Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: esercito 2: differenze tra le versioni

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Il futuro era difficilmente interpretabile, ma la finanziaria del 1996 disponeva stanziamenti per 27.000 mld di cui quelli disponibili per l'E.I erano solo un migliaio considerando i soldi per l'investimento. Era sempre meglio che nel 1995, quando c'erano solo 670 mld. disponibili per la stessa necessità.
 
L'artiglieria era quindi costosaancora euna risorsa valida anche se costosa, ma molti programmi avrebbero finito la loro corsa in un vicolo cieco. I FIROS 30 non hanno avuto seguito, pur essendo mezzi validi; gli OTOMATIC non hanno avuto seguito e d'altro canto non avevano un programma specifico già approvato; i semoventi autocarrati da 155 mm, e quelli cingolati da 40 non hanno avuto nemmeno questi futuro. Alla fine l'unico vero programma di successo è stato quello per i mortai rigati e sopratutto quello dei PzH 2000, nel 1995 ancora pensati per un lotto di una trentina di esemplari, poi lievitati leggermente.
 
 
 
===1998<ref>Gianvanni, Piero: ''Il nuovo volto dell'artiglieria'', P&D Giugno 1998 pagg. 52-59</ref>===
All'epoca la situazione era questa: dei reggimenti di FH-70 trainati, per un totale di 164 armi comprate, ve n'erano in distribuzione per 5 reggimenti di artiglieria: 4 sono del supporto generale dipendenti dal Comando Raggruppamento Artiglieria del COMSUP. Attenzione: il COMSUP aveva 5 reggimenti e 5 erano pure quelli di FH-70 ma non erano equivalenti: il 5o Reggimento della struttura di supporto generale era infatti il 3° 'Volturno' sugli MLRS. Così dei reggimenti di FH-70 4 erano in carico assieme a questi, mentre il quinto reggimento era ancora in carico alla brigata 'Pozzuolo del Friuli'. Tutti i reggimenti erano rafforzati al meglio, con il passaggio delle batterie a 8 pezzi d'artiglieria per una, ripartita in 2 sezioni da 4 armi l'una. Quindi 5 reggimenti avevano 120 armi da 155/39 mm, mentre le altre 44, teoricamente sufficienti almeno per un sesto reggimento ( o per altri 4 se l'ordinamento era ancora per batterie su sei pezzi l'una), erano nei depositi o per le scuole. L'artiglieria comprendeva anche i reggimenti delle brigate di alpini armati con il 105/14 mm, mentre la brigata 'Folgore' era recentemente passato, per il suo 185° Reggimento, a 24 mortai da 120 mm rigati Thomson-Brandt MO-120-RT-61. Questi erano i mortai definitivi, ma come 'interim' tra l'obice e il mortaio rigato v'é stato il mortaio liscio, sempre della Brandt, usato come supplenza prima dell'arrivo del nuovo mortaio rigato da 13 km di gittata con proiettili a razzo.
 
I semoventi dei tanti tipi in servizio fino a pochi anni prima si erano ridotti a due soli tipi: l'M109L e l'MLRS. Il primo era in carico a 8 reggimenti per complessivi 192 pezzi. Dell'MLRS si è già detto, ovviamente non era disposto a sua volta con un tale ordinamento ma si limitava a 18 sistemi del reggimento singolo a cui è stato assegnato. Ma prima di parlare del futuro, una rapida lista dei 'dispersi': anzitutto il compare 'leggero' del lanciarazzi americano, ovvero il FIROS 30, sistema d'arma di indubbio interesse e costi piuttosto bassi se non altro perché su piattaforma ruotata, avrebbe dovuto essere comprato in 60 sistemi per 3 reggimenti da affiancare agli MLRS, ma nemmeno la prima batteria sperimentale di 6 armi, dal costo di 40 mld, è stata mai comprata, nonostante fosse prevista già per il 1992 (ed erano comunque anni che il FIROS era in valutazione con alcuni veicoli di lancio); poi l'eterno 'desiderato', l'OTOMATIC, che oramai stava scadendo dall'orizzonte anche dei desideri, nonostante che il programma per 60-80 veicoli fosse tutt'altro che onerosissimo rispetto a quello per altri sistemi d'arma (dopotutto se il costo unitario era considerato eccessivo arrivando a quasi 6 mld, lo stesso si doveva pensare del FIROS o dell'Ariete, per non dire dell'MLRS); il semovente su scafo Centauro con artiglieria FH-70; e il piuttosto discutibile (scafo di carro con motore da 830 hp per un singolo pezzo da 40 mm su postazione scoperta) semovente antiaereo Leopard/Bofors, che era una specie di 'supplente povero' dell'OTOMATIC ma giudicato non idoneo; i pezzi da 40 mm erano invece in fase di dismissione e messa in riserva, visto che il sistema ibrido Skyguard/Bofors non venne ritenuto nel suo complesso convincente.
 
