Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: esercito 1: differenze tra le versioni

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Che l'E.I. avesse inteso di dotarsi di mezzi superiori alle sue possibilità, negli anni '80, lo dimostra del resto anche il prototipo del VCC-80 Dardo: era dotato di un periscopio d'osservazione e puntamento per il capocarro, come sui carri e le blindo, ed era un caso unico a livello mondiale: dati i costi che comportava, è stato soppresso e il sistema di tiro e osservazione notevolmente semplificato negli esemplari prodotti in serie. I fanti italiani hanno così continuato ad usare il VCC-1 e 2, nati come ripiego negli anni '70, fino grossomodo ai nostri giorni, dato che i Dardo sono molto pochi (almeno inizialmente 200 al costo di ben 1.100 mld, paragonabile quasi a quello iniziale dei carri Ariete).
 
===M113 e VCC-1<ref>Cappellano, Filippo: ''Dall'M113 al VCC-2'', P&D Novembre 1996 pagg. 62-28</ref>===
Strano che l'E.I. non sia riuscito a completare la 'meccanizzazione' delle proprie truppe se si considera quanti M113 abbia immesso in servizio. Questi hanno addirittura battuto gli L3 come 'record', quello dei mezzi corazzati più prodotti in Italia. Nondimeno, diverse brigate di fanteria motorizzata tali sono rimaste, con solo una minima parte delle proprie truppe trasportate da mezzi corazzati. Eppure, gli oltre 4.000 veicoli del genere sarebbero, da soli, in grado di mobilitare circa il 20% dell'intero Esercito (ai tempi della Guerra fredda, chiaramente: ora è molto meno numeroso). La cosa è maggiormente vera se si considera che delle 23 brigate 5 erano alpini e una paracadutisti, per cui avevano reparti meccanizzati molto ridotti, anzi inizialmente non ne avevano affatto. Nondimeno, questo non è successo, mentre i blindati ruotati sono rimasti pressoché sconosciuti nell'E.I. per tutta la Guerra fredda.
 
In ogni caso, prima di iniziarne la storia, diciamo cos'é un M113: basicamente si tratta di una sorta di 'scatolone' corazzato, sistemato su cingoli, con una postazione di mitragliatrice sopra. Può sembrare riduttivo, ma come descrizione base rende bene. E' un mezzo piuttosto spazioso, compatto al tempo stesso, con una scarsa specializzazione e quindi capace di operare in molti modi diversi, anche se senza punte di eccellenza.
 
Ai blindati corazzati ma a cielo aperto del tipo M3 e M5, semicingolati, gli americani presto cercarono di far seguito con i mezzi interamente corazzati come gli M75 e M59, cingolati. Ma questi veicoli non erano del tutto soddisfacenti. Serviva qualcosa di più leggero e tutto sommato, economico e una nuova specifica venne emessa dall'US Army nel '56 appositamente (e stranamente non ebbe interesse per il blindato francese AMX che proprio quell'anno entrò in servizio, primo IFV a livello mondiale). Per ottenere la prima delle due cose, ma a scapito apparentemente della seconda, venne utilizzato un materiale normalmente di uso aeronautico: l'alluminio. Questo ha una leggerezza maggiore, pari a circa un terzo del peso specifico dell'acciaio, ma ne serve anche una quantità grossomodo altrettanto maggiore in termini di spessori, per ottenere la stessa protezione balistica. Nondimeno, l'alluminio è un materiale molto rigito (per questo è favorito, per esempio, nei monopattini moderni, peso a parte), e la costruzione è possibile senza traversine e altre strutture di sostegno che sarebbero necessarie con ridotti spessori in acciaio. Alla fine il prodotto che ne deriva stazzava solo 11 t. scarse. L'M113 per il resto ha un motore nella parte anteriore destra dello scafo, pilota a lato, capocarro (con relativa cupola) dietro, mitragliere al centro del mezzo con una vecchia ma affidabile e temibile M2 HB da 12,7 mm, con circa 2000 colpi disponibili in astucci da 100, e dietro appena vi sono 8 soldati su panche ai lati del mezzo, a cui possono accedere facilmente con una rampa di grosse dimensioni, rapidamente abbattibile grazie ad un sistema idraulico di movimentazione, ma per fare le cose più semplici (per esempio, senza dover attivare i sistemi di bordo) esiste in questa rampa anche una porta che si apre verso la destra del mezzo, per far passare una persona per volta. Quindi è vero dire sia che l'M113 ha una rampa che una portiera posteriore. La lega d'alluminio è la 5083 della Kaiser Aluminium, che non è alluminio puro ma contiene anche magnesio e manganese, che la rende molto più rigida. Così, assieme ad un leggero vantaggio in peso-resistenza, con l'abolizione di strutture di rinforzo, e la possibilità di laminare a freddo le piastre, il risultato è quello di un mezzo ben più leggero. Il pilota ha leve di comando, e un portello con 4 iposcopi. Il comandante ne ha 5, e la sua è una vera cupola, non un semplice portello, rotante di 360 gradi. Il vano di carico ha anche sedili ribaltabili per consentire, nonostante si tratti di un mezzo piccolo (meno di 5 m di lunghezza) lo stivaggio di 6,54 mc di materiali. Il motore originale è un Chrysler 75M8V, ovvero un 8 cilindri a benzina, a V, 215 hp a 4.000 giri.min, accessibile da un portello anteriore allo scafo. Poi dal 1964 è stato possibile sostituirlo con un motore diesel GMC 6V53 di pari potenza ma con 160 km di autonomia in più.
 
