Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/Italia: esercito 1: differenze tra le versioni

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[[Immagine:M13_slash_40_Bovington_museum.jpg|320px|left|thumb|Tutto cominciò così, con gli [[w:M13/40|M13/40]], i primi carri 'moderni' italiani]]
 
I reparti corazzati e meccanizzati italiani sono stati inizialmente modellati con materiali e tattiche americane. Solo in seguito è arrivata l'influenza europea, specialmente tedesca ma anche francese, e più tardi ancora è stata sviluppata una completa famiglia di mezzi corazzati e blindati di concezione e in larga misura (motori, sistemi di controllo del tiro etc.) nazionale.
 
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Inizialmente l'Italia, piegata dalla Seconda guerra mondiale, era stata autorizzata a disporre solo di 200 carri armati: inizialmente si trattò di M13, M40 (i semoventi), e persino i minuscoli L3. Ma poi le cose cambiarono. La prima unità corazzata è stata l'Ariete, nata come divisione negli anni '30, rinata nel '48 come brigata corazzata. C'erano anche alcuni carri leggeri M5 Stuart, ed era grossomodo l'unica vera novità. Ma nel 1949 l'Italia entrò nella NATO: la furia di riarmarsi era data dal confronto sempre più teso con l'Est, dall'assedio di Berlino in particolare. L'invito all'Italia era stato dato dagli USA, e il trattato venne ratificato il 4 aprile 1949: era nata la NATO, North Atlantic Treaty Organization. Questo non rimase senza conseguenze: arrivarono cacciacarri M10, semoventi d'artiglieria M7, carri M4, ma sempre nel limite dei 200 corazzati da combattimento del trattato. Troppo pochi e questo significò cercare una soluzione. Questa fu trovata nel 1951 quando l'Italia chiese a tutti gli altri firmatari la revoca delle limitazioni militari. La Gran Bretagna era contraria ad alleggerire le sanzioni contro l'Italia, e certo nemmeno la Francia ebbe gioia nel ritrovarsi ancora una volta la 'cugina latina' elevata al rango delle maggiori potenze. Ma gli USA consideravano necessario riportare l'Italia in forze dopo che i cambiamenti politici avevano assicurato la 'svolta' definitiva rispetto al passato fascista, e poi (come già accadde o sarebbe di lì a poco successo con Germania e Giappone, peraltro in prima linea) era più sensato dare ad una nazione la possibilità di difendersi autonomamente (dopo averla 'pacificata') che sobbarcarsi gli oneri della sua difesa. E alla fine le potenze vincitrici occidentali (GB, USA ,Francia) si ritrovarono d'accordo. L'URSS, la Polonia e la Cecoslovacchia protestarono, ma non ci fu nulla da fare; da allora l'Italia potè ignorare le limitazioni del Trattato. La fine delle sanzioni, nonostante fossero passati appena 6 anni dalla fine della guerra, non salvò le due poderose corazzate 'Littorio', che la marina tentò di salvare fino all'ultimo (trovandosi in particolare contro la Gran Bretagna, che non certo a torto ribadiva di avere vinto contro gli italiani una guerra iniziata da questi ultimi), ma per le unità terrestri era tutto molto più semplice: non occorrevano certo cantieri immensi e personale altamente specializzato per ricostituire unità corazzate terrestri, e specialmente se le forniture provenivano da altre nazioni. Così nel 1951 già si ebbe il primo risultato: la Brigata corazzata Ariete tornò al rango di Divisione Corazzata, completando gli organici l'anno dopo. Era organizzata in un grande reggimento carri, uno bersaglieri, un reggimento semoventi da 105 mm (M7). Ognuno di questi reggimenti aveva 3 battaglioni. La Brigata corazzata Centauro venne costituita nel '51, anch'essa in memoria di una divisione corazzata, ma dopo pochi mesi venne trasformata in divisione. Le divisioni corazzate italiane erano 3, come del resto le grandi unità da battaglia classe 'Littorio' (ma ve n'era una quarta in costruzione, mai completata, come del resto era stata riformata la divisione Centauro II, impegnata vicino Roma contro i tedeschi dopo l'Armistizio).
[[Immagine:M26-Pershing-Vettweiss-194503.jpg|300px|left|thumb|M26]]
 
