Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: Marina 1: differenze tra le versioni
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a pieno carico: 6.500 t ▼
Lunghezza 149,3 m ▼
Larghezza 17,2 mt. m ▼
Pescaggio 4,9 m ▼
Velocità 31 nodi ▼
Autonomia 6.000 n.mi. a 15 nodi (11000 km a 28 km/h) ▼
Equipaggio 500 ▼
1 lanciamissili binato Terrier ▼
6 tubi lanciasiluri antisommergibile ▼
Mezzi aerei 2 elicotteri Sikorsky SH-3 Sea King o 4 Agusta-Bell AB 212ASW ▼
[[Immagine:Incrociatore_Giuseppe_Garibaldi_tra_gli_incrociatori_Andrea_Doria_e_Caio_Duilio.jpg|400px|right|thumb|Bellissimo trittico di incrociatori, con i due 'Doria' che scortano a distanza ravvicinata il 'Garibaldi']]
Gli incrociatori lanciamissili della Marina Militare Italiana classe Andrea Doria, l'Andrea Doria e il Caio Duilio, sono stati i primi incrociatori portaelicotteri. Erano unità adatte per le scorte antiaereo e antisom di formazioni navali. Avevano a prua un lanciamissili Mk 20 per missili Terrier a medio raggio, a mezza nave una batteria di cannoni contraerei, e a poppa un ponte e un hangar per 4 elicotteri leggeri o 2 pesanti Sea King. Era stato previsto un terzo incrociatore di questa classe, l'Enrico Dandolo (554), la cui costruzione venne annullata ed al suo posto venne costruito il Vittorio Veneto il cui progetto fu una rielaborazione dei Doria, di circa il 50% più pesante e col doppio della capacità di trasporto elicotteri, in quanto i Doria vennero giudicati un po' troppo piccoli.
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Andrea Doria
[[Immagine:Incrociatore_lanciamissili_andrea_Doria.jpg|300px|right|thumb|]]
▲*Dislocamento: normale 6.000 t, a pieno carico: 6.500 t
*Sensori di bordo: radar di scoperta aerea in due e tre dimensioni, di controllo del tiro e di navigazione; sonar a scafo, ESM; sistema elaborazione dati SADOC-1.
▲*Armamento: 8 pezzi da 76/62 mm, 1 lanciamissili binato Terrier,
▲6 tubi lanciasiluri antisommergibile
Doria: Impostazione 11 maggio 1958, varo 27 febbraio 1963, completamento 1964, radiazione 1992
L'incrociatore lanciamissili Andrea Doria, in servizio nella MMI dagli inizi degli anni '60 fino agli inizi degli anni '90 è stato costruito presso i cantieri di Riva Trigoso. Al suo varo ebbe come madrina la Signora Teresa Cavagnari, moglie dell'Ammiraglio Domenico Cavagnari, che fu Capo di Stato Maggiore della Marina e Sottosegretario del Ministero della Marina dal 1934 al 1940.
Dopo aver ricevuto la bandiera di combattimento il 3 agosto 1964, ed aver effettuato il primo lancio missilistico, l'unità prese il mare per una campagna addestrativa in Estremo Oriente in occasione delle Olimpiadi di Tokio e successivamente effettuò una crociera in Sud America.
Il Doria ha avuto un'attività operativa molto intensa e ricca di eventi, prendendo parte ad esercitazioni nazionali ed interalleate anche tra le più complesse, come le 'Down Patrol', e navigando in lungo e in largo per il Mediterraneo e per i vari mari del mondo, .
Durante i lavori dal 1976 al 1978 l'apparato motore venne convertito da nafta a gasolio e venne anche standardizzato il sistema missilistico. Nel 1979 fu di nuovo in Estremo Oriente con il Vittorio Veneto e il rifornitore Stromboli per una operazione umanitaria e medico-sanitaria a favore dei profughi vietnamiti. Il 27 giugno 1980 nelle acque del Tirreno partecipò, insieme all'Ardito alle operazioni di ricerca e soccorso del DC-9 dell'Itavia precipitato nei pressi di Ustica e il 29 novembre 1980 ormeggiò a Napoli per prestare soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto dell'Irpinia.