La mobilità è assicurata da cingoli senza rulli reggicingolo, con 5 ruote doppie per parte, sospensioni a barre di torsione, in 4 casi con ammortizzatori idraulici, cingolatura metallica con inserti in gomma, rullo di rinvio posteriore e motrice anteriore. Lo sterzo è ottenibile co i tamburi del freno del differenziale ripartendo la coppia tra i due alberi trasmissione, uno per cingolo. Il cambio ha probabilmente 4 marce avanti e 2 indietro.
 
Detto questo, e detto anche che dell'M113 sono stati realizzati qualcosa come oltre 70.000 veicoli, passiamo all'impiego nazionale. Nel '63 l'E.I. aveva già approvvigionato nel 1959-60 alcune centinaia di AMX-12 (AMX-VCI o Mod.56) francesi, che però avevano dato cattiva prova in termini meccanici (stranamente, questi mezzi rimarranno in servizio per decenni con i francesi: forse i problemi vennero risolti?):nonostante che questi fossero forse i primi veri veicoli da combattimento per la fanteria, e che vi fossero ancora veicoli da rimpiazzare del tipo half-track (l'E.I. aveva saltato mezzi come gli M75 e 59), si decise di cercare qualcosa di meglio. Quel qualcosa era già in produzione oltreoceano. L'M113 era un mezzo semplice, affidabile ed economico. Nonostante il costo della lega d'alluminio rispetto ad una protezione simile in acciaio, il solo fatto di essere pesante solo una decina di tonnellate rendeva possibile ottenere una buona mobilità con un motore di potenza piuttosto ridotta. La OTO-Melara non perse tempo e si procurò la licenza di produzione. Inizialmente si trattava di montare le parti che arrivavano dagli USA, poi si passò (dal '65) alla produzione integrale, grazie anche alla collaborazione della Fiat per cingoli, motore e sospensioni, mentre la Lancia si occupava del cambio-differenziale. Insomma, una esperienza 'full immersion' nella tecnologia più avanzata all'epoca disponibile. I primi mezzi avevano il motore a benzina 75MV8, che già all'epoca poteva vantare una trasmissione automatica a 6 marce Allison TX200-2, anche se non aveva ancora la 'cloche' già usata dai carri armati (e persino dal BMP, il primo al mondo della sua categoria ad impiegare il volantino al posto delle leve). Con la sua corazza di alluminio anodizzato saldato elettricamente,pesava solo 10,4 t in assetto di combattimento, trasportava fino a 13 uomini (ben 10 della sola truppa imbarcata), era aviotrasportabile e aviolanciabile con l'80% del carburante, anche se senza equipaggio e pattini gommati ai cingoli. In dettaglio, i periscopi di comandante e pilota sono degli M17, ma il pilota ha anche un M19 (con una testina di ricambio) per la guida notturna: infatti l'M113 ha una coppia di fari infrarossi a lato di quelli a luce 'bianca'. Il veicolo ha anche una capacità anfibia