Le divisioni corazzate italiane, assieme a quella paracadutisti, a quelle alpine e a quelle bersaglieri erano state le unità di punta del Regio Esercito nelle campagne della guerra. Fino a che queste ressero, la situazione non fu del tutto compromessa: crollate queste, i 3,7 milioni di uomini sotto le armi nel '43 rimasero quasi senza risorse e volontà e nel giro di settimane tutto l'ancor mastodontico strumento militare italiano crollò come un castello di carte, concludendo in maniera persino peggiore la guerra (a parte la lotta di continuazione, chiaramente) di come la iniziò (con le prove mediocri in Francia, Gran Bretagna, Albania, Grecia, Malta, e sopratutto Africa settentrionale dove in 3 mesi vennero distrutte 10 divisioni e catturati 130.000 uomini -tra cui 10 generali- contro le forze del Commonwealth che pure erano molto meno numerose, ma che con poche perdite riportarono una grande vittoria). In tutto, circa 800 carri armati arrivarono in Italia. C'erano i possenti M26 Pershing, ben armati e corazzati, ma dalla mobilità piuttosto limitata come l'affidabilità. Nelle fasi finali della II GM avevano combattuto limitatamente contro le forze corazzate tedesche. Un 'Super Pershing' con un cannone da 90 mm allungato rispetto alla canna standard di 50 calibri distrusse persino un Tiger II tedesco. Nella Guerra di Corea erano poi riusciti ad imporsi ai T-34, che fino ad allora avevano travolto le difese poste ad arginarne l'avanzata, resistendo ai bazooka da 60 mm, ai cannoni controcarri leggeri, e sopratutto ai carri leggeri M24 'Chaffee', magnifici come mobilità ma deficitari come potenza di fuoco e sopratutto come protezione. I Pershing bloccarono e sconfissero i T-34 più o meno come sarebbero riusciti a fare i Tiger, ma pesando solo poco oltre le 40 tonnellate, grossomodo come un Panther (a cui per molti aspetti erano assimilabili). Ma la mobilità non era il loro forte e allora il grosso delle operazioni coreane fu appannaggio, dopo i principali scontri corazzati, degli M4 Sherman degli ultimi tipi. La notizia non era delle migliori per le truppe italiane, dato che anche l'Italia era una nazione stretta e montuosa.
[[Immagine:M24-Chaffee-latrun-1.jpg|300px|left|thumb|L'M24]]
 
In ogni caso arrivarono in Italia una vera collezione di corazzati americani: carri leggeri M5 Stuart, andati per esempio in carico al Reggimento 'Lancieri di Montebello'; carri M4 Sherman; carri pesanti M26; ben presto giunsero anche i carri armati M47, che sarebbero stati secondi per importanza nella storia postbellica dell'EI solo ai Leopard 1; v'erano i cacciacarri M10 e poi gli M36 con un cannone da 90 mm e un aspetto non tanto diverso da quello di un carro pesante, anche se erano meno corazzati e più mobili. Sarebbero rimasti in servizio fino agli inizi degli anni '70, mentre M4 e M26 sparirono piuttosto in fretta, come anche gli M5. Infatti la seconda generazione di carri armati arrivò ben presto in Italia: gli M47 e gli M24 leggeri. Nel frattempo giunsero anche altri veicoli, i semicingolati M3, i semoventi M7 da 105 mm, i Sexton riarmati con il pezzo da 105 mm, le cingolette Vickers e altro ancora. Nonostante tutto questo, le unità corazzate italiane non erano pari alla forza di quelle delle altre nazioni principali NATO e del Patto di Varsavia. Oltre ad 'Ariete' e 'Centauro' venne costituita, ma solo nel 1953, una terza divisione corazzata. Questa non poteva certo essere, per comprensibili motivi, la 'Littorio' (il nome della terza unità corazzata del periodo bellico): allora la terza divisione corazzata fu la 'Pozzuolo del Friuli', altra unità fondamentale delle truppe corazzate italiane dal dopoguerra.
 