 
Per il futuro le cose avrebbero preso una svolta con una drastica riduzione quantitativa e al tempo stesso, con un aggiornamento tecnologico notevole. I sistemi d'artiglieria semoventi e trainati da 155 mm operativi, almeno in unità di prima linea, erano già ridotti a 18 MLRS e 312 pezzi da 155/39 mm (tutti con la stessa canna, quella dell'FH-70), 24 mortai rigati da 120 mm e alcune decine di obici da 105/14 mm Mod.56, il tutto pari a circa un terzo del parco disponibile un decennio prima. La successiva fase avrebbe visto la riduzione a 4 reggimenti degli FH-70, 2 per il supporto generale e 2 per le brigate delle Forze di Difesa o FOD. Ma sopratutto, i reggimenti di M109L sarebbero pure diventati 4, ovvero appena la metà del totale presente: anche qui con la stessa ripartizione tra brigate e supporto. A quel punto da 13 reggimenti si sarebbe scesi a otto, con 192 armi complessive. Gli obici da 105 mm sarebbero stati rimpiazzati dai nuovi pezzi ultraleggeri da 155/39 mm, per i reggimenti delle unità alpine e della brigata 'Pozzuolo del Friuli'. Questo programma per l'obice da 155 leggero era voluto dai Marines, che avrebbero avuto l'UFH (Ultralightweight Field Howitzer) sviluppato dalla britannica VSEL e dall'americana Textron. Erano previste le valutazioni proprio per il 1998 da parte dell'USMC, con un'opzione per 190 pezzi e un'esigenza addirittura di 600 armi (più di tutta l'artiglieria moderna italiana). I mortai da 120 mm rigati erano invece in valutazione a Nettuno con il munizionamento controcarri Strix, autoguidato da 120 mm, di produzione svedese. Quest'arma, apparsa anni prima, era stata vista in pubblico già nel 1992 con uno spettacolare test contro carri bersaglio Centurion, e dato l'apparente abbandono del programma tedesco per un analogo proiettile restava l'unico modo per un mortaio pesante d'ingaggiare direttamente un carro armato.
 
Altre risorse sarebbero state devolute per le munizioni d'artiglieria: ma nonostante le intenzioni, pare che ancora nel 1998 non fossero presenti, come non lo erano nel 1995, proiettili del tipo ICM (a submunizioni) e forse nemmeno del tipo con razzo ausiliario per maggiorare la gittata massima. I lanciarazzi MLRS, quelli sì con submunizioni e motore a razzo, non sarebbero stati ordinati nella versione con mine controcarri AT-2 tedesche, mentre nel futuro non sarebbe dispiaciuto disporre del missile ATACMS. Un altro missile interessante era il Poliphem, in Italia Polifemo, di cui s'é già parlato, con una gittata di circa 50 km per colpire obiettivi paganti dietro le linee nemiche, eventualmente da dare ad uno degli ultimi due reggimenti per il supporto generale armati con l'M109L. Ma forse sopratutto era da mensionare il PzH2000 tedesco, di cui nel 1999 due esemplari avrebbero dovuto essere consegnati all'E.I. per valutazioni operative. Dal 2003 questo sistema avanzatissimo, dopo avere completato le forniture per l'Esercito tedesco nel primo lotto, sarebbe stato disponibile per i clienti esteri, che potevano essere interessati a questo cingolato per rimpiazzare i 25.000 sistemi d'artiglieria tra cui 6.500 M109 e 4.000 2S1, ancora in circolazione (25% in Europa, 19% Russia e Cina, 25% Asia, 13% Nord America), nonché 1.500 M110 e 800 2S1. Il primo lotto per l'Esercito tedesco era di 185 sistemi, di cui il primo venne consegnato (parlando di produzione di serie) nel luglio 1998, con 18 mesi di anticipo. L'esigenza per l'Heer, onde rimpiazzare gli M109G (non aggiornati in maniera significativa) era prioritaria, ma solo per questa prima partita, mentre l'esigenza complessiva per 595 semoventi sarebbe stata soddisfatta, dal 2003, assieme agli altri clienti internazionali tra cui l'Italia, interessata a rimpiazzare con questo sistema d'arma gli ultimi 3-4 reggimenti di M109L.
 