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Il 30 settembre 1992 al posto di ormeggio n° 23 della stazione torpediniere di Taranto, si svolse la cerimonia dell'ultimo ammaina bandiera, alla quale parteciparono gran parte dei 30 Ufficiali che si erano avvicendati al comando.
La nave fu bonificata e demolita presso i cantieri Simont di Napoli. I lavori ebbero inizio a Marzo 2001 e si conclusero a Settembre dello stesso anno
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[[Immagine:MM_Caio_Duilio.jpg|300px|right|thumb|]]
L'incrociatore lanciamissili Caio Duilio (554), in servizio nella MMI dagli inizi degli anni '60 fino al 1990 è stato costruito presso i cantieri di Castellammare di Stabia. Faceva parte della classe Andrea Doria.▼
*Impostazione: 1958, varo 1962, completamento 1964, radiazione 1990
▲L'incrociatore lanciamissili Caio Duilio, in servizio nella MMI dagli inizi degli anni '60 fino al 1990 è stato costruito presso i cantieri di Castellammare di Stabia. Faceva parte della classe Andrea Doria.
Agli inizi degli anni '80 la nave è stata trasferita di sede da Taranto a La Spezia con il contemporaneo trasferimento dell'unità gemella Andrea Doria da La Spezia a Taranto.
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I cacciatorpediniere '''classe Audace''' sono stati potenti navi della Marina Militare Italiana. La classe era costituita da due unità, 'Audace' e 'Ardito', entrate in linea all'inizio degli anni '70.
Le due unità sono un miglioramento dei precedenti 'Impavido' con aumento di dimensioni e potenziamento della componente elicotteristica e dell'armamento, con lo scafo ripartito in 16 compartimenti stagni e la prora a bulbo con accentuata insellatura.
Esse avevano due cannoni prodieri da 127/54 mm e quattro cannoni da 76/62 mm lungo le fiancate, tutte nuove armi OTO-Melara; mentre i missili Tartar e l'hangar per gli elicotteri erano presenti nella sovrastruttura poppiera, con gli elicotteri praticamente 'incastrati' tra il deposito del lanciamissili (in effetti, in genere nella sovrastruttura poppiere o vi sono due elicotteri o il lanciamissili a media gittata; al massimo può esserci un elicottero+ il lanciamissili,ma qui hanno deciso di abbondare, non rinunciando cioè nè al lanciamissili a medio raggio con piena dotazione di 40 ordigni, nè al vantaggio di avere due elicotteri disponibili a bordo. Nel 1987-90 i due caccia sono stati ampiamente rimodernati con notevole potenziamento dell'armamento, con la sostituszione di uno dei due cannoni prodieri da 127/54mm con un lanciatore ottuplo del sistema Albatros per missili Aspide per la difesa antiaerea a medio raggio, la sostituzione dei quattro cannoni da 76/62mm Compatto con quattro 76/62 mm Super Rapido, la sostituzione dei missili Tartar con i missili Standard SM-1MR e l'installazione dei lanciatori per i missili di superficie antinave Teseo nello spazio fra i due fumaioli.
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I cacciatorpediniere della classe '''Luigi Durand de la Penne'''<ref> per la maggior parte delle informazioni di questa sezione vedi Po, Enrico, ''I caccia De la Penne'', RID Giugno 1993 pagg. 20-32</ref> sono delle potenti unità missilistiche della Marina Militare costruiti in due unità ed entrati in servizio durante i primi anni novanta per sostituire le unità della Classe 'Impavido' andate in disarmo. Il loro compito è essenzialmente AAW e ASuW, ma le unità dispongono anche di una buona capacità ASW.