===L'era del Patton: M47 nell'E.I.<ref>Gasparini Cesari, Enzo: ''Dedicato ad un carro: l'M-47 Patton'', RID 12/95 pagg. 74-80</ref>===
[[Immagine:M47.jpg|300px|left|thumb|]]
L'[[w:M47|M47]] è un carro armato che è rimasto per decadi quale rappresentante principale, e poi comprimario, dei mezzi corazzati italiani. Si tratta di un mezzo evolutosi dalla serie 'Pershing', con una nuova meccanica e una maggiore mobilità. Il prototipo nacque come emergenza legata alla guerra in Corea: all'epoca l'US Army aveva una linea di carri M4, M26 e i primi M46. Questi erano un'evoluzione dei 'Pershing' con molti miglioramenti, ma sopratutto con un motore a benzina che raggiungeva, nonostante un peso ancora simile, gli 800 hp anziché 500. In generale era dotato di una migliore meccanica, assai più affidabile. Ma era solo un progetto ad intermin, visto che presto sarebbe stato necessario un nuovo carro armato, sopratutto uno capace di sfruttare al meglio il suo cannone da 90 mm, cosa che era necessaria sopratutto per gli ingaggi alle maggiori distanze. Il nuovo carro armato in fase di sviluppo era il T43, ma questo era ancora lontano dall'essere approntato quando scoppiò la Guerra di Corea. Come misura d'emergenza si decise di installare la sua torretta sullo scafo, già abbastanza collaudato, dell'M46A1. Quindi, per quanto possa suonare strano, tutti gli equipaggi che si sono avvicendati al suo interno, non sono mai stati in un carro armato realmente nuovo. Di fatto, si trattava di un M46 con una nuova torretta. La cosa ironica è che l'M47 è rimasto in servizio a lungo ed è ben noto, mentre dell'originario M46 non se ne ricorda quasi nessuno. La fretta con cui venne approntato l'M47 Patton (non esattamente noto così all'inizio, dato che ufficialmente il nome del famoso generale è stato affibbiato solo all'M48) non fu del tutto giustificata e i risultati non sono stati del tutto soddisfacenti: in Corea è stato spedito solo l'M46 come 'intermezzo' tra gli Sherman e gli M26, mobile quanto i primi e potente quanto i secondi. L'M47 venne prodotto in grande serie, pur essendo solo un mezzo di transizione. Il totale ammontò a ben 8.000 carri armati. Gli inconvenienti meccanici e i difetti erano diversi, tra cui una sagoma troppo alta, un'autonomia ridicola, difetti nella protezione.
 
