe la guida semiautomatica SACLOS. Attualmente gli iraniani ne fabbricano un modello migliorato, il RAAD 1/2, che almeno nell’ultima versione ha una testata in tandem che raddoppia la capacità perforante -già non disprezzabile- di 460 mm dell’originaria testata da 3 kg dell’AT-3 A. Questa però, è storia recente. In ogni caso, l’AT-3 A, al pari dell’SA-6 fu una brutta sorpresa nel 1973, e sebbene molto inferiore al TOW è anche molto più leggero ed economico.
 
==Missili balistici==
Un altro sistema molto poco lodato è il missile noto in ambito NATO come SS-1 Scud. Spesso viene considerato una sorta di V-2 riattata dai sovietici, ma questo non è affatto vero. La precisione dello Scud è bassa, ufficialmente indicata in circa 1 km a 200 km, ma questo risultato pari allo 0,5% di precisione è pur sempre migliore dei 4 km a 300 km della V-2 ovvero il 1,2% di scarto. Soprattutto, certi problemi di ‘interpretazione’ sono legati anche alle caratteristiche di base; entrambi sono missili balistici che portano 1 t di carico a 300 km circa. A parte la maggiore precisione, però, gli Scud sono stati un netto progresso per tante altre ragioni. Le V-2 dovevano essere portata da rimorchi smontate, la testata doveva essere istallata, poi il missile doveva essere eretto su di una piattaforma e riempito con la massima cautela con 12 metri cubi circa di carburante, indi era pronto al lancio. Tutto questo era lungo, pericoloso, complicato e richiedeva un corteo di mezzi campali forse più utile ad un sistema sperimentale che ad uno operativo, da usare con gli Alleati che avevano già la supremazia aerea e la sfruttavano, per esempio bombardando tutte le rampe in basi fisse che trovavano (da qui la necessità di usare quelle mobili). Con uno Scud le cose sono ben diverse: il peso è di appena 6,5 tonnellate contro 13, la lunghezza di 11,4 m e il diametro di 0,84 -esattamente la metà di quello della V-2- (ma nel caso dello Scud si tratta di un diametro costante, non massimo). Questi dati e la disponibilità di veicoli di lancio adatti rende possibile riempire lo Scud di carburante prima del lancio, sistemato direttamente sopra l’autocarro lanciatore, che è l’unico veicolo richiesto. Poi è possibile muoversi con scioltezza anche fuori strada grazie alla trazione 8x8, percorrere fino a 250 km, lanciare il missile e rientrare poche ore dopo senza nemmeno avere bisogno di rifornirsi, a velocità di 60 kmh. (massima). Tutto questo dà una valenza ben diversa al sistema d’arma e rende possibile capire come nel deserto irakeno, nel 1991, i veicoli di lancio Scud furono pressoché imprendibili nonostante quasi 3000 missioni appositamente lanciate dagli Alleati per la loro caccia. In una tale situazione i vecchi sistemi V-2 avrebbero costituito un bersaglio ben più facile e statico. Altra arma non ben considerata è il sistema FROG, lanciarazzi d’artiglieria pesante. Esso è privo di sistema di guida, quindi impreciso sulle distanze che possono giungere a 65 km. Però, a differenza delle V-2, sia il FROG che lo Scud hanno disponibili l’opzione nucleare o chimica. 6 FROG vennero portati dai sovietici a Cuba nel 1962 e se gli americani, totalmente ignari della loro presenza, avessero tentato uno sbarco anfibio, questo avrebbe potuto essere un tragico errore, visto che i FROG disponibili all’epoca erano in grado di sparare cariche nucleari fino a 30 km di distanza (si trattava in pratica dei parenti stretti dei razzi navali FRAS-1, sostanzialmente il FROG navalizzato e usato come vettore di cariche di profondità nucleari). Il FROG è impreciso, e la sua gittata è attualmente eguagliata da ogni singolo lanciarazzi BM-30 Smerch, con 12 tubi di lancio per mezzo. Tuttavia, a differenza dello Scud ha propellente solido e questo rende possibile l’utilizzo di quest’arma potenzialmente nucleare persino a delle rozze milizie non ‘statalizzate’. Inoltre ogni divisione sovietica di prima classe aveva una batteria FROG cosicché l’uso di vettori nucleari era davvero a livello molto basso e diffuso negli eserciti del Patto di Varsavia.
 