La definizione del progetto è stata lunga e difficile: originariamente si pensava di approvarlo con la 'Legge navale' del 1975, ma poi i costi e i ritardi hanno 'sforato' ampiamente le stime, alquanto ottimistiche dato l'aumento continuo dei 'desiderata' stilati dagli ammiragli della Marina (apparentemente un pò troppo concentrati sulla qualità, che ovviamente ha un prezzo e alle volte pure fuori portata delle tasche). Inizialmente si credeva di installare 3 cannoni binati Dardo da 40 mm, il che dà l'idea di come i pur validi 'Compatto' non siano mai stati molto considerati come armi antimissile: erano e sono armi affidabili e di alte prestazioni, ma non tanto precise. I 'Super Rapido' hanno tagliato le gambe anche ai 'Dardo', essendo più precisi e al contempo più efficaci come volume di fuoco, passato a 120 c.min e oltre, rispetto agli 85 della generazione precedente. In seguito i Super Rapido faranno fuori anche i Myriad da 25 mm (e diecimila colpi al minuto) proposti per le 'Orizzonte': con una maggiore portata e un'efficacia non apprezzabilmente minore, con una capacità antinave e controcosta aggiunta, hanno vinto la competizione (va detto che la MM considera prioritario, sui 'de la Penne', l'uso antiaereo e quindi i cannoni sono usati con le munizioni antiaeree).
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Il cacciatorpediniere lancia missili '''Andrea Doria''' costituisce, con l'unita gemella Caio Duilio, la nuova classe Andrea Doria (ex Classe Orizzonte)<ref> per la maggior parte delle informazioni di questa sezione vedi Po, Enrico, ''I DDG classe Doria'', RID Maggio 2007 pagg. 54-68</ref> . Le nave, che sarà contraddistinta dalla sigla (D 553) in quanto cacciatorpediniere secondo la classificazione NATO, costruita nei cantieri di Riva Trigoso, è stata varata il 15 ottobre 2005 e consegnata alla MMI il 22 dicembre 2007 col l’alzata sul pennone dell'unità della bandiera della Marina. L'unità proseguirà il periodo di collaudi riguardanti i sistemi di comando, controllo e comunicazionie e conseguirà la piena operatività nell'estate 2008.
L'Horizon Common New Generation Frigate (CNGF) è la sigla che identifica una nuova generazione di fregate (DDG, cacciatorpediniere secondo la classificazione NATO) AAW (Anti-Air Warfare, Ruolo Anti Aereo) frutto di una collaborazione internazionale, inizialmente, fra Regno Unito, Francia ed Italia. In seguito all'abbandono del progetto da parte degli inglesi, il programma è rimasto congiunto a Italia e Francia.
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Dopo alcune esperienze valide di coprogettazione di nuove navi per diverse nazioni, come le Bremen-Kortenaer, si pensò bene alla fregata per gli anni '90, la NFR-90, che però naufragò presto, cancellato all'inizio del 1990. A quel punto venne fuori il programma Orizzonte/Horizon.
In origine le fregate dovevano essere per tre nazioni, con intuibili vantaggi operativi ed economici: la risorsa da valorizzare era il sistema missilistico PAAMS, sviluppato dalla Francia e Italia basandosi sull'eccellente (anche se a corto raggio) Aster. l'Horizon inizialmente riguardò GB e la Francia: la Gran Bretagna, accettò di abbandonare la non troppo felice linea autarchica (e i suoi missili Sea Dart) chiamato A3F (Anglo-French-Future Frigate), La Francia per i suoi caccia 'Suffren'; a cui poi si aggiunse l'Italia con una dichiarazione d'intenti nel marzo 1991 con l'accordo firmato nell'agosto del 1992. Nel 1993 venne stabilito di ripartire i costi pariteticamente, e in proporzione in base agli ordinativi: ben 4 francesi, 12 inglesi e addirittura 6 italiane (con un costo tra 6 e 8 mld di sterline; gli italiani erano nella pretesa di sostituire tutte le piattaforme tra caccia e incrociatori di vecchio tipo). Nel luglio 1994 venne firmato il MoU per l'avvio della fattibilità complessiva, nel 1995 venne creato il Joint Venture