L'M48 apparve per merito della Chrysler, nello stabilimento del Delaware Tank Corporation che gestiva all'epoca, quando nel luglio 1952 (ancora prima della fine della guerra in Corea) venne ufficialmente presentato con una cerimonia in cui partecipò anche la vedova di George Patton. Nemmeno questo carro armato era del tutto avulso da problemi, anche se aveva una corazzatura migliore, senza i difetti e punti deboli precedenti, ma con una spiacevole risonanza interna nella torretta durante i movimenti (essendo un rozzo esempio di mezzo prodotto per fusione in un sol pezzo), e ancora un'autonomia limitata dal motore a benzina, ad appena 112 km. Solo in seguito sarebbe stato migliorato in maniera adeguata, con un motore a benzina ad iniezione (A2) che aumentò molto l'autonomia, uno diesel (A3), mentre solo negli anni '70 apparve l'A5 (preceduto da altre versioni analoghe) con cannone da 105/51 mm L7/M68. In ogni caso, ne vennero realizzati 11.700, seguiti da 13.000 ben più costosi M60, ma ancora nella stessa linea evolutiva. La differenza era una corazza più pesante, e una torretta pensata per il cannone da 105 mm. Tutto questo rese rapidamente eccedenti gli M47, che proprio per questo diventarono un mezzo destinato all'export: in pochi anni vennero tolti dal servizio dall'US Army e spediti ai 4 punti cardinali per una moltitudine di utenti esteri, che erano ben lieti di avere carri di 'seconda scelta' ma nondimeno nuovi e assai avanzati per l'epoca, mentre gli M48 restavano appannaggio degli americani.
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===[[w:M60|M60]]===
[[Immagine:M60_Patton.jpg|300px|left|thumb|M60, l'utimo dei 'Patton']]
Nato con l'idea dello sviluppo dell'M48 con motori diesel e sopratutto con una torretta con cannone da 105 mm pensata fin dall'inizio per questo scopo, l'M60 venne definito come caratteristiche basiche nel febbraio 1957, mentre il prototipo apparve nel 1959. Subito arrivò un ordine per 180 esemplari, i primi di oltre 13.000. Inizialmente vi fu una versione base, l'M60, prodotta fino al 1963 in 2.205 esemplari, poi arrivò l'A1 con cona torretta di diverso disegno, meglio profilata come anche la piastra frontale dello scafo, mentre le disposizioni interne erano state riviste: nonostante la maggiore inclinazione, con una minore disponibilità di spazio interno, la dotazione di munizioni passò da 60 a 63 colpi. Si tratta di un carro armato convenzionale, anzi il massimo della convenzionalità: equipaggio di 4 uomini, una grossa torretta, uno scafo spazioso (anche troppo data la sagoma complessiva), una cupola per il capocarro totalmente chiusa e indipendente. Il servente del cannone è a sinistra del cannone e non più a destra, mentre il pilota è adesso non a lato ma al centro della corazzatura dello scafo. In compenso, ha la sgradita compagnia di due pacchi di munizioni ai suoi lati. Ha 3 visori per guardarsi intorno, approfittando della posizione. Quello centrale è sostituibile con un visore IR M24 abbinato alla guida notturna tramite due fari IR laterali. Lo scafo, al solito, è saldato, mentre la torre è di fusione, con spessori leggermente maggiori di quelli dell'M48 e ancora di più, dell'M47, ma non in maniera determinante per assicurare la sopravvivenza ai colpi delle moderne armi c/c. IL cannone è l'M68, versione americana del poderoso L7 britannico, diventato lo standard di riferimento per intere generazioni di carri e blindati cacciacarri. In pratica si tratta di un L7 con blocco di culatta americano T254E2. La torretta è azionata in maniera elettroidraulica e uno manuale d'emergenza, con alzo di ben 20 gradi e depressione di 9, ancora più notevole (nel caso del parigrado T-62 si tratta di -4/+18 gradi). La cosa consente di sparare in contropendenza riducendo la sagoma del mezzo rispetto a quella dei carri armati medi sovietici che pure sono un metro più bassi. Però non si può certo dire che il mezzo fosse particolarmente riuscito. Il costo era, nei primi anni '60, di ben 422.000 dollari contro i 122.000 dell'M48A3 di qualche anno prima. Il cannone non è stabilizzato in questo carro armato, 13 proiettili sono in torretta pronti all'uso, 3 sotto il pezzo, 21 nel cestello di torretta, e il resto nella parte anteriore dello scafo. C'erano altre innovazioni, tipo la cupola che praticamente è una torretta autonoma, con una mitragliatrice pesante M85, che non era la solita M2 HB, ma un'arma del tutto diversa, a parte le munizioni. L'alzo è possibile tra -15 e +60 gradi con 900 colpi disponibili. Si tratta di un'arma con cadenza di tiro selezionabile a 600 c. min per le operazioni normali, ma anche con 1000 colpi.min per le operazioni antiaeree. Era un'arma inevitabilmente più moderna della vecchia M2, ma dopo la produzione di circa 14.000 esemplari, essenzialmente per i carri M60 e per gli LVTP-7, è stata praticamente dimenticata in favore della vecchia mitragliera Browning, tanto che l'M1 Abrams l'ha in dotazione. E' strano, ma pare che l'affidabilità e la durata di quest'arma non fosse tanto valida rispetto a quella delle vecchie M2 HB. Per il resto il sistema ottico d imira M28C diurno, con un sistema IR M36 e M36E1 per uso notturno, nonché 8 periscopi in blindovetro per la visione a 360 gradi. Il cannoniere ha un sistema di mira M31 8xm mirino telescopico M105C 8x, sistema M32 IR attivo o M35E1 IL passivo come sostituto, telemetro M17 (adottato dagli ultimi lotti dell'M48) per distanze di 500-4.500 m. Per la visione notturna i sistemi sono anche utilizzati anche i proiettori IR AN/VSS-1 sopra il cannone, grosse attrezzature piuttosto vulnerabili. Il motore è l'AV-1790-2A da 750 hp a 2.400 hp, le sospensioni a barra di torsione con 6 ruote per lato e 3 ruotini di rinvio: la prima, seconda, sesta ruota avevano anche ammortizzatori idraulici, e tutto il mezzo pesava 52,6 t complessive, mosse fino a 48 kmh e, grazie ai 1450 l di carburante, a 500 km di distanza. Un'altra novità è il sistema di protezione NBC per l'equipaggio, la capacità di guado di 1,2 m e con preparazione, 2,4. Ma con uno snorkel apposito è possibile arrivare anche a 4,1 m finendo totalmente sommerso, come del resto era normale per i carri dell'epoca. Tra il 1963 e il 1980 ne sono stati prodotti 7.948: di questi 6.496 per l'US Army, 300 per l'E.I (la OTO Melara comprò nel 1965 i diritti per costruire 200 mezzi ed equipaggiare la divisione 'Ariete', l'unica rimasta tra quelle corazzate nell'E.I). Altri 578 carri sono andati ai Marines, e 874 a clienti stranieri, ovvero essenzialmente, Israele.
 