senza preparazione, grazie anche a due pompe di sentina elettriche site tra il piano fondo scafo e quello pavimento, vi è un estintore CO2 per il vano motore, un impianto di riscaldamento a benzina, ad accensione elettrica, fornisce aria calda al motore per avviamenti con climi freddi, e all'equipaggio. Il sistema elettrico ha due batterie da 12V dietro gli schienali dei sedili a destra. Esistono nel vano di combattimento due luci per illuminazione a luce bianca o rossa, una presa di corrente del sistema di accensione ha una presa elettrica per alimentare a 24 V fonti esterne, per esempio ricaricare altre batterie, mentre le radio erano inizialmente le AN-GRC a valvole, poi rimpiazzate dai sistemi a transistor RV3/4. Altri sistemi interni comprendono interfono, innesti per telefoni esterni, comandi per pilotare il mezzo anche in posizione sopraelevata (con la testa fuori dal mezzo), cambio a 6 posizioni (folle, 1 retromarcia, 4 avanti), differenziale DS200. Altri particolari sono, meccanicamente, un gruppo sterzatura a differenziale a rapporto fisso, due freni per il controllo differenziale, nastri di freni azionati meccanicamente con tiranti: tirando una delle leve si rallenta il tamburo corrispondente, il che fa sì che il differenziale dirotti la potenza verso l'albero rimasto 'libero', il che provoca la sterzatura per l'aumento della velocità del cingolo. I cingoli, di cui si stava parlando prima, hanno 63 o 64 elementi larghi 38 cm, fissati a perno unico, con pattino smontabile ricoperto in gomma. La 'skirt' di gomma serve per ridurre gli schizzi d'acqua durante i guadi. Per quelli profondi, invece, è necessario azionare le pompe di sentina per evitare eventuali entrate d'acqua, e abbassare la grossa e spessa piastra anteriore flangiflutti, cosa che il pilota fa con appositi comandi. Da notare che questa piastra, anche se ricoperta apparentemente da una lamiera metallica, non è in lega d'alluminio, ma solo in compensato. Questo significa che la protezione del mezzo non è affatto incrementata da questa struttura, se non contro le ondate. Quanto agli spessori dell'armatura, vi sono diversi dati in giro: si parla di 24, 38, 42 mm. Non è chiaro se questi numeri sono frutto di differenti spessori o di errori di ricopiatura. Quello che dice per esempio N.Pignato riguardo il VCC-1 è che la corazzatura è raddoppiata da una piastra d'acciaio aggiuntiva di 6 mm, il che significherebbe che lo spessore dello scafo in alluminio sarebbe solo di 18 mm (oppure che altri dati sono sbagliati). Ma di questo si parlerà poi. L'armamento è costituito da una sola mitragliatrice M2 con 2000 colpi, sistemata in un affusto a candeliere inusitatamente alto, senza nemmeno uno scudetto protettivo per il mitragliere.
 