Quanto alla logistica, i vecchi 'muli da carico' sarebbero rimasti, per il momento almeno, gli M548.
 
Per l'artiglieria moderna gli 'artigli' sono importanti, ma non sono da meno gli 'occhi' e il 'cervello'. Passati i tempi degli schieramenti 'ruota a ruota' di centinaia di armi, le battaglie d'artiglieria moderne somigliano a una lotta informatica, e così per combatterla gli eserciti moderni si attrezzano con sistemi adatti: apparati di navigazione terrestre (anche se tutto è diventato molto semplice dopo l'avvento del GPS), sistemi informatici, e sensori d'acquisizione. Il tutto in Italia faceva capo al SAGAT, già visto, in fse di aggiornamento nel software, al SIR (Sistema Informatico Reggimentale)l e finalmente all'arrivo del SORAO (per la sorveglianza) uno dei sottosistemi principali dell'ambizioso CATRIN. Il SORAO era incaricato della ricognizione ed in collaudo proprio attorno al 1998: aveva RPV Mirach 26 e 150, radar di sorveglianza e controbatteria, telemetri laser, visori IR termici, computer e data-link per la raccolta delle informazioni. Non era ancora uno schieramento completo: i radar di controbatteria pare che non fossero ancora presenti, mentre quelli di sorveglianza del terreno erano disponibili in due tipi, curiosamente di costruzione belga, controllabili a distanza e destinati ad operare in prossimità del campo di battaglia.
 
 
Per il resto da sottolineare come l'artiglieria si desse delle 'missioni' specifiche con 3 obiettivi: distruzione di centri operativi nell'entroterra nemico, colpi contro le prime linee, e conflitti a bassa intensità con azioni in aree dove operavano i 'peacekeepers' ovvero gli eserciti che dagli anni '90 hanno trovato la loro 'ragione d'essere' del dopo Guerra fredda: le missioni fuori area, spesso con intenzioni 'umanitarie', ma che sono purtroppo finite per sfociare, anno dopo anno, in vere e proprie guerre a bassa intensità laddove la politica ha abdicato all'uso della forza rispetto a quello della diplomazia (in altri termini, missioni che variano da un effettivo 'peace keeping', sia pure dai risultati oltremodo incerti in prospettiva, come in Kosovo e in Libano, a missioni in cui la guerra è mantenuta appena sotto un dito di cenere, come in Afghanistan o in Somalia). Per operare con scioltezza in caso di necessità, specie in termini di mobilità (anche se di fatto le missioni oltremare hanno tutt'altro che carattere di 'intervento rapido') vi sono state modifiche importanti alla struttura e filosofia dell'artiglieria: forze di proiezione, per reagire rapidamente ad eventuali crisi e missioni di 'peace keeping', forze di reazione, per la guerra convenzionale in ambito NATO, anche fuori area (il cosidetto 'peace enforcing', con buona pace dell'art.11), forze di presenza e sorveglianza, per la difesa del territorio nazionale. I cosidetti 'pacchetti di capacità' servono a definire proprio queste missioni con l'invio di unità piccole, ma complete e complesse. La 'Folgore' e la 'Friuli' (diventata brigata aeromobile, pur nascendo come divisione corazzata) fanno parte della prima categoria.
 
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