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I carri Leopard 1 sono un altro simbolo del carrismo postbellico, quanto e anche più di qualunque altro carro armato, tanto che è in servizio da quasi 40 anni nell'Esercito Italiano, che al di fuori di quello tedesco ne è stato il maggior utente. Ma risaliamo indietro nel tempo e vediamo com'é nato questo carro da battaglia.
 
===[[w:Leopard 1|Leopard 1]]===
[[Immagine:Leopard-1-latrun-1.jpg|300px|left|thumb|Leopard 1]]
Negli anni '50 nacque la Bundeswehr, il nuovo esercito tedesco. Successe con un certo ritardo rispetto a quanto era già accaduto nelle altre nazioni europee, tra cui l'Italia, il cui esercito formò già nel 1948 una brigata corazzata. Questo consentì ai tedeschi di ottenere 'il meglio' disponibile dagli americani, saltando la fase M26 e anche l'M47. Il meglio, nei tardi anni '50, era l'M48 Patton, di cui i tedeschi ebbero molti esemplari, circa 2000 degli 11.700 prodotti. La Francia e l'Italia ebbero invece l'M47. Ma questi carri armati non erano ritenuti idonei a resistere a lungo nella competizione per i nuovi carri armati, contro lo strapotere che nel settore aveva il Patto di Varsavia. Così venne fatto un accordo per un nuovo carro armato: dimensioni massime come larghezza di 3,15 m, altezza 2,2 m, peso 30 t. La corazzatura non era in particolare risalto, bastava resistere ai proiettili perforanti da 20 mm. L'armamento doveva essere costituito da un cannone da 105 mm, il motore doveva esser e un diesel policarburante capace di assicurare 65 kmh su strada. Queste specifiche erano state concordate tra Francia, Germania Ovest e Italia nel 1956, in base all'accordo FINABEL 3A3. Francia e Germania avrebbero pensato a produrre i carri armati da scegliere, mentre l'Italia, non avendo niente da offrire, avrebbe svolto il ruolo di supervisore. In tutti i casi c'era da sostituire i carri armati della famiglia 'Patton', per cui le esigenze erano simili.
 