I dati complessivi (VCC-1 tra parentesi) sono:
 
*Peso: 10,4 t/11,6 t
*Lunghezza: 4,87/5,04 m
*Altezza: 2,03 m senza armamento
*Larghezza: 2,69 m
*Luce libera: 0,41 m
*Velocità max: 64 kmh
*Autonomia: 322/550 km
*Trincea: 1,68 m
*Gradino: 61 cm
*pendenza longitudinale: 60%
 
Insomma, l'M113 era un mezzo popolare e presto è diventato tanto obiquo, tanto che la sua sagoma, scatolata (l'unica parte inclinata è quella anteriore, e leggermente, anche quella posteriore) e piuttosto piccola, passa quasi inosservata nelle foto e nei panorami in cui gli M113, in ogni parte del mondo, sono stati impiegati. In Italia vennero prodotti in tutto oltre 3.500 mezzi con motore a benzina, e tra questi non mancavano le versioni speciali come: ben 420 veicoli portamortaio da 81 mm Mod. 62 o da 120 mm Mod. 63, 270 M113 TOW, e altri tipi ancora: dal carro ambulanza, a quello osservatorio con una specie di 'baldacchino' sopraelevato (che sembra quasi un altro M113..), e così via.
 
Anzitutto la versione portamortaio, ampiamente costruita sia con arma media che pesante: essa era l'M106 americano, versione portamortaio, che nel caso delle armi pesanti ha visto la sostituzione del pezzo da 107 mm M30 statunitense con un'arma francese da 120 mm. La trasformazione dell'M106 base per alloggiare questo potente mortaio e 66 bombe è stata fatta dall'Arsenale dell'Esercito di Piacenza. Sul pavimento vi è una piattaforma rotante in cui è alloggiato il mortaio, con una culla, telaio, molla a lamina per l'ammortizzazione del rinculo, congegno per correggere lo sbandamento (inclinazione laterale e direzionale). Vi sono anche un bipiede e una piastra che consentono se necessario di smontare il mortaio dal mezzo e spararlo da terra. Dal veicolo, invece, vi è modo grazie ad un tetto apribile con un grosso portello. L'equipaggio è di 6 uomini e questo mezzo, con mortaio da 120 mm, offre indubbiamente una notevole potenza di fuoco, anche perché é leggero, resta anfibio, e facilmente rifornibile dall'esterno grazie al portellone posteriore. I mezzi portamortai da 81 mm sono stati usati a loro tempo per dare supporto ai battaglioni corazzati e ai GED, ma poi sono stati ritirati dal servizio. Gli M106 privati dell'affusto sono stati invece riutilizzati per il trasporto truppe, cosa accaduta con alcuni mezzi privati dei loro mortai e riutilizzati diversamente.
 
L'M113 TOW ha invece un kit di modifica M233, dal peso di altrettanti kg. Scordatevi il sistema TUA degli M901 americani: qui si tratta del precedente sistema, apparso nei primi anni '70, per un tubo di lancio brandeggiabile del missile, fissato davanti al portello equipaggio che esiste superiormente al comparto di combattimento, da cui è possibile azionare manualmente (e senza alcuna protezione) il lanciamissili, come anche rifornirlo). Vi sono 10 missili di ricarica e l'equipaggio è di 5 uomini: comandante, puntatore, guidatore, aiuto puntatore etc. Forse l'unica cosa positiva di questa trasformazione è che resta la mitragliatrice da 12,7 mm per la difesa ravvicinata, cosa spesso omessa in altri veicoli controcarri (tra cui l'M901). L'affusto era elevabile, in quanto in fase di trasporto la colonna del lanciatore era a scomparsa. Un altro M113 cacciacarri è stato prodotto in piccolo numero, con un cannone da 106 mm M40 con uno speciale affusto nazionale. Altri mezzi sono entrati in servizio in tipi derivati come il carro comando disarmato M577 (2000 esemplari) con soffitto rialzato nlla paret posteriore, quello di controllo esercitazioni, l'M548 che è un veicolo logistico con la stessa meccanica ma vano di trasporto aperto, usato come trattore d'artiglieria e veicolo da rifornimento, l'M688 e M572, i più potenti di tutti in quanto adibiti al trasporto e al lancio dei missili nucleari Lance.
 
Dai primi anni '70 è entrata in produzione la versione 'diesel' dell'M113 con il GM 6V53 da 210 hp e cambio automatico TX100-1 della Allison. Tra i miglioramenti, oltre a un minor rischio d'incendio, un'autonomia portata da 320 a 360 km e raggio minimo di sterzata ridotto da 7 a 3,9 m. Questo mezzo è stato chiamato M113A1. La sua ulteriore evoluzione è stata poi il VCC. Qui bisogna aprire una finestra sui limiti del mezzo base, che ha molti pregi, ma non è assolutamente a prova di critica.
 
Tra i limiti e difetti: l'M113 ha un'armamento scarsamente efficace contro i mezzi corazzati leggeri, e privo di protezione per il mitragliere; i fanti trasportati, piuttosto stretti dato il numero e il volume in cui sono stipati, non hanno modo di vedere e sparare da dentro il mezzo; la corazzatura dello stesso è ridotta, vulnerabile anche a colpi di piccolo calibro se di tipo perforante. La capacità anfibia è limitata all'attraversamento di soli corsi d'acqua calmi, con poca corrente. Lo scafo d'alluminio, in caso d'incendio,non è recuperabile: differtemente da altri mezzi corazzati in acciaio, le fiamme pratiamente distruggono l'M113 anche nella sua struttura base. La FMC ha pensato così a mezzi migliorati. Uno era già usato in Vietnam, l'M113 ACAV, con M2 HB scudata, 2 mitragliatrici pure scudate laterali da 7,62 mm e altri miglioramenti.
 