Company per l'industrializzazione, con DCN, Fincantieri-Finmeccanica, e GEC-Marcony Naval Systems. Nel 1996 venne avviata la definizione del progetto, ma le esigenze non furono a lungo conciliabili, con gli inglesi che volevano il SAMPSON come radar originale, e l'apparato motore di tipo elettrico-turbina, e nel marzo 1999 la Gran Bretagna uscì dal programma e si fece le sue Type 45. nel settembre dello stesso anno, dopo un momento di drammatica incertezza, venne deciso di proseguire con il programma ugualmente da parte francese e italiana, con un accordo ufficializzato il 22 settembre 2000 e un MoU successivo. Le caratteristiche richieste: diesel SEMPT-Piestlick e turbine LM-2500, sistema C3 SENIT 8 (della C. de Gaulle), cannoni SR da 76 mm, rinuncia alla torre da 127 mm per ospitare altri lanciatori Sylver (decisione piuttosto dolorosa). Si costituì il consorzio Horizon SAS, ovvero Armaris (Thales e DCN) e ORIZZONTE Sistemi NAvali (Fincantieri e Finmeccanica). L'ordine seguì poco dopo, il 27 ottobre 2000, ma nel frattempo ridotto ad appena 4 navi, che tuttavia costavano 2,8 mld di euro con tanto di 1,1 mld per lo sviluppo, tra cui 120 mln per il CMS (non molto opportunamente, venne deciso di adottare un altro sistema di elaborazione del tutto nuovo rispetto al pur moderno SENIT-8), 45 per il FICS e 90 per la guerra elettronica. Il PAAMS costava 80 mln per nave, da comprarsi con un accordo separato. Le navi italiane sono state costruite a Riva Trigoso e poi assemblate al Muggiano, quelle francesi a Lorient. Il taglio delle lamiere per la prima nave italiana iniziò il 19 luglio 2002 e il varo il 15 ottobre 2005, il 20 settembre 2006 iniziò le prove in mare. Era questa
Le caratteristiche sono quelle di una piattaforma navale moderna. Il dislocamento è di 6.635 t a pieno carico, con lunghezza di 150,6 m. Costruite in acciaio S 355ML e S 355J2G3, con carico di rottura elevato di 470-630 Mpa e snervamento a 355 Mpa, sono anche più facili da saldare della lega classica F352. Dato che le navi italiane sono più pesanti, la parte superiore del torrione è in lega leggera, mentre la carena è stata studiata dalla Fincantieri e deriva dall'esperienza dei De la Penne, con sistema di stabilizzazione attivo Fincantieri con 4 pinne non retrattili (anche qui derivato dai predecessori). Lo scafo di per sè ha 12 compartimenti stagni con galleggiabilità con 3 contigui, leggermente protetto con acciaio balistico in zone vitali. Finalmente per le grandi navi italiane (precedute dalle corvette) si è curato ampiamente la stealthness, con superfici molto inclinate, senza alcuna apertura, nemmeno quelle a prua e poppa. L'equipaggio è ridotto ad appena 195 persone, come sulle 'Lupo' grossomodo, finalmente con standard di abitabilità adeguati con cabine da 1,2 e 4 persone. Gli spazi sono anche adatti per manutenere grossi pezzi di hardware, mentre il ponte poppiero arriva a 494 m2 con un elicottero NH-90 e EH101 (solo per le navi italiane), con un sistema TC-ASIST canadese per operare fino a mare forza 6, ordinato in 30 esemplari da 5 marine, oppure il Samhae francese per le navi della MN. Ci sono anche due gommoni a chiglia rigida per il controllo di mercantili, protetti da saracinesche metalliche antiradar. In pratica queste navi, sia pure con una chiglia simile a quella dei 'De la Penne' sono strutturalmente molto 'figlie' delle La Fayette come soluzioni. L'aspetto è inconfondibile: la nave, non particolarmente elegante in verità, ha aspetto pulito, con 3 fumaioli e tre alberi, con due cannoni a prua da 76 mm, che sono sulla tuga, proprio davanti alla plancia. La coperta anteriore è invece desolatamente vuota, all'osservazione diretta (ha il PAAMS) in netto contrasto con le navi precedenti; la plancia, come sulle fregate Halifax, è inusitatamente bassa rispetto al massiccio albero anteriore, molto alto e molto spesso, a struttura piramidale.