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===Sotto il segno dell'[[w:Ariete (carro armato)|Ariete]]<ref>Dossier JP4: 'Speciale MBT', giugno 1990</ref><ref>Cappellano, Filippo: ''Ariete: OK il carro è giusto'', P&D Marzo 1992 pagg 46-51</ref><ref>Stanglini, Ruggero: ''Ariete: dopo le polemiche, i fatti'', P&D Marzo 1993 pagg. 34-39</ref><ref>Stanglini,Ruggero: 'Prova di Forza (Ariete e Centauro in azione)', P&D Luglio 1992 pagg.26-33</ref>===
[[Immagine:Ariete.jpg|300px|right|thumb|Ariete]]
 
Inizialmente la mossa logica per il futuro dell'Esercito fu valutata nel comprare i Leopard 2, come i degni successori del Leopard 1. Si trattava di comprare 300 carri armati direttamente in Germania. Ma la cosa non si concretizzò e nel 1984 venne deciso dallo Stato Maggiore dell'Esercito di comprare 300 carri armati di concezione nazionale. Sarebbero stati destinati a rimpiazzare i carri armati più vecchi tra quelli di seconda generazione, ovvero gli M60 della divisione corazzata ARIETE, che restava l'unità di punta dell'Esercito. Nel frattempo venne anche valutato un carro armato medio di costruzione nazionale, questo non era altro che l' ''[[w:OF-40|OF-40]]''. Ma questo carro armato, provato dalla Scuola Truppe Corazzate, non era altro che la rielaborazione del LION, che a sua volta costituiva un'idea congiunta italo-tedesca su come modificare il Leopard 1 per l'export in climi tropicali o desertici. In effetti l'OF-40 venne venduto in Dubai, con un totale di 36 veicoli. Apparso verso la fine degli anni '70, introduceva varie novità rispetto al Leopard 1, per esempio uno scafo più basso, corto e largo, anticipando tutto sommato la struttura del successivo Ariete. Nondimeno non garantiva un sufficiente margine di superiorità rispetto al Leopard 1, specialmente se si fosse messo a confronto in termini di costi un carro OF-40 nuovo rispetto ad un Leopard 1 ammodernato con un sistema di controllo del tiro computerizzato. Ebbe più fortuna all'estero, come si è detto, ma sopratutto nella versione semovente d'artiglieria PALMARIA, un mezzo molto rispettabile anche se il motore era stato depotenziato da circa 840 a 750 hp. La Libia ne comprò 200 esemplari, che considerando la disponibilità di un cannone-obice da 155/39 mm esprimevano più capacità belliche di tutti i 221-260 M109 dell' E.I messi insieme, e magari aggiungendo a questi pure gli M107/110 e i tipi più vecchi. In pratica, solo con le modifiche che hanno portato gli M109 alla versione L, e quelle che hanno trasformato M107 e 110 in M110A2 l'artiglieria italiana è stata aggiornata, molti anni dopo, allo stesso livello. Questo beninteso, senza considerare che la Libia aveva anche altri sistemi semoventi, come i 60 RM-70, i BM-21 e i 20 DANA.
 