Nel 1974 l'E.I. adottò il VCC-1, noto anche come Versione Nazionale. La scelta era stata fatta contro ben 2 tipi di APC svizzeri della Mowag, come del resto contro il Marder tedesco, stretto parente dei primi. Ma l'adozione era stata fatta per motivi d'economicità, non certo d'efficacia. Oltre il 90% delle componenti erano simili, come meccanica, a quelle dell'M113A1. Quello che é stato possibile fare è stato principalmente: dotare il nuovo mezzo di corazze aggiuntive, e miglioramenti di dettaglio alle sistemazioni interne. Mentre però il cugino americano, il 'Product Improved' della FMC aveva corazzatura spaziata su fianchi e frontale, capace di compensare l'aumento di peso a ben 13 t, il VCC-1 (Veicolo da combattimento fanteria) pur pesandone solo 11,6 ha ricevuto quasi 1 t di corazze aggiuntive sotto forma solo di una piastra da 6 mm. Pignato dice che questo ha raddoppiato la resistenza (difficile a credersi), Cappellano dice che invece la distanza di penetrazione da parte delle mitragliatrici M2 HB è calata da ben 600 m ad appena 200, riducendo grandemente il raggio di tiro utile rispetto delle armi di grosso calibro nemiche. Le mitragliatrici sovietiche paricalibro, pur con un bossolo più grosso da 108 anziché 99 mm, hanno un'energia cinetica leggermente inferiore, mentre le KPV perforano a 1 km la stessa corazza (c.a . 20 mm) perforata a 500 m da una M2 HB, il che significa che grossomodo la penetrazione dell'M113 era possibile ad olte 1 km, mentre contro il VCC scende a circa 500-700 m. Originariamente il VCC-1 avrebbe dovuto essere dotato, come comparve in almeno un prototipo, con una torretta telecomandata con la solita mitragliera Rh-202 da 20 mm, ma anche questa era una soluzione 'troppo onerosa', così tutto quello che hanno avuto i VCC-1 è stata la solita M2HB con una postazione protetta da piastre d'acciaio spesse circa 1 cm, dalla foggia aggressiva ma rudimentale, caratterizzate oltretutto da una incernieratura che ne consente l'abbassamento, sia le due laterali che quella posteriore del mitragliere/secondo pilota/motorista. La parte anteriore è sopratutto 'coperta' dalla stessa M2, una protezione piuttosto opinabile. Un'altra arma, da 7,62mm, è sistemabile nella parte posteriore dello scafo, sopra la botola superiore. Il VCC-1 si riconosce bene anche dal fatto che ha le fiancate laterali, inclinate nel quarto superiore-posteriore, come anche nella parte posteriore-superiore. Questo aumenta la capacità di resistenza balistica. I fanti hanno finalmente la capacità di vedere e sparare da dentro il mezzo con 2 episcopi per lato, uno posteriore, una feritoia di tiro sotto ciascuno. Dal secondo lotto di pruduzione è arrivato anche un sistema di 8 lanciagranate da 76 mm fumogeni, 4 per lato della torretta/postazione. Paradossalmente, pur pesando molto meno, il VCC-1 ha un problema di protezione che l'AIFV non ha: infatti quest'ultimo ha una corazza spaziata, che permette una migliore resistenza ai proiettili e anche alle cariche cave minori. Il VCC-1 è invece dotato solo di corazze giustapposte, senza alcuno spazio nel mezzo, e per questo ha perso la sua capacità anfibia. Teoricamente è indicato ancora come mezzo 'anfibio', o almeno fino a qualche anno fa era così indicato. Ma di fatto non lo è: per effettuare un guado dovrebbe come minimo essere privo della squadra trasportata, così lo stabilizzatore ripiegato sul suo muso ha più che altro una funzione di 'facciata'. A proposito di stabilizzatori, ve ne sono due tipi, i più recenti sono più grandi. Oltre a perdere la capacità anfibia, ovviamente questa corazza non spaziata non offre nessuna vera protezione contro le cariche cave, anche di piccolo calibro, mentre l'inclinazione delle pareti ha prodotto una riduzione del personale trasportato ad appena 9 uomini, 7 dei quali della squadra di fanteria, che adesso non ha più gli schienali dei sedili rivolti verso le pareti del mezzo, ma schiena contro schiena al centro del comparto, in maniera tale da usare al meglio le feritoie di tiro (lo stesso passaggio è accaduto tra il BTR-60 e il BTR-70). I sedili sono, al centro del comparto, solo 4, uno per feritoia: gli altri uomini d'equipaggio sono alle mitragliatrici, alla guida etc. Vi sono due ventilatori elettrici che adesso servono per rendere possibile la nuova tecnica di sparare da dentro il veicolo, evacuando i velenosi fumi di sparo. Un'altra cosa facilmente riconoscibile riguarda i serbatoi di carburante. Questo era originariamente sotto il vano di carico, una sistemazione potenzialmente pericolosa. Per eliminare tale pericolo e per guadagnare spazio interno, il carburante è stato portato dall'unico serbatoio originale in due serbatoi blindati, sdoppiati, ciascuno sistemato ai lati del portellone di carico e scarico, in due grosse strutture dall'aspetto tronco-piramidale (la loro parte superiore è inclinata su due lati, per raccordarsi con il resto della struttura del mezzo). Contro le mine è una soluzione indubbiamente superiore, e inoltre consente di aumentare il carburante e l'autonomia. Ma come i BMP hanno dimostrato, il carburante sistemato dietro il veicolo, proprio ai lati del portellone di carico, non è in ogni caso una soluzione potenzialmente 'pericolosa' quando l'avversario non sono le mine ma schegge e raffiche di armi pesanti.
 