 
Anche nel caso di questi ordigni tattici, disponibili a livello divisionale (FROG) e di corpo d’armata (Scud) erano previsti dei sostituti, ancora una volta più costosi e meno diffusi: l’SS-21 e l’SS-23, una sorta di derivato ‘pantografato’ del primo. Entrambi sono armi potenti e precise, comparabili grossomodo con i Lance e i Pershing, ma maggiormente adatte per attacchi convenzionali con apposite testate a submunizioni.
 
A livello di armata vi era l’SS-12, sostituito parzialmente dall’SS-22. Esso era un missile da 800 km di gittata, a propellente solido, capace di una precisione stimata in 500 m a 800 km con una testata da 1,25 t da 800 kt. Esso era molto superiore allo Scud in ogni senso, e nonostante la gittata restava ancora più leggero della vecchia V-2 (circa 9 tonnellate di peso). L’SS-12,22,23 vennero smantellati a seguito dell’accordo sugli Euromissili, anche se l’SS-23 era dotato di una gittata inferiore ai 500 km stabiliti come limite inferiore. Agli americani riuscì il colpo di eliminare politicamente tale arma, cosa che gli diede indubbiamente sollievo visto che a differenza delle loro stime (circa 10 lanciatori) nel 1987 vi erano quasi 100 lanciamissili operativi. La Bulgaria è l’unica nazione che almeno fino a tempi recenti aveva in servizio l’SS-23 (l’accordo non riguardava i Paesi Alleati), mentre la DDR e la Cecoslovacchia lo ebbero in servizio ma l’hanno ritirato. La tecnologia sviluppata non è andata del tutto perduta perché in parte riversata sull’Iskander (SS-26), missile anch’esso spensato per sostituire gli Scud e integrare gli SS-21 (che attualmente sono gli unici sistemi utilizzati sia dalle divisioni che dai Corpi d’armata).
 
Gli altri missili balistici sovietici erano armi temibili e temute. L’SS-6 e 7 erano i primi ICBM, ma la loro operatività era bassa e legata prevalentemente al poligono di Baikonur, bersaglio prioritario per il SAC. Nondimeno, con il lancio dello Sputnik i sovietici dimostrarono di avere le potenzialità per attaccare il territorio continentale americano direttamente e senza possibilità di difesa. Questo potere era più apparente che reale e il SAC aveva la possibilità, con le basi avanzate in Europa, i bombardieri riforniti in volo dagli USA e l’appoggio della Marina ed Esercito, di radere al suolo l’URSS. L’Europa ne avrebbe subito in ogni caso le conseguenze, essendo entro il raggio degli SS-1,2,3,4,5. Negli anni ’60 le cose cambiarono molto e l’URSS da uno svantaggio di circa 10:1 in armi d’attacco intercontintali passò ad un sostanziale pareggio.
 