Tornando all'Ariete, lo sviluppo del mezzo fu accordato con la OTO Melara in consorzio con la Fiat-IVECO: doveva avere 4 uomini d'equipaggio (quindi niente caricatore automatico, nonostante che la OTO avesse approntato un sistema interessante, di discendenza navale, per l'OTOMATIC da 76 mm), cannone da 120 mm stabilizzato, motore posteriore. Inizialmente era noto come C-1 TRICOLORE, e dopo appena 3 anni dall'avvio del programma, veramente a tempo di record, venne presentato il prototipo, pronto già nel febbraio 1987, quando venne ufficialmente presentato al CSM dell'Esercito.
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Di recente gli Ariete sono stati impiegati in guerra, o meglio in missioni di 'Peace Enforcing', inviati in un certo numero in Irak dopo il 2003 e fino al 2006. Ma non sono questi i mezzi più 'amati' nelle missioni di Peacekeeping, ma le 'Centauro'. Il programma Ariete si è fermato qui, a parte altri miglioramenti (si parla anche di un nuovo motore da ben 1.600 hp), mentre l'Ariete 2 è stato cancellato. Questo significa che il totale di 1.700 carri presenti attorno alla metà anni '80, previsto in calo a 700 negli anni '2000, in realtà già da diversi anni è ridotto a 200 Ariete e 120 Leopard 1A5. La mancanza di successi export (a cui certamente è stata data una certa attenzione, dopo lo 'stuzzichino' degli OF-40 arabi), e di un altro carro successore ha gettato più di un'ombra sulla reale utilità di progettare un carro moderno solo per produrne 200 esemplari. I 700 mezzi da combattimento, in compenso, sono raggiunti se si considerano le blindo 'Centauro'. Ma questa è un'altra storia.
 
===La [[w:Autoblindo Centauro|Autoblindo Centauro]]<ref>Dossier JP4: 'Speciale MBT', giugno 1990</ref><ref>Stanglini,Ruggero: ''Prova di Forza (Ariete e Centauro in azione)'', P&D Luglio 1992 pagg.26-33</ref>===
[[Immagine:Blindo_centauro_deserto.jpg|320px|left|thumb|Centauro in Irak]]
Questo mezzo è nato con un programma non ben chiaro nella sua origine. Quello che è certo è che l'Italia non aveva una tradizione sulle autoblindo degna di nota fino a questo progetto. A parte le blindo AB40 e 41, armate con un cannone da 20 mm ed usate in limitato numero (la loro meccanica, efficiente, era piuttosto complessa da costruire) durante la guerra e anche dopo, poi l'E.I si adattò alle autoblindo M8, che peraltro erano le migliori americane, eccellenti veicoli 6x6 anche se con torretta scoperta, ma armata con un pezzo da 37 mm. Questo veicolo di fatto è stato radiato senza sostituzione. Negli anni '70 apparvero finalmente dei mezzi corazzati italiani di progettazione originale. Erano i blindati 4x4 della serie 6600, prodotti dalla Fiat: il 6614 APC, e il 6616, blindo. Pesanti circa 8 t, corazze di spessore di 7-8 mm, in acciaio saldato, inclinate molto, sopratutto davanti, per rendere possibile una difesa balistica ottimale nei limiti degli spessori. Veicoli 'onesti', simili a tanti altri della categoria, ebbero destini diversi. La 6614 venne esportata in varie nazioni, sopratutto Perù (con tanto di versione portamortaio da 81 mm, ma erano previsti anche tipi lanciarazzi multipli leggeri da 51 mm e altri allestimenti) e ancora di più Corea del Sud che ha comprato anche la licenza di produzione, con un totale di circa 500 veicoli. In tutto ne sono stati costruiti circa 1000, né tanti né pochi. In genere l'armamento era di una torretta da 7,7 mm binata per un uomo solo, e c'era la possibilità di portare e far sparare dall'interno una squadra di fanti. In pratica è stato usato in Italia solo da reparti di polizia, come del resto anche è accaduto alle 6616. Queste non hanno avuto export alcuno e non hanno ottenuto altro che commesse per una cinquantina di esemplari per i carabinieri. Armate con una torretta da 20 mm con la potente mitragliera Rh-202 e due posti. Una versione migliorata con una torretta armata con un pezzo Cockerill belga da 90 mm venne approntata anni dopo: ma non ha ottenuto attenzione alcuna.