Una delle cose più strane a proposito dei VCC-1 è che oltretutto, pur non essendo più anfibi e in generale meno mobili degli M113A1, sono stati assegnati anche al Battaglione S.Marco, che pure è incaricato di sbarchi anfibi, cosa che quindi è quantomeno discutibile dato il loro compito. Del resto, anche i Marines americani non furono beneficiari dei carri M103, tutt'altro che adatti per gli sbarchi anfibi con le loro 56 t?
 
Dopo gli scontri in Somalia, in particolare la battaglia al Check point 'Pasta' in cui uno venne messo momentaneamente fuori uso da un RPG-7 che non ebbe difficoltà a penetrarlo e ad uccidere e ferire molti degli occupanti, sono arrivati 100 kit di corazza EAAK che offrono una resistenza balistica, con le loro piastre a 'fisarmonica', maggiore contro i proiettili perforanti (pare fino a 14,5 mm, ma non è chiaro fino a che distanza) e alle cariche cave leggere.
 
I VCC-1 sono stati spesso visti in azione nei punti più 'caldi', e l'impressione è che fossero molti. In realtà pare che in tutto ne siano stati realizzati solo 560 esemplari. Questo pugno di mezzi, con una certa validità, sono del tutto inermi contro mezzi corazzati di un certo valore, per esempio un 'cugino' AIFV col pezzo da 25 mm, un Marder con il 20 mm, ma anche un BTR-60 con un'arma a 14,5 mm che probabilmente è capace di ottenere, meno protetto ma più armato, una distanza di penetrazione comparabile. Inoltre, differentemente dal mitragliere del VCC, quello del BTR ha una torretta protettiva completa, che offre certo una maggiore tranquillità in azione (in altri termini, indipendentemente dalla distanza a cui il VCC può essere messo KO di per sè, il suo mitragliere 'perderebbe la testa' anche a distanze ben maggiori se una pallottola lo colpisse, anziché schiacciarsi contro le strutture in acciaio).
 
Al VCC-1 sono seguiti peraltro i VCC-2: questi non sono altro che 1.230 mezzi M113 trasformati dalle prime versioni alle tecnologie del VCC-1, incluso il motore diesel. La trasformazione è stata numericamente importante, fatta dal Servizio Tecnico Motorizzazione, ma ha lasciato le pareti laterali, senza 'miglioramento balistico', e la protezione per il mitragliere è costituita da un unico elemento circolare da 10 mm di spessore. Stranamente, per tanti che sono, non si sono mai visti in gran numero 'in giro', e sono meno noti quindi dei VCC-1.
 