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*sistema PAAMS, con 8 lanciatori DCN Sylver come massima predisposizione, ma solo 6 installati attualmente, con 48 missili. Questi sono capaci di 3,5 + mach, manovrano a 45 g e coprono le distanze fino a circa 100 km (altamente 'ottimistica' visto che si parla di aerei lenti ingaggiati ad alta quota), con prestazioni che sono le seguenti: Aster-15, peso 310 kg, diametro 18 cm, gittata 1,7-30 km, quota 0-13 km; Aster-30 con peso di 450 kg, lungo 4,9 m (anziché 4,2), velocità 4,5 mach anziché 3, gittata 2-100 km (contro aerei da combattimento 2-40 km circa), quota fino a 20 km. Entrambi hanno sistema di vettoramento PIF-PAF per essere subito vettorati dopo il lancio contro bersagli a breve distanza (come l'SA-15), data-link, radar attivo in banda Ku che rende inutile un illuminatore di bordo, permettendo lanci multipli con l'appoggio dell'EMPAR che fornisce via data-link le informazioni sul bersaglio; il sistema è capace di ingaggiare missili anche oltre i mach 2 e a volo radente; l programma PAAMS è stato sviluppato l'11 agosto 1999 con un contratto di 14 mld di franchi da parte della francese DGA e della Europaams (MBDA 25% e Thales 75%). Nel 2003 è stato ordinato per tutti i 3 contraenti qualcosa come 1.400 missili con 3 mld di euro. L'Aster, come il Mica e l'AMRAAM è capace di autoguidarsi sul bersaglio, differentemnte dallo STandard americano: ma costa molti soldi e la portata non è molto alta, sopratutto non è certificata la capacità antibalistica. Del resto la massa degli Aster, inferiore a 500 kg, a parità di tecnologia non può certo equivalere i 600-1.300 kg degli SM. Se questi ultimi sono meno validi per la difesa ravvicinata rispetto agli Aster (specie con la combinazione di 16 Aster-15 e 32 Aster-30), è anche vero che sono dotati di una gittata molto maggiore e capacità d'ingaggio spaziali senza paragoni. Inoltre i 'Burke' hanno un sistema Aegis completo, forse superiore, ma sicuramente servito da ben 90-98 pozzi lanciamissili contro appena 48, possibilmente 64. Infine, l'Mk 41 porta gli Standard, gli ESSM, i Sea Sparrow, gli ASROC VL, i Tomawhak, i lanciatori Sylver solo gli Aster, una differenza in flessibilità abissale.
La presenza di tanti Aster a prua è la ragione per la quale questa non è occupata da nient'altro che due cannoni da 76 mm SR del tipo con la nuova torretta Stealth, che riduce la traccia radar di 20Db ovvero 100 volte rispetto al tipo normale.
Insomma, il risultato è questo: dopo 15 anni in cui l'Horizon è rimasto 'all'orizzonte' senza avvicinarsi, le due Marine si sono dotate di un tipo di fregata/cacciatorpediniere antiaerei che ha, essendo arrivato dopo analoghi progetti europei, un maggior margine di modernità e capacità operative, anche se non è univocamente migliore. Sopratutto, è stato necessario aspettare molti anni e ridurre parimenti gli ordinativi, il che ha reso aleatoria la volontà della MM di dotarsi di altre due 'Orizzonte', a maggior ragione considerando l'impegnativo programma FREMM. In generale questo costoso, ma non eccessivamente, programma (i costi di produzione sono circa 500 mln di euro per nave, praticamente i due 'Doria' italiani costano quanto i 4 'Artigliere' ex-irakeni) navale è stato realizzato unendo le esperienze comuni di due grandi marine, che rischiavano altrimenti di restare intrappolate tra le grandi ambizioni e le limitazioni di budget (combinazione micidiale, se è vero che tedeschi, spagnoli e olandesi, senza troppe pretese, hanno proceduto speditamente e senza difficoltà anche da soli) esistenti. Il risultato, di tutto rispetto, è arrivato con circa 10 anni di ritardo e con un terzo degli scafi necessari. Tecnicamente riguarda una nave progettata con la carena 'figlia' dei De la Penne, la stealthness delle 'Lafayette' (ma non certo allo stesso livello di traccia radar, essendo navi molto grandi e con grossi alberi), cannoni, radar di tiro, sistema di combattimento, lanciatori di decoys grossomodo definibili come italiani, turbine (italo)americane, radar ed elicotteri anglo-italiani o europei, lanciamissili, radar a lungo raggio, missili SAM, sonar, diesel, trasmissione francesi, missili francesi o franco-italiani, e così via in uno stretto rapporto di collaborazione.
[[Categoria:Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo|Italia]]
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