La necessità di ottenere le basi avanzate vicino al territorio americano, che erano necessarie per riequilibrare i missili americani in Europa e che portarono alla crisi di Cuba, non fu a lungo sentita. I missili ICBM leggeri SS-11 erano potenti armi balistiche, sufficienti per raggiungere gli USA. Erano a propellente liquido e offrivano prestazioni e prontezza operativa minori rispetto agli equivalenti Minuteman americani, ma erano potenti a sufficienza per minacciare gli USA e vennero costruiti in quantità. Dopo l’SS-8 Sasin, costruito in pochi esemplari, il successivo modello di ICBM pesante (oramai su entrambi i fronti vi era questa suddivisione) fu l’SS-9 Scarp, un missile poderoso da 200 t, entrato in servizio dalla fine degli anni ’60 in 308 pozzi di lancio verticale. Esso fu il primo vero efficiente ICBM ‘pesante’ sovietico. Erano missili dotati diverse testate, per esempio un modello aveva una singola arma da 20 MT. Con questi ‘argomenti’ i sovietici cominciarono a passare in vantaggio sul SAC, oramai piuttosto decaduto anche a causa della concorrenza dei sottomarini e portaerei dell’US Navy, eterni concorrenti dell’USAF (da ricordare la polemica per le portaerei United States). Negli anni ’70 i nuovi SS-9 erano già obsoleti: erano arrivati gli SS-18 Satan (225t), capaci di portare con precisione molto maggiore una testata singola anche da 27MT oppure, meno spettacolare ma più micidiale, un canestro con 10 testate da 0,5MT. Questi ordigni erano una minaccia formidabile. L’MX Peacekeeper venne concepito per dare una risposta a tale nuovo sistema d’arma. Ovviamente aveva una tecnologia più avanzata ed era più preciso, portando lo stesso numero di testate (pur avendo un carico utile dimezzato) su distanze simili se non superiori, ma entrò in servizio solo nei tardi anni ’80 e in 50 esemplari contro i 100 preventivati. Nel frattempo gli ICBM americani erano ridotti ai Minuteman II e III, seppure aggiornati continuamente. I sovietici erano armati anche con nuovi ICBM ‘leggeri’ da 80-90 t come gli SS-17 e i successivi SS-19. Tutti questi missili conobbero parecchi aggiornamenti e versioni migliorate. Gli ultimi furono gli SS-24 pesanti e gli SS-25 leggeri, i primi utilizzabili anche da vagoni ferroviari in quanto pesavano ‘solo’ 100 t, i secondi avevano 4 testate anziché 10 e pesavano solo 40 t, quindi erano trasportabili con camion 12x12.
 
Un altro sistema era disponibile con trazione 12x12, ultimo erede della serie di armi a medio raggio SS-2/5. Questo era l’Euromissile per eccellenza, l’SS-20 Saber. Aveva capacità formidabili, in quanto era un’arma da 5000 km di gittata, balistica, con buona precisione, e per giunta era dotata di 3 testate da 200 kt. Gli Euromissili americani erano i Pershing e i Cruise. A parte la maggiore precisione che li caratterizzava (dell’ordine delle decine di metri anziché centinaia) si trattava di sistemi chiaramente inferiori. Il Pershing condivideva con l’SS-20 i vantaggi in velocità e invulnerabilità alle difese proprie delle armi balistiche, ma arrivava solo a un terzo della gittata. Il Tomawhak era un missile da crociera e quindi lento e abbastanza vulnerabile. Per giungere alla massima distanza di 2500 km circa, che era ancora la metà di quella dell’SS-20, impiegava anche 3 ore, quando alle armi balistiche 15-30 minuti sono sufficienti per lo scopo. Inoltre, l’SS-20 poteva attaccare bersagli multipli. A tutti gli effetti, esso non era un ICBM solo perché la distanza tra l’URSS e gli USA continentali era di 5,500 km, ma consentiva di fatto di controllare, stando nelle vicinanze di Mosca, tutto il territorio dal Portogallo alla Cina occidentale, fino in Israele e Nord-Africa. Si vociferò anche di una versione con gittata di 7000 km grazie ad una testata singola da 50kt (che potevano sembrare pochi, ma erano 4 volte Hiroshima), ma questo ICBM leggero non pare sia mai entrato in servizio, forse per motivi politici (non aumentare il numero di vettori ICBM) più che pratici. In seguito l’SS-25 introdusse l’ICBM su gomma. Gli americani iniziarono lo sviluppo del Midgetman, un nuovissimo ICBM leggero, mobile, utilizzabile con un veicolo corazzato. Lo sviluppo fu lungo ma alla fine proficuo, senonchè il programma venne cancellato con la fine della Guerra fredda. In sostanza l’SS-20 introdusse un tipo di arma strategica altamente mobile e capace di sfuggire agli attacchi preventivi grazie all’impossibilità di localizzarla con precisione.