Le versioni degli M113 non sono solo queste. Ve ne sono alcune assai importanti. Una era la versione 'Istrice', non so se realmente adottata, che era apparsa negli anni '80, con un sofisticato sistema di tubi di lancio per la semina speditiva di migliaia di mine Valsela, con tanto di computer per programmare la 'figura' ottimale per la semina. Era potenzialmente micidiale, ma non se n'é sentito molto parlare dopo di allora. Un'altro è il SIDAM, già descritto nella sezione artiglierie. Questo mezzo è stato preventivato in qualcosa come 350 mezzi, poi per forturna ridotti a 275. Sono tutti armati di una poderosa torretta quadrinata da 25 mm. Come il loro 'mentore' M163 Vulcan, insomma, si tratta della versione contraerea dell'M113, solo che mentre il mezzo americano è imparentato con il Vulcan Phalanx, ovvero con una torretta armata con un cannone da 20 a 6 canne rotanti, nel caso del SIDAM vi è la versione 'terrestre' della torretta 'Seaguard'. Difficile capire come mai si sia scelta tanto con convinzione la massima potenza di fuoco senza curarsi dei sensori di per sé. Anche l'M163 Vulcan aveva solo un radar telemetrico e non aveva quindi capacità ognitempo, mentre il SIDAM sostituisce il radar con un più preciso sistema laser. Ma se il SIDAM voleva essere l'interpretazione dello ZSU-23-4 ha fallito malamente. Negli anni '60 era normale per un mezzo antiaereo tattico avere solo capacità diurne, per cui l'M163 non faceva molto scalpore. Era eccezionale invece avere complete capacità d'intercettazione come nel caso dello 'Shilka' russo, con un radar di ricerca e attacco da 20 km di portata. Il SIDAM non ha affatto questo sistema radar: benché abbia computer digitale, telemetro laser e sensori ottici e IL, non ha una capacità ognitempo di attacco, e sopratutto di sorveglianza per cui il suo valore come copertura tattica campale è davvero opinabile, a parte poi la gittata utile di circa 2,5 km. Sarebbe stato molto meglio piuttosto ottenere un miglior equilibrio: per esempio, le lo 'Shilka' poteva avere le sue 4 mitragliere da 23 mm con ben 2000 colpi di pronto impiego, e il radar, mentre il SIDAM non ha questa possibilità, allora sarebbe stato meglio prendere atto che il sistema su scafo M113 era troppo limitato. Invece si è voluto metter in campo questo sistema con 4 cannoni che hanno solo 640 colpi di pronto impiego, e sopratutto la torretta non ha nessun radar di ricerca e attacco. Per fare un esempio, una torretta tipica francese, come quella del minuscolo blindato Panhard M3 VDA, ma anche sistemi simili su scafo AML, ERC, VCR etc. hanno una sola coppia di cannoni da 20 mm, un radar di ricerca e attacco e dispositivi ottici di puntamento. Risultato: questo mezzo da appena 7,2 t ha un radar della Serge Dassault Electronique che ruota a ben 40 giri al minuto, insegue fino a 4 bersagli entro 10-15 km almeno, il cannoniere orienta i suoi due cannoni da 20 mm a 60 gradi al secondo e 85 gradi/sec di alzo, e spara entro i 2 km con 300 colpi di pronto impiego per ciascuna arma, tirando 2000 c.minuto complessivi. Puntare tutto sul volume di fuoco omettendo invece un radar di ricerca non è stata una scelta felice. La produzione era pensata per ben 350 mezzi, poi ridotta di un quinto. Il carburante è sistemato dietro, come nel VCC-1, allo scafo. Altri 140 mezzi sono veicoli di supporto del SIDAM, ovvero rifornitori di munizioni, uno ogni due SIDAM, e che sono anche piattaforme di lancio per i lanciamissili spalleggiabili Stinger. Mentre gli M113 SIDAM sono stati trasformati, dalla configurazione originaria, in mezzi a gasolio, i portamunizioni sono rimasti, molto opinabilmente, a benzina. Hanno una capacità di carico di 2,3 t di munizioni da 25 mm, suddivisi in pallets, ed equipaggio di 3 uomini, che sono separati dal carico da una paratia scorrevol,e mentre la cupola del capocarro è stata eliminata. Il portello di carico superiore, piuttosto piccolo, è stato spostato a sinistra anziché verso destra, e serve per tirare con gli Stinger. Esiste la predisposizione per una gru da 600 kg di portata.
 
Altre versioni ancora: carro pioniere Astra, con lama apripista, per il Genio; M113 con lanciatori di granate nebbiogene da 76 mm su piattaforma rotante, per creare cortine fumogene; M113 centro radar per il tiro contromortai; prototipi con mitragliere in torretta da 20 e 25 mm; lanciarazzi con il sistema navale Breda SCLAR da 105 mm a 20 canne; corazzatura OTO Melara per i VCC impegnati in Bosnia, di tipo leggero, traforato, per far detonare le cariche HEAT (trasformazione del 1995).
 
