Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: esercito 1: differenze tra le versioni

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Questo parallelismo tra mezzi navali e terrestri non dovrebbe stupire: la teoria di mezzi veloci e con buona potenza di fuoco esiste già nella storia dei corazzati: non per niente gli inglesi e altre nazioni diedero origine ai 'carri incrociatori', il cui squilibrio di caratteristiche non diede altro che cattivi risultati (troppo vulnerabili, sostanzialmente). Un mezzo come il BT-7 sovietico per esempio, ha subito danni gravissimi in combattimento contro truppe corazzate ben addestrate e forti. I carri britannici tipo 'cruiser', armati con lo stesso pezzo da 40 mm dei 'Matilda II' da fanteria, molto più veloci ma meno corazzati, sono stati letteralmente sterminati, mentre i loro cugini più corazzati, per quanto lenti ad arrivare in zona operativa, hanno combattuto con successo per molto tempo. Inoltre, se mancano le condizioni per la mobilità (per esempio su di un terreno fangoso) un mezzo poco protetto ma altamente mobile diventa poco protetto e basta: anche per questo gli inglesi persero a Bir-el Gobi contro gli italiani (nonostante fosse in pieno deserto, il terreno era inzuppato d'acqua e favoriva quindi la difesa rispetto alla manovra offensiva). Insomma, storicamente la mobilità a scapito della protezione non paga, specialmente con sistemi di controllo del tiro tanto efficaci e precisi.
 
L'E.I. negli anni '80 poteva certo limitarsi ad un mezzo meno potente e meno dispendioso. Attualmente, invece, c'é la tentazione di scegliere la Centauro con la torretta HITFACT, con un nuovo, particolarmente potente pezzo da 120 mm, come rimpiazzo per i Leopard 1A5. IL cannone, che sembra decisamente grande rispetto al mezzo che lo porta, ha un freno di bocca a 'spargisale', tipo quello del cannone campale M-46. E' strano che quest'arma, più potente di quella montata sull'Ariete sia stata destinata prioritariamente all'autoblindo (notare bene che la potenza di cui sopra è potenziale, quella effettiva è dipendente dalle munizioni impiegate). Il tempo dirà se la cosa andrà in porto, ma questo veicolo sarebbe ancora troppo vulnerabile in un grande conflitto convenzionale e al contempo fin troppo complesso e costoso per una missione 'di pace'. Specialmente nell'epoca di missili controcarri 'fire and forget' tipo lo Javelin, che possono essere portati in azione persino da team montati su jeep e colpire in maniera letale qualunque carro armato (ma se questo può metterlo fuori uso, non necessariamente lo distrugge dipendendo dalla disposizione interna delle munizioni).
 
Che l'E.I. avesse inteso di dotarsi di mezzi superiori alle sue possibilità, negli anni '80, lo dimostra del resto anche il prototipo del VCC-80 Dardo: era dotato di un periscopio d'osservazione e puntamento per il capocarro, come sui carri e le blindo, ed era un caso unico a livello mondiale: dati i costi che comportava, è stato soppresso e il sistema di tiro e osservazione notevolmente semplificato negli esemplari prodotti in serie. I fanti italiani hanno così continuato ad usare il VCC-1 e 2, nati come ripiego negli anni '70, fino grossomodo ai nostri giorni, dato che i Dardo sono molto pochi (almeno inizialmente 200 al costo di ben 1.100 mld, paragonabile quasi a quello iniziale dei carri Ariete).
 
Dato che i tempi sono cambiati, e di molto, dopo la fine della Guerra fredda, rendendo più importanti i mezzi ruotati, che tra le altre cose dalla loro hanno sia una maggiore velocità che costi di manutenzione e consumi grandemente minori. Il futuro della fanteria è stato così spostato sui mezzi ruotati. Il primo esempio è stato il VM-90P ovvero protetto. Basato sull'autocarro tattico VM-90, un mezzo medio-leggero molto diffuso e popolare, aveva un guscio corazzato di protezione. La struttura non era molto corazzata, a dire il vero: 5,5 mm sulle pareti perimetrali, 3 mm sopra e 2-3 mm sotto lo scafo, praticamente al limite di quello che si può definire 'corazzato'. La struttura insomma è circa 3 volte quella di una vettura, anche se in acciaio balistico e leggermente inclinata. Le feritoie di tiro e gli iposcopi d'osservazione sono due per lato e una nella parte posteriore. Non era che un mezzo di ripiego, con una protezione capace tutt'al più di resistere ai colpi non perforanti da 7,62x39 mm (sul tetto solo con angolo di almeno 30 gradi) ma poco contro armi leggere ad alta velocità e contro le mine.
 
Dopo un centinaio di questi mezzi, impiegati ampiamente per le missioni di peacekeeping, nati dopo le esperienze in Somalia, si è pensato alla versione IFV dello scafo Centauro. Alla fine, anziché 400-520 VCC-80 i programmi sono stati 'girati' sopratutto alla Centauro VBC, che pare sarà consegnata in 480 mezzi per rimpiazzare i VCC-2. Questo mezzo ha una torretta grossomodo del tipo impiegato dal VCC-80 Dardo, con cannone da 25 mm e sistemi di controllo del tiro e visione elettronici. Lo scafo finalmente è stato usato per il trasporto truppe, dopo che questa capacità è stata introdotta, a livello embrionale, con la Centauro originale e poi migliorata con le ultime 150 blindo. La VBC ha uno scafo con ampie vetrature antiproiettile (anche troppo ampie, dato che sono punti deboli della struttura), con due postazioni di tiro per ogni lato. Sopratutto però, si tratta di una blindo con una corazzatura fin dall'inizio pensata in maniera moderna, niente a che vedere con quella orinale della Centauro e del Dardo. Questo perché è stata adottata una struttura ad 'intercapedine', con una serie di piastre d'acciaio che coprono i fianchi dei mezzi con distanze di 20-30 cm (da qui l'infossamento delle feritoie di tiro, al solito per i mezzi italiani, abbinate a finestre sui lati e non episcopi alla sommità dello scafo) che permettono una certa resistenza alle cariche cave (limitata, specialmente se si tratta di cariche moderne con una molto superiore efficienza in termini di formazione del getto, e quindi una maggiore stabilità anche nella propagazione in zone vuote). La protezione è efficace anche nel destabilizzare le munizioni perforanti (che colpiscono il primo strato e poi tendono a 'capitombolare'), rendendo possibile la resistenza a munizioni da 14,5 mm a 100 m di distanza, nonché alle granate HESH (che sono quasi totalmente neutralizzate dalle corazze spaziate).