Questo tanto per dare un'idea. Poi non mancano le esportazioni, e qui non è chiaro se il totale, sopra citato per i mezzi prodotti (M113 a benzina e VCC-1) includa o meno i mezzi per l'export. In ogni caso, questi sono stati ordinati da Tunisia, Turchia, Danimarca e Libia, tutti del tipo con motore diesel (M113A1). La versione VCC-1 ha anche avuto un'estimatore estero: l'Arabia Saudita, che ha ordinato ben 200 mezzi con sistema d'arma americano M901 ovvero la torretta TUA (Tow Under Armour) che consente di tirare due missili stando con il mezzo defilato dietro ripari tattici e senza esporre personale. La Libia è nota per almeno un'ordinativo per gli M113, anche in questo caso caratterizzati da una notevole potenza di fuoco: quelli con mortaio da 120 mm, che sono stati ordinati in non meno di 150 esemplari. Tanto fu rapida la loro consegna, che in Parlamento vi fu una mozione per chiedere se era vero che la fornitura di questi mezzi ebbe la precedenza sulle consegne per l'Esercito Italiano.
 
Quanto agli M113, ogni specialità dell'E.I. ha avuto la sua storia con questo cingolato: fanteria meccanizzata, granatieri, bersaglieri, lagunari: in tutti i casi c'erano compagnie fucilieri con 17 VCC e compagnie armi di sostegno con ben 8 M113 portamortaio, 12 lanciamissili TOW, 4 M113 comando. Come reggimento v'erano anche M113 ambulanza e M577 posto-comando. I reggimenti paracadutisti ad un certo punto avevano ciascuno una compagnia su VCC-1, come quelli del 183° 'Nembo' combatterono il 2 luglio 1993 al Check Point 'Pasta' a Mogadiscio. I reggimenti carri, infine, avevano l'M113 come ambulanza e posto comando, l'artiglieria aveva M113 come 'Osservatori artiglieria', con tanto di scale per l'osservatore, e infine non mancavano gli M548 cingolati, con un totale di 210 mezzi per il trasporto munizioni da 155 e 203 mm. Altri impieghi sono quelli per il missile Lance, quelli per le squadre genio-guastatori, quelle per i ponti radio e così via. Erano previsti anche centri radar come il RASCAL, per aiutare le batterie SIDAM, e che era basato (come altri tipi di radar di scoperta aerea, quale lo SHORAR) su chassis M113 con radar su mast telescopico.
 
Non c'é modo per il VCC-80 di rimpiazzare l'M113, che ancora negli anni '90 era tanto diffuso che dopo il trattato CFE, che fissava per l'Italia un totale di 3189 mezzi corazzati della categoria, doveva disfarsi di centinaia di mezzi in surplus.
 
Nel 1994 erano presenti ancora quasi 5.000 mezzi. Quelli che sarebbero stati aggiornati o mantenuti in servizio erano i seguenti: i circa 500-600 VCC-1, 1.200 VCC-2, 200 portamortaio M106 da 120 mm, 200 M113 TOW, oltre 200 M548, 200 M-577, 275 SIDAM, 140 M113 portamunizioni, in totale quasi 3.000 mezzi (di cui oltre 200 non del tipo corazzato), mentre gli altri erano da rottamare e usare come parti di ricambio)<ref>Nativi, Andrea: ''I programmi dell'Esercito. Incontro con il gen. Vozza'', RID Ottobre 1994, pagg. 20-32</ref>.
 
 
 
 
 
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Nei tardi anni '80 le truppe corazzate erano inquadrate in ben 3 differenti branche: Fanteria, Cavalleria, e anche Carabinieri. Le unità di Fanteria carrista avevano battaglioni carri, battaglioni corazzati e compagnie controcarri. I 'Cavalieri' avevano gruppi squadroni di fanteria meccanizzata, gruppi esploranti e gruppi squadroni carri. Vi erano anche 2 battaglioni autonomi carabinieri, per il 4° e 5° C. d'A. I battaglioni corazzati (NB non si tratta di battaglioni carri!) e i gruppi squadroni corazzati, quelli dei carabinieri e i gruppi esploranti non erano unità 'tutte carri' ma erano gruppi tattici precostituiti, con carri, fanteria, mortai e armi controcarri a media gittata. Battaglioni di fanteria corazzati e gruppi squadroni carri non c'erano differenze di forza e dotazione mezzi, a parte che nel secondo caso non c'erano carri M60. Tradizioni e mentalità erano invece differenti dato il retaggio culturale delle due Branche